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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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L. LOPRIORE I de’Sangro Duchi di Vietri 51<br />

del Papa, ritornò in Spagna ed infine si trasferì a Napoli, dove fu investito del titolo<br />

di Duca di Vietri e fu nominato Doganiere in Puglia e Scrivano di Razione 2 .<br />

Sposò in prime nozze Violante de’Sangro di Giovanni Battista da cui ebbe<br />

una sola figlia: Beatrice, la quale sposò Geronimo del Tufo, Marchese di Lavello.<br />

La seconda moglie fu Laura Caracciolo dalla quale ebbe: Giovanni, Vittoria e<br />

Violante.<br />

Giovanni sposò Isabella del Tufo, figlia del Marchese di Lavello.<br />

Tra gli altri figli di Giovanni ed Adriana: Geronimo fu Colonnello d’Italiani,<br />

sposò Giovanna di Montalto dalla quale non ebbe prole; Giambattista fu Gent<strong>il</strong>uomo<br />

di Camera dell’Imperatore Carlo V e sposò Eleonora Pignatelli da cui ebbe:<br />

Violante che andò in sposa al cugino Fabrizio figlio di Ferrante, ed Adriana la quale<br />

sposò Annibale Montorio.<br />

Gianluigi, primogenito di Ferrante, fu Doganiere in Puglia, sposò Agnese<br />

di Loffredo ed ebbe una figlia: Vittoria, che sposò Paolo Puderico, Marchese di<br />

Montefalcione 3 .<br />

I Duchi di Vietri, Giovanni ed Adriana Dentice, fecero edificare a Napoli, in<br />

Largo San Domenico Maggiore, un magnifico palazzo. L’edificio fu costruito nel<br />

1506, su suolo acquistato in precedenza dalla monache di Santa Patrizia. Fu progettato<br />

da Giovan Francesco di Palma ed ampliato su progetto di Giovanni Donadio<br />

detto Il Mormanno, architetto fiorentino, che gli diede grazia ed imponenza. Già<br />

nel 1845 Luigi Catalani lo descriveva nel seguente modo:<br />

[…] dal bel dorico che vedesi adoperato nel pianterreno di questo palazzo, <strong>il</strong> quale<br />

ne’suoi particolari è assai superiore al famoso dorico del Barozzio […]. L’aggiustamento<br />

del pianterreno di questo palazzo col doppio imbasamento è quanto ci<br />

rimane della sua prima struttura: mentre per <strong>il</strong> terremoto del 1688 avendo patito<br />

la parte superiore dell’edifi zio, fu d<strong>agli</strong> architetti di quell’epoca i quali fecero più<br />

danno, che lo stesso terremoto, rifatto nuovamente. […] un famoso cornicione di<br />

piperno coronava questo edifi zio, e che in quella circostanza essendone crollata<br />

una parte, fu ordinato che si togliesse tutto. […].<br />

Dopo <strong>il</strong> terremoto del 1688 <strong>il</strong> palazzo fu interamente rimaneggiato e l’architettura<br />

dei piani superiori fu modificata; certamente essa non corrisponde più alle<br />

bellezze dell’antica costruzione. Più volte ristrutturato in epoche diverse, è ricordato<br />

d<strong>agli</strong> studiosi soprattutto per le decorazioni dell’ultimo piano in oro e stucchi, con<br />

specchi, dorature ed affreschi. Il primo piano fu decorato anche dall’architetto<br />

Gaetano Genovese; <strong>il</strong> portale risale al secolo XVIII, mentre la scala, in pietra di<br />

2<br />

F. CAMPANILE, L’historia dell’Illustrissima Famiglia de’Sangro scritta dal signor F<strong>il</strong>iberto Campan<strong>il</strong>e,<br />

Napoli 1615, pag. 67 e segg., e B. CANDIDA GONZAGA, Memorie delle famiglie nob<strong>il</strong>i delle province<br />

meridionali d’Italia, Bologna 1969, vol. III, pag. 213.

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