Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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46 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />
di contestazione. Le perplessità erano legate al fatto che <strong>il</strong> suddetto Riccardo a<br />
quella data doveva essere già morto, e che essendo di famiglia sveva non poteva<br />
essere vicino <strong>agli</strong> angioini. Il primo dubbio potrebbe essere sciolto da un attento<br />
esame delle vicende fam<strong>il</strong>iari dell’interessato. Riccardo aveva avuto due mogli.<br />
Dalla prima, Violante, ebbe un unico figlio, <strong>il</strong> più noto Corradello, e dalla seconda<br />
moglie, Berardesca del Duca 30 , un altro figlio, Riccardo II 31 . Il <strong>feudatari</strong>o che fece<br />
costruire le Torri del <strong>Varano</strong> potrebbe, quindi, essere non <strong>il</strong> padre, bensì l’omonimo<br />
figlio Riccardo II. Per chiarire le perplessità dovute alla sovrapposizione nel feudo<br />
di <strong>Ischitella</strong> della dominazione degli Svevi e degli Angioini, ricorriamo ad Angela<br />
Valente. L’<strong>il</strong>lustre storica nativa di <strong>Ischitella</strong>, citando una fonte angioina, spiega la<br />
circostanza che <strong>il</strong> possesso del feudo di <strong>Ischitella</strong> fosse, all’epoca, ancora in mano<br />
<strong>agli</strong> Svevi col fatto che non tutta la Contea di Lesina passò nel 1269-70 <strong>agli</strong> Angioini,<br />
ma soltanto una parte di essa 32 . La rimanente parte rimase quindi a Riccardo II,<br />
di casa sveva, che probab<strong>il</strong>mente si accordò con i nuovi dominatori Angioini per<br />
conservare <strong>il</strong> feudo, le ricchezze oltrechè per avere salva la propria vita.<br />
Nei periodi successivi, una menzione particolare merita Agnese di Peregord,<br />
moglie di Giovanni d’Angiò, <strong>feudatari</strong>o nel 1336 di <strong>Ischitella</strong>, Canneto, Lesina e<br />
<strong>Varano</strong>. Agnese ebbe <strong>il</strong> feudo di <strong>Ischitella</strong> dal marito Giovanni d’Angiò, principe<br />
d’Acaia, duca di Durazzo, conte di Gravina e signore del Regno d’Albania, per<br />
cento once. La nob<strong>il</strong>donna viene menzionata, per le sue fantasie amorose, nel<br />
Decameron del Boccaccio. A tale proposito, anni fa, Anacleto Lupo pubblicò su<br />
La Gazzetta del Mezzogiorno un articolo, frutto di leggende popolari, che narra<br />
particolari piccanti della vicenda di questa donna. Ogni tanto ella amava recarsi in<br />
v<strong>il</strong>leggiatura sul Gargano. Arrivava ad <strong>Ischitella</strong> con un gruppo di giovani baronetti,<br />
vestiti elegantemente con abiti d’epoca, su una carrozza con le rifiniture d’oro,<br />
guidata da tre pariglie di cavalli bianchi. Tutta la brigata soggiornava in un v<strong>il</strong>lino<br />
che oggi non esiste più: i baronetti vi passavano un mese di liete ore, in compagnia<br />
di Agnese la pampinosa 33 .<br />
Un accenno anche alla famiglia Dentice, che ebbe <strong>il</strong> feudo di <strong>Ischitella</strong> nel<br />
1392 e lo tenne fino al 1497. Lo stemma di detta famiglia è venuto alla luce nella<br />
chiesa di San Francesco, in occasione di un recente restauro 34 . Dopo <strong>il</strong> 1497 ai<br />
Dentice subentrarono i de’Sangro. Una iscrizione parziale ius de…ri fecit, indica<br />
27<br />
C. CANNAROZZI, <strong>Ischitella</strong>, Candela, 1955, pag.11.<br />
28<br />
E. JAMISON, Catalogus baronum, Roma, 1972, pag. 283.<br />
29<br />
R. DE CRISTOFARO, Canti del popolo, Siena, 1977, pag. 25.<br />
30<br />
A. PICCA, Syfridina, cit. pag 130.<br />
31<br />
Cfr. ENCICLOPEDIA TRECCANI, voce relativa.<br />
32<br />
A. VALENTE, Notizie di storia feudale di una terra garganica, <strong>Ischitella</strong>, in in “Archivio Storico<br />
Pugliese”, VI (1953).