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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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34 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

<strong>il</strong> castrum di <strong>Ischitella</strong>. Quest’ultimo venne infine recuperato da Giovanni Dentice,<br />

nonostante la ribellione di suo padre e di suo nonno.<br />

Il feudo di Vico intanto era finito nelle mani dei Bugarello e poi di Galeazzo<br />

Caracciolo, che Ferrante d’Aragona aveva voluto premiare per la sua fedeltà 34 .<br />

Giovanni Dentice venne a morte nel 1480, senza lasciare prole masch<strong>il</strong>e, sicché<br />

assegnò <strong>il</strong> feudo in successione testamentaria alla figlia Adriana. Quest’ultima<br />

nel 1497 sposò Giovanni di Sangro, dando inizio con quest’evento al dominio su<br />

<strong>Ischitella</strong> di questa celebre casata nob<strong>il</strong>iare.<br />

Il Cannarozzi porta avanti la sua ricostruzione della storia feudale di <strong>Ischitella</strong><br />

sino all’abolizione della feudalità, sempre ut<strong>il</strong>izzando una solida base documentaria.<br />

Mi sembra indubbio però che le notizie raccolte per l’epoca angioino - aragonese<br />

siano ancor più apprezzab<strong>il</strong>i, a causa delle perdite documentarie patite da quei fondi<br />

d’archivio, che egli aveva invece potuto consultare in epoca precedente.<br />

Per quanto riguarda le testimonianze riferib<strong>il</strong>i più da vicino alla comunità ischitellana<br />

durante <strong>il</strong> Medioevo, risultano assai scarse quelle di tipo amministrativo<br />

locale, un po’meno rade quelle concernenti gli assetti ecclesiastici.<br />

Riguardo ai <strong>primi</strong>, mi sembra importante l’accenno alla concessione di Datia<br />

seu capitula nel 1308 da parte di re Roberto d’Angiò; a rappresentare l’universitas<br />

civium di <strong>Ischitella</strong> sarebbe stato inviato <strong>il</strong> sindaco, Giovanni de Isquitella. La notizia<br />

è tramandata dal Cannarozzi 35 , che però omette di spiegare con precisione <strong>il</strong><br />

riferimento a Roberto d’Angiò. In quell’anno egli non era ancora re, essendosi suo<br />

padre Carlo II spento <strong>il</strong> 5 maggio 1309. La concessione dovette quindi aver luogo<br />

durante <strong>il</strong> vicariato di Roberto (d<strong>agli</strong> inizi del 1307 a giugno 1308), mentre Carlo II<br />

si trovava in Francia. Il documento può essere quindi, alla luce di queste considerazioni,<br />

ulteriormente circoscritto dal punto di vista cronologico tra gennaio e giugno<br />

del 1308, essendo Roberto d’Angiò vicario di suo padre, Carlo II d’Angiò.<br />

Tra gli incaricati dell’amministrazione locale sono menzionati nella documentazione<br />

superstite i baiuli o b<strong>agli</strong>vi. Ad essi spettava riscuotere la fi da, cioè la tassa<br />

per <strong>il</strong> pascolo degli animali nel bosco comuale; <strong>il</strong> Cannarozzi 36 ricordava inoltre<br />

la gabella baiulationis e l’esistenza di un terreno, chiamato d<strong>agli</strong> abitanti l’orto<br />

del b<strong>agli</strong>vo.<br />

Per quanto riguarda invece l’organizzazione ecclesiastica, possiamo ut<strong>il</strong>izzare<br />

innanzitutto una bolla di Adriano IV del 1158, in favore dell’arcivescovo di Siponto<br />

37 . Ivi sono menzionate le chiese di San Pancrazio, con <strong>il</strong> suo casale e i territori di<br />

pertinenza; di S. Angelo e di S. Nicola subtus <strong>Ischitella</strong>m. All’Assunta era dedicata<br />

la chiesa matrice di <strong>Ischitella</strong>, nota anche come S. Maria Maggiore 38 ; era officiata<br />

33<br />

CANNAROZZI, <strong>Ischitella</strong> cit., pp. 27-33.<br />

34<br />

Idem, p.35.<br />

35<br />

Idem, p.59 e nota n. 1.

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