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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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226 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

auspicab<strong>il</strong>i, rianimerebbero questi monumenti, consentendo ai visitatori di poter<br />

ammirare luoghi e paesaggi naturali, da punti di vista eccezionali. Un impianto<br />

che parte dal Nord degli Abruzzi e corre lungo tutto l’Adriatico, sino a lambire le<br />

zone meridionali del Lazio. Ma se <strong>il</strong> rischio maggiore era rappresentato dal Mare,<br />

anche le zone dell’entroterra non erano prive di pericoli, per quanti vivevano sia<br />

nei centri urbani che nelle campagne. Così, nelle campagne, le dimore padronali e<br />

le piccole case di contadini e pastori, venivano dotate di sistemi difensivi; si va dal<br />

semplice inserimento di feritoie in determinati punti della muratura, alle garritte<br />

pens<strong>il</strong>i. Sorsero così le masserie fortificate. Una tipologia rurale, evoluzione delle<br />

v<strong>il</strong>le romane, un insieme di facies agricola e domus, in cui alle tradizionali necessità<br />

di abitazioni e di servizi alle attività agricole, vengono inseriti elementi costruttivi di<br />

fortificazione sin dall’origine, come garitte, feritoie, ponti levatoi ed in alcuni casi<br />

merlature. Architetture come queste sono diffuse sia sul territorio della Provincia<br />

di Foggia che nell’intera Italia meridionale. Ci soffermeremo sulle Torri, elementi<br />

dell’architettura fortificata posti lungo le coste del Gargano, perché, insieme ai<br />

castelli, hanno spesso significato un motivo di aggregazione della popolazione.<br />

Fenomeno che, in alcuni casi, è arrivato a dare origine ad alcuni centri abitati.<br />

Elementi isolati, le Torri ut<strong>il</strong>izzavano sistemi di comunicazione ottico-visivi,<br />

quali fuochi, specchi e lanterne. Sistemi praticab<strong>il</strong>i grazie all’ubicazione prescelta<br />

per la loro costruzione: estremità di costa che si inoltravano nel mare (Torre Sfinale),<br />

o alture poste a cavaliere di piane contigue e compluvi vallivi (Monte Saraceno<br />

e Monte Pucci), che permettevano <strong>il</strong> reciproco vedersi dei torrieri. Tipologie a<br />

pianta quadrata e sv<strong>il</strong>uppo tronco piramidale, <strong>il</strong> più delle volte dotate di accessi<br />

regolati da ponti levatoi poggianti su una rampa di scale sostenute da una struttura<br />

composta da una arcata rampante, con piedritti d’altezza variata. Come buona<br />

norma di costruzione impone, per le strutture isolate, le Torri si presentano con<br />

aperture di piccole dimensioni, e nella quasi totalità poste ad una altezza massima<br />

da terra o al piano superiore, una scelta di sicurezza in casi di assedio. Un sistema<br />

che per secoli ha garantito una certa sicurezza, per poi passare ad un uso diverso,<br />

come quello di presidio per conto della Guardia di Finanza che ha interessato un<br />

numero cospicuo di queste costruzioni. Oggi la maggior parte di queste Torri versa<br />

nel più totale abbandono. Salvo alcuni casi, in cui sono state acquisite da privati,<br />

in concessione novantennale dal Demanio Pubblico, e restaurate.<br />

Questi magnifici esempi di architettura m<strong>il</strong>itare, oggi sono alla mercé degli<br />

agenti atmosferici, del vandalismo degli uomini e dell’abbandono delle Istituzioni<br />

pubbliche. Un caso a parte è quello di Torre M<strong>il</strong>eto, una struttura recentemente<br />

restaurata e recuperata dall’Ente Parco Nazionale del Gargano, un’eccezione che<br />

dovrebbe essere imitata per <strong>il</strong> resto delle Torri. Sulle coste del Gargano, percorrendo<br />

la strada provinciale, quella che corre per lunghi tratti a fianco della costa,<br />

si possono vedere i resti di molte di queste architetture. Tra quelle più complesse

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