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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto 225<br />

sono altri interventi più strettamente legati al costruire. Ci riferiamo ai <strong>primi</strong> rifugi<br />

agricoli, i p<strong>agli</strong>ai, alle torri ovvero ai <strong>primi</strong> esempi di case rurali, alle masserie<br />

con gli annessi, quali le poste per gli ovini. Si tratta delle strutture architettoniche<br />

di tipo produttivo che si sono create nel corso dei secoli sia sul Gargano, che nel<br />

resto dell’Italia rurale. Un’architettura intimamente connessa con <strong>il</strong> suo intorno,<br />

sia per forme che per materiali. Non è un caso che l’ed<strong>il</strong>izia sparsa nel paesaggio,<br />

almeno quella risalente a tutto <strong>il</strong> XIX secolo, sia oggi particolarmente difesa per le<br />

sue caratteristiche costruttive, estetiche e storiche. Gli esempi vanno dalle strutture<br />

più piccole ai complessi quali le grandi masserie, con gli annessi, come nel caso<br />

della Masseria Zaccagnino in territorio di San Nicandro Garganico.<br />

Architettura fortificata. Le Torri del Viceré<br />

Di questo settore dell’ambiente costruito, nel territorio garganico si ha un ampio<br />

campionario. Elementi costruiti che segnano <strong>il</strong> paesaggio con strutture realizzate<br />

con antiche tecniche. Le ragioni di queste realizzazioni si ritrovano nel bisogno<br />

primordiale di difesa presente nell’uomo. Un bisogno già assolto intrinsecamente<br />

da ogni costruzione. Ma nel caso di zone lambite dal mare, come è <strong>il</strong> Gargano, esso<br />

si esprime con fortificazioni con specifica funzione di punto di avvistamento. E’ <strong>il</strong><br />

caso del sistema di Torri, che dal XIV al XVI secolo è stato realizzato per la difesa<br />

delle coste dell’intera Italia meridionale ed insulare. La Puglia, con la sua lunga<br />

costa, nei secoli passati è sempre stata una ottima preda per le scorrerie piratesche.<br />

Slavoni, Albanesi o Saraceni, a bordo delle loro imbarcazioni, avevano fac<strong>il</strong>e<br />

predominio sulle popolazioni dei tanti centri che caratterizzavano e caratterizzano<br />

oggi questa regione. Il Gargano era ancor di più preso di mira per l’isolamento in<br />

cui versava, condizione derivata dall’assenza di ag<strong>il</strong>i vie di comunicazione, uno<br />

stato che purtroppo ha conservato sino alla Prima guerra mondiale. Per contrastare<br />

le continue scorrerie dei predoni del mare tra <strong>il</strong> XIV e <strong>il</strong> XVI secolo, si iniziarono<br />

a costruire delle Torri di vedetta. Costruzioni che erano a carico delle città e che<br />

<strong>il</strong> Viceré spagnolo poneva nell’obbligo di fare. Anche allora, nonostante i rischi<br />

che si correvano, non tutte le città rispettarono tale obbligo. Sarà con <strong>il</strong> Viceré don<br />

Pedro da Toledo, che dal 1519 al 1559, si realizzerà <strong>il</strong> maggior numero di Torri<br />

d’avvistamento lungo tutte le coste del Regno di Napoli. Strutture dotate di pochi<br />

armati ma che ut<strong>il</strong>izzavano un sistema di comunicazione che poteva mettere in<br />

stato di all’erta le altre torri. Un destino ingrato per queste strutture architettoniche,<br />

solitarie sentinelle del Gargano, abbandonate al degrado materiale, dopo che hanno<br />

svolto un importante ruolo per la difesa delle popolazioni. Il recupero ed <strong>il</strong> restauro,

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