Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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05.05.2015 Views

224 Ischitella dai primi insediamenti agli ultimi feudatari Gargano meridionale. Interessante la presenza di una pavimentazione in riggiole, ovvero di mattoni in laterizio di forma quadrata, che bene hanno retto all’uso nel corso di due secoli. Il palazzo Chirò nasconde, alle sue spalle, un giardino pensile all’italiana, definito da un viale che, attraversando un’area dove insiste un pozzo-piscina, conduce ad un belvedere. Due esempi, dei numerosi palazzi o case palaziate, come venivano definiti nei documenti di tassazione del XVIII secolo, presenti nella provincia di Foggia. Palazzi che racchiudono e mostrano il meglio della qualità, architettonica ed artistica, raggiunta in questa parte del grande sistema di beni culturali che risponde al nome Italia. Il paesaggio naturale costruito Pensare al paesaggio naturale, come oggetto costruito, ci fa pensare sicuramente ad una definizione da paradosso. Ma quello che ci appare davanti agli occhi, percorrendo gli spazi rurali, altro non è che il frutto di un intervento di trasformazioni successive, e quindi di modifica dello stato originario dell’ambiente naturale. E’anche dal rapporto tra l’ambiente naturale e l’uomo, che si è sedimentata una serie di capolavori di architettura del paesaggio, che hanno fatto sì che nel nostro paese ci sia una legge che tuteli il Paesaggio ambientale e naturalistico. Di questi contesti, si ritiene evidenziare i multiformi aspetti che il paesaggio del Gargano presenta. Dalle semidesertiche vedute delle dorsali del Promontorio verso San Giovanni Rotondo a quelle lussureggianti che si ritrovano verso Cagnano Varano. Un sistema d’uso del territorio che ha visto nei secoli convivere duramente uomini ed attività agrosilvopastorali, riuscendo a mantenere un equilibrio il più possibile rispettoso dell’ambiente circostante. Così si possono incontrare lunghe teorie di muri a secco delimitanti pascoli, come sul versante meridionale del Gargano, o che seguono sinuosi l’andamento orografico della montagna. Quest’ultimo sistema permetteva di creare piccole aree pianeggianti ove coltivare seminativi insieme ad alberi da frutto. Un paesaggio costruito dall’uomo che, per soddisfare bisogni primari, ha sottratto pietre e terra a scoscesi pendii, ricostituendo una parte del paesaggio in forma di terrazzamenti, che dura ormai da secoli. E dove il terreno non restituiva pietre per creare recinti e delimitazioni, troviamo impiegati rami provenienti dalle potature, che intrecciati a fascio vengono fermati da pali lignei, a formare dei sostitutivi muretti a secco. Ma se questo genere d’intervento modificava il paesaggio ai fini della coltivazione e/o dell’allevamento, con tecniche e materiali naturali, vi

G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto 225 sono altri interventi più strettamente legati al costruire. Ci riferiamo ai primi rifugi agricoli, i pagliai, alle torri ovvero ai primi esempi di case rurali, alle masserie con gli annessi, quali le poste per gli ovini. Si tratta delle strutture architettoniche di tipo produttivo che si sono create nel corso dei secoli sia sul Gargano, che nel resto dell’Italia rurale. Un’architettura intimamente connessa con il suo intorno, sia per forme che per materiali. Non è un caso che l’edilizia sparsa nel paesaggio, almeno quella risalente a tutto il XIX secolo, sia oggi particolarmente difesa per le sue caratteristiche costruttive, estetiche e storiche. Gli esempi vanno dalle strutture più piccole ai complessi quali le grandi masserie, con gli annessi, come nel caso della Masseria Zaccagnino in territorio di San Nicandro Garganico. Architettura fortificata. Le Torri del Viceré Di questo settore dell’ambiente costruito, nel territorio garganico si ha un ampio campionario. Elementi costruiti che segnano il paesaggio con strutture realizzate con antiche tecniche. Le ragioni di queste realizzazioni si ritrovano nel bisogno primordiale di difesa presente nell’uomo. Un bisogno già assolto intrinsecamente da ogni costruzione. Ma nel caso di zone lambite dal mare, come è il Gargano, esso si esprime con fortificazioni con specifica funzione di punto di avvistamento. E’ il caso del sistema di Torri, che dal XIV al XVI secolo è stato realizzato per la difesa delle coste dell’intera Italia meridionale ed insulare. La Puglia, con la sua lunga costa, nei secoli passati è sempre stata una ottima preda per le scorrerie piratesche. Slavoni, Albanesi o Saraceni, a bordo delle loro imbarcazioni, avevano facile predominio sulle popolazioni dei tanti centri che caratterizzavano e caratterizzano oggi questa regione. Il Gargano era ancor di più preso di mira per l’isolamento in cui versava, condizione derivata dall’assenza di agili vie di comunicazione, uno stato che purtroppo ha conservato sino alla Prima guerra mondiale. Per contrastare le continue scorrerie dei predoni del mare tra il XIV e il XVI secolo, si iniziarono a costruire delle Torri di vedetta. Costruzioni che erano a carico delle città e che il Viceré spagnolo poneva nell’obbligo di fare. Anche allora, nonostante i rischi che si correvano, non tutte le città rispettarono tale obbligo. Sarà con il Viceré don Pedro da Toledo, che dal 1519 al 1559, si realizzerà il maggior numero di Torri d’avvistamento lungo tutte le coste del Regno di Napoli. Strutture dotate di pochi armati ma che utilizzavano un sistema di comunicazione che poteva mettere in stato di all’erta le altre torri. Un destino ingrato per queste strutture architettoniche, solitarie sentinelle del Gargano, abbandonate al degrado materiale, dopo che hanno svolto un importante ruolo per la difesa delle popolazioni. Il recupero ed il restauro,

224 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

Gargano meridionale. Interessante la presenza di una pavimentazione in riggiole,<br />

ovvero di mattoni in laterizio di forma quadrata, che bene hanno retto all’uso<br />

nel corso di due secoli. Il palazzo Chirò nasconde, alle sue spalle, un giardino<br />

pens<strong>il</strong>e all’italiana, definito da un viale che, attraversando un’area dove insiste<br />

un pozzo-piscina, conduce ad un belvedere. Due esempi, dei numerosi palazzi<br />

o case palaziate, come venivano definiti nei documenti di tassazione del XVIII<br />

secolo, presenti nella provincia di Foggia. Palazzi che racchiudono e mostrano<br />

<strong>il</strong> meglio della qualità, architettonica ed artistica, raggiunta in questa parte del<br />

grande sistema di beni culturali che risponde al nome Italia.<br />

Il paesaggio naturale costruito<br />

Pensare al paesaggio naturale, come oggetto costruito, ci fa pensare sicuramente<br />

ad una definizione da paradosso. Ma quello che ci appare davanti <strong>agli</strong><br />

occhi, percorrendo gli spazi rurali, altro non è che <strong>il</strong> frutto di un intervento di<br />

trasformazioni successive, e quindi di modifica dello stato originario dell’ambiente<br />

naturale. E’anche dal rapporto tra l’ambiente naturale e l’uomo, che si<br />

è sedimentata una serie di capolavori di architettura del paesaggio, che hanno<br />

fatto sì che nel nostro paese ci sia una legge che tuteli <strong>il</strong> Paesaggio ambientale<br />

e naturalistico. Di questi contesti, si ritiene evidenziare i multiformi aspetti che<br />

<strong>il</strong> paesaggio del Gargano presenta. Dalle semidesertiche vedute delle dorsali<br />

del Promontorio verso San Giovanni Rotondo a quelle lussureggianti che si<br />

ritrovano verso Cagnano <strong>Varano</strong>. Un sistema d’uso del territorio che ha visto<br />

nei secoli convivere duramente uomini ed attività agros<strong>il</strong>vopastorali, riuscendo<br />

a mantenere un equ<strong>il</strong>ibrio <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e rispettoso dell’ambiente circostante.<br />

Così si possono incontrare lunghe teorie di muri a secco delimitanti pascoli,<br />

come sul versante meridionale del Gargano, o che seguono sinuosi l’andamento<br />

orografico della montagna. Quest’ultimo sistema permetteva di creare piccole<br />

aree pianeggianti ove coltivare seminativi insieme ad alberi da frutto. Un paesaggio<br />

costruito dall’uomo che, per soddisfare bisogni primari, ha sottratto<br />

pietre e terra a scoscesi pendii, ricostituendo una parte del paesaggio in forma di<br />

terrazzamenti, che dura ormai da secoli. E dove <strong>il</strong> terreno non restituiva pietre per<br />

creare recinti e delimitazioni, troviamo impiegati rami provenienti dalle potature,<br />

che intrecciati a fascio vengono fermati da pali lignei, a formare dei sostitutivi<br />

muretti a secco. Ma se questo genere d’intervento modificava <strong>il</strong> paesaggio ai<br />

fini della coltivazione e/o dell’allevamento, con tecniche e materiali naturali, vi

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