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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto 223<br />

anche negli stipiti lavorati con disegni a tralci, che ricordano l’epoca del romanico<br />

pugliese, solo che qui non appaiono animali tra i ghirigori della pietra. Un uso dei<br />

frontespizi sulle aperture ricco di modellato, che si unisce alla disposizione armonica<br />

delle aperture sulla facciata principale. Il Palazzo de Vita si può considerare <strong>il</strong><br />

prototipo della residenza civ<strong>il</strong>e, così come si è sv<strong>il</strong>uppata dal XVI secolo in poi. La<br />

strutturazione funzionale è quella classica, con un ingresso in posizione baricentrica<br />

e un arco a tutto sesto riquadrato da due paraste, che immette nell’androne da cui<br />

diparte lo scalone principale che porta ai piani superiori. Dall’androne, un tempo,<br />

si accedeva ad una corte oggi in parte edificata. Il palazzo è dotato di un altro<br />

corpo scala ubicato nella parte posteriore, quella prospiciente la Piazza Mercato,<br />

che conduce <strong>agli</strong> alloggi un tempo destinati alla servitù. Al piano terra, dov’erano<br />

le rimesse dei cavalli e i magazzini, oggi sono allocate delle attività commerciali.<br />

Questa tipologia di palazzo in un centro urbano, per la presenza di importanti uffici<br />

quali <strong>il</strong> Tribunale della Regia Dogana delle Pecore, avrà una diffusione sia nella<br />

città capoluogo che nei centri della provincia. Si tratterà di esempi con elementi<br />

costanti di ritorno, come i loggiati, dove <strong>il</strong> numero delle arcate variarà in aumento<br />

a seconda dell’importanza del proprietario del palazzo.<br />

Ma alla tipologia progettata va ascritta anche l’esperienza di palazzi edificati<br />

nel XIX secolo, che hanno mantenuto aspetti di aulicità uniti ad ampi spazi di verde,<br />

sistemato all’italiana e/o all’inglese. Il caso preso in esame è quello di Palazzo<br />

Chirò a San Nicandro Garganico. Un palazzo inserito in una cortina ottocentesca<br />

prospettante su Corso Umberto I. Una cortina che racchiude diversi esempi di architettura<br />

classificab<strong>il</strong>e come gent<strong>il</strong>izia, nel cui interno oltre a ritrovare la corte, con<br />

funzione di <strong>il</strong>luminiazione ed aereazione, si ritrovano dei pregevoli giardini dotati<br />

di aiuole, giochi d’acqua e colonnati reggi pergola. Un portale a tutto sesto, posto<br />

in asse alla facciata immette nell’androne, da cui diparte uno scalone in pietra che<br />

porta ad un loggiato composto da colonne scanalate che supportano archi ribassati.<br />

Il loggiato diventa area di disimpegno su cui si aprono due ingressi, uno, quello<br />

principale, in posizione centrale, l’altro, quello secondario, immette bei locali un<br />

tempo di servizio. L’ingresso principale immette in un’ampia sala, con volta a botte<br />

ribassata, con decorazioni nelle lunette. Su questa sala si aprono a loro volta gli<br />

ingressi dei locali di rappresentanza. Molto interessanti sono i soggetti, dipinti a<br />

med<strong>agli</strong>oni, della prima sala. Si tratta dei ritratti dei maggiori musicisti del XIX<br />

secolo. Il soffitto, di quello che doveva essere <strong>il</strong> salone di rappresentanza, è decorato<br />

con tipi ispirati alla tradizione barocca degli sfondati, con tanto di angioletti, putti<br />

sulle balaustre e cieli con nuvole. Un altro elemento, connesso all’impiantistica originale<br />

del palazzo, è <strong>il</strong> comignolo realizzato in mattoni laterizi. Elemento che spicca<br />

dalla copertura di questo palazzo della borghesia agraria e poi industriale di San<br />

Nicandro Garganico. Si tratta di un elemento architettonico complementare, ma dal<br />

disegno interessante, che riprende la tecnica costruttiva dei comignoli dell’area del

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