Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto 221<br />
Peschici. Il Recinto Baronale e <strong>il</strong> Castello<br />
Anche Peschici, come <strong>Ischitella</strong>, nel XVIII secolo, è stata feudo della famiglia<br />
Pinto, pertanto sono presenti anche in questa città opere che hanno visto protagonista<br />
<strong>il</strong> principe Francesco Emanuele Pinto. Si tratta dello stesso che mise mano<br />
ai ruderi del Castello ischitellano. A Peschici, <strong>il</strong> Pinto è autore di un ampliamento<br />
della cinta difensiva, così come decantato sul bastione a lato della Porta del Ponte,<br />
porta che oggi affaccia sulla Piazza Municipio. In questo punto della città, zona<br />
marginale di quello che poi è <strong>il</strong> nucleo antico di Peschici, si possono evidenziare<br />
due elementi di trasformazione di una parte delle mura di cinta: una in abitazione,<br />
è <strong>il</strong> caso della Torre-bastione; l’altro all’interno della cinta in un trappeto. Singolare<br />
l’ubicazione di una edicola in forma di nicchia, posta sulla chiave di volte della<br />
Porta del Ponte, nella quale ha trovato alloggio un’effige scolpita di San Michele<br />
Arcangelo, che sovrasta una lapide con i dati amministrativi relativi al XIX secolo,<br />
sicuramente postunitari. Il superamento della Porta del Ponte immette in<br />
un contesto architettonico complesso, quale è <strong>il</strong> centro storico di un paese come<br />
Peschici. Vie segnate da un uso del ciottolo e della basola calcarea, come elementi<br />
di pavimentazione a cui si unisce una serie di costruzioni che segnano <strong>il</strong> percorso<br />
verso la punta estrema del nucleo abitato. In quella parte che sporge sul mare si è<br />
sedimentato un insieme di costruzioni che insieme formano <strong>il</strong> Castello e che sono<br />
unite all’interno di un Recinto Baronale. Un piccolo sistema di cinta, all’interno di<br />
quel sistema più vasto che circondava <strong>il</strong> nucleo abitato. Anche su questo accesso,<br />
un fornice a tutto sesto, campeggia una lapide dedicatoria del Principe Francesco<br />
Emanuele Pinto, che ne ricorda l’apertura. Il testo a caratteri capitali così recita:<br />
D. O. M. HAEC EST FRANCISCI PINTO VENERANDA VIA ISCHITELLARUM<br />
PRINCIPIS ILLA SCIAS QUAE RUITURA SUO GENIO ILLUSTRATA SUPERBO<br />
NON FAVET RATAS TEMPORIS AULA MINAS A. D. MDCCXXXV (A Dio Ottimo<br />
Massimo. Questa è la gloriosa via di Francesco Pinto, principe di <strong>Ischitella</strong> sappi<br />
che <strong>il</strong> cort<strong>il</strong>e reso <strong>il</strong>luste dalla sua eccelsa intelligenza non cade in rovina per le<br />
minacce ineluttab<strong>il</strong>i del tempo. Anno del signore 1735).<br />
Una corte ampia su cui si affaccia la piccola chiesa di San Michele, e ciò<br />
che resta del castello. Tutta l’area ha un sistema di pavimentazione realizzato con<br />
ciottoli e mattoni laterizi posti in opera di coltello. Una breve discesa permette<br />
di raggiungere una parte del Castello recuperata e restaurata: le segrete. I locali<br />
sono caratterizzati dalla possib<strong>il</strong>ità di vedere parte delle fondazioni della struttura.<br />
Infatti <strong>il</strong> Castello, per la sua ubicazione, ut<strong>il</strong>izza le balze della roccia, e su di essa i<br />
costruttori hanno impostato un sistema di arcate e di muri portanti che ha permesso<br />
di avere ulteriori locali al disotto della quota esterna corrispondente alla corte interna.<br />
Qui si arriva tramite la Porta del Recinto o da quella da Basso. Quest’ultima<br />
porta, oggi si presenta ridimensionata per l’occlusione di una zona del fornice, che