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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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214 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

di principi di <strong>Ischitella</strong> passò a sua figlia Antonia 7 , che nel 1829 sposò Cesare del<br />

Tufo, marchese di Matino. Dal matrimonio di Maria del Tufo con <strong>il</strong> duca Michele<br />

de Vargas Machuca 8 , <strong>il</strong> titolo ischitellano passò a questa nob<strong>il</strong>e casata.<br />

Altre notizie, reperite su Internet 9 , sono le seguenti: Donna Anna Migliano de<br />

Vargas Machuca, figlia di Michele, principe di Miglionico e <strong>Ischitella</strong>, sposò don<br />

Francesco Messere 10 (1880-1963), che fu cavaliere della Corona d’Italia e ricoprì<br />

molte cariche pubbliche. Tra l’altro, quella di consigliere provinciale durante<br />

l’amministrazione di Giuseppe Palombella e quella di capitano della Guardia nazionale<br />

borbonica. Fece anche parte della setta carbonara che agiva a Giovinazzo e<br />

Molfetta. In seguito, a causa delle delusioni politiche, si riavvicinerà ai re legittimi<br />

e diventerà un fervente borbonico. Fu grande proprietario terriero, ma trattò con<br />

umanità i propri dipendenti, concedendo loro l’alloggio gratuito anche quando erano<br />

in età troppo avanzata per lavorare e lasciandolo poi alle loro vedove. Francesco<br />

possedeva anche una ricca biblioteca, certamente inusuale per la Giovinazzo del<br />

suo tempo. Quando <strong>il</strong> Principe Michele fu ospitato a Giovinazzo, con tutti i suoi<br />

7<br />

Per le notizie su Antonia Pinto cfr. relazione Nazario Barone in questi Atti.<br />

8<br />

Dal loro matrimonio, avvenuto a Napoli <strong>il</strong> 7 febbraio 1884, nacquero: Maria Anna, Ascanio, Maria<br />

Teresa, Margherita, Eleonora e Antonia Maria. Cfr.: L’Araldo, ... op. cit. Napoli, 1909, alla voce.<br />

9<br />

Cfr. L. G. DEANNA, Ricordo di Don Ferdinando Messere, custode della Giovinazzo antica , su http://<br />

www.giovinazzo.it/cultura/esempio/es2.htm<br />

10<br />

I Messere (in origine Missere) compaiono nel XVI secolo fra le famiglie accatastate di Giovinazzo.<br />

Il Noya di Bitetto li annovera tra le famiglie nob<strong>il</strong>i della Terra di Bari come nob<strong>il</strong>i di Giovinazzo.<br />

Ludovico P<strong>agli</strong>a menziona la famiglia Missere tra le nob<strong>il</strong>i di Giovinazzo già <strong>agli</strong> inizi del 1300, che<br />

però egli ritiene essere estinta prima del 1700 nel ramo principale. Nel 1780 Martino Giacomo è citato<br />

nel Catasto Onciario di Giovinazzo fra i maggiori possidenti. Alcuni dei suoi figli si dedicarono alla<br />

carriera ecclesiastica; Nicolò, predicatore della guerra contro i pirati barbareschi, fu gratificato dal re<br />

di Napoli nel 1756 di terreni e fu poi parroco della chiesa ora di S. Francesco. Nel 1783 si addottorò<br />

all’università di Napoli. Il diploma in pergamena, con lo stemma gent<strong>il</strong>izio della famiglia, è conservato<br />

nel bel palazzo Messere di Giovinazzo, che sorge dove una volta erano le mura cittadine. Don<br />

Ferdinando, con un certo orgoglio (e con molto humour) lo mostrava come “l’unica laurea in famiglia”<br />

(fino a lui, però, dobbiamo aggiungere, visto che i figli avevano preso altra strada accademica).<br />

Giuseppe Martino (figlio di Onofrio Vincenzo) nato nel 1775 e morto nel 1848, fu canonico della<br />

Cattedrale. “Quando a Giovinazzo fu piantato l’albero della libertà, per quella ventata di democrazia<br />

sospinta dalla Rivoluzione Francese, <strong>il</strong> nostro Canonico fu costretto, durante una sommossa, a coprire<br />

<strong>il</strong> capo con <strong>il</strong> berretto frigio e messo alla berlina sotto lo stesso albero intorno al quale <strong>il</strong> popolo,<br />

danzando la Carmagnola, dando alle fiamme diplomi nob<strong>il</strong>iari, riteneva d’aver raggiunto la libertà<br />

da ogni oppressione”, scrive Don Ferdinando nella sua Cronistoria. Martino Francesco (1778-1836)<br />

fu ricevitore del regio demanio sotto i francesi ed esattore della fondiaria durante la Restaurazione;<br />

acquistò la v<strong>il</strong>la della Principessa di proprietà del duca del Gesso ed altre proprietà immob<strong>il</strong>iari. Per <strong>il</strong><br />

maggior prestigio della Famiglia istituì <strong>il</strong> servizio di carrozza con pariglia e cocchiere in livrea. Don<br />

Mauro Messere costruì l’attuale palazzo di famiglia tra <strong>il</strong> 1864 e <strong>il</strong> 1867. Il fabbricato fu completato<br />

nel 1880. Mauro ampliò la proprietà fondiaria, oggi molto estesa. Partecipò ai moti del 1848 e subì<br />

un processo politico. Ebbe due figli, Martino e Francesco, con i quali la famiglia si divise in due<br />

rami. Martino venne allevato <strong>dai</strong> nonni materni che lo lasciarono erede con l’obbligo di aggiungere<br />

al proprio cognome quello di Mastroserio. Francesco sposò la figlia del principe di <strong>Ischitella</strong>.

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