Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
212 Ischitella dai primi insediamenti agli ultimi feudatari Vincente con grandezza di Spagna, Conte di Urgel, Conte del Porto, Signore di Vargas concesso nel 1085, nonché la nobiltà di Castiglia, Leon ed Aragona. Don Tommaso (1669-1755), con Diploma del 20 maggio 1732, fu insignito del titolo di duca de Vargas Machuca. La tradizione culturale e militare della famiglia continua con Agostino, maresciallo di campo di Carlo III; Francesco, eminente letterato, decorato nel 1767 del titolo di Marchese di Vatolla 1 , Don Giovanni Francesco (1832-1816) Reale Guardia del Corpo di re Ferdinando II 2 ; Don Ferdinando (1841-1910) 3 storico e studioso, Cavaliere di onore e devozione del S.M.O.M; Don Agostino, duca de Vargas Machuca storico e genealogista (1864-1936), deputato al Parlamento Nazionale, Consultore della Consulta Araldica del regno. Don Ferdinando de Vargas Machuca, conte di Porto e Principe di Casapesenna, sposò nel 1824 la cugina Carmela Bonito di Casapesenna, duchessa di Tortora, vedova di Don Alessandro Vitale, suo cugino. Ai Vitale subentrarono i Casapesenna che sporadicamente abitarono in paese. Ferdinando ebbe dalla Bonito due figli, Tommaso e Antonietta che, dopo la morte della madre, nel 1844, furono gli eredi del feudo insieme a Don Ferdinando. Tortora ebbe il privilegio, durante il Risorgimento e il processo di formazione dell’unità d’Italia, di accogliere ed ospitare Giuseppe Garibaldi. Tommaso de Vargas Machuca, che sopravvisse al padre e alla sorella, raccolse nel 1888 integralmente il patrimonio di Tortora e lo affidò al suo procuratore Enrico 1 Nell’entroterra a circa 500 mt. sul livello del mare, nel borgo di Vatolla (frazione del comune di Perdifumo, in provincia di Salerno) c’è il castello della famiglia de Vargas Machuca, costruito dalla famiglia Griso alla fine del 1500. Il feudo di Vatolla era passato, per donazione, ai De Vargas-Machuca, che lo mantennero fino al 1805. Il piccolo ma interessante castello medioevale, ci riporta a un’epoca in cui l’esigenza della difesa era sentita come primaria. Col tramonto del mondo feudale anche il castello de Vargas, come molti altri, perse la sua importanza strategica e si trasformò in confortevole residenza gentilizia modificando, in parte esternamente, ma soprattutto internamente, il suo aspetto di fortezza. Successivamente il palazzo fu trasferito alla famiglia Rocca. L’epoca d’oro è segnata dalla presenza del filosofo Gian Battista Vico, che risiedette nella casa come precettore dei figli del marchese Rocca dal 1686 al 1695, così come commemora una lapide là posta. All’interno del palazzo, alcuni arredi dell’epoca sono ancora oggi testimoni di quel glorioso periodo. Dalle finestre, poste in posizione predominante, è possibile ammirare un incantevole panorama. Nelle belle giornate, sono visibili persino la costiera sorrentina e l’isola di Capri. 2 Giovan Francesco de Vargas (Napoli 23.5.1832 – Napoli 24.5.1916) proveniva dalle guardie del corpo a cavallo, guardia del corpo reale corrispondente agli attuali corazzieri). Nel 1856 fu nominato ufficiale nel 1° reggimento granatieri dell’esercito napoletano: secondo tenente il 1.9.1859 e primo tenente l’11.9.1860. Partecipò alla battaglia del Volturno, contro i garibaldini, e alla difesa di Gaeta, contro i piemontesi. Non entrò nell’esercito italiano dopo la resa di Gaeta (14.2.1861). Era cavaliere dell’Ordine Pontificio di San Silvestro. 3 Ferdinando (Napoli 1.10.1841-Na.6.9.1910) era guardia del corpo a cavallo nel 1860. Dopo Gaeta non entrò nell’esercito italiano. L’appartenere alle guardie del corpo era la massima aspirazione dei nobili napoletani (vicinanza alla reale famiglia, fastosità, balli, ricevimenti ecc.).
L. LOPRIORE - T. M. RAUZINO La vitaI de Vargas Machuca 213 Gabriele. E’ ricordato perché fece il tentativo di liberare dalla malaria tutti i terreni della fascia costiera tra il fiume Noce, la Fiumarella e Torre Nave; ma l’opera fu interrotta per la morte di una sua figliuola ventenne che aveva contratto sul luogo la perniciosa. Da allora in poi (1872) l’abbandono fu assoluto. Dopo la morte del Principe Tommaso Vargas Machuca, nel 1919 il feudo di Tortora passò a suo figlio Giuseppe che, per mezzo del suo procuratore, l’avvocato bolognese Benvenuto Piovani, procedette all’alienazione dei cespiti più considerevoli per estensione e per reddito 4 . A Napoli discendente del ramo principale è Don Giuseppe dei duchi de Vargas Machuca, Cavaliere di Giustizia del S.M.O Costantiniano 5 di S. Giorgio, Cavaliere dell’Ordine di Isabella la Cattolica e dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. 6 Sul ramo ischitellano dei De Vargas, abbiamo reperito soltanto poche notizie. Con la morte di Francesco Pinto, estinto il ramo maschile della famiglia, il titolo 4 In seguito, l’avvocato Piovani acquistò l’Impresa e, lasciata la professione che esercitava a Napoli, si dedicò completamente al difficile problema della bonifica della Marina. Bonificata a poco a poco la zona tra il fiume e Torre Nave e interamente scomparsa la malaria, nel corso di una decina di anni, una popolazione di circa 400 abitanti vi si stabilì e la zona divenne una delle maggiori produttrici ed esportatrici di cedro (oggi quasi scomparso). Fiorenti furono anche le coltivazioni del grano, del gelso, degli ulivi e l’allevamento del bestiame. 5 Il leggendario fondatore dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio fu Isacco II Angelo Comneno, imperatore romano dell’oriente bizantino del dodicesimo secolo. La fratellanza fu la vera forza militare, impegnata nelle guerre contro i turchi nei Balcani. Nel sedicesimo secolo, il diritto della famiglia dei Comneni al trono di Costantinopoli venne riconosciuto da molte bolle papali, così come venne pure riconosciuta la loro Aurea Milizia. Durante tutta la sua storia, fu un punto di riferimento nelle guerre contro gli invasori; e appoggiò i papi durante la Controriforma. L’odierno Ordine Costantiniano di San Giorgio fu identificato come istituzione dinastica fin dal 1698, quando l’ultimo Pretendente Comneno lo cedette a Francesco Farnese, Duca di Parma, Piacenza e Castro. Il Papa Innocenzo XII confermò la cessione con la sua bolla Sincerae Fide, emanata il 24 ottobre 1699. Nel 1731, l’Ordine passò, per diritto dinastico, al principe Carlo di Borbone, figlio del re Filippo V di Spagna e della sua seconda moglie, Elisabetta Farnese. Nel 1734 Carlo divenne re di Napoli e nel 1735 fu incoronato re di Sicilia a Palermo. Il suo magistero nell’Ordine Costantiniano fu riconosciuto con una bolla papale nel 1738. Due decenni più tardi, quando Carlo successe al suo fratellastro maggiore al trono spagnolo, cedette le corone di Napoli e Sicilia al figlio Ferdinando che divenne Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano. Ferdinando I delle Due Sicilie (così il suo regno venne chiamato dopo il 1816) regnò fino al 1825. L’Ordine Costantiniano fu conferito fino al 1861, fin quando cioé le truppe del re Francesco II furono sconfitte da Garibaldi. Oggi, continua a essere riconosciuto dalla Santa Sede, da molte dinastie reali, e dal Sovrano Militare dell’Ordine di Malta. E’altresì riconosciuto dalla Repubblica Italiana. Negli ultimi anni, le delegazioni italiane hanno sostenuto diverse opere di carità, come l’assistenza ai terremotati dell’Umbria e delle Marche, ed alle vittime dell’alluvione in Campania. All’estero, vi sono delegazioni costantiniane nei diversi paesi europei e americani, fra cui il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Svizzera. In Italia ci sono varie delegazioni dell’Ordine Costantiniano, specialmente nel territorio dell’ex Regno delle Due Sicilie. I delegati sono scelti fra l’antica nobiltà del Regno. Tutti portano una memoria familiare, tramite i loro avi, dei Re delle Due Sicilie. L’attuale delegato per la Campania è proprio il Conte Giuseppe de Vargas Machuca; cfr. http://www.twosicilies.org/ordine.html. 6 A.M. SIENA CHIANESE, La Nobiltà Napoletana, Oggi Incontri, Gallina Editore, Napoli 1995, pag. 355 e segg.
- Page 155 and 156: 160 Ischitella dai primi insediamen
- Page 157 and 158: 162 Ischitella dai primi insediamen
- Page 159: Onorifi cenze dell’Ordine delle d
- Page 162 and 163: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 164 and 165: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 166 and 167: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 168 and 169: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 170 and 171: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 172 and 173: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 174 and 175: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 176 and 177: M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi
- Page 178 and 179: 184 Ischitella dai primi insediamen
- Page 180 and 181: 186 Ischitella dai primi insediamen
- Page 182 and 183: 188 Ischitella dai primi insediamen
- Page 184 and 185: 190 Ischitella dai primi insediamen
- Page 186 and 187: 192 Ischitella dai primi insediamen
- Page 188 and 189: 194 Ischitella dai primi insediamen
- Page 190 and 191: 196 Ischitella dai primi insediamen
- Page 192: 198 Ischitella dai primi insediamen
- Page 196 and 197: 202 Ischitella dai primi insediamen
- Page 198 and 199: 204 Ischitella dai primi insediamen
- Page 200: 206 Ischitella dai primi insediamen
- Page 204 and 205: 210 Ischitella dai primi insediamen
- Page 208 and 209: 214 Ischitella dai primi insediamen
- Page 210 and 211: La principessa Antonia, ultima ered
- Page 212 and 213: 218 Ischitella dai primi insediamen
- Page 214 and 215: 220 Ischitella dai primi insediamen
- Page 216 and 217: 222 Ischitella dai primi insediamen
- Page 218 and 219: 224 Ischitella dai primi insediamen
- Page 220 and 221: 226 Ischitella dai primi insediamen
- Page 222 and 223: 228 Ischitella dai primi insediamen
- Page 224 and 225: 230 Ischitella dai primi insediamen
- Page 227 and 228: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 229 and 230: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 231 and 232: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 233 and 234: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 235 and 236: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 237 and 238: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 239 and 240: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 241 and 242: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 243 and 244: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 245 and 246: G. PIEMONTESE LI palazzi dei Pinto
- Page 247 and 248: La collaborazione è aperta a quant
- Page 249: Cannarsa Vasto, luglio 2003
L. LOPRIORE - T. M. RAUZINO La vitaI de Vargas Machuca 213<br />
Gabriele. E’ ricordato perché fece <strong>il</strong> tentativo di liberare dalla malaria tutti i terreni<br />
della fascia costiera tra <strong>il</strong> fiume Noce, la Fiumarella e Torre Nave; ma l’opera fu<br />
interrotta per la morte di una sua figliuola ventenne che aveva contratto sul luogo<br />
la perniciosa. Da allora in poi (1872) l’abbandono fu assoluto. Dopo la morte del<br />
Principe Tommaso Vargas Machuca, nel 1919 <strong>il</strong> feudo di Tortora passò a suo figlio<br />
Giuseppe che, per mezzo del suo procuratore, l’avvocato bolognese Benvenuto<br />
Piovani, procedette all’alienazione dei cespiti più considerevoli per estensione e<br />
per reddito 4 .<br />
A Napoli discendente del ramo principale è Don Giuseppe dei duchi de Vargas<br />
Machuca, Cavaliere di Giustizia del S.M.O Costantiniano 5 di S. Giorgio, Cavaliere<br />
dell’Ordine di Isabella la Cattolica e dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. 6<br />
Sul ramo ischitellano dei De Vargas, abbiamo reperito soltanto poche notizie.<br />
Con la morte di Francesco Pinto, estinto <strong>il</strong> ramo masch<strong>il</strong>e della famiglia, <strong>il</strong> titolo<br />
4<br />
In seguito, l’avvocato Piovani acquistò l’Impresa e, lasciata la professione che esercitava a Napoli,<br />
si dedicò completamente al diffic<strong>il</strong>e problema della bonifica della Marina. Bonificata a poco a poco<br />
la zona tra <strong>il</strong> fiume e Torre Nave e interamente scomparsa la malaria, nel corso di una decina di anni,<br />
una popolazione di circa 400 abitanti vi si stab<strong>il</strong>ì e la zona divenne una delle maggiori produttrici<br />
ed esportatrici di cedro (oggi quasi scomparso). Fiorenti furono anche le coltivazioni del grano, del<br />
gelso, degli ulivi e l’allevamento del bestiame.<br />
5<br />
Il leggendario fondatore dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio fu Isacco II Angelo Comneno,<br />
imperatore romano dell’oriente bizantino del dodicesimo secolo. La fratellanza fu la vera forza m<strong>il</strong>itare,<br />
impegnata nelle guerre contro i turchi nei Balcani. Nel sedicesimo secolo, <strong>il</strong> diritto della famiglia dei<br />
Comneni al trono di Costantinopoli venne riconosciuto da molte bolle papali, così come venne pure<br />
riconosciuta la loro Aurea M<strong>il</strong>izia. Durante tutta la sua storia, fu un punto di riferimento nelle guerre<br />
contro gli invasori; e appoggiò i papi durante la Controriforma. L’odierno Ordine Costantiniano di San<br />
Giorgio fu identificato come istituzione dinastica fin dal 1698, quando l’ultimo Pretendente Comneno<br />
lo cedette a Francesco Farnese, Duca di Parma, Piacenza e Castro. Il Papa Innocenzo XII confermò<br />
la cessione con la sua bolla Sincerae Fide, emanata <strong>il</strong> 24 ottobre 1699. Nel 1731, l’Ordine passò, per<br />
diritto dinastico, al principe Carlo di Borbone, figlio del re F<strong>il</strong>ippo V di Spagna e della sua seconda<br />
moglie, Elisabetta Farnese. Nel 1734 Carlo divenne re di Napoli e nel 1735 fu incoronato re di Sic<strong>il</strong>ia<br />
a Palermo. Il suo magistero nell’Ordine Costantiniano fu riconosciuto con una bolla papale nel 1738.<br />
Due decenni più tardi, quando Carlo successe al suo fratellastro maggiore al trono spagnolo, cedette le<br />
corone di Napoli e Sic<strong>il</strong>ia al figlio Ferdinando che divenne Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano.<br />
Ferdinando I delle Due Sic<strong>il</strong>ie (così <strong>il</strong> suo regno venne chiamato dopo <strong>il</strong> 1816) regnò fino al 1825.<br />
L’Ordine Costantiniano fu conferito fino al 1861, fin quando cioé le truppe del re Francesco II furono<br />
sconfitte da Garibaldi. Oggi, continua a essere riconosciuto dalla Santa Sede, da molte dinastie reali,<br />
e dal Sovrano M<strong>il</strong>itare dell’Ordine di Malta. E’altresì riconosciuto dalla Repubblica Italiana. Negli<br />
<strong>ultimi</strong> anni, le delegazioni italiane hanno sostenuto diverse opere di carità, come l’assistenza ai terremotati<br />
dell’Umbria e delle Marche, ed alle vittime dell’alluvione in Campania. All’estero, vi sono<br />
delegazioni costantiniane nei diversi paesi europei e americani, fra cui <strong>il</strong> Regno Unito, gli Stati Uniti<br />
e la Svizzera. In Italia ci sono varie delegazioni dell’Ordine Costantiniano, specialmente nel territorio<br />
dell’ex Regno delle Due Sic<strong>il</strong>ie. I delegati sono scelti fra l’antica nob<strong>il</strong>tà del Regno. Tutti portano una<br />
memoria fam<strong>il</strong>iare, tramite i loro avi, dei Re delle Due Sic<strong>il</strong>ie. L’attuale delegato per la Campania è<br />
proprio <strong>il</strong> Conte Giuseppe de Vargas Machuca; cfr. http://www.twosic<strong>il</strong>ies.org/ordine.html.<br />
6<br />
A.M. SIENA CHIANESE, La Nob<strong>il</strong>tà Napoletana, Oggi Incontri, Gallina Editore, Napoli 1995, pag.<br />
355 e segg.