Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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206 Ischitella dai primi insediamenti agli ultimi feudatari bianco con una mozzetta rossa. Dagli statuti apprendiamo che i confratelli fondatori della confraternita del SS.mo Sacramento e Maria SS.ma del Rosario sono ventidue; i confratelli dell’Orazione e Morte sono trenta e quelli di S. Eustachio sono cinquantadue. Di questi cinquantadue fondatori, dodici sono scriventi e quaranta firmano con la croce autenticata dal notaio. I notai estensori del documento, sono tre notai diversi, che operano nel territorio per un lungo arco di tempo: Giuseppe Masella dal 1736 al 1783; Michelangelo De Grazia dal 1767 al 1778 e Giuseppe Michele Vigilante dal 1787 al 1842. Le copie delle Regole, inviate al Tribunale Misto di Napoli per l’approvazione alla fondazione delle fratellanze e del loro regolamento interno, sono estremamente semplificate, perché non contengono la trascrizione dell’apparato cancelleresco richiesto dal Concordato del 1741. Probabilmente i testi completi erano quelli restituiti con la firma reale alle confraternite. Quelli da noi studiati sono quelli depositati in archivio e che, forse, per “economia” di scrivano sono stati trascritti solo nelle parti essenziali. Chi siano i confratelli fondatori delle fratellanze di Ischitella lo sappiamo dal fatto che i ventidue fondatori della confraternita del SS.mo Sacramento sono tutti “scriventi”, sono cioè persone di un discreto livello culturale, considerando l’altissimo livello di illetterati all’epoca. Allo stesso modo sono indicativi i loro cognomi, qualche volta preceduti da una D. equivalente a Dominus, Don, Doctor: mancano i Pinto. Quindi abbiamo una confraternita di notabili, i rappresentanti della borghesia colta del paese. Come abbiamo evidenziato precedentemente questo deve essere stato l’elemento di debolezza che obbligò alla fusione con la confraternita del Rosario, per sua natura una confraternita aperta a tutti i ceti. La non presenza, oggi, a Ischitella di questa nuova seconda confraternita rafforzata nel ’700 dall’unione, potrebbe essere sintomatico di una disfunzione che non ha mai cessato di esistere. Sicuramente confraternita aperta a tutti i ceti risulta la confraternita di S. Eustachio Patrono, con i suoi cinquantadue fratelli fondatori dei quali quaranta non scriventi. Abbiamo quindi un piccolo gruppo di acculturati, anche qui non compaiono i Pinto, che guida una maggioranza di analfabeti. Una unione vincente, che consente al gruppo di operare nel tessuto cittadino ed extra urbano, con maggiore incisività, di assumere un ruolo nell’area devozionale e assistenziale, godendo di una sede prestigiosa, la chiesa dell’Universitas. Sappiamo dallo statuto che hanno il loro abito, quella divisa che fa salire di rango i semplici e nello stesso tempo 14 Una confraternità dedita al culto dell’Immacolata Concezione è menzionata nella visita dell’Orsini, con sede nella chiesa S. Maria del Pantano, ma non ha riscontro nella documentazione settecentesca
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bianco con una mozzetta rossa.<br />
D<strong>agli</strong> statuti apprendiamo che i confratelli fondatori della confraternita del<br />
SS.mo Sacramento e Maria SS.ma del Rosario sono ventidue; i confratelli dell’Orazione<br />
e Morte sono trenta e quelli di S. Eustachio sono cinquantadue. Di questi<br />
cinquantadue fondatori, dodici sono scriventi e quaranta firmano con la croce<br />
autenticata dal notaio. I notai estensori del documento, sono tre notai diversi, che<br />
operano nel territorio per un lungo arco di tempo: Giuseppe Masella dal 1736 al<br />
1783; Michelangelo De Grazia dal 1767 al 1778 e Giuseppe Michele Vig<strong>il</strong>ante dal<br />
1787 al 1842.<br />
Le copie delle Regole, inviate al Tribunale Misto di Napoli per l’approvazione<br />
alla fondazione delle fratellanze e del loro regolamento interno, sono estremamente<br />
semplificate, perché non contengono la trascrizione dell’apparato cancelleresco<br />
richiesto dal Concordato del 1741. Probab<strong>il</strong>mente i testi completi erano quelli<br />
restituiti con la firma reale alle confraternite. Quelli da noi studiati sono quelli<br />
depositati in archivio e che, forse, per “economia” di scrivano sono stati trascritti<br />
solo nelle parti essenziali.<br />
Chi siano i confratelli fondatori delle fratellanze di <strong>Ischitella</strong> lo sappiamo dal<br />
fatto che i ventidue fondatori della confraternita del SS.mo Sacramento sono tutti<br />
“scriventi”, sono cioè persone di un discreto livello culturale, considerando l’altissimo<br />
livello di <strong>il</strong>letterati all’epoca.<br />
Allo stesso modo sono indicativi i loro cognomi, qualche volta preceduti da<br />
una D. equivalente a Dominus, Don, Doctor: mancano i Pinto. Quindi abbiamo<br />
una confraternita di notab<strong>il</strong>i, i rappresentanti della borghesia colta del paese. Come<br />
abbiamo evidenziato precedentemente questo deve essere stato l’elemento di debolezza<br />
che obbligò alla fusione con la confraternita del Rosario, per sua natura una<br />
confraternita aperta a tutti i ceti. La non presenza, oggi, a <strong>Ischitella</strong> di questa nuova<br />
seconda confraternita rafforzata nel ’700 dall’unione, potrebbe essere sintomatico<br />
di una disfunzione che non ha mai cessato di esistere.<br />
Sicuramente confraternita aperta a tutti i ceti risulta la confraternita di S. Eustachio<br />
Patrono, con i suoi cinquantadue fratelli fondatori dei quali quaranta non<br />
scriventi. Abbiamo quindi un piccolo gruppo di acculturati, anche qui non compaiono<br />
i Pinto, che guida una maggioranza di analfabeti. Una unione vincente, che<br />
consente al gruppo di operare nel tessuto cittadino ed extra urbano, con maggiore<br />
incisività, di assumere un ruolo nell’area devozionale e assistenziale, godendo di<br />
una sede prestigiosa, la chiesa dell’Universitas. Sappiamo dallo statuto che hanno<br />
<strong>il</strong> loro abito, quella divisa che fa salire di rango i semplici e nello stesso tempo<br />
14<br />
Una confraternità dedita al culto dell’Immacolata Concezione è menzionata nella visita dell’Orsini,<br />
con sede nella chiesa S. Maria del Pantano, ma non ha riscontro nella documentazione settecentesca