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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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L. BERTOLDI LENOCI La vi<strong>Ischitella</strong> confraternale in età moderna 185<br />

zione si modifica in SS.mo Sacramento e Maria SS.ma del Rosario. Non abbiamo<br />

reperito la documentazione che ci spieghi la doppia intitolazione ma, alla luce di<br />

altri casi analoghi, crediamo di poter ipotizzare una situazione di questo tipo. La<br />

confraternita del SS.mo Sacramento, a numero chiuso, riservata ai notab<strong>il</strong>i, con<br />

i suoi onerosi impegni per <strong>il</strong> suffragio, non riesce a sostenersi. La presenza di un<br />

promotor rosarii suggerisce una aggregazione. Il grande seguito del culto mariano<br />

legato alle vicende di Lepanto, avrebbe potuto rinvigorire la confraternita cristologica,<br />

di più diffic<strong>il</strong>e partecipazione, soprattutto per i semplici, rispetto a quelle<br />

mariane. Infatti, controllando quanto riscontrato dall’Orsini nella sua visita del<br />

1675, troviamo che <strong>il</strong> presule visita un altare di Maria SS.ma del Rosario, al quale<br />

è aggregato una confraternita che ne ha la cura. È una confraternita della quale<br />

si ignora la data di erezione, ma che ha avuto la licenza di erezione dal generale<br />

dell’Ordine Domenicano, fruendo delle relative indulgenze. Dalla contab<strong>il</strong>ità controllata,<br />

risulta che ha buone rendite.<br />

Circa cento anni dopo troviamo che la confraternita di Maria SS.ma del Rosario<br />

non ha un suo statuto, ma è aggregata alla confraternita del SS.mo Sacramento e<br />

<strong>il</strong> tribunale misto r<strong>il</strong>ascerà uno statuto unico per una confraternita a doppia intitolazione,<br />

ad aggregazione avvenuta.<br />

Qualche cosa, che attualmente non sappiamo per certo, ma possiamo solo<br />

ipotizzare, era accaduto e la fusione era stata una necessità per sopravvivere.<br />

Questa unione, <strong>dai</strong> molteplici aspetti, migliorò sicuramente una situazione ormai<br />

asfittica.<br />

Questa trasformazione potrebbe essere avvenuta durante <strong>il</strong> secolo XVII 5 . Non<br />

essendo più a numero chiuso e non essendo più di classe, <strong>il</strong> sodalizio aveva maggior<br />

possib<strong>il</strong>ità di esistere e operare costruttivamente in un contesto povero anche numericamente.<br />

Ci sostiene, in questa nostra ipotesi, la presenza di un regio assenso alla<br />

fondazione e alle regole concesse, in data 1788 6 dal re di Napoli Ferdinando IV, alla<br />

confraternita del SS.mo Sacramento e Maria SS.ma del Rosario. Il documento era<br />

d’obbligo dopo <strong>il</strong> Concordato del 1741, pena la soppressione della confraternita.<br />

Questo punto fermo ci impone la certezza che una prima confraternita del Santissimo<br />

fosse stata eretta quanto meno nel XVII secolo. Infatti, le regole presentate<br />

al Tribunale misto di Napoli, chiamato del Cappellano Maggiore e Santa Chiara, non<br />

sono mai regole nuove, ma le antiche regole, adattate alle esigenze cancelleresche<br />

5<br />

Il promotor rosarii non proveniva da un convento cittadino. Infatti a <strong>Ischitella</strong> era stato eretto solamente<br />

un convento di francescani osservanti, che risalirebbe, si dice, al passaggio di San Francesco<br />

in Puglia. Fu soppresso nel 1811. Cfr. A. e G. CLEMENTe, La soppressione degli ordini monastici in<br />

Capitanata nel decennio francese (1806-1815), Bari, 1993.<br />

6<br />

ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI (da ora A.S.N.), fondo Cappellano Maggiore e Santa Chiara, Busta<br />

1211, nic. 66, a. 1788.

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