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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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178 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

venivo trattato, non ho mai preso parte alcuna <strong>agli</strong> intrighi ed alle cospirazioni che<br />

si facevano contro <strong>il</strong> governo. Nel 1848 <strong>il</strong> re Ferdinando II mi ha chiamato presso<br />

di lui ed io l’ho servito fedelmente sino alla sua morte. Ho agito allo stesso modo<br />

nei confronti del re Francesco II, e, se l’avesse voluto, avrei potuto rendergli gli<br />

stessi servizi che resi a suo padre. E’stata una sciagura che sia stato ingannato, tradito.<br />

Ha perso un bel regno ed <strong>il</strong> paese è stato rovinato. Io l’ho lasciato perché mi<br />

ha assicurato di voler lasciare <strong>il</strong> paese e sciogliere l’esercito. Non potevo assistere<br />

a questa onta. Non avrei mai pensato che alcuni gli potessero aver consigliato di<br />

lasciare la città per risparmiare un conflitto e, un mese dopo, tentare di rientrarvi a<br />

seguito di una batt<strong>agli</strong>a. Non nego di essere stato estremamente contrariato dalla<br />

sua mancanza di fiducia e lealtà nei miei confronti. Qualunque fosse stato <strong>il</strong> suo<br />

progetto, non lo avrei abbandonato. Era infelice. Ne avevo dato prove nel 1815:<br />

posso dire di essere stato <strong>il</strong> solo, con <strong>il</strong> duca di Roccaromana, a non aver lasciato<br />

<strong>il</strong> re, al quale eravamo legati per giuramento. Allo stesso modo, nel 1848, avendo<br />

prestato giuramento di servire la dinastia, non l’avrei abbandonata.<br />

Il 7, mentre Garibaldi entrava, mi sono imbarcato con mia moglie su di una<br />

nave postale. Era troppo doloroso per me assistere alla rovina del mio paese.<br />

Parte Quarta<br />

Lasciata Napoli l’8 settembre, arrivammo a Marsiglia <strong>il</strong> giorno in cui Sua<br />

Maestà l’Imperatore partì per l’Algeria. Mi recai direttamente a Parigi. Arrivando,<br />

mi assicurarono che <strong>il</strong> re di Napoli era partito per la Spagna. Non ebbi difficoltà a<br />

crederlo, dopo che egli stesso mi aveva assicurato che la sua intenzione era quella<br />

di lasciare <strong>il</strong> regno.<br />

Qualche tempo dopo <strong>il</strong> ritorno dell’Imperatore a Parigi, an<strong>dai</strong> a trovare <strong>il</strong> conte<br />

Walewski, ministro di Stato. Lo pregai di procurarmi l’onore di un’udienza imperiale.<br />

Mi consigliò di rivolgermi al duca di Bassano; pensava che l’avrei ottenuta.<br />

Il conte Walewski mi chiese se avessi visto <strong>il</strong> principe Murat. Gli dissi che, per<br />

delicatezza, nella mia posizione, mi ero astenuto dal vederlo; che c’erano molti tradimenti<br />

e, poiché a Napoli si pensava che fossi partigiano del principe a causa della<br />

mia condotta del 1815, mi si sarebbe potuto reputare come un traditore del re che<br />

servivo. Avendo scritto al duca di Bassano, dopo qualche giorno ricevetti l’avviso<br />

che sua maestà mi avrebbe ricevuto la domenica prima della fine dell’anno.<br />

Mi presentai in uniforme. Fui ricevuto nel salone grande, dove si faceva capannello,<br />

con molte persone.<br />

Sua Maestà, passando, mi ricordò l’incontro di M<strong>il</strong>ano, ebbe la bontà di chie-

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