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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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174 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />

Il re non ha tenuto in alcuna considerazione <strong>il</strong> mio rapporto: i fatti di Sic<strong>il</strong>ia<br />

hanno dimostrato che quello che avevo proposto sarebbe stato necessario.<br />

Nel mese di ottobre 1859 si temette un attacco dei rivoluzionari dall’Abruzzo<br />

e si riunirono una divisione di fanteria ed una di cavalleria. Il comando è stato<br />

affidato ad uno di brigadieri più giovani, Pianell; mi sono recato dal re per fargli<br />

delle osservazioni sulla non convenienza di questa destinazione. Mi permetto di<br />

fare un’osservazione su di un errore che <strong>il</strong> governo di Sua Santità ha fatto, più<br />

o meno in questo periodo. Ne parlo poiché credo che abbia aperto la strada per<br />

arrivare a Napoli ai piemontesi. Questo errore consiste nel comando dell’esercito<br />

dato al generale de Lamorcière che, diventato <strong>il</strong> portabandiera di un partito, offrì<br />

al Piemonte, senza dissensi, l’occasione di attaccare. I Piemontesi, impossessatisi<br />

delle Marche, avevano una via aperta, che cercavano per dirigersi verso <strong>il</strong> regno<br />

di Napoli.<br />

Certamente si possono fare degli errori, ma com’è possib<strong>il</strong>e immaginare di inviare<br />

degli ambasciatori per trattare la conclusione di un’alleanza con <strong>il</strong> Piemonte,<br />

che non aveva voluto ratificare <strong>il</strong> trattato di Zurigo, e che con questa sua condotta<br />

aveva svelato le sue intenzioni verso i sovrani dell’Italia?<br />

Garibaldi stava preparando a Genova una spedizione contro <strong>il</strong> regno delle Due<br />

Sic<strong>il</strong>ie. Il governo piemontese ne era al corrente, gli forniva le armi ed <strong>il</strong> denaro:<br />

non si è avuto <strong>il</strong> coraggio di rompere le relazioni con questo paese.<br />

La nostra marina possedeva parecchie fregate a vapore: sarebbe stato fac<strong>il</strong>e<br />

bloccare <strong>il</strong> porto di Genova. Se la spedizione avesse preso <strong>il</strong> largo si sarebbe potuto<br />

distruggerla all’uscita dal porto. Lasciarla libera di uscire per correrle dietro,<br />

lasciarla sbarcare in Sic<strong>il</strong>ia, paese ost<strong>il</strong>e al governo del re, dove era stata preparata<br />

la rivoluzione: ecco una serie di errori che non si sa come giustificare.<br />

Il generale F<strong>il</strong>angieri, tormentato dalle contrarietà a cui era sottoposto, non ignorava<br />

che, nel paese, venivano addossate a lui tutte le colpe, e tuttavia la situazione<br />

non si era prodotta per sua colpa: aveva più volte dato le dimissioni. Infine si era<br />

ritirato a Sorrento sotto pretesto di una malattia, e qui si eclissò fino al momento<br />

di partire per la Francia.<br />

Garibaldi sbarcò con le sue bande a Marsala, i tradimenti e i voltafaccia erano<br />

cominciati. Il generale F<strong>il</strong>angeri, prima di ritirarsi definitivamente a Sorrento, venne<br />

da me per dirmi, da parte del re, che mi voleva inviare in Sic<strong>il</strong>ia come luogotenente.<br />

Io rifiutai. Conoscevo le lamentele dei Sic<strong>il</strong>iani, <strong>il</strong> re non voleva fare nulla per loro.<br />

Cosa sarei andato a fare? Il carnefice? Non mi si addiceva. Risposi con franchezza<br />

al generale F<strong>il</strong>angieri che aveva governato così bene la Sic<strong>il</strong>ia, che egli sarebbe<br />

stato <strong>il</strong> solo in grado di gestire questa circostanza. In verità, se non lo avessero tolto<br />

dalla Sic<strong>il</strong>ia, tutto quello che stava succedendo non si sarebbe mai verificato.<br />

Dopo che Garibaldi era riuscito a far insorgere tutta la Sic<strong>il</strong>ia e ad impossessarsi<br />

di Palermo, alla fine del giugno1860, si riuscì a far decidere al re di proclamare la

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