Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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M. BELLOLI<br />
La vitaMemorie e ricordi di un Principe<br />
vertito ed all’insaputa, credo, del ministro della guerra, presidente del consiglio.<br />
I subalterni avevano più credito dei generali.<br />
Ebbi istruzioni, partendo per Torino, di riunirmi all’incaricato d’affari del re,<br />
e da lì andare al quartiere generale dell’imperatore.<br />
Non mi conviene esternare ciò che avevo pensato di questo ordine. Questa cosa<br />
mi fece perdere, forse, l’occasione di assistere alla batt<strong>agli</strong>a di Solferino, o almeno<br />
di vedere <strong>il</strong> campo di batt<strong>agli</strong>a sul quale era stata trattata la pace di V<strong>il</strong>lafranca.<br />
Fui ricevuto dall’imperatore solo al suo ritorno a M<strong>il</strong>ano. Ero molto fiero di<br />
presentarmi con al collo <strong>il</strong> gran cordone della Legion d’onore, con <strong>il</strong> quale egli mi<br />
aveva decorato nel 1850, e della med<strong>agli</strong>a di Sant’Elena, dopo esser stato decorato<br />
nel 1813 a Erfurt, ufficiale della Legion d’onore, dopo la batt<strong>agli</strong>a di Leipsick,<br />
dall’imperatore Napoleone. Sua maestà mi ricevette da solo, nel suo studio privato,<br />
con la più grande amab<strong>il</strong>ità ed ebbe la bontà di intrattenersi con me. Uscendo, gli<br />
presentai <strong>il</strong> mio aiutante di campo e mio nipote, che mi avevano accompagnato.<br />
Compiuta la mia missione, prima di ritornare a Napoli, partii per Parigi. Vi<br />
rimasi solo pochi giorni poiché ero molto inquieto dei fatti napoletani. Durante<br />
<strong>il</strong> mio breve soggiorno a Parigi ho incontrato <strong>il</strong> conte Walewski, che era ministro<br />
degli affari esteri che avevo conosciuto bambino e poi ambasciatore a Napoli. Mi<br />
raccomandò di pregare <strong>il</strong> re di fare qualcosa per accontentare <strong>il</strong> paese, di cercare<br />
di adottare un governo come quello francese: avrei potuto dare assicurazione che<br />
non esisteva uno più solido. Queste furono le sue parole.<br />
L’imperatore aveva avuto la bontà di tenere con me lo stesso linguaggio.<br />
I buoni consigli non sono mancati.<br />
Di ritorno a Napoli, feci al re un racconto dett<strong>agli</strong>ato della mia missione. Non<br />
ne ottenni alcun risultato.<br />
La disgregazione dei reggimenti svizzeri continuò; perdemmo quattro magnifici<br />
reggimenti, un superbo nucleo della nostra armata. Gli Svizzeri, che ovunque sono<br />
stati molto fedeli, che nel 1830 si fecero massacrare in Francia per difendere <strong>il</strong> re,<br />
a Napoli disertarono. Da molto questa defezione era stata preparata in Svizzera. A<br />
Napoli essi furono corrotti con <strong>il</strong> denaro, con l’elargizione di molto denaro. L’infernale<br />
cospirazione che si stava tramando a Torino era alla base di tutto.<br />
Poco dopo <strong>il</strong> mio ritorno a Napoli, ho presentato al re un rapporto sull’organizzazione<br />
che si voleva dare all’esercito. Dai due batt<strong>agli</strong>oni di ogni reggimento,<br />
formare tre di quattro compagnie, di cui due di 600 uomini, attivi e <strong>il</strong> terzo di riserva<br />
in cui si sarebbero fatti entrare gli sposati, i coscritti e gli ufficiali anziani, che erano<br />
parecchi. In tal modo, avremmo avuto ogni reggimento formato da otto compagnie<br />
di 150 uomini, ovvero 1200, e quattro compagnie di riserva che formavano <strong>il</strong> terzo<br />
batt<strong>agli</strong>one. La stessa cosa per la cavalleria. Quello che proponevo era molto ut<strong>il</strong>e,<br />
in particolar modo per le truppe che avevamo in Sic<strong>il</strong>ia, dove l’esercito doveva<br />
essere sul piede di guerra e perfettamente disponib<strong>il</strong>e.