Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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162 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />
ha passato la notte nello studio del re senza dormire, nell’incertezza degli eventi<br />
che si potevano generare da un momento all’altro. Il mattino, di buon ora, tutte le<br />
barricate erano piene di gente armata e di guardia nazionale. Le truppe erano davanti<br />
al palazzo, sulla difensiva, con i cannoni carichi. I deputati si erano riuniti nella<br />
sala del Parlamento; alcuni fogli venivano portati avanti e indietro con la formula<br />
del giuramento che essi dovevano ma non volevano prestare; in questo modo è<br />
trascorsa la giornata sino a mezzogiorno.<br />
Lascio <strong>il</strong> re, esco dal palazzo e vado a posizionarmi davanti alle truppe, sicuro<br />
che, da un momento all’altro ci sarebbe stata una svolta. Dopo poco tempo un<br />
colpo di fuc<strong>il</strong>e, partito dalla barricata di S. Ferdinando, uccide un granatiere della<br />
guardia. La truppa, sorpresa da questo attacco improvviso, tira dei colpi di fuc<strong>il</strong>e,<br />
si risponde, si ingaggia un conflitto a fuoco; non si poteva più esitare, bisognava<br />
attaccare le barricate. Il primo reggimento di Svizzeri, comandato dal colonnello<br />
Siegrist, sbocca sulla piazza del castello. Dico che bisogna attaccare la barricata:<br />
l’ordine viene impartito. Le truppe d’assalto in testa al reggimento vanno dritti sulla<br />
barricata che cede, ne siamo padroni; i colpi di fuc<strong>il</strong>e continuano nella strada e in<br />
case occupate <strong>dai</strong> rivoluzionari; ci furono parecchi morti.<br />
Anche tutte le altre barricate vennero attaccate e ci battemmo per qualche ora<br />
prima di arrivare al Parlamento, dove si erano riuniti i deputati che si misero al<br />
sicuro quando le truppe cominciarono ad avvicinarsi. Allo stesso modo si misero<br />
al sicuro i ministri, loro complici, riuniti nel palazzo della foresteria.<br />
Il giorno dopo, <strong>il</strong> 16, <strong>il</strong> re non aveva più alcun ministero, mi incaricò di formarne<br />
uno. Gli proposi <strong>il</strong> principe di Cariati come presidente e i principi Torella,<br />
Bozzelli, Gigli, Ruggeri, Carrascosa, tutti liberali moderati. Tenni per me <strong>il</strong> ministero<br />
della guerra e della marina. Il re fu benevolo, non volle abusare della vittoria<br />
sulla rivoluzione, conservò la costituzione e noi fummo tutti ministri d’ordine<br />
costituzionale.<br />
Il 27 <strong>il</strong> re diede le decorazioni alle truppe. Io fu nominato commendatore<br />
dell’ordine di San Ferdinando. I deputati rivoluzionari si dispersero nel reame per<br />
meglio sollevare <strong>il</strong> paese contro l’autorità del re. Si fecero dei governi provvisori.<br />
A Cosenza ne fecero uno. C’era, nella città, un batt<strong>agli</strong>one di cacciatori, comandato<br />
dal maggiore Pianell, che si cercava di spingere alla defezione. Io feci partire una<br />
fregata a vapore per Paola per farlo imbarcare e venire a Napoli.<br />
Diedi ordini precisi e reiterati al maggiore affinché lasciasse Cosenza e si imbarcasse.<br />
Temevo che la defezione di questo batt<strong>agli</strong>one avrebbe potuto causare <strong>il</strong><br />
disgregarsi dell’esercito che, fino a quel momento, si era mostrato fedele ai propri<br />
doveri.<br />
Nella capitale la rivolta era stata domata ma non così nelle province; per<br />
combatterla fummo obbligati a richiamare le truppe che formavano la divisione<br />
del generale Pepe nell’alta Italia e ad organizzare l’esercito, che era di soli 40.000