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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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M. BELLOLI<br />

La vitaMemorie e ricordi di un Principe<br />

uscendo per ricevere gli omaggi e le acclamazioni del popolo. Mi ha ordinato di<br />

seguirlo, e mi ha fatto dare un cavallo; l’ho accompagnato nella passeggiata tra la<br />

folla, in città.<br />

Alla notizia che <strong>il</strong> re aveva promulgato la costituzione, la Sic<strong>il</strong>ia si ribellò, scacciò<br />

i m<strong>il</strong>itari e chiese una costituzione diversa da quella di Napoli. Tutta la Sic<strong>il</strong>ia<br />

si dichiarò indipendente; al re non rimase altro che la cittadella di Messina.<br />

Con la costituzione, <strong>il</strong> re fu obbligato a cambiare <strong>il</strong> suo ministero. Il nuovo<br />

venne formato da persone molto valide: <strong>il</strong> duca di Serracapriola, presidente, i principi<br />

Cariati, Torella, Dentice e Bozzelli, che aveva avuto dei contatti con <strong>il</strong> partito<br />

progressista, ma che era un onest’uomo di talento; egli fu incaricato di redigere la<br />

costituzione.<br />

La costituzione si era ottenuta attraverso la cospirazione. Il generale Pepe e<br />

gli emigrati rientrati cominciarono a fare i rivoluzionari. Si cominciò col forzare<br />

<strong>il</strong> re per obbligarlo a mandare una divisione di truppe in Alta Italia per unirsi ai<br />

Piemontesi, ai quali anche <strong>il</strong> loro re aveva dato la costituzione, per combattere gli<br />

Austriaci, l’impero dei quali era in rivolta.<br />

Anche la Francia aveva fatto la sua rivoluzione e proclamato la repubblica;<br />

tutta l’Europa era in fermento.<br />

Il generale Pepe ebbe <strong>il</strong> comando della divisione: dopo quanto era successo<br />

nel 1820, non si trattava di una buona scelta. Il ministero del duca di Serracapriola<br />

fu obbligato <strong>dai</strong> rivoluzionari a dare le dimissioni e venne sostituito da un altro<br />

guidato da Carlo Troya e da ministri tutti vicini ai rivoluzionari.<br />

Il re fu inoltre obbligato ad inviare una squadra navale nell’Adriatico per bloccare<br />

i porti dell’impero austriaco.<br />

Il 27 gennaio <strong>il</strong> re mi reintegrò nel mio grado; <strong>il</strong> 20 febbraio mi nominò suo<br />

aiutante di campo generale.<br />

La rivoluzione ed <strong>il</strong> disordine avanzavano ovunque: si chiedevano delle modifiche<br />

alla costituzione, in verità si voleva annullare l’autorità del re.<br />

Il giorno dell’apertura del parlamento venne fissato da parte del re per <strong>il</strong> 15<br />

maggio. Qualche giorno prima arrivarono dalle province alcune sinistre figure;<br />

c’era di ché prevedere una sommossa.<br />

Il 14, sia costoro che la guardia nazionale erano in armi.<br />

La sera si sono cominciate a costruire barricate: <strong>il</strong> principe di San Giacomo è<br />

venuto dal re. Ero presente quando gli disse di prevedere la ripetizione di quanto<br />

era accaduto nel 1830 a Parigi.<br />

Insistetti sul re per far distruggere quelle barricate; <strong>il</strong> re esitava. Gli dissi: “In<br />

tal caso tutto è perduto. Non vi sarà più un re, non vi sarà più una corona!”. Mi feci<br />

dare la sua parola, orologio alla mano, che in qualche ora mi avrebbe autorizzato<br />

a far togliere le barricate.<br />

Nell’attesa e nell’indecisione è trascorsa tutta la notte. Tutta la famiglia reale

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