Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
M. BELLOLI La vitaMemorie e ricordi di un Principe vedemmo passare un bastimento; era stato affittato dal generale Manhes per essere condotto in Francia con la sua famiglia. Gli fu possibile prendere a bordo soltanto il re. Poco tempo dopo è arrivata un’altra nave che ci ha imbarcati tutti e siamo partiti. Arrivati a Tolone ci siamo riuniti al re che si è stabilito nella villa di un tedesco, mentre noi siamo rimasti in un hotel di Tolone; abbiamo passato quasi un mese in questo modo. Il re aveva chiesto all’imperatore di potersi recare da lui a Parigi. Non avendo ottenuta alcuna risposta, avendo saputo che le ostilità stavano per ricominciare, stanco di attendere e sperando di potergli render servizio, si decise a lasciare Tolone e raggiungere l’armata. Era troppo tardi. Il giorno in cui ci mettemmo in cammino, a metà della strada per arrivare a Marsiglia, abbiamo incontrato il generale Brune con le truppe, che erano state obbligate a lasciare la città a causa dei moti rivoluzionari scoppiati alla notizia della perdita della battaglia di Mont Saint Jean e dell’abdicazione dell’imperatore. Se il re non fosse stato separato dall’imperatore dalle circostanze, forse la battaglia avrebbe avuto un altro risultato, poiché egli avrebbe potuto rendergli gli stessi servizi che gli aveva prestato sul campo della Moscova. Sorpresi da queste notizie, dovemmo ritornare a Tolone per attendere gli eventi. Dopo il rientro di Luigi XVIII a Parigi, il governo ha mandato dei commissari straordinari nelle città di Francia. Il marchese de Rivière è stato inviato a Marsiglia. Appena arrivato, non si è trattenuto dal perseguitare il re; proprio questo stesso marchese, emigrato, rientrato in Francia, che l’imperatore voleva far fucilare e che era stato salvato grazie alle preghiere ed alle insistenze del re. Ecco cosa sono la gratitudine e la riconoscenza! Il re, perseguitato e a rischio di cadere in mano ad assassini, ha dovuto lasciare la sua dimora e nascondersi in una piccola casa di campagna. Tutte le sere, prima che le porte della città venissero chiuse, uno di noi, suoi compagni e fedeli servitori, andava a turno a passare la notte con lui e rientrava in città al levar del sole. Questa disgraziata situazione è durata parecchi giorni. Il re, stanco del ruolo che doveva obbligatoriamente giocare, nascosto e privo di qualsiasi informazione su cosa si stava decidendo della sua sorte, ordinò di noleggiare una nave per essere condotto, con il suo seguito, a Le Havre. Questa doveva partire da Tolone dopo aver preso a bordo il suo seguito, che era in città, ed indi fermarsi davanti alla spiaggia della casa per imbarcare il re. Lo stesso giorno della partenza della nave, io dovevo partire con una diligenza postale e recarmi a Parigi dal ministro della polizia Fouché, per informarlo della partenza del re, via mare per Le Havre, e per sollecitare al principe Metternich e al duca di Wellington i suoi passaporti sia per l’Austria, per riunirsi alla regina ed alla sua famiglia, sia per l’Inghilterra. Il giorno in cui la nave lasciò il porto di Tolone, io partii per Parigi; arrivato,
158 Ischitella dai primi insediamenti agli ultimi feudatari vedo Fouché e faccio la mia commissione. Dopo qualche giorno, sono chiamato dal ministro della polizia; egli mi informa che la nave su cui doveva imbarcarsi il re, spinta da una folata di vento, era stata obbligata ad allontanarsi, aveva lasciato il re a terra ed era partita. Il re, lasciato solo con un valletto di camera, aveva preso una barca che lo lasciò in Corsica. Arrivato nell’isola aveva ritrovato il generale Franceschetti ed altri ufficiali che avevano servito nel regno di Napoli ed essi lo convinsero a fare una spedizione per sbarcare in Calabria, a Pizzo. Traditi, da quel che si racconta, da un marinaio chiamato Barbara, accadde la terribile catastrofe che credo inutile menzionare, essendo già troppo conosciuta. La mia sorpresa ed il mio dolore furono estremi. In questo modo terminò il primo periodo della mia vita militare durante la quale ho sempre cercato di fare il mio dovere e di mostrare, sino all’ultimo minuto, riconoscenza a colui che era stato il mio protettore e che mi aveva ricolmato di benefici. Parte Seconda Poiché gli ultimi avvenimenti avevano reso inutile il mio soggiorno a Parigi, non mi restava che rientrare a Napoli dalla mia famiglia ed occuparmi dei miei affari. Lasciai Parigi. Arrivato a Firenze seppi di essere stato esiliato da Napoli, come il duca di Roccaromana, per aver servito fedelmente il re. E’ stato necessario rassegnarsi e decidere di vivere all’estero. Durante il mio esilio, ebbi la soddisfazione di vedere la mia condotta e fedeltà verso i doveri altamente apprezzati, al punto che venni ricevuto ovunque con la più grande cortesia, in particolare dall’aristocrazia inglese e dagli ambasciatori d’Austria, principe Estherazy, e di Russia, principe de Liéven. Per tre anni la mia famiglia aveva inutilmente chiesto al re di farmi rientrare. Nel 1818, essendosi recato il re Ferdinando a Roma, con il duca di Roccaromana siamo andati in questa città dove abbiamo ricevuto il permesso di rientrare a Napoli. Poco tempo dopo, tramite una grazia speciale, queste sono le parole del decreto, siamo stati reintegrati nel nostro grado. Il capitano generale Nugent, ministro della guerra, aveva giudicato onorevole la mia condotta: mi colmava di gentilezze e volle darmi il comando della provincia di Capitanata dove avevo le mie terre, lasciandomi in tal modo la possibilità di occuparmi facilmente dei miei affari.
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vedemmo passare un bastimento; era stato affittato dal generale Manhes per essere<br />
condotto in Francia con la sua famiglia. Gli fu possib<strong>il</strong>e prendere a bordo soltanto<br />
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Arrivati a Tolone ci siamo riuniti al re che si è stab<strong>il</strong>ito nella v<strong>il</strong>la di un tedesco,<br />
mentre noi siamo rimasti in un hotel di Tolone; abbiamo passato quasi un<br />
mese in questo modo. Il re aveva chiesto all’imperatore di potersi recare da lui a<br />
Parigi. Non avendo ottenuta alcuna risposta, avendo saputo che le ost<strong>il</strong>ità stavano<br />
per ricominciare, stanco di attendere e sperando di potergli render servizio, si<br />
decise a lasciare Tolone e raggiungere l’armata. Era troppo tardi. Il giorno in cui<br />
ci mettemmo in cammino, a metà della strada per arrivare a Marsiglia, abbiamo<br />
incontrato <strong>il</strong> generale Brune con le truppe, che erano state obbligate a lasciare la<br />
città a causa dei moti rivoluzionari scoppiati alla notizia della perdita della batt<strong>agli</strong>a<br />
di Mont Saint Jean e dell’abdicazione dell’imperatore. Se <strong>il</strong> re non fosse stato<br />
separato dall’imperatore dalle circostanze, forse la batt<strong>agli</strong>a avrebbe avuto un<br />
altro risultato, poiché egli avrebbe potuto rendergli gli stessi servizi che gli aveva<br />
prestato sul campo della Moscova. Sorpresi da queste notizie, dovemmo ritornare<br />
a Tolone per attendere gli eventi.<br />
Dopo <strong>il</strong> rientro di Luigi XVIII a Parigi, <strong>il</strong> governo ha mandato dei commissari<br />
straordinari nelle città di Francia. Il marchese de Rivière è stato inviato a Marsiglia.<br />
Appena arrivato, non si è trattenuto dal perseguitare <strong>il</strong> re; proprio questo stesso<br />
marchese, emigrato, rientrato in Francia, che l’imperatore voleva far fuc<strong>il</strong>are e<br />
che era stato salvato grazie alle preghiere ed alle insistenze del re. Ecco cosa sono<br />
la gratitudine e la riconoscenza! Il re, perseguitato e a rischio di cadere in mano<br />
ad assassini, ha dovuto lasciare la sua dimora e nascondersi in una piccola casa<br />
di campagna. Tutte le sere, prima che le porte della città venissero chiuse, uno di<br />
noi, suoi compagni e fedeli servitori, andava a turno a passare la notte con lui e<br />
rientrava in città al levar del sole.<br />
Questa disgraziata situazione è durata parecchi giorni. Il re, stanco del ruolo<br />
che doveva obbligatoriamente giocare, nascosto e privo di qualsiasi informazione<br />
su cosa si stava decidendo della sua sorte, ordinò di noleggiare una nave per essere<br />
condotto, con <strong>il</strong> suo seguito, a Le Havre. Questa doveva partire da Tolone dopo aver<br />
preso a bordo <strong>il</strong> suo seguito, che era in città, ed indi fermarsi davanti alla spiaggia<br />
della casa per imbarcare <strong>il</strong> re.<br />
Lo stesso giorno della partenza della nave, io dovevo partire con una d<strong>il</strong>igenza<br />
postale e recarmi a Parigi dal ministro della polizia Fouché, per informarlo della<br />
partenza del re, via mare per Le Havre, e per sollecitare al principe Metternich e<br />
al duca di Wellington i suoi passaporti sia per l’Austria, per riunirsi alla regina ed<br />
alla sua famiglia, sia per l’Ingh<strong>il</strong>terra.<br />
Il giorno in cui la nave lasciò <strong>il</strong> porto di Tolone, io partii per Parigi; arrivato,