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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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M. BELLOLI<br />

La vitaMemorie e ricordi di un Principe<br />

luzione, si riunirono per decidere di chiedere al re di concedere una costituzione:<br />

era una strana maniera di occupare <strong>il</strong> proprio tempo, invece di battersi per salvare<br />

<strong>il</strong> proprio paese!<br />

La prima divisione, comandata dal generale Carrascosa, attaccò la divisione<br />

austriaca comandata dal generale Bianchi sul Panaro; è stato allora che <strong>il</strong> generale<br />

F<strong>il</strong>angieri, aiutante di campo del re, caricando alla testa di uno squadrone di lancieri<br />

per forzare <strong>il</strong> ponte, ebbe la coscia fracassata <strong>dai</strong> tirolesi, cadde, fu fatto prigioniero<br />

e venne liberato in seguito ad una carica di cavalleria.<br />

Gli Austriaci, battuti, furono obbligati a ritirarsi. Dopo la loro uscita, noi<br />

entrammo a Modena. Il giorno successivo <strong>il</strong> re andò a raggiungere la seconda<br />

divisione, comandata dal generale D’Ambrosio, che si trovava all’imboccatura<br />

del ponte di Occhiobello, per forzare <strong>il</strong> passaggio del Po. Questa operazione non<br />

ebbe successo.<br />

L’imperatore, arrivato a Parigi, fece conoscere al re la sua scontentezza e che<br />

avrebbe iniziato le ost<strong>il</strong>ità. Lo scarso riscontro che aveva trovato tra la popolazione<br />

lo fece decidere a ritirarsi.<br />

La prima divisione seguì, nella ritirata, la strada che costeggia <strong>il</strong> mare. Il re,<br />

con la seconda divisione, si è diretto incontro, prima di Macerata, alla divisione<br />

della fanteria della guardia, comandata dal principe Pignatelli di Strongoli e alla<br />

divisione della cavalleria della guardia, comandata dal generale Livron; queste<br />

truppe venivano dalla Toscana.<br />

L’esercito austriaco era stato diviso: una parte seguiva la prima divisione, l’altra<br />

era appostata davanti a Tolentino.<br />

Il re desiderava battere gli austriaci grazie a tutte e tre le sue tre divisioni: con<br />

due riunirsi alla prima e gettarsi sull’ala sinistra dell’esercito austriaco. Non era<br />

possib<strong>il</strong>e immaginare manovra più ardita.<br />

Il re, dopo aver fatto prendere <strong>il</strong> posto stab<strong>il</strong>ito al suo esercito, fece attaccare <strong>il</strong><br />

centro dell’armata nemica, su di una collinetta che essa occupava, dalla divisione<br />

di fanteria della guardia a passo di corsa in colonne d’attacco per divisioni; la posizione<br />

nemica fu coraggiosamente conquistata. La divisione di cavalleria caricò<br />

<strong>il</strong> nemico a sinistra in piano. Poiché questo doppio movimento era riuscito ed <strong>il</strong><br />

nemico si stava ritirando, <strong>il</strong> re mi ha inviato a portare al generale D’Aquino l’ordine<br />

di discendere e aggirare a sinistra l’esercito nemico, per circondarlo e sbarrargli la<br />

ritirata per Tolentino. Questi aveva sostituito <strong>il</strong> generale D’Ambrosio, leggermente<br />

ferito, nel comando della seconda divisione posizionata a destra dell’armata sopra<br />

Montem<strong>il</strong>one. Il movimento si svolgeva lentamente; infine, dopo ordini reiterati,<br />

si è visto scendere a passo ordinario <strong>il</strong> secondo reggimento di linea, comandato<br />

dal colonnello Brocchetti e disposto in modo da formare gran quadrato, coperto<br />

avanti da tiratori.<br />

Il nemico, essendo in alto ed avendo capito l’esitazione nell’attacco che, invece

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