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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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M. BELLOLI<br />

La vitaMemorie e ricordi di un Principe<br />

Il colonnello Barthélemy, aiutante di campo del re, mi ha sorretto, ha chiamato<br />

un chirurgo del 7° Ussari che, dopo avermi visitato, ha estratto chirurgicamente <strong>il</strong><br />

proiett<strong>il</strong>e. Ho subìto l’intervento in un fossato accanto alla strada dietro la nostra<br />

linea d’attacco.<br />

Dopo sono stato trasportato su di una barella da quattro soldati. Péborde, <strong>il</strong><br />

chirurgo del re, si è preso cura di me.<br />

Dopo aver conseguito la vittoria, <strong>il</strong> 7, non ho voluto lasciare l’armata; <strong>il</strong> re mi<br />

ha fatto sistemare in una carrozza per fare in modo che potessi seguirlo.<br />

L’imperatore ha distribuito delle med<strong>agli</strong>e. Sono stato nominato cavaliere della<br />

Legion d’onore, cosa che avevo tanto desiderato e che mi fece dimenticare tutte le<br />

mie sofferenze. Il re mi ha nominato colonnello <strong>il</strong> 13 settembre.<br />

L’armata è arrivata a Mosca. Dal mio letto ho visto l’incendio della città; ho<br />

rischiato di essere bruciato dentro <strong>il</strong> palazzo in cui alloggiavo, anch’esso in fiamme;<br />

la ritirata dell’esercito è cominciata <strong>il</strong> 18 ottobre. Sono stato obbligato a salire a<br />

cavallo, malgrado la ferita ancora aperta, e talvolta a dormire nella neve.<br />

L’imperatore, lasciando l’armata poco prima di arrivare a W<strong>il</strong>na, affidò al re <strong>il</strong><br />

comando di quello che ne restava. Il re, giunto a Koenigsberg, desideroso di ritornare<br />

nel suo regno dove riteneva, in questo frangente, la sua presenza necessaria,<br />

ha ceduto <strong>il</strong> comando al principe vicerè Beauharnais.<br />

Partendo, ha dato ordine ai suoi di raggiungerlo a Napoli. Io sono partito per<br />

<strong>il</strong> ritorno con Pérignon, via Vienna.<br />

Poco tempo dopo essere arrivato a Napoli, all’inizio del 1813, <strong>il</strong> re mi ha inviato<br />

a servire come colonnello in seconda nel reggimento dei cavalleggeri della<br />

guardia, magnifico reggimento in cui tutti gli ufficiali e i soldati erano francesi.<br />

Dopo la campagna di Russia tutti i sopravvissuti erano stanchi e sfiduciati. Una<br />

sera, ritornando con <strong>il</strong> re da uno spettacolo, poiché ero in servizio come aiutante di<br />

campo, mi ha detto: E’vero che vuoi lasciare <strong>il</strong> servizio? “No, Sire -gli ho rispostoio<br />

voglio continuare, sono desideroso di continuare a combattere”.<br />

Dopo le due vittorie di Lutzen e Bautzen, concluso l’armistizio, l’imperatore<br />

ha scritto al re per farsi raggiungere a Dresda dove si stava trattando la pace.<br />

Il re è partito per Dresda nel mese di luglio. E’stato accompagnato, tra tutti<br />

coloro che avevano fatto la campagna di Russia, soltanto dal generale Dumont, <strong>il</strong><br />

suo colonnello generale della cavalleria della guardia, che in Russia era colonnello<br />

dell’8° ussari, da me, suo aiutante di campo, da uno scudiero e dal suo chirurgo<br />

Peborde. Ha fatto scrivere ai suoi due aiutanti di campo, Gobert e Rochambeau,<br />

ed ai suoi due nipoti Bonaparte, di raggiungerlo a Dresda.<br />

Arrivati a Monaco, <strong>il</strong> vecchio re di Baviera lo ha ricevuto come un fratello. Qui<br />

abbiamo saputo che la pace non sarebbe stata conclusa e che le ost<strong>il</strong>ità sarebbero<br />

ricominciate.<br />

In effetti, pochi giorni dopo <strong>il</strong> nostro arrivo a Dresda, siamo partiti con <strong>il</strong> re per

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