Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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146 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />
non si esaurisce nel puro susseguirsi degli avvenimenti.<br />
Questa tesi sarà poi quella ripresa da un altro celeberrimo scrittore francese:<br />
<strong>il</strong> visconte François René de Chateaubriand che, con le Mémoires d’Outre-tombe,<br />
scritte tra <strong>il</strong> 1848 ed <strong>il</strong> 1850, darà grande diffusione a questo genere letterario. Il suo<br />
libro vedrà la luce a Parigi, per uno strano giuoco del destino, contemporaneamente<br />
alla pubblicazione delle Mémoires del principe Pinto nel 1864, anche se l’edizione<br />
definitiva del testo risalirà solo al 1891.<br />
Il messaggio dell’ut<strong>il</strong>izzo di un libro di Mémoires come tentativo di riscrivere la<br />
propria vita in chiave poetica e di comunicare una visione lirica della storia, benché<br />
presente come sensib<strong>il</strong>ità proprio nell’introduzione dei Souvenirs nell’opera del<br />
principe d’<strong>Ischitella</strong>, non avrà tuttavia la stessa r<strong>il</strong>evanza letteraria e sociale.<br />
La scrittura del Pinto evidenzia infatti uno st<strong>il</strong>e m<strong>il</strong>itare in cui <strong>il</strong> discorso<br />
letterario si appiattisce e frantuma in periodi secchi come ordini, diffic<strong>il</strong>mente<br />
paragonab<strong>il</strong>e ad altri scritti coevi.<br />
In questo contesto, particolarmente interessanti sono le descrizioni di Napoleone<br />
Bonaparte, unico personaggio storico di forte suggestione evocativa che emerge<br />
dal testo per colpire l’immaginario del lettore. Egli viene presentato ben due volte<br />
in atteggiamenti scarsamente ufficiali. La prima volta indossa addirittura un turbante<br />
ed una vest<strong>agli</strong>a di piquet bianco, mentre la seconda è intento a consumare<br />
un pasto. Tuttavia la sua missione di grande stratega è messa in evidenza dal fatto<br />
che, nel primo incontro col principe Pinto, malgrado la tenuta non ufficiale, egli<br />
sta studiando con l’aiuto di alcuni sp<strong>il</strong>li, che appunta su una carta m<strong>il</strong>itare, <strong>il</strong> piano<br />
delle batt<strong>agli</strong>e che dovrà sostenere.<br />
Molto bella anche la frase che l’Autore attribuisce a Napoleone. Dopo la batt<strong>agli</strong>a<br />
di Dresda, l’Imperatore dice davanti ai suoi generali ed al principe che gli<br />
riferiva gli avvenimenti della giornata: E’una giornata di gloria per l’Italia.<br />
Ben diverso è l’atteggiamento dello scrittore verso i re Borbone che appaiono<br />
sempre incostanti nelle loro decisioni e, purtroppo, troppo fac<strong>il</strong>mente influenzab<strong>il</strong>i:<br />
queste défa<strong>il</strong>lances avranno come esito quello di portare alla rovina <strong>il</strong> regno<br />
di Napoli.<br />
Non così <strong>il</strong> re Gioacchino Murat, <strong>il</strong> vero ed unico sovrano a cui l’autore abbia<br />
concesso <strong>il</strong> proprio affetto. Egli è quasi sempre designato con <strong>il</strong> termine le roi e<br />
rappresenta <strong>il</strong> modello di riferimento al quale Pinto si rifà, in maniera inconscia<br />
probab<strong>il</strong>mente, per tracciare un giudizio sulle vicende in cui <strong>il</strong> suo sfortunato paese<br />
è stato coinvolto.<br />
Persino nella conclusione delle Mémoires, la monarchia francese subentrata<br />
alla conquista del regno del 1806, quindi le roi Joachim, viene in un certo qual<br />
senso elogiata in quanto: Les princes qu’y régnèrent ont laissé leurs richesses en<br />
quittant le pays au lieu de le dépou<strong>il</strong>ler, come hanno fatto i Piemontesi, chiamati<br />
più volte con <strong>il</strong> termine di envahisseurs ed accusati apertamente di aver organizzato