Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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16 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />
dauno-romane, che con la riconquista giustinianea poterono riprendere, seppure a<br />
fatica, l’antico aspetto, con l’invasione longobarda si assistette alla scomparsa della<br />
maggior parte di esse. La guerra longobarda portò alla disgregazione amministrativa<br />
della nuova Provincia Italiae che, insieme alle devastazioni della guerra, fu causa<br />
del progressivo declino delle città e dell’abbandono di molte di esse 12 .<br />
Nella Daunia furono soprattutto le città del Tavoliere, vulnerab<strong>il</strong>i sia m<strong>il</strong>itarmente<br />
che economicamente, basando la loro attività soprattutto sull’agricoltura,<br />
a soccombere 13 . Ma anche <strong>il</strong> Gargano, in un primo momento risparmiato, per cui<br />
i suoi <strong>insediamenti</strong> agricoli rimasero in funzione fino a tutto <strong>il</strong> VI secolo e i <strong>primi</strong><br />
del VII 14 , alla fine soccombette.<br />
L’esistenza delle antiche città della Daunia era assicurata dall’Amministrazione<br />
imperiale e dalla diffic<strong>il</strong>e opera di manutenzione della zona agricola che le circondava.<br />
Il venir meno di questi fattori durante l’occupazione longobarda costituì la<br />
causa principale, più della guerra e delle sue devastazioni, del loro abbandono 15 .<br />
Cioè, più che la guerra vera e propria, fu la rottura di quel delicato equ<strong>il</strong>ibrio amministrativo<br />
ed agrario che provocò la decadenza prima e l’abbandono poi delle città,<br />
compresi quei pochi centri del Gargano come Uria. Le grandi fattorie che caratterizzavano<br />
le campagne andarono in crisi, venendo loro a mancare ogni mercato e<br />
ogni riferimento amministrativo. Esse, dapprima si fortificarono e si racchiusero in<br />
una economia di tipo curtense, poi, prese d’assalto da nuovi conquistatori, vennero<br />
per lo più abbandonate, a vantaggio di luoghi più sicuri.<br />
Nel Gargano si assistette allo stesso fenomeno, con lo spostamento dei piccoli<br />
<strong>insediamenti</strong> agricoli sulle sommità di monti e colline, nelle lagune o negli ipogei<br />
nascosti nei valloni. Ad Apricena, per esempio, l’insediamento agricolo in località<br />
Crastate, all’ingresso della Valle di Stignano, si spostò su Castelpagano 16 ; nella ricca<br />
zona del Caldoli, le varie fattorie romane diedero origine all’insediamento altomedievale<br />
di S. Giovanni de lo Castelluzzo, su colle Castelluccia, e ad altri sim<strong>il</strong>i nei<br />
dintorni, ed all’insediamento ipogeico di Valle Scura 17 . Lo stesso avvenne probab<strong>il</strong>mente<br />
per S. Maria di Merino, con gli abitanti che si rintanarono nell’entroterra,<br />
su una vicina altura, fondando castellum Marino 18 , un insediamento altomedievale<br />
che sarà sede vescov<strong>il</strong>e fino al X secolo, e lo stesso potrebbe essere avvenuto per<br />
l’insediamento di Monte Civita, <strong>il</strong> cui nome riecheggerebbe un antico insediamento<br />
12<br />
J. M. MARTINO- G. NOYE’, La Capitanata nella storia del Mezzogiorno medievale, Società di Storia<br />
Patria per la Puglia, Bari 1991.<br />
13<br />
G. DI PERNA, Lesina: dal Paleolitico all’anno M<strong>il</strong>le, op. cit., pp. 130-131.<br />
14<br />
C. D’ANGELA, Dall’era costantiniana ai longobardi, op. cit.<br />
15<br />
J. M. MARTIN-G. NOYÈ, La Capitanata nella storia del Mezzogiorno medievale, op. cit.<br />
16<br />
G. DI PERNA, Castelpagano, Foggia 2001.<br />
17<br />
G. DI PERNA, Santa Maria di Selva della Rocca, Archeoclub d’Italia – Sede di Apricena, San Severo<br />
1997, pp. 21-28.<br />
18<br />
V. RUSSI, Note di archeologia e topografi a storica del Gargano Settentrionale, op. cit., p. 66.