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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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N. BARONE La vita e i tempi di Francesco Pinto<br />

con la perdita del suo secolare ruolo di capitale, si sarebbe ridotta a un qualsiasi<br />

capoluogo di provincia. Le leggi di rigido protezionismo che vigevano nel Napoletano,<br />

che Francesco Pinto sicuramente conosceva, sostituite da quelle liberiste,<br />

avrebbero messo irrimediab<strong>il</strong>mente in difficoltà i commerci e le poche industrie<br />

meridionali; <strong>il</strong> brigantaggio, endemico nel reame, sarebbe esploso in maniera<br />

virulenta. Per quanto riguarda poi la vita di corte, è noto che i torinesi, per loro<br />

natura, diffidavano anche dei m<strong>il</strong>anesi. La decadenza del Regno delle Due Sic<strong>il</strong>ie<br />

fu prodotta dal Regno stesso. Molto prima del 1860.<br />

Partito <strong>il</strong> re, <strong>Ischitella</strong> andò a Civitavecchia, si imbarcò per Marsiglia e si recò a<br />

Parigi dove, nell’inverno 1860-61, conferì più volte con Napoleone III e con <strong>il</strong> suo<br />

ministro degli esteri, conte Walewski, sugli <strong>ultimi</strong> avvenimenti napoletani. Erano<br />

i giorni in cui Francesco II e gli avanzi dell’esercito borbonico resistevano ancora<br />

a Gaeta. Pinto si dichiarò, comunque, sempre attaccato ai Borbone, mantenendo i<br />

contatti con l’ultimo re di Napoli anche quando questi era esule a Roma.<br />

Durante l’estate del 1861, l’ex reame era in fiamme ad opera dei briganti. In<br />

Francia, dove si erano trasferiti i legittimisti napoletani, si progettavano, da parte<br />

di questi superstiti della gerontocrazia napoletana, sbarchi sulle coste dell’Italia<br />

meridionale per la riconquista del Regno. Dal suo es<strong>il</strong>io romano, Francesco II,<br />

a riguardo, annotava tristemente nel suo diario: … personaggi come Canofari,<br />

Clary, Rivera, Cutrofi ano e de la Tour avevano molto discusso da Parigi e inviato<br />

progetti, senza tuttavia concludere nulla. Non erano riusciti neppure a conservare<br />

<strong>il</strong> segreto: del progetto di Cutrofi ano, uno sbarco in Sic<strong>il</strong>ia, era venuto a conoscenza<br />

<strong>il</strong> principe di <strong>Ischitella</strong> e voleva parteciparvi pure lui, anche Clary non<br />

aveva saputo tacere, col risultato che tutti i giornali francesi ne parlarono (…) la<br />

situazione parve compromessa; in ogni caso sui sopraccitati personaggi borbonici<br />

c’era da fare poco affi damento 39 . Soltanto l’anno prima, <strong>il</strong> principe di <strong>Ischitella</strong><br />

era fra i più ascoltati consiglieri dell’inesperto re, che ora, lontano da Napoli e dal<br />

suo entourage, poteva dare un giudizio più distaccato e sereno su chi, in definitiva,<br />

aveva contribuito a rendere impossib<strong>il</strong>e l’adozione di una linea di condotta ferma<br />

e coerente <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> avvenimenti del dissolto regno.<br />

Gli anni che arrivano alla fine del XIX secolo, a Napoli, furono caratterizzati da<br />

accesissime polemiche sul modo in cui era finito <strong>il</strong> Regno delle Due Sic<strong>il</strong>ie. Furono<br />

stampati giornali 40 e opuscoli riportanti continue polemiche e sorsero deplorevoli<br />

dissensi tra i superstiti, protagonisti e non. Come purtroppo accade nella sventura,<br />

l’uno accusava l’altro e nessuno voleva ammettere a suo carico la minima parte<br />

Cfr. N. PITTA, Apricena, appunti di storia paesana, Cappetta, Foggia, 1960, pag. 439.<br />

38<br />

C. CANNAROZZI, Francesco Pinto …, op. cit.<br />

39<br />

A. ALBONICO, La mob<strong>il</strong>itazione legittimista contro <strong>il</strong> regno d’Italia; la Spagna e <strong>il</strong> brigantaggio<br />

meridionale postunitario, Giuffrè Editore, M<strong>il</strong>ano, 1979, pag. 37.

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