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Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari

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N. BARONE La vita e i tempi di Francesco Pinto<br />

una costituzione che era la negazione dell’autonomia italiana 10 , dimostrando, nel<br />

suo contenuto, la ferrea intenzione del sovrano di rinunciare <strong>il</strong> meno possib<strong>il</strong>e alle<br />

proprie prerogative a vantaggio di istituzioni rappresentative.<br />

Quando, nel gennaio del 1848, Ferdinando II annunciò la concessione della<br />

Costituzione, <strong>Ischitella</strong> era al seguito del sovrano nelle passeggiate a cavallo che <strong>il</strong><br />

re fece per la città di Napoli, onde ricevere gli omaggi della folla festante. Questi<br />

ed altri contatti procurarono al principe <strong>il</strong> riconoscimento del grado effettivo e <strong>il</strong> 20<br />

febbraio la nomina ad aiutante generale del re. Il 18 apr<strong>il</strong>e di quell’anno si tennero,<br />

per la seconda volta, dopo l’abolizione dello Statuto e lo scioglimento della Camera<br />

dei deputati avvenuti nel 1821, le votazioni per eleggere i deputati al Parlamento<br />

nazionale napoletano 11 . Esso si riunì. Il 15 maggio era previsto che i deputati<br />

dovessero giurare singolarmente di “osservare e far osservare la Costituzione”<br />

ma, negli <strong>ultimi</strong> giorni, la parte più radicale di essi chiedeva forme di governo più<br />

incisive di quanto <strong>il</strong> re avesse già concesso, e che non era più disposto a negoziare.<br />

Si gridò al tradimento e in tutta la città furono innalzate le barricate presidiate dalla<br />

guardia nazionale 12 . Il principe Pinto, a cavallo e con la sciabola sguainata, era al<br />

comando delle truppe che presidiavano <strong>il</strong> palazzo reale. Il re aveva consigliato di<br />

non fare fesserie ai rivoltosi che prendevano ordini soltanto <strong>dai</strong> deputati riuniti in<br />

assemblea permanente 13 . <strong>Ischitella</strong>, fu uno dei generali che sostenne <strong>il</strong> sovrano<br />

nei suoi propositi di resistenza alle richieste dei deputati e nella decisione di far<br />

demolire le barricate. La situazione sfuggì di mano ai capi, e dimostranti e truppa<br />

si scontrarono sanguinosamente. Per avere un’idea di quello che successe a Napoli<br />

<strong>il</strong> 15 maggio di quell’anno, basta citarne <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio: 145 morti e circa 300 feriti 14 .<br />

Ferdinando II premiò l’eroe di quella giornata: <strong>il</strong> principe, infatti, <strong>il</strong> giorno dopo<br />

fu nominato Ministro della Guerra e della Marina e, successivamente, Pari del<br />

10<br />

AA.VV., Il 1848 in Puglia, aspetti politici e sociali, a cura dell’Archivio di Stato di Foggia,<br />

Foggia, 1984, pag. 16.<br />

11<br />

Per la Capitanata furono eletti: Luigi Zuppetta di Castelnuovo; Ferdinando De Luca di<br />

Serracapriola; Saverio Barbarisi di Foggia; l’arcidiacono Nicola Mantuano di Monte; Gaetano De<br />

Peppo di Lucera; Giuseppe Libetta di Peschici; Giuseppe Tortora di Cerignola e Giuseppe Ricciardi<br />

di Napoli (ma di genitori foggiani). Cfr. M. VITERBO, Il Sud e l’Unità, G. Laterza & figli, Bari, 1966,<br />

pag. 240.<br />

12<br />

La guardia nazionale, prevista dall’art. 12 dello statuto, era formata da cittadini, armati dallo<br />

Stato e organizzati m<strong>il</strong>itarmente, a garanzia e difesa delle libertà costituzionali concesse dal re. Era<br />

definita anche guardia armata della Costituzione.<br />

13<br />

Vice presidente dell’assemblea era <strong>il</strong> medico foggiano Vincenzo Lanza; eletto a Napoli dove<br />

risiedeva, fu ritenuto uno dei maggiori responsab<strong>il</strong>i dei tumulti del 15 maggio e, pertanto, costretto<br />

all’es<strong>il</strong>io fino al 1856. Il pittore Saverio Altamura, originario di Foggia, si distinse invece sulle barricate.<br />

Cfr, AA.VV, Il 1848…, op. cit., pag. 66 e 81.<br />

14<br />

G. FERRARELLI, op. cit., pag. 271, per quanto riguarda la rivolta del 15 maggio 1848 afferma<br />

che Pinto convinse <strong>il</strong> re, che esitava, a reprimerla con le armi. Cfr.: R. M. SELVAGGI, Nomi e volti di<br />

un esercito dimenticato. Gli uffi ciali dell’esercito napoletano nel 1860-61, Grimaldi & C. Editori,<br />

Napoli, 1990, pag. 30 e, inoltre, l’importantissimo: G. PALADINO, Il 15 Maggio del 1848 in Napoli,

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