Ischitella e il Varano dai primi insediamenti agli ultimi feudatari
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104 <strong>Ischitella</strong> <strong>dai</strong> <strong>primi</strong> <strong>insediamenti</strong> <strong>agli</strong> <strong>ultimi</strong> <strong>feudatari</strong><br />
L’incendio di Palazzo Pinto<br />
Oggi ad <strong>Ischitella</strong> la traccia più evidente del principato dei Pinto è <strong>il</strong> Palazzo Ventrella.<br />
Sito nel piano, alla sommità di un alto colle, era stato edificato nel 1714 sui<br />
ruderi di un antico castello, crollato al suolo in seguito al furibondo tremuoto del<br />
1640. Il palazzo Pinto, anche se incompiuto (doveva avere quattro piani), secondo<br />
Michelangelo Manicone era <strong>il</strong> più bello e magnifi co edifi cio del Monte Gargano.<br />
E a suo giudizio, gli edifici 70 sono stati, e saranno sempre, corrispondenti alla elevatezza<br />
di coloro che li fecero e li fanno edificare.<br />
Nonostante le critiche precedenti, onore ai Pinto, dunque 71 !<br />
L’accurata descrizione del Manicone ci permette di visualizzare com’era <strong>il</strong><br />
palazzo nei <strong>primi</strong> anni dell’Ottocento: un perfetto rettangolo, con un unico cort<strong>il</strong>e<br />
della stessa forma geometrica, due scalinate di accesso, una ad Est, l’altra ad Ovest,<br />
ambedue comode, larghe, belle. Delle quattro facciate, quella verso <strong>il</strong> Nord era la<br />
principale. Essa era antica, bella, graziosa; aveva un portale sontuosamente arricchito<br />
di ornamenti delicati. Il portone era decorato da una log gia ben lunga, sontuosa,<br />
leggiadra. Il palazzo, comodo, era a tre piani: quello terreno ospitava i fam<strong>il</strong>iari di<br />
servizio; sugli altri due vi erano gli appartamenti della famiglia del Principe 72 .<br />
La Fisica Appula ci fa rivivere i momenti convulsi del terrib<strong>il</strong>e incendio che,<br />
nella notte del 20 apr<strong>il</strong>e 1804, divorò <strong>il</strong> palazzo dei Pinto. Le fiamme, altissime,<br />
cominciarono ad alzarsi dal terzo piano. Racconta Manicone: Sembra questo una<br />
fornace accesa. Dalle fi nestre abbrustite sbucano inquiete fi amme stridenti, fi no<br />
al cielo. Lo spavento d<strong>il</strong>aga tra tutti gli abitanti. Ogni casa echeggia di disperati<br />
urli. Scrosciano i saldi tetti, cadono con immenso fracasso sui lastricati; e le<br />
soffi tte del secondo piano crollano, e divengon pascolo delle fi amme divoratrici.<br />
Il palazzo arso e divorato al di dentro, vomita al di fuori un fuoco spaventevole.<br />
Temono gl’<strong>Ischitella</strong>ni, che le fi amme portino l’incendio, la strage, e la desolazione<br />
nelle case vicine, e quindi in tutto <strong>il</strong> Paese. Ai pianti di tutti si commuove<br />
<strong>il</strong> zelante Ar ciprete Domenico Montanaro, <strong>il</strong> quale accorre in Chiesa, espone <strong>il</strong><br />
Santissimo Sagramento dell’Altare, e lo conduce in processione sulla piazza della<br />
facciata principale, accompagnato dalle lagrime di tutti. Fa la santa benedizione.<br />
Oh miracolo grande! Ormai lo Scirocco minacciava di portar l’incendio nel paese,<br />
e di ridurlo al nulla, quando, destasi un vento da ponente; le fi amme vengon<br />
quindi trasportate verso levante, così <strong>il</strong> fuoco non s’appiglia alle case, <strong>Ischitella</strong><br />
non è ridotto ad un mucchio di sassi, ed <strong>il</strong> palazzo arso al di dentro, e divenuto<br />
soffitto. Sostiene che sarebbe più sicuro realizzarli a volta, in pietra, mattone e stucco, come si usava<br />
in Spagna. Consiglia anche di adoperare <strong>il</strong> cemento mahoniano, economico e non incendiab<strong>il</strong>e.<br />
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M. MANICONE, La Fisica Appula, Napoli, 1806-1807, voll.5, pp.716-18.