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Educare nell'amore, - Associazione Nuova Citeaux

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Padri Cistercensi<br />

<strong>Educare</strong> nell’amore,<br />

una pedagogia viva nel «De diligendo Deo»<br />

di San Bernardo di Chiaravalle<br />

Leandro Posadas Carrero * osb.<br />

«O amor sanctus et castus! O dulcis et suavis affectio!<br />

O pura et defaecata intentio voluntatis,<br />

eo certe defaecatior et purior,<br />

quo in ea de proprio nil iam admixtum reliquitur,<br />

eo suavior et dulcior, quo totum divinum est quod sentitur!<br />

Sic affici, deificari est» (Dil, X, 28)<br />

San Bernardo di Chiaravalle, uomo nella scuola dell’amore<br />

nel XXXI canto del Paradiso, dante<br />

è improvvisamente abbandonato da<br />

Beatrice, che manda da lui «un sene vestito<br />

con le genti gloriose», i cui occhi e le<br />

cui guance risplendono di gioia benevola.<br />

Il vecchio è Bernardo di Chiaravalle, che<br />

sarà la guida suprema del poeta – quella<br />

che lo condurrà a Maria, la Madre di dio<br />

la più grande delle creature, e da ultimo,<br />

all’indescrivibile visione della trinità, «l’amor<br />

che muove il sole e le altre stelle». Bernardo<br />

è lo specchio umano in cui dante può<br />

iniziare a vedere dio stesso, come alcuni<br />

pellegrini fissano lo sguardo sulla reliquia<br />

della Veronica, l’immagine sacra di Cristo:<br />

«Tal era io mirando la vivace carità di colui,<br />

che in questo mondo, contemplando, gustò<br />

di quella pace» (Paradiso XXXI, 109-111) 1 .<br />

dante non era l’unico degli scrittori medioevali<br />

a considerare Bernardo di Chiaravalle<br />

(1090-1153), la somma guida alle vette della<br />

contemplazione celeste.<br />

Questo mistico del XII secolo, uomo dai<br />

molteplici talenti, come si può immaginare<br />

dalle sue vicende di crociato, poeta di corte,<br />

politico, costituisce una figura così grande<br />

da far risultare quasi insufficiente qualsiasi<br />

sintesi biografica.<br />

* Monaco benedettino dell’Abbazia di Guigue,<br />

Venezuela, studente di Filosofia al Pontificio Ateneo<br />

di Sant’Anselmo di Roma.<br />

1) McGinn, B., Storia della Mistica Cristiana in<br />

Occidente. Lo Sviluppo (VI-XII secolo), Marietti,<br />

Genova - Milano 2003, 241.<br />

4


La sapienza della Mistica Cistercense<br />

prosegue educando l’uomo moderno nella<br />

ricerca di dio. San Bernardo, discepolo ed<br />

amante della tradizione dei Padri, ci parla<br />

per mezzo di uno dei suoi trattati, De diligendo<br />

Deo (Dil), del processo per il quale<br />

l’uomo, nella sua grandezza d’immagine e<br />

somiglianza di dio, può farsi ciò per cui è<br />

stato chiamato ed è stato creato. Il dottore<br />

mellifluo ha sviluppato una concezione<br />

dell’amore come possibilità di raggiungere<br />

il vero bene dell’uomo, cioè l’amore di dio;<br />

quell’amore che è al di là di ogni desiderio e<br />

di ogni ambizione umana; l’amore attraverso<br />

il quale si ritrova riconosciuto come amato<br />

e amante. Ma questo processo ha bisogno<br />

di stadi, di momenti, a questi momenti non<br />

successivi li possiamo chiamare doni di dio,<br />

giacché in ogni grado è dio che spinge lo<br />

uomo a «contemplarsi» come la Sua immagine<br />

e somiglianza. San Bernardo dirà nel<br />

suo trattato: Magna res amor, sed sunt in eo<br />

gradus: grande cosa è l’amore; ma in esso<br />

vi sono dei gradi. San Bernardo propone<br />

una dottrina del progresso nell’amore di dio<br />

attraverso di una gradualità.<br />

Questi gradi non debbono essere pensati<br />

come tappe successive, ma come l’insieme<br />

di una espansione del cuore umano<br />

che impara per mezzo dell’ordinamento<br />

degli affetti e dei suoi desideri ad amare dio<br />

senza misura.<br />

Immagine e somiglianza:<br />

grandezza e miseria dello Spirito Umano,<br />

antropologia teologica di Bernardo<br />

tema fondamentale dell’antropologia e<br />

della cosmologia cristiana antica è quello<br />

dell’uomo fatto ad immagine e somiglianza<br />

di dio; lo ritroviamo in Ireneo, Clemente,<br />

origene, Atanasio, Gregorio nisseno,<br />

Agostino e in Bernardo. Quando due esseri<br />

si amano e si cercano reciprocamente,<br />

prendono spontaneamente coscienza della<br />

situazione dell’uno in rapporto all’altro. Per<br />

san Bernardo l’amore di dio verso la sua<br />

creatura spirituale è innanzitutto immenso<br />

e gratuito. «In ogni coscienza umana esiste<br />

un senso di giustizia innata che le grida il<br />

suo dovere di amare, con tutto il cuore,<br />

colui cui essa deve tutto» 2 . La possibilità<br />

2) DuMont, ch., Sulla via della Pace. La sapienza<br />

cisterciense secondo San Bernardo, Jaca Book,<br />

Milano 2000, 19. .<br />

di un incontro fra questi due amori è fondata<br />

essenzialmente sul fatto della somiglianza<br />

tra il Creatore e la sua creatura. È<br />

pressoché incalcolabile l’importanza della<br />

«dottrina dell’immagine» nell’insegnamento<br />

monastico di san Bernardo. La creazione<br />

dell’uomo ad immagine di dio, come narrata<br />

nel primo capitolo del libro della Genesi,<br />

è per lui rivelatrice; e non è esagerato dire<br />

che tutta la sua ascesi e la sua mistica, in lui<br />

i due elementi rappresentano una sola cosa,<br />

sono fondate sul modo attraverso cui egli<br />

sviluppa un’antropologia totalmente dipendente<br />

da questa verità prima. Possiamo<br />

riassumere la sua antropologia teologica<br />

così: creato ad immagine e somiglianza<br />

dell’essere divino, l’essere umano ha in<br />

parte perso la sua vera natura, cioè il fatto di<br />

essere immagine di dio. Ha conservato, tut-<br />

5


tavia, questa capacità radicale, inestinguibile,<br />

di essere «come dio», ma, questa volta,<br />

nella sua dipendenza. Capace di dio (Capax<br />

Dei), perché sua immagine, l’anima mediante<br />

l’amore può ritrovare la sua «capacità»<br />

originale di dio, che è Amore. La metafora<br />

dell’immagine, per gli antichi, era tra le più<br />

eloquenti, ma per noi lo è meno. nell’epoca<br />

patristica e anche nel Medioevo, l’immagine<br />

suppone una relazione dinamica e viva di<br />

causalità, non solo esemplare, ma anche<br />

efficiente e formale. Scostarsi dal prototipo<br />

equivale a perdersi nella regione della<br />

dissomiglianza. Il potere spirituale di somigliare,<br />

di essere conforme (in san Bernardo<br />

tale parola assumerà una grande importanza)<br />

sta, dunque, nell’impronta originaria<br />

ed inalienabile dell’essere divino dell’anima<br />

umana. La somiglianza (similitudo) di dio<br />

è stata perduta a causa del peccato. «A<br />

motivo del peccato originale, la capacità di<br />

Adamo di non peccare si è trasformata nella<br />

nostra incapacità di non peccare, o libertà di<br />

peccare» 3 . Questa libertà di peccare, che è<br />

il risultato della deformazione dell’immagine<br />

divina in noi, cerca di darsi il nome di libertà,<br />

in quanto rappresenta ciò che il soggetto<br />

vuole fare: conformare il mondo alla sua<br />

propria deformazione, piuttosto che alla<br />

rettitudine della volontà divina.<br />

Il peccato originale, come lo definisce<br />

H. U. Von Balthasar; è l’incapacità di tutti a<br />

perseguire efficacemente il proprio scopo<br />

finale in dio, con le forze che ancora gli<br />

rimangono. Peccare (in opposizione all’agire<br />

nella grazia dell’amore) isola l’uomo, sminuisce<br />

o distrugge il suo rapporto comunitario 4 .<br />

Insieme con san Bernardo, P. Schoonenberg<br />

descrive il peccato originale come la libertà<br />

del singolo «situata», per principio, prima di<br />

qualsiasi decisione propria, la quale resta sì<br />

libera, ma manca dello spazio e della comunità<br />

verso i quali il singolo può praticare<br />

l’atto dell’amore; fisicamente egli è libero,<br />

ma moralmente incapace di sviluppare la<br />

sua libertà 5 .<br />

Bernardo ci parla, anche, di una restaurazione,<br />

cioè la possibilità di una progressiva<br />

restituzione alla somiglianza originaria,<br />

grazie al legame dell’anima con la manifestazione<br />

umana del verbo in Cristo Gesù.<br />

dunque, il soggetto della somiglianza<br />

divina è esclusivamente l’anima, specialmente<br />

nella sua capacità di conoscere dio<br />

e possederlo nell’amore, eo quod est capax<br />

3) McGinn, B., Storia della Mistica, 250.<br />

3 Balthasar, H.U. von, L’azione.<br />

TeoDrammatica, vol. 4, Jaca Book, Milano 1986,<br />

Ritorno alla somiglianza:<br />

169.<br />

l’autoconoscenza 4) Ibid.<br />

5) AA.VV. Mysterium Salutis. Manual de teologia<br />

como Historia de la Salvación, vol. II, Cristiandad,<br />

Dei, Madrid come 1970, dirà 909. san Bonaventura 6 . Per l’abate<br />

di Chiaravalle, la nostra esperienza testimonia<br />

la tensione insopportabile tra quello<br />

per cui saremmo stati pensati e quello che<br />

siamo; tra la grandezza e la miseria della<br />

condizione umana.<br />

4) Balthasar, H.U. von, L’azione. TeoDrammatica,<br />

vol. 4, Jaca Book, Milano 1986, 169.<br />

5) Ibid.<br />

6) AA.VV. Mysterium Salutis. Manual de teologia<br />

como Historia de la Salvación, vol. II, Cristiandad,<br />

Madrid 1970, 909.<br />

6


Il punto di partenza esistenziale dell’antropologia<br />

di Bernardo, l’adattamento cristiano<br />

della massima delfica «conosci te<br />

stesso» (scito teipsum), consisteva nel riconoscimento<br />

della nostra combinazione di<br />

miseria e di maestà.<br />

Come tutti i monaci medievali, e da<br />

buon seguace di Agostino, Bernardo aveva<br />

un profondo senso della nostra esperienza<br />

quotidiana.<br />

La conoscenza di sé, dunque, è conoscenza<br />

della nostra condizione di peccatori<br />

e del predominio, nelle nostre vite, della<br />

«carnalità», in senso negativo.<br />

Per Bernardo, alunno della Scrittura, dei<br />

Salmi, di san Paolo, non è tanto la «carne»<br />

il luogo della miseria, quanto il «cuore» in<br />

senso biblico: centro intimo, dove s’incontrano<br />

e scontrano tutte le tendenze e le<br />

aspirazioni dell’animo; quelle che elevano e<br />

quelle che opprimono 7 .<br />

L’esito dell’onesto riconoscimento della<br />

nostra difficile situazione è la necessità<br />

dell’umiltà, punto di partenza essenziale<br />

della vita spirituale.<br />

Ma a dispetto della nostra deplorevole<br />

condizione, noi sappiamo che dio ha creato<br />

le nostre menti perché partecipassero in Lui,<br />

e perciò, la conoscenza di noi stessi porta<br />

con sé la speranza nel cambiamento della<br />

nostra condizione.<br />

Si tratta del primo passo nel processo<br />

di conversione (conversio), lungo quanto<br />

la nostra vita, che Bernardo concepisce in<br />

modo assai vicino a quello di Agostino nelle<br />

confessioni 8 .<br />

Per il dottore mellifluo, la vera scienza<br />

consiste nel riconoscere che la nostra digni-<br />

7) Cf. Biffi, i., Tutta la Dolcezza della Terra. Cristo e<br />

i Monaci Medievali, Jaca Book, Milano 2004, 49.<br />

8) Cf. McGinn, B., Storia della Mistica, 257.<br />

tà di esseri liberi è un dono del Creatore.<br />

L’ignoranza della dipendenza che, per un<br />

essere creato, ne deriva, ci ha fatto dimenticare<br />

dio, ed è stata la nostra rovina.<br />

«Sarà ancora attraverso la scienza che<br />

noi ritorneremo a Lui, perché attraverso<br />

una lucida conoscenza del nostro essere<br />

vero ricorreremo ad un Salvatore. Sarà la<br />

conversione» 9 .<br />

Pertanto, dobbiamo anzitutto conoscere<br />

noi stessi. Questa conoscenza realistica di<br />

ciò che siamo conduce all’umiltà, che è il<br />

fondamento di ogni conversione spirituale.<br />

Per san Bernardo, l’umiltà non è l’umiliazione<br />

dell’uomo, ma la presa di coscienza di<br />

quello che siamo davanti a dio 10 .<br />

Quando la coscienza si pone con lealtà<br />

di fronte a se stessa, non può non riconoscere<br />

di essere nella «regione della dissomiglianza»,<br />

ben lungi dalla perfezione della sua<br />

causa esemplare, infelice.<br />

«La coscienza è oppressa dalla distanza<br />

che constata tra ciò che sa di poter essere<br />

e ciò che è di fatto, ma, anziché restare con<br />

gli occhi fissi sulla propria miseria, si affida<br />

alla preghiera, e san Bernardo ripete che<br />

essa si rivolge (convertetur) verso il Signore<br />

e Gli grida:<br />

“Guarisci la mia anima, perché ho peccato<br />

contro di te” (Sal 40,5), e rivoltasi (conversa)<br />

in tal modo verso il Signore, essa sarà<br />

liberata, consolata, salvata» 11 .<br />

9) DuMont, ch., Sulla Via della Pace, 31.<br />

10) Cf. GastalDelli, f., Studi su San Bernardo e<br />

Goffredo di Auxerre, Sismel, Firenze 2001, 322.<br />

11) DuMont, ch., Sulla Via della Pace, 32.<br />

7


<strong>Educare</strong> all’amore:<br />

una pedagogia viva nel «De diligendo Deo»<br />

San Bernardo fa una descrizione fenomenologica<br />

della situazione della coscienza<br />

davanti a dio nel campo dell’amore. Si<br />

tratta, per lui, di un movimento dello spirito<br />

che ritrova il suo orientamento verso dio,<br />

a partire dall’esperienza concreta della sua<br />

miseria; un’esperienza, come abbiamo visto,<br />

che fa nascere, nell’uomo, l’invocazione ad<br />

un Salvatore 12 . «Questo cammino di conversione<br />

nell’abate di Chiaravalle, che comincia<br />

con l’invocazione del Signore, supera, in certo<br />

modo, qualsiasi psicoanalisi moderna, appunto<br />

perché non parte mai dalla sola verifica<br />

analitica dei conflitti della persona – anche se<br />

tale analisi non è mai assente dalla sua dinamica<br />

introspettiva – ma, superando la pura<br />

analisi, si fonda essenzialmente sul confronto<br />

dell’uomo di fronte a se stesso. L’uomo non<br />

si confronta unicamente con la sua interiore<br />

conflittualità, ma si misura su una risposta che<br />

deve dare alla vita e all’autore della vita» 13 .<br />

Sappiamo adesso che, in Bernardo, il<br />

primo passo nel cammino di conversione<br />

è attraverso la conoscenza di sé, riconoscere<br />

con saggezza la nostra dignità, cioè,<br />

che siamo immagine e somiglianza di dio;<br />

ma anche la nostra indigenza: riconoscere<br />

che siamo nella regione della dissomiglianza,<br />

che cerchiamo l’Amore nei posti sbagliati.<br />

«Infatti è così: L’uomo è stato creato come<br />

la creatura più degna, ma quando non riconosce<br />

la sua propria dignità si somiglia agli<br />

animali e si degrada fino ad essere con loro<br />

partecipe della corruzione e della mortalità.<br />

Colui che non vive come nobile creatura,<br />

12) Ibid., 34.<br />

13) PiccarDo, c., Pedagogia Viva. Cîteaux novecento<br />

anni dopo, Jaca Book, Milano 1999, 105.<br />

dotata d’intelligenza, si identifica con gli animali<br />

irrazionali e ignara della sua gloria che<br />

le viene dall’interno, è trascinata dalla sua<br />

stessa curiosità a conformarsi esteriormente<br />

alle cose che cadono sotto i sensi finendo<br />

per diventare una di loro perche non capisce<br />

d’aver ricevuto qualcosa più di tutte le altre» 14 .<br />

nei nostri tempi, la parola «amore» ha<br />

perso il suo profondo significato, perciò dobbiamo<br />

intendere cosa voglia dire amore nella<br />

dottrina spirituale del Chiaravallese. Per Jean<br />

Leclercq, il punto di partenza di tutto il pensiero<br />

di Bernardo su dio è l’amore, così com’è<br />

stato definito nel Vangelo di Giovanni: «Deus<br />

caritas est». «Nessuno comunque pensi che<br />

io consideri qui la carità come una qualità o<br />

come qualche accidente, altrimenti direi – Dio<br />

non voglia! – che in Dio c’è qualcosa che non<br />

è Dio. Invece affermo che la carità è la sostanza<br />

stessa di Dio, e dico così una cosa che<br />

non è né nuova né insolita, poiché lo stesso<br />

Giovanni dice: “Dio è carità”. Si dice dunque<br />

giustamente che la carità è Dio, e che è anche<br />

un dono di Dio. La Carità dà la carità, la Carità<br />

sostanziale dona quella accidentale» 15 .<br />

Questa caritas circonda i nostri rapporti<br />

con dio e i Suoi rapporti con tutti noi. da Lui<br />

a noi, da noi a Lui, e tra noi vi sono rapporti<br />

d’amore, di carità e di dilezione. tra i termini<br />

in uso nel linguaggio precristiano, per quanto<br />

in esso fosse abbastanza raro, uno ritorna<br />

molto spesso nella Bibbia e nella tradizione<br />

14) De diligendo Deo (Dil.) II, 4, Opere di San<br />

Bernardo, I, ed. F. Gastaldelli, p. 276. Citeremo l’originale<br />

latino di F. Gastaldelli, ma con la traduzione<br />

italiana di BernarDo Di chiaravalle, I Gradi dell’umiltà.<br />

L’amore di Dio, ed. G. Mura, Città nuova, Roma<br />

1996, 144.<br />

15) ed. G. Mura, p. 183. Dil., XII, 35, p. 322.<br />

8


della Chiesa, cioè «misericordia». esso traduce,<br />

a sua volta, parecchie parole ebraiche che<br />

hanno significati affini. Più spesso, include<br />

una sfumatura di compassione e perfino, di<br />

tenerezza. André Chouraqui ha deciso di renderlo<br />

sempre con un termine che non esiste<br />

nei dizionari, ma che fa emergere l’intensità<br />

del suo contenuto: lo «Chérissement» di dio.<br />

Il neologismo ci ricorda che il termine carità,<br />

al quale forse siamo troppo abituati, significa,<br />

prima di tutto, che qualcuno ci è caro e che<br />

noi gli siamo cari. Per san Bernardo, tutti i<br />

termini che designano l’amore sottintendono<br />

il fatto che siamo attaccati a qualcuno, colpiti,<br />

presi, afferrati (affici). «Questo affectus è<br />

più forte di un sentimento affettuoso. Non è<br />

nemmeno un concetto: è un’esperienza, una<br />

realtà che si sperimenta: quella di Dio che si<br />

dona a noi, perché noi ci doniamo a Lui e a<br />

tutti» 16 . Seguendo la tradizione, san Bernardo<br />

considera che non ci può essere carità, se<br />

non per la partecipazione della carità sostanziale<br />

che è dio, come abbiamo citato sopra:<br />

dio solo può donarla: Caritas dat caritatem<br />

(Dil. 35). essa è il vincolo della sua unità nella<br />

trinità delle Persone e, in questo senso, essa<br />

è la sua vita: Ipse ex ea vivit (Dil. 35). essa è<br />

la fonte del suo amore («chérissement») per<br />

l’uomo. Creandolo a sua immagine, essa<br />

pone in lui, non solo una capacità, ma un<br />

bisogno di ricambiare l’amore, e di farlo liberamente.<br />

Creato dall’amore, non può esistere<br />

che per l’amore 17 . Per descrivere questo processo<br />

d’espansione della carità, che va da<br />

dio a dio, passando attraverso noi, Bernardo<br />

distingue in essa quelli che egli chiama nella<br />

sua opera De diligendo Deo i quattro gradi<br />

dell’amore. egli li concepisce, non come<br />

momenti successivi, di cui, l’uno sostituirebbe<br />

l’altro, ma come le componenti simultanee,<br />

le dimensioni di una realtà, che, venuta da<br />

dio in noi, non cessa, a partire da noi stessi,<br />

di estendersi, di dilatarsi come in cerchi<br />

concentrici, il più ampio dei quali raggiunge<br />

dio stesso. Questa dilatazione o espansione<br />

dell’amore, è realizzata dalla grazia, altro<br />

nome della carità, cioè dell’azione amorosa<br />

di dio in noi 18 . Questo piccolo trattato è stato<br />

scritto, probabilmente, tra il 1126 e il 1141.<br />

L’opera è indirizzata ad Aimerico, cardinale<br />

diacono e cancelliere della Chiesa romana,<br />

che aveva posto a Bernardo, come lui originario<br />

della Borgogna, alcune questioni. tra<br />

queste, Bernardo ne sceglie una, «quella che<br />

ritiene possa essere gustata con maggiore<br />

dolcezza, trattata con maggiore sicurezza,<br />

ascoltata con maggiore utilità: l’amore di Dio»<br />

(cfr. Dil, prologo). La tesi fondamentale del<br />

trattato è sintetizzata nelle prime righe, con<br />

una formula simile a quella usata da Severo,<br />

vescovo di Milevi, in una lettera ad Agostino<br />

d’Ippona: «Volete dunque sapere da me quale<br />

ragione e in qual modo dobbiamo amare Dio.<br />

Ecco, vi rispondo: la ragione che ci spinge ad<br />

amare Dio, è Dio stesso, è il modo di amarlo<br />

senza misura» 19 . L’elemento per noi più<br />

significativo, che costituisce anche la parte<br />

più famosa del trattato, è la teoria dei quattro<br />

gradi dell’amore. «L’intenzione di Bernardo<br />

è di aiutare a comprendere come chiunque,<br />

partendo dalla propria situazione, possa giungere,<br />

senza soluzione di continuità, al vertice<br />

dell’esperienza cristiana: la comunione di<br />

amore personale e totale con Dio» 20 .<br />

16) leclercq, J., Amore e conoscenza secondo san<br />

Bernardo di Chiaravalle, in «La Scuola Cattolica»<br />

120 (1992) 7.<br />

17) Cf. Ibid., 8.<br />

18) Cf. Ibid.<br />

19) ed. G. Mura, p. 140. Dil., I, 1, p. 270.<br />

20) stercal, c., Bernardo di Chiaravalle. Intelligenza<br />

e amore, Jaca Book, Milano 1997, 27.<br />

9


I quattro gradi dell’amore nel «De diligendo Deo»<br />

Come abbiamo osservato, per il nostro<br />

cisterciense, nessun altro testo in tutta la<br />

Bibbia è altrettanto importante come 1 Gv<br />

4,8: «Deus caritas est».<br />

Bernardo ritiene che esso contenga tutto<br />

ciò che noi possiamo effettivamente conoscere<br />

di dio, e che abbiamo veramente<br />

bisogno di sapere.<br />

A differenza degli scolastici contemporanei,<br />

Bernardo non perde molto tempo nella<br />

speculazione sulla natura divina e su i suoi<br />

attributi ma, in un passo del trattato De consideratione,<br />

analizza le quattro caratteristiche<br />

fondamentali di dio sulla base di efesini<br />

3,18: «Siate in grado di comprendere con<br />

tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza,<br />

l’altezza e la profondità». La durata di dio<br />

è la sua eternità; il suo respiro l’amore che<br />

«supera non solo ogni affezione, ma anche<br />

ogni conoscenza» 21 .<br />

«In questo sta l’amore: non siamo stati<br />

noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi»<br />

(1 Gv 4,10).<br />

Un altro passo dalla lettera di Giovanni<br />

che l’abate non si stanca mai di citare è<br />

l’assoluta priorità dell’amore divino su quello<br />

umano, tema naturalmente comune a tutti<br />

gli scrittori cristiani; ma pochi se ne sono<br />

serviti come Bernardo.<br />

Quando la Sposa (l’anima) giunge a<br />

comprendere di essere sempre anticipata<br />

e superata nell’amore, è costretta a cercare<br />

di crescere ancor più nell’amore per<br />

corrispondere alla generosità del suo divino<br />

Amante.<br />

La risposta dell’anima al dono dell’amore,<br />

da parte dell’amante divino, rappresenta<br />

21) McGinn, B., Storia della Mistica, 287.<br />

la concretezza e la gradazione dell’amore<br />

con cui ascendiamo a dio. Bernardo<br />

mostra scarso interesse per la costruzione<br />

di una psicologia dettagliata; intende piuttosto<br />

comprendere le dinamiche con cui<br />

l’amore, quello che è stato impiantato in<br />

noi e persino quello che si è ripiegato su<br />

se stesso nella «cupiditas», – cioè nell’egoismo<br />

– dell’umanità decaduta, invoca il suo<br />

Creatore e ci sospinge sul cammino verso la<br />

gioia e l’amore celeste, che costituiscono il<br />

nostro vero fine 22 .<br />

Sviluppando le celebri osservazioni di<br />

Agostino sull’incapacità del cuore umano di<br />

essere pienamente soddisfatto di tutto ciò<br />

che non è dio, Bernardo afferma nel De diligendo<br />

Deo: «Infatti, per quella stessa legge<br />

della cupidigia per la quale, in tutte le cose,<br />

l’uomo è solito desiderare ardentemente<br />

quelle che non possiede rispetto a quelle<br />

che ha, e che gli fa provare fastidio di quelle<br />

ottenute per quelle non ancora conseguite,<br />

se egli riuscisse ad ottenere in una sola volta<br />

tutte le cose che sono in cielo e sulla terra, e<br />

naturalmente se ne disgustasse, correrebbe<br />

finalmente, senza alcun dubbio, lontano da<br />

esse, da colui che solo le mancherebbe, il<br />

Dio di tutte le cose» 23 .<br />

Il medesimo trattato ci offre la più nota<br />

mappa dei gradi dell’amore, i quattro stadi<br />

che Bernardo aveva tratteggiato, per<br />

la prima volta, in una lettera spedita alla<br />

comunità certosina di Mont-dieu e, successivamente,<br />

ampliati nel libro dedicato al<br />

cardinale Aimerico 24 .<br />

22) Cf. McGinn, B., Storia della Mistica, 289.<br />

23) ed. G. Mura, p. 162. dil., VII, 19, p. 298.<br />

24) Cf. McGinn, B., Storia della Mistica, 289-290.<br />

10


Il primo grado dell’amore<br />

è quando l’uomo si ama per se stesso<br />

La prima esperienza, quella centrale e la<br />

più immediata, è l’amore dell’uomo per se<br />

stesso. Bernardo lo qualifica come amore<br />

«carnale», non nel senso corrente di corporeo,<br />

ma nel senso paolino di conforme alla<br />

nostra condizione umana, abbandonata a se<br />

stessa: «È l’amore carnale, col quale l’uomo,<br />

prima di tutte le cose, ama sé per se stesso.<br />

Non gusta ancora altro che se stesso, come<br />

sta scritto: Prima ciò che è animale, poi ciò<br />

che è spirituale. Questo amore non viene<br />

prescritto da alcun comandamento; ma è<br />

insito nella stessa natura. Chi ha mai avuto<br />

in odio la sua carne?» 25<br />

Secondo questo linguaggio biblico-bernardino,<br />

per Jean Leclercq, «vivere secondo<br />

la carne» è vivere in modo puramente<br />

umano, ma è in essa – la nostra condizione<br />

umana, dotata di un corpo – che dio immette<br />

una possibilità, un desiderio, addirittura<br />

un’esigenza di vivere «secondo lo Spirito»,<br />

ossia in maniera conforme all’immagine del<br />

suo stesso amore, secondo la quale ci ha<br />

creati e che ha restaurato o ri-creato dalla<br />

sovrabbondanza dell’amore di Cristo.<br />

«Noi spontaneamente amiamo noi stessi<br />

– e questo è bene – ma se ci amiamo soltanto<br />

“per noi stessi”, senza ritorno verso Colui<br />

che non cessa di amarci, ci rinchiudiamo in<br />

noi stessi: ecco l’egoismo. Se ci sforziamo<br />

di liberarcene, usciamo dalla nostra finitezza:<br />

il legittimo amore per noi stessi non è<br />

soppresso, ma ri-orientato ed esteso a nuove<br />

dimensioni» 26 .<br />

25) ed. G. Mura, p. 166-167. dil., VIII, 23, 304.<br />

26) Leclercq, J., Amore e conoscenza secondo san<br />

Bernardo di Chiaravalle, in «La Scuola Cattolica»<br />

120 (1992) 8.<br />

San Bernardo si pone, con sant’Agostino,<br />

su un piano esistenziale. egli considera<br />

lo stato dell’uomo di fatto, il quale, anche<br />

per potersi dare agli esercizi spirituali, ha<br />

bisogno di soddisfare le necessità del corpo.<br />

Il primo grado dell’amore è perciò,<br />

amore di sé, a cui per di più, si unisce lo<br />

stato di natura decaduta dell’uomo, che<br />

genera cupidigia o bramosia. Ma questo<br />

stesso amore, se ordinato rettamente, e se<br />

contenuto nell’alveo della necessità, può<br />

divenire amore di dio. «In questo caso, esso<br />

deve spogliarsi gradatamente di quanto ha<br />

di egoistico, e questo avviene, soprattutto,<br />

mediante l’amore sociale o del prossimo» 27 .<br />

«Tuttavia, se questo amore, come di<br />

solito accade, comincia a diventare troppo<br />

sregolato e condiscendente, e in nessun<br />

modo contento nell’alveo della necessità fa<br />

mostra di occupare, straripando più ampiamente,<br />

anche i campi del piacere, ecco che<br />

si presenta subito un comandamento per<br />

arrestare questo straripamento, che dice:<br />

Amerai il prossimo tuo come te stesso.<br />

In verità è giustissimo che chi è partecipe<br />

della natura non venga escluso dai beni<br />

della natura, e soprattutto da quei beni che<br />

sono insiti nella natura 28 . Bernardo presenta<br />

quest’amore «sociale» 29 perfino come «un<br />

atto di giustizia» («hoc iustitiae est»); cioè,<br />

condividere con tutti gli altri la medesima<br />

natura, donata da dio.<br />

27) Introduzione, Bernardo di Chiaravalle, I Gradi<br />

dell’umiltà, 44.<br />

28) ed. G. Mura, p. 167. dil., VIII, 23, 304.<br />

29) nel vocabolario di Bernardo la parola «sociale»<br />

(socialis), significa vita di scambi, nella quale ciascuno<br />

dà e riceve: ciascuno di noi è strumento di<br />

grazia per gli altri e anzitutto per quelli associato<br />

ai quali vive, cf. leclercq, J., Amore e conoscenza<br />

secondo san Bernardo di Chiaravalle, in «La Scuola<br />

Cattolica» 120 (1992) 9.<br />

11


deve anche – e questo dipende, ad un<br />

tempo, dalla grazia e dall’ascesi – condividere,<br />

con tutti gli altri, i doni ricevuti.<br />

ecco l’intero processo che fa passare<br />

«in linea diretta», (recto tramite), dall’amore<br />

carnale all’amore sociale.<br />

Lo stesso amore si prolunga e si estende<br />

alla comunità. Così, la comunità di natura<br />

fonda attraverso questo riconoscimento<br />

dell’altro come il suo somigliante, una<br />

comunità di vita. In questo modo, l’amore di<br />

sé e l’amore sociale sono messi a servizio<br />

dell’amore per dio.<br />

Un aspetto notevole, in questo primus<br />

gradus amoris, è la rilevanza che Bernardo<br />

dà allo stesso affetto dell’uomo per se stesso,<br />

che ricordiamo è in un primo momento<br />

egoistico. Possiamo parlare di una certa<br />

tenerezza innata nell’uomo verso se stesso,<br />

la quale, ben ordinata, cioè orientata al<br />

di fuori dell’uomo verso il prossimo e con<br />

l’aiuto della grazia, può produrre il frutto<br />

della carità. Possiamo notare come, nella<br />

spiritualità di Bernardo, nulla si perde, tutto<br />

viene trasformato e ri-orientato verso il vero<br />

fine, cioè verso l’amore di dio.<br />

Un altro aspetto che scaturisce da questo<br />

primo grado e che non possiamo trascurare<br />

è il valore che Bernardo dà al corpo,<br />

in questo cammino verso l’amore di dio. Per<br />

il nostro cistercense, il progresso nell’amore<br />

comincia, come abbiamo visto, con la soddisfazione<br />

dei desideri del corpo, cioè con<br />

l’amore carnale. In questi desideri carnali,<br />

è iscritto, secondo Bernardo, per volontà<br />

di dio, il desiderio più profondo dell’uomo,<br />

vale a dire, essere uno con dio; nell’unione<br />

di amore fra l’uomo e dio, che si raggiunge<br />

quando la volontà dell’uomo si fa una con<br />

quella di dio, come vedremo nel quarto<br />

grado dell’amore, in cui il corpo ha la sua<br />

funzione e il suo contributo.<br />

In questo senso l’abate di Chiaravalle<br />

dirà: «La carne è una compagna buona e<br />

fedele per uno spirito buono in se stesso»<br />

(Dil XI, 31). Per Bernardo, l’insieme umano,<br />

corpo e anima, è destinato alla beatitudine.<br />

egli ha segnato tre tappe nella cooperazione<br />

della carne alla vita dell’anima: «Se<br />

è sentita come un peso, esso è anche un<br />

aiuto. Poi cessa di aiutarla, ma non gli è<br />

più gravoso. Infine l’aiuta moltissimo e non<br />

le è minimamente gravosa. Il primo stato è<br />

faticoso ma fruttuoso; il secondo è riposante<br />

ma non tedioso; il terzo è glorioso. Ascolta<br />

nella Cantica lo sposo che invita a questo<br />

triplice progresso: Mangiate, dice, o amici,<br />

e bevete, e inebriatevi, carissimi. Invita a<br />

rifocillarsi col cibo quelli che lavorano nel<br />

corpo; invita a bere quelli che riposano dopo<br />

aver deposto il peso del corpo; costringe ad<br />

inebriarsi quelli che riprendono le proprie<br />

membra, e chiama questi ultimi carissimi,<br />

cioè ripieni di carità 30 .<br />

deduciamo da questa bella immagine<br />

che, per Bernardo, l’esperienza sensoriale<br />

deve essere esistita perché sia possibile<br />

la beatitudine finale; perciò, viene spesso<br />

affermata da Bernardo l’importanza del corpo<br />

e dei sensi per la vita spirituale.<br />

«E, se san Bernardo insiste tanto sulla<br />

partecipazione del corpo alla beatitudine<br />

celeste, è ancora per la sua profonda convinzione<br />

sull’unità dell’essere umano, specialmente<br />

nella sua affettività, il centro, per<br />

lui, della personalità, nella quale il corpo ha<br />

la sua parte» 31 .<br />

30) ed. G. Mura, p. 168-169. Dil., VIII, 25, p. 306..<br />

31) DuMont, ch., Sulla Via della Pace, 137.<br />

12


Il secondo grado dell’amore,<br />

quando l’uomo ama Dio per sé<br />

Per il passaggio al secondo grado, è<br />

dio stesso, secondo Bernardo, che, nella<br />

Sua sapienza creatrice, ha disposto le<br />

cose in modo che nell’uomo nasca l’amore<br />

per Lui. «E allora Dio, che fa tutti gli altri<br />

beni, fa anche in modo di essere amato.<br />

E fa in questo modo: lui che ha creato la<br />

natura, lui stesso la sostiene. L’ha infatti<br />

creata in modo tale che essa abbia bisogno,<br />

come reggitore, di quello stesso che<br />

è stato il suo creatore. Come essa non fu<br />

capace di esistere senza di lui, non è neppure<br />

in grado, senza di lui di sussistere.<br />

Dio ha fatto in modo che la natura avesse<br />

sempre bisogno della sua protezione,<br />

così accade che, sperimentando l’aiuto<br />

di Dio nelle tribolazione, l’uomo animale<br />

e carnale, che non sapeva amare nessuno<br />

all’infuori di se stesso, cominci ad amare<br />

anche Dio, sia pure in considerazione di sé<br />

(propter se), perché s’accorge che in lui,<br />

come spesso gli ha mostrato l’esperienza,<br />

può tutto ciò che gli è utile potere e senza<br />

di lui non può nulla» 32 .<br />

San Bernardo, in questo passaggio dal<br />

primo al secondo grado dell’amore, considera<br />

la possibilità di bene che c’è anche<br />

nella stessa tribolazione o situazione di<br />

crisi, nella quale l’uomo, in molte occasioni<br />

della sua vita, si ritrova. Possiamo dire che<br />

nessuno si conosce da sé, se non è messo<br />

alla prova, cioè, conoscere attraverso la tribolazione<br />

e con l’aiuto della grazia la propria<br />

dignità d’immagine e somiglianza di dio e<br />

il suo vero fine: l’amore di dio; diventare<br />

amore nell’Amore.<br />

32) ed. G. Mura, p. 168-169. Dil., VIII, 25, p. 306.<br />

«La vita come prova», intesa da Gabriel<br />

Marcel, è concepita proprio nello stesso<br />

senso da san Bernardo, nel passaggio<br />

dal primo al secondo grado dell’amore.<br />

Se dinanzi a qualcuno che soffre, sarebbe<br />

imprudente giustificare la sofferenza, tuttavia,<br />

questo punto di vista è valido, non come<br />

spiegazione, perché non ne esiste alcuna,<br />

ma come riflessione che ne faciliti l’umile<br />

e salutare accettazione. «Misteriosamente,<br />

Dio conosce meglio di me stesso ciò che,<br />

in definitiva, mi renderà felice. Quando Dio<br />

ama, altro non vuole se non essere amato,<br />

anzi non ama se non per essere riamato,<br />

sapendo che, per questo stesso amore, egli<br />

renderà beati coloro che lo avranno amato.<br />

L’esperienza, spesso ripetuta, di ricorrere a<br />

Dio fa crescere il nostro amore» 33 .<br />

In questo secondo grado, l’uomo, dunque,<br />

ama ormai dio per sé, ma non ancora<br />

per lui. «Questo modo di amare è segno di<br />

una certa prudenza nel sapere distinguere<br />

quello che puoi fare da te stesso, da quello<br />

che puoi fare solo con l’aiuto di dio» 34 .<br />

Il terzo grado dell’amore,<br />

quando l’uomo ama Dio per Lui<br />

Il terzo grado viene ad essere una conseguenza<br />

(necesse est) logica del grado precedente.<br />

«A causa delle sue molte necessità<br />

è perciò inevitabile che l’uomo ricorra a Dio<br />

con frequenti invocazioni e che, rivolgendosi<br />

a lui frequentemente, impari a gustarlo,<br />

e gustandolo, a provare quanto è soave il<br />

Signore. Ne consegue così che, ad amare<br />

Dio di amore puro, più che costringersi la<br />

33) Dumont, Ch., Sulla via della Pace, 35.<br />

34) Stercal, C., Benardo di Clairvaux, 80.<br />

13


nostra necessità, ci attiri la soavità di lui<br />

che abbiamo ormai gustata» 35 . Bernardo,<br />

utilizzando saggiamente i salmi, descrive<br />

l’esperienza dell’uomo che ha cominciato<br />

a gustare la soavità del Signore ed inizia ad<br />

amare dio per dio.<br />

tuttavia, prima di fare quest’esperienza,<br />

l’uomo si trova nel tempo della necessità,<br />

in altre parole, dell’insoddisfazione umana.<br />

Ciò nonostante, questo tempo dei desideri<br />

incessanti contiene, implicitamente, il<br />

desiderio di dio; nel senso che, a partire<br />

dall’esperienza dell’insoddisfazione del<br />

desiderio e del rilancio continuo che essa<br />

implica, l’uomo è condotto ad aprirsi al<br />

Bene supremo. ed è in quest’apertura verso<br />

dio che l’uomo comincia a gustare la bontà<br />

del Signore e ad amarlo per se stesso, senza<br />

interessi egoistici e comincia a conoscere<br />

dio come Padre.<br />

nella lettera ai Certosini, incorporata<br />

alla fine del De diligendo Deo, Bernardo, in<br />

modo più breve, definisce il tertius gradus<br />

amoris come l’amore filiale, con cui dio<br />

viene amato per se stesso. «È un amore<br />

puro, perché ama con opere e in verità;<br />

giusto, perché capisce il debito di amore<br />

che ha verso Dio. Esso è spontaneo, e la<br />

sua legge è quella dei figli di Dio, che non<br />

priva dei pesi del dovere, ma li rende leggeri.<br />

Non annulla il timore, ma è un timore casto,<br />

perché misto alla devozione. È un amore<br />

ordinato, che fa amare il corpo per l’anima,<br />

l’anima per Dio e Dio per se stesso» 36 . In<br />

questo grado d’amore, è ancora più facile<br />

amare il prossimo, poiché l’uomo ama<br />

autenticamente dio e, di conseguenza, tutto<br />

ciò che è di dio.<br />

35) ed. G. Mura, p. 169-170. dil., IX, 26, p. 308.<br />

36) Cf. Introduzione, BernarDo Di chiaravalle, I Gradi<br />

dell’umiltà, L’amore di Dio, ed. G. Mura, 44.<br />

Il quarto grado d’amore,<br />

quando l’uomo ama sé per Dio<br />

Sarà per noi una gioia, non il fatto che<br />

venga appagata la nostra necessità e neppure<br />

che conseguiamo la nostra felicità, ma il<br />

vedere compiuta la volontà di Dio in noi e su<br />

di noi, come supplichiamo nella nostra preghiera<br />

quotidiana, allorché diciamo: Sia fatta<br />

la tua volontà, come in cielo, così in terra 37 .<br />

Vediamo, qui, il vertice dell’esperienza<br />

cristiana, individuato da Bernardo in questo<br />

quarto grado, nel quale l’uomo non ama<br />

più se stesso (seipsum), se non per dio<br />

(nisi propter Deum). «È un amore difficile da<br />

raggiungere; è il vero amore mistico, con il<br />

quale l’anima è assorta totalmente in Dio. È<br />

come un vivere nell’aldilà, vuoti di sé e pieni<br />

di Dio, in un sentimento di totale armonia<br />

con Lui» 38 . Ha quindi, le caratteristiche di<br />

un’esperienza mistica, nella quale l’uomo<br />

ha la sensazione di perdersi, ma, in realtà,<br />

ritrova più profondamente se stesso 39 .<br />

In principio, abbiamo trattato dell’uomo<br />

come immagine e somiglianza di dio,<br />

aspetto col quale comincia la dottrina spirituale<br />

di Bernardo. Possiamo dire, non senza<br />

temerarietà, che, in questo grado, l’uomo<br />

fa l’esperienza che anticipa e introduce il<br />

compimento della creazione. È la condivisione<br />

della volontà di dio che ci consente di<br />

entrare nel suo affectus e di prepararci alla<br />

conformazione a Lui.<br />

Vivere questa esperienza è essere deificati<br />

(sic affici deificari est) 40 , sintetizza<br />

37) ed. G. Mura, p. 172-173. Dil., X, 28, p. 312.<br />

38) GastalDelli, f., Studi su San Bernardo e Goffredo<br />

di Auxerre, 330.<br />

39) Cf. stercal, c., Bernardo di Clairvaux, 82.<br />

40) «Sic affici, deificare est»: il termine deificazione,<br />

raramente impiegato da san Bernardo, significa,<br />

come per Guglielmo di S. thierry, l’unione perfet-<br />

14


Bernardo ed esprime così, il senso di questo<br />

quarto grado che porta a compimento<br />

l’itinerario di tutta la vita cristiana.<br />

Per sottolineare l’unione profonda tra<br />

dio e l’uomo che esso realizza, un’unione<br />

che trasforma l’uomo senza annullarlo,<br />

Bernardo propone una triplice metafora, già<br />

nota nella letteratura patristica e medievale:<br />

«Come una piccola goccia d’acqua, mescolata<br />

a molto vino, sembra scomparire del<br />

tutto, perché assume il sapore e il colore<br />

del vino, e come un ferro rovente e incandescente<br />

diviene molto simile al fuoco e perde<br />

il suo aspetto originario, e come l’aria inondata<br />

della luce, a tal punto che non sembra<br />

più illuminata ma appare essa stessa luce,<br />

così è necessario che nei santi ogni affezioni<br />

umana si liquefaccia, in qualche ineffabile<br />

modo, in se stessa e che si trasformi totalmente<br />

nella volontà di Dio» 41 .<br />

«L’uomo, allora, non si annulla, ma entra<br />

in una nuova condizione e in una nuova<br />

forma che gli consentono di realizzare una<br />

comunione totale e personale con Dio.<br />

Si tratta della humana affectio che si dissolve<br />

e trapassa nella volontà di Dio; coincidenza<br />

della volontà dell’uomo con quella di<br />

ta dell’anima con dio, nella volontà e nell’amore:<br />

«unus cum deus esse spiritus» (1 Cor 6,17). Il<br />

concetto della deificazione dell’uomo in Cristo,<br />

nell’amore, e frequente nella tradizione della teologia<br />

origeniana, e troverà ampi sviluppi nella<br />

teologia mistica occidentale, che intenderà per<br />

«deificazione» lo stato mistico di unione trasformante<br />

dell’anima nell’amore puro di dio. per quanto<br />

riguarda il contesto teologico bernardino, valgono le<br />

osservazione di È. Gilson: «La deificazione… non<br />

è niente di meno, ma niente di più, che l’accordo<br />

perfetto tra la volontà della sostanza umana e quella<br />

della sostanza divina, in una distinzione rigorosa<br />

delle sostanze e delle volontà», cf. Introduzione,<br />

BernarDo Di chiaravalle, I Gradi dell’umiltà, L’amore<br />

di Dio, ed. G. Mura, 173.<br />

41) ed. G. Mura, p. 173. Dil., X, 28, p. 312.<br />

Dio» 42 . San Bernardo per chiudere l’ultimo<br />

grado dell’amore della sua opera, rivolgendosi<br />

al Signore domanda: «Chi potrà vedere<br />

la sostanza dell’uomo nella forma di gioia e<br />

potenza nella quale Dio sarà tutto in tutto?<br />

Quando accadrà? Chi potrà conseguirlo?<br />

«Quando potrò venire e apparire al cospetto<br />

del Signore?» O Signore mio Dio, «il mio<br />

cuore ti ha parlato, il mio volto ti ha cercato;<br />

cercherò, Signore, il tuo volto». Credi che<br />

potrò vedere il tuo tempio santo?» 43 .<br />

Per dare risposta con autorevolezza a<br />

queste basilari domande, Bernardo, allo<br />

stesso modo che ha chiesto attraverso la<br />

citazione della Sacra Scrittura sul come,<br />

sul chi e sul quando sarà questa gioia per<br />

l’uomo, risponde dicendo: «Credo che il<br />

comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo<br />

con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua,<br />

con tutte le tue capacità” non potrà essere<br />

completamente adempiuto finché il cuore<br />

non cesserà d’esser costretto a pensare al<br />

corpo, e l’anima non cesserà d’infondere<br />

in esso vita e sensibilità per conservarlo nel<br />

suo stato, e la sua virtù, sollevata dai fastidi<br />

carnali, potrà irrobustirsi profondamente<br />

nella potenza de Dio» 44 .<br />

e nella lettera ai Certosini, Bernardo<br />

dichiara la sua incertezza sulla possibilità<br />

dell’uomo di poter raggiungere perfettamente<br />

questo quarto grado dell’amore in<br />

questa vita e, citando il Vangelo di Matteo,<br />

conclude affermando che questo grado si<br />

produrrà certamente «quando il servo buono<br />

e fedele verrà introdotto nel gaudio del<br />

suo Signore, e si sarà inebriato dell’abbondanza<br />

della casa di Dio.<br />

42) GastalDelli, f., Studi su San Bernardo e Goffredo<br />

di Auxerre, 331.<br />

43) ed. G. Mura, p. 173-174. dil., X, 28, p. 312.<br />

44) ed. G. Mura, p. 174. dil., X, 29, p. 312.<br />

15


Allora quasi dimentico di sé in modo<br />

mirabile, e quassi staccandosi totalmente da<br />

se stesso, si volgerà tutto a Dio e aderendo<br />

totalmente a Lui, diverrà con Lui un solo<br />

spirito. Credo che il profeta pensasse proprio<br />

a questo, quando diceva: Entrerò nelle<br />

potenze del Signore; Signore, mi ricorderò<br />

solo della tua giustizia» 45 .<br />

Conclusione 45) ed. G. Mura, p. 188-189. dil., XV, 39, p. 328.<br />

La citazione dal Paradiso di dante con<br />

cui abbiamo aperto questo tentativo di<br />

ricerca, indica chiaramente come il cristianesimo<br />

latino ritenesse Bernardo come una<br />

delle guide alla gioia della contemplazione<br />

mistica.<br />

«Quel sene che contemplando gustò di<br />

quella pace», ci ha fatto ricordare attraverso<br />

il suo trattato De diligendo Deo che l’uomo<br />

è capace di dio (capax Dei) che l’unione<br />

all’amore divino è una possibilità aperta<br />

all’uomo grazie al «chérissement» di dio<br />

per noi.<br />

Quest’esperienza non è stata data soltanto<br />

all’uomo del XII secolo, pieno dei<br />

grandi maestri «mistici», ma, anche all’uomo<br />

moderno è stata data questa possibilità di<br />

raggiungere il suo vero fine. Questa possibilità<br />

ha bisogno prima di tutto della libertà<br />

dell’uomo, della sua risolutezza e prontezza<br />

per iniziare questo cammino di trasformazione.<br />

Abbiamo visto implicitamente nel De diligendo<br />

Deo come Bernardo attraverso il suo<br />

plastico linguaggio adopera la ragione e gli<br />

affetti per descrivere quell’esperienza che<br />

può «pregustare» l’uomo dell’amore divino.<br />

Questa descrizione è anche un invito per<br />

noi, uomini di oggi, a cercare con serietà e<br />

impegno non più fuori di noi, ma nel nostro<br />

cuore, dove si trovano le radici dei nostri<br />

desideri. San Bernardo vuole che le persone<br />

abbiano un’esperienza di «unione» con dio.<br />

Questa esperienza mistica dell’«unione»<br />

potrebbe sembrare strana, giacché lo<br />

stesso sostantivo «mistico» ha perso tutto il<br />

suo significato, rimanendo come parola che<br />

descrive qualcosa che non m’incombe, che<br />

è al di là della mia vita e delle mie faccende.<br />

In mezzo alla continua proiezione che<br />

l’uomo fa nel tempo, qualche volta opprimente<br />

e ambivalente, ormai soltanto una<br />

vera esperienza di ricerca di dio può farci<br />

vedere che quasi nulla di quello che desideriamo<br />

o cerchiamo può riempire il nostro<br />

abisso, ed è in grado di soddisfare i nostri<br />

desideri più intimi, forse impossibili di soddisfare<br />

sotto questo cielo o sopra questa<br />

terra.<br />

I grandi profeti di tutti i tempi, come<br />

Bernardo nel XII secolo, ci hanno fatto, ci<br />

fanno e ci faranno l’invito, rimane in noi trovare<br />

il modo e il coraggio.<br />

45) ed. G. Mura, p. 188-189. dil., XV, 39, p. 328.<br />

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