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vitigni_di_sicilia

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Commissioni Ampelografiche Provinciali, il cui progetto <strong>di</strong> regolamento viene approvato il<br />

25 febbraio 1875 con decreto dell’allora Ministro d’Agricoltura Industria e Commercio.<br />

Il compito del Comitato Centrale e delle Commissioni Provinciali è lo stu<strong>di</strong>o dell’intero<br />

patrimonio ampelografico presente sul territorio nazionale, ivi comprese le caratteristiche<br />

enologiche, e la creazione <strong>di</strong> un vero e proprio inventario viticolo <strong>di</strong> quei tempi. I resoconti<br />

dei lavori delle Commissioni Provinciali vengono pubblicati dal 1876 al 1887 sotto forma<br />

<strong>di</strong> Bollettini Ampelografici, che costituiscono ancora oggi una fonte <strong>di</strong> informazione <strong>di</strong><br />

straor<strong>di</strong>naria importanza in quanto vere e proprie “fotografie” della viticoltura del passato,<br />

riportanti notizie su <strong>vitigni</strong> antichi oggi quasi scomparsi, dei quali si sarebbe persa ogni<br />

traccia se non si <strong>di</strong>sponesse <strong>di</strong> tale fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione. Per la Sicilia particolare importanza<br />

rivestono i lavori delle Commissioni Ampelografiche delle province <strong>di</strong> Catania (1878,<br />

1879), Palermo (1881) e Caltanissetta (1883).<br />

In tutti i Paesi viticoli vengono redatti i Cataloghi Ampelografici nei quali vengono descritte<br />

le caratteristiche dei <strong>di</strong>versi <strong>vitigni</strong>, spesso accompagnate da <strong>di</strong>segni a colori e, successivamente,<br />

da fotografie (Viala e Vermorel, 1901/1909; Molon, 1906).<br />

In Italia nel 1952 Dalmasso in sede <strong>di</strong> Accademia Italiana della Vite e del Vino promuove la<br />

costituzione, da parte del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, <strong>di</strong> una nuova Commissione<br />

Nazionale Ampelografica finalizzata alla preparazione <strong>di</strong> un’Ampelografia Italiana. Tale iniziativa<br />

porta alla stesura dell’opera “Principali <strong>vitigni</strong> ad uva da vino e da tavola coltivati in Italia”,<br />

e<strong>di</strong>ta e via via aggiornata a cura dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura <strong>di</strong> Conegliano<br />

Veneto. Nel ventennio successivo l’OIV (Organitation Internationale de la Vigne et du Vin)<br />

avvia la compilazione <strong>di</strong> un Registro Ampelografico Internazionale, a fine <strong>di</strong> raccogliere e<br />

descrivere il maggior numero possibile dei <strong>vitigni</strong> coltivati nel mondo.<br />

Queste iniziative però non sono state aggiornate e come tali non forniscono una descrizione<br />

esaustiva della piattaforma ampelografica dei vari Paesi. A livello italiano maggiori e più<br />

precise informazioni ci pervengono dai lavori pubblicati da vari ricercatori operanti nelle<br />

<strong>di</strong>verse regioni della nostra penisola (Schneider e Mannini, 1994, 2006; Iacono et al., 1999;<br />

Calò et al., 2001; ecc.).<br />

A livello normativo particolare importanza riveste l’istituzione del ‘Catalogo Nazionale<br />

delle Varietà <strong>di</strong> Vite’ (DPR 1164 del 24.12.69) e del ‘Comitato Nazionale per l’Esame delle<br />

Varietà <strong>di</strong> Viti’ (istituito in base al Reg. CEE 2314/72), successivamente <strong>di</strong>venuto<br />

‘Comitato Nazionale per la Classificazione delle Varietà <strong>di</strong> Viti’ (DM 28 <strong>di</strong>cembre 2001).<br />

Tra i compiti <strong>di</strong> tale Comitato vi è quello <strong>di</strong> pronunciare pareri sull’omologazione delle<br />

selezioni clonali, sull’iscrizione <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> viti e cloni omologati nel Catalogo delle<br />

Varietà, sulle eventuali sinonimie ed omonimie dei <strong>vitigni</strong>, nonché “sulle variazioni della<br />

struttura e dell’organizzazione del Catalogo Nazionale delle Varietà <strong>di</strong> Vite”.<br />

L’iscrizione <strong>di</strong> una nuova cultivar al ‘Catalogo Nazionale delle Varietà <strong>di</strong> Vite’ (oggi<br />

Registro Nazionale) è regolamentata dal DM 6.10.2004 “Requisiti da accertare, in sede <strong>di</strong><br />

prove ufficiali, per l’esame delle varietà <strong>di</strong> viti, ai fini dell’iscrizione nel Registro<br />

Nazionale delle varietà <strong>di</strong> vite” che prevede l’accertamento delle caratteristiche <strong>di</strong> “<strong>di</strong>stinguibilità”,<br />

“stabilità” e “omogeneità” attraverso la valutazione delle caratteristiche morfologiche<br />

(ampelografiche) e fisiologiche, nonché agronomiche tramite prove <strong>di</strong> coltivazione.<br />

In base ai Regolamenti Comunitari 1493/99 e 1227/2000 ogni anno gli Stati membri devono<br />

compilare e comunicare alla Commissione la propria classificazione delle varietà <strong>di</strong> viti<br />

per la produzione <strong>di</strong> vino.<br />

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