SUONO n° 497
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N. XXX<br />
Editoriale<br />
di Paolo Corciulo<br />
Il Sacro Graal si nasconde<br />
all’interno di un solco?<br />
Detesto le espressioni stucchevoli almeno quanto le affermazioni<br />
scontate e prevedibili (dove posso, le evito); per questo, una frase<br />
come “la magia del vinile” potrebbe farmi venire perlomeno un<br />
attacco di infantioli! Eppure, per varie ragioni, via via che questo<br />
numero di <strong>SUONO</strong> si componeva ho cominciato a ricredermi sui<br />
poteri soprannaturali del disco nero.<br />
Innanzitutto, non si può non riflettere sulla grande, straordinaria<br />
bellezza di un sistema, un modo di ascoltare la musica, fatto di<br />
riti e procedure che, seppur desueti nell’era della velocità, stanno<br />
tornando di moda e danno vita a un fenomeno di recupero del<br />
passato che non ha precedenti. Non basta appellarsi al vintage<br />
o alla passione di alcuni affinché nulla cada nell’oblio: la prepotente<br />
(in queste pagine cercheremo di definire quanto) ripresa<br />
del vinile non ha paragone alcuno, perlomeno nella storia delle<br />
tecnologie, dove standard e formati vengono consumati con una<br />
sempre maggiore velocità. Finora, non si era mai tornati indietro:<br />
consumato un formato, via con un altro.<br />
Una seconda ragione del mio cambio di rotta è determinato<br />
dalla ricchezza e dal fascino di tutto quel che gira (argomenti,<br />
iconografia, prodotti, tendenze) attorno al vinile. Per “Vinile Vol.<br />
1” (<strong>SUONO</strong> 485 – marzo 2014) avevamo attinto al materiale che<br />
ci era più vicino, quello più “abbordabile” e a portata di mano;<br />
ero pertanto convinto che raggruppare altrettanti temi di grande<br />
interesse e fascino non sarebbe stato affatto semplice. Invece,<br />
l’enorme patrimonio di letteratura che offrono gli archivi di<br />
<strong>SUONO</strong> in merito si è rivelato un terreno particolarmente rigoglioso,<br />
tanto da costringerci, non senza rimpianto, a “tagliare”<br />
almeno altrettanto materiale di quello pubblicato in questo Vol.<br />
II; argomenti ugualmente pregni del nostro passato, di un’era<br />
d’oro entusiasmante e di grande opulenza per la riproduzione<br />
sonora che, ci consoliamo, torneranno buoni per “Vinile Vol. III”<br />
(data di pubblicazione ancora da programmare). Un passato ricco<br />
di stimoli e di elementi che potrebbe rappresentare comunque,<br />
indipendentemente dalla “forma disco”, la base di un atteso e<br />
necessario rilancio del settore.<br />
Dal materiale e dalla conoscenza del passato (abbiamo tentato di<br />
trasmettervela, speriamo di esserci riusciti) trasudano, infatti,<br />
un entusiasmo e una positività, una pienezza di emozioni e soddisfazione<br />
nei mezzi a disposizione difficilmente rintracciabili<br />
oggi; un’assenza, quest’ultima, che ha prodotto l’effetto quasi<br />
paradossale di avvicinare oggi più che in passato il settore e i<br />
raffinatissimi prodotti che lo compongono alla logica dell’elettrodomestico.<br />
Un processo conseguenziale ma sbagliato che ha<br />
portato tutti quelli che lo hanno perseguito a cozzare contro un<br />
muro; perché la riproduzione musicale di qualità è sangue e passione,<br />
è quel che siamo noi che scriviamo e voi che ci leggete e che<br />
operate sul campo. Dimenticarlo è come applicare una formula<br />
perfetta e asettica per ricostruire il sorriso della Gioconda, di per<br />
sé unico ed encomiabile proprio per quella magia che non trova<br />
sufficiente spiegazione nemmeno in milioni di parole...<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 3
Sommario<br />
N. XXX<br />
EDITORIALE di Paolo Corciulo .............................................................3<br />
ANTENNA ...............................................................................6<br />
N. <strong>497</strong><br />
MAGGIO 2015<br />
INSIDE DENTRO LA MUSICA<br />
ROSARIO BONACCORSO Istantanee erranti e melodiche di Daniele Camerlengo .................12<br />
IL TEATRO D’OPERA AD UNA SVOLTA? Le comparse della commedia di Pietro Acquafredda .....16<br />
ROBERTO PROSSEDA Man Vs. Machine di Francesco Bonerba ................................22<br />
NICOLA GAETA Quando la musica ha fatto BAM di Daniele Camerlengo ........................26<br />
DENNY ZEITLIN Il jazz è vivo e sta bene di Antonio Gaudino ..................................28<br />
LA MAISON DE L’ÈCOUTE Ars Sonica di Federico Geremei ...................................30<br />
SELECTOR TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
SPECIALE VINILE VOL. II<br />
LA RICETTA DELLA FELICITÀ di Paolo Corciulo ........................................34<br />
I PRIMI VAGITI: IL DISCO QUESTO S(C)ONOSCIUTO di Marino Mariani. . . . . . . . . . . . . . . . . .38<br />
IL DISCO: ARRIVA L’HI-FI di Marino Mariani ...........................................44<br />
ANATOMIA DEL GIRADISCHI a cura della redazione ....................................48<br />
DUAL: LA STORIA di Carlo D’Ottavi ....................................................56<br />
GARRARD: LA STORIA di Paolo Corciulo e Maurizio Fava ................................60<br />
IL PIÙ LONGEVO SONO IO: SONDEK di Paolo Corciulo ..................................64<br />
VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO di Paolo Corciulo ...............................68<br />
RECORD COVERS: LA CREATIVITÀ DEGLI LP di Antonio Gaudino e Francesco Bonerba ....74<br />
QUANDO NON C’ERA IL WALKMAN! di Paolo Corciulo ..................................82<br />
COME NASCE UNA TESTINA di Paolo Corciulo ..........................................86<br />
FONORIVELATORE Grado prestige Silver 1 di Carlo D’Ottavi ..................................88<br />
FONORIVELATORE Ortofon Quintet Bronze a cura della redazione .............................90<br />
UNITÀ PHONO Esoteric E-03 di Carlo D’Ottavi ..............................................92<br />
UNITÀ PHONO Nagra BPS a cura della redazione ............................................94<br />
UNITÀ PHONO Van den Hul The Grail a cura della redazione ..................................96<br />
GIRADISCHI Clearaudio Ovation Wood a cura della redazione .................................98<br />
GIRADISCHI Pro-Ject 2Xperience Classic 2M Red a cura della redazione .......................100<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO Yamaha A-S2100 a cura della redazione ......................104<br />
DIFFUSORI Graham Audio LS 5 / 9 BBC Monitor a cura della redazione ........................108<br />
DIFFUSORI Monitor Audio Gold 200 a cura della redazione ..................................112<br />
OLTRE IL ROCK a cura di Guido Bellachioma ...............................................116<br />
ESPERIENZE IN JAZZ a cura di Daniele Camerlengo .......................................120<br />
SECONDO NOI LA CLASSICA a cura di Pietro Acquafredda .................................124<br />
KRAUTROCK a cura di Carlo Camilloni ....................................................126<br />
ITALIA ROCK ‘70 a cura di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140
ANTENNA<br />
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Non basta che giri!<br />
Si potrebbe dire che il Dereneville VPM 2010-<br />
1 sta a un giradischi qualunque come una<br />
pallottola sta a una testata nucleare. Questo<br />
“ordigno”, creato da Rainer Horstmann della<br />
tedesca AVDesignHaus, è un concentrato<br />
tecnologico che fonde in sé universo digitale<br />
e analogico. La sua particolarità consiste negli<br />
strumenti di controllo della lettura del disco: il<br />
VPM 2010-1, infatti, è “armato” di uno scanner<br />
do<br />
le sue caratteristiche, e una telecamera HD<br />
ne<br />
l’immagine su un monitor touch ad alta<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
che si vuole suonare. Niente di ciò che avviene<br />
<br />
<br />
bilanciata, un’uscita video S-Video / BNC, una connessione Ethernet per gli aggiornamenti del software e la diagnostica in remoto e una<br />
<br />
<br />
<br />
Francesco Bonerba<br />
WELL TEMPERED PER I FONORIVELATORI<br />
Continua l’espansione del catalogo del costruttore<br />
americano che, pur muovendosi<br />
sempre nel campo analogico, sta allargando<br />
ta<br />
serie di giradischi, bracci e, ultimissimi<br />
arrivati, fonorilevatori.<br />
re<br />
dei suoi originali giradischi, ha coinvolto<br />
vatori<br />
uno specialista del settore come la<br />
<br />
<br />
<br />
stretta parentela con il modello MP150 del<br />
costruttore asiatico. Si tratta di un modello<br />
che per valori elettrici e caratteristiche<br />
meccaniche dovrebbe adattarsi facilmente<br />
a qualsiasi braccio e giradischi, da quelli di<br />
<br />
<br />
il cantilever a bassa massa sui cui è montato,<br />
dalla linea rastremata per irrigidirlo,<br />
periori<br />
a quelle dei classici fonorilevatori<br />
economici, spesso montati di serie<br />
su molti giradischi di fascia media<br />
<br />
parla invece con il modello a bobina<br />
<br />
capire che è un articolo dedicato a giradischi<br />
e bracci di elevata caratura e possibilità.<br />
-<br />
<br />
<br />
su un cantilever in lega di titanio,<br />
che trasferisce il moto alle bobine<br />
<br />
<br />
originale, però, è di certo legato alla<br />
<br />
sua meccanica: si è impiegato il legno di<br />
<br />
re,<br />
anche questo elemento contribuirebbe<br />
alle doti sonore fuori dal comune di questo<br />
fonorilevatore. Non ci resta che sperare in<br />
un test per darvi conto di tale meraviglia.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Fonorivelatore<br />
<br />
Prezzo:<br />
Tipo: MC Tensione di uscita<br />
(mV):Forza di appoggio<br />
(g): 1,8-2,2 Stilo: Line Contact<br />
Diamond su cantilever in lega di titanio<br />
Note:<br />
<br />
Fonorivelatore<br />
<br />
Prezzo: € 650,00<br />
Tipo: MM Tensione di uscita<br />
(mV): Forza di appoggio<br />
(g): 1,5-2,0 Stilo: mond<br />
Impedenza di carico (Ohm): <br />
k Note: cantilever indurito a bassa massa<br />
<br />
Distributore: Perfect Audio di Bellini Matteo<br />
driano<br />
(PR)<br />
<br />
www.perfectaudio.it<br />
6 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
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Dal giradischi al wireless<br />
Nel 1985 il giradischi a<br />
trazione diretta e braccio<br />
tangenziale Goldmund Reference<br />
rappresentava forse<br />
il massimo per gli “analogisti”<br />
più entusiasti, già sottoposti<br />
ai primi assalti del<br />
rampante formato digitale.<br />
Un altro dei sogni proibiti<br />
<br />
bili<br />
della serie Apologue,<br />
sempre di Goldmund. Ma<br />
chi è costui? Trattasi di un<br />
marchio svizzero che ha da<br />
sempre rappresentato l’Hi-end di scuola europea<br />
più di lusso e, spesso, all’avanguardia. Attualmente<br />
il costruttore mantiene il suo centro ricerca<br />
<br />
generale commerciale per la distribuzione internazionale,<br />
Italia compresa, è nel principato di<br />
Monaco, con diramazioni nei principali mercati<br />
audio in tutto il mondo. L’attuale produzione è<br />
<br />
di diamante è ancora costituita dal complesso<br />
modello Apologue, ora in versione celebrativa<br />
Anniversary, e dai suoi derivati più semplici,<br />
Logos e Prologos, anche in versione wireless.<br />
Accanto alle acustiche è presente anche una<br />
<br />
<br />
viene di conseguenza). Per ampliare la clientela<br />
di casa Goldmund si è pensato di presentare<br />
<br />
dalle forme più classiche e facilmente inseribili in<br />
ambienti meno esclusivi e dedicati. In particolare,<br />
<br />
e Metis Tower. Come dice il loro nome sono due<br />
<br />
completamente metallico in alluminio e top anodizzato<br />
oro. Entrambi a due vie e caricati in bass<br />
<br />
interna e possono ricevere segnali in wireless<br />
<br />
Goldmund. Il modello maggiore Logos Tower<br />
ha un woofer da 20 cm di diametro accoppiato<br />
a un tweeter a cupola morbida mentre il Metis<br />
Tower utilizza due mid-woofer da appena 10 cm<br />
di diametro. Se si desidera una maggiore esten-<br />
<br />
sistema con un subwoofer della stessa linea Metis.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Goldmund Metis Tower Wireless<br />
<br />
13 kg<br />
da pavimento <br />
2 <br />
80-25.000 - 3 dB<br />
2 Wf 10 cm, Tw cupola morbida<br />
crossover digitale tramite DSP, audio<br />
stream wireless da USB dongle. Cabinet metallico<br />
con top alluminio anodizzato oro. Base.<br />
Goldmund Logos Tower Wireless<br />
<br />
<br />
35 kg<br />
da pavimento bass<br />
2 <br />
40<br />
<br />
Tw cupola morbida mente<br />
Cabinet completamente metallico<br />
con sistema di scarico a terra delle vibrazioni.<br />
Stream wireless da dongle USB o Transmitter<br />
Goldmund. Ingresso e uscita digitale. Top in<br />
alluminio anodizzato oro.<br />
<br />
avenue des Citronniers - 98000 Monaco<br />
www.goldmund.com<br />
VINTAGE ATTO SECONDO<br />
LA MUSICA CON<br />
IL CUORE<br />
A Bosa, in Sardegna, il 28 marzo si è tenuto<br />
il concerto del cantautore rock blues Francesco<br />
Piu, organizzato nella giornata della<br />
sensibilizzazione alla donazione di midollo<br />
osseo. Per chi non lo conosce, Piu è una sor-<br />
<br />
SoundCloud nella home del nostro sito), che<br />
volmente<br />
sorpresi con un atto di solidarietà.<br />
VINTAGE ATTO PRIMO<br />
A distanza di 55 anni dalla sua nascita<br />
tosh<br />
C22, ridisegnato e aggiornato in<br />
base alle esigenze e performance attuali.<br />
Dieci gli ingressi, di cui due bilanciati<br />
con una sezione phono MM e MC, che<br />
offre la possibilità di regolare capacità<br />
e resistenza del carico, consentendo un<br />
interfacciamento migliore con il front<br />
end analogico.<br />
Una coppia di KT88 “anima” la nuova<br />
versione del finale mono McIntosh<br />
MC75, un classico degli anni ’70 destinato<br />
a fare coppia con il pre C22<br />
nell’ambito dell’operazione vintage intrapresa<br />
dalla casa americana. Dispone<br />
di ingressi bilanciati e sbilanciati e tutte<br />
le circuitazioni sono state riviste e aggiornate.<br />
La potenza è di 75 Watt con<br />
distorsione minore dello 0,5%.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 7
ANTENNA<br />
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Toglietemi tutto ma non il mio Expedit<br />
<br />
va alleggerito o risolto dalla progressiva miniaturizzazione (CD) e sma<br />
<br />
<br />
con la popolarissima linea Expedit<br />
<br />
<br />
con la linea Kallax<br />
<br />
<br />
dimensioni e carico dei ripiani identici, hanno complessivamente alcuni<br />
<br />
Il Grow, finanziato attraverso una campagna<br />
di crowfounding su Kickstarter.<br />
<br />
lesse espandere la propria collezione, dovrà dun<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
lizzazione di Grow, mobile componibile realizzato<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
tile, ha tutti i blocchi chiusi<br />
<br />
sono intersecate e disposte<br />
La pubblicità Ikea dell’Expedit.<br />
alternativamente a destra o<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
ciare all’estetica della vostra (crescente) collezione,<br />
<br />
<br />
Francesco Bonerba<br />
Al bar con il vinile<br />
Per merito di alcuni appassionati di jazz a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 nasce in Giappone il<br />
<br />
luoghi sono proprio i personaggi che li hanno animati: appassionati di jazz, certo, ma anche<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Paolo Corciulo<br />
Serie twenty ® . L’audio assoluto.<br />
www.pmc-speakers.com<br />
vieni ad ascoltarle a Milano da:<br />
Progettazione,vendita ed installazione<br />
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8 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
ANTENNA<br />
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TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE<br />
Cary Audio è un costruttore americano che si è guadagnato da tempo<br />
<br />
contraddistinti da un buon rapporto qualità/prezzo, almeno rispetto<br />
ai concorrenti connazionali. Più recentemente ha ampliato la sua<br />
<br />
<br />
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<br />
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<br />
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<br />
<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Convertitore <br />
Dimensioni:<br />
Peso: <br />
Distributore: <br />
<br />
<br />
<br />
Sistema di conversione:Frequenza di campionamento<br />
(kHz): Sovracampionamento: Ingressi digitali:<br />
Uscite analogiche:<br />
Uscite digitali:<br />
Note:<br />
<br />
<br />
L’Italia della musica all’Expo di Milano<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
<br />
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<br />
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<br />
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<br />
<br />
<br />
organizzatori milanesi.<br />
Turandot<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Pietro Acquafredda<br />
10 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
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Porta la tua fabbrica con te<br />
Un paio di anni fa la giovane studentessa Amanda Ghassaei si<br />
conquistò gli onori della cronaca sulle riviste di tecnologia per aver<br />
realizzato i primi vinili stampati in 3D<br />
audio, la Ghassaei era riuscita a convertirli in una matrice digitale,<br />
che la stampante leggeva e riportava sotto forma di solchi su un<br />
disco di resina plastica. La qualità del risultato lasciava molto a<br />
desiderare ma l’idea era geniale. Uno dei problemi del recente<br />
“ritorno” del vinile, infatti, è costituito dalla domanda del mercato,<br />
<br />
<br />
3D potrebbe essere una risposta, specie nel momento in cui sarà<br />
<br />
dal mondo dell’arte arriva un input che costituisce un potenziale<br />
<br />
Dal 28 gennaio al 12 aprile si è tenuta alla galleria White Cube<br />
Bermondsey di Londra l’esibizione di Christian Marclay, artista<br />
<br />
assiduo utilizzatore nelle sue performance di dischi e strumenti<br />
musicali (famoso soprattutto per aver realizzato, nel 2011, The<br />
Clock<br />
<br />
posta sempre in corrispondenza al reale scorrere del tempo). Al<br />
White Cube, Marclay ha organizzato delle performance in cui i<br />
musicisti della London Sinfonietta, ensemble musicale inglese,<br />
hanno suonato live sulla base della sua ultima video installazione,<br />
Pub Crawl; la musica è stata incisa direttamente su vinile<br />
e stampata in 500 copie che, una volta riposte in una custodia<br />
serigrafata prodotta dal Coriander Studio, sono state messe in<br />
vendita al costo di 25 sterline.<br />
razione,<br />
l’aspetto più interessante per gli appassionati del disco<br />
nero è che le 500 copie sono state realizzate nella Vinyl Factory<br />
Press, il primo impianto mobile al mondo di produzione<br />
di vinili, messo a disposizione dall’etichetta inglese The Vinyl<br />
Factory Group e collocato dentro la galleria d’arte, ben visibile<br />
al pubblico; si tratta di un vero e proprio container trasportabile<br />
all’interno del quale si svolge l’intero processo di stampa, dalla<br />
<br />
<br />
performance – registrazione del suono – incisione – packaging<br />
<br />
pronunciarci, ma il processo appare così lineare da far sembrare<br />
<br />
<br />
distribuire panini e bibite vendono vinili a tiratura limitata della<br />
performance! Sarà questo il futuro? Di sicuro è la prova tangibile<br />
che per realizzare un contingente limitato di vinili e appagare gli<br />
appassionati possono essere studiati nuovi percorsi in grado di<br />
ottimizzare rischi e guadagni.<br />
Francesco Bonerba<br />
Serie twenty ® . L’audio assoluto.<br />
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<strong>SUONO</strong> maggio 2015 11
INSIDEDENTRO LA MUSICA<br />
di Daniele Camerlengo<br />
Istantanee<br />
erranti e<br />
melodiche<br />
Il jazz è una musica che da quando<br />
è nata ha cambiato molte volte la<br />
sua direzione; per questo motivo,<br />
continuerà ad evolversi al suo interno<br />
e andrà sempre dove vuole andare.<br />
Parola di uno dei più sensibili<br />
contrabbassisti italiani!<br />
foto Paolo Soriani<br />
L’ambiente natìo pervaso dagli austeri vapori dell’Etna e<br />
dalla ricchezza culturale del bacino del Mediterraneo ha<br />
stimolato e avvicinato il tuo animo alla musica. Quali sono i<br />
tuoi primi ricordi musicali e, in particolar modo, quali quelli<br />
legati al contrabbasso?<br />
L’Etna è per me una montagna sacra, metaforicamente parlando; sono<br />
sicuro che nelle sue viscere si celi la fucina di quel fuoco espressivo<br />
che pervade l’arte, il fuoco della passione musicale... Il mio contatto<br />
<br />
Liguria, ma l’Etna mi ha accompagnato con la sua immagine ispiratrice.<br />
12 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
INTERVISTA ROSARIO BONACCORSO<br />
Quindi i miei ricordi siciliani di quella magica atmosfera e della forza<br />
dell’Etna sono diventati un tutt’uno con i racconti dei miei familiari,<br />
con i lunghi viaggi in treno per tornare, durante le vacanze, nei luoghi<br />
natii, e col profumo di quel meraviglioso mare che non ho mai smesso<br />
di amare, su cui a volte sembra che si specchi la magica montagna col<br />
suo pennacchio fumante…<br />
<br />
altri membri della famiglia hanno speso in mare le loro vite professionali,<br />
quella distesa d’acqua che ci divideva e riuniva, portandoci anche<br />
tante storie di luoghi lontani. Ricordi di bambino, i primi strumenti<br />
a percussione arrivati dal Brasile che avevano subito ipnotizzato mio<br />
fratello (Naco) o una chitarra “russa”, impossibile da suonare per noi,<br />
seguita più tardi da altri strumenti. Nonostante queste belle provocazioni<br />
infantili, la vera scintilla è arrivata come d’incanto intorno ai 15-<br />
16 anni quando, cominciando ad ascoltare i gruppi rock e progressive<br />
degli anni ’70, è nato il desiderio prepotente di esprimere qualcosa<br />
che era dentro me; non sapevo come si chiamasse ma volevo e dovevo<br />
<br />
anno, suonando il basso elettrico, per “caso” una sera ascolto il suono di<br />
<br />
<br />
ho comprato un contrabbasso e da autodidatta ho cominciato a suonare<br />
sui dischi di jazz. Step by step, sono entrato in una costellazione che mi<br />
ha portato a vivere di questa meravigliosa musica jazz.<br />
Quali tra i grandi contrabbassisti è riuscito per primo a<br />
solleticare la tua creatività?<br />
<br />
volte si incontrano persone che non conosci personalmente ma con<br />
cui, dopo averci suonato insieme, diventi amico. Si può inventare<br />
musica legati da un linguaggio comune che senza barriere ci fa parlare<br />
la stessa lingua. Si può cambiare tutto, si distrugge qualcosa per<br />
<br />
<br />
ne sono ancora innamorato, suonarla non mi stanca o annoia mai.<br />
<br />
<br />
<br />
cercando quella bellezza che è racchiusa all’interno, quella semplicità<br />
tezza”,<br />
quella che cerchiamo tutti. A volte non la vediamo, ma lei è<br />
lì che ci aspetta.<br />
<br />
devo a Ron Carter, che agli inizi è stato il mio faro. Ascoltandolo sui<br />
dischi ho capito quanto fosse importante il suono, essere se stessi e<br />
avere una propria sonorità. Poi ho scoperto Charles Mingus e la sua<br />
energia, in cui mi rivedo tanto in questo momento; mi colpirono la<br />
semplicità di Slam Stewart, l’inarrivabile creatività di Scott La faro e<br />
<br />
milioni di “note basse” ho costruito la mia personalità musicale. Il<br />
segreto (inconscio) è rubare poco da tutti, alimentarsi di vibrazioni e<br />
di respiri musicali e non solo di tecniche o pattern. Così, la mia anima<br />
musicale ha preso una sua forma personale; quando mi rispecchio<br />
nella musica, vedo me stesso, con i miei difetti e qualità.<br />
-<br />
<br />
reale e quello dell’anima. Come nasce e cosa contiene Viaggiando,<br />
il tuo nuovo disco?<br />
Come dicevo prima il tema “viaggio” appartiene profondamente alla<br />
mia vita. Forse all’inizio l’ho patito, quel viaggio, perché da bambino<br />
ignoravo le mete lontane che portavano via mio padre che navigava<br />
e che tornava ogni cinquanta giorni. Ma questo viaggiare anni dopo<br />
avrebbe portato via anche me (musicalmente parlando), regalandomi<br />
una qualità che sento forte, i nuovi occhi di cui parla Proust (“Il vero<br />
<br />
, ed emozioni che poi, nel momento perfetto, ti trasmettono<br />
la forza per creare una nuova melodia. Questo è quello che contiene<br />
, una raccolta di momenti di viaggio e di<br />
vita, impressi dentro di me prima ancora che sul disco.<br />
do<br />
emotivo di raccontare tutto il suo incanto?<br />
<br />
come si sa, è la forma classica di gran parte dei brani jazz che ancora<br />
oggi si suonano e che per questo chiamiamo, per l’appunto, standard.<br />
sica<br />
brasiliana, jazz di tutti i generi e stili, cantanti meravigliosi come<br />
<br />
Bay, Frank Sinatra…<br />
-<br />
ma<br />
canzone, che è anche un grande pretesto per avere una struttura<br />
dalla forma riconoscibile ma dentro cui è possibile improvvisare.<br />
foto Musacchi - Iannello
INSIDE<br />
-<br />
<br />
My Faith non è descrivibile<br />
<br />
Buon volo, senza avvisare Roberto e Fabrizio, e sentire che in<br />
<br />
canzone assume esattamente la forma che mi rappresenta in questo<br />
periodo della mia vita musicale…<br />
foto Musacchi - Iannello<br />
Come è cambiato, oggi, il rapporto tra artista e casa disco-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
scoperto un esempio di produttore che pensavo di questi tempi non ci<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
questa nuova moda del CD fatto in casa e distribuito via web, molti<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
foto Paolo Soriani<br />
La forma è provocatoriamente “alleata" e “nemica”; tanto più la for-<br />
-<br />
<br />
Ricordiamo tutti la bellezza di quei brani di Parker dove si suonava<br />
<br />
In questo CD ho riproposto questa provocazione della forma canzone<br />
per creare un’alternativa e stimolare noi artisti nella ricerca della<br />
<br />
In questo disco c’è una grande novità: vesti i panni del cantante.<br />
Per la prima volta in un album, hai scritto e cantato<br />
Storto, My Faith, Mon Frere e Song for my father. Una pas-<br />
<br />
Quando ho deciso di incidere Viaggiando ho capito che era il momento<br />
-<br />
<br />
Storto per marcare il punto; il<br />
testo, infatti, parla di una vita passata e di una futura, di un momento di<br />
<br />
<br />
<br />
questa passione del canto l’ho “nascosta bene” per almeno trent’anni,<br />
<br />
ecco che arrivava la mia voce, che si trasforma in uno strumento che<br />
<br />
<br />
La grandezza evocativa dei tuoi brani evidenzia un forte po-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
14 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
INTERVISTA ROSARIO BONACCORSO<br />
piccoli gruppi jazz. Cimentarsi nella scrittura di una colonna sonora,<br />
<br />
<br />
importante della scena stessa, così come può succedere anche il con-<br />
<br />
<br />
Hai collaborato con artisti italiani, americani ed europei di<br />
grande levatura. Raccontaci un paio di aneddoti che ti sono<br />
accaduti e che vuoi condividere.<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
e poi dice “amici, andiamo a suonare, ho una voglia matta di conoscervi!”.<br />
È stato come se fosse nostro amico da sempre. Poi, duran-<br />
<br />
un mio brano, Song for Flavia,<br />
che ha all’interno una pulsazione<br />
tipica del modus ritmico alla<br />
<br />
<br />
mi chiede: “Rosario, come vuoi<br />
che suoni questo ritmo?”, così io<br />
rispondo: “Exactly like you”. Lui<br />
mi sorride in un mix di compiacimento<br />
e sorpresa, suona come sa<br />
fare solo lui e io… io mi son messo<br />
<br />
sione<br />
del brano Viaggiando, con<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
un brano per il programma della<br />
serata e io ho proposto Viaggiando.<br />
Così l’abbiamo suonato e poi<br />
Pat, molto felice, mi ha detto: “Il titolo è perfetto, quando la suoni<br />
sembra proprio di viaggiare!”.<br />
<br />
<br />
<br />
alza dal fondo della sala una tromba, e il suo trombettista: era Winton<br />
<br />
no<br />
alla musica in vinile. Pensi sia semplicemente una moda o<br />
<br />
tanto bistrattata?<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
profumo della carta, le foto che riescono a trasportarti nell’atmosfera<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
My Funny<br />
Valentine<br />
ascoltato così tanto che era completamente consumato, così lo ricom-<br />
<br />
<br />
<br />
Che opinione hai dei fatti accaduti in Francia e come pensi<br />
si possa superare questa<br />
<br />
di guerra?<br />
<br />
accadendo sono un campanello<br />
di allarme che suona da tempo,<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
che estremismi con falsi marchi<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
risolto tutti i problemi…<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
In una playlist ideale quale brano non mancherebbe mai?<br />
EstateAmoroso; Free Jazz<br />
Coleman; Here is to life<br />
introduce il tema di My Funny Vallentine.<br />
Cosa accadrà, a breve, nella tua vita musicale?<br />
Viaggiando-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
cercando sempre di farli con ottimi compagni.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 15
INSIDE<br />
di Pietro Acquafredda<br />
Le comparse della<br />
commedia<br />
Per effetto della legge “Valore cultura”, alla fine del 2014 i vertici delle nostre fondazioni liriche<br />
sono decaduti, e subito dopo sono stati ricomposti, in gran parte all’insegna del dilettantismo,<br />
con molti debutti e altrettante riconferme. Tutto come prima, come sempre.<br />
“Si è generata una nebulosa per cui fare cose lontane da<br />
quelle che si sanno fare veramente è sexy e attraente.<br />
E i risultati, purtroppo, si vedono”, ha scritto Roberto<br />
Cotroneo sul settimanale del “Corriere”. E questo, in Italia, vale<br />
dappertutto; ad eccezione di quei pochissimi settori nei quali se<br />
sei una schiappa si vede subito e ti buttano fuori, come nel campo<br />
della ricerca, bistrattata in Italia, anche perché i fondi per gli studi<br />
in quel caso non te li dà nessuno.<br />
Nelle fondazioni liriche, un settore nel quale il nostro Paese dovrebbe<br />
eccellere, alla fine dello scorso anno i vertici sono stati<br />
in gran parte rinnovati, alcuni riconfermati; ma gli elementi per<br />
una svolta decisiva non si vedono. La legge che imponeva il rinnovo<br />
dei consigli di gestione, che un tempo si chiamavano CdA<br />
(Consigli di Amministrazione) e oggi Consigli di Indirizzo (CdI),<br />
ha ridotto il numero dei loro componenti, e li ha privati di alcune<br />
loro mansioni importanti; allo stesso tempo è stata riconosciuta<br />
16 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL TEATRO D’OPERA IN ITALIA AD UNA SVOLTA... DILETTANTISTICA<br />
maggiore autonomia al sovrintendente, una sorta di amministratore<br />
delegato, senza però stabilire se ai cattivi amministratori si<br />
debba richiedere conto dei buchi di bilancio, come necessario e<br />
salutare. Ha stabilito, invece, che le Fondazioni liriche che navigano<br />
in cattive acque possono chiedere il “salvagente” del fondo<br />
speciale, a patto che osservino alcune disposizioni, alla stregua<br />
di ciò che l’Europa e il FMI pretendono dalla Grecia per scongiurarne<br />
il fallimento.<br />
La stessa legge che impone alle fondazioni che la scelta dei suoi<br />
amministratori debba spettare al Ministero è fra le più disattese,<br />
specie da quelle fondazioni i cui amministratori locali sono in<br />
grado di fare la voce grossa con il ministro... È questo il punto:<br />
ministri e sottosegretari girano come trottole da un ministero<br />
all’altro, senza avere competenza in nessuno, lasciando perciò<br />
grande spazio di manovra ai superburocrati che fanno il buono<br />
e cattivo tempo.<br />
Nel braccio di ferro fra Ministero (leggi: Nastasi) e sindaci che<br />
vogliono farsi valere, in alcuni casi vincono i sindaci in altri la<br />
spunta il Ministero, fregandosene delle tensioni che possono sorgere<br />
fra sovrintendente e sindaco (presidente del teatro) al quale il<br />
sovrintendente è inviso, come nel caso di Napoli, dove il Ministero<br />
starebbe per riconfermare la Purchia, sostenuta da Nastasi. Per<br />
questo, coloro i quali nutrono tanti sospetti nei riguardi di Nastasi,<br />
potentissimo e protettissimo, a causa dell’incompetenza dei vari<br />
ministri e in forza dei suoi padrini eccellenti, vedi Gianni Letta,<br />
hanno tutte le ragioni possibili dalla loro parte. Ci si può fidare di<br />
un direttore generale, commissario di un teatro nel quale crea un<br />
museo per mettervi come coordinatrice sua moglie (il MeMus del<br />
Teatro san Carlo, dove fino all’altro ieri figurava in pianta stabile,<br />
come coordinatrice, Giulia Minoli)? E non è che un esempio della<br />
tracotanza del potere.<br />
Un altro capitolo che meriterebbe maggiore attenzione da parte<br />
del ministero è quello dei compensi sia ai vertici delle Fondazioni<br />
che agli artisti scritturati, dove vige la più totale anarchia. Alla<br />
Scala, ad esempio, Lissner aveva un compenso da manager di<br />
azienda privata, intorno al milione di euro, tutto compreso, mentre<br />
ora a Pereira è stato riconosciuto un compenso nella norma, e<br />
cioè di 240.000 euro; Santa Cecilia, l’unica “sinfonica” fra le fondazioni,<br />
riconosceva a Bruno Cagli un compenso di oltre 300.000<br />
euro, nonostante egli avesse un’affollata direzione artistica, con<br />
dirigenti e consulenti. E comunque il presidente/sovrintendente<br />
dell’Accademia prenderebbe lo stesso stipendio del direttore generale<br />
della Rai, che ha ben altre responsabilità. Recentemente<br />
una rivista ha fatto, su dati forniti dallo stesso Ministero, i conti<br />
in tasca ad ogni fondazione, rilevandovi anomalie e disparità che<br />
il Ministero ben conosce ma che si guarda dall’eliminare. E così il<br />
sovrintendente dell’Arena guadagna 240.000 Euro; Vergnano del<br />
Regio di Torino quasi 190.000; Giambrone, a Palermo, 170.000;<br />
Chiarot, a Venezia, 165.000, mentre il suo direttore artistico, Ortombina,<br />
167.000; Ernani, a Bologna, ne prendeva fino a febbraio,<br />
quado era in carica, soltanto 120.000, e non sappiamo ancora<br />
quanti ne daranno a Nicola Sani, suo successore.<br />
A queste anomalie, negli ultimi anni, se ne è aggiunta un’altra. I<br />
ritardati pagamenti agli artisti, specie se giovani. Ritardi di mesi<br />
quando non addirittura di anni (Cagliari, si dice, è in cima alla<br />
lista delle fondazioni che non pagano), con richieste di riduzione<br />
di cachet, nonostante il ritardo; e ritardi negli stipendi dei dipendenti<br />
delle Fondazioni.<br />
Insomma, in un settore in grave crisi – una decina di fondazioni<br />
su quattordici sono con l’acqua alla gola, obbligate a ricorrere al<br />
fondo speciale di salvaguardia – il Ministero continua a gestire<br />
le poltrone, sulle quali ha la faccia tosta di rimettervi amministratori<br />
mesi prima commissariati. Anche il Governo sembra disinteressato<br />
al settore, salvo che per il completamento del teatro<br />
della città del premier, tant’è che non ha ancora dato la sveglia a<br />
Franceschini e non si è ancora posto il problema dell’allontanamento<br />
di Nastasi dalla sua poltronissima, nonostante le numerose<br />
critiche che gli sono piovute e gli piovono addosso ogni giorno,<br />
anche dal suo stesso partito (Orfini lo ha criticato in più di una<br />
occasione pubblica).<br />
Trieste<br />
Al Teatro Giuseppe Verdi di Trieste c’è stata una svolta nella gestione con<br />
l’arrivo di Francesco Pace che, pur essendo fuori dal giro, ha sbaragliato la<br />
lunga lista di concorrenti, compreso il sovrintendente uscente, Orazi, al quale<br />
sembrava essere stato promesso (da chi?) il Teatro San Carlo di Napoli... La<br />
Fondazione triestina sembra oltre i confini italiani: di essa poco si sa e ancor<br />
meno si scrive sui giornali, è come situata in una zona franca. L’arrivo di un manager<br />
che sembra competente forse la farà svoltare e rientrare nel gioco delle<br />
fondazioni italiane, magari con un aumento della produzione e della qualità.<br />
Verona<br />
All’Arena di Verona il sindaco Tosi, che ha la maggioranza nel neo Consiglio<br />
di Indirizzo della Fondazione, è riuscito a far digerire al ministero la riconferma<br />
del sovrintendente Girondini, raro esempio di geometra sovrintendente,<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 17
INSIDE<br />
contro il quale s’era addirittura pronunciata una accolta di musicologi e<br />
musicisti – la platea più grande d’Europa presenta una voragine nei conti<br />
altrettanto grande. Al suo posto di direttore artistico resta Paolo Gavazzeni.<br />
A Verona, Nastasi non ha potuto o voluto far nulla, forse perché Girondini,<br />
per lungo tempo a capo dell’associazione che riunisce le fondazioni liriche<br />
italiane, s’era guadagnato, a dispetto di tutti, il lasciapassare per la riconferma,<br />
proprio dal Ministero. Tosi aveva fatto un bando per la ricerca del<br />
nuovo sovrintendente. Si sono presentati una quarantina di candidati, fra i<br />
quali non c’era Girondini. Fatto sta che, infischiandosene sia del bando che<br />
delle candidature farsa, alla fine è rimasto Girondini.<br />
Venezia<br />
cui aveva iniziato la sua collaborazione – gli spettacoli acquistati dal “suo”<br />
festival di Salisburgo – e rinunciando al periodo di prova contemplato nel<br />
suo primo contratto. Ora gli è stato riconosciuto un buon stipendio (240.000<br />
euro, con un netto risparmio su Lissner, un quarto appena), sta gestendo il<br />
teatro nel periodo dell’Expo, ha già presentato la prossima stagione, annunciando<br />
una quindicina di titoli d’opera e cinque o sei di balletto, e sembra<br />
ormai accettato dal CdI del teatro, dal sindaco (che non si ricandiderà) e<br />
anche dal Ministero, da dove Nastasi aveva fatto capire che a quel posto<br />
di sovrintendente, o magari di Commissario (prima della definitiva assunzione<br />
di Pereira), lui era ancora una volta interessato. E pensare che come<br />
commissario, pur restando sempre direttore generale del Ministero, s’era già<br />
fatto, senza grandi risultati, il giro di molti teatri italiani, da Firenze a Napoli<br />
a Bari; e anche in altri avrebbe voluto mettere piede, come Milano, appunto,<br />
Roma e Genova (dove aveva mandato un suo fedelissimo, un vero disastro)<br />
lasciando in tutti i casi, dopo il suo ritorno al Ministero, un equilibrio così<br />
instabile che, dopo pochi mesi, dava luogo a nuovi buchi di bilancio. Ora<br />
la Scala avrà nuovamente anche un direttore musicale, Riccardo Chailly,<br />
che ha promesso, d’accordo con Pereira, di far tornare il teatro milanese<br />
a risplendere, soprattutto nella tradizione del melodramma italiano che<br />
l’accoppiata Lissner-Barenboim aveva deliberatamente tentato in tutti i<br />
modi di oscurare, togliendogli la sua più preziosa identità storico musicale.<br />
Al Teatro La Fenice di Venezia le cose sono rimaste come erano prima del<br />
grande (finto) cambiamento. Al vertice Cristiano Chiarot (nella foto); direttore<br />
artistico Ortombina; è andato via solo il direttore principale, Matheuz, il<br />
venezuelano, che con i vertici non andava più d’accordo, dopo i primi mesi<br />
di idillio lavorativo, e le cui direzioni sono state troppe volte aspramente<br />
criticate; ma anche il prezioso coordinatore della direzione artistica, Pierangelo<br />
Conte, ha preso la strada di Firenze. Fra breve, al posto di Matheuz,<br />
arriverà un altro giovane, straniero, raccomandatissimo, e forse sarà quello<br />
venuto via da Valencia. La fondazione veneziana ha da qualche anno i conti<br />
in ordine, così dicono tutti oltre i vertici medesimi, e un indice di produttività<br />
fra i massimi, al punto da essere portata a modello in Italia; ha una<br />
programmazione di diverse annualità, molto varia, un po’ stagione e un po’<br />
festival, e una calendarizzazione a metà strada fra quella di un teatro “italiano”<br />
(di regia) e uno “tedesco” (di repertorio), esibendo regolarmente sul<br />
podio anche grandi bacchette, come Chung. Non c’è che da augurarle che<br />
duri. Perché questo potrebbe, tra breve, farle ottenere anche l’autonomia<br />
di gestione, da poco riconosciuta alla Scala e a Santa Cecilia.<br />
Milano<br />
Torino<br />
Al Regio di Torino regna incontrastato, da troppi anni, Walter Vergnano,<br />
cresciuto alla scuola del barone Francesco Agnello, nel CIDIM. Il dissidio che<br />
lo opponeva al suo direttore musicale, Noseda, sembra essersi ufficialmente<br />
ricomposto con l’arrivo di Gaston Fournier, costretto a sloggiare dalla Scala<br />
di Pereira, come direttore artistico. Torino si conferma una delle fondazioni<br />
con i conti in ordine – così si dice, salvo poi chiedere soccorso al Comune<br />
per la ricostituzione del patrimonio – e con la trinità di vertice in ordine:<br />
sovrintendente, direttore artistico, direttore musicale: “unicuique suum”,<br />
che tradotto vuol dire a ciascuno il suo mestiere. E ha anche annunciato la<br />
prossima stagione, come usa fare da qualche anno.<br />
Genova<br />
Il Teatro alla Scala, dopo l’uscita anzitempo di Lissner e di tutta la sua corte<br />
(direzione artistica, ufficio stampa) si è messo nelle mani di Alexander Pereira<br />
(nella foto) per i prossimi cinque anni, dimenticando il passo falso con<br />
18 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL TEATRO D’OPERA IN ITALIA AD UNA SVOLTA... DILETTANTISTICA<br />
Al Teatro Carlo Felice di Genova è da poco approdato il nuovo sovrintendente<br />
nella persona di Maurizio Roi (nella foto), proveniente dalla Toscanini di<br />
Parma. Il teatro ha vissuto e forse vive ancora momenti drammatici: senza<br />
vertici e senza soldi. Roi ha il compito di portare nel teatro più moderno<br />
d’Italia un po’ di pace e serenità, avviandolo a navigazione sicura.<br />
Bologna<br />
di Tutino a Firenze). Ma la calma in teatro è solo apparente. Per l’ennesima<br />
volta l’erogazione degli stipendi è stata ritardata e ritardi ci sono anche<br />
nel pagamento degli artisti ospiti; Mehta, direttore a vita dell’orchestra,<br />
sembra da tempo in procinto di lasciare; e così, nelle more, Firenze s’è<br />
lasciata sfuggire Daniele Gatti, accolto trionfalmente ad Amsterdam, al<br />
Concertgebow, mentre Maggiodanza, il corpo di ballo del teatro, è stato<br />
sciolto e licenziato. Il nuovo teatro ha bisogno di altre consistenti risorse<br />
economiche per essere completato; dove le troverà ora che l’occasione del<br />
150° anniversario dell’Unità d’Italia è passata e la cricca è finita dietro le<br />
sbarre? Forse Renzi li recupererà, in un modo o nell’altro, per darli al teatro<br />
d’Opera della sua città e agli amici Nardella e Bianchi.<br />
Roma<br />
Anche al Teatro Comunale di Bologna c’è stato ultimamente un cambio<br />
al vertice; mandato a casa (perché? Per limiti di età?) Francesco Ernani,<br />
ha preso il suo posto Nicola Sani (nella foto) che di Ernani era consulente<br />
per la direzione artistica, e che forse vorrà tenere per sé il doppio incarico,<br />
avvalendosi della collaborazione del direttore musicale, il giovane Mariotti,<br />
pesarese/rossiniano di origine, formazione e ascendenza, gratificato<br />
da frequenti successi. Ernani aveva dichiarato di aver trovato un bilancio<br />
disastrato, ereditato dalla gestione Tutino; non sappiamo se tale buco sia<br />
stato nel frattempo risanato. Certo è che in un teatro che non ha i conti<br />
in ordine, metterci come sovrintendente un debuttante in tale ruolo, qual<br />
è da considerarsi Nicola Sani, è un rischio serio, affatto calcolato. La programmazione<br />
del teatro bolognese si segnala per la novità delle proposte<br />
e per la calata in Italia di regie “di sorpresa”, come nello stile e d’abitudine<br />
per Sani, che aveva fatto altrettanto anche a Roma, dove pure vi era stato<br />
chiamato da Ernani.<br />
Firenze<br />
L’Opera di Firenze sembra navigare in acque tranquille dopo l’arrivo di<br />
Francesco Bianchi, banchiere, alla sovrintendenza. Come coordinatore artistico<br />
è arrivato dalla Fenice Pierangelo Conte, che il suo apprendistato l’ha<br />
fatto per molti anni in laguna e che ora ha la possibilità di gestire in prima<br />
persona la programmazione di un grande teatro storico. A Firenze c’è anche<br />
la figura del direttore generale, Alberto Triola: ombra di Tutino a Bologna,<br />
ha lavorato alla Scala, dirige il Festival di Martina Franca ed è intenzionato<br />
a dire la propria nella programmazione artistica (sua l’idea dell’opera nuova<br />
E Roma? Sempre meno ladrona di quanto quelli della Lega di Bossi e Salvini<br />
farebbero intendere. Mandati a casa gli incapaci di professione che hanno<br />
avuto all’Opera per un triennio il loro quartier generale, il Teatro sembra<br />
navigare in acque più tranquille, pur ricorrendo alla legge Bray. Il suo sovrintendente<br />
è stato da poco ufficialmente nominato, Carlo Fuortes, che<br />
nei mesi del casino generale aveva persino carezzato l’insano progetto di<br />
“esternalizzare” orchestra e coro, facendo la figura dell’ignorante agli occhi<br />
dell’Europa musicale. Non agli occhi di Marino e della sua collaboratrice<br />
Marinelli, però, che anche per amor di partito ne hanno elogiato le doti di<br />
amministratore, i modi spicci e anche i passi falsi. Restano al loro posto Alessio<br />
Vlad e Roberto Gabbiani mentre si attende l’arrivo come direttrice del<br />
corpo di ballo della debuttante nel ruolo Eleonora Abbagnato (nella foto),<br />
la bravissima e avvenente ballerina la cui nomina è però un’ulteriore dimostrazione<br />
dell’incapacità e inadeguatezza di Fuortes e Marino a governare<br />
un’istituzione come il teatro dell’Opera. Anche Caracalla nelle loro mani<br />
finirà per diventare un circo equestre o una Disneyland dello spettacolo,<br />
con rovine originali. Il tempo lo dirà. E ora temiamo anche per l’annunciata<br />
prossima nomina del direttore musicale, purtroppo minacciata.<br />
Dall’altra parte del Tevere viaggia tranquilla l’Accademia di Santa Cecilia,<br />
dove da poco è cambiato il timoniere, che ora è Michele Dall’Ongaro,<br />
mentre tutto lo staff creato da Cagli e ben oleato e foraggiato economicamente,<br />
resta lo stesso, come pure resterà al suo posto per i prossimi cinque<br />
anni Antonio Pappano, vera gloria dell’Accademia. Dall’Ongaro viene alla<br />
scuola di Cagli e perciò è assai difficile, a dispetto delle dichiarazioni di<br />
inizio mandato, come quella di una maggiore attenzione agli artisti italiani,<br />
che qualcosa possa cambiare. E del resto Dall’Ongaro agli italiani non ha<br />
mai prestato attenzione, anche nel suo precedente incarico all’Orchestra<br />
sinfonica nazionale della Rai di Torino; perché dovrà fare a Roma ciò che<br />
non ha mai fatto a Torino? Comunque a Santa Cecilia, finché c’è Pappano<br />
c’è speranza.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 19
INSIDE<br />
Napoli<br />
bisogno di essere rifondata. Avrà la Spocci la forza e anche i mezzi per<br />
permettersi un direttore stabile dell’orchestra, a questo punto molto utile,<br />
anzi indispensabile? Apprendiamo, mentre scriviamo, che i sindacati chiedono<br />
le dimissioni della Spocci, per incapacità, calo vistoso di pubblico e<br />
abbonamenti. Ci risiamo!<br />
Bari<br />
Il Teatro San Carlo di Napoli è nella tempesta. Il braccio di ferro tra il sindaco<br />
De Magistris (in minoranza nel CdI) e il ministero di Nastasi per la nomina<br />
del nuovo sovrintendente - che Nastasi vorrebbe ancora Rosanna Purchia<br />
(nella foto) e De Magistris assolutamente no - forse lo vincerà proprio il<br />
Ministero. E una volta riconfermata, la Purchia, la signora ragioniera, richiamerà<br />
il direttore artistico De Vivo, geometra (come assicurano i bene<br />
informati napoletani). Solo con la riconferma della Purchia il teatro godrà<br />
di tanti benefici ministeriali come, in passato, quell’enorme dispendio di<br />
denaro pubblico che è stata l’inutile trasferta americana, a San Francisco,<br />
dei complessi del teatro, interamente finanziata da Nastasi che voleva dar<br />
lustro al teatro di cui era stato fino a poco prima commissario. Una vergogna.<br />
Per la quale, solo per questa, dovrebbero indagarlo e metterlo fuori gioco.<br />
Cagliari<br />
Il Teatro Petruzzelli di Bari, la più giovane tra le Fondazioni liriche italiane,<br />
con qualche vantaggio che tale gioventù presenta, sembra messo in sicurezza<br />
dal sindaco Decaro, che ha messo al vertice come presidente – unico<br />
caso in Italia dove le Fondazioni sono presiedute dai sindaci – lo scrittore e<br />
magistrato Carofiglio, che ha sostenuto la riconferma di Massimo Biscardi<br />
alla sovrintendenza (ruolo nel quale anche lui è un vero debuttante, avendo<br />
sempre svolto mansioni di direttore artistico), benché osteggiato – come riferiscono<br />
i bene informati – da Nastasi, sempre lui. Basta! Ora il teatro barese<br />
ha bisogno di tutto: di una programmazione vera, degna di una fondazione<br />
lirica almeno come produttività, e di un direttore musicale (dopo l’uscita di<br />
scena di Daniele Rustioni, finito al Teatro di Lione in Francia) senza il quale<br />
un’orchestra giovane rischia di non maturare mai. E ha bisogno anche di<br />
idee, oltre che di soldi, che comunque Decaro non gli farà mancare.<br />
Palermo<br />
Al Teatro Lirico di Cagliari è andata in scena l’ennesima tragicommedia per<br />
la successione a Mauro Meli, tornato per la seconda volta in Sardegna, e<br />
per la seconda volta fatto fuori dal rinnovato CdI. Meli era tornato a Cagliari<br />
dopo l’uscita di scena della Crivellenti, nominata sovrintendente per volontà<br />
e virtù di Gianni Letta e Salvo Nastasi. Per la successione a Meli, richiamato<br />
per evitare che la nave affondasse, il sindaco Zedda aveva bandito il solito<br />
concorso farsa, al quale s’era naturalmente presentato anche Meli, inviso<br />
al sindaco ma gradito e sostenuto dalla Barracciu, ora sottosegretario ai<br />
beni Culturali, per volontà di Renzi, che per proteggerla dal fuoco amico<br />
del suo stesso PD, a seguito delle spese pazze di carburante delle quali non<br />
aveva saputo dare convincenti giustificazioni, l’ha chiamata sul continente.<br />
A Cagliari è approdata Angela Spocci, anzi, riapprodata. Conosce l’amministrazione<br />
a causa di precedenti importanti incarichi ma deve ricostruire<br />
il teatro, formulare in breve una programmazione, che ora manca, e fare<br />
ogni cosa affinché i buchi di bilancio vengano coperti e mai più prodotti.<br />
Impresa non facile. E poi avrà bisogno anche di un direttore artistico che<br />
l’affianchi e, perché no, anche di un direttore musicale; l’orchestra, infatti,<br />
che spesso è stata osannata da giornalisti prezzolati, è in realtà passata<br />
attraverso tempeste di ogni genere e di lunga durata e ha chiaramente<br />
Infine il Teatro Massimo di Palermo dove è tornato per la seconda volta,<br />
come il postino del celebre film, Francesco Giambrone, attendente del<br />
sindaco palermitano. Lui il Massimo l’aveva già governato una volta, ne<br />
era uscito fra polemiche per approdare a Firenze da dove era dovuto andar<br />
via... A Palermo ha chiamato un debuttante alla direzione artistica, Oscar<br />
Pizzo, che le ossa se le è fatte con “Contemporanea”, all’Auditorium di Roma,<br />
fedelissimo di Fuortes ma assolutamente a digiuno di teatro d’opera e di<br />
vocalità; per l’una e l’altra mancanza supplisce Giambrone, il quale si è<br />
voluto circondare di un altro siciliano per la direzione stabile dell’orchestra,<br />
Gabriele Ferro, che in questa stagione, visto il suo importante ruolo, dirige<br />
appena un titolo.<br />
20 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
INSIDE<br />
di Francesco Bonerba<br />
Man<br />
Vs.<br />
Machine<br />
Tra concerti con fantasmi, sfide robotiche, progetti di divulgazione della cultura musicale, l’amore per la<br />
sperimentazione e una passione ad ampio raggio per l’Hi-end, Roberto Prosseda ci proietta nel presente,<br />
passato e futuro della musica “classica”.<br />
Aquarant’anni appena compiuti, il pianista originario di Latina<br />
Roberto Prosseda vanta un curriculum di tutto rispetto,<br />
<br />
delle musiche di Mendelssohn e di uno strumento inusuale come il<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
classica dall’atmosfera imbalsamata entro cui viene spesso relegata.<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
Hai scelto tu il pianoforte o è stato lui a sceglierti? Raccontaci<br />
la genesi della tua passione musicale.<br />
<br />
un momento in cui ho coscientemente “deciso” di fare il pianista.<br />
<br />
un giocattolo un po’ più grande degli altri. E per certi versi lo è<br />
<br />
di meccanica e alchimia del suono: un complesso sistema di leve<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
significa, appunto, suono naturale e in armonia con l’ambiente<br />
e con il musicista.<br />
22 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
INTERVISTA ROBERTO PROSSEDA<br />
Qual è il contesto più emozionante in cui hai suonato<br />
e l’esperienza professionale che ricordi con maggior<br />
piacere?<br />
Ho avuto la fortuna di viaggiare, grazie alla musica, in mondi<br />
molto diversi fra loro. Mi sono rimasti più impressi i contesti<br />
insoliti o periferici: indimenticabili i recital a Samarcanda o a<br />
Chita, in Siberia. Ma anche gli speciali concerti di “Donatori di<br />
Musica”: suonare per cinque pazienti in un reparto di oncologia è<br />
più emozionante e intenso che esibirsi in un grande e prestigioso<br />
teatro. Penso sempre di più che la vera “fedeltà” alla musica si raggiunga<br />
più facilmente in ambienti informali, dove siamo più liberi<br />
da condizionamenti esterni e dal bisogno di dimostrare qualcosa:<br />
così riusciamo a creare una più intensa condivisione della musica.<br />
L’artista, a mio parere, non deve mai essere al centro, ma è uno<br />
dei tanti anelli di quella catena che unisce, tramite la musica, il<br />
compositore all’ascoltatore tramite il musicista e lo strumento.<br />
Tre nomi: l’autore che più ami interpretare, il musicista<br />
contemporaneo che ammiri maggiormente e quello con<br />
cui sogni di duettare.<br />
L’autore che più amo interpretare: in questo momento, Mendelssohn,<br />
forse perché, avendone suonato e inciso tutta la musica, ho<br />
avuto modo di entrare di più nel suo mondo. Ma non vedo l’ora<br />
di affrontare più organicamente Mozart, di cui a breve inizierò<br />
l’incisione di tutte le Sonate per pianoforte. Tra i musicisti contemporanei,<br />
ammiro molto Antonio Pappano e Riccardo Chailly:<br />
con quest’ultimo ho già avuto l’onore di suonare, anche di incidere<br />
un CD, ed è stata un’esperienza che mi ha molto arricchito<br />
e fatto crescere. Parlando di duetti, mi appassionano gli incontri<br />
insoliti. Chissà che un giorno non possa suonare insieme a Bobby<br />
Mc Ferrin...<br />
Quanto è importante, secondo te, l’insegnamento della<br />
musica nelle scuole e cosa miglioreresti del “sistema<br />
conservatorio” italiano?<br />
Oggi più che mai è fondamentale riproporre la musica come fondamento<br />
della nostra cultura. L’opera è nata in Italia, il pianoforte<br />
anche, la musica ha sempre parlato italiano! Eppure oggi pochi<br />
nostri connazionali considerano la musica come una parte importante<br />
della loro identità. Bisogna certamente ripartire dalla<br />
scuola, proponendo un’educazione all’ascolto, prima ancora che<br />
alla storia della musica, per restituire ai giovani e ai bambini l’attitudine<br />
a riconoscere le differenze nei suoni e a comprenderne<br />
i significati emotivi. Anche per questo cerco, nel mio piccolo, di<br />
adoperarmi per “spiegare” la musica al pubblico, sia per radio (con<br />
le “Lezioni di Musica” su Radiotre, tutte scaricabili in podcast), sia<br />
dal vivo. Quanto ai Conservatori, credo che potrebbero esprimere<br />
meglio il loro potenziale se la Riforma (approvata con la legge<br />
508 del 1999 ma ancora non del tutto attivata) consentirà una<br />
selezione dei docenti basata sul merito e sui risultati effettivi del<br />
loro lavoro, anziché, come attualmente accade, soltanto contando<br />
gli anni di servizio.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 23
INSIDE<br />
Nel 2013 hai scritto un libro di carattere divulgativo, Il<br />
pianoforte, e nelle tue esibizioni ami avere un contatto<br />
diretto con il pubblico. Qual è, secondo te, il messaggio di<br />
cui la musica classica, oggi, può farsi portavoce?<br />
Saper ascoltare e capire la grande musica porta ad un profondo<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Negli ultimi anni hai spesso adoperato nei tuoi concerti<br />
uno strumento particolare, usato da Mozart e amato da<br />
Schumann, di cui poco si conosce: il piano-pèdalier. Come<br />
mai questa scelta?<br />
<br />
<br />
-<br />
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<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
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-<br />
<br />
con questa macchina e in che misura la tua attività di<br />
musicista si è arricchita grazie alla sua presenza?<br />
-<br />
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-<br />
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<br />
<br />
24 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
INTERVISTA ROBERTO PROSSEDA<br />
Lo scorso 13 marzo, nello spettacolo “Lui, lei e l’altro”<br />
tenutosi alla Fazioli Concert Hall, tu e TeoTronico avete<br />
duellato a suon di musica classica per conquistare il cuore<br />
di Alessandra Ammara, tua moglie nonché eccellente<br />
pianista. Chi ha vinto?<br />
Nella musica non ci sono vincitori e vinti: comunque TeoTronico<br />
ha “attentato” alla mia posizione, provando a sostituirsi a me nel<br />
duo pianistico con mia moglie, ma dopo pochi minuti Alessandra<br />
<br />
lasciarmi il posto.<br />
<br />
la tua occupazione preferita<br />
è “inventare forme nuove<br />
di condivisione dell’arte”.<br />
A dicembre, ad esempio,<br />
hai messo in scena a Napoli<br />
un “Ghost Concert” in cui<br />
si è esibito il fantasma di<br />
-<br />
<br />
te, il connubio tra musica e<br />
tecnologia?<br />
La tecnologia può essere una<br />
grande risorsa per l’arte e per<br />
l’uomo, a patto di saperla gestire e<br />
controllare secondo le nostre esigenze,<br />
senza farsi soggiogare da<br />
essa. Anche nel mondo dell’alta<br />
fedeltà può capitare di incontrare<br />
appassionati di Hi-end che ascol-<br />
<br />
<br />
Ma se manteniamo come obiettivo<br />
la ricerca di un’espressione e di<br />
una fruizione musicale naturale e<br />
spontanea, le innovazioni moderne<br />
possono essere di grande aiuto.<br />
foto di Paolo Cabalisti<br />
Del futuro sempre più “liquido” della riproduzione musicale<br />
cogli più aspetti positivi o negativi?<br />
<br />
un limite o uno svantaggio, almeno quando è garantita la qualità<br />
della registrazione e della riproduzione. Sono entusiasta, quindi, dei<br />
-<br />
<br />
ascoltino la musica prevalentemente dagli iPhone o dal computer,<br />
con auricolari di scarsa qualità e senza rendersi conto della perdita<br />
di dettagli che così si determina. Credo, quindi, che sia importante<br />
far incontrare il mondo dei musicisti con quello dell’alta fedeltà:<br />
purtroppo in Italia sono spesso due ambienti separati e poco comunicanti.<br />
Recentemente ho proposto alla Fiera CremonaMusica, di<br />
cui sono Artistic Advisor, di inserire nelle prossime edizioni anche<br />
<br />
Italia dedicata agli strumenti musicali acustici, punto di riferimento<br />
mondiale per l’alta liuteria, che attira quindicimila visitatori l’anno,<br />
e spero che presto possa essere occasione di incontro tra musicisti e<br />
costruttori e distributori di impianti Hi-end. Del resto, proprio come<br />
accade per i violini di liuteria, anche per conoscere e apprezzare le<br />
qualità di un impianto di alta fedeltà è fondamentale l’ascolto e il confronto<br />
dal vivo, e questo può avvenire in rarissime occasioni. Sempre<br />
a questo proposito, lo scorso 21 marzo alla Fazioli Concert Hall ho<br />
tenuto un seminario intitolato “REC N PLAY”, ideato da Ars Aures<br />
e Orange Systems, in cui quattro bravissimi giovani pianisti si sono<br />
confrontati con l’esperienza della<br />
registrazione e del riascolto:<br />
lo stesso brano è stato suonato<br />
dal vivo, registrato e subito<br />
dopo riascoltato attraverso un<br />
impianto di alta qualità: è stata<br />
una stimolante occasione di ri-<br />
scolto<br />
e della presa del suono<br />
per una migliore esperienza di<br />
condivisione della musica.<br />
A parte concerti in Paesi<br />
Bassi, Svizzera, Cina e Italia,<br />
quali sono i tuoi progetti<br />
(e desideri) futuri?<br />
Procederò, come sempre, su<br />
più fronti. Sul versante disco-<br />
<br />
della musica di Mendelssohn,<br />
incidendo, sempre per Decca,<br />
i Concerti per pianoforte e<br />
orchestra con la Netherlands<br />
Symphony Orchestra diretta<br />
da Jan Willem de Vriend, e le<br />
musiche per pianoforte a quatto<br />
mani con mia moglie, Alessandra<br />
Ammara. Nel frattempo,<br />
inizierò le incisioni delle Sonate di Mozart, usando un pianoforte<br />
dotato anche di pedali supplementari (sordino e liuto), per ricreare<br />
una sonorità al contempo moderna ma legata ai parametri timbrici<br />
che lo stesso Mozart aveva a disposizione. Sul versante “live”, invece,<br />
sperimenterò ancora format di concerto “aumentato”, come, ad<br />
esempio, il progetto multimediale dedicato a Dante: lo stesso Dante<br />
apparirà sul palco e declamerà alcuni canti della Divina Commedia,<br />
in alternanza alle mie esecuzioni dal vivo (in acustico, naturalmente)<br />
di musiche di Liszt ispirate a Dante. E non trascurerò TeoTronico,<br />
con il quale porterò in tour il progetto teatrale “Ci Sarà Una Volta”,<br />
con la regia di Clemente Pernarella e la partecipazione di Valentina<br />
Lo Surdo. Si tratta di uno spettacolo concepito per avvicinare alla<br />
musica anche i giovanissimi: nel 2071, in un mondo ormai popolato<br />
da robot, io sono l’unico musicista umano superstite e cerco di perpetuare<br />
l’integrità della musica, spiegandola alle nuove generazioni<br />
e cercando di preservarla dallo strapotere dei robot.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 25
INSIDE<br />
di Daniele Camerlengo<br />
Quando la musica<br />
ha fatto BAM<br />
Dopo il successo ottenuto con Bam Il Jazz<br />
oggi a New York lo scrittore Nicola Gaeta<br />
ha organizzato un grande appuntamento<br />
nella sua Bari per far conoscere<br />
interpreti, stili e idee musicali<br />
di questa corrente<br />
contemporanea.<br />
Bam. Il Jazz oggi a New York, volume pubblicato da CaratteriMobili, è<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
migliori club della città di jam session.<br />
Come nasce la passione per la cultura musicale afroamericana?<br />
Cosa ti ha spinto ad occuparti di critica musicale?<br />
La mia passione per la musica afroamericana nasce dalla mia passione<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
gli sviluppi e i cambiamenti, reali o presunti, della musica della mia<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
rappresentato il mio viatico per continuare a restare in contatto con<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
New York è un po’ la tua seconda casa: lì hai vissuto<br />
in prima persona gli accadimenti e le evoluzioni della<br />
scena jazz contemporanea. Poi la decisione di racchiudere<br />
il tuo grande bagaglio di conoscenze in un libro.<br />
Come nasce questo progetto editoriale?<br />
26 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
INTERVISTA NICOLA GAETA<br />
Quali sono gli interpreti che faresti ascoltare ad un appassionato<br />
curioso che vuole approfondire le idee musicali e<br />
lo stile BAM?<br />
Nicholas Payton, Orrin Evans, Art Blakey & Jazz Messengers, Lee<br />
Morgan, Grandmaster Flash & The Furious Five, D’Angelo, Roy Hargrove,<br />
Logan Richardson, Ambrose Akinmusire, Robert Glasper, Otis<br />
<br />
l’elenco è lunghissimo.<br />
Mi piacerebbe che New York fosse la mia seconda casa ma non lo è; è<br />
un posto che conosco abbastanza perché ci sono stato un po’ di volte<br />
e sempre per periodi discretamente lunghi. Però, è vero che conosco<br />
bene la sua scena musicale perché me ne sono sempre occupato. Il libro<br />
nasce dall’idea di aver notato che l’idioma afroamericano, negli ultimi<br />
tempi, dalle nostri parti era quasi esclusivo appannaggio degli europei.<br />
Paradossalmente New York, la culla di questa musica, era raccontata<br />
<br />
che non era così e volevo scriverne; ho pensato che il modo migliore<br />
fosse andare lì per un po’ di tempo. Avevo conosciuto Fabio Morgera,<br />
un musicista che nella Big Apple ha vissuto per ben 23 anni. L’avevo<br />
conosciuto in occasione di un’intervista che gli avevo fatto e che avevo<br />
inserito nel mio primo libro di interviste ad alcuni dei protagonisti del<br />
cosiddetto jazz italiano, Una preghiera tra due bicchieri di gin. Avere<br />
un contatto come il suo mi ha spinto a pensare che un’immersione<br />
nel jazz della Big Apple sarebbe stata opportuna per fare un piccolo<br />
sondaggio dello stato del jazz newyorkese di questi anni. Da lì in poi,<br />
il passo è stato breve e adesso siamo qui.<br />
Spiegaci meglio cosa si intende per BAM.<br />
È l’acronimo di Black American Music e la sigla con cui alcuni musicisti<br />
afroamericani (Nicholas Payton è quello che per primo ha avuto l’idea<br />
di tirarlo fuori) vogliono chiamare la loro musica. Jazz è un termine<br />
volgare che racchiude in sé un secolo di soprusi e di furti perpetrati<br />
a danno dei musicisti afroamericani. Questo secondo loro. Non è un<br />
argomento nuovo all’interno della loro comunità e sta facendo discutere<br />
oggi come in passato. La discussione è aperta.<br />
Che opinione hanno i jazzmen newyorkesi dei musicisti<br />
europei?<br />
Nessuna opinione particolare. I jazzisti di New York si preoccupano<br />
solo di suonare e di farlo tutti i giorni perché devono sopravvivere; per<br />
loro vanno bene tutti i musicisti, di qualsiasi etnia essi siano, purché<br />
sappiano suonare ed esprimersi al loro livello.<br />
I club di riferimento?<br />
Non ve ne sono. Vanno tutti bene a seconda delle serate. Consiglierei<br />
il martedì sera allo Zinc Bar per assistere alle session dirette da Orrin<br />
Evans.<br />
Che opinione hai del mondo editoriale che dà sostentamento<br />
<br />
<br />
altri problemi da porsi. Quel mondo editoriale, come tutto il resto<br />
del mondo editoriale, vive una crisi profonda. Bisogna barcamenarsi.<br />
In che condizioni si trovano i conservatori italiani rispetto<br />
<br />
migliorie apporteresti?<br />
Direi non in buone condizioni. Ci sono delle eccezioni che dipendono<br />
dagli insegnanti coinvolti negli insegnamenti. Non faccio nomi perché<br />
sarebbe ingeneroso nei confronti di quelli che non nominerei, ma so<br />
che alcuni di loro fanno una fatica bestiale per portare avanti le loro<br />
idee. Non sono la persona più indicata per parlare di migliorie perché<br />
<br />
direzione di un importante conservatorio a uno che si faceva chiamare<br />
DJ Muezzin. Fatevi voi un’idea.<br />
Quale consiglio dai ai giovani che si avvicinano al mondo<br />
della critica musicale?<br />
Di lasciar perdere. Non c’è trippa per gatti e il mondo dell’editoria,<br />
soprattutto quello sulla carta stampata, sta cambiando, anzi, è già<br />
fortemente cambiato. È il web, e il lavoro che gli ruota attorno, che i<br />
giovani dovrebbero esplorare.<br />
<br />
cosa ne pensi?<br />
<br />
abbarbicato all’idea di ascoltare un disco con profondità, meglio un<br />
disco in vinile che un CD. Ma mi rendo conto di essere un dinosauro e<br />
che il mondo va in quella direzione. Ma cosa resta delle capacità analitiche<br />
di approfondimento di un ascoltatore che si approvvigiona in<br />
quel modo? La musica liquida sta dando il colpo di grazia alla musica.<br />
Cosa accadrà a breve nella tua vita di studioso di BAM?<br />
<br />
American Music, da allegare alla ristampa del mio libro.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015<br />
27
INSIDE<br />
di Antonio Gaudino<br />
Il jazz è vivo<br />
e sta bene.<br />
Parola di<br />
Denny Zeitlin<br />
Abbiamo “scomodarto” la memoria di questo gigante e<br />
maestro del piano jazz che ha conosciuto e lavorato con<br />
generazioni di grandi jazzisti. A lui l’immenso Bill Evans<br />
rese omaggio suonando Quiet Now, fra le più amate in<br />
assoluto del suo vasto repertorio.<br />
Denny Zeitlin è nato a Chicago nel 1938. I suoi genitori erano<br />
entrambi coinvolti sia nel campo della medicina che della<br />
musica. Ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di due anni,<br />
studiato musica classica durante i suoi anni di scuola elementare e si è<br />
innamorato del jazz al liceo, durante il quale ha anche suonato professionalmente<br />
in e intorno a Chicago. Nel periodo degli studi musicali e<br />
male<br />
della teoria musicale e composizione con Alexander Tcherepnin,<br />
Robert Muczynski e George Russell. Si è laureato Phi Beta Kappa presso<br />
la University of Illinois nel 1960 e ha ricevuto il suo MD presso la Johns<br />
Hopkins nel 1964. Attualmente è uno psichiatra in studio privato a San<br />
<br />
Psichiatria presso l’Università della California a San Francisco, oltre<br />
che un musicista in piena attività fra un tour e l’altro.<br />
Maestro, quali sono stati gli artisti più amati e da lei preferiti<br />
o considerati fonte di ispirazione?<br />
Riporto solo alcuni dei miei preferiti, perché non c’è modo di menzio-<br />
<br />
Miles Davis, Wayne Shorter, John Coltrane, George Russell e Ornette<br />
<br />
Ligety; tra i pianisti classici Martha Argerich, Arcady Volodos, Arthur<br />
Rubenstein...<br />
Cosa ricorda di più delle sue prime esperienze in sala di registrazione?<br />
Ai tempi studiavo medicina presso la John Hopkins University; era il<br />
1963 quando iniziai a registrare una serie di album per la Columbia<br />
Records. Ricordo l’emozione della mia prima session in studio con<br />
Flute Fever. Circa<br />
un anno dopo, nel febbraio del 1964, ho avuto la possibilità di farmi<br />
conoscere dal pubblico del jazz come leader del mio primo album,<br />
Cathexis. Ho apprezzato l’opportunità di condividere il mio approccio<br />
e le composizioni con due grandi musicisti quali Freddie Waits alla<br />
batteria e Cecil McBee al basso; erano meravigliosamente sensibili, il<br />
suono del New York studio della Columbia record è stato superlativo e<br />
c’era un meraviglioso pianoforte a coda Steinway. Ho realizzato altri tre<br />
progetti per la Columbia in California, mentre facevo il mio internato<br />
Carnival, Live at the Trident e Zeitgeist. Ho<br />
avuto la fortuna di avere i migliori musicisti in quel momento e di quel<br />
periodo, anche artisti come l’amico Charlie Haden e Jerry Granelli.<br />
<br />
la mia musica si è notevolmente evoluta da allora.<br />
Cosa pensa dell’attuale scena jazz? È in forma o sta vivendo<br />
un momento di transizione?<br />
Il jazz è vivo e sta bene; la musica continua ad evolversi in modi molteplici,<br />
con la libertà di espressione che è l’elemento cruciale di base.<br />
Purtroppo, gli aspetti commerciali del settore della musica rendono<br />
la vita economica della maggior parte dei musicisti jazz straordina-<br />
<br />
Ci sono musicisti della scena jazz attuale con cui suonerebbe<br />
volentieri?<br />
Ho avuto la fortuna di suonare con tanti grandi musicisti nel corso degli<br />
oltre 50 anni di carriera da professionista. Ecco alcuni dei musicisti<br />
<br />
Wayne Shorter, Joe Lovano, Dave Holland, i fratelli Moutin. Mi sarebbe<br />
piaciuto fare qualcosa con Michael Brecker. Entrambi volevamo<br />
fortemente questo incontro ma la sua malattia ha chiuso la porta dei<br />
nostri progetti. Era un vero e proprio gigante.<br />
Quanti anni aveva quando ha iniziato a studiare il pianoforte?<br />
Ho iniziato a improvvisare quando avevo 2-3 anni. I miei genitori<br />
<br />
a quando, a 6-7 anni, ho chiesto loro quando avrei cominciato sul<br />
28 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
INTERVISTA DENNY ZEITLIN<br />
<br />
<br />
Conosce degli artisti italiani che ammira? Se si, quali?<br />
<br />
<br />
<br />
sceglierebbe? Anche non pianista, chiaramente.<br />
<br />
<br />
dal pianoforte. Sicuramente la mia personale lista comprende George<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
È soddisfatto del suo ultimo lavoro? Il livello è lo stesso dei<br />
precedenti o anche migliore? Ascolta ancora i suoi album<br />
del passato?<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
emergendo.<br />
Come mai ha deciso di essere sia un musi-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Come ha fatto a trovare il tempo per conciliare<br />
la carriera di musicista professionista<br />
e il suo lavoro di psichiatra?<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
Come è stato coinvolto nella musica elettronica?<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Expansion e<br />
Syzygy<br />
L’invasione degli<br />
ultracorpi. Poi sono tornato alla musica acustica per molti anni e solo<br />
<br />
<br />
cui suona più di frequente?<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
simili? Quale le piace di più?<br />
<br />
<br />
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-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Maestro, con Sonny Rollins e pochi altri lei<br />
-<br />
<br />
e innovativi, regalandoci lei stesso alcuni<br />
<br />
con la sua musica e la sua professione di<br />
psichiatra?<br />
-<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 29
INSIDE<br />
di Federico Geremei<br />
Ars Sonica<br />
In Belgio fiorisce un nuovo spazio dedicato alla cultura dell’ascolto, dalle radici antichissime e dal<br />
futuro gravido di ottime intenzioni.<br />
Nel Belgio che parla francese c’è un nuovo spazio per la cultura<br />
dell’ascolto: ha aperto le porte da poco ma la struttura ha<br />
oltre un secolo e mezzo di storia; stiamo parlando di Arsonic<br />
– La Maison de l’Écoute. Si trova a Mons, il borgo vallone Capitale<br />
Europea della Cultura 2015, dove Van Gogh decise di diventare il<br />
pittore che conosciamo; è stata (tra le altre cose) una guarnigione di<br />
militari a cavallo e una caserma dei pompieri... Oui, l’ispirazione e la<br />
bone<br />
e i giacimenti di selce dell’Hainaut prima e più che in Provenza.<br />
Torniamo dalle tele in 2D a decibel ed herz in 4D. Quello che si<br />
staglia oggi in rue de Nimy all’altezza di rue des Trois Boudins è un<br />
<br />
& Vermeersch che per modellare e modulare gli spazi si sono avvalsi<br />
to<br />
nella microstruttura delle essenze utilizzate dai liutai, parecchia<br />
ricerca portata avanti all’Ircam e un’attività da virtuoso di viola per<br />
<br />
progetti per sale da concerto. Ora tocca alla “casa dell’ascolto”, sede<br />
dell’ensemble Music Nouvelle del compositore Jean Paul Dessy,<br />
“aveva una<br />
visione precisa e concettualmente già determinata, quella di un<br />
luogo dedicato all’ascolto e al silenzio, col suono a guidare il disegno<br />
delle forme”. E viceversa.<br />
La Sala Principale è un ambiente modulare in cui le disposizioni<br />
dei posti per il pubblico sono elementi fondamentali per la fruizione<br />
– non solo visiva, non solo acustica – delle performance. Così<br />
come quelle degli esecutori: sono su un palco su cui si privilegiano<br />
distanze ravvicinate tra i musicisti, a fronte di ampi volumi in alto.<br />
Andiamo però con ordine.<br />
Tre quarti dei duecentocinquanta posti a sedere sono davanti al palco,<br />
gli altri sono alloggiati su un balcone e un secondo piano inclinato laterale.<br />
Cemento e pannelli orientabili sostengono e, rispettivamente,<br />
di.<br />
“È un guscio brutalista estremamente sonoro”<br />
30 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
MONS LA MAISON DE L’ÉCOUTE<br />
“nel quale il legno, rispondendo a un bisogno quasi arcaico, esalta<br />
le sonorità più calde e delicate”. Si è utilizzato il pioppo che “quando<br />
è completamente asciutto è leggero e stabile. E, nella soluzione da<br />
noi adottata, quella di un doppio strato, favorisce un suono più corposo”,<br />
chiosa Kahle. Il<br />
vero ingrediente è l’altezza.<br />
Calcoli, schizzi<br />
e prospetti si sono accavallati<br />
per cercare di<br />
mantenere un doppio<br />
standard – almeno dieci<br />
metri cubi per spettatore,<br />
almeno centocinquanta<br />
per musicista<br />
– senza sacrificare la<br />
versatilità e puntando<br />
alla clarity del suono.<br />
Come fare? Sfruttando le proprietà acustiche di un volume con una<br />
base relativamente ridotta e un’altezza proporzionalmente accen-<br />
<br />
promette un ascolto non ordinario e pieno. Giocare col volume vuol<br />
dire agire su tre dimensioni e la lunghezza passa in secondo piano.<br />
“Esatto, allontanare il pubblico dalla scena non è una buona idea.<br />
Restano dunque altezza e larghezza”, spiega Kahle. Partiamo dalla<br />
seconda. “Le side wall<br />
reflections devono<br />
giungere alle orecchie<br />
prima di quelle dall’alto,<br />
dal momento che il<br />
cervello umano elabora<br />
stimoli da destra e<br />
da sinistra. È dunque<br />
fondamentale che<br />
siano chiare, immediate<br />
e precisissime.<br />
Ma non ridondanti,<br />
sarebbe controproducente.<br />
Quelle dall’alto completano così, arricchendolo, il pano-<br />
<br />
suono ottimale”.
INSIDE<br />
Il concetto è ribadito, su scala molto minore e raccolta, in un altro<br />
ambiente dell’Arsonic, la Chapelle du Silence. Che nelle parole<br />
di Kahle “stabilisce un rapporto enigmatico tra l’assenza di musica<br />
e la musica, con un potenziale tutto da scoprire”. La base è<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
più (probabilmente di meno) – lo scopriranno nel corso del tempo,<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
sta<br />
così lo stesso stupore, tra adulti abituati ad altri templi della<br />
<br />
più piccoli, la Salle d’Émerveillement Sonore<br />
<br />
<br />
Info<br />
Ufficio Belga per il Turismo Bruxelles-Vallonia<br />
viale Vittorio Veneto 28 – 20124 Milano<br />
tel: 02.86463136<br />
email: info@belgioturismo.it<br />
Mons 2015<br />
www.mons2015.eu/en<br />
tel: +32.65395939<br />
Musiques Nouvelles<br />
www. musiquesnouvelles.com<br />
tel: +32.65329652<br />
email: info@musiquesnouvelles.com<br />
32 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx<br />
La ricetta della felicità<br />
Finirà che scopriremo che il vinile ha più vite di un gatto. Nel frattempo, godiamoci una ripresa<br />
oltre le più floride previsioni, seppur condizionata dai limiti endemici di tutto ciò che ruota attorno<br />
al disco nero.<br />
L ’<br />
anno che si è chiuso da poco ha segnato nuovi e confortanti<br />
risultati per la vendita degli LP nel mondo: negli States il<br />
dato (9,2 milioni di pezzi) segna il raddoppio delle vendite<br />
(+52%) rispetto al 2013, e la situazione<br />
risulta analoga in Inghilterra. In entrambi<br />
i casi i dati di vendita si allineano a quelli<br />
ottenuti nel 1991 (USA) e nel 1995 (G.B.),<br />
ovvero prima della grande crisi che aveva<br />
portato il vinile quasi a un azzeramento.<br />
Si tratta, comunque, di volumi di vendita<br />
molto lontani da quelli degli anni d’oro<br />
dell’alta fedeltà e, soprattutto, che pesano<br />
per una percentuale minimale (2%) all’interno<br />
dell’attuale mercato complessivo di<br />
vendita musicale.<br />
È importante, al di là dell’ottimismo,<br />
della soddisfazione e dell’eventuale<br />
Vendite LP e singoli negli anni.<br />
Come si vede la sproporzione con gli anni d’oro<br />
dell’Hi-Fi (anni ’70 e ’80) è evidente.<br />
auto-sussistenza (ci sono appassionati a cui il panorama di offerta<br />
è più che sufficiente per sanare la “sete” di musica), che<br />
questo dato sia chiaro, in quanto condiziona le mosse degli attori<br />
sul mercato: già oggi i numeri potrebbero<br />
essere diversi, più elevati se si considera<br />
la domanda, invariati per quanto riguarda<br />
l’offerta, che sta sfiorando le sue massime<br />
possibilità. Negli anni, infatti, l’impoverimento<br />
di tutto ciò che ruota attorno al<br />
vinile (e la prospettiva che esso letteralmente<br />
scomparisse) non ha portato gli<br />
imprenditori di settore a investire in merito.<br />
Il numero complessivo di fabbriche<br />
di stampa, così, ammonta attualmente a<br />
una quarantina nel mondo; in tutti gli USA<br />
il 90% del vinile vergine proviene dallo<br />
stesso fornitore e scarseggiano i nastri<br />
34 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
MERCATO QUANTO PESA IL VINILE<br />
1994 – 2014: venti anni di vendite degli LP.<br />
analogici, le testine dei registratori e buona<br />
parte degli elementi della filiera che,<br />
con espressione tipicamente americana,<br />
“sono cotti” (Infrastructure is Starting<br />
to Choke Itself).<br />
Indipendentemente dal fatto che alcune<br />
cose siano ancora possibili (ad esempio,<br />
ritornare a produrre testine per i registratori<br />
professionali), quel 2% rappresenta<br />
tuttora un fattore di rischio insormontabile<br />
per l’imprenditoria di settore. Certamente<br />
il messaggio di quest’anno (+50%)<br />
non passerà inosservato ma la situazione,<br />
per certi versi, rischia di rappresentare il<br />
classico cane che si morde la coda!<br />
Anche supponendo che questa impasse<br />
possa essere superata, ci sono però altri<br />
elementi che pesano sul possibile ulteriore sviluppo del disco<br />
analogico. In positivo possiamo certamente annoverare un atteggiamento<br />
culturale che, pensiamo, potrà solo intensificarsi nei<br />
prossimi anni: se il mainstream è certamente votato a consumare<br />
musica nella sua forma liquida, prende sempre più corpo (in questo<br />
e altri settori) la necessità, il desiderio di un prodotto “solido”,<br />
simbolico, collezionabile. Si tratta di un fenomeno culturale di<br />
portata non estrema ma nemmeno modesta che oggi, e ancor più<br />
in futuro, spinge i consumi verso una dimensione meno eterea<br />
di quella di Internet...<br />
A questa “domanda” il vinile si presenta con un gap e un ritardo<br />
prevedibili ma non per questo meno gravi: qualcuno ha cominciato<br />
a ricondizionare vecchi apparecchi (vedi box) ma la richiesta di<br />
Status Symbol<br />
Il disco in vinile aveva e ha tutti gli elementi per<br />
rappresentare uno status symbol. L’iconografia<br />
del tempo è ricca di personaggi famosi che si<br />
facevano fotografare vicino a un giradischi!<br />
mercato è certamente più ampia e l’offerta<br />
in ritardo. I risultati del prossimo anno<br />
potrebbero essere decisivi, perlomeno<br />
per stabilire un nuovo e per certi aspetti<br />
sorprendente trend di rilancio ulteriore<br />
del vinile.<br />
I molti artisti che si sono fatti portavoce in<br />
questo ultimo periodo delle meraviglie del<br />
vinile rappresentano perfetti testimonial;<br />
lo confermano recenti ricerche che individuano<br />
nella fascia di consumatori tra i 18<br />
e i 25 anni il 22% degli acquirenti di vinile,<br />
mentre quella tra 25 e 35 copre il 26%.<br />
Se il trend continuerà nell’anno in corso,<br />
gli imprenditori cominceranno a trovare<br />
“interessante” il mercato del vinile! Questo<br />
non diminuisce certamente le difficoltà<br />
strutturali, perlomeno per una parte della<br />
filiera del disco nero: difficile pensare<br />
che qualcuno realizzi nuove fabbriche di<br />
stampa, metta su linee di produzione per<br />
nastri magnetici, ecc.<br />
Quel che è più grave è che nel frattempo<br />
sia andata in gran parte perduta la cultura<br />
orale di settore, quella che ha consentito, là<br />
dove le regole lasciano spazio all’esperienza,<br />
di realizzare buone incisioni al tornio e master soddisfacenti.<br />
Quel che sta accadendo e che presumibilmente accadrà è che parte<br />
di queste lavorazioni avverranno con tecnologie attuali, annullando<br />
il valore filologico dei prodotti vinilici odierni e, soprattutto,<br />
abbattendone la qualità (per chi ritiene strenuamente che il vinile<br />
sia migliore del digitale) e la diversità.<br />
C’è, insomma, il rischio che parlare di LP, di vinile, di disco nero,<br />
sia solo parlare di “formati”, di una scatola il cui contenuto (su<br />
<strong>SUONO</strong> lo stiamo dicendo da tempo) non è necessariamente quello<br />
atteso sulla base del vestito con cui il prodotto viene presentato!<br />
Per certi versi l’anno in corso potrebbe rappresentare una sorta<br />
di spartiacque per determinare un orizzonte, una direzione, che<br />
al momento non è ancora facile individuare...<br />
VINILE A MANO ARMATA<br />
Immaginate la sorpresa di Chad Kassem, proprietario della Quality<br />
Record Pressings (QRP), una delle più grandi fabrice di vinile<br />
che ha sede in quel di Salina (Kansas), quando è venuto a sapere<br />
che in un magazzino di Chicago un numero imprecisato di presse<br />
per il vinile, utilizzate negli anni ’90 per la produzione di 78<br />
giri bootleg destinati al mercato indiano, giacevano abbandonate.<br />
“È stato come aprire il caveau di Al capone!” ha detto Kassem,<br />
prima di appropriarsi di dieci Hamilton, due SMT e una Lened,<br />
che sono state subito restaurate e installate nei 20.000 mq della<br />
QRP, che ora con 27 presse e un’attività di 24 ore al giorno è diventata<br />
una delle più grandi fabbriche del paese, sforzandosi di<br />
far fronte all’enorme fabbisogno di dischi in vinile.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 35
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
LE FABBRICHE DI VINILE NEL MONDO<br />
ASIA<br />
Toyokasei (Japan)<br />
AUSTRALIA<br />
Acoustic Weaponry Implant (Melbourne)<br />
The Vinyl Factory (Sydney)<br />
Zenith Records (Melbourne)<br />
CANADA<br />
Amtech (Montreal)<br />
Rip-V (Quebec)<br />
EUROPA<br />
Ameise Vinylpresserei (Germania)<br />
Celebrate Records (Germania)<br />
Disco Elite (Italia)<br />
Dr Dub (Austria)<br />
Duophonic (Germania)<br />
Eldorado (Germania)<br />
GZ Vinyl (Repubblica Ceca)<br />
Magnetic Mastering (Francia)<br />
Master Media Productions (Germania)<br />
Microwatt (Italia)<br />
MPO (Francia)<br />
Optimal Media Production (Germania)<br />
Pallas Group (Germania)<br />
R.A.N.D. (Germania)<br />
Record Industry (Olanda)<br />
Tail Records (Svezia)<br />
Turicaphon (Svizzera)<br />
Vinylium (Belgio)<br />
INGHILTERRA<br />
AGR Manufacturing (Essex)<br />
Amstore (London)<br />
Breed Media (Sheffield)<br />
Curved Ltd. (London)<br />
Dropzone Records (Glasgow)<br />
Mobineko (Kent)<br />
Quick Press Productions (London)<br />
Total Vinyl (London)<br />
UK Discs (Oxfordshire)<br />
Vinyl Factory (London)<br />
JAMAICA<br />
Laserworks (Kingston)<br />
Tuff Gong (Kingston)<br />
USA<br />
A and R Record Manufacturing (Dallax, TX)<br />
Alpha Music MFG (Plantation, FL)<br />
Archer Record Pressing (Detroit, MI)<br />
Bill Smith Custom Records (El Segundo, CA)<br />
Brookln Phono (Brooklyn, NY)<br />
Capsule Labs (Los Angeles, CA)<br />
Cravedog (Portland, OR)<br />
Crystal Clear (Dallas, TX)<br />
Dynamic Sun (East Newark, NJ)<br />
EKS (Brooklyn, NY)<br />
Erika Records (Buena Park, CA)<br />
Furnace MFG (Fairfax, VA)<br />
Gotta Groove Records (Cleveland, OH)<br />
Groove House (Woodland Hills, CA)<br />
Morphius (Baltimore, MD)<br />
Musicol Recording (Columbus, Ohio)<br />
Palomino Records, Inc. (Sheperdsville, KY)<br />
Pirates Press (San Francisco, CA & Czech Republic)<br />
Rainbo Records (Canoga, CA)<br />
Record Monkey (Torrance, CA)<br />
Record Pressing (San Francisco, CA)<br />
Record Technology, Inc. (Camarillo, CA)<br />
United Record Pressing (Nashville, Tennessee)<br />
P.S. Se siete a conoscenza di altri siti operativi, comunicatelo a <strong>SUONO</strong><br />
(p.corciulo@suono.it).<br />
Studia il passato se<br />
vuoi prevedere il<br />
futuro.<br />
Confucio<br />
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36 <strong>SUONO</strong> maggio 2015<br />
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SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di xxxxxx Marino Mariani xxxxxx<br />
I primi<br />
“vagiti”<br />
Il “disco”, inteso come elemento costruttivo e<br />
costitutivo centrale di ogni sistema di riproduzione<br />
acustica: tutta la storia della grammofonia dai rulli<br />
di Edison al CD.<br />
I<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
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<br />
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<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Thomas Edison con il suo secondo prototipo di fonografo<br />
38 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL DISCO QUESTO (S)CONOSCIUTO<br />
Emile Berliner, inventore del<br />
grammofono a dischi.<br />
A novembre del 1918 terminarono<br />
le licenze per i brevetti per la fabbricazione<br />
in esclusiva di dischi a<br />
modulazione laterale, aprendo il<br />
campo a uno sterminato numero<br />
di società interessate a produrli,<br />
determinando la vittoria, in popolarità,<br />
dei dischi sui cilindri. La<br />
produzione dei cilindri Amberol<br />
ti<br />
e i dischi in vinile iniziarono il<br />
<br />
ad essere soppiantati dal Compact<br />
<br />
<br />
<br />
fabbricante (Philips) produceva dischi che suonavano a una velocità<br />
lineare costante. Poiché questi venivano suonati dall’interno all’esterno,<br />
<br />
<br />
Nel 1894, la United States Gramophone<br />
Company di Emile Berliner vendeva dischi<br />
da 7” modulati su una sola facciata, con una<br />
velocità pubblicizzata di “pressappoco 70<br />
rpm”<br />
<br />
governors, come parte di un pacchetto di<br />
<br />
-<br />
<br />
1898 caricato a manovella. La didascalia<br />
piazzato<br />
quelli manuali e che “la velocità<br />
regolare era fornita di un indicatore che<br />
mostrava il regime di rotazione quando la<br />
macchina era in moto, cosicché i dischi in<br />
riproduzione potessero essere girati esattamente<br />
alla stessa velocità”. E fa notare<br />
che “la letteratura non rivela la ragione<br />
per cui la velocità di 78 giri è stata scelta<br />
dall’industria fonografica; apparentemente<br />
ciò accadde perché tale velocità<br />
fu creata in una delle prime macchine e<br />
si continuò a utilizzarla senza un valido<br />
motivo apparente”. Nel 1925 la velocità del<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
alternata di 60 Hz), demoltiplicata nel rapporto di 46:1 mediante<br />
<br />
adottato il valore di 77,92 rpm, pari alla velocità di rotazione di un motore<br />
sincrono di 3.000 rpm (alimentato da una corrente alternata di 50 Hz),<br />
demoltiplicata nel rapporto di 38,5:1 (nota: dal punto di visto discorsivo<br />
utilizziamo<br />
indifferen-entemente<br />
le<br />
di Edison (ca. 1899).<br />
Un fonografo a cilindri<br />
<br />
<br />
<br />
per via puramente acustica: il suono<br />
veniva raccolto da una bocca e viato, mediante una tubazione,<br />
a un diaframma che poneva in<br />
ne.<br />
Durante il decennio del 1920<br />
i tecnici, in particolar modo alla<br />
Western Electric, svilupparono<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
in-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
tronica”,<br />
a quel tempo veniva chiamata<br />
-<br />
<br />
“della più moderna tecnica<br />
d’incisione elettrica della Victor”. Il critico<br />
<br />
…è giunto il tempo, per la<br />
critica musicale seria, di tener conto delle<br />
esecuzioni di grande musica riprodotte<br />
usciti<br />
nella esatta e completa riproduzione<br />
di tutti i dettagli delle esecuzioni sinfoniche<br />
e liriche… può sembrare esagerato. Ma il<br />
materiale di oggi è talmente superiore alle<br />
lo<br />
sotto la medesima denominazione. La<br />
registrazione e la riproduzione elettrica<br />
si sono combinate in modo tale da catturare,<br />
in queste esecuzioni virtuali, tutta<br />
la vitalità e il colore originale di una vera<br />
esecuzione dal vivo”.<br />
Uno dei primi grammofoni di Berliner di fine ‘800 <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
incisi elettricamente, facente parte di una linea che includeva, inoltre,<br />
<br />
prezzo che andava da 95 $ (equivalenti a circa 1.140 dollari dell’anno<br />
<br />
l’Electrolas più economico partiva da 650 $ (circa 7.500 dollari del<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 39
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
John Philip Sousa, qui al centro della sua orchestra, paragonò la<br />
registrazione elettrica ad un’esecuzione dal vivo!<br />
2007). L’Ortophonic aveva una tromba esponenziale ripiegata interna,<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
“Il pubblicò scoppiò in un applauso… ”<br />
“Gentlemen (sic),<br />
questa è un’orchestra. Questa è la prima volta che ho ascoltato una<br />
musica, suonata con tutta la passione e tutto il sentimento e prodotta<br />
da una macchina parlante meccanica… Questo nuovo strumento è<br />
<br />
sistematica sperimentazione ma è stata tracciata in anticipo su carta<br />
e fabbricata in laboratorio… Questa nuova macchina ha una gamma<br />
da 100 a 5.000 frequenze (sic), pari a cinque ottave e mezza… Il suono<br />
<br />
e di riproduzione”.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
un altoparlante.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
“Gabler si rendeva<br />
conto che una jam session ha bisogno di spazio per potersi sviluppare”.<br />
<br />
Carnegie GragCarnegie Jump<br />
<br />
Embraceable YouSerenade to a Shylock<br />
<br />
<br />
<br />
Mr. Callagher and Mr. Shean<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
l’Ernani <br />
<br />
A Good Man is Hard to Find<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Soliloquy<br />
Carousel<br />
<br />
<br />
<br />
Enrico Caruso fu il primo a vendere i suoi dischi (acustici) a milioni di copie.<br />
Louis Armstrong, una pietra miliare della discografia sin dalle origini.<br />
40 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL DISCO QUESTO (S)CONOSCIUTO<br />
musica classica e i brani vocalmente declamati venivano pubblicati sui<br />
78 giri maggiori da 12”, della durata di circa 4 o 5 minuti per lato. Per<br />
esempio, il 10 giugno 1924, quattro mesi dopo la prima di Rapsody in<br />
Blue del 12 febbraio, George Gershwin la registrò con Paul Whiteman e<br />
la sua orchestra; fu pubblicata su entrambi i lati del disco Victor 55225,<br />
un 78 giri da 12”, dal momento che la durata del brano era di 8:59.<br />
I dischi a 78 giri venivano abitualmente venduti separatamente, in<br />
buste di carta o cartone marrone, talvolta anonime ma qualche volta<br />
stampate per indicare il produttore oppure il nome del rivenditore.<br />
Generalmente queste buste avevano un foro centrale che consentiva<br />
di leggere l’etichetta del disco. I dischi potevano essere posti a giacere<br />
<br />
causa della loro fragilità spesso si rompessero proprio in fase di riposo.<br />
Si dice che la ditta tedesca Odeon fosse stata la prima a lanciare l’album<br />
quando pubblicò la Nutcracker Suite di Tchaikovsky su 4 dischi incisi<br />
su entrambi i lati, in una confezione specialmente disegnata (non viene<br />
riportato il formato dei dischi). Tuttavia, l’anno precedente la Deutsche<br />
Grammophon aveva prodotto un album per la sua registrazione completa<br />
dell’opera Carmen.<br />
La consuetudine di pubblicare album non sembra aver preso piede per<br />
<br />
la copertina a colori, per la sua registrazione dell’operetta The Mikado<br />
di Gilbert & Sullivan. Attorno al 1910 iniziò la vendita di raccolte rilegate<br />
di buste vuote, con copertine in cartone o pelle, simili agli album<br />
<br />
gli acquirenti potevano utilizzare per riporre i propri dischi (su certe<br />
copertine era stampato il nome “Record Album”). Si trovavano tanto gli<br />
album del formato da 12” quanto quelli da 10”. Le copertine di questi<br />
album rilegati erano più larghe e più alte dei dischi contenuti al loro<br />
<br />
i libri, con i fragili dischi “sospesi” al di sopra del piano d’appoggio, e<br />
quindi ben protetti.<br />
<br />
pubblicare collezioni di 78 giri di un singolo interprete, o di un particolare<br />
genere di musica, o di musica classica di lunga durata, comprendenti<br />
intere sinfonie. Col risultato che quando furono introdotti gli LP contenenti<br />
diversi brani, questi ereditarono il titolo di “album”.<br />
Sia i microsolco LP a 33 giri sia i singoli a 45 giri erano stampati su pla-<br />
<br />
<br />
molto soggetti all’ondulazione. Nel 1930 la RCA Victor lanciò il primo<br />
disco di lunga durata in vinile disponibile sul mercato, designato come<br />
disco “Program Tanscription”. Questi dischi rivoluzionari erano previsti<br />
per una riproduzione a 33 1/3 rpm e venivano stampati su tondi da 30<br />
<br />
Nel libro di Roland Gelatt The Fabolous Phonograph, l’autore fa notare<br />
che la prematura introduzione da parte dell’RCA Victor di un disco di<br />
lunga durata si risolse in un fallimento commerciale per varie ragioni,<br />
<br />
<br />
della Grande depressione. C’era anche una piccola quantità di dischi<br />
longer playing (di “maggior durata”) pubblicati nel primo inizio degli<br />
anni Trenta. Una manciata ne venne pubblicata dalla Columbia nella<br />
serie speciale 18000-D, e anche etichette come Crown e Perfect pub-<br />
<br />
Le prime registrazioni erano fatte per via puramente acustica: il suono veniva<br />
raccolto da una bocca e inviato, mediante una tubazione, a un diaframma che<br />
poneva in vibrazione lo stilo di registrazione. Sensibilità e banda passante erano<br />
molto ristrette e il responso in frequenza risultava estremamente irregolare,<br />
conferendo alle registrazioni su cilindro una qualità timbrica istantaneamente<br />
identificabile. Un cantante doveva, in pratica, porre il volto nella bocca (o<br />
porta, o portale, o corno… ) di registrazione. Violoncelli e contrabbassi erano<br />
del tutto non registrabili mentre il violino lo era a malapena; gli strumenti<br />
venivano modificati mediante cornetti acustici applicati sulla loro cassa armonica,<br />
in modo da dirigere il suono nella bocca di registrazione. Naturalmente il<br />
suono degli archi veniva drasticamente modificato. Nei dischi di Caruso la sua<br />
voce suona meravigliosamente ma sembra sempre accompagnata da un’orchestra<br />
di soli tromboni, con un effetto di “trombonificazione” (Enrico Caruso<br />
morì il 2 agosto 1921 e quindi non poté avvalersi dei miglioramenti tecnici<br />
che sarebbero arrivati di lì a poco). Quando era registrato un gruppo jazz, la<br />
batteria veniva completamente eliminata perché le sue vibrazioni facevano<br />
saltare lo stilo di registrazione dal suo solco. Gli strumenti più sonori venivano<br />
disposti il più lontano possibile dal vano raccoglitore. Lilian Hardin Armstrong<br />
(pianista moglie di Louis Armstrong), facente parte della Creole Jazz Band di<br />
King Oliver, che registrava alla Gennet Records nel 1923, ricorda che all’inizio<br />
Oliver e la sua seconda tromba Louis Armstrong suonavano l’uno di fianco<br />
all’altro, e non si riusciva a sentire la tromba di Oliver: “piazzarono Louis in un<br />
angolo, a cinque metri di distanza, e lui se ne stava lì con una faccia triste… ”.<br />
<br />
<br />
anni Trenta la pubblicità radiofonica e i programmi radio preregistrati<br />
da inviare ai disc jockey cominciarono a essere stampati in vinile, in<br />
modo che non andassero in frantumi durante il viaggio postale.<br />
A metà degli anni Quaranta, per la stessa ragione, anche le copie disco-<br />
<br />
tutte a 78 giri. Durante e dopo la seconda guerra mondiale, quando le<br />
scorte di ceralacca erano estremamente limitate, alcuni dischi a 78 giri<br />
venivano pressati in vinile invece che su ceralacca, in particolar modo<br />
i 78 da 30 cm e sei minuti di durata prodotti dalla V-Disc per essere<br />
distribuiti alle truppe USA nelle zone di guerra. Durante gli anni ’40 le<br />
trascrizioni radiofoniche, che avvenivano abitualmente su dischi da 16”<br />
(40 cm) e talvolta da 12” erano sempre eseguite su vinile, ma alla velocità<br />
di 33 1/3 rpm. Trascrizioni più brevi spesso venivano stampate a 78 giri.<br />
All’inizio del 1939 il Dr. Peter Goldmark e il suo gruppo di lavoro alla<br />
Columbia Records cominciarono a occuparsi seriamente dei problemi<br />
connessi alla registrazione e alla riproduzione di solchi sottili e allo<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 41
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
del grande pubblico. Nel 1948 fu presentato dalla Columbia Record<br />
Company, nel corso di una conferenza stampa tenutasi il 21 giugno,<br />
l’album da 12” Long Play (LP) a 33 giri “microsolco”. Nel febbraio del<br />
1949 l’RCA Victor pubblicò il primo singolo a 45 giri da 7” (17,5 cm)<br />
con foro centrale largo per adattarsi al meccanismo automatico di un<br />
cambiadischi, che accoglieva una pila di singoli e poi li lasciava cadere<br />
uno ad uno, l’uno sull’altro, non appena veniva completato il ciclo di<br />
lettura precedente. I primi 45 erano stampati in vinile o polistirene. La<br />
loro durata di lettura era di otto minuti.<br />
Su di un piccolo quantitativo di vecchi sistemi grammofonici e dischi di<br />
trascrizioni radiofoniche, e anche su qualche album intero, la direzione<br />
del solco è invertita, cominciando dal centro del disco e procedendo verso<br />
l’esterno. Una piccola quantità di dischi (come Apollo<br />
Hidden in Plainsight EP dei Detroit’s Underground Resistance) venivano<br />
<br />
tracce (venivano solitamente chiamati “NSC-X2”). Gli X-2 erano pro-<br />
<br />
<br />
Come abbiamo già visto, all’inizio le velocità di rotazione variavano vistosamente.<br />
La maggior parte dei dischi stampati nel periodo 1900-1925<br />
erano registrati tra 74 e 82 rpm sebbene già facessero la loro comparsa<br />
sistemi assolutamente fuori dall’ordinario: l’olandese Philips Company,<br />
ad esempio, introdusse dischi la cui velocità rotazionale variava in modo<br />
tale che la “puntina” di lettura procedesse a velocità lineare costante<br />
(CLV: Constant Linear Velocity). Inoltre, questi dischi non convenzionali<br />
suonavano dall’interno verso l’esterno.<br />
Entrambe queste caratteristiche sono state trasferite, ai nostri giorni, nei<br />
<br />
marcato come “Speed D”. Nel 1925, come accennato, fu assunta come<br />
velocità di rotazione standard quella di 78,26 rpm, in virtù dell’introduzione<br />
del motore elettrico sincrono per giradischi. Dopo la seconda<br />
guerra mondiale questi dischi vennero retrospettivamente chiamati “i<br />
78”, mentre prima venivano semplicemente chiamati “records” o “disc<br />
records” (per distinguerli dai cilindri, mentre in italiano basta chiamarli<br />
<br />
<br />
che gradualmente rimpiazzarono questo standard: il 33 e il 45 giri. Il<br />
formato LP 33, dove LP sta per Long Play, fu sviluppato e introdotto<br />
dalla Columbia Records nel 1948; in risposta alla Columbia l’RCA Victor<br />
sviluppò e introdusse nel 1949 il formato 45. Entrambi i due nuovi<br />
formati utilizzavano solchi più sottili, concepiti per essere suonati con<br />
uno stilo più piccolo – tipicamente di 0,001” (25 μm) contro gli 0,003”<br />
(76 μm) dei 78 – ragion per cui spesso venivano chiamati microsolco. A<br />
<br />
di adottare un unico standard comune di registrazione detto equalizzazione<br />
RIAA. Prima di giungere a questo accordo ciascuna compagnia<br />
utilizzava una propria curva di equalizzazione, obbligando gli ascoltatori<br />
-<br />
<br />
Varislope II (1955), che possedeva un selettore per 4 (o 6?) diversi tipi di<br />
<br />
variabili, in modo da ottenere la massima precisione di riproduzione<br />
per ogni marca di dischi presente sul mercato.<br />
Va notato che mentre un controllo stroboscopico della velocità poteva<br />
essere correttamente utilizzato per regolare la velocità di un giradischi a<br />
za<br />
dei dischi stroboscopici sono leggermente imprecisi se la corrente di<br />
<br />
ogni impulso, il massimo che si può ottenere è una precisione di 45,112<br />
<br />
suoni più acuto di una quantità pari a un venticinquesimo di semitono<br />
(praticamente impercettibile). Costruire un disco stroboscopico a 50<br />
<br />
400 segmenti avanzanti al ritmo di tre segmenti per ogni impulso.<br />
Una certa quantità di registrazioni vennero stampate alla velocità di<br />
16 giri (16 1/3 rpm), solitamente su dischi da 7”, visivamente identici<br />
-<br />
<br />
<br />
prestazioni del sistema e una certa svogliatezza da parte della Chrysler<br />
e della Columbia, tuttavia, portarono all’estinzione dei dischi a 16 giri.<br />
In seguito la velocità di 16 giri fu ancora utilizzata per le trascrizioni<br />
radiofoniche o per opere di narrativa a uso dei non vedenti o, comunque,<br />
difettosi di vista, e non si resero mai largamente disponibili, benché<br />
<br />
giradischi dotati dei 16 giri. Io stesso possedevo diversi dischi a 16 giri<br />
<br />
Il vecchio formato 78 continuò ad essere prodotto industrialmente, in<br />
I primi dischi erano realizzati in materiali diversi, inclusa la gomma dura.<br />
Dal 1897 in poi i materiali primitivi vennero in larga misura sostituiti da una<br />
formulazione dura ma fragile fatta per il 25% di ceralacca, di un riempitivo<br />
ricavato da un composto del cotone simile alla carta di Manila, ardesia in polvere,<br />
nonché di una piccola quantità di cera come lubrificante. La produzione<br />
in massa dei dischi in ceralacca cominciò nel 1898 ad Hannover, Germania, e<br />
continuò fino alla fine del formato stesso di 78 giri, cioè fino alla fine degli anni<br />
Cinquanta. I dischi “infrangibili”, apparsi dal 1904 in poi, erano fatti in celluloide<br />
o in pasteboard (un sottile strato di fogli di carta incollati) ma soffrivano di un<br />
elevato livello di rumore superficiale. I dischi “infrangibili” potevano essere<br />
incurvati, spezzati o altrimenti danneggiati, ma non così facilmente come i<br />
dischi di ceralacca. Il vinile fu sperimentato come materiale per dischi nel 1940,<br />
a causa delle restrizioni sulla disponibilità dei materiali. Decca introdusse i 78<br />
giri “Deccalite” in vinile dopo la seconda guerra mondiale, e anche la Victor<br />
fece qualche 78 vinilico, ma altre etichette riservarono la produzione in vinile<br />
ai nuovi formati 33 e 45.<br />
42 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL DISCO QUESTO (S)CONOSCIUTO<br />
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Young at Hearth<br />
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Hall of Fame<br />
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Frank Sinatra<br />
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Nel 1925 la Victor Company introdusse il<br />
rivoluzionario Victor Orthophonic Victrola.<br />
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Bad Trip<br />
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Decomposing<br />
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lentamente, venivano utilizzate per produrre le voci acute dei topolini<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 43
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di xxxxxx Marino Mariani xxxxxx<br />
Hi-Fi e stereofonia:<br />
la via del miglioramento<br />
Audiofilia e vinili: due destini incrociati.<br />
Durante l’epoca del vinile nasce una va disciplina, l’Audiofilia, e sono gli<br />
<br />
digitale, ancora difendono la base vinilica. ilica.<br />
nuo-<br />
<br />
via la corsa verso un suono migliore, ed<br />
<br />
registrazioni migliori da parte delle<br />
<br />
e dei grandi esecutori.<br />
“Benché ormai la riproduzione del<br />
suono abbia raggiunto la perfezione<br />
assoluta e sia in grado di soddisfare<br />
<br />
ascoltatore della nostra Confederazione,<br />
tuttavia le migliaia di visitatori<br />
troveranno di estremo interesse<br />
le novità che i più noti fabbricanti di<br />
tutto il mondo avranno l’opportunità<br />
di presentare... <br />
esalta l’apertura della mostra Fera – Zurigo<br />
1955).<br />
Tutto vero, verissimo: in Germania e in Svizzera,<br />
con largo anticipo sul resto dell’Europa, erano<br />
<br />
ultracorte (UKW – Ultra Kurz Wellen) a modulazione di<br />
frequenza (FM), subito battezzate “die Wellen der Freude”<br />
<br />
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il mio primissimo equipaggiamento sonoro fu una radio Grundig,<br />
<br />
un dipolo FM piazzato sul tetto della casa, con cui captavo due eccellenti<br />
stazioni in modulazione di frequenza: l’emittente nazionale<br />
<br />
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costituivano un esempio assolutamente insuperabile, mentre la<br />
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1955 fu edita dalla EMI un’esecuzione de Le nozze di Figaro diretta da<br />
<br />
tra cui primeggiavano i nomi del basso Sesto Bruscantini (Figaro), del<br />
soprano Graziella Sciutti (Susanna), dell’altro soprano Sena Jurinac<br />
<br />
occasione di ascoltare il personaggio di Marcellina interpretato da un<br />
44 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL DISCO ARRIVA L’HI-FI<br />
FORMATI COMUNI DEL VINILE<br />
Diametro - Giri/min (rpm) - Durata<br />
12” - 30 cm 33 1/3 45 min long play (LP)<br />
12” - 30 cm 45 12-inch single, maxi single, extended play (EP)<br />
12” - 30 cm 78 4–5 minuti<br />
10” - 25 cm 33 long play (LP)<br />
10” - 25 cm 78 3 minuti<br />
7” - 17.5 cm 45 single<br />
7” - 17.5 cm 45 extended play (EP)<br />
7” - 17.5 cm 33 1/3 spesso usato nei dischi per bambini negli anni ‘60 e ‘70.<br />
Prima dell’inizio degli anni ’50, l’LP 33 1/3 rpm veniva comunemente trovato<br />
nel formato 10”. Il formato 10” (25 cm) sparì dai negozi USA attorno al 1950<br />
ma sopravvisse come formato comune in taluni mercati mondiali, fino a<br />
metà degli anni ’60.<br />
Il normale disco commerciale è inciso in due solchi a spirale, uno su ciascuna<br />
facciata, che corrono dal bordo esterno in direzione del centro del disco e<br />
portano in sé il segnale sonoro. L’ultima parte del solco si congiunge con una<br />
traiettoria precedentemente incisa, con cui forma un cerchio. Il suono viene<br />
codificato nelle fini variazioni del taglio del solco, che obbligano lo stilo che<br />
le percorre a vibrare a frequenze acustiche quando il disco viene posto in<br />
rotazione alla giusta velocità.<br />
Sin dalla fine degli anni Dieci entrambe le facciate del disco sono state utilizzate<br />
per incidervi i solchi. Occasionalmente, negli anni Venti, furono emessi<br />
dischi incisi su un solo lato. La registrazione viene riprodotta facendo ruotare<br />
il disco in senso orario, a velocità costante, con lo stilo poggiato sul solco, in<br />
modo da convertire le sue vibrazioni in segnali elettrici inviati all’altoparlante<br />
attraverso un amplificatore. La maggior parte dei dischi non-78 rpm vengono<br />
stampati su vinile nero. Il materiale colorante utilizzato per annerire la plastica<br />
trasparente PVC è “nero di carbone”. Il nero di carbone aumenta la robustezza<br />
del disco e lo rende opaco. Per i dischi da 7” spesso viene utilizzato il “polistirene”.<br />
Certi dischi vengono stampati su vinile colorato o con fotografie<br />
su carta, incollata a mo’ di etichetta (picture discs). Certi 45 giri RCA o RCA<br />
Victor “Red Seal” utilizzavano vinile rosso traslucente per aumentare l’effetto<br />
di Red Seal (sigillo rosso). Durante gli anni ’80 ci fu una certa tendenza a<br />
pubblicare i singoli su vinile colorato traslucente – a volte accompagnati da<br />
grandi inserti da usare come manifesti. Questa tendenza è recentemente<br />
rifiorita con i singoli da 7”.<br />
Lo standard per i dischi in vinile in USA segue le linee guida della Recording<br />
Industry Association of America (RIAA). Le dimensioni espresse in pollici sono<br />
nominali e non rappresentano diametri precisi. Le dimensioni effettive di un<br />
disco da 12” sono di 302 mm ed equivalgono, in realtà, a 11,89”; quelle di un<br />
disco da 10” sono di 250 mm equivalenti a 9,84” mentre per un 7” abbiamo,<br />
rispettivamente, 175 mm e 6,89”. I dischi realizzati in altri paesi sono governati<br />
da differenti organizzazioni ma le dimensioni effettive sono molto simili. I<br />
diametri tipici sono di 300, 250 e 175 mm. Sul bordo esterno del disco viene<br />
rispettata un’area larga circa 6 mm (0,25”), detta lead-in (area di avvio), dove<br />
il solco è ampiamente spaziato e non modulato (silenzioso). Questa sezione<br />
consente di calare lo stilo (che, per la parte moderna di questa storia, possiamo<br />
chiamare “diamante di lettura”) sul solco d’inizio del disco senza danneggiare<br />
la zona modulata. Tra ciascuna traccia della sezione modulata di un disco LP,<br />
in genere, viene lasciato l’intervallo di circa 1 mm in cui il solco è ampiamente<br />
spaziato. Questo spazio è chiaramente visibile e facilita la ricerca di una traccia<br />
particolare. In vicinanza dell’etichetta centrale si trova un’altra sezione dove il<br />
solco è di nuovo ampiamente spaziato, detta lead-out (area d’uscita). Alla fine<br />
di questa sezione il solco si chiude su se stesso formando un cerchio detto<br />
lock groove, cioè “solco di chiusura”. Quando il diamante di lettura raggiunge<br />
tale punto, percorre ripetutamente questo cerchio finché non viene sollevato<br />
dal disco. Su certi dischi (per esempio Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band<br />
dei Beatles e Atom Heart Mother dei Pink Floyd) il suono continua anche sul<br />
solco di chiusura, provocando uno strano effetto ripetitivo. I cambiadischi<br />
automatici si basano sulla posizione o sulla velocità angolare del braccio,<br />
quando questo raggiunge i solchi ad ampia spaziatura, per attivare il meccanismo<br />
che alza il braccio e lo trascina fuori del disco.<br />
Quando i cambiadischi automatici erano maggiormente diffusi, i dischi venivano<br />
tipicamente pressati con il bordo esterno ingrossato e l’area dell’etichetta<br />
in rilievo, cosa che consentiva di impilare i dischi uno sull’altro evitando<br />
che la zona dei solchi modulati venisse in contatto, riducendo così il rischio<br />
di danneggiamento. I cambiadischi automatici comprendevano un meccanismo<br />
di supporto di una pila di diversi dischi al di sopra del piatto rotante,<br />
che li lasciava cadere uno alla volta sul piatto rotante stesso, in modo che<br />
fossero suonati nell’ordine voluto. Opere musicali di grande durata, come<br />
le opere liriche, venivano stampate con numerazione alterna su una serie di<br />
dischi da 10” o da 12”. Per esempio, se l’opera veniva stampata su tre dischi, la<br />
numerazione delle facciate era: 1/6, 2/5 e 3/4, in modo che i dischi, cadendo<br />
l’uno sull’altro, facessero suonare, in sequenza, le facciate 1, 2 e 3. A questo<br />
punto la pila veniva raccolta e invertita, in modo che le successive facciate<br />
fossero 4, 5 e 6. Ovviamente, chi non possedeva un cambiadischi automatico,<br />
comprava le confezioni normali con le facciate 1/2, 3/4 e 5/6.<br />
vero contralto. La registrazione avvenne negli studi di Abbey Road.<br />
Nel 1991 la EMI pubblicò, in versione digitale, la sua registrazione<br />
delle Nozze del 1955 nella collezione CFP (Classics For Pleasure),<br />
che è forse la prima registrazione stereofonica di un’opera lirica. Si<br />
tratta di CD di assoluta nitidezza tecnica, senza il minimo rumore di<br />
fondo udibile, registrato con impareggiabile maestria ed eseguito in<br />
un modo oggi non più replicabile, che io pongo al vertice della mia<br />
<br />
Non appena l’LP si confermò il formato dominante nel campo delle<br />
registrazioni di maggior durata, diversi sviluppi intervennero con<br />
l’obiettivo del miglioramento del suono, primo dei quali fu il tentativo<br />
di sviluppare l’alta fedeltà, ovvero il suono Hi-Fi. Coloro che<br />
tendevano a estrarre la massima qualità d’ascolto riposta nei nuovi<br />
LP, ora cominciavano ad acquistare i componenti separati: giradischi,<br />
<br />
Freberg, in una trasmissione satirica radiofonica del 1956, motteggiò<br />
i maniaci dell’alta fedeltà con la macchietta di uno di questi che aveva<br />
trasformato la propria abitazione in un’unica enorme cassa acustica.<br />
Nel 1958 i primi dischi stereo a due canali furono realizzati dalla Audio<br />
Fidelity in USA e dalla Pye in Inghilterra, usando il sistema Westrex<br />
45/45 a solco unico. Mentre lo stilo si muove orizzontalmente quando<br />
riproduce una registrazione monofonica, in un disco stereo lo stilo<br />
si muove anche verticalmente. Si ipotizzò la possibilità di registrare<br />
il canale di sinistra orizzontalmente, come nei dischi monofonici, e<br />
l’informazione relativa al canale destro verticalmente, in un moto a<br />
“monti e valli”; questa ipotesi alternativa fu però discussa e respinta,<br />
a causa della sua incompatibilità con i pickup in uso. Nel sistema<br />
Westrex ciascun canale sollecita lo stilo incisore a un angolo di 45°<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 45
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
dalla verticale. In fase di lettura il segnale combinato viene rivelato<br />
da una bobina per il canale sinistro montata diagonalmente in opposizione<br />
al lato interno del solco, e il canale destro da una bobina<br />
diagonalmente opposta al lato esterno del solco. Può essere d’aiuto<br />
interpretare il moto risultante dello stilo (di lettura) in termini di<br />
<br />
orizzontale contiene il segnale somma L+R mentre il moto verticale<br />
<br />
45/45 sono:<br />
A) Una maggiore compatibilità con i sistemi di registrazione e di lettura<br />
mono. Una cartuccia mono riprodurrà un’eguale miscelazione dei<br />
canali destro e sinistro, invece di riprodurre un solo canale (tuttavia<br />
molti stili mono erano in grado di danneggiare il solco stereo, con la<br />
<br />
per la lettura di un disco stereo). Di converso, una cartuccia stereo<br />
riproduce la modulazione laterale di un disco mono con un eguale<br />
apporto di entrambi i canali, invece che attraverso un unico canale.<br />
B) Un suono più bilanciato, perché i due canali hanno un’eguale<br />
fedeltà (invece che una maggiore fedeltà nel canale modulato lateralmente,<br />
e una minore fedeltà nel canale modulato verticalmente).<br />
<br />
<br />
<br />
Il sistema adottato fu inventato da Alan Blumlein della EMI nel 1931<br />
e brevettato nello stesso anno: la EMI incise il primo disco stereo<br />
con questo sistema nel 1933 ma lo introdusse su scala industriale<br />
solo dopo un quarto di secolo. Il suono stereofonico produce un’esperienza<br />
d’ascolto più naturale in cui viene riprodotta, almeno in<br />
parte, la distribuzione spaziale del suono.<br />
Sotto la direzione di C. Robert Fine, nel 1951 la Mercury Records<br />
introdusse una tecnica di registrazione minimalista basata su un solo<br />
<br />
del primo disco prodotto, un’incisione dei Quadri di un’esposizione<br />
C’È POLICARBONATO E POLICARBONATO...<br />
La qualità del suono e la durata dei dischi è strettamente dipendente dalla<br />
qualità del vinile. Durante i primi anni ’70, come misura atta a ridurre i costi che<br />
spingeva verso la stampa di dischi sempre più leggeri e flessibili, la maggior parte<br />
dei fabbricanti adottò la tecnica della riduzione dello spessore e della qualità<br />
del vinile nella produzione di dischi destinati al mercato di massa. I dischi che<br />
venivano venduti dalla RCA Victor con la denominazione di processo Dynaflex<br />
(125 g) erano considerati “inferiori” dalla maggioranza dei collezionisti. Molti<br />
dischi venivano pressati in vinile riciclato. In tutti i generi musicali, le moderne<br />
riedizioni per audiofili vengono denominate virgin (vergini) o heavy (180-220 g).<br />
Molti collezionisti preferiscono gli album in vinile da 180 g che, dicono, hanno<br />
una migliore qualità acustica dei vinili normali; rispetto a questi ultimi, infatti,<br />
essi tendono a resistere meglio alle deformazioni originate da una normale<br />
utilizzazione. Il vinile da 180 g, di contro, è più costoso in fase di produzione e<br />
richiede processi di fabbricazione di miglior qualità.<br />
Poiché la maggior parte dei dischi in vinile proviene da plastica riciclata, le impurità<br />
possono accumularsi nel disco, con la conseguenza che un disco nuovo di<br />
zecca può contenere difetti ereditari, come “cliks and pops”. “Virgin vinyl” (vinile<br />
vergine) significa che l’album non è fabbricato in plastica riciclata e dovrebbe<br />
teoricamente essere esente da tali difetti. Tutto ciò dipende, in pratica, dal controllo<br />
di qualità esercitato dal fabbricante.<br />
L’effetto “buccia d’arancio” è causato dagli stampi usurati. Invece di avere la<br />
regolamentare “finitura a specchio”, la superficie del disco apparirà in una tessitura<br />
corrugata, come la buccia d’arancio, che provoca rumore particolarmente<br />
nella gamma delle frequenze inferiori. Va notato che nel DMM (Direct Metal<br />
Mastering – produzione diretta del master metallico) il disco master viene tagliato<br />
su un disco ricoperto in rame, che dovrebbe avere un minor effetto di<br />
buccia d’arancio. Poiché la buccia d’arancio trae origine nel master piuttosto<br />
che nel procedimento di stampa, non ci sono effetti dannosi. Dal momento<br />
che la maggior parte dei dischi in vinile viene pressata da matrici metalliche<br />
denominate stampers (stampi), per creare i dischi originali viene utilizzata una<br />
tecnica detta lathe-cutting (taglio al tornio). Un tornio è usato per tagliare i microsolchi<br />
in un disco d’alluminio placcato di soffice lacca; questo disco in lacca<br />
viene poi galvanicamente ricoperto in nickel per formare uno stampo negativo<br />
detto “master” che, piuttosto che un solco, presenta una protuberanza. Il disco<br />
in lacca viene distrutto quando l’impressione in nickel viene separata. Questo<br />
disco master viene galvanizzato con nickel per formare un disco positivo detto<br />
mother (madre, matrice). Numerose matrici possono essere originate da un<br />
singolo master prima che il master stesso si deteriori al punto di dover essere<br />
scartato. Sono questi stampi a essere utilizzati per stampare il disco finale in<br />
vinile, in un procedimento che produce milioni di dischi da una singola lacca<br />
originale. Per la produzione di vinili in quantitativi limitati, il primo negativo in<br />
nickel prodotto sulla lacca originale viene utilizzato direttamente come stampo.<br />
La produzione secondo questo procedimento (detto “mezzo processo”) viene<br />
limitata a poche centinaia di dischi.<br />
46 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL DISCO ARRIVA L’HI-FI<br />
mercato come CBS DisComputer e Teldec Direct Metal Mastering<br />
erano state introdotte per ridurre la distorsione del solco interno<br />
(inner-groove distortion). La RCA Victor introdusse un ulteriore<br />
sistema per rinforzare la capacità dinamica e, nel contempo, ot-<br />
<br />
mercato con la denominazione di Dynagroove. Venivano utilizzati in<br />
combinazione tra loro due elementi principali: un diverso materiale<br />
<br />
dinamica per mascherare il rumore di fondo; in certi casi si disse che<br />
questo procedimento “diaframmava” la sorgente sonora originale e,<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
dischi a incisione diretta (disc-to-disc records), destinati al mercato<br />
<br />
l’utilizzazione del nastro magnetico a favore della trascrizione “puristica”<br />
della lacca master. Sempre<br />
in questo periodo vennero pubblicati<br />
dischi modulati a mezza<br />
velocità (half-speed mastered)<br />
nonché original master (non me-<br />
<br />
<br />
“allo stato dell’arte”. Un’altra in-<br />
<br />
fu il sistema “a vista d’occhio”<br />
per discoteca (disco eye-cued system),<br />
utilizzato principalmente<br />
<br />
troduzione,<br />
gli interventi della<br />
che era come “essere in presenza viva dell’orchestra”. La serie di<br />
queste incisioni fu dunque denominata “Mercury Living Presence”.<br />
Nel 1955 la Mercury iniziò la registrazione stereofonica a tre canali,<br />
basata sempre sull’utilizzazione di un unico microfono. Il (singolo)<br />
microfono centrale era della massima importanza mentre ai due<br />
<br />
profondità e ambienza. Il master veniva registrato direttamente da una<br />
consolle di missaggio che riduceva i tre canali a due mentre l’editing,<br />
<br />
sulle tre tracce originali. Nel 1961 la Mercury elevò questa tecnica<br />
di registrazione stereofonica a tre microfoni utilizzando, al posto<br />
<br />
-<br />
<br />
magnetico e contribuivano all’estensione della gamma di frequenza<br />
e della risposta ai segnali impulsivi (transienti). Nel corso degli anni<br />
’90 le registrazioni della serie Mercury Living Presence furono rimasterizzate<br />
in CD dal produttore<br />
originale, utilizzando lo stesso<br />
<br />
direttamente dal nastro master.<br />
Lo sviluppo delle registrazioni<br />
quadrafoniche (quadraphonic<br />
records) fu annunciato nel 1971.<br />
Esse registravano quattro segnali<br />
sonori separati. Ciò veniva<br />
<br />
per mezzo di un electronic matrixing,<br />
cioè un’operazione elettronica<br />
di composizione in cui i<br />
due canali addizionali venivano<br />
combinati col segnale principale.<br />
Quando queste registrazioni<br />
batteria e i cori di una traccia<br />
Una pubblicità del “rivoluzionario”grammofono Pathè apparsa su un<br />
venivano riprodotte i circuiti di numero dell’anno 1910 del Corriere dei Piccoli<br />
venivano indicati dai solchi largamente<br />
distanziati, dando così<br />
detenzione della fase degli am-<br />
un segnale visivo ai DJ impegnati nel missaggio dei dischi. L’aspetto<br />
separati. In produzione c’erano due sistemi principali di registrazioni di questi dischi era simile a quello dei normali LP ma ogni facciata<br />
quadrafoniche composte a matrice (matrixed quadraphonic records) e conteneva una singola traccia.<br />
denominati, per creare maggior confusione, SQ (CBS) e QS (Sansui); <br />
essi si risolsero in un fallimento commerciale ma furono importanti <br />
precursori dei successivi sistemi di “suono avvolgente” (surround sound),<br />
oggi impiegati nei SACD e nel “cinema (o teatro) in casa” <br />
<br />
col Compact Disc), della RCA, registrava l’informazione relativa per ottenere un vistoso aumento del loro intervallo dinamico (i<br />
ai canali posteriori su una portante ultrasonica che imponeva una <br />
speciale cartuccia a larga banda per catturare questa portante modulata,<br />
e una combinazione scrupolosamente calibrata tra pickup, a essere riprodotti a basso guadagno mentre i segnali ad alto livello<br />
<br />
braccio e giradischi. Di regola, le informazioni ad alta frequenza venivano letti ad alto guadagno per mezzo di un controllo automatico<br />
iscritte in questo tipo di LP sparivano nel corso di alcune suonate di guadagno – automatic gain control – presente nell’apparecchiatura<br />
<br />
due formati a matrice.<br />
nei passaggi a basso livello). Un sistema similare, dalla brevissima<br />
vita commerciale, fu sviluppato dalla CBS e si chiamava CX noise<br />
destinato a migliorare la dinamica dei dischi prodotti in massa che <br />
comportava importanti miglioramenti nella strumentazione di “taglio”<br />
(cutting) annessa ai torni d’incisione. Queste tecniche, note sul aperto la stagione del digitale… ma questa è un’altra<br />
<br />
storia...<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 47
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di xxxxxx xxxxxx<br />
Xxxxxxxx Anatomia del<br />
giradischi<br />
Durante questi anni e nonostante il<br />
progresso, il principio del funzionamento<br />
del giradischi è rimasto il medesimo: un<br />
supporto (il disco) sul cui è stato inciso un<br />
solco che percorso meccanicamente da<br />
una puntina produce un segnale sonoro.<br />
Ma affermare che questo compito sia facile<br />
da svolgere è assolutamente semplicistico...<br />
Il 29 novembre 1877 T. A. Edison costruì il fonografo, una<br />
macchina che registrava e riproduceva suoni per mezzo di un<br />
cilindro ricoperto di stagnola su cui scorreva un trasduttore<br />
che prima incideva e poi, ripassandoci sopra, riproduceva i suoni<br />
registrati. Successivamente arrivò il grammofono, nel 1931 il primo<br />
giradischi elettrico e poi, negli anni ’50, il microsolco, sino ad arrivare<br />
ai giradischi moderni che per primi hanno costituito l’anello iniziale<br />
della catena per gli impianti di alta fedeltà.<br />
Negli anni Settanta il luogo comune secondo cui il compito del giradischi<br />
fosse, appunto, semplicemente quello di… girare il disco, fu<br />
spazzato via (principalmente per opera di Ivor Tiefenbrun e Julian<br />
Vereker) e tutto il mondo dell’Hi-Fi si rese conto dell’importanza di<br />
<br />
una riproduzione di alta qualità musicale. Mentre negli anni ’50 - ’60<br />
si potevano acquistare giradischi accessoriati con un certo numero<br />
di comodissimi automatismi, paradossalmente proprio in quegli<br />
anni di estremizzazione progettuale la produzione di giradischi si<br />
è orientata verso macchine di tipo completamente manuale; tutto<br />
ciò proprio per evitare che con dispositivi meccanici, a volte anche<br />
complessi e rumorosi, s’inquinasse il segnale musicale. Da qui parte<br />
lo sviluppo, lo studio e la ricerca sui diversi tipi di metalli e/o leghe,<br />
sulle varie soluzioni idonee all’abbattimento delle vibrazioni e delle<br />
<br />
<br />
di sviluppare e applicare a basso costo sistemi che risolvessero in<br />
modo soddisfacente i delicati problemi legati soprattutto alla gestione<br />
del cuore pulsante del giradischi vale a dire il motore.<br />
In tale situazione di sviluppo tecnico e in un periodo storico di<br />
forte spinta tecnologica in campo mondiale (non dimentichiamoci<br />
che si era appena andati sulla luna e la scienza astronautica stava<br />
compiendo grandi passi in avanti), i giradischi hanno cominciato a<br />
prendere anche forme estetiche di stampo hi-tech; rappresentativo<br />
è il mitico Transcritptor Electronic che con il plexiglass e i lucidi<br />
acciai utilizzati per la sua costruzione è diventato anche un oggetto<br />
<br />
come Arancia Meccanica di Stanley Kubrik.<br />
Senza dubbio, la parte più importante del giradischi è il motore.<br />
Il motore di un giradischi è di tipo elettrico e può essere sincrono<br />
a corrente alternata, oppure asincrono a corrente continua senza<br />
collettore giacché sostituito da un circuito elettronico che ne cambia<br />
periodicamente la polarità. Nel motore a corrente alternata la velocità<br />
di rotazione è costante perché è proporzionale alla frequenza<br />
della tensione che è sempre stabile, e costante anche al variare della<br />
tensione elettrica, quest’ultima maggiormente esposta a variazioni<br />
anche di importante entità. Per quanto sopra, è facile derivare una<br />
semplice relazione in cui: Xn è il numero di giri; F è la frequenza di<br />
tensione; Cp le coppie di poli magnetici che si vogliono utilizzare<br />
nel motore:<br />
Xn = 60 x F : Cp<br />
Dato che la frequenza di tensione è costantemente di 50 Hz, ecco<br />
che facilmente possono essere ottenuti 375 giri da questo motore<br />
utilizzando 8 coppie di poli: 375 = 60 x 50 : 8.<br />
48 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL GIRADISCHI COM’È FATTO<br />
Il motore elettrico è dunque un meccanismo elettromagnetico ed<br />
è costituito () da uno statore che è la parte statica in cui sono<br />
<br />
creano un campo magnetico; un rotore che ruota intorno a un asse<br />
telaio<br />
di contenimentoperno<br />
<br />
sfrutta il ben noto fenomeno della repulsione dei poli magnetici dello<br />
<br />
<br />
spunto<br />
<br />
<br />
condizione di equilibrio statico; inoltre la forza motrice generata non<br />
<br />
<br />
ulteriore avvolgimento<br />
<br />
di tipo elettronico.<br />
<br />
tensione elettrica applicata e non<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
piatto. Il piatto è di forma generalmente circolare ed<br />
<br />
a una frequenza di 33 giri e un terzo.<br />
) che<br />
-<br />
<br />
1<br />
2<br />
consiste in un tempo di reazione<br />
<br />
contro piatto<br />
<br />
piatto e del contro piatto risulta un’ottima scelta per l’abbattimento<br />
<br />
-<br />
<br />
riamente<br />
ricorrere alla trazione diretta () e quindi all’uso di un<br />
motore asincrono la cui puleggia è direttamente applicata al perno del<br />
-<br />
<br />
discoteche (almeno per quelle che usano ancora sorgenti analogiche)<br />
<br />
i giusti giri di esercizio. Le controindicazioni per questa tipologia sono<br />
<br />
dal contatto diretto del piatto con il motore elettrico.<br />
Il terzo sistema è quello a puleggia (<br />
<br />
di pulegge demoltiplicatici il cui contatto è assicurato da gomma dura<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
le pulegge si usura e si deforma facilmente creando problemi di<br />
<br />
<br />
3<br />
4<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 49
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
è necessario l’utilizzo di materiali di altissima qualità, soprattutto<br />
per salvaguardare il parallelismo tra i perni facenti parte del sistema<br />
meccanico. Il più famoso dei giradischi che utilizzano questo sistema<br />
è l’EMT, sorgente analogica di costruzione tedesca famosa anche per<br />
le sue testine e bracci di notevole qualità, tanto da guadagnarsi fama<br />
incondizionata in campo professionale.<br />
Un altro campo di battaglia sul quale si combatte e si lotta contro la<br />
<br />
l’appoggio idoneo a tutte le parti del sistema di lettura, ad eccezione<br />
dei piedini, unico elemento che fornisce stabilità all’intero giradischi.<br />
Vi sono diversi tipi di telaio:<br />
5<br />
- telaio rigido: il telaio rigido () è solitamente costituito da<br />
una semplice base sulla quale sono inserite e/o appoggiate tutte le<br />
parti che compongono il giradischi (motore, perno, braccio etc.). I<br />
materiali usati per il telaio rigido sono diversi e vanno dal semplice<br />
MDF e i suoi molteplici compositi, passando per il marmo, il plexiglas,<br />
il metallo e così discorrendo. Si tratta di un sistema molto semplice<br />
ed economico che si basa sulla rigidità delle masse che scaricano a<br />
terra le vibrazioni spurie di diversa natura attraverso piedini metallici,<br />
solitamente a forma conica con la punta rivolta verso il piano<br />
d’appoggio. In pratica si adotta un sistema di accoppiamento con il<br />
piano d’appoggio.<br />
6<br />
Il giradischi: a) coperchio incernierato; b) braccio di lettura; c) piatto;<br />
d) motore; e) cinghia di trasmissione; f) perno; g) telaio.<br />
- telaio semi-rigido: è una variante semplice al telaio rigido la cui<br />
<br />
generalmente costruiti n gomma (). In questo caso, la teoria si<br />
basa sullo smorzamento e non più sull’accoppiamento per eliminare<br />
le vibrazioni. Le masse in gioco possono essere elevate o leggere, a<br />
<br />
ultimo, lo smorzamento nel range di frequenza 1 - 5 Hz.<br />
) si intende un telaio<br />
che poggia su un sistema elastico; questo sistema è solitamente<br />
assicurato o da molle o da elastici in gomma.<br />
7<br />
IL GIRADISCHI DALLA A ALLA Z<br />
Essenzialmente le parti principali di una sorgente analogica sono le seguenti:<br />
telaio: è la parte che fornisce il sostegno ai vari componenti del giradischi<br />
(motore, piatto, braccio, etc.)<br />
motore: delegato a fornire il movimento al piatto secondo un numero di giri<br />
rigidamente fissato;<br />
perno: è il meccanismo che permette al piatto di girare offrendo la minore<br />
resistenza e la maggiore inerzia possibile;<br />
piatto: sostiene il disco in vinile permettendogli di essere percorso dalla puntina<br />
del fonorilevatore;<br />
braccio: è l’asta che fornisce il sostegno adeguato alla testina di lettura<br />
(fonorilevatore);<br />
testina: è il sistema che trasforma in segnale elettrico il movimento meccanico<br />
generato dalla puntina che scorre lungo i solchi del disco;<br />
coperchio: quasi sempre presente, fornisce riparo al giradischi da agenti esterni<br />
di varia tipologia e natura;<br />
piedini: appoggio principale dell’intero sistema giradischi;<br />
comandi: sono tutti i selettori.<br />
50 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
MOTORI E SISTEMI DI TRASMISSIONE<br />
Pro e contro delle varie soluzioni:<br />
Motore asincrono a corrente continua<br />
Pro: facilmente realizzabile; buono spunto in avvio con tempi di reazioni bassissimi;<br />
manutenzione nulla.<br />
Contro: velocità non costante; realizzazione complessa nel caso di un motore<br />
a basso regime di giri.<br />
Il motore dell’Ariston RD11 è un sincrono a 12 poli della tedesca Papst,<br />
una delle aziende leader del settore.<br />
Motore sincrono a corrente alternata<br />
Pro: semplice da realizzare; velocità costante in quanto legata alla frequenza<br />
di alimentazione; manutenzione nulla.<br />
Contro: coppia di spunto estremamente bassa; arresto della rotazione in caso<br />
di eccessivo carico; realizzazione complessa nel caso di un motore a basso<br />
regime di giri.<br />
Motore sincrono con gabbia di avviamento<br />
Pro: buona coppia di spunto; velocità costante in quanto legata alla frequenza<br />
di alimentazione; semplicità di realizzazione; manutenzione nulla.<br />
Trazione diretta<br />
Pro: Affidabilità costante nel tempo; annullamento degli attriti; tempo di reazione<br />
nullo; scarsa manutenzione.<br />
Contro: alti valori di vibrazione; prezzo alto.<br />
Trazione a puleggia<br />
Pro: tempo di reazione rapido.<br />
Contro: difficile realizzazione a basso costo; trasmissione di vibrazioni del motore<br />
al piatto; inaffidabilità dei contatti in gomma; manutenzione impegnativa.<br />
Questo motore è dotato di un circuito elettronico per il controllo della<br />
velocità visibile nella foto in alto.<br />
Trazione a cinghia<br />
Pro: semplicità di realizzazione; basso valore di vibrazioni trasmesse dal motore<br />
al piatto; basso costo; possibilità di utilizzo di piatti leggeri; scarsa manutenzione.<br />
Contro: tempo di reazione piuttosto lento.<br />
: in questo sistema (), il telaio vero<br />
e proprio è solitamente di tipo rigido mentre il piatto e il braccio<br />
trovano sostegno su un’ulteriore base a sua volta agganciata al telaio<br />
per mezzo di un sistema elastico. Questa soluzione permette di sfruttare<br />
contemporaneamente sia l’accoppiamento al terreno del telaio<br />
che lo smorzamento del contro telaio. I giradischi a contro telaio<br />
molle in trazione<br />
(o estensione) e a molle in compressione<br />
assicurato da elastici in gomma è sicuramente di tipo a trazione/<br />
estensione. Nell’eventualità dell’utilizzo di molle in acciaio potrebbe<br />
trattarsi di molle in compressione, caso in cui il contro telaio poggia,<br />
schiacciandole, un numero minimo di tre molle elicoidali.<br />
Le molle sono utilizzate in trazione quando il perno è assicurato nella<br />
parte superiore della molla stessa facendo solitamente scorrere al loro<br />
interno un rimando in acciaio al quale, a sua volta, viene agganciato il<br />
8<br />
<br />
<br />
masse e dei pesi del giradischi nel suo complesso. Infatti, nel caso<br />
delle molle in compressione i pesi sono tutti disposti al di sopra della<br />
<br />
in questo modo un’instabilità orizzontale intrinseca. Nel caso delle<br />
molle in estensione il baricentro è posto molto al di sotto di tale linea<br />
determinandone una maggiore stabilità ed equilibrio.<br />
Altro elemento fondamentale del giradischi è il perno, vale a dire: il<br />
meccanismo che permette al piatto<br />
9 di girare determinando il più basso<br />
attrito possibile.<br />
Al di là dei materiali utilizzati i principali<br />
tipi di perno sono i seguenti: perno<br />
tradizionale e perno rovesciato.<br />
Il perno tradizionale () pre-<br />
<br />
piatto, o al contro piatto, che si inserisce<br />
con tolleranze strettissime in una<br />
pito<br />
di fornire la base per il punto di<br />
rotazione del perno stesso. Premesso<br />
52 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL GIRADISCHI COM’È FATTO<br />
che non è mai facile costruire un buon perno, questa soluzione è, ad<br />
ogni modo, la più semplice da realizzare, se non altro per il fatto che<br />
<br />
<br />
Il perno rovesciato (<br />
<br />
Questo tipo di soluzione permette di realizzare sistemi con masse e<br />
pesi che godono di una maggiore stabilità ed equilibrio in quanto il<br />
In alto: molle di sospensione corredate da gommino di tenuta della<br />
Ariston che ricorreva al sistema a molle in tensione con contro telaio<br />
flottante. In basso: perno di tipo tradizionale utilizzato nel Michell<br />
Girodec. Si può apprezzare il blocco perno gia inserito nell’apposita<br />
sede e, nella bustina, la speciale sfera in acciaio durissimo.<br />
10<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
più utilizzata delle quali è quella a sfera)<br />
<br />
forma piatta, una sfera in acciaio o ceramica che offre in questo modo<br />
agli antipodi un solo punto di contatto tra i due principali suddetti<br />
ranze<br />
strette necessarie anche alla garanzia di stabile equilibrio, è<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
modo da far scorrere correttamente lungo i suoi solchi la puntina<br />
<br />
e, quando non possiede questa forma, ha un sistema che ruota in<br />
modo perfettamente equilibrato su un unico punto corrispondente<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
puntina generando, di conseguenza, disturbi che interferiscono con<br />
<br />
<br />
Sotto: Un comune accessorio: il clamp, qui corredato da una bolla per<br />
il corretto posizionamento orizzontale del giradischi. Più in basso:<br />
serie di basette per bracci per i giradischi Micro, SME, Ariston, Girodec.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 53
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
HANNO FATTO LA STORIA<br />
Alcuni dei giradischi che hanno lasciato il segno in Hi-Fi<br />
Garrard 301 e 401: Il primo Garrard Transcription Turntable in grado di riprodurre<br />
dischi per tutte e tre le velocità disponibili (33, 45 e 78 giri al minuto) fu<br />
il modello 301 presentato nel 1953. Fu l’inizio di una famiglia di giradischi di<br />
grandissimo successo sia in campo professionale che amatoriale. Storia che<br />
finì dopo venticinque anni, due modelli e cinque versioni nel 1976 con il ritiro<br />
della seconda versione del 401 (quella della foto).<br />
Il giradischi AR-XA (inizio vendita 1961): la Acoustic Research è più conosciuta<br />
per i suoi diffusori piuttosto che per il giradischi mostrato in foto; tuttavia, si può<br />
affermare che questo è stato un apparecchio che ha segnato una svolta nella<br />
tecnica della riproduzione audio amatoriale. In effetti, il giradischi AR contiene<br />
soluzioni, rivoluzionarie per l’epoca, che sono diventate un “must” per i giradischi<br />
dei decenni successivi: trasmissione a cinghia e telaio flottante su molle.<br />
Questo modello fu precursore dei tempi non solo nello schema di massima<br />
ma anche in molti dettagli costruttivi a loro volta ripresi negli anni successivi.<br />
Il giradischi Micro Seiki BL91 è un bellissimo esempio di telaio rigido ad alta<br />
massa e peso. Il perno è di tipo tradizionale, il piatto a massa media alta può<br />
essere ulteriormente appesantito, la trazione è a cinghia.<br />
Un eccezionale esempio di come possa essere estremizzata con risultati eccellenti<br />
la cura dei particolari volti a combattere risonanze e vibrazioni. In questo<br />
caso un Micro Seiki RX1500 funziona solamente da motore e da volano. La<br />
trasmissione è quindi affidata a un semplice filo in kevlar, collegato al piatto<br />
ad alta massa di un Micro Seiki Full Choise 1500 il cui perno è sospeso pneumaticamente<br />
grazie al ricorso a una silenziosissima pompa. La massa totale è<br />
di oltre trentacinque chili.<br />
Il giradischi Luxman PD310 è un interessantissimo esempio di telaio rigido<br />
ad alta massa. Questo modello, costruito dalla Micro Seiki, possiede anche il<br />
sistema di aspirazione ad aria del disco, permettendo quindi di aderire perfettamente<br />
al piatto eliminando quasi completamente le imperfezioni del vinile.<br />
Il gruppo pompa del Luxmann PD310 si chiamava VS500.<br />
54 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
IL GIRADISCHI COM’È FATTO<br />
tra l’altro, provengono anche dal motore in modo diretto o anche<br />
dalla cinghia in gomma. Il sistema più economico per combattere la<br />
trasmissione delle vibrazioni è quello di dotare il piatto di un “contro<br />
piatto”, una sorta di platorello costruito con materiale diverso in<br />
modo da creare un trauma al moto vibrazionale costringendolo ad<br />
<br />
<br />
di utilizzare piatti relativamente leggeri e quindi economici.<br />
Un altro sistema vede la realizzazione di piatti molto pesanti, costruiti<br />
con materiali inerti ulteriormente smorzati con l’aggiunta di materiali<br />
<br />
<br />
con elastici in gomma. Il baricentro basso e le notevoli masse in gioco,<br />
permettono la realizzazione di un sistema molto stabile che garantisce<br />
un eccellente isolamento dalle vibrazioni, soprattutto se si prevede il<br />
motore staccato dal telaio. In questo caso è praticamente la cinghia<br />
di trasmissione l’unico elemento di contatto tra telaio e motore. Lo<br />
scotto da pagare per questo tipo di realizzazione è di prevedere un<br />
perno molto accurato e resistente, capace di sopportare elevati pesi.<br />
In alcuni giradischi di alto livello, i piatti sono in grado di aspirare il<br />
disco per mezzo di pompe ad aria allo scopo di creare un unico corpo<br />
<br />
leggeri ma viene anche utilizzato in piatti molto pesanti in alluminio.<br />
Sono stati costruiti anche piatti dalle forme piuttosto originali come il<br />
<br />
su tre soli punti, sempre allo scopo di ottenere l’isolamento dalle vibrazioni<br />
deleterie. Alcuni giradischi moderni, inoltre, non presentano<br />
più il coperchio, lasciando a vista il giradischi per metterne in primo<br />
<br />
Peccato che il coperchio svolga compiti fondamentali. Innanzi tutto<br />
genera riparo al giradischi dagli agenti esterni, che in alcuni casi<br />
deteriorano anche il suono; spesso i bracci di lettura, infatti, ma<br />
<br />
feedback: vibrazioni o risonanze esterne vengono captate dal sistema<br />
testina-braccio-telaio creando risonanze che sono riprodotte, generando<br />
disturbi e distorsioni. Solitamente i coperchi sono in plastica o<br />
plexiglas trasparente, o scuro per dare riparo dai raggio solari; nella<br />
maggior parte dei casi sono incernierati al telaio, in alcune occasioni<br />
sono semplicemente appoggiati.<br />
<br />
funzione di notevole importanza: in alcune occasioni risiede proprio<br />
nei piedini il meccanismo di accoppiamento al terreno o di isolamento!<br />
Nei telai semi-rigidi i piedini (solitamente tre) sono costruiti con<br />
un disegno che prevede anche del materiale smorzante, in genere<br />
<br />
di un Hertz rendendolo quasi inerte alle vibrazioni. Nei telai rigidi i<br />
piedini son costruiti con materiale duro e, spesso, di forma conica,<br />
con la punta rivolta verso il piano d’appoggio in modo da scaricare a<br />
terra le vibrazioni interne ed esterne.<br />
(testo originale redatto da Roberto Rocchi)<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 55
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di xxxxxx Carlo D’Ottavi xxxxxx<br />
Gira che ti rigira…<br />
Sankt Georgen im Schwarzwald: è questo il nome, non semplicissimo per chi non mastica il tedesco<br />
come noi, di una cittadina nel Baden-Wurttenberg, non lontano dal confine con Francia e Svizzera.<br />
C’è un completo sito che la riguarda, con tanto di webcam che ci mostra in tempo reale il centro<br />
cittadino, attualmente abbondantemente innevato, di questo centro turistico immerso nelle foreste<br />
alpine. Direte: e allora?<br />
Di località alpine sicuramente più famose e gradevoli ce ne<br />
sono ben altre! Sì, ma qui c’è un museo un po’ particolare: il<br />
Deutsches Phono Museum, nome forse un po’ pomposo ma<br />
che rende bene l’idea della cultura e dell’attenzione dedicate alla riproduzione<br />
della musica. Il museo tedesco mostra in circa 50 sezioni (!?),<br />
partendo dall’invenzione del fonografo nell’ormai lontano 1877, gran<br />
parte dell’evoluzione della riproduzione audio, soprattutto attraverso<br />
il disco. In questa lunga storia, un ruolo certamente non secondario<br />
l’ha avuto la casa tedesca Dual, nata grazie alla passione e all’impegno<br />
di una famiglia i cui natali sono proprio legati a questo luogo ameno.<br />
La famiglia Steidinger, questo il loro nome, opera a metà dell’Otto-<br />
<br />
si producono, tra gli altri, anche particolari per orologi, tra i quali<br />
congegni a molla, di quelli che, una volta caricati, permettevano agli<br />
orologi dell’epoca di funzionare perfettamente per un buon periodo<br />
prima di scaricarsi e dover essere ricaricati manualmente. È proprio<br />
grazie a questo componente in particolare che gli Steidinger conoscono<br />
<br />
Sankt Georgen. Tanto che tale oggetto (in tedesco Spindelbohrer)<br />
viene presto ribattezzato Spindle-Chrischte, in omaggio a Christian<br />
Steidinger, il suo creatore. La famiglia, numerosa, prosegue e amplia<br />
<br />
cantina della sua casa una nuova attività con otto collaboratori, nel<br />
chia<br />
locanda del paese, si specializza in parti per orologi. Pochi anni<br />
e i due si mettono insieme, fondando una nuova società nel 1907; si<br />
comincia a lavorare sui primi grammofoni, passando dalla produzione<br />
di componenti alla presentazione del primo modello proprio a Lipsia,<br />
l’anno successivo. Il successo è talmente grande da sorprendere
DUAL LA STORIA<br />
proprio stabilimento con sempre più dipendenti e una produzione<br />
che supera le migliaia di componenti. Con il successo nascono anche<br />
i primi contrasti che porteranno alla rottura tra i due fratelli. Nel<br />
1911 Christian Junior fonda la fabbrica di meccanica di precisione<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
sposa Moritz Diegel che entra nella società di famiglia e ne cura la<br />
parte commerciale. Si torna a costruire componenti per grammofoni<br />
gegnere<br />
Emil Knecht che porta la sua conoscenza in campo elettrico<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
fonografo intero e non più solamente dei componenti. Nel frattempo<br />
<br />
momento, nel 1935, dei primi giradischi, e la società cambia ancora<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
prodotto della fabbrica è una torcia a dinamo!<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
1<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
con la produzione di rasoi elettrici.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
uno smorzamento del braccio al silicone.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
lasciato nel 1911, dopo la sua rottura proprio con Christian. I nipoti,<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
2<br />
1 Nei primi anni ‘60 la Dual realizza il 1008, primo giradischi con riconoscimento automatico delle dimensioni del disco; successivamente, nel 1963,<br />
ecco il modello 1009 (nella foto), il primo giradischi in grado di suonare più di un disco (gli album venivano impilati l’uno sull’altro e poi calavano uno a<br />
uno sul piatto) e che sarà anche il primo apparecchio della casa venduto in tutto il mondo.<br />
2 Il Dual 1000, monofonico, è il primo prodotto finito della Dual: venne presentato nel 1950 a quella che sarebbe poi diventata l’Internationale<br />
Funkausstellung (IFA) di Berlino<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 57
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
1969:<br />
con il<br />
modello 1219<br />
la Dual introduce un<br />
motore sincrono a 4 poli; il 1219<br />
è anche il primo giradischi venduto<br />
senza il braccio, fornito come opzione separata.<br />
di rumore Dolby B. A metà degli anni Settanta viene introdotta nei<br />
giradischi la trazione diretta grazie a un meccanismo brevettato, il<br />
Vario Belt, oltre a un motore a ben otto poli per permettere anche la<br />
lettura dei vecchi 78 giri.<br />
<br />
anni Settanta, il controllo della costanza di rotazione del piatto al<br />
quarzo e l’introduzione di bracci dalla massa ultra bassa (ULM), con<br />
l’obbiettivo di migliorare il contatto tra puntina e solco e ridurne<br />
l’usura. Nonostante Dual International, questa l’ultima mutazione<br />
societaria della casa tedesca, non si faccia<br />
sorprendere dall’introduzione del Compact<br />
Disc, tanto che già nel 1981 presenta il suo<br />
primo modello, si cominciano a notare i primi<br />
segni di perdita di competitività del marchio. A<br />
gennaio dell’anno successivo viene dichiarata<br />
bancarotta e a giugno il marchio è rilevato dal<br />
gruppo Thompson-Brandt. Fortunatamente<br />
per i possessori dei giradischi Dual, viene<br />
garantita per lungo tempo assistenza e produzione<br />
di ricambi. Per diversi anni vengono<br />
prodotti diversi apparecchi, soprattutto in<br />
campo video e digitale, che cambiano di fatto<br />
l’identità del marchio. Nella seconda metà degli<br />
anni Ottanta, Dual passa attraverso diverse<br />
cendo<br />
un po’ di tutto in ambito consumer ma<br />
provando, di tanto in tanto, a rilanciarsi anche<br />
in campo Hi-end.<br />
Tutta la produzione consumer avviene ora negli<br />
stabilimenti Schneider Rundunkwerke AG, con<br />
la sola eccezione dei giradischi che si continuano<br />
a costruire in S. Georgen e continuano<br />
a godere di una reputazione, anche in Estremo<br />
Oriente, notevole. Neanche la Schneider avrà<br />
Sopra: la semplicità di utilizzo è sempre<br />
stata uno dei cavalli di battaglia della casa:<br />
nell’illustrazione un manuale di istruzioni per<br />
la regolazione del braccio.<br />
1986: fa il suo debutto il CS 5000, posizionato in quella che allora si<br />
sarebbe potuta chiamare la fascia Hi-end del mercato. Il 5000 segna<br />
anche il debutto del marchio Dual by Ortofon: l’apparecchio adottava<br />
un braccio con articolazione OPS (Optimal Pivot System), shell in<br />
fibra di carbonio e, per la prima volta, il sistema di correzione del<br />
tracciamento angolare (VTA).<br />
vita lunga e nel 2001 i prodotti consumer Dual vengono rilevati da<br />
una compagnia cinese, la TLC Holdings, distribuendoli in Estremo<br />
Oriente, mentre in Occidente se ne occuperà la Namsung Electronics<br />
di Heathrow in Florida.<br />
Ma il cuore antico della Dual continua a pulsare sempre nella cittadina<br />
bavarese, dove la Fehrenbacker continua<br />
a costruire alcuni modelli, introducendone dei<br />
nuovi, con l’antico logo. Ed è proprio grazie a<br />
questa compagnia che ancora oggi possiamo<br />
ascoltare questi giradischi, apparentemente<br />
semplici, facili da usare, ben suonanti e<br />
caratterizzati da un rapporto qualità/prezzo<br />
decisamente sorprendente considerando al<br />
concorrenza anche in patria. Ora questi modelli<br />
sono distribuiti nuovamente anche in Italia<br />
e hanno buone probabilità di conquistare o<br />
<br />
neri che non vuole spendere cifre troppo impegnative<br />
in un giradischi, senza per questo dover<br />
rinunciare al fascino del suono analogico.<br />
Attualmente i modelli importati sono sei e vanno<br />
dal super economico CS 410, da meno di<br />
duecento euro, al vertice rappresentato dal CS<br />
505-4, da settecentocinquanta euro. Da notare<br />
che tutti i modelli sono forniti di fonorilevatore<br />
già installato e ottimizzato, di derivazione<br />
Ortofon: come dire che non ci sono le tradizionali<br />
complicazioni per la messa a punto di un<br />
giradischi che spesso spaventano chi non è un<br />
super appassionato o esperto…<br />
58 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx e Maurizio Fava<br />
La triste parabola<br />
del miglior giradischi<br />
al mondo<br />
Milan o Inter, Coppi o Bartali, Agostini o Hailwood? E, per uno sparuto gruppo di giovanotti agli inizi<br />
degli anni ’70: Thorens o Garrard?<br />
Alle porte dell’era d’oro dell’alta fedeltà le scelte erano quelle:<br />
andava per la maggiore il trittico Thorens, Marantz e A.R. o<br />
le inevitabili alternative. Per quel che mi riguarda il percorso<br />
<br />
era un appassionato, e fu lui a introdurmi all’Hi-Fi: benestante (lavorava<br />
già!), era sempre un passo avanti a me. Ascoltavo un prodotto<br />
a casa sua e me ne innamoravo; così mettevo da parte la paghetta e i<br />
<br />
lui era già passato a uno migliore! A un certo punto Nino approdò<br />
al Garrard 401: era inevitabile che io, che vivevo a quel punto con<br />
il desiderio di smarcarmi, con il primo stipendio scelsi Thorens...<br />
Svizzera batte Inghilterra uno a zero? Thorens, nonostante le molte<br />
vicissitudini, c’è ancora; Garrard praticamente no (dal 1997 la Loricraft,<br />
gestita da due appassionati, si limita per lo più a rigenerare apparecchi<br />
d’epoca della casa, avendone rilevato il nome dalla brasiliana Gradiente<br />
che ne era proprietaria per i modelli 501 e 601). Sarebbe però<br />
riduttivo stabilire chi aveva ragione e chi no solo in base ai risultati...<br />
Di certo c’è che Garrard ha nobili natali: le origini dell’azienda risalgono<br />
al 1721 e la vedono ovviamente impegnata in tutt’altro: la<br />
Garrard and Company aveva il compito di occuparsi della cura e<br />
della manutenzione dei gioielli della Corona! L’azienda era nota per<br />
le sue realizzazioni artigianali nella progettazione e produzione di<br />
gioielli, oro e argenteria. La disponibilità di macchine di precisione<br />
indusse successivamente l’esercito inglese a richiedere alla Garrard,<br />
in occasione della prima guerra mondiale, la realizzazione di telemetri<br />
di precisione: a Willesden, nell’area nord-ovest di Londra, in locali<br />
precedentemente utilizzati come lavanderia, nasce così la Garrard<br />
Engineering and Manufacturing Company Ltd.!<br />
<br />
questa azienda, anche perché l’arrivo di un giovane promettente<br />
ingegnere (Herbert Slade) consente un’“apertura” verso la produzione<br />
di motori a molla per il nascente mercato dei grammofoni.<br />
L’attività si espande e diventa necessaria una sede più grande che viene<br />
<br />
60 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
GARRARD LA STORIA<br />
Il Garrard 301,<br />
come la maggior parte dei giradischi<br />
dell’epoca, veniva<br />
venduto senza base e, spesso, nell’ambito<br />
del mercato degli autocostruttori. Qui una bellissima versione<br />
restaurata negli anni ‘90.<br />
grande distretto industriale che fa capo alla Great Western Railway<br />
Company, e che fornisce un ottimo serbatoio di aspiranti ingegneri.<br />
Columbia, Decca, Masters Voice, Lugton, Selecta, Coppock, Itonia,<br />
Thompson, Diamond, Butcher... molti costruttori di grammofoni<br />
sembrano conquistati dalle qualità dei motori della casa che costan-<br />
<br />
considerato nel tempo come il migliore motore a molla per giradischi<br />
mai prodotto.<br />
Poi verranno i motori elettrici (1928 – Model<br />
E, un motore a cinghia che funzionava<br />
con i vari standard elettrici del tempo) e<br />
<br />
per giradischi in AC dell’epoca; nel 1930<br />
arriva anche il primo grammofono (201),<br />
progettato per sfruttare al meglio le potenzialità<br />
dei propri motori, che in questo<br />
caso erano a induzione a 32 poli, montati<br />
su un telaio in acciaio stampato.<br />
La dolorosa parentesi della seconda guerra<br />
mondiale frena gli entusiasmi della casa<br />
<br />
tagliando i cordoni ombelicali con la società<br />
di origine sotto la guida di Herbert<br />
Slade, si fa trovare preparata al desiderio<br />
di rivalsa e al benessere post bellico: all’alba<br />
del fenomeno della stereofonia (1954)<br />
Garrard introduce il suo secondo modello<br />
di giradischi (301), di cui si dice siano<br />
stati prodotti oltre 60.000 esemplari. Le<br />
dimensioni della fabbrica si espandono:<br />
si arriverà dai 27.000 metri quadrati di<br />
spazio del 1919 a circa mezzo milione di<br />
metri quadrati e ben tre fabbriche! Eppure<br />
è proprio al momento dell’apice del<br />
successo che molti fanno risalire l’inizio<br />
della parabola discendente della Garrard, legato sostanzialmente a<br />
tre eventi determinanti.<br />
Il primo è l’enorme incendio che nella notte del 21 marzo 1958 colpisce<br />
duramente la fabbrica di Newcastle Street e, in termini di danni, è<br />
ancora oggi il peggiore disastro provocato dal fuoco a Swindon: le<br />
linee di montaggio, le aree di controllo e il blocco della spedizione<br />
vengono gravemente danneggiati o completamente distrutti. La<br />
produzione si trasferisce temporaneamente nei locali appartenenti<br />
alla Plessey, società di elettronica che nel 1960 avrebbe comprato<br />
la Garrard; è questo il secondo evento determinante, che Herbert<br />
<br />
dalla morte dello stesso Slade, nel 1961, con cui scomparve, di fatto,<br />
l’anima della Garrard...<br />
Più in generale, quell’ossessione nella ricerca della perfezione e le<br />
metodologie di produzione mai mutate nel tempo sembrano essere<br />
<br />
che i mutamenti del mercato dell’Hi-Fi, con l’ingresso dei prodotti<br />
economici e performanti dei giapponesi, ne determinino l’oblio.<br />
<br />
<br />
<br />
dalla Regina il Premio per l’industria nel 1966, nel 1970 e nel 1973!<br />
Nel 1965 viene lanciato il successore del 301 (401) che verrà prodotto<br />
delli<br />
siano sostanzialmente gli unici che abbiano lasciato un segno<br />
nella storia dell’Hi-Fi, la Garrard continua a produrre, realizzando<br />
persino un giradischi con braccio tangenziale (Zero 100 – 1971) e i<br />
primi modelli a trazione diretta (DD 75 –<br />
1975), naturalmente con un motore made<br />
in Garrard.<br />
<br />
sistema di riduzione del rumore causato<br />
dai click nella lettura dei solchi da parte<br />
della testina e un lettore di dischi video<br />
che avrebbe potuto essere il precursore del<br />
VCD e del DVD, che non vedranno la luce<br />
perché “i proprietari, i fratelli Clark, non<br />
riuscivano a vedere il valore di queste tecnologie”.<br />
Da una testimonianza dell’epoca:<br />
Andai a bussare a una grande azienda<br />
laser per ottenere i prezzi di 10.000 laser<br />
(speravamo che il prodotto sarebbe stato<br />
un successo e volevamo sapere quanto poteva<br />
essere il costo industriale). “Nessuno<br />
potrà mai desiderare 10.000 laser”, mi<br />
risposero. Il progetto è stato chiuso, insieme<br />
a un sacco di altri lavori, nel 1978<br />
Due terzi dei 4.500 dipendenti vennero<br />
spazzati via in un solo giorno nel 1978<br />
mentre nel 1979 Garrard verrà venduta a<br />
una società brasiliana, Gradiente, per un<br />
costo nominale. Nel 1982 la produzione<br />
<br />
gli ultimi 179 posti di lavoro. La Garrard,<br />
dopo la Great Western Railway Company, era il più grosso insedia-<br />
<br />
di Swindon, in particolare nel suo sviluppo dopo le due guerre mondiali,<br />
essendo una delle industrie che avevano alleviato il declino delle<br />
<br />
tramontato! Solo la volontà degli appassionati, che in questi anni si<br />
sono sbizzarriti in restauri della natura più varia (a questo link - http://<br />
<br />
hanno consentito a Garrard di evitare l'oblio...<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 61
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
xxxxxx xxxxxx<br />
GARRARD 301 E 401<br />
Il primo Garrard Transcription Turntable in grado di riprodurre dischi per<br />
tutte e tre le velocità disponibili (33, 45 e 78 giri al minuto) fu il modello 301<br />
(in alto a sinistra), presentato nel 1953. Fu l’inizio di una famiglia di giradischi<br />
di grandissimo successo sia in campo professionale che amatoriale.<br />
Storia che finì dopo venticinque anni, due modelli e cinque versioni nel<br />
1977, con il ritiro della seconda versione del 401 (in alto a destra).<br />
Il primo aveva una finitura grigio antracite e un perno con lubrificazione<br />
a grasso; nel 1957 la finitura divenne bianco avorio e il perno fu sostituito<br />
con una nuova versione con lubrificazione a olio. Nel 1964 fu la volta del<br />
401, che presentava un nuovo telaio, un motore rivisto con meno rumore<br />
e la lampada per illuminare le tacche stroboscopiche del piatto. Questo fu<br />
sostituito nel 1970 da una seconda versione con un telaio leggermente modificato<br />
nella posizione delle nervature e un’evidente ricerca di riduzione<br />
dei costi, con la sostituzione della lampada e della mascherina frontale. La<br />
filosofia del Garrard è rimasta inalterata fin dal modello del 1953: trasmissione<br />
a puleggia in gomma, un grande motore con un’elevata coppia, un<br />
controllo di velocità a freno elettromagnetico (correnti di Eddy). La costruzione<br />
del 301 e del 401 è, agli occhi moderni, straordinariamente complessa<br />
e costosa. I due modelli ebbero grande successo negli anni ’50 e ’60, per<br />
poi essere abbandonati in favore di soluzioni più semplici, più economiche<br />
ma al contempo più adatte a contenere le vibrazioni prodotte dai diffusori<br />
negli ambienti domestici.<br />
Negli anni Novanta si è assistito a un revival di questi giradischi in versioni<br />
Nella foto, il modello di sinistra è uno dei pochi 401 bianchi con il<br />
perno a grasso e quello di destra presenta invece il perno a olio;<br />
nel primo si nota la sporgenza dell’ingrassatore.<br />
Il piatto del 401.<br />
In primo piano l’enorme camicia in ghisa che racchiude il motore.<br />
62 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
GARRARD LA STORIA<br />
La testa del leveraggio del controllo di velocità: il perno solidale con<br />
il magnete del freno a corrente di Eddy è disaccoppiato mediante<br />
questa curiosa costruzione a tre molle.<br />
Questo è il magnete del freno del 401.<br />
modificate nel piatto, nei perni, nelle basi pesanti, leggere a più strati e con<br />
un’alimentazione del motore spesso accompagnata alla rimozione del sistema<br />
del freno elettromagnetico. Questa modifica, in particolare, ha causato<br />
una polemica di più ampio respiro che riguarda non solo il Garrard ma anche<br />
alcuni dei giradischi più Hi-end in assoluto, come La Platine di J.C. Verdier e<br />
altri modelli con perni a bassissimo attrito. In sostanza, c’è chi sostiene che<br />
sia meglio che il perno abbia un attrito nullo o addirittura che sia proprio evitato<br />
il contatto (sospensione ad aria), utilizzando motori poco potenti, e chi,<br />
invece, sostiene che ci debba essere una quantità controllata di attrito (olio<br />
più o meno viscoso o altri metodi) in modo da “assorbire”, grazie a una trazione<br />
sostanziosa da parte di motori potenti o per il momento di inerzia di piatti<br />
pesanti, le micro-variazioni di velocità introdotte dall’attrito dello stilo sul<br />
disco. Fatto sta che il Garrard, come anche il Thorens TD124, presi nella loro<br />
configurazione originale sono giradischi sensibili alle sollecitazioni esterne<br />
e hanno delle meccaniche abbastanza rumorose; nonostante questo, hanno<br />
avuto e continuano ad avere numerosi sostenitori. Questo può essere dovuto<br />
sia alla passione spesso acritica del collezionista sia al fatto che questi<br />
giradischi, essendo stati utilizzati in modo estensivo nelle radio e negli studi<br />
di registrazione, possiedono in qualche modo una loro impronta musicale,<br />
colorata o difettosa, che ha “educato” l’orecchio di tantissimi audiofili.<br />
Il perno e la boccola che ne costituisce la sede. Il perno ha la testa<br />
piatta e negli ultimi modelli la boccola aveva un profilo a cupola.<br />
Questo perno non è mai stato particolarmente silenzioso e gli<br />
appassionati di questo giradischi non esitano a cambiarlo con<br />
costosissime modifiche made in Japan.<br />
La puleggia e il complicato meccanismo che determina il cambio di<br />
velocità (33, 45, e 78 giri). La ruota gommata scorre verticalmente sul suo<br />
perno e si appoggia sulla puleggia nella parte il cui diametro corrisponde<br />
alla velocità di rotazione selezionata. Si vede anche il magnete del freno<br />
e il disco di alluminio che ne costituisce la parte fondamentale.<br />
Le molle di sospensione del motore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 63
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di xxxxxx Paolo Corciulo xxxxxx<br />
La storia del giradischi più<br />
longevo, l’LP12, coincide con<br />
la fugace meteora del prodotto che,<br />
in qualche modo, come che siano andate le<br />
cose, va considerato il suo antesignano. Sondek story:<br />
l’affascinante avventura del giradischi che cambiò<br />
l’Hi-end, anche quello italiano…<br />
Il più longevo sono io!<br />
La verità sul più longevo prodotto Hi-Fi (data di nascita:<br />
1973 – data di morte: ancora da determinare) probabilmente<br />
non la conosceremo mai. La versione più accreditata vuole<br />
che nel 1971 Hamish Robertson, fondatore l’anno prima di Ariston<br />
Audio, si sia rivolto alla Castle Precision Engineering per realizzare il<br />
suo giradischi… La Castle era un’azienda specializzata in meccanica<br />
di precisione (il Regno Unito è uno dei paesi più avanzati da questo<br />
punto di vista) che opera principalmente come terzista: sue le pale<br />
in titanio per le turbine dei motori aereonautici della Rolls Royce<br />
o i dischi dei freni delle Bentley e delle Rolls! Proprio dalla Castle<br />
<br />
su un sistema brevettato a cuscinetto con singolo punto di appoggio.<br />
Il giradischi, che vide la luce nello stesso anno, era l’Ariston RD 11.<br />
<br />
che la Castle era ed è di proprietà della famiglia Tiefenbrun: diretta<br />
<br />
Ivor e Marcus (quest’ultimo la dirige tutt’ora). Sembra che sia stato<br />
proprio Ivor, appassionato di Hi-Fi, a convincere il padre a realizzare<br />
il giradischi e che abbia contribuito alla realizzazione dell’RD11. La<br />
passione per l’Hi-Fi deve poi aver “contaminato” la famiglia perché<br />
nel tempo la Castle, oltre a rappresentare l’incubatrice per i prodotti<br />
Linn, ha realizzato altre incursioni nel settore Hi-Fi realizzando<br />
alcune parti meccaniche del coassiale Tannoy e collaborando con<br />
SME. In tempi più recenti la Linn, dopo aver costruito la sua fabbrica<br />
modello di Waterfoot, vi ha spostato alcuni macchinari (quelli<br />
necessari alla realizzazione del piatto e di altri elementi torniti) per<br />
la lavorazione dell’LP-12.<br />
Comunque sia, la commessa per la Ariston deve aver acceso la<br />
scintilla in Ivor Tiefenbrun in quanto due anni più tardi, complici<br />
gli eventi, nasce il Sondek LP12. Diciamo complici gli eventi perché<br />
nel 1973 Robertson vende la Ariston alla Dunlop ed è probabilmente<br />
nel periodo di interregno che l’RD11 diventa LP12, prodotto da una<br />
<br />
Non è un mistero che i due giradischi fossero praticamente identici;<br />
64 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SONDEK COME NACQUE<br />
Gocce d’acqua: l’Ariston RD11veniva in parte realizzato alla Castle. L’RD11 e l’LP12 sono talmente simili che i vari kit del Linn possono essere utilizzati<br />
anche per il modello della Ariston! A destra uno dei primi LP12. Per snellire lo spessore del giradischi, complice la possibilità offerta dalla presenza del<br />
mobile in massello, i pannelli vennero scanalati (in questo esemplare solo il frontale). Questa estetica è rimasta inalterata a lungo, per essere poi ripresa<br />
in una linea a tiratura limitata fluted chiamata “Retro”. Da notare anche la prima versione a bilanciere del doppio tasto di accensione.<br />
la stessa Linn lo presenterà su una pagina pubblicitaria apparsa su<br />
“Hi-Fi News & Record Review” (febbraio 1973) con il seguente testo:<br />
“The turntable previously available under the name Ariston RD11<br />
is now available under the name Linn LP12”, tanto che alcuni dei<br />
vari upgrade sviluppati successivamente dalla Linn possono essere<br />
applicati senza alcun problema anche sull’RD11. “L’apparecchio<br />
precedentemente disponibile con il nome di Ariston RD 11 è ora<br />
sul mercato con il nome di Linn LP12” era talmente identico al suo<br />
predecessore che persino le etichette con il nome avevano stesse<br />
<br />
Nasce però una diatriba legale che<br />
vedrà comunque la Castle primeggiare<br />
proprio in virtù del brevetto di sua<br />
proprietà, mentre contestualmente<br />
comincerà il declino della Ariston che<br />
si concluderà entro la metà degli anni<br />
’70. Per meglio comprendere gli avvenimenti<br />
occorre però immedesimarsi<br />
nell’ottica di quegli anni nei quali si<br />
assisteva a una forte cooperazione tra<br />
le aziende ed esisteva una predisposi-<br />
<br />
elettroniche Quad, ad esempio, venivano fornite con il pannello frontale<br />
dotato di viti per poterlo assemblare con cabinet di vario genere<br />
<br />
elettrostatico. La stessa Linn, una volta realizzato il suo LP12, per un<br />
breve periodo avrebbe fornito oltre al giradischi completo anche una<br />
versione costituita dalla sola meccanica che poi veniva assemblata<br />
in mobili della più varia forma (la stessa sorte era toccata a Garard<br />
<br />
in seguito il giradischi sarebbe stato commercializzato lasciando al<br />
consumatore la scelta di braccio e testina; proprio questa libertà<br />
<br />
scozzese decise di assumere la distribuzione delle testine Supex e<br />
dei bracci Grace.<br />
È da qui che parte l’avventura dell’LP12: per varie ragioni questo gira-<br />
<br />
nome (Sondek è un acronimo di sound deck, sorgente che suona) l’LP12<br />
<br />
che è stato Ivor Tiefenbrun. Sondek, inoltre, conteneva casualmente la<br />
famosa “K”, che avrebbe contraddistinto ogni prodotto Linn da allora ad<br />
oggi, secondo una logica oggi forse desueta ma perseguita con tenacia<br />
<br />
e oltre: come detto, infatti, il giradischi è essenzialmente lo stesso e<br />
in teoria si potrebbero upgradare sia i primi LP12 che i primi Ariston<br />
Audio perché la struttura del motore,<br />
la posizione dei perni, del telaio e del<br />
controtelaio sono rimasti gli stessi.<br />
Ma perché l’LP12 è assurto a icona nel<br />
settore dei giradischi?<br />
Ad onor del vero, il giradischi con controtelaio<br />
sospeso non è un’invenzione<br />
Linn: il primo fu la creatura di Ed Villchur,<br />
il giradischi Acoustic Research, a<br />
cui seguì il Thorens TD 150. Possiamo<br />
piuttosto attribuire a una somma di<br />
idee con qualche piccola innovazione questo successo; inoltre l’LP12 era<br />
costruito con molta cura e una meccanica straordinaria. La precisione<br />
<br />
dicitura “Precision Engineering” fa parte del nome della Castle) così<br />
come le convinzioni tipicamente legate alle lavorazioni meccaniche,<br />
il valore attribuito al ricavare gli elementi dal pieno, che hanno contraddistinto<br />
i prodotti Linn da allora ad adesso.<br />
Quel che comunque è certo è che almeno due “visioni” Tiefenbrun<br />
le ebbe. La prima è quella che ha dato vita alla cosiddetta “gerarchia<br />
veva<br />
girare a velocità costante e poco più; Ivor introdusse, con una<br />
pubblicità rimasta storica, il concetto di “garbage in – garbage out”:<br />
se il segnale alle sue origini non è trattato al meglio, tutto quello che<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 65
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
DALLA LOSANGA AL PEZZO UNICO<br />
Rinforzato inizialmente con una losanga (che nelle prime versioni era stampata),<br />
saldata per punti e infine incollata con colle aereonautiche (nella versione<br />
Cirkus), il controtelaio ha subìto la più radicale delle modifiche. Il Keel<br />
è realizzato in alluminio dal pieno e comprende anche quella che un tempo<br />
era la bassetta del braccio.<br />
Non è più necessaria la procedura di montaggio e allineamento - tra controtelaio<br />
e basetta - che doveva essere eseguita con estrema precisione in<br />
modo che l’area libera fosse costante e, allo stesso tempo, venisse garantita<br />
la corretta distanza dal perno del braccio al perno del giradischi: per farlo<br />
occorre utilizzare una dima di allineamento fornita dalla Linn che va inserita<br />
nel perno del piatto e nel collare del braccio, ed essere dotati di una discreta<br />
esperienza per effettuare l’allineamento! Il Keel ha lo stesso peso del “controtelaio<br />
+ basetta del braccio” tradizionale; anche le masse sono disposte in<br />
modo uguale e la casa scozzese assicura che può essere montato senza variare<br />
il set up delle molle. Nel collare per il braccio, inoltre, è presente un sistema<br />
di serraggio con una brugola che spinge una sfera d’acciaio.<br />
o il criterio ispiratore: Tiefenbrun è sempre stato convinto che nel<br />
disco in vinile (al contrario che nel CD) ci fosse molta più “roba” di<br />
quanta se ne riusciva a tirare giù! Perseverare insomma: alla Linn in<br />
qualche modo “sapevano” o hanno capito nel tempo che l’LP12 era un<br />
oggetto su cui si poteva lavorare a lungo e anziché cambiare l’oggetto,<br />
<br />
cambiamenti. Tra le pietre miliari di<br />
questi cambiamenti, il primo kit fu<br />
il Nirvana (1978): viti, molle e altro,<br />
migliorati, ma soprattutto il fatto che<br />
il motore da disaccoppiato dal telaio (e<br />
con guarnizioni in sughero) viene invece<br />
accoppiato per mezzo di semi sfere,<br />
inizialmente di alluminio poi d’acciaio.<br />
Poi il Valhalla (1982) e l’alimentazione<br />
con oscillatore di precisione che invece<br />
di legare il motore sincrono alla<br />
frequenza di rete generava una sinusoide<br />
pura in modo da aumentarne la<br />
regolarità della rotazione e ridurre il<br />
rumore del motore. Aver agito sull’alimentazione<br />
migliorandola convinse<br />
la Linn a perseverare su questa strada,<br />
tant’è che sono ben tre gli upgrade in<br />
tal senso, di cui l’ultimo recentissimo.<br />
Alla soglia degli anni ’90 nasce, infatti,<br />
il Lingo, per garantire un ulteriore salto<br />
qualitativo dell’alimentazione. Per<br />
farlo, il Lingo utilizzava e utilizza due<br />
oscillatori al cristallo separati per le<br />
velocità a 33,3 e 45 giri (sul giradischi<br />
il tasto switch da quel momento è fornito di un doppio led rosso e<br />
verde) e un circuito a feedback che consente al sistema di ridurre la<br />
potenza al motore (e conseguentemente il rumore) una volta raggiunta<br />
la corretta velocità di rotazione.<br />
<br />
grazie al fatto che, benché sviluppato in<br />
piena era analogica, l’LP12 rappresenta<br />
forse uno dei primi esempi di prodotto<br />
realizzato a moduli intercambiabili.<br />
Il caso, la fortuna o le scelte aziendali<br />
hanno voluto che quasi da subito<br />
Ivor Tiefenbrun introducesse nel suo<br />
<br />
proveniente dalla Hewlett Packard:<br />
<br />
Valhalla e a portare l’elettronica in casa<br />
Linn; da lì a poco, infatti, sarebbero<br />
nati l’LK1 e l’LK2.<br />
<br />
<br />
gli elementi che hanno reso “completo”<br />
<br />
anni ’70 l’era pionieristica e l’armonia<br />
delle collaborazioni comincia a cedere<br />
il passo alla competizione “totale” che<br />
poi ha caratterizzato il mondo dell’Hi-<br />
Fi, come ogni altro comparto commer-<br />
<br />
diventata una opzione necessaria: nel<br />
<br />
isobarici che, abbandonate le visioni<br />
66 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SONDEK COME NACQUE<br />
A B C<br />
UN MOTORE IN EVOLUZIONE<br />
l motore iniziale è un tradizionale Philips sincrono a 24 poli con puleggia<br />
in alluminio calettata. Inizialmente disaccoppiato (A), in seguito il<br />
motore viene ancorato al telaio (B) con delle semisfere che permettono,<br />
una sopra e una sotto, il serraggio con minimo punto di appoggio;<br />
due ulteriori viti, una davanti e una dietro, consentono di basculare<br />
oniriche reiterano l’utilizzo della “K” nel nome del prodotto (Isobarik)<br />
e di lì a poco avrebbero visto la luce le elettroniche citate, con la<br />
conseguente rottura del sodalizio con Julian Vereker e la sua Naim.<br />
<br />
<br />
di un braccio (1979) che si chiamerà Ittok, in omaggio all’ingegnere<br />
che lo aveva realizzato e i cui criteri ispiratori sono tutti centrati sulla<br />
robustezza: lo caratterizzano il tubo largo in lega di alluminio, lo shell<br />
<br />
<br />
e poi sostituito dall’Ekos (1988), completamente realizzato in casa (i<br />
giapponesi avevano stabilito che era impossibile realizzarlo!) e con<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
capire la portata della cosa bisogna pensare che al tempo quasi tutti<br />
<br />
bobina mobile era poco amata, anche perché richiedeva stadi pre<br />
<br />
rumore se non ben progettati. Se certamente Linn non ha inventato<br />
<br />
<br />
In merito alla prima testina prodotta, le leggende metropolitane<br />
raccontano che a realizzare il taglio dello stilo sia stato probabilmente<br />
un tal Asakuro che, reiterando la tradizione della “K”, ha dato il<br />
dc to<br />
one hundred k!<br />
provocazione Linn!<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
di un ulteriore aneddoto: quando Asakuro mostrò il prototipo a Ivor,<br />
<br />
leggermente il gruppo motore: occorre fare attenzione sia all‘inclinazione<br />
del motore che al serraggio delle viti che regolano l’inclinazione; se<br />
troppo strette, premono verso il basso il motore schiacciandone le alette.<br />
Un motore di nuova concezione (C) viene utilizzato nel kit Radikal<br />
rilasciato recentemente: lavora in corrente continua e regola la velocità<br />
automaticamente con un sistema di feedback. Viene alimentato da un’unità<br />
separata che costituisce l’evoluzione estrema del Lingo.<br />
<br />
<br />
<br />
era già abilmente impacchettato non ebbe il cuore di contrastare la<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
venne sviluppato un ulteriore braccio, il Basik, molto economico,<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
alterigia che caratterizzava la Linn e la sua volontà di ballare da sola<br />
la testina ve la diamo in omaggio”.<br />
<br />
<br />
dell’Ekos (1988), la sorgente analogica ha raggiunto buona parte del<br />
suo potenziale e d’altro canto l’impegno nel campo digitale prima,<br />
<br />
energie e l’interesse della casa scozzese. È però interessante notare<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
era stato presentato Keel, il nuovo controtelaio completamente in al-<br />
<br />
implementazione, anche questa separata, dell’alimentazione, e si passa<br />
dal motore sincrono al motore in corrente continua!<br />
<br />
<br />
attività: “Il successo della Linn è legato ai nostri clienti; tutti, dal<br />
<br />
<br />
<br />
sacco di tempo, senza badare a spese, per migliorare un oggetto che,<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 67
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di Paolo xxxxxx Corciulo xxxxxx<br />
La magia del vinile<br />
riportata in superficie<br />
Bernie Grundman è uno dei più famosi tecnici di registrazione al mondo e ha partecipato alla creazione<br />
di lavori che hanno vinto premi su premi. I suoi studi di masterizzazione sono tra i più grandi e ammirati<br />
e per molti Grundman è un vero mito. Lo abbiamo incontrato per capire quali sono le fasi di restauro<br />
sonoro che portano alla creazione di un perfetto LP.<br />
Per oltre 15 anni è stato ingegnere capo mastering presso la<br />
A&M Records; poi ha cominciato ad accarezzare l’idea di<br />
mettersi in proprio: tre anni di progettazione e realizzazione<br />
dei locali e poi, nel 1984, l’apertura. Così Bernie Grundman... è<br />
diventato Bernie Grundman, uno dei più famosi tecnici di registrazione<br />
al mondo, uno di quelli che partecipa alla creazione di lavori<br />
memorabili. Così i suoi studi di masterizzazione sono diventati tra i<br />
più grandi e ammirati al mondo e per molti Grundman, soprattutto<br />
tra chi si interessa al vinile, è un vero mito. La sua carriera vede<br />
collaborazioni con artisti del calibro di Miles Davis, Quincy Jones,<br />
Prince, Stevie Wonder, Joan Baez, Jackson Browne, Frank Zappa,<br />
i Carpenters, Michael Jackson (sua la masterizzazione di Thriller!)<br />
<br />
Dal 1998 lo studio si è trasferito al 1640 di Gower St., molto vicino<br />
allo studio originale di Hollywood: oltre 20.000 metri quadrati,<br />
un parcheggio sotterraneo, sei sale mastering, due di produzione;<br />
l’anno prima Grundman aveva aperto un impianto di mastering<br />
anche a Tokyo...<br />
Pur vantando una vastissima produzione “commerciale”, Grundman<br />
ha saputo mantenere una reputazione di qualità che pochissimi altri<br />
68 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO<br />
ingegneri possono vantare, grazie anche alla passione per le tecnologie<br />
d’epoca, per l’analogico, per l’amore per il bel suono in quanto tale.<br />
È Grundman che masterizza tutti i titoli di Classic Records, impiegando<br />
la sua ricchissima attrezzatura, in parte d’epoca, in parte<br />
ricostruita su criteri di qualità estrema, presso i suoi stessi laboratori.<br />
Per realizzare i propri vinili, Classic Records impiega<br />
esclusivamente i master originali, siano essi nelle versioni mono,<br />
stereo o multitraccia. Alcuni dei nastri, prima di venir utilizzati,<br />
devono essere trattati con temperature particolari per ripristinare<br />
un buon tessuto molecolare; per questo vengono adoperati dei<br />
piccoli “forni” in cui il nastro viene messo a “cuocere” per quattro<br />
<br />
<br />
di Grundman. Al momento della nostra visita veniva impiegato<br />
uno Studer 880 Master Deck, per il quale sono state realizzate<br />
numerosissime testine da scegliere in funzione del tipo di master<br />
<br />
<br />
<br />
attraverso uno specialissimo banco di missaggio realizzato “in<br />
casa” secondo criteri molto selettivi (fu realizzato da Grundman e<br />
Karl Bischof, suo socio e precedentemente collega presso l’A&M,<br />
<br />
<br />
gli studi di registrazione moderni, con mille cursori, luci e lucine,<br />
svolge egregiamente il suo scopo.<br />
Sul banco vengono ripristinati i giusti livelli ed eseguiti alcuni<br />
missaggi in caso di registrazioni multitraccia. Con i master a tre o<br />
più tracce, per esempio, vanno eseguite le calibrazioni come se si<br />
<br />
alle volte va aggiunto anche del riverbero, così come veniva fatto<br />
<br />
<br />
“camere di riverbero” meccaniche, composte da scatoloni che<br />
contengono un diaframma metallico sospeso: il segnale sollecita<br />
il movimento della lastra, movimento che viene catturato da un<br />
pick-up posto sullo stesso diaframma e da qui inviato al banco di<br />
missaggio e sommato al segnale principale. È, come si vede, un<br />
procedimento completamente analogico eseguito secondo i criteri<br />
Il registratore impiegato per riprodurre i preziosi master è uno<br />
Studer 880 Master Deck. In questo caso è montata una testina stereo.<br />
Vengono anche impiegati degli Ampex a tre tracce.<br />
L’atrio della Bernie Grundman Mastering in Hollywood, con alcuni dei<br />
dischi d’oro e di platino che sono stati masterizzati negli studi.<br />
del purismo più elevato. Le uniche fasi della lavorazione in cui<br />
viene impiegata la tecnologia digitale sono la “copia” di sicurezza,<br />
che<br />
su computer, con risoluzione a 96 kHz, e i controlli del tornio<br />
<br />
alcun modo sulla purezza del segnale.<br />
<br />
mono, a seconda dei casi, prodotti d’epoca ricondizionati. Abbiamo<br />
potuto osservare al lavoro due Haeco degli anni ’60 con valvole 6146<br />
capaci di una potenza di 120 watt e quindi in grado di governare<br />
<br />
Classic Records lavorava esclusivamente con ampli a stato solido;<br />
poi, qualcuno ha cominciato a criticare e a spingere per ottenere<br />
un “suono più morbido”, quello consentito dalle valvole.<br />
<br />
<br />
i risultati non sono sempre ottimali. La scelta dell’ampli dipende<br />
dunque dalle circostanze: per il repertorio Blue Note vengono più<br />
spesso impiegati ampli a valvole; per musiche più ricche di transienti,<br />
invece, come nel caso di Up di Peter Gabriel, sono stati usati degli<br />
stato solido, per non ammorbidire la sezione ritmica. Segnali molto<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 69
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
vale a dire nella capacità intrinseca di riuscire a fornire l’effetto presenza e il<br />
dettaglio di molti strumenti contemporaneamente, a tutto vantaggio della<br />
ricostruzione scenica.<br />
Ci vuole parlare più approfonditamente del suo approccio all’utilizzo dei<br />
microfoni e delle sue elettroniche?<br />
In effetti abbiamo costruito una macchina in grado di gestire molti microfoni<br />
ma con una quantità di elettroniche non superiore a quelle contenute in una<br />
macchina capace di gestirne solo due. Questa macchina, rigorosamente a tubi,<br />
ha una consolle alla quale vengono collegati anche molti microfoni, gestiti poi<br />
da poche elettroniche, così da diminuire drasticamente il rumore di fondo. La<br />
nostra macchina non utilizza, quindi, stadi di amplificazione a stato solido ma<br />
valvole, che permettono di ottenere un buon guadagno riducendo il numero<br />
di elettroniche. Si può affermare che l’obiettivo che perseguiamo sia quello di<br />
far godere all’ascoltatore un’esperienza completa, derivante dall’associazione<br />
di buona qualità del suono e buona qualità della musica, con incisione su vinile<br />
di qualità superiore. La qualità sotto tutti i punti di vista. Attualmente, quindi,<br />
nonostante il progresso del digitale, il vinile rimane il miglior sistema.<br />
MR. VYNIL & DOC. GRUNDMAN<br />
Quale futuro attende il disco nero? Ci risponde Bernie Grundman.<br />
Grundman si è sempre sforzato di curare la qualità delle sue produzioni, dedicandosi<br />
al perfezionamento delle tecniche di registrazione finalizzate alla<br />
restituzione dell’evento originale; per questo può essere definito, a buon ragione,<br />
un “ricercatore della qualità sonora”. In quest’ottica va inquadrata anche la sua<br />
iniziativa di dar vita a un’etichetta, la Straight Ahead, che in collaborazione con<br />
la Classic Records produce dischi in vinile con una tecnica proprietaria e su un<br />
vinile di nuova formulazione.<br />
Mr. Grundman, perché nell’era digitale ha sentito il bisogno di avviare la<br />
produzione di nuovi dischi in vinile?<br />
La ragione principale risiede nel modo in cui il formato analogico vinilico è<br />
fatto: è più diretto e fedele. Ad esempio, l’evento naturale avviene sotto forma<br />
analogica mentre nella registrazione digitale l’evento viene prima tradotto in<br />
lingua digitale per poi nuovamente essere convertito in analogico. È chiaro,<br />
quindi, che la produzione di vinile risulta il modo più diretto e fedele di riportare<br />
il suono dell’evento originale. Fino a quando il digitale non migliorerà, il<br />
vinile rimarrà il mezzo migliore a nostra disposizione per restituire la naturale<br />
essenza dell’evento.<br />
Lei ha fondato una nuova etichetta discografica che produce vinili con<br />
nuove tecnologie. Ci può dire qualcosa al riguardo?<br />
La tecnologia utilizzata è data dalla combinazione di vecchie e nuove tecniche di<br />
registrazione e si avvale di un sistema di registrazione costruito completamente<br />
ex novo. La nostra metodica prevede l’uso limitato di elettroniche e l’impiego di<br />
molti microfoni; meno elettroniche ci sono, più puro risulta il segnale. Otteniamo<br />
così la stessa limitata quantità di elettroniche di quando si utilizzano solo<br />
due microfoni, anche se in realtà possiamo utilizzarne oltre dieci. Con queste<br />
modalità di registrazione è possibile realizzare l’effetto presenza e, contemporaneamente,<br />
ottenere una cura e una restituzione del dettaglio che altri tipi di<br />
registrazione non possono offrire con un numero così elevato di microfoni ma<br />
solo utilizzando al massimo una coppia di microfoni per un paio di strumenti.<br />
Se ci sono, infatti, molti musicisti, la registrazione con due microfoni diventa<br />
carente in effetto presenza e tutto appare più appiattito e lontano. Non c’è<br />
quella sensazione di immediatezza e di suono diretto. Si perde la percezione<br />
del musicista di fronte a te. In questo la nostra metodica è superiore alle altre,<br />
Come pensa di rendere più popolare e diffuso questo supporto?<br />
Il mercato detta legge: nonostante ciò, noi portiamo avanti le nostre idee. Il<br />
vinile attualmente rappresenta la soluzione migliore per ascoltare musica. Il<br />
digitale ad alta risoluzione potrebbe migliorare significativamente. Nel frattempo,<br />
continuiamo a sviluppare, per quanto possibile, il vinile. Uno dei suoi<br />
svantaggi rispetto ai CD è che si possono notare le imperfezioni dovute alla<br />
superficie del disco, mentre i CD sono più silenziosi. Si tratta dell’unico vero<br />
svantaggio dell’analogico rispetto al digitale, ed è un aspetto che possiamo<br />
cercare di migliorare.<br />
Per quel che concerne il supporto, avete sviluppato un vinile particolare?<br />
Usiamo un vinile da 200 g di nostra formulazione (Super Vynil Profile, n.d.r.) che<br />
mantiene un profilo piatto ed è molto silenzioso. Abbiamo cercato non solo<br />
di ottenere un’ottima presa di registrazione e di perfezionare il percorso delle<br />
elettroniche ma anche di stampare le ottime registrazioni fatte su un supporto<br />
che sia in grado di farne risaltare le doti.<br />
In Italia e nel mondo ci sono ancora molti estimatori del vecchio disco nero.<br />
Come possiamo avvicinare le nuove generazioni a questo tipo di supporto?<br />
Questa è una bella domanda! Il vinile è il supporto più costoso per via dei<br />
maggiori costi di produzione, e questa è una limitazione perché i giovani non<br />
possono permetterselo, preferendo ad esso supporti come l’MP3 o l’iPod, più<br />
economici ma decisamente più scadenti. Bisognerebbe riuscire a far sentire<br />
loro la qualità del vinile…<br />
Lei pensa che sia necessaria un’opera di educazione delle nuove generazioni<br />
all’ascolto del vinile?<br />
Certamente le riviste di settore possono lavorare per rendere nota la qualità<br />
del vinile. Dal canto mio sento il dovere di aiutarvi in quest’opera producendo<br />
il software necessario. Inoltre la ricchezza di software può rinnovare l’interesse<br />
verso il formato e spingere il pubblico all’acquisto di tutto ciò che può essere<br />
utile a suonarlo, ad esempio un nuovo giradischi o il braccio, una nuova testina…<br />
Il ritorno di interesse verso il vinile è allo stato attuale una piacevole<br />
realtà. Tuttavia, per facilitare la crescita di questo interesse, nel tempo dovranno<br />
diminuire i costi. La vera difficoltà sono i costi.<br />
Meglio le registrazioni di un tempo o quelle attuali?<br />
In passato sono state eseguite ottime registrazioni da considerare con riguardo<br />
perché effettuate in una maniera molto semplice e, pertanto, dirette e naturali.<br />
Erano speciali proprio per queste loro caratteristiche. Le moderne registrazioni<br />
non sono eseguite in maniera così semplice. Nelle nostre raggiungiamo un<br />
incredibile livello qualitativo con un effetto presenza stupefacente, usando<br />
un approccio molto simile a quelle del passato in quanto a semplicità, pur<br />
utilizzando molti microfoni dedicati ad altrettanti strumenti.<br />
70 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO<br />
Alcune delle testine realizzate per lo Studer, in vari formati da<br />
scegliere in funzione del tipo di master su cui lavorare.<br />
I due torni incisori utilizzati da Grundman. Sono entrambi collocati su<br />
una struttura sospesa su aria compressa; le pompe sono in un altro locale<br />
così da tenere lontano ogni possibile rumore. I torni sono equipaggiati<br />
di microscopio, così da poter osservare eventuali imperfezioni. Il<br />
movimento del tornio è governato da un computer che riceve un segnale<br />
con una rotazione di anticipo rispetto alla testina. In questo modo il<br />
segnale che arriva alla testina è puro, mentre il computer può correggere<br />
eventuali eccessi nell’erogazione della potenza.<br />
Il materiale più impiegato nello stilo di un bulino incisore è lo zaffiro<br />
industriale. Il diamante, infatti, reagisce male con la lacca, creando un<br />
eccesso di elettricità statica che rende difficile eliminare le scorie, con<br />
esiti disastrosi.<br />
<br />
ampli a valvole. Le valvole consentono un suono più emozionante e<br />
<br />
<br />
<br />
sonora, è stata una scelta vincente. Per Kind of blue di Miles Davis<br />
<br />
era a stato solido. La scelta dipende, insomma, dal tipo di master.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
al bulino incisore.<br />
<br />
a seconda del materiale da trasferire. Nella sala di masterizzazione,<br />
al momento della nostra visita, erano presenti due torni, entrambi<br />
<br />
<br />
invece, che causerebbero rumore e vibrazioni, sono collocate in<br />
un altro locale. Esse si occupano di tenere le lacche perfettamente<br />
appiccicate al piatto, cosa indispensabile vista la notevole pressione<br />
<br />
<br />
<br />
collocato un microscopio, che serve per esaminare i solchi alla<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
uno va direttamente alla testina e un altro, con una rotazione di<br />
anticipo rispetto al primo, al piccolo computer che monitorizza<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 71
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
Dall’alto: il bulino incisore al lavoro; una testina Haeco Head, copia di<br />
una Westrex; Grundman esamina al microscopio l’esito di una seduta di<br />
incisione.<br />
Dall’alto: le mani di Grundman incidono i codici sulla lacca; un master<br />
che è la copia originale di Blue Train di John Coltrane!; non tutte le<br />
ciambelle riescono col buco… e non tutte le lacche riescono col solco!<br />
Ecco una collezione di scarti.<br />
gli spostamenti. In questa maniera i controlli del tornio sanno un<br />
momento prima che tipo di segnale arriverà alla testina, in modo da<br />
prevenire eventuali problemi di saturazione e distorsione; il segnale<br />
che va alla testina compie, invece, un percorso diretto. Anche per<br />
questa ragione, sostiene Grundman, oggi è possibile ottenere in<br />
analogico stampe migliori che in passato: quando il controllo al computer<br />
non era possibile, ai tecnici del suono non restava che tenersi<br />
“prudenti” con i controlli di volume, regolando i valori sulla base<br />
del livello più alto nel brano oppure andando a “orecchio”, mentre<br />
oggi si può ottenere una dinamica più elevata con minori rischi.<br />
72 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
VISITA AI BERNIE GRUNDMAN STUDIO<br />
La camera di riverbero è in pratica una lastra di metallo che risuona e<br />
produce un riverbero naturale, lontano anni luce dagli effetti digitali dei<br />
giorni nostri. Si chiama “camera” perché riproduce un effetto ambientale,<br />
ma certo è tutt’altro che piccola.<br />
Dall’alto:<br />
“Usa un transistor e vai in galera, è la legge”, recita questo divertente<br />
adesivo negli studi di Grundman, ma ogni tanto viene usato anche lo<br />
stato solido... ;<br />
i finali Haeco usati da Grundman per pilotare direttamente la testina<br />
del tornio incisore sono a valvole, ma per alcuni lavori viene impiegato<br />
anche lo stato solido;<br />
nascosta da una coperta si trova la “camera di riverbero”, un effetto<br />
rigorosamente analogico impiegato di tanto in tanto in fase di<br />
missaggio, come si faceva una volta.<br />
Per contro, va segnalato, c’è chi ritiene che questa pratica, che<br />
sostituisce l’utilizzo di una terza testina di lettura, non possa con-<br />
<br />
qualità sonora di un “vero” vinile… !<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Blue Train<br />
<br />
nel 1957 ha curato la registrazione, ci sono tutte le diciture di rito.<br />
<br />
veniva spedito a due registratori da un quarto di pollice, uno dei<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
versioni, nonché quelle a 45 giri.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 73
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di Antonio Gaudino<br />
RECORD COVERS<br />
Prima dell’avvento dei CD, le copertine dei dischi rappresentavano i videoclip dell’era<br />
moderna. Appena usciva un album iniziava il sogno e si coglievano tutti i dettagli: originalità,<br />
novità, sovraccoperta. E mentre si ascoltava la musica su quei bei piatti vintage di allora,<br />
si immaginava di tutto...<br />
Molte di queste copertine sono diventate delle cover di culto<br />
del jazz, del rock, della musica leggera, trasformandosi in<br />
icone da stampare su manifesti e magliette, in grado di<br />
rappresentare i sogni di più di una generazione. Alcune copertine<br />
di artisti e band sono considerate vere e proprie opere d’arte, con<br />
nano<br />
ancora il mondo musicale. Nel jazz, sicuramente, Reid Miles<br />
per Blue Note ha realizzato copertine di rara bellezza, senza tempo<br />
e all’avanguardia ancora oggi, che già al primo sguardo facevano<br />
intuire il contenuto della grande musica presente all’interno. Nel<br />
rock la Hipgnosis, fondata dal grande Storm Thorgerson (scomparso<br />
di recente), ha probabilmente rappresentato lo “zenith” delle cover<br />
più belle di tutti i tempi nella storia del rock, riuscendo a concepire<br />
copertine per band e artisti che sono addirittura vere e proprie opere<br />
d’arte; del resto Storm Thorgerson era parte integrante dei Pink<br />
<br />
compiuto parallelamente a quello della band e dell’amicizia che lo<br />
legava dai tempi della scuola a Syd Barrett e Roger Waters. Dunque<br />
per il creativo i Pink Floyd furono fonte di ispirazione massima:<br />
copertine visionarie, splendide, iperrealiste, surrealiste, tutto rias-<br />
<br />
storico utopico e leggendario che riassumeva gli stati d’animo della<br />
società, unico e irripetibile nella storia delle copertine. Thorgerson<br />
non suonava eppure ha avuto un ruolo determinante nella storia<br />
<br />
per la cover con la celebre Banana e la vera chiusura lampo dei jeans<br />
per Sticky Fingers dei Rolling Stones, nel 1971.<br />
Andando alla scoperta delle più belle copertine della storia della<br />
musica, una delle più importanti e storiche concepite dal celeberrimo<br />
duo made in Blue Note, , è certamente<br />
No Room For Squares di (Blue Note, 1958).<br />
<br />
74 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />
Hank Mobley<br />
NO ROOM FOR SQUARE<br />
1958<br />
in America nel 1939 dove, con<br />
il suo amico Alfred Lion, creò<br />
la Blue Note, che divenne una<br />
delle più grandi etichette disco-<br />
<br />
musica. Spinto dalla sua passio-<br />
<br />
30.000 immagini durante le se-<br />
<br />
Note, alcune delle quali divennero<br />
dei classici. E le copertine<br />
degli album dell’etichetta sono<br />
note per essere dirette, audaci, drammatiche e sentimentali. Come<br />
No Room for Squares. È stato<br />
<br />
<br />
le<br />
è sicuramente Sonny Rollins<br />
And The Contemporary Leaders<br />
di Sonny Rollins (1958), uno<br />
scatto del grande fotografo del<br />
William Claxton e il Design<br />
curato da Guidi/Tri-Arts.<br />
Il fotografo William Claxton è la<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
hanno lasciato un patrimonio<br />
unico e irrepetibile. Su uno sfondo marrone e con il volto triste ed<br />
emaciato il giovane Rollins appare come se gli avessero rubato, per<br />
un attimo, “l’anima”, o meglio, lo stato d’animo di quel momento<br />
<br />
Donald Fagen, nel suo memorabile album , che lo ritrae<br />
<br />
album. I fan dei due artisti non si saranno lasciati sfuggire questo<br />
dettaglio che Fagen ha fortemente voluto, per rendergli omaggio,<br />
<br />
<br />
<br />
più amato e venduto, resta certamente<br />
Kind Of Blue di Miles<br />
Davis<br />
<br />
nale<br />
della copertina non corrispondeva<br />
a quella dell’LP. Non<br />
si conoscono i motivi di questa<br />
scelta ma sembrerebbe che al<br />
momento di mandare il CD in<br />
stampa i responsabili della casa<br />
Sonny Rollins<br />
SONNY ROLLINS AND THE<br />
CONTEMPORARY LEADERS<br />
1958<br />
Miles Davis<br />
KIND OF BLUE<br />
1959<br />
<br />
la foto originale e abbiano invece scelto la prima foto disponibile,<br />
ovvero la più economica e soprattutto quella per cui era più facile<br />
<br />
originale dell’album, fortunatamente, risultò essere la migliore,<br />
quella esatta. Si tratta dunque di un’immagine celeberrima che è<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
bella quanto casuale.<br />
mente<br />
A Love Supreme di John<br />
Coltrane (Impulse!, 1964). La<br />
foto è di Bob Thiele e il Design<br />
<br />
stesso John Coltrane a giudi-<br />
<br />
<br />
opera di Bob Thiele, boss della<br />
Impulse Records, etichetta del<br />
sassofonista. A Coltrane piaceva<br />
perché era chiara e pulita – non<br />
amava le cose che alteravano la<br />
<br />
<br />
<br />
la foto di copertina era stata commissionata a Lee Tanner, che passò<br />
<br />
nel lontano 1963. Solo all’ultimo momento venne scelto lo scatto di<br />
<br />
The John Coltrane<br />
Quartet Plays.<br />
<br />
dimenticare Highway 61 Revisited<br />
(1965) di Bob Dylan. La<br />
<br />
<br />
che avrebbe voluto fotografarlo<br />
mentre il cantautore faceva le<br />
cose che era solito fare – scrivere,<br />
suonare la chitarra, etc.<br />
<br />
be<br />
piaciuta una foto di copertina<br />
John Coltrane<br />
A LOVE SUPREME<br />
1964<br />
Bob Dylan<br />
HIGHWAY 61 REVISITED<br />
1965<br />
<br />
infatti, non suonava quasi mai fuori dal palco o gli studi d’incisione.<br />
<br />
Highway 61 Revisitated<br />
ci è voluto un giorno di lavoro e un centinaio di scatti. Le gambe<br />
dell’uomo che si possono vedere dietro al cantautore sono quelle<br />
<br />
<br />
Kramer e serviva per dare il giusto equilibrio all’immagine. Fu lo<br />
<br />
Doors,<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 75
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
The doors<br />
THE DOORS<br />
1967<br />
The Doors (1967). La foto di copertina<br />
è di Guy Webster, quella<br />
del retro copertina è di Joel<br />
Brodsky mentre il design e la<br />
direzione artistica furono curati<br />
da William S. Harvey. “Odio la<br />
copertina del nostro primo album,<br />
le nostre facce sono odiose<br />
ed inutili”, disse nel 1968 Jim<br />
Morrison a un quotidiano di Los<br />
<br />
che appare su The Doorsra<br />
il primo piano di Morrison in<br />
grande e gli altri componenti della band in piccolo, sovrapposti in<br />
<br />
scattata da Guy Webster rende ancora più luminoso il volto del<br />
cantante, che grazie a queste immagini che girarono per il mondo<br />
<br />
La particolarità di questa copertina, però, sta nel logo che avrebbe<br />
campeggiato da quel momento in poi su tutti i dischi dei Doors. Fu<br />
William S. Harvey a disegnarlo nel 1966, utilizzando per “Doors” un<br />
falla”,<br />
e un carattere completamente diverso per “The”, dal sapore<br />
decisamente psichedelico.<br />
Una delle massime icone nella<br />
storia delle copertine, sicuramente<br />
la più copiata di tutti i<br />
tempi, resta Abbey Road dei Beatles<br />
(1969). La foto è di Iain<br />
The Beatles<br />
ABBEY ROAD<br />
1969<br />
Macmillan, il design di Peter<br />
Blake. Una “normale” foto che<br />
ha reso celebre una bella e alberata<br />
via a nord di Londra, per l’appunto “Abbey Road”. Alle spalle<br />
dei Beatles sorgono gli studi di registrazione omonimi alla via e<br />
all’album, dove i fab four escono per attraversare le famose strisce<br />
<br />
passaggio, per far sedere gli innumerevoli visitatori quotidiani che<br />
contemplano quel passaggio “cult”). La forza della copertina è nella<br />
<br />
consente d’immaginare qualsiasi cosa, una volta attraversata la<br />
strada. La foto, che ritrae ognuno nel proprio abbigliamento, sottolinea<br />
bene le personalità normali o stravaganti dei quattro. Lennon,<br />
in completo bianco e mani in tasca, guida la coda; McCartney, in<br />
mezzo, attraversa scalzo e con una sigaretta in mano (particolare<br />
recentemente rimosso dalla compagnia dei poster americana per<br />
la gioia delle associazioni anti fumo). Harrison e Star appaiono più<br />
sobri e distaccati. Lo scatto fu scelto da McCartney (tra le sei che<br />
fece il fotografo, che ebbe a disposizione solo dieci minuti per farle).<br />
In seguito girò la voce che Sir Macca fosse morto in un incidente<br />
stradale prima di fare lo scatto e che nella foto fosse stato rimpiazzato<br />
da uno che gli assomigliava. Questa diceria voleva che Lennon, nella<br />
sua veste bianca, simbolizzasse il sacerdote a capo della processione<br />
del funerale e che McCartney, scalzo, fosse la salma. Il fatto che<br />
tenesse la sigaretta nella mano destra, benché fosse mancino, dava<br />
adito a questa malata teoria.<br />
King Crimson<br />
IN THE COURT OF THE CRIMSON KING<br />
1969<br />
In The Court Of The Crimson<br />
King (1969) dei King Crimson,<br />
design di Barry Godber. Vagamente<br />
ispirata a L’urlo di<br />
Munch, questa copertina rimane<br />
un’icona massima del genere<br />
rock progressive. I tratti deformati<br />
del volto in primo piano<br />
dell’uomo, che occupa l’intera<br />
cover sono quanto di più “straniante”.<br />
Il terrore è visibile negli<br />
occhi rivolti verso qualcosa che<br />
sta al lato dell’uomo, attraverso<br />
le narici dilatatissime e la bocca spalancata, che mostra una dentatura<br />
notevole, con la lingua che tende a ritrarsi verso l’ugola e l’apparato<br />
tuato<br />
dai colori “vivi” sul rosso violaceo, e la sensazione d’angoscia<br />
e d’inquietudine traspare inequivocabile, quasi a indicare che il<br />
contenuto del disco sia qualcosa di assolutamente fuori dal normale.<br />
All’interno dell’album, però, l’uomo sorride, forse rasserenato. Il pericolo,<br />
l’orrore, sembra lontano.<br />
Per il terzo album dei Led Zeppelin,<br />
III del 1970, il design venne<br />
realizzato da Zacron; l’album<br />
calendario, intitolato Led Zeppelin<br />
III, cosparso di farfalle,<br />
animali da fattoria e verdure<br />
volanti, all’epoca non soddisfò<br />
Led Zeppelin<br />
LED ZEPPELIN III<br />
1970<br />
tutti i membri del gruppo. L’artwork lasciò perplesso Jimmy Page,<br />
“stupida, da teenagers”.<br />
Invece al tempo della sua pubblicazione rappresentò un’innovazione<br />
nel campo del design di copertine. L’album includeva una ruota gire-<br />
<br />
band, accompagnate da forme e motivi dalle tinte forti, apparivano<br />
nei cerchi (dei fori creati appositamente) della copertina frontale.<br />
segnate<br />
a Wimbledon) è solo un lontano risutato del progetto originario<br />
di Jimmy Page. “La copertina originale”, disse Page, “doveva<br />
<br />
di un calendario girevole. Invece Zacron ha cosparso la copertina<br />
con varie immagini psicadeliche e coloratissime, includendo oggetti,<br />
bersagli, farfalle e stelle”. L’interno della copertina apribile conteneva<br />
molto più dello stesso tipo di soggetti: una sedia volante, una<br />
pannocchia e un uccello tropicale molto colorato. Gli unici oggetti<br />
presenti nelle immagini dell’artwork relativi alla band sono lo Zeppelin<br />
(il dirigibile), un aereo da bombardamento tedesco e un’auto<br />
<br />
<br />
lungo tempo interessato alla magia, acquistò la residenza “Boleskine<br />
House”, del mistico Aleister Crowley. All’inizio della sua creazione,<br />
l’LP conteneva un estratto dal libro di Aleister Crowley The Book<br />
Of The Law (“Il libro della legge”) che leggeva “Do what Thou Wilt,<br />
So Mote It Be”, un’abbreviazione della citazione di Crowley “Fare<br />
quello che credi dovrebbe essere la sola legge”. Da come sembra, la<br />
citazione non sarebbe entrata nella tiratura del vinile. La gestazione<br />
76 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />
della copertina fu talmente lunga che in Italia, e in molti altri Paesi,<br />
l’LP uscì con una busta provvisoria: una busta di carta normale con<br />
<br />
In teoria presentandosi dopo mesi con la busta provvisoria, la com-<br />
<br />
questo non avvenne e molti acquirenti dell’epoca hanno ancora III<br />
<br />
“provvisoria” ha superato, paradossalmente, l’originale!<br />
Fra le copertine da non trascurare<br />
c’è l’eccelsa Nursery Cryme<br />
dei Genesis<br />
<br />
più “sconvolgente” di far gioca-<br />
<br />
<br />
teste umane (di altre donne)<br />
<br />
<br />
Genesis<br />
NURSERY CRYME<br />
1971<br />
<br />
<br />
mettono a segno una delle mi-<br />
<br />
<br />
il lavoro di copertina di TrespassFoxtrot<br />
<br />
<br />
“È perfetta<br />
per la musica, il colore è quello giusto, e anche le vibrazioni che<br />
emana sono quelle giuste”<br />
Una delle più importanti e famose<br />
record cover della storia<br />
della musica è Sticky Fingers<br />
dei Rolling Stones<br />
concept e foto sono del geniale<br />
Andy Warhol, mentre il design<br />
<br />
<br />
1969, Andy Warhol accennò con<br />
The Rolling Stones<br />
STICKY FINGERS<br />
1971<br />
<br />
<br />
una vera chiusura lampo per una<br />
<br />
l’idea alla band per il loro nuovo album Sticky Fingers: il primo<br />
<br />
e anche il primo in cui compariva il famoso logo, la caricatura della<br />
<br />
quanto “sessuale”: foto in bianco e nero, blue jeans con chiusura<br />
lampo vera che, una volta tirata giù, metteva in mostra un bel paio<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
Sister Morphine (traccia<br />
<br />
<br />
CHIAMATELO ALBUM<br />
Una cosa è certa: Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles (1967) è e<br />
resterà per sempre la copertina più importante e originale della storia delle record<br />
covers. Lo scatto fu fatto da Peter Blake e tutto il concept fu pensato dagli<br />
stessi Beatles. La foto è una matassa piena di riferimenti enigmatici e non: dietro<br />
ai Beatles appaiono personaggi – voluti dalla stessa band – che in una maniera<br />
o l’altra avevano segnato il loro percorso musicale e personale. Tra questi il teorico<br />
dell’LSD Timoty Leary (tra l’altro l’album contiene la canzone Lucy In The Sky<br />
Of Diamond, una sorta di anagramma di LSD) e il padre del satanismo Aleister<br />
Crowley, oltre a Marilyn Monroe, Marlon Brando e Marx. Vennero scartati dalla<br />
lista “ospiti” Gesù Cristo, Hitler e Ghandi: figure di uomini fortemente contrastanti<br />
l’uno con l’altro, nel “bene” (Cristo e Ghandi) e nel “male” (Hitler). “Sgt.<br />
Pepper’s” ha anche portato delle novità nella storia delle copertine: la stessa<br />
versione è uscita in contemporanea in tutto il mondo (cosa rara per quei tempi);<br />
il termine “album” nasce con questo disco, visto che aveva la particolarità di<br />
aprirsi come un album fotografico. È stato il primo disco a mettere i testi sul<br />
retro della copertina.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Un classico, un’icona delle copertine<br />
delle storia della musica<br />
moderna è certamente The<br />
Nightfly di Donald Fagen<br />
soluto,<br />
che ricostruisce la stan-<br />
<br />
come protagonista lo stesso Fa-<br />
<br />
<br />
<br />
La cover di questo incredibile<br />
Donald Fagen<br />
THE NIGHTFLY<br />
1982<br />
<br />
<br />
The Contemporary Leaders) e un pacchetto<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 77
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
muro segna le ore 4:09 del mattino). Notte americana, quella dei<br />
<br />
<br />
<br />
,<br />
<br />
in una stanza spoglia e parlare a una città sonnacchiosa dei propri<br />
sogni, delle delusioni, dei viaggi, delle storie d’amore; l’essenza di<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
l’immagine vuole richiamare l’adolescenza dell’autore quando, nelle<br />
<br />
<br />
Una trovata davvero originale è<br />
quella per Pink Moon di Nick<br />
Drake<br />
<br />
Michael Trevithick, svela aspetti<br />
Nick Drake<br />
PINK MOON<br />
1972<br />
oscuri e psicologici dell’uomo e<br />
<br />
razzo americano verso la “luna<br />
rosa”, così come quella folata<br />
<br />
<br />
<br />
coda in corda che s’immerge nel mare, una foglia verde e di lato una<br />
conchiglia marina che guarda il tutto come se ridesse, con le sue<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
e Drake: ha un’unica scarpetta femminile con cui attraversa (grazie<br />
a una tavola, cosparsa di colori spenti) l’oscuro mare. Curiosità:<br />
<br />
in camera sua, dove poi lo trovarono morto.<br />
zato<br />
copertine importanti, come<br />
nel caso di Arbeit Macht Frei<br />
degli Area<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
contrapposizione della copertina<br />
in questione, in completo<br />
stile Cramps – non per niente la<br />
direzione artistica è proprio del<br />
<br />
Area<br />
ARBEIT MACHT FREI<br />
1973<br />
<br />
lucchetti e corpetti di legno, gli occhi sono coperti da un rudimentale<br />
Joni Mitchell<br />
HEJIRA<br />
1976<br />
<br />
<br />
<br />
Tra l’altro la versione originale conteneva al suo interno una pistola<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
decisamente tetro.<br />
Ci piace omaggiare Joni<br />
Mitchell<br />
<br />
Hejira<br />
<br />
e il deisgn di Joel Bernstein, che<br />
immortalano Joni Mitchell e la<br />
nadese<br />
ai massimi livelli perché,<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
CINEMA & MUSICA<br />
Quando l’ispirazione del cinema contamina la musica, ecco che spunta fuori<br />
Strange Days dei The Doors (1969). La foto è del solito bravissimo Joel Brodsky<br />
e design, concetto, artwork e direzione artistica di William S. Harvey. Per il<br />
secondo album dei Doors Jim Morrison voleva un’immagine che non contenesse<br />
affatto il suo viso, una richiesta decisamente in controtendenza con ciò che<br />
erano le regole del mercato discografico all’epoca. La band voleva piuttosto<br />
qualcosa che si ispirasse al film La strada di Federico Fellini, con dei personaggi<br />
caratteristici che dessero la sensazione di un’ambientazione totalmente surreale.<br />
Furono scelti un energumeno che lavorava in un circo e che per arrotondare<br />
lo stipendio faceva il buttafuori, un guidatore di taxi che nella foto veste i panni<br />
del trombettista, un nano scovato in un hotel residenziale di New York e dei giocolieri,<br />
tra cui Frank Kollegy, l’assistente del fotografo Joel Brodsky. Il gruppo si<br />
può vedere solo facendo molta attenzione, visto che compare su un manifesto<br />
attaccato al muro, con sotto un adesivo con la scritta “Strange Days”. La foto fu<br />
scattata a Sniffen Court, un quartiere di New York, e i Doors furono felicissimi di<br />
come Brodsky e Harvey interpretarono la loro richiesta, e di come riuscirono a<br />
dare l’impressione di un circo di strada. Ray Manzarek disse che era la copertina<br />
più bella di tutta la discografia dei Doors.<br />
78 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />
è di certo la copertina più “ossessionante” dell’artista e rappresenta<br />
bene il contenuto musicale dell’album, come ha ammesso la stessa<br />
Mitchell. È appropriata per un album intitolato “viaggio” e anche<br />
la realizzazione della copertina stessa è stato un lungo e assurdo<br />
viaggio, considerato che si tratta di una serie di foto messe insieme<br />
<br />
in questione Joni Mitchell indossa un berretto e tiene in mano una<br />
sigararetta. Qualche anno più tardi Rickie Lee Jones, immortalata<br />
<br />
mentre fuma una sigaretta. Si<br />
tratta solo di un caso?<br />
Tornando al jazz, sicuramente<br />
<br />
You Can’t Go Home Again di<br />
Chet Baker<br />
Cynthia Sesso (famosa per aver<br />
Chet Baker<br />
YOU CAN’T GO HOME AGAIN<br />
1977<br />
<br />
stica<br />
di Hollis King. La foto ritrae<br />
Chet Baker in penombra, appoggiato con il gomito contro una scala<br />
o una mensola. Il viso del famoso trombettista appare tirato, ogni<br />
<br />
facendo il suo ritorno dopo anni burrascosi passati vagabondando<br />
<br />
droga. Ci sono tutti i segni della sua frenetica vita sul viso stanco,<br />
reso ancora più scuro da una leggera barbetta. Anche gli occhi, che<br />
guardano dritti nell’obiettivo, sembrano persi. Forse questo scatto<br />
è quello che meglio riesce a descrivere il tormento interiore del<br />
grandissimo Baker (gli altri fatti in passato erano più simili a ritratti<br />
<br />
Parlare della Hipgnosis è quanto<br />
mai doveroso, così come lo è<br />
parlare dei Pink Floyd, dopo<br />
aver menzionato nell’introduzione<br />
il genio delle record covers,<br />
Storm Thorgerson. La scelta<br />
non ricade nella celeberrima<br />
The Dark Side Of The Moon,<br />
come molti avrebbero potuto<br />
immaginare, ma nella bellissima<br />
ed enigmatica Wish You Were<br />
Here<br />
ovviamente made in Hipgnosis.<br />
Pink Floid<br />
WISH YOU WERE HERE<br />
1975<br />
Strada deserta con degli hangar bianchi e numerati ai lati. Due<br />
uomini, vestiti elegantemente, al centro della strada si stringono<br />
<br />
<br />
<br />
della copertina stessa sta prendendo fuoco. In questo scatto c’è<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
In parte, infatti, i Pink Floyd si sono sentiti in dovere di “citare”<br />
Syd Barrett, l’eccentrico del gruppo, ormai ritiratosi letteralmente<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
di tutti i tempi, per la lavorazione,<br />
l’idea, la location è certamente<br />
In Through The Out Door<br />
dei Led Zeppelin. La copertina<br />
è pensata sempre da Hipgnosis<br />
e le idee sono talmente tante<br />
da sorprendere tutti. Si, perché<br />
dietro questa copertina si cela<br />
una storia, o meglio sei storie<br />
Led Zeppelin<br />
IN THROUGH THE OUT DOOR<br />
1975<br />
diverse. All’epoca in cui uscì i<br />
Led Zeppelin erano così grandi<br />
e famosi che potevano permettersi<br />
di uscire con un album la cui copertina era ricoperta di carta<br />
<br />
molto più di questo. L’idea venne al manager del gruppo, Peter<br />
<br />
<br />
<br />
portava solo il titolo dell’album, il nome della band e la track list.<br />
sun<br />
elemento dava modo di capire quale copertina celasse la carta<br />
<br />
compagnia di art design Hipgnosis, partendo da questa idea, diede<br />
<br />
fossero un variazione del tema di un uomo seduto in un bar che<br />
aveva appena ricevuto una lettera e la stava leggendo. Le copertine<br />
<br />
personaggi del bar, senza mai togliere l’attenzione dall’uomo. Aubrey<br />
Powell costruì un set che sembrava essere un bar di New Orleans.<br />
Richard Manning trasformò le immagini scattate e le colorò dando<br />
agli scatti un tono seppia, dal sapore “vintage”. Attorno a questo<br />
lavoro regnava la più assoluta segretezza. Neanche i responsabili<br />
della Atlantic Records ne sapevano qualcosa. La ciliegina sulla torta<br />
fu il fatto che se l’immagine fosse stata bagnata, il colore seppia si<br />
“scioglieva” rivelando il vero colore della copertina. Si trattò di una<br />
delle strategie più originali nella storia delle copertine.<br />
Chiudiamo questo viaggio nel mondo delle cover, trattando un album<br />
<br />
del vinile (tutti gli album trattati sono in vinile, sia gli originali che<br />
<br />
Grace di , inciso per la Columbia nel 1994. L’esordio<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 79
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
Led Zeppelin<br />
IN THROUGH THE OUT DOOR<br />
1975<br />
e da David Gahr mentre design e<br />
<br />
Nicky Lindeman e Christopher<br />
Austopchuk. Si racconta che<br />
durante lo scatto di questa foto<br />
<br />
sul piatto Horses di Patti Smith.<br />
Ora, la cosa curiosa ma accertata<br />
kley<br />
si erano portati dietro per lo<br />
shooting una copia dello stesso<br />
disco. La fatalità è incredibile e<br />
forse tutti e due sapevano già come voleva che uscisse fuori la sua<br />
immagine attraverso le atmosfere musicali: triste e malinconica con<br />
del buon rock in sottofondo. Probabilmente la foto di copertina di<br />
“Grace” è una delle più belle fatte al cantante americano. Lo sguardo<br />
basso, la faccia imbronciata, il microfono stretto nel pugno, la<br />
camicia con le pailettes – che lui chiamava “Judy Garland” – e lo<br />
sfondo blu sono tutti particolari che rendono questa foto unica e<br />
rara. La fotografa Merry Cyr aveva pensato a un altro tipo di foto.<br />
Aveva portato sulla location un trono e pensava che una foto di<br />
<br />
<br />
primo piano “malinconico” in copertina.<br />
L’UOMO CHE (NON) DIEDE<br />
UN VOLTO AI DISCHI<br />
di Francesco Bonerba<br />
La New World Symphony di Dvorak eseguita da Eugene<br />
Ormandy (1955); il Concerto in F di Levant Kostelanetz<br />
(1946); la Boheme di Puccini (1955); l’Ein Heldenleben<br />
di Richard Strauss eseguito da Leopold Ludwig (1959).<br />
Cos’hanno in comune queste quattro opere? Niente,<br />
eccetto il fatto di “indossare” tutte una cover realizzata<br />
dallo stesso, geniale autore...<br />
Se il vinile possiede un proprio inconfondibile fascino estetico e gruppi musicali<br />
come i Pink Floyd o i Beatles hanno potuto legare per decenni la propria immagine<br />
a quella delle copertine dei loro album, è solo merito di Alex Steinweiss.<br />
Nato a Brooklyn nel 1917 da padre polacco e madre lettone, dopo aver frequentato<br />
la Parsons School of Design inizia a lavorare, ventenne, per l’illustratore austriaco<br />
Joseph Binder. Alla ricerca di maggior spazio per la propria creatività, due anni<br />
dopo trova impiego presso la Columbia Records, società da poco acquisita dalla<br />
CBS e prima conosciuta come American Gramophone Company. Dopo essersi occupato<br />
nei primi mesi di realizzare la grafica delle comunicazioni promozionali, i<br />
poster e i cataloghi, inizia a focalizzare la sua attenzione su un altro aspetto assai<br />
trascurato del mondo dei 78 giri: “Il modo in cui erano venduti gli album era ridicolo”<br />
affermerà anni dopo in un’intervista “Le copertine erano di colore marrone, marroncino<br />
o verde. E pensai: «chi diavolo comprerebbe questa roba? Non ha stimolo, non è<br />
attraente, non ha appeal per la vendita». Così domandai di poter iniziare a disegnare<br />
le copertine”.<br />
Nonostante l’operazione richiedesse un aumento dei costi, Steinweiss ottenne il<br />
beneplacito del suo capo e, a soli ventitré anni, realizzò la cover di Smash Song<br />
Hits (Rogers and Hart, 1940) in cui compare,<br />
sullo sfondo di un vinile stilizzato,<br />
il tendone di un teatro, con etichetta,<br />
titolo del disco e autori rappresentati<br />
attraverso dei titoli illuminati. A questo<br />
primo esperimento ne seguirono molti<br />
altri; pochi mesi dopo, “Newsweek” annunciò<br />
che le copie illustrate della sinfonia<br />
Eroica di Beethoven, interpretata da<br />
Bruno Walter, avevano venduto l’895%<br />
in più rispetto alle copie vendute con il<br />
vecchio packaging anonimo. Il segreto di questo successo che avrebbe rivoluzionato<br />
per sempre il modo di approcciarsi alla vendita dei dischi non risiedeva tanto<br />
nel dare “un volto” al disco quanto al modo in cui Steinweiss aveva brillantemente<br />
deciso di comunicare con i potenziali acquirenti: “L’interesse del consumatore non<br />
sarebbe stato stimolato guardando una foto di Mozart; così cercai di entrare in sintonia<br />
con il soggetto, la musica o la vita dell’autore e il contesto in cui vive. Per esempio,<br />
lavorai su un album contenete un piano concerto di Bartók, e volevo che sembrasse<br />
più contemporaneo. Il look che volevo per la cover non doveva essere un’immagine<br />
di Bartók: che cosa avrebbe comunicato? Assolutamente niente! Così entrai nello strumento,<br />
presi elementi del pianoforte e li assembrai in un contesto contemporaneo. Se<br />
si parla di Bartók, si parla anche di Ungheria. E si parla del fatto che trascorse tutta la<br />
sua vita registrando melodie folk rumene<br />
e ungheresi. Così usai la suggestione<br />
dell’immagine di un contadino. È in questo<br />
modo che lavora la mia mente”.<br />
Ispirandosi prevalentemente alla<br />
grafica francese e tedesca degli anni<br />
Trenta e a quanto appreso da Binder,<br />
Steinweiss mise in scena soluzioni colorate<br />
e accattivanti che esprimevano,<br />
attraverso allegorie visive, l’atmosfera<br />
stessa del disco.<br />
80 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO ALEX STEINWEISS<br />
LE COVER PRIMA DEL 1940<br />
Prima che Steinweiss rivoluzionasse il modo di fare marketing dei 78 e dei 33<br />
giri, le etichette discografiche avevano prestato pochissima attenzione al<br />
packaging dei dischi, soprattutto per via dei costi che questo avrebbe comportato.<br />
La prassi era che sulle custodie di sottile carta generalmente marroncina<br />
in cui erano riposti i 78 giri venissero per lo più rappresentate pubblicità non<br />
direttamente connesse al contenuto musicale. In questo modo rintracciare con<br />
facilità il disco giusto all’interno di uno scaffale sprovvisto di precise indicazioni<br />
era un’impresa a dir poco ardua. Anche laddove più dischi venivano raccolti in<br />
album, la cui forma era stata mutuata da quelli fotografici, essi presentavano<br />
solo un’indicazione in caratteri grigi o dorati dell’autore e dell’opera.<br />
Per la cover di Rhapsody in Blue di George<br />
Gershwin, altro celebre esempio,<br />
si limitò a rappresentare efficacemente<br />
una stilizzata visione urbana notturna<br />
dominata dal blu, con un pianoforte<br />
illuminato da un lampione. Così, in<br />
questo periodo l’illustratore elaborò<br />
la “grammatica” di questa nuova forma<br />
espressiva che troverà nel corso<br />
del tempo moltissimi imitatori: il caso<br />
più celebre è senza dubbio quello della<br />
copertina del Piano Concerto No. 5 in E-Flat di Beethoven eseguito da Rudolf<br />
Serkin e Bruno Walter (1941): un raggio di luce si dirige verso un pianoforte che,<br />
a mo’ di prisma, lo scompone in un fascio di sei differenti colori. Una metafora<br />
visiva fortissima che non a caso sarà sfruttata, trent’anni dopo, dallo studio<br />
Hipgnosis per la cover, universalmente nota, dell’album The Dark Side of the<br />
Moon (1973) dei Pink Floyd.<br />
Sopraggiunta la seconda guerra mondiale, Steinweiss inizia a lavorare per il<br />
Training and Developement Center della marina militare, continuando a portare<br />
avanti da freelance la sua attività di grafico. Nel 1947 gli viene data un’altra<br />
opportunità storica, quella di dar vita alla prima custodia dei nascenti 33 giri.<br />
L’allora presidente della Columbia, Edward Wallerstein, gli chiese infatti di trovare<br />
un espediente per impedire che l’incartamento di carta pesante dal quale<br />
erano stati fino ad allora protetti i dischi rovinasse la superficie dei primi LP.<br />
Così, dopo una fase progettuale e un ripensamento del processo industriale<br />
che costò la consistente cifra di 250.000 dollari, l’artista ideò la tradizionale confezione<br />
di sottile cartone che si è mantenuta inalterata fino ad oggi e che ha<br />
consentito la nascita di numerose (e talvolta bizzarre) varianti.<br />
Negli anni seguenti Steinweiss proseguì nell’invenzione di copertine sempre<br />
diverse e d’impatto, integrando nel suo lavoro di grafico prima la fotografia (per<br />
alcune cover si avvalse dell’apporto della fotografa Margaret Bourke-White) e<br />
poi il collage e i disegni fustellati; usando talvolta uno pseudonimo per non<br />
creare confusione con lo stile caratteristico delle sue grafiche targate Columbia,<br />
lavorò per numerose etichette tra cui, per molti anni, la London Records<br />
e la Decca. Sarà solo durante il decennio dei Sixties che l’artista inizierà a confrontarsi<br />
con i cambiamenti che nel frattempo l’industria discografica aveva<br />
sùbito: “Negli anni Trenta” racconterà in seguito “il desiderio di creare cose belle<br />
era fortissimo. Chiunque fosse coinvolto nel settore dell’illustrazione, sia che questa<br />
riguardasse manifesti, libri, opuscoli o pacchetti, era un idealista che cercava di raggiungere<br />
il miglior risultato possibile, indipendentemente dalla retribuzione. […]<br />
Negli anni Sessanta, invece, le persone “rock” che controllavano le etichette erano<br />
interessate solo alle vendite, se ne infischiavano della bellezza o dell’idealismo. Avevano<br />
i propri artisti e designer con il loro modo di pensare. Ormai era un mondo a<br />
me sconosciuto”.<br />
Così, nel 1972 Steinweiss si ritira dal mondo degli album e inizia a lavorare la ceramica,<br />
creando un proprio studio e realizzando oltre 300 pezzi. In seguito si sposterà<br />
in Florida per dedicarsi esclusivamente alla pittura, entrando a far parte, nel<br />
1998, della Hall of Fame dell’ADC (Art Directors Club). Scompare all’età di 94 anni<br />
il 18 luglio del 2011, dopo aver dato vita a oltre 2.500 copertine e aver cambiato<br />
per sempre il volto della musica. Qualche mese prima, la Taschen gli aveva dedicato<br />
un magnifico volume di oltre 400 pagine, Alex Steinweiss. The Inventor of the<br />
Modern Album Cover, a cura di Steven Heller e Kevin Reagan, che raccoglie la sua<br />
produzione includendo sketches, prove e bozzetti dei suoi archivi privati, mai<br />
pubblicati prima (del libro sono disponibili anche due costose edizioni limitate,<br />
una firmata dall’artista e l’altra con una serigrafia autografata).<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 81
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di Paolo Corciulo<br />
Quando non c’era il<br />
walkman!<br />
Se siete nati prima o durante i Fifties, quasi sicuramente il vostro incontro con la musica è avvenuto<br />
attraverso la radio o, nel caso in cui i vostri cari fossero stati particolarmente sensibili all’arte delle<br />
sette note, attraverso uno strano oggetto il cui nome evoca, all’attento music lover che siete diventati<br />
adesso, pratiche selvagge e orripilanti: “lui” era il mangiadischi!<br />
L’alternativa colta era quella della fonovaligia Reader’s Digest,<br />
acquistabile a rate (fenomeno che prendeva piede in<br />
Italia proprio negli anni del dopo guerra) con set di dischi<br />
inclusi (la mia famiglia ricevette gli LP di Bellafonte, Duane Eddy,<br />
Joan Baez e... non ricordo gli altri!). In entrambi era evidente la<br />
pulsione al movimento, la voglia di viaggio incarnata dai due oggetti:<br />
uno si mangiava il disco, incorporandolo (per renderlo più<br />
piccolo) e l’altro, come ogni valigia, era destinato alla partenza. Il<br />
<br />
nella penombra, tutt’al più chick to chick con l’aspirante morosa<br />
(e chissenefrega dei dischi – rigorosamente 45 giri che se non<br />
mangiati venivano certamente masticati dall’apposito lettore, al<br />
punto che eri certo non avrebbero retto un’intera estate... ).<br />
D’altronde, i tempi erano quelli: l’alta fedeltà non esisteva ancora<br />
o poco più, se non in forma di giganteschi catafalchi di derivazione<br />
82 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TRA MEMORIA, PRESENTE E FUTURO LA CREATIVITÀ DEGLI LP<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
Fatti mandare dalla mamma a prendere il<br />
latte -<br />
Meglio il Madison<br />
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Je<br />
t’aime... moi non plus<br />
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<strong>SUONO</strong> maggio 2015 83
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
DANSETTE: nel mondo è<br />
forse il più popolare giradischi<br />
<br />
e gli altoparlanti sono all’interno<br />
dello chassis e in molti<br />
modelli viene utilizzato un<br />
giradischi a basso costo BSR.<br />
Suonava i 78 giri e disponeva<br />
di maniglia per il trasporto,<br />
sebbene il peso fosse notevole.<br />
VESTAX HANDY TRAX<br />
USB: 65 ore di autonomia a<br />
batteria per questo giradischi<br />
che dispone di un altoparlante<br />
mono e di amplificatore.<br />
È inoltre dotato di una porta<br />
USB (e opportuno software)<br />
<br />
in un computer. Suona anche<br />
i 78 giri.<br />
HACKER: non è esattamente<br />
un marchio proprio. Diversi<br />
produttori, partendo dal<br />
Dansette, svilupparono delle<br />
personalizzazioni. Se siete fortunati<br />
nel telaio del giradischi<br />
troverete la scritta Garrard!<br />
AUDIO TECHNICA<br />
SOUND BURGER: un vero<br />
esercizio tecnologico per il più<br />
piccolo giradischi che ci sia!<br />
Funziona a corrente e batteria<br />
<br />
<br />
BRAUN PCV 4: come tutti<br />
i prodotti della casa disegnati<br />
da Dieter Rams, si tratta quasi<br />
di un’opera d’arte il cui valore<br />
perdura nel tempo. Disponeva<br />
<br />
che, richiudendosi, contribuivano<br />
a formare una sorta di<br />
valigia.<br />
NUMARK PT01: giradischi<br />
veramente portatile (è<br />
alimentato a batteria con un<br />
adattatore a 12 V) e una porta<br />
USB. Viene fornito completo<br />
<br />
un altoparlante mono più una<br />
<br />
di suonare i 78 giri. Da poco<br />
uscito di produzione ma può<br />
ancora essere acquistato su<br />
Internet.<br />
SONY PS-Q7: uno dei primi<br />
a realizzare un giradischi più<br />
piccolo di un LP. Era in genere<br />
inserito in un sistema mini<br />
dei tempi d’oro per l’Hi-Fi<br />
giapponese.<br />
AMARCORD? Il giradischi<br />
Philips Original unisce il ricordo<br />
del leggendario Philips<br />
AG4131 (1965) alla tecnologia<br />
attuale: è possibile lo strea-<br />
<br />
tramite Bluetooth e funzione<br />
di copia da USB per la regi-<br />
<br />
84 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SELECTOR SPECIALE VINILE<br />
di Paolo Corciulo<br />
Fabless ma non del tutto<br />
Costruire, o più<br />
propriamente<br />
“assemblare” una<br />
testina può apparire<br />
una cosa semplice<br />
ma, come in<br />
cucina, è richiesta<br />
precisione, pazienza<br />
e buoni ingredienti<br />
di base! Ecco come<br />
viene affrontata la<br />
produzione delle<br />
testine Goldring in<br />
casa Armour, uno dei<br />
produttori fabless che<br />
si sta facendo largo sul<br />
mercato…<br />
Goldring, vanta un’invidiabile background di oltre 100 anni di<br />
vita. La società, infatti, vede i natali nel 1906 a Berlino per<br />
merito dei fratelli Scharf, che si dedicano alla produzione<br />
di accessori per l’appena nato fonografo. Più tardi (1933) la famiglia<br />
decide di emigrare in Inghilterra, presumibilmente per sfuggire al<br />
regime nazista, ma continua la produzione di apparecchiature audio,<br />
ora rivolta a testine e giradischi. Gli Scharf cambiano nome (Sharp)<br />
ma non attività, che si espande in America (1950) e continua sotto la<br />
<br />
il distributore inglese che nel 2003 entrerà a far parte della Armour<br />
Home Electronics. Da allora il gruppo produce e distribuisce il marchio<br />
utilizzando le strutture (logistica, marketing, un centro ricerche<br />
<br />
poco fuori di Londra. Lì un ambiente è destinato all’assemblaggio<br />
delle testine Goldring, una attività che richiede pochissimo spazio:<br />
basterebbe un unico bancone dove le parti provenienti da fornitori<br />
<br />
<br />
di maneggiare parti di piccolissime dimensioni.<br />
Il fonorivelatore (testina, pick-up o cartuccia che dir si voglia) è, a tutti<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
componenti in gioco, che devono essere in grado di far scorrere una<br />
puntina di diamante lungo i microsolchi di un LP, in modo da generare<br />
un movimento meccanico ortogonale dell’asta che sostiene la puntina<br />
(cantilever); movimento che verrà trasformato successivamente in<br />
energia elettrica. La trasformazione dell’energia meccanica in elettrica<br />
avviene grazie alla produzione di correnti indotte generate da bobine<br />
immerse in un campo magnetico. Per fare ciò viene applicata una<br />
<br />
che è il cantilever, mentre all’altra estremità è incollata la puntina in<br />
diamante. L’energia elettrica generata è di bassissimo valore (in alcune<br />
<br />
in potenza. Questo semplice (!) principio ha subìto nel corso degli anni<br />
miglioramenti ed evoluzioni tecniche, sviluppando una molteplicità<br />
di tipologie di fonorivelatori, anche se fondamentalmente un fonorivelatore<br />
è composto essenzialmente di due parti: una che si occupa di<br />
rilevare il movimento meccanico dai solchi del disco vinilico, l’altra che<br />
<br />
<br />
86<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015
COME NASCE UNA TESTINA<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4 5<br />
6<br />
natura, la prima è rimasta del tutto immutata nel tempo, tanto che il<br />
complesso cantilever-puntina ha subìto pochissime evoluzioni, quasi<br />
tutte legate ai materiali e alle forme, ma mai tali da discostarla dall’essere<br />
essenzialmente una leggerissima asticella più o meno lunga alla<br />
cui estremità è stata incollata una puntina, solitamente in diamante<br />
o ceramica. Nonostante sembri tutto molto semplice da realizzare, il<br />
<br />
sono assai pochi: in Goldring si ricorre al lavoro della svizzera Gyger,<br />
azienda creata da Fritz Gyger nel 1959. Il suo fondatore è stato uno<br />
dei più stimati produttori di stili nel mondo: Van den Hul e Benz si<br />
sono serviti e si servono presso la Gyger che nel tempo ha ampliato la<br />
sua attività di microelettronica di precisione (CNC, e 3D CAD) sotto<br />
la guida di Fritz Gyger Junior. “Al mondo i fornitori di pick up sono<br />
pochissimi” mi spiega Steve Reicheret, responsabile delle P.R. di Armour<br />
“noi ci rivolgiamo principalmente alla Gyger e in alternativa<br />
ad un unico produttore giapponese… ”.<br />
Per quel che riguarda la trasformazione dei movimenti del pick up<br />
nel solco in un segnale elettrico, i due sistemi attualmente più usati<br />
sono sostanzialmente quelli a magnete mobile (MM) e a bobina mo-<br />
<br />
questo tipo di pick-up l’asta della puntina (cantilever) è solidale con<br />
uno o più magneti permanenti di dimensioni e peso estremamente<br />
ridotti (solitamente in ferroxcube-B). Le due bobine captatrici sono<br />
<br />
<br />
<br />
catore.<br />
Il fonorivelatore a bobina mobile (MC) è caratterizzato invece<br />
da due piccole bobine disposte solitamente a “V” e unite al supporto<br />
della puntina. Ciascuna bobina è libera di muoversi nel campo di un<br />
<br />
stesse una corrente indotta che viene prelevata ai capi degli avvolgi-<br />
<br />
<br />
<br />
precisione. Alla Armour gli avvolgimenti in rame delle bobine vengono<br />
realizzati in casa tramite un sistema (1 e 2) che consente all’operatore,<br />
dopo aver posizionato lo stilo, di controllare al microscopio elettronico<br />
il suo operato: le bobine, infatti, sono costituite da pochissime spire<br />
(poche decine) che devono essere avvolte con precisione, perfettamente<br />
appaiate l’una all’altra (3). Il risultato è un “equipaggio” leggero e<br />
sensibile che consente ottime performance in termini di cedevolezza,<br />
inerzia e risposta elettromagnetica. Questo sistema risulta però molto<br />
delicato e richiede un utilizzo accorto e cauto. “Occorre la pazienza<br />
dei Santi!” chiosa Reichert… Pazienza, sicuramente, necessaria anche<br />
per l’ultima e apparentemente banale operazione, quella di inserire lo<br />
stilo nel corpo della testina (4, 5 – qui l’assemblaggio di una MM).<br />
Come è facile immaginare le testine vengono realizzate a mano una<br />
ad una e una ad una subiscono il controllo (6) in fase operativa, anche<br />
qui con il supporto del microscopio elettronico.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 87
SELECTOR<br />
ottimizzare questo percorso si<br />
devono utilizzare alcuni accorgimenti<br />
che ha racchiuso, per<br />
l’appunto, nell’acronimo OTL. In<br />
pratica alcuni componenti sono<br />
pieni, altri vuoti (tenuti tra loro<br />
tramite colle che hanno anche la<br />
funzione smorzante) mentre una<br />
particolare vernice nera è distribuita<br />
sul cantilever per assorbirne<br />
le risonanze.<br />
Tutto ciò è presente nella serie<br />
Prestige di cui il modello Silver<br />
in prova fa parte. Questa serie<br />
si compone di alcuni modelli<br />
particolarmente economici, di<br />
listino poco sopra i cinquanta<br />
euro, ovverosia la Black, Green<br />
e Blue. In posizione mediana si<br />
colloca la Red mentre la Silver<br />
e la Gold sono le più costose. La<br />
Gold non è altro che una Silver<br />
particolarmente selezionata nella<br />
costruzione e dotata di più elevate<br />
prestazioni.<br />
Approssimativamente il costruttore<br />
dichiara che il 5% della produzione<br />
di questi fonorilevatori<br />
“merita” l’appellativo di Gold. Le<br />
bobine sono in rame non solo del<br />
tipo privo d’ossigeno ma anche a<br />
cristalli orientati e di grande purezza;<br />
il cantilever è in ottone e il<br />
<br />
è ellittico.<br />
Il peso di lettura raccomandato<br />
è di 1,5 grammi ma, come al sodi<br />
Carlo D’Ottavi<br />
Prezzo: € 181,78<br />
Peso: 110 g<br />
Distributore: Audiogamma<br />
Via P. Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />
www.audiogamma.it<br />
Tipo: MC Tensione di uscita<br />
(mV): 4,8 Cedevolezza (cm/<br />
dyne): 21 x 10 (-6) Risp. in freq.<br />
(Hz): 10-60.000 Forza di appoggio<br />
(g): 1,5 Stilo: ellittico speciale Impedenza<br />
di carico (Ohm): 47 k<br />
Note: stilo di ricambio euro 115,90.<br />
FONORIVELATORE PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 425 - 03/2009<br />
Grado Prestige Silver 1<br />
Ifonorivelatori Grado non<br />
sono né dei veri bobina<br />
mobile né dei veri magneto<br />
mobili. I principi su cui si basa<br />
invece la costruzione di tutti i<br />
modelli della casa sono fondamentalmente<br />
i seguenti: controllo<br />
delle risonanze, riduzione delle<br />
masse mobili per ottenere una<br />
risposta ai transienti più rapida<br />
e minori distorsioni, riduzione<br />
della fatica d’ascolto, maggiore<br />
longevità dei vari elementi. Per<br />
raggiungere questi traguardi il<br />
costruttore ha brevettato alcune<br />
<br />
solo sui suoi prodotti. Possiamo<br />
riassumere queste soluzioni<br />
tecniche nelle due principali e<br />
assolutamente originali: OTL<br />
(Optimized Transmission Line)<br />
e Flux Bridger, ovvero linea di<br />
<br />
magnetico a ponte. Per linea di<br />
trasmissione s’intende in questo<br />
caso il percorso che fa il segnale,<br />
che è prima di natura meccanica<br />
e poi elettrica. Lungo questo<br />
percorso ci sono diversi punti<br />
<br />
diversi componenti e materiali<br />
che lo compongono. Pensate alla<br />
puntina in diamante, quindi il<br />
cantilever o asta di supporto<br />
metallica, ai<br />
magneti, alle<br />
bobine e<br />
così<br />
via.<br />
Ogni punto<br />
di contatto tra<br />
un materiale<br />
e l’altro rappresenta<br />
una<br />
zona critica<br />
che può<br />
generare<br />
distorsioni,<br />
risonanze,<br />
perdita<br />
d’informazioni.<br />
Secondo<br />
Grado,<br />
p e r<br />
88 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
lito, quando la testina è nuova si<br />
può osare qualcosa di più e uno o<br />
due decimi di grammo sono consigliabili<br />
per ottenere prestazioni<br />
eccellenti dopo già una decina di<br />
ore di collaudo.<br />
Provata con un buon giradischi<br />
come il Dual CS-455 per poi passare<br />
a un esagerato SME 20/12<br />
con un braccio da dodici pollici,<br />
la Prestige Silver ha mostrato rapidamente<br />
le sue qualità che sono<br />
in perfetta sintonia con gli obiettivi<br />
di casa Grado. Il nostro ruolo<br />
<br />
a priori di quanto promesso dal<br />
costruttore, qualunque esso sia,<br />
nelle varie brochure pubblicitarie.<br />
Dobbiamo ammettere, però,<br />
che raramente le impressioni<br />
d’ascolto hanno coinciso con<br />
quanto dichiarato dal costruttore<br />
come in questo caso. Davvero si<br />
ascolta un suono potente, dalla<br />
grande immagine, tridimensionale<br />
e ben ferma con una timbrica<br />
calda senza esagerare ma che<br />
consente lunghi ascolti con una<br />
minima fatica d’ascolto. Anche<br />
il dettaglio, il particolare, le informazioni<br />
ambientali sono ben<br />
restituite e c’è una sensazione di<br />
ricchezza di dettagli e un livello<br />
di risoluzione che sinceramente<br />
non crediamo si possano riscontrare<br />
in una categoria economica<br />
come questa.<br />
Scorrendo l’Annuario abbiamo<br />
rilevato appena una mezza dozzina<br />
di potenziali concorrenti<br />
intorno ai cento euro di costo<br />
e di questi, Pro-Ject K6 a parte<br />
(visto che deriva direttamente da<br />
una Grado), non ci sembra che<br />
nessuna abbia quell’insieme di<br />
caratteristiche che ha questa Prestige<br />
Silver. Forse le sole Denon<br />
DL 110 e Audio Technica AT440<br />
<br />
in qualche parametro ma ben<br />
NÉ MM NÉ MC<br />
Il cantilever ha incastonato a un suo<br />
estremo, come di consueto, il diamante,<br />
a profilo ellittico, mentre nell’altro<br />
lato è inserito il perno fisso. Il perno,<br />
o pivot, a sua volta sostiene tutto un<br />
blocco chiamato cantilever system<br />
che contiene oltre al cantilever un<br />
anello metallico di equilibratura e un<br />
ulteriore disco costituito da un elemento<br />
centrale in gomma con funzioni<br />
smorzanti e al suo esterno un magnete<br />
miniaturizzato. Nella parte posteriore<br />
dell’elemento cantilever sono immersi<br />
quattro minuscoli cilindri magnetici<br />
che costituiscono insieme al magnete<br />
solidale con il cantilever il sistema che<br />
crea il Flux Bridger. I quattro magneti<br />
cilindrici creano un doppio flusso magnetico<br />
incrociato, all’interno del quale<br />
si muove quello solidale al cantilever<br />
che, seguendo il movimento dell’asticella,<br />
modifica l’intensità del<br />
campo magnetico aumentando<br />
un flusso e contemporaneamente<br />
diminuendo l’altro e<br />
viceversa. Tutto l’elemento va<br />
a incastonarsi all’interno del<br />
corpo testina. Superiormente<br />
il cantilever system è sotto<br />
l’azione del magnete fisso principale<br />
mentre la faccia posteriore,<br />
quella contenente i quattro magneti<br />
cilindrici, è direttamente a contatto con<br />
le quattro bobine costituite da pochissimi<br />
avvolgimenti in rame OFC. La riduzione<br />
delle dimensioni delle bobine è<br />
consentita grazie all’alta intensità del<br />
campo magnetico variabile grazie proprio<br />
al Flux Bridger. Piccoli spostamenti<br />
del cantilever, ovvero della puntina nel<br />
solco, si traducono in grandi variazioni<br />
del flusso magnetico e quindi in altrettanto<br />
elevate variazioni dell’intensità<br />
del segnale elettrico attraverso le bobine;<br />
per questo non è necessario un<br />
gran numero di avvolgimenti. Inoltre,<br />
proprio grazie alla natura simmetrica<br />
del campo, dovuto ai quattro micro<br />
magneti e al conseguente doppio<br />
flusso, il sistema appare idealmente<br />
bilanciato e privo di cariche residue,<br />
che possono creare ulteriori distorsioni.<br />
La riduzione delle dimensioni delle<br />
bobine significa riduzione della massa<br />
del sistema a tutto vantaggio della<br />
velocità e prontezza della risposta, e<br />
comporta inoltre un’induttanza elettrica<br />
inferiore. Quest’ultimo aspetto è<br />
utile in quanto significa una maggiore<br />
insensibilità del fonorilevatore al tipo<br />
di cavo di segnale utilizzato nel braccio.<br />
Il cantilever system (il gruppo costituito<br />
da testina, cantilever, supporto ed<br />
estensioni magnetiche) si estrae dal<br />
corpo della testina tramite un apposito<br />
strumento in dotazione, una specie di<br />
pinzetta. Sono visibili le estensioni magnetiche<br />
che si posizionano in asse agli<br />
induttori posti nel corpo della testina,<br />
che costituisce la base della tecnologia<br />
Grado, a cavallo fra magnete mobile e<br />
bobine mobili.<br />
<br />
confronto su tutti i fronti.<br />
cora<br />
tutta da giocare con testine<br />
ben più costose, anche di costo<br />
natezza<br />
di questa Prestige Silver<br />
può davvero far impallidire molte<br />
più pretenziose concorrenti. Il<br />
risultato è pienamente soddisfacente<br />
con giradischi come il Dual,<br />
ma anche con tanti Pro-Ject,<br />
<br />
risultati sono buonissimi. L’esagerato<br />
SME di cui sopra dimostra<br />
che questa testina può dare delle<br />
belle sferzate dinamiche e impul-<br />
<br />
pavimento. Un amplificatore<br />
integrato che abbia un ingresso<br />
fono degno di questo nome, considerando<br />
i tranquillizzanti valori<br />
di tensione d’uscita e d’impeden-<br />
<br />
con questo modello.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />
15 COERENZA .............................................................. 2<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Splendida fusione tra spirito artigianale e costanza<br />
nella produzione, frutto di un controllo<br />
di qualità elevato e di una “tradizione” ancora<br />
tramandata.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Adatto a ogni genere musicale e in grado di<br />
farsi valere anche in catene di un certo pregio. Si<br />
può chiedere di più a un fonorivelatre di prezzo<br />
entry level?<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
L’elemento base sul quale edificare una catena<br />
analogica tanto da neofiti che definitiva. Uno<br />
dei mattoncini in quella costruzione che fa del<br />
vinile il fattore con una marcia in più.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Siamo di fronte a una storia aziendale che è<br />
quasi una favola tramandata di generazione in<br />
generazione. Il rapporto duraturo con l’importatore<br />
e una notevole stabilità sul mercato dei vari<br />
modelli garantiscono un voto assoluto.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Ci sono cose che non hanno prezzo... e altre che<br />
è come non l’avessero! Davvero difficile fare di<br />
meglio, perlomeno in questa vita!<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 89
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
Prezzo: € 599,00<br />
Distributore: Audiogamma<br />
Via P. Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel. 02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />
www.audiogamma.it<br />
FONORIVELATORE PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 490 - 09/2014<br />
Ortofon Quintet Bronze<br />
Tipo: MC Tensione di uscita<br />
(mV): 0,3 Cedevolezza (cm/<br />
dyne): 15 x 10-6 Risp. in freq.<br />
(Hz): 20-25.000 - 3 dB Forza di appoggio<br />
(g): 2,1-2,5 Separazione canali<br />
(dB): > 23 a 1 kHz Stilo: Nude<br />
Fine Line 8x40 micron Impedenza di<br />
carico (Ohm): >20 Bilanciamento<br />
tra i canali (dB):
TEST<br />
TRADIZIONI CHE SI<br />
TRAMANDANO<br />
Il livello e l’accuratezza delle lavorazioni<br />
sono impressionanti, anche<br />
alla luce del fatto che si tratta di<br />
una produzione su larga scala a livello<br />
industriale. L’apporto “umano”<br />
è notevole e fondamentale anche<br />
in considerazione delle cinque varianti<br />
presenti nella serie Quintet<br />
che devono essere assemblate con<br />
tolleranze molto strette e con parametri<br />
specifici per ogni variante. Il<br />
supporto è costituito da un profilo<br />
estruso in alluminio prima tagliato<br />
“a fette” e poi assottigliato ai lati in<br />
modo da ottenere la placca di fissaggio<br />
superiore.<br />
Il gruppo magnetico è fissato al supporto<br />
tramite un solo bullone amagnetico<br />
in ottone che comprime<br />
anche le espansioni polari. I punti<br />
di contatto sono solo due di cui uno<br />
con una superficie di contatto davvero<br />
ridotta al minimo indispensabile.<br />
Il supporto discende direttamente<br />
da quello utilizzato fin dalle prime<br />
serie MC, utilizzato nella serie Rondo<br />
ora rimpiazzata dalla Quintet, ma<br />
con una qualità di realizzazione che<br />
si scrolla di dosso il retaggio del manifatturiero<br />
preciso ma un po’ grossolano.<br />
Il cantilever è una canna di alluminio<br />
schiacciata in punta per l’installazione<br />
della puntina. Il taglio della Bronze è<br />
del tipo nude Fine Line, più affilato<br />
rispetto a quelli utilizzati nei modelli<br />
più economici. Il Black ha il cantilever<br />
in boro.<br />
L’unico neo è il coperchio esterno,<br />
in plastica, inutilmente grande e pesante<br />
e di impaccio nell’installazione.<br />
Il guscio esterno non ha nessuna<br />
utilità a livello funzionale se non<br />
quella di tenere al sicuro i finissimi<br />
cavi di collegamento e la parte magnetica,<br />
molto potente, che tende<br />
ad attirare anche il più sottile pulviscolo<br />
ferroso. La forma facilita l’aggiustaggio<br />
a vista dell’installazione<br />
sullo shell ma rende molto più complicata<br />
l’ottimizzazione e la versatilità<br />
considerato il profilo molto basso<br />
del guscio, complicazioni invece assenti<br />
nella versione naked.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 0<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 0<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 0<br />
15 COERENZA .............................................................. 1<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
-<br />
<br />
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<br />
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nita.<br />
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-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Ottimizzazione industriale di alto livello applicata<br />
a un genere di trasduttore per molti versi<br />
“fuori epoca”. Alcune smagliature principalmente<br />
di forma più che di contenuto.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■<br />
Difficile la messa a punto, principalmente a<br />
causa della forma del guscio esterno incomprensibilmente<br />
ingombrante. Il peso notevole,<br />
inoltre, ne limita la scelta dei partner. In modalità<br />
nacked lo scenario migliora, anche se “fuori<br />
concorso”!<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
In un segmento di mercato non eccessivamente<br />
presidiato (ma con un must come concorrente)<br />
riesce a esprimere un potenziale notevole.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Tradizione, esperienza e costante impegno nel<br />
settore fanno davvero la differenza!<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Grandi pregi ma anche qualche limitazione (nel<br />
set up) per un “saldo netto” comunque ampiamente<br />
positivo...<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 91
SELECTOR<br />
di Carlo d’Ottavi<br />
Prezzo: € 4.950,00<br />
Dimensioni: 44,2 x 10,35 x 36,44 cm<br />
(lxaxp)<br />
Peso: 10,5 kg<br />
Distributore: Audiogamma<br />
Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel. 02-55181610 - Fax 02-55181961<br />
www.audiogamma.it<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido,<br />
dual mono Sensibilità (mV): 0,25<br />
Risposta in frequenza (Hz): 20-20.000<br />
+/- 0,2 dB Impedenza MM (kOhm): 47<br />
Impedenza MC (Ohm): selezionabile<br />
7 valori Rapporto segnale/rumore<br />
(dB): 137 (MM), 140 (MC) Note: 2 ingressi:<br />
MC e MM/MC; capacità di carico<br />
selezionabile per MM.<br />
UNITÀ PHONO PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 433 - 10/2009<br />
Esoteric E-03<br />
è l’unico pre<br />
fono della casa giapponese,<br />
attualmente L’E-03<br />
non distribuito in Italia. Si tratta<br />
di un dual mono, quindi ogni<br />
tore<br />
dedicato, a partire dall’alimentazione<br />
che fa capo a un<br />
trasformatore del tipo R-Core<br />
per canale. In questo modo nessun<br />
componente è condiviso da<br />
entrambi i canali a vantaggio<br />
di una separazione dei segnali<br />
piuttosto decisa.<br />
Gli ingressi sono due ed è possibile<br />
collegare contemporaneamente<br />
due giradischi: un ingresso<br />
MC è per fonorilevatori<br />
a bassa tensione d’uscita, l’altro<br />
MC/MM, invece, è per modelli<br />
a media e alta tensione d’uscita.<br />
Gli ingressi agiscono direttamente<br />
sulla scheda madre dove<br />
per primo si trova il selettore<br />
di carico, al quale seguono in<br />
ne.<br />
Il carico selezionabile tra<br />
i due ingressi non è identico.<br />
Selezionando il primo ingresso,<br />
siamo<br />
scegliere l’impedenza di<br />
carico tra sette valori: 10, 50,<br />
100, 300, 500, 1k, 10k Ohm.<br />
<br />
quanto, come è noto, nelle testine<br />
a bobina mobile tale valore<br />
gresso<br />
2, denominato MC/MM,<br />
è possibile scegliere tra quattro<br />
valori d’impedenza: 100, 500,<br />
1k e 10k Ohm riferito ancora a<br />
testine del tipo a bobina mobile<br />
ma con tensione d’uscita medio/alta.<br />
Nel caso invece che si<br />
utilizzino testine di tipo magneto<br />
mobile, il valore d’impedenza<br />
<br />
47 kOhm, mentre è possibile<br />
scegliere per la capacità tra i<br />
valori di 0, 100 o 330 pFaraday.<br />
Selezionando l’ingresso MC,<br />
si usufruisce di entrambi i due<br />
stadi di guadagno collegati a<br />
cascata: il primo da 26 e il secondo<br />
da 40 dB. Quindi questo<br />
pre phono può garantire un<br />
guadagno massimo di 66 dB<br />
<br />
per la stragrande maggioranza<br />
dei fonorilevatori in commercio.<br />
Soltanto per quelli dotati di<br />
una bassissima tensione d’uscita,<br />
diciamo al di sotto del valore<br />
di 200 microV, si renderà necessario<br />
l’impiego di un trasformatore<br />
elevatore di tensione<br />
detto anche step-up. Nel caso si<br />
utilizzi una testina a media/alta<br />
tensione d’uscita, questa andrà<br />
collegata ai pin RCA contrassegnati<br />
dal 2 e, selezionando questo<br />
ingresso tramite l’apposito<br />
selettore posto sul frontale, il<br />
primo stadio di guadagno verrà<br />
bypassato e il segnale giungerà,<br />
dopo il selettore di carico, direttamente<br />
al solo secondo stadio<br />
di guadagno. Questo stadio, che<br />
<br />
seguito dalla sezione di equalizzazione<br />
RIAA che è suddivisa in<br />
due blocchi. Il primo è dedicato<br />
alla parte inferiore della gamma<br />
di frequenza e viene posto in<br />
controreazione negativa all’am-<br />
to<br />
alla sezione di frequenze, è<br />
invece realizzato con una rete<br />
passiva CR che è in serie allo<br />
-<br />
<br />
ge<br />
ai connettori d’uscita.<br />
Nell’E-03 non vi è uso di microprocessori,<br />
per eliminare<br />
la componente di rumore determinata<br />
dalla loro presenza,<br />
e le commutazioni avvengono<br />
tramite relais controllati dai<br />
commutatori rotativi sul pannello<br />
frontale. L’eliminazione<br />
di appositi circuiti di selezione<br />
consente di ottimizzare e accorciare<br />
il percorso del segnale<br />
con la conseguente riduzione<br />
dei rumori e delle interferenze<br />
associate a un tipo di progetto<br />
convenzionale. Sia gli stadi<br />
<br />
equalizzazione RIAA lavorano<br />
ad alta tensione.<br />
Il telaio è sostanzialmente di-<br />
<br />
separate da una traversa metallica<br />
che, oltre a irrobustire<br />
l’intera struttura, impedisce che<br />
<br />
dai due trasformatori (tra l’altro<br />
molto contenuto e localizzato in<br />
seguito alle peculiarità degli R-<br />
92 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
A PROVA DI BOMBA<br />
Lo stadio di amplificazione sia in<br />
ingresso che in uscita è realizzato a<br />
componenti discreti. I circuiti stampati<br />
dell’alimentazione e dello stadio<br />
di amplificazioni, anche se collocati<br />
in posizione simmetrica, sono uguali<br />
fra loro, cosa che si riflette anche nella<br />
disposizione delle connessioni sul pannello<br />
posteriore. Il dimensionamento<br />
del filtraggio supplementare è poderoso<br />
e sembrerebbe una replica di quello<br />
altrettanto sovradimensionato a monte.<br />
Una tecnica dispendiosa ma che<br />
ottimizza ogni stadio di alimentazione<br />
consentendo di separare il dispositivo<br />
dai disturbi di rete.<br />
In prossimità delle uscite sono collocati<br />
i relais blindati di commutazione<br />
dei carichi per i fonorivelatori e degli<br />
ingressi. I connettori RCA hanno un’eccellente<br />
meccanica di ancoraggio: un<br />
massiccio corpo metallico avvitato al<br />
pannello posteriore con i contatti<br />
caldi in solid core saldati al circuito<br />
stampato.<br />
Il trasformatore è un R-Core, per ogni<br />
canale, installato in un vano separato<br />
da una lamiera posto verso la parte<br />
Core) - disturbi i sensibili circuiti<br />
elettrici. Le tre manopole sul<br />
frontale consentono la selezione<br />
degli ingressi e dei valori di<br />
carico senza dover ricorrere a<br />
scomode operazioni con spesso<br />
microscopici selettori posti<br />
nel pannello posteriore, di fondo<br />
o addirittura internamente<br />
all’apparecchio stesso. Per ogni<br />
selettore del carico è presente la<br />
funzione Demag che permette<br />
di demagnetizzare i fonorilevatori<br />
di tipo a bobina mobile<br />
e/o uno step-up esterno. Una<br />
soluzione adottata da pochissimi<br />
che merita il nostro apprezzamento.<br />
Il particolare di avere il selettore<br />
d’ingresso e, soprattutto,<br />
quelli del carico separati per<br />
ciascuno di loro disponibili sul<br />
pannello frontale, rende indubbiamente<br />
facile le operazioni<br />
di messa a punto, specie nella<br />
<br />
È infatti possibile una sintonia<br />
nibile<br />
dalla sorgente analogica,<br />
in base ai propri gusti musicali,<br />
variando il valore del carico<br />
d’impedenza. Con una MC il cui<br />
valore di carico consigliato è di<br />
100 Ohm, scegliendo per esempio<br />
il valore di 50 Ohm si è ottenuto<br />
un suono leggermente più<br />
morbido e delicato, forse anche<br />
leggermente meno dinamico. Si<br />
tratta di piccoli cambiamenti<br />
che possono o meno incontrare<br />
il gusto dell’ascoltatore ma che<br />
proprio per questo dimostrano<br />
-<br />
<br />
<br />
pra<br />
descritte dovute al posizionamento<br />
sul frontale di questi<br />
controlli. Il carattere sonoro<br />
dell’E-03 sembra votato al felice<br />
connubio tra grande ana-<br />
<br />
tali da rendere l’ascolto quanto<br />
maginare<br />
e particolarmente godibile.<br />
Non ci sono avvertibili<br />
limiti o mancanze e, semmai, il<br />
<br />
analogica è delegato alla testina<br />
e alla meccanica che l’impiega a<br />
-<br />
<br />
macchina.<br />
Il costo dell’apparecchio non è<br />
proprio per tutte le tasche ma<br />
chi vuole un oggetto che, alle<br />
<br />
-<br />
anteriore dell’apparecchio. Il primo stadio<br />
di alimentazione, invece, è posto<br />
nelle immediate vicinanze dello stadio<br />
di amplificazione. Le tensioni sono rettificate<br />
e stabilizzate singolarmente per<br />
ogni sezione con capacità di grandi<br />
dimensioni e distribuite lungo le linee<br />
di alimentazione.<br />
<br />
caso, qualcosa si deve pur concedere.<br />
D’altronde nella fascia<br />
di prezzo di competenza (a cui<br />
appartengono poche decine dei<br />
164 modelli presenti in assoluto)<br />
<br />
-<br />
<br />
interfacciamento dei carichi delle<br />
testine. A questa valutazione<br />
concorre anche la funzione Demag,<br />
nonostante il suo “peso”<br />
<br />
<br />
<br />
scettici in materia oppure no. Altri<br />
ulteriori parametri perno del<br />
fattore di concretezza: le capaci-<br />
ne<br />
a prova di bomba e l’utilizzo<br />
veramente user friendly, uniti a<br />
un nome che costituiscono una<br />
buona garanzia.<br />
Al tempo lo inserimmo nella<br />
nostra ideale lista dei sogni;<br />
oggi, pur non essendo più importato<br />
in Italia, è disponibile<br />
all’estero (in USA è stato recentenemente<br />
oggetto di un test su<br />
Absolute Sound) e merita davvero<br />
lo sforzo se volete entrare<br />
in possesso di un autentico top<br />
di gamma!<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 3<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 3<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 3<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 3<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 3<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />
15 COERENZA .............................................................. 3<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Scelte progettuali di altissimo livello e una costruzione<br />
a prova di bomba ne fanno un must<br />
difficilmente eguagliabile, sopratutto in previsione<br />
delle tendenze future.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
L’estrema flessibilità e adattabilità di questa<br />
elettronica rappresenta un riferimento assoluto<br />
per il mercato. La funzione Demag e un utilizzo<br />
veramente user friendly completano una versatilità<br />
assoluta.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
La possibilità di intervenire sull’interfacciamento<br />
rende facili le operazioni di messa a punto<br />
e ottimali le performance con i partner della<br />
catena analogica. Il risultato è sempre di altissimo<br />
livello.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Natali di tutto rispetto, con una frequentazione<br />
ormai radicata nel mondo Hi-end. Da comprendere<br />
l’attuale disponibilità dell’oggetto.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Costo elevato ma all’interno del ristretto gotha<br />
dei top (16 apparecchi) è il più versatile e uno<br />
dei meglio suonanti...<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 93
SELECTOR<br />
modo non si deve attendere un<br />
periodo più o meno lungo di riscaldamento<br />
prima di ottenere<br />
le massime prestazioni dal preamplificatore.<br />
L’apparecchio<br />
viene settato in fabbrica con un<br />
carico d’impedenza di 47 kOhm<br />
(senza alcun modulo di carico<br />
inserito) e uno capacitivo di 150<br />
pF. Sono valori standard ottimali<br />
con la stragrande maggioranza<br />
dei fonorilevatori di tipo magneto<br />
mobile, ma spesso idonei<br />
a pilotare anche quelli a bobina<br />
mobile. Tuttavia buona parte dei<br />
modelli MC richiede valori d’impedenza<br />
più bassi e per questo<br />
Nagra fornisce sei moduli di carico<br />
resistivo, rispettivamente da<br />
100, 150, 220, 330, 470 e 1000<br />
Ohm, per potersi interfacciare<br />
al meglio con questi altri tipi di<br />
fonorilevatori. Per poter inserire<br />
questi moduli bisogna sollevare<br />
<br />
telaio da quattro viti con testa a<br />
brugola, e inserire il modulo scelto<br />
in un piccolo connettore da 6<br />
pin vicino al lato connessioni.<br />
Oltre a questo ci sono altri connettori<br />
con jumper a bandiera<br />
che a seconda di come vengono<br />
spostati consentono il guadagno<br />
massimo, indicato per MC a bassa<br />
uscita, o quello più basso per i<br />
modelli MM o MC ad alta uscita.<br />
Un’ulteriore caratteristica è data<br />
dalla presenza di altri jumper da<br />
spostare, potendo così scegliere<br />
tra il funzionamento in sbilanciato,<br />
scelta di default del costruttore,<br />
e quello bilanciato. Quest’ultimo<br />
è considerato preferibile solo<br />
se si avverte all’ascolto un ronzio<br />
<br />
Già dai primi ascolti il BPS si fa<br />
notare per la grande neutralità<br />
e precisione del suo lavoro, asa<br />
cura della redazione<br />
Prezzo: € 1.850,00<br />
Dimensioni: 11 x 2,7 x 16 cm (lxaxp)<br />
Peso: 0,48 kg<br />
Distributore: Audio Natali<br />
Viale Alessandro Volta, 14 - 51016<br />
Montecatini Terme (PT)<br />
Tel. 0572772595 - Fax 0572913216<br />
www.audionatali.com<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido<br />
Risp. in freq. (Hz): 20-30.000 +1, 0 dB<br />
Impedenza MM (kOhm): 47 Impedenza<br />
MC (Ohm): regolabile 100, 150,<br />
220, 330, 470 e 1k S/N (dB): >77 Note:<br />
guadagno 49-64 dB, alimentazione con<br />
una batteria da 9 V, finitura silver.<br />
UNITÀ PHONO PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 473 - 02/2013<br />
Nagra BPS<br />
Questo pre è un piccolo<br />
e leggero gioiello alimentato<br />
con una comune<br />
batteria da 9V, vagamente<br />
basato sul modello maggiore,<br />
il Nagra VPS, di tipo valvolare,<br />
mentre questo utilizza transistor<br />
bipolari. Il telaio è in alluminio,<br />
un elemento familiare per il<br />
costruttore svizzero. Al fondo è<br />
applicato una specie di sottile<br />
pannello in un materiale antiscivolo<br />
in gomma fustellato con<br />
la scritta Nagra a tutta ampiezza,<br />
destinato a impedire che il pre-<br />
<br />
ha a che fare con cavi di grossa<br />
sezione e rigidi.<br />
Il BPS fornisce un guadagno di<br />
51 dB in modalità MM e 62 dB in<br />
MC, utilizzando un secondo sta-<br />
<br />
tamente<br />
tutti i fonorilevatori in<br />
commercio, escluso forse qualcuno<br />
di quelli con tensione d’uscita<br />
bassissima, meno di 100 microvolt<br />
per intenderci. Peraltro, si<br />
deve<br />
notare come molti di quei rari<br />
modelli di fonorilevatori particolari<br />
per le loro caratteristiche<br />
elettriche e, a volte, meccaniche,<br />
spesso vengano abbinati a step-<br />
<br />
loro. Possiamo quindi conferma-<br />
<br />
di questo pre-phono Nagra lo<br />
rendano praticamente universale.<br />
Il circuito MC utilizza gli<br />
stessi trasformatori di step-up<br />
<br />
il più costoso VPS. Inoltre, visto<br />
il contenuto consumo energetico,<br />
l’apparecchio può essere alimentato<br />
tramite una sola batte-<br />
<br />
a detta del costruttore, circa 100<br />
ore di utilizzo prima di doverla<br />
<br />
a levetta prevede anche una terza<br />
posizione con la funzione di test<br />
per controllare lo stato di usura<br />
della batteria. Il BPS ha anche un<br />
ingresso jack per un alimentatore<br />
esterno da collegare a una<br />
presa di rete, non in funzione<br />
dell’ascolto ma per mantenere il<br />
circuito in tensione e riscaldato;<br />
una sorta di stand by che rende<br />
immediatamente pronto<br />
l’apparecchio una<br />
volta acceso.<br />
In questo<br />
94 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
sai distante da quanto spesso si<br />
associa al suono analogico del<br />
vinile. Quindi un’impressione di<br />
una resa sonora meno lussureggiante,<br />
che non indugia troppo<br />
<br />
<br />
phono, anche di prezzo ben<br />
superiore, danno, specie quelli<br />
valvolari. In questo caso, tutto<br />
pare votato a darci una versione<br />
del suono molto trasparente<br />
con poche mediazioni/interpretazioni:<br />
quindi se un disco suona<br />
male perché mal registrato e/o<br />
se il fonorilevatore impiegato<br />
ha delle marcate caratteristiche<br />
sonore tutte sue, il BPS non farà<br />
molto per nascondere o addomesticare<br />
il tutto con un suono più<br />
<br />
un testimone super partes, assai<br />
poco compassionevole. Se però<br />
quello che c’è a monte è ok, allora<br />
ecco che il BPS trasferisce il<br />
segnale nel modo migliore a valle<br />
dell’impianto. Le ottave inferiori,<br />
sulle prime, potrebbero apparire<br />
carenti di calore, poco presenti;<br />
nirsi<br />
ben scontornato, modulato<br />
ma stretto, tutto meno che ridondante.<br />
È un basso soprattutto<br />
preciso, in grado di svelare tanti<br />
MOLTO<br />
ADATTABILE<br />
Una caratteristica che<br />
sembra stare molto a cuore a<br />
Nagra, probabilmente per i suoi nobili<br />
natali nel professionale in cui, ogni<br />
adattamento di impedenza ottimizzato<br />
è il primo passo verso un risultato<br />
ottimale, è la possibilità di scegliere<br />
il carico resistivo e capacitivo più<br />
idoneo in funzione del fonorivelatore<br />
utilizzato. Ci sono altri costruttori che<br />
ignorano la problematica, altri che la<br />
sovrastimano, altri ancora che eccedono<br />
in possibilità offerte associate<br />
alla complicazione del circuito. Nagra<br />
invece<br />
mostra di<br />
aver scelto<br />
la soluzione<br />
più elegante,<br />
funzionale e pratica<br />
anche se bisogna<br />
ricorrere alla rimozione<br />
del coperchio superiore. Accettata<br />
questa procedura ci troviamo<br />
di fronte alla soluzione che rende<br />
meno sensibile l’apparecchio a falsi<br />
contatti oppure a un’architettura<br />
circuitale complessa. Ognuno dei<br />
sei moduli per selezionare il carico<br />
d’impedenza è costituito da una<br />
mini scheda con una resistenza per<br />
canale e i 6 pin dorati da inserire nel<br />
piedino: una leggera pressione fino<br />
a quando i pin scompaiono nel piedino<br />
e il lato forato tocca una colonna<br />
glie<br />
spesso altrimenti nascoste,<br />
obliate da code e rimbombi fuori<br />
luogo. La neutralità del timbro<br />
è, alla resa dei fatti, un modo<br />
per disvelare nel migliore dei<br />
modi tutti i contenuti musicali<br />
presenti nel disco. Da questa ne<br />
derivano la nitidezza, la pulizia,<br />
la trasparenza e la velocità di<br />
reazione alle sollecitazioni continue<br />
che la musica suggerisce<br />
e che traducono l’esperienza<br />
dell’ascolto in qualcosa di emozionante<br />
e coinvolgente, proprio<br />
perché più ci avvicinano a quella,<br />
inarrivabile, di un concerto<br />
dal vivo. Tra l’interpretazione<br />
romantica e lussureggiante di<br />
alcuni sistemi audio e quella più<br />
snella e pulita, Nagra, almeno<br />
con il BPS, ha scelto la seconda<br />
via. Questo, però, non vuol dire,<br />
nemmeno minimamente, che ci<br />
troviamo di fronte a un prodotto<br />
spietato e freddo, dalle sonorità<br />
estreme e un poco isteriche. Se<br />
la velocità nella restituzione dei<br />
transienti è esemplare è anche<br />
vero che c’è chi attacca e smorza<br />
in modo ancora più brutale i<br />
cambi dinamici, mentre il BPS<br />
sembra trattenerli quell’attimo<br />
in più per meglio raccordarsi,<br />
metallica per il fissaggio tramite vite<br />
(i contatti sono realizzati con inserti<br />
rapidi a terminali lunghi e dorati ad<br />
ampia superficie di contatto, oggetti<br />
frequenti nel settore informatico: efficaci<br />
e funzionali).<br />
Il modello superiore VPS adotta lo<br />
stesso schema di adattamento d’impedenza<br />
con identici sei moduli da in-<br />
in modo più graduale, tenendo<br />
conto quindi delle code naturali<br />
<br />
degli ambienti della registrazio-<br />
<br />
così per integrarsi in modo ideale<br />
con il restante contenuto armonico,<br />
senza strappi o mancanze<br />
apprezzabili. In breve, tutti i<br />
piccoli dettagli che compongono<br />
la struttura unica armonica<br />
di uno strumento sono rivelati<br />
pienamente.<br />
Le notevoli doti di trasparenza<br />
di questo apparecchio sono confermate<br />
dal fatto che cambiando<br />
fonorilevatore cambia altrettan-<br />
nora.<br />
Per questa ragione il BPS<br />
può essere considerato un punto<br />
fermo per costruire un front end<br />
analogico di altissimo livello!<br />
Si aggiunga la sua elevata adattabilità<br />
alla stragrande maggioranza<br />
dei fonorilevatori in commercio<br />
ed ecco che non si fatica<br />
a definirlo un prodotto quasi<br />
universale. I fan del marchio<br />
che non possono però spendere<br />
le cifre richieste per gli altri gioielli<br />
della casa rimangano sintonizzati:<br />
chissà che il BPS non<br />
sia il primogenito di una nuova,<br />
auspicabile stirpe!<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 0<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />
15 COERENZA .............................................................. 1<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
La componentistica a cavallo fra il tradizionale<br />
e il miniaturizzato favorisce un layout molto<br />
compatto e con i percorsi del segnale ottimizzati.<br />
Fatto per durare.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Uno dei cavalli di battaglia della casa è proprio<br />
l’ottimizzazione in funzione del partner utilizzato.<br />
La possibilità di sceglliere il carico resistivo e capacitivo<br />
più idoneo è un passo verso un risultato<br />
ottimale.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Al di fuori delle facili metafore (nella botte<br />
piccola... ) un prodotto inversamente proporzionale<br />
alle sue dimensioni! Per molti potrebbe<br />
rappresentare la scelta definitiva.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Forse tra i più conservatori nel preservare il concetto<br />
di qualità all’interno del mondo audio. Da<br />
questo punto di vista una vera garanzia.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Un (quasi) perfetto rappresentate del concetto<br />
di microlusso, ovvero: come chiamarsi Nagra ma<br />
farlo sapere a tutti!<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 95
SELECTOR<br />
ne distinti, uno per ogni canale<br />
<br />
Il prezzo al pubblico si attesta<br />
<br />
A livello sonoro questo apparecchio<br />
rispetta i tradizionali<br />
parametri audiofili non rilevando<br />
pecche o mancanze di<br />
nessun genere. Dunque risposta<br />
in frequenza amplissima e<br />
regolare, dinamica eccellente<br />
con una risposta pronta e ferma<br />
agli impulsi musicali, basso frenato<br />
quanto potente, immagine<br />
ampia e ben proporzionata, bagaglio<br />
armonico ricchissimo e<br />
timbro sostanzialmente neutro.<br />
<br />
-<br />
<br />
gran classe rispetto a prodotti<br />
di classe media, anche di eccellente<br />
valore. Più volte, ascoltando<br />
dischi stranoti e dei quali si<br />
sarebbe pronti a giurare di conoscere<br />
in ogni minuscolo particolare,<br />
ci si sorprende a notare<br />
come tanti elementi siano ora<br />
messi a fuoco meglio, come se<br />
la nostra vista avesse miracolosamente<br />
recuperato qualche<br />
diottria. Il classico esempio<br />
del velo tolto dinnanzi al palcoscenico<br />
virtuale<br />
funziona<br />
benisdi<br />
Carlo d’Ottavi<br />
Prezzo: € 8.800,00<br />
Dimensioni: 24x10.3x30.5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 5 kg<br />
Distributore: MPI<br />
Via De Amicis, 10-12 - 20010 Cornaredo (MI)<br />
Tel. 02-936.11.01 - Fax 02-93.56.23.36<br />
www.mpielectronic.com<br />
Tipo: MM/MC Tecnologia: stato solido<br />
Sensibilità (mV): regolabile da<br />
0,05 Impedenza MM (kOhm): 47/50<br />
pF Impedenza MC (Ohm): regolabile<br />
da 40 a 400 Note: alimentatore<br />
separato. Consumo 7 W. Guadagno<br />
variabile: MM 33, 41 e 50 dB; MC 56,<br />
64 e 73 dB.<br />
UNITÀ PHONO PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 444 - 09/2010<br />
Van den Hul The Grail<br />
Il Grail è un apparecchio in<br />
due telai, con quello più<br />
grande dedicato principlamente<br />
al segnale audio e uno<br />
più piccolo nel quale è collocato<br />
il trasformatore toroidale. Nella<br />
attuale versione compare un<br />
pulsante di accensione collocato<br />
sul pannello frontale invece<br />
del “nulla” che caratterizzava la<br />
precedente (quella da noi provata)<br />
in cui era presente solo un<br />
led di stato e il tasto di accensione<br />
a ridosso della vaschetta<br />
IEC... A sua volta il mobile<br />
sfrutta ora un contenitore più<br />
“audiophile oriented” anche se<br />
la struttura è la stessa e i pannelli<br />
laterali sono “ingentiliti”<br />
suna<br />
utilità strutturale e funzionale<br />
ma solamente estetica. Indubbiamente<br />
un passo in avanti<br />
rispetto al comune Galaxy da<br />
autocostruzione!<br />
Le regolazioni di guadagno<br />
<br />
stanza<br />
scomodo. Sia per MM<br />
che per MC si possono scegliere<br />
tre livelli di guadagno in modo<br />
da coprire la quasi totalità dei<br />
bisogni. Nel caso di MC ad alta<br />
uscita, si consiglia il collega-<br />
<br />
<br />
usufruire della regolazione automatica<br />
del carico.<br />
Il costruttore consiglia questa<br />
soluzione per utenti esperti<br />
<br />
professionista. In ogni caso si<br />
dovrà intervenire manualmente<br />
con un carico intorno ai 470<br />
Ohm generalmente adatto ai fonorilevatori<br />
MC ad alta uscita.<br />
<br />
sopra la vaschetta IEC poste-<br />
<br />
<br />
posto sul frontale del Grail e<br />
<br />
non lasciare sempre acceso<br />
<br />
<br />
per suonare al meglio.<br />
<br />
introduce anche la possibilità di<br />
alimentazione a batteria come<br />
optional, invero già prevista nei<br />
primi PCB anche se al momento<br />
del test i componenti non erano<br />
stati saldati sul PCB.<br />
Èsione<br />
bilanciata che in sostanza<br />
-<br />
96 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
ABBASSO LE VIBRAZIONI<br />
Si notano tutta una serie di accorgimenti<br />
che testimoniano una cura spinta<br />
a tutti quegli elementi che possono<br />
influire sul corretto funzionamento<br />
dell’apparecchio.<br />
L’unità phono è stata curata sul piano<br />
della lotta alle vibrazioni con l’adozione<br />
di un pannello smorzante, di natura bituminosa,<br />
applicato sotto il coperchio,<br />
di un pannello in legno tra la scheda<br />
madre e il fondo del cabinet e di piedini<br />
ugualmente in legno, con l’aggiunta di<br />
feltrini a ulteriore disaccoppiamento<br />
col piano d’appoggio. Il costruttore<br />
ritiene l’impiego di questi elementi in<br />
legno utili per contrastare l’accumulo<br />
di energia meccanica che, se rilasciata<br />
sotto forma di vibrazioni, può nuocere<br />
al corretto funzionamento di dispositivi<br />
elettronici particolarmente sensibili.<br />
Per il medesimo motivo, il trasformatore<br />
è stato posto in un contenitore a parte<br />
e collegato all’alimentazione vera e propria<br />
e al resto dell’elettronica tramite<br />
un cavo assai lungo.<br />
Direttamente sul circuito stampato, si<br />
trovano i dip switch per la regolazione<br />
del guadagno del pre. Questo significa<br />
che ogni volta che si deve cambiare<br />
questo valore bisogna accedere<br />
all’interno dell’apparecchio, svitando<br />
le relative viti che fissano il coperchio.<br />
Il cabinet “generico” adottato ha la caratteristica<br />
di avere dei pannelli laterali<br />
sagomati per irrigidirli maggiormente<br />
e favorire un migliore raffreddamento,<br />
con il bordo superiore, dove va ad<br />
appoggiarsi il coperchio, a forma di<br />
binario e nel quale sono contenute le<br />
sedi per le viti del suo fissaggio. Queste<br />
sedi sono dei cilindri, internamente<br />
filettati, liberi di scorrere all’interno di<br />
questo binario.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 3<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 3<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 3<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 3<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 3<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 2<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 3<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 3<br />
15 COERENZA .............................................................. 3<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 3<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
simo per descrivere quanto<br />
succede.<br />
Il costruttore consiglia un rodaggio<br />
di almeno 50 ore, dopo<br />
di che la sua resa sonora si<br />
approssima al massimo delle<br />
sue potenzialità. Il bello è che<br />
questa esperienza auditiva così<br />
migliorata non si traduce affatto<br />
in un suono cristallino e<br />
trasparente sì, ma anche troppo<br />
chiaro o quasi abbacinante, perché<br />
la neutralità timbrica è assolutamente<br />
mantenuta. Piuttosto<br />
quel che piace davvero è<br />
come questa maggiore ricchezza<br />
d’informazioni, restituite con<br />
grande precisione e nitore, sia<br />
gestita senza venir meno a una<br />
dolcezza e delicatezza di fondo<br />
che permette di ascoltare a volumi<br />
prossimi al reale.<br />
Un’esperienza illuminante è<br />
stato l’ascolto del sempiterno<br />
Kind of Blue di Miles Davis sia<br />
a basso che ad alto volume. Si<br />
mente<br />
molto più protagonista e<br />
non relegato in un fondo al limite<br />
del comprensibile. Il suono,<br />
però, non è per nulla gigantesco<br />
o ridondante, risultando invece<br />
netto, preciso; ci si accorge<br />
che il lavoro di Paul Chambers<br />
è molto più complesso, ricco di<br />
dinamica e varietà di fraseggio<br />
e soluzioni. Quando entrano in<br />
campo la tromba con la sordina<br />
di Davis e i sax di Coltrane<br />
e Adderley non si ha paura di<br />
stare ad ascoltare a volumi sostenuti<br />
perché il suono risulta<br />
tanto presente e vivido mentre<br />
la naturale aggressività di que-<br />
<br />
nel fastidioso, a dispetto della<br />
grande energia espressa dai tre<br />
musicisti. Stesse note possono<br />
ripetersi all’ascolto di un pianoforte<br />
gran coda che sfodera<br />
tutta la sua dinamica, la rapidità,<br />
le continue variazioni tra<br />
bassissimi e pieni orchestrali,<br />
senza mai tendere al gigantismo<br />
ma analogamente riempiendo<br />
la sala di sonorità rotonde e<br />
ti<br />
ambientali che riescono con<br />
grande facilità a ricreare la scena<br />
di registrazione con estrema<br />
derando<br />
che negli ultimi anni<br />
sono passati presso la nostra<br />
redazione alcune unità phono<br />
di valore assoluto (Lehmann<br />
Silver Cube, l’Esoteric E-03 e il<br />
Sutherland PH3D), possiamo<br />
affermare che il Grail sia un<br />
apparecchio di assoluto vertice:<br />
nessuno ci è sembrato così<br />
dotato nel saper coniugare una<br />
elevata risoluzione e un senso di<br />
calda partecipazione e delicata<br />
raffinatezza in un modo così<br />
equilibrato.<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Netta scissione fra abito e contenuto: in uno<br />
chasiss da “diyer” si cela un circuito fra i più<br />
raffinati ed evoluti. All’interno anche soluzioni<br />
anticonvenzionali per la soppressione delle vibrazioni.<br />
Unico nel suo genere!<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Anche se il settaggio può apparire farraginoso,<br />
si tratta di un riferimento fra i pre phono con<br />
una delle più ampie possibilità di accettazione!<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Si posiziona nel ristrettissimo Olimpo dei migliori...<br />
dei migliori! Mai sentito niente di simile<br />
anche se la “parzialità” di tale affermazione (e<br />
il livello di costo) dà adito a un suonogramma<br />
non assoluto.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Grande tradizione nel campo delle connessioni<br />
e per i fonorivelatori, l’elettronica è un’avventura<br />
più recente!<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Di default in questa fascia di mercato per prudenza<br />
non scatta mia il voto assoluto ma qui ci<br />
siamo molto vicini...<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 97
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
Prezzo: € 5.900,00<br />
Dimensioni: 42 x 11,5 x 35 cm<br />
(lxaxp)<br />
Peso: 13,5 kg<br />
Distributore: High Fidelity Italia<br />
Via Collodi - 20010 Cornaredo (MI)<br />
Tel. 02 93611024 - Fax 02 93647770<br />
www.h-fidelity.com<br />
Tipo: senza braccio Telaio: rigido<br />
multistrato alluminio e legno compresso<br />
e sistema antirisonante con<br />
microsfere in acciaio Trasmissione:<br />
a cinghia Piatto: da 38 mm in POM<br />
nero con perno ceramico sospeso<br />
magneticamente Velocità (RPM):<br />
33/45/78 a controllo elettronico Note:<br />
finitura alluminio satinato chiaro e legno.<br />
Versione Black alluminio satinato<br />
nero euro 6.200. Versione Wood Clarify<br />
con braccio Clarify Carbon Silver<br />
euro 7.300 e 7.500 nella finitura Black.<br />
GIRADISCHI PROVATO SU <strong>SUONO</strong> 471 - 12/2012<br />
Clearaudio Ovation Wood<br />
è appena più<br />
grande dello stretto<br />
necessario per L’Ovation<br />
contenere un piatto di normale<br />
diametro e un braccio da nove<br />
pollici. L’essere poi, come tradizione<br />
Clearaudio, un modello<br />
di tipo rigido, si traduce in uno<br />
chassis apparentemente molto<br />
semplice costituito da una tavola<br />
rigidissima e pesante dai bordi<br />
fortemente stondati. Sotto, quali<br />
unici elementi che lo accoppiano<br />
al piano d’appoggio, tre piedi in<br />
allumino pieno, con doppia ghiera<br />
per la regolazione in altezza e<br />
messa in piano e terminate con<br />
le classiche punte. A corredo,<br />
altrettanti piattelli sotto punta e<br />
salva ripiano...<br />
L’approccio della casa tedesca<br />
alle due principali problematiche<br />
correlate alla realizzazione di un<br />
giradischi (come renderlo più<br />
isolato possibile dalle vibrazioni<br />
e come assicurarsi che la velocità<br />
di rotazione sia costante) è epocale!<br />
Il sistema di rotazione del<br />
piatto sfrutta la tecnologia della<br />
levitazione magnetica, realizzata<br />
con un sistema proprietario<br />
(CMB - Ceramic Magnetic Bearing).<br />
Il controllo della corretta<br />
velocità avviene tramite un sensore<br />
ottico posto giusto davanti<br />
al perno: se la velocità risulta differente<br />
da quella impostata viene<br />
regolata la velocità del motore...<br />
In corrispondenza del sensore,<br />
sotto al contropiatto, è inserito<br />
tente<br />
nel quale sono applicati<br />
minuscoli riferimenti. Una specie<br />
di stroboscopio al laser a una<br />
frequenza di un ordine superiore<br />
a quella usuale (50Hz). Non appena<br />
viene registrato un valore<br />
<br />
impostato un circuito di servo<br />
controllo agisce sul motore in<br />
modo da riportare nel più breve<br />
tempo possibile la rotazione al<br />
giusto valore.<br />
<br />
della velocità intervenendo su<br />
tre piccoli trimmer, regolabili<br />
con uno dei cacciaviti in<br />
dotazione e situati in un vano<br />
scavato nel lato posteriore. Le<br />
velocità comprendono, oltre alle<br />
canoniche 33 e 45 giri, anche la<br />
più inusuale di 78 giri, e il<br />
selettore è costituito<br />
da altrettanti<br />
pulsanti<br />
asserviti a led blu. Lo spegnimento<br />
pone il giradischi in stand-by.<br />
Il motore, di tipo DC, è collocato<br />
in una struttura solidale con lo<br />
chassis del giradischi e immerso<br />
in un materiale smorzante in<br />
modo da non trasmettere vibrazioni<br />
al telaio. Si tratta di una<br />
soluzione che si sta sempre più<br />
nomici<br />
a quelli più costosi.<br />
Mentre il montaggio del giradischi<br />
è molto semplice, grazie alla<br />
sua natura monotelaio di tipo<br />
rigido, molto più tempo prende<br />
la messa a punto del braccio<br />
con fonorilevatore scelto.<br />
<br />
l’Ovation, utilizzando una livella<br />
<br />
agire sull’altezza dei tre piedini<br />
conici. Il montaggio del piatto<br />
deve essere preceduto dalla lu-<br />
<br />
bastano due gocce dell’olio for-<br />
<br />
procedere con un minimo di<br />
attenzione nel calettare i vari<br />
componenti del piatto e il gioco<br />
è fatto, in pochissimi minuti.<br />
Montata la cinghia si può utilizzare<br />
un disco stroboscopico, di<br />
quelli che si possono anche fare<br />
in casa scaricandolo da internet<br />
e stampandolo su carta, per controllare<br />
se le velocità di rotazione<br />
regolate in fabbrica corrispondono<br />
a quelle previste. Altrimenti<br />
si può agire sui trimmer posti<br />
sul retro del giradischi. Per il<br />
collegamento alla rete elettrica<br />
è previsto un cavo terminato<br />
con il solito, per Clearaudio e<br />
molti altri costruttori, scomodo<br />
trasformatore inglobato nella<br />
spina. Al braccio vanno dedicate<br />
più attenzioni, non fosse altro<br />
98 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
SCELTE ORIGINALI<br />
Lo chassis è un composito costituito<br />
da due spesse tavole in alluminio<br />
pieno che stringono una parte centrale<br />
costituita da un conglomerato<br />
di legno compresso e un numero non<br />
meglio precisato (ma pare che siano<br />
proprio tante!) di microsfere in acciaio.<br />
Il tutto al fine di costituire un sistema<br />
altamente risonante, pare persino a<br />
prova di pallottole, cosa che noi non<br />
ci cureremo di verificare!<br />
Il piatto è realizzato in POM, ovverosia<br />
poliossimetilene, più noto tra gli<br />
esperti come delrin. Tra i vantaggi<br />
di questo materiale, noto in campo<br />
audio soprattutto per l’utilizzo in veste<br />
di cuscinetti e parti di supporti, è<br />
quello di risultare una plastica molto<br />
rigida, dotata di una buona resistenza<br />
meccanica, durezza<br />
e stabilità<br />
dimensionale,<br />
a causa della sua<br />
refrattarietà all’umidità.<br />
Il piatto così<br />
realizzato è un<br />
cilindro pieno, alto 30 mm, che presenta<br />
una lieve depressione centrale<br />
per accoppiarsi perfettamente con il<br />
disco, etichetta centrale compresa.<br />
Il cuscinetto e la base sulla quale è fissato<br />
l’alberino ceramico sono dotati di<br />
due anelli coincidenti e ugualmente<br />
polarizzati magneticamente in modo<br />
da respingersi. Il campo magnetico<br />
è molto intenso e anche quando si<br />
monta interamente il piatto, questo<br />
rimane sollevato in modo tale che<br />
l’asse ceramico e il cuscinetto non<br />
vengano mai a contatto.<br />
Il sistema proprietario CMB (Ceramic<br />
Magnetic Bear) utilizza una bronzina<br />
fissata al supporto del piatto che<br />
ruota intorno a un perno in ceramica.<br />
Il sistema di sospensione magnetica<br />
utilizza due gruppi in opposizione in<br />
modo da non far mai toccare l’apice<br />
dell’asse e che il piatto non tocchi mai<br />
la base del giradischi. L’attrito viene<br />
quasi annuallato: anche solo con una<br />
minima sollecitazione il supporto del<br />
piatto compie molti giri...<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................3<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................2<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................2<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................3<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................2<br />
8 Risposta ai transienti ...................................2<br />
9 Velocità .......................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />
11 Frequenze alte .............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse ..........................................1<br />
14 Timbrica ......................................................2<br />
15 Coerenza .....................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................3<br />
per la sua inusuale articolazione,<br />
che inizialmente può lasciare<br />
perplessi per la sua natura apparentemente<br />
ballerina. In realtà, il<br />
meccanismo di regolazione del<br />
peso di lettura è uno dei più pre-<br />
<br />
di vedere...<br />
Un poco più scomode appaiono<br />
le regolazioni degli angoli verticali<br />
e orizzontali, VTA e Azimuth,<br />
ma è anche vero che stiamo parlando<br />
di operazioni saltuarie.<br />
Piuttosto, la dimatura del fonorilevatore<br />
deve tenere presente che<br />
i punti dichiarati dal costruttore<br />
come ad angolo zero di errore di<br />
tracciatura corrispondono a 66 e<br />
121 mm. In commercio esistono<br />
diverse dime per il corretto posizionamento<br />
di un fonorilevatore,<br />
<br />
riferimento per alcuni millimetri<br />
tra loro.<br />
Non si tratta di errori ma del fatto<br />
che si basano su schemi determinati<br />
da diversi studiosi e che<br />
per questo, appunto, divergono<br />
un po’. Il modello Clarify di Clearaudio<br />
fa riferimento allo schema<br />
di Loefgren e se non avete una<br />
dima con quei valori si può sempre<br />
sfruttare internet e scaricarsi<br />
la dima opportuna da uno dei<br />
tanti siti che trattano di vinile e<br />
<br />
regolazioni - fortunatamente<br />
necessarie solo quando si monta<br />
un nuovo fonorilevatore - si può<br />
procedere agli ascolti con fortissime<br />
probabilità che non dovrete<br />
<br />
cambio di testina...<br />
Il contributo del Clearaudio pare<br />
essere quello della estrema pulizia,<br />
silenziosità, chiarezza, nettezza<br />
e fermezza sonora. I bassi<br />
sono solidi e stabili, così netti e<br />
ben scontornati da apparire, a un<br />
primo ascolto, quasi un poco dimessi<br />
mentre, al contrario, sono<br />
solo privi di code, rimbombi e<br />
imprecisioni. Il bello è che più<br />
passano gli ascolti e più si apprezza<br />
l’equilibrio tra le varie frequenze.<br />
Velocità, dinamica micro<br />
e macro, smorzamento e rapidità<br />
negli attacchi sono tutti a livelli<br />
altissimi, senza dare idea di ec-<br />
<br />
Piuttosto, è la ricchezza di particolari,<br />
la trasparenza e la possibilità<br />
di vedere in modo nitidissimo<br />
tutti i componenti di una vasta<br />
orchestra, a impressionare per la<br />
sua panoramicità e completezza.<br />
Nel complesso, dal punto di vista<br />
sonoro siamo di fronte a un sistema<br />
analogico di altissimo livello,<br />
con un carattere sonoro votato<br />
alla trasparenza e alla capacità<br />
di restituzione del dettaglio, an-<br />
<br />
si aggiungono a questo le caratteristiche<br />
“rivoluzionarie” tanto<br />
del giradischi che del braccio e il<br />
fatto che tali soluzioni sembrano<br />
produrre il risultato sperato, non<br />
<br />
record dei vari redattori che si<br />
sono alternati nella prova abbia<br />
prevalso la convinzione che questo<br />
giradischi possa insidiare la<br />
leadership del “mostro sacro” , lo<br />
SME che troneggia in redazione!<br />
mente<br />
alla pari, si gioca anche<br />
nei confronti della lettura dei<br />
<br />
musica liquida.<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Scelte originali e di alto livello che riflettono<br />
il now how della casa in materia a un prezzo<br />
ancora abbordabile. Tutto quello che vorreste da<br />
un giradischi moderno...<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Notevole, anche se una qualche complessità<br />
nella messa a punto dell’apparecchio lo rende<br />
più problematico e riservato a un’utenza matura<br />
ed esperta.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Si potrebbe immaginare che la grande attenzione<br />
agli aspetti tecnologici della riproduzione<br />
analogica abbia in qualche modo penalizzato la<br />
sua “magia”. Non è così, e l’apparecchio si prefigura<br />
come uno dei migliori in assoluto!<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Un marchio specializzato che esiste da una vita;<br />
stessa cosa dicasi del distributore. Salvo errori e<br />
omissioni, il miglior tipo di abbinata.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Elevato ma non proibitivo se si considera che si<br />
ha a che fare con una delle migliori performance<br />
in assoluto nel settore.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 99
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
Prezzo: € 999,00<br />
Dimensioni: 46 x 13,3 x 36 cm<br />
(lxaxp)<br />
Peso: 7,7 kg<br />
Distributore: Audiogamma S.p.A.<br />
Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel. 02.55.181.610 - Fax 02.55.181.961<br />
www.audiogamma.it<br />
Tipo: con braccio Telaio: rigido in<br />
mediodenso su tre coni in alluminio<br />
smorzati in sorbothane Trasmissione:<br />
a cinghia Piatto: sandwich di<br />
fibra di legno a risonanza ottimizzata<br />
2 kg, tappeto in vinile e clamp<br />
in metallo Velocità (RPM): 33 1/3,<br />
45 Braccio: 9cc Wow & Flutter (%):<br />
+/- 0,08 Rumble (dB): -70 Note:<br />
finitura olive, mogano o laccato<br />
piano nero. Con Ortofon<br />
2M-Red premontata.<br />
GIRADISCHI<br />
Pro-Ject 2Xperience Classic<br />
2M Red<br />
Va riconosciuto all’austriaca<br />
Pro-Ject di aver<br />
prima di tutti intuito le<br />
potenziali dimensioni di quello<br />
straordinario amarcord, déjà<br />
vu, revival (chiamatelo come<br />
vi pare) che ha caratterizzato<br />
il settore dell’analogico e a<br />
cui è dedicato l’ampio speciale<br />
pubblicato in questo numero di<br />
<strong>SUONO</strong>. Non solo la Pro-Ject<br />
ci ha creduto, ciecamente, ma<br />
ha investito a testa bassa per<br />
<br />
più abbordabile di quel ritorno<br />
al vinile che ha caratterizzato<br />
gli ultimi anni (vale la pena di<br />
ricordare che molti dei consumatori<br />
di vinile sono giovani!).<br />
Così ogni volta che si osserva<br />
il catalogo della casa, pur limitandosi<br />
ai soli giradischi di casa<br />
Pro-Ject, si rimane stupiti per<br />
la quantità di modelli presenti:<br />
attualmente siamo intorno a<br />
una trentina e considerando le<br />
<br />
presenza o meno di fonorilevatori<br />
premontati, pre-phono e/o<br />
uscite USB incluse, c’è il forte<br />
rischio di perdersi in una vera<br />
orgia vinilistica! La crescita del<br />
catalogo analogico di Pro-Ject<br />
è legato anche al fatto che il<br />
costruttore ha puntato recentemente<br />
anche al settore Hiend,<br />
con modelli più ambiziosi<br />
<br />
con i giradischi Xtension Evo<br />
e Signature, anche con bracci<br />
Ortofon.<br />
Il modello in prova, il 2Xperience,<br />
fa invece parte della<br />
<br />
variegata con modelli che partono<br />
da quelli ancora economici,<br />
con l’1Xpression Carbon (da<br />
599 euro in su), per arrivare<br />
agli Xtension, che nella versione<br />
con braccio Ortofon<br />
si spingono anche oltre i 6.000<br />
euro. Anche l’2Xperience, in<br />
<br />
è disponibile in diverse versioni:<br />
Acrylic, Classic e SB DC, a<br />
loro volta con o senza fonori-<br />
<br />
2Xperience Acrilic ha la base in<br />
acrilico trasparente, il Classic<br />
ha una base in composto di legno<br />
di maggiore spessore e la<br />
versione SB DC ha inglobata in<br />
essa anche la Speed Box, ovvero<br />
il controllo elettronico della<br />
velocità di rotazione del piatto.<br />
Il modello in prova è un Classic<br />
<br />
e fonorilevatore premontato<br />
Ortofon 2M Red, un modello<br />
magneto mobile di classe economica<br />
ma che costituisce già<br />
una buona base di partenza per<br />
ascolti di buon livello.<br />
Elemento<br />
caratterizzante<br />
dei modelli<br />
2Xperience<br />
Clas-<br />
sic è<br />
100 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />
QUESTIONE DI TOLLERANZE<br />
Come usanza ormai consolidata, oggi si tende a considerare il piatto come un elemento costituito da diverse parti tra cui<br />
il pressore o clamp, il disco in vinile, il tappetino, dove presente, oltre al piatto vero e proprio con il suo perno di rotazione.<br />
Nel caso del 2Xperience Classic è assente il tappetino e il disco in vinile viene pressato dal clamp direttamente sul piatto,<br />
sagomato in modo da considerare anche il piccolo spessore dell’etichetta, così da formare un tutt’uno solidale e dove i<br />
diversi materiali che compongono questo sandwich contribuiscono a renderlo più complesso e refrattario alle risonanze.<br />
Il piatto è un conglomerato di MDF e vinile per un totale di 2 kg di peso e presenta, nel modello in prova, due fori ravvicinati<br />
(che sia per un’equilibratura, un po’ come avviene con le ruote delle automobili?). Il pressore si avvita sul perno del<br />
piatto in modo da realizzare un blocco unico. Il perno è costituito da un alberino in acciaio inossidabile e cromato che<br />
ruota in una sede in bronzo poggiando su un fondello in teflon sinterizzato. Il tutto con tolleranze ridotte, anche qui non<br />
siamo al livello dei modelli di punta dove il gioco è praticamente quasi zero. La sede del cuscinetto si avvita da sotto la<br />
base tramite un dado centrale e tre piccole viti che fissano la flangia che amplia la base di contatto tra base e cuscinetto.<br />
La cinghia di trasmissione agisce sul bordo esterno del piatto e la selezione tra le due velocità ammesse, i canonici 33<br />
e 45 giri al minuto, avviene manualmente facendo scorrere la cinghia tra le due pulegge coassiali all’albero motore.<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 1<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 1<br />
15 COERENZA .............................................................. 1<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Ormai lo standard adottato dalla ditta austriaca<br />
è in grado di garantire un’ottimizzazione elevatissima<br />
dei suoi prodotti, con enorme beneficio<br />
per quelli più economici.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Con pochi accorgimenti un giradischi entry level<br />
come questo si trasforma in un più raffinato<br />
sistema di lettura per l’analogico. Non è da tutti!<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
La versione base svolge il compito prefissato ma<br />
basta cambiare testina per approdare a lidi di<br />
eccellenza.<br />
quello di essere giradischi del<br />
tipo rigido, con una base rettan-<br />
<br />
di legno; un classico, insomma,<br />
come il nome suggerisce. Tale<br />
base, di spessore maggiore rispetto<br />
alla versione in acrilico<br />
(siamo sui 40 mm contro i 25<br />
circa), poggia su tre piedini,<br />
regolabili in altezza. I piedini<br />
sono costituiti da quattro elementi:<br />
un cono in alluminio e<br />
un cilindro dello stesso materiale<br />
sono separati da un cilindro<br />
smorzante in sorbothane<br />
e incollati tra loro, mentre il<br />
quarto elemento è un disco in<br />
feltro che funge da ulteriore<br />
separatore con la base telaio in<br />
MDF. L’asse di ogni piedino è<br />
costituito da un un bullone M8<br />
e qui nasce qualche perplessità<br />
<br />
in altezza. La messa in piano del<br />
giradischi è relativamente facile<br />
e veloce da ottenere regolando<br />
in altezza, avvitando o svitando<br />
i tre piedini su cui poggia. Il<br />
problema è che svitando anche<br />
di poco un piedino, viene meno<br />
il contatto feltro con il telaio e<br />
più si procede in questa operazione<br />
più il piedino tende ad<br />
essere libero di vibrare per via<br />
della filettatura bullone/sede<br />
un po’ grossolana. L’ideale,<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Una certezza che vale anche di più, avendo abbracciato<br />
con i suoi prodotti il difficile segmento<br />
del microlusso, interpretato al meglio.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Sfiora il massimo che non ottiene solo per la<br />
piccola pecca relativa al sistema di antiskating.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 101
SELECTOR<br />
DISACCOPPIATO<br />
Il motore è inserito all’interno della<br />
base in MDF del giradischi ma è realizzato<br />
in modo da ridurre al minimo la<br />
trasmissione al telaio delle vibrazioni<br />
generate dal suo funzionamento; ciò<br />
avviene tramite un sistema di disaccoppiamento<br />
non banale e più complesso<br />
di quanto visto nei modelli più<br />
economici della casa. Il motore si trova<br />
in una sede scavata nella base ma non<br />
è in contatto diretto con essa. Viene<br />
montato su una flangia in alluminio<br />
al di sotto della quale sono scavati<br />
due binari nei quali far passare un<br />
elastico piuttosto spesso che a sua<br />
volta si fissa al telaio girando intorno<br />
a quattro perni fissati a quest’ultimo. I<br />
perni hanno il profilo opportunamente<br />
sagomato per tenere in tensione<br />
l’elastico e sono posti in due coppie a<br />
formare un quadrilatero che tiene sospeso<br />
il motore. Un ulteriore elemento<br />
costituito da un anello in spugna a<br />
fori grandi è posto tra il fondo della<br />
sede e il lato inferiore del motore. In<br />
effetti, il sistema a prima vista può ricordare<br />
quelli utilizzati nei modelli più<br />
economici e quelli di modelli capostipiti<br />
di tale tecnologia come i Rega<br />
Planar già anni Ottanta, ma appare<br />
decisamente più evoluto, raffinato ed<br />
efficacie. Non siamo però al livello di<br />
quanto visto nei modelli Xtension o<br />
Signature, nei quali per ottenere l’effetto<br />
desiderato si ricorre al materiale<br />
che compone la base del giradischi<br />
stesso, un conglomerato con forti<br />
qualità smorzanti. Una soluzione,<br />
dunque, allineata alla classe media<br />
di appartenenza del giradischi.<br />
quindi, sarebbe limitare al minimo<br />
possibile l’allentamento<br />
dei piedini, mettendo il giradischi<br />
possibilmente su una su-<br />
<br />
Un ulteriore problema in fase<br />
di settaggio si manifesta con il<br />
samente,<br />
come con quasi tutti i<br />
giradischi Pro-Ject, specie quelli<br />
di fascia bassa e media, non<br />
molto viene spiegato a proposito<br />
della messa a punto del si-<br />
<br />
che sostiene il contrappeso e il<br />
<br />
in modo tale che non si riesce<br />
ne<br />
scelta nell’alberino solidale<br />
<br />
alberino possiede tre tacche che<br />
corrispondono ad altrettanti<br />
<br />
oppone a quella centripeta che<br />
attira la puntina verso il centro<br />
<br />
<br />
di lettura impostato, maggiore<br />
deve essere il valore dell’antiskating;<br />
questo a grandi linee,<br />
anche se ci sono molte e diversificate<br />
scuole di pensiero in<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
ma slitta sempre in quella più<br />
<br />
molto semplicemente piegando<br />
-<br />
<br />
ma altrettanto robusto da non<br />
rischiare rotture, in modo tale<br />
che il tutto non sia così tirato e<br />
<br />
<br />
il braccio/fonorilevatore arriva<br />
verso i solchi più interni del<br />
<br />
Un aspetto importante nella<br />
<br />
di dotarsi di un cavo phono<br />
con massa separata, pena il<br />
rischio di catturare disturbi<br />
che si traducono in un assai<br />
<br />
<br />
<br />
che i connettori del cavo di segnale<br />
non fuoriescano da sotto<br />
il giradischi, limitando così gli<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
con il livello del giradischi e del<br />
fonorilevatore Ortofon ma, naturalmente,<br />
nulla vieta, specie<br />
se ci si munisce di un fonori-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
rie<br />
hanno subito mostrato un<br />
<br />
un sistema analogico di buon<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
tono<br />
lunghe sedute d’ascolto,<br />
dove la fatica d’ascolto appare<br />
improbabile, a meno che non si<br />
ascoltino dischi registrati dav-<br />
<br />
-<br />
<br />
nei confronti dei partner, specie<br />
sul fronte dello stadio phono,<br />
quindi non si presentano particolari<br />
vincoli di interfacciamen-<br />
librato<br />
con un’eccellente resa<br />
sulle voci: i cantanti appaiono<br />
ben al centro della scena, con<br />
-<br />
<br />
livello di dimensioni e propor-<br />
<br />
smussati ma in modo graduale;<br />
102 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST PRO-JECT 2XPERIENCE CLASSIC 2M RED<br />
BRACCIO SOFISTICATO<br />
Nel bilancio complessivo di questo<br />
giradischi non si può dimenticare la<br />
presenza di un braccio Pro-ject 9CC.<br />
Si tratta del modello base che ha nel<br />
modello Evolution la versione più<br />
sofisticata montata anche su giradischi<br />
di altre case, tra i quali il Majik<br />
LP12 di casa Linn. In realtà, tra le due<br />
versioni, quella base qui montata e<br />
quella Evolution, le differenze non<br />
sono eclatanti e riguardano principalmente<br />
il sistema di sostegno<br />
dell’articolazione del braccio, più<br />
robusta, con cuscinetti a più bassa<br />
tolleranza e altri piccoli ritocchi<br />
che lo rendono più raffinato. Tra le<br />
principali caratteristiche del braccio<br />
9CC ci sono la canna e lo shell in<br />
un pezzo unico, la forma conica che<br />
si riduce verso lo shell e aumenta<br />
verso l’articolazione ed è realizzata<br />
in fibra di carbonio. L’articolazione<br />
è del tipo cardanico, realizzata tramite<br />
cuscinetti conici sui due assi,<br />
verticale e orizzontale, con i vertici<br />
puntati nel castelletto di sostegno<br />
costituito da un anello interno e<br />
un semiarco esterno. Il tutto, già in<br />
questa versione base, appare ben<br />
costruito e non presenta attriti significativi.<br />
Dietro l’articolazione si<br />
trova l’alberino che sostiene il contrappeso,<br />
che è a un’altezza inferiore<br />
rispetto a quella del braccio, un<br />
modo ormai molto diffuso, in realtà<br />
soprattutto nei disegni unipivot, per<br />
abbassare il baricentro del braccio e<br />
meglio controllare le sue oscillazioni,<br />
specie con dischi molto ondulati.<br />
Apprezzabile, poi, la possibilità di<br />
regolamento fine dell’azimuth e del<br />
VTA in modo da porre la puntina del<br />
fonorivelatore nella giusta angolazione.<br />
Il cavo di segnale dal braccio<br />
termina direttamente in una scatola<br />
posta sotto il telaio, con le prese RCA<br />
e quella per il cavo di massa.<br />
non si raggiungono certo livelli<br />
dinamici paragonabili a quanto<br />
permesso da sistemi Hi-end<br />
ma della loro mancanza ce ne<br />
accorgiamo più dal confronto<br />
immediato che non durante un<br />
ascolto in solitario, visto che a<br />
prevalere è il relax e il piacere<br />
generale. Ma questo giradischi<br />
e questo braccio in particolare,<br />
almeno secondo noi, possono<br />
garantire performance anche<br />
di livello superiore, per la felicità<br />
del possibile acquirente.<br />
Così abbiamo provveduto a sostituire<br />
la testina in dotazione<br />
con un buon fonorilevatore MC<br />
come l’Audio Technica AT-F7,<br />
concludendo il test e traendo<br />
soprattuto da questa ultima<br />
configurazione le indicazioni<br />
per la stesura del Suonogramma<br />
(lo stesso, naturalmente, si<br />
può ottenere con altri modelli<br />
come Denon DL103, Benz Micro<br />
MC Gold o Silver, Sumiko<br />
Blue Point Special Evo III, Linn<br />
Adikt e altri ancora nei cataloghi<br />
di Goldring, Grado, Rega e<br />
nella fascia di prezzo tra i 200<br />
e i 600 euro, senza timore di<br />
esagerare).<br />
Quello che si guadagna in termini<br />
di prestazioni sonore<br />
è sicuramente un suono più<br />
accurato, completo e in grado<br />
di scandagliare i solchi dei<br />
dischi, tirando fuori più particolari,<br />
una migliore messa a<br />
fuoco e una dinamica superiore,<br />
senza che tutto ciò metta a<br />
repentaglio quell’equilibrio e<br />
piacevolezza di fondo che sono<br />
comunque le caratteristiche di<br />
base del giradischi austriaco già<br />
<br />
chiavi in mano, tanto che tale<br />
miglioramento può realizzarsi<br />
davvero in un secondo momento<br />
senza sentire l’immediato bisogno<br />
di buttare in un cassetto<br />
la già buona 2M Red della Ortofon!<br />
Rimane il fatto che l’apparecchio<br />
sembra predisposto<br />
per questa sorta di upgrading<br />
minimale che lo proietta in una<br />
categoria superiore a quella meramente<br />
segnalata dal prezzo<br />
di acquisto. Con tutto vantaggio<br />
per chi deciderà di far suo<br />
il 2Xperience, tanto nella sua<br />
originale ottica di facile utilizzo<br />
nata<br />
appartenenza.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 103
SELECTOR<br />
ro di elementi d’antan, dall’altro<br />
di un’assonanza progettuale con<br />
l’apparecchio maggiore.<br />
Nonostante vada riconosciuto<br />
che i VU Meter conferiscono un<br />
aspetto decisamente più gradevole<br />
e meno anonimo all’apparecchio,<br />
di sicuro impatto iniziale,<br />
a lungo andare tornano alla<br />
mente le antiche domande sulla<br />
reale utilità dei VU Meter in un<br />
amplificatore integrato e ci si<br />
rende tuttavia immediatamente<br />
conto che, invece, sarebbe stato<br />
molto utile avere un’indicazione<br />
del livello di regolazione del volume<br />
dove, nonostante la manopola<br />
di grandi dimensioni, è prati-<br />
<br />
la tacca di indicazione. Al tatto la<br />
manopola è molto piacevole da<br />
ruotare, sebbene oramai sempre<br />
più di rado si azionino i comandi<br />
di regolazione a bordo dell’apparecchio<br />
in luogo del più funzionale<br />
telecomando; quest’ultimo<br />
risulta molto sensibile al puntamento<br />
preciso verso il ricevitore<br />
ma, anche in conseguenza della<br />
regolazione del volume un po’<br />
lenta, a volte non si riesce a capire<br />
con chiarezza se l’apparecchio<br />
abbia o meno ricevuto i comandi,<br />
non essendoci un feedback chia-<br />
re<br />
con televisori al plasma accesi<br />
le condizioni diventano ancora<br />
più critiche. In altri termini,<br />
manca il classico, fastidioso ma<br />
indispensabile, led lampeggiante<br />
tipico dei televisori che indica la<br />
comunicazione fra telecomando<br />
e apparecchio. La commutazione<br />
degli ingressi avviene anch’essa<br />
con una certa latenza una volta<br />
ruotata la manopola del com-<br />
<br />
“vintage” che sembrerebbe suggerire,<br />
addirittura, un’interruzioa<br />
cura della redazione<br />
Prezzo: € 1.990,00<br />
Dimensioni: 43,50 x 15,70 x 46,30<br />
cm (lxaxp)<br />
Peso: 23,40 Kg<br />
Distributore: Yamaha Music<br />
Europe GmbH - Branch Italy<br />
Viale Italia, 88 - 20020 Lainate (MI)<br />
Tel. 02.935771 - Fax 02.9370956<br />
www.yamaha.it<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato<br />
solido Potenza: 2 x 90 W su 8 Ohm<br />
(150 W su 4 Ohm) in classe AB<br />
Accessori e funzionalità aggiuntive:<br />
Telecomando, Ingresso cuffia,<br />
Controlli di tono Risp. in freq. (Hz):<br />
5-100.000 -3dB THD (%): 0.025 S/N<br />
(dB): 103 Phono: MM (2.5 mV/47<br />
KOhm) MC (0.1 mV/50 Ohm) Ingressi<br />
analogici: 4 RCA (200 mV/47<br />
kOhm) 1 XLR (200 mV/100 kOhm)<br />
Uscite analogiche: 1 RCA<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO<br />
Yamaha A-S2100<br />
Va riconosciuta a Yamaha<br />
l’intuizione, avuta<br />
già qualche tempo fa,<br />
che l’ha portata a non abbandonare<br />
mai, anche nel periodo di<br />
maggiore spolvero del settore<br />
Home Theater (di cui il marchio<br />
giapponese è stato uno dei protagonisti)<br />
il settore dell’alta fedeltà,<br />
presidiato non solo con costanza<br />
e determinazione ma anche<br />
in una chiave originale, con quel<br />
connubio di tecnologia e aspetto<br />
retro che è diventato la “cifra”<br />
<br />
riproduzione della musica. Più<br />
dei diretti concorrenti Yamaha<br />
è stata in questi anni anche Hi-<br />
Fi, con linee di prodotti complete<br />
<br />
e persino dei top di gamma che<br />
dano<br />
l’approccio (alcuni prodotti<br />
in Italia nemmeno arrivavano)<br />
nel periodo d’oro dell’Hi-Fi<br />
made in Japan. Fino qui, nulla<br />
di straordinario forse, sebbene<br />
prodotti come l’A-S3000, top<br />
di gamma degli integrati, o la<br />
<br />
<br />
Theater ma “riletti” su <strong>SUONO</strong><br />
in chiave stereo) tra luci e ombre,<br />
ampiamente più le prime che le<br />
seconde, rivelino un dispiegamento<br />
di mezzi e un impegno<br />
che non sono semplicemente “di<br />
passaggio” ma frutto di strategie<br />
radicate che vedono l’audio come<br />
settore nodale.<br />
A conferma di questo, c’è anche<br />
un continuo aggiornamento delle<br />
linee di prodotto che, nel caso<br />
dell’integrato A S2100 oggetto<br />
di questa prova, ha degli aspetti<br />
straordinari (ne parleremo in<br />
seguito) che non possono non far<br />
-<br />
<br />
esamina la tabella comparativa<br />
con il predecessore (A-S2000),<br />
potenza e altri dati di targa sono<br />
sostanzialmente gli stessi e l’apparecchio<br />
potrebbe tranquillamente<br />
essere archiviato come<br />
la nuova versione del 2000. La<br />
presenza di una coppia di VUmeter<br />
(assenti nel 2000) sposta<br />
le assonanze, invece, verso il modello<br />
top 3000; come vedremo,<br />
non si tratta solo di una notazione<br />
cosmetica, perché la presenza<br />
degli “aghi” rappresenta la<br />
cartina al tornasole da un lato di<br />
<br />
materia che sfrutta<br />
il recupe-<br />
104 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
Le perplessità funzionali della<br />
parte anteriore dell’apparecchio<br />
scompaiono rispetto a quanto<br />
offerto dal pannello posteriore<br />
in cui le connessioni, soprattutto<br />
quelle di potenza, sono fra le<br />
più efficaci provate finora e<br />
praticamente sconosciute nella<br />
fascia di prezzo di appartenenza.<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 3<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 2<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 2<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 2<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 2<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 2<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 2<br />
ne fra gli azionamenti meccanici<br />
e i commutatori a slitta. Anche i<br />
controlli di tono hanno la stessa<br />
modalità: poco dopo la rotazione<br />
del potenziometro degli alti o<br />
dei bassi si avverte lo scatto di un<br />
commutatore abbinato a un attimo<br />
di silenzio della riproduzione,<br />
in quanto si passa dalla modalità<br />
direct a quella in cui sono attive<br />
le regolazioni. Dal telecomando,<br />
invece, la selezione degli ingressi<br />
è immediata e anche l’attivazione<br />
del mute è chiara, trattandosi<br />
dell’unica funzione indicata da<br />
un led di stato: premuto il tasto<br />
mute, si accende immediatamente<br />
il led e poi il volume si abbassa<br />
gradualmente ma non del tutto.<br />
Se si vuole ancor più silenzio bisogna<br />
intervenire ulteriormente<br />
in modo manuale sulla regolazione.<br />
I morsetti di potenza sono fra<br />
-<br />
<br />
di quelli installati sull’A-S3000 e<br />
che soddisfano tanti dei requisiti<br />
basilari analizzati nei mesi scorsi<br />
nello speciale dedicato ai cavi e<br />
alle connessioni. Ad esempio, è<br />
presente un’ulteriore possibilità<br />
(tra l’altro nemmeno indicata<br />
nel manuale di istruzioni) in cui<br />
il cavo spellato può essere inserito<br />
nell’apposito foro o di lato<br />
alla base del morsetto grazie a un<br />
elemento in plastica contenitivo<br />
che impedisce al cavo di uscire<br />
dalla sede durante il serraggio.<br />
L’impostazione totalmente servoassitita<br />
ma votata al vintage<br />
non lascia invece alcuna chance<br />
per eventuali personalizzazioni<br />
degli ingressi, sia per quanto riguarda<br />
la scelta del nome, cosa<br />
che potrebbe essere anche di secondaria<br />
importanza, sia per il<br />
livellamento dei guadagni degli<br />
ingressi, cosa che invece risulterebbe<br />
molto utile. C’è da pensare<br />
che in passato alcuni standard,<br />
come ad esempio il livello di<br />
uscita di una sorgente, venivano<br />
seguiti pedissequamente dalle<br />
aziende, mentre oggi sembra non<br />
esser più un fatto importante,<br />
tanto che addirittura i CD Player,<br />
in cui il livello massimo digitale<br />
<br />
livelli di uscita che vanno da poco<br />
meno di 2Vrms a quasi 3Vrms,<br />
mentre con lettori multimediali<br />
o portatili le cose variano ancor<br />
più di intensamente.<br />
Ripetiamo che in un sistema<br />
analogico e meccanico non è<br />
possibile implementare certe<br />
personalizzazioni se non a costi<br />
e complicazioni fuori portata,<br />
ma in un sistema servoassistito<br />
e controllato da microprocessore<br />
sarebbe cosa naturale; invece,<br />
la scelta di emulare un sistema<br />
“analogico” vintage sembra<br />
aver precluso molte strade, un<br />
po’ come chiedere a un robot di<br />
ticchettare sulla tastiera di una<br />
macchina da scrivere “analogica”!<br />
A parte le ovvie perplessità che<br />
l’apparecchio suscita sia sul lato<br />
co,<br />
per quanto riguarda i test sul<br />
campo, invece, l’A-S2100 sembra<br />
avere una marcia in più sia<br />
rispetto al suo predecessore, ma<br />
anche verso l’A-S3000, il top della<br />
serie di integrati. Un po’ come<br />
se, azzardando ipotesi, ci dovessimo<br />
aspettare a breve un 3100,<br />
dal momento che le analogie ma<br />
<br />
dell’A S2100 sono schiaccianti.<br />
Una particolare menzione va<br />
alla sezione fono, praticamente<br />
la stessa implementata sull’A<br />
S3000 e collocata in un contenitore<br />
isolato e schermato, che<br />
in un apparecchio di circa 2.000<br />
euro costituisce una marcia in<br />
più se si vuole impiegare in un<br />
sistema totalmente analogico:<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 2<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />
15 COERENZA .............................................................. 2<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Livello qualitativo dei componenti, costruzione<br />
e alcune soluzioni progettuali sono ben al di<br />
sopra della classe di prezzo di appartenenza.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Risultati di eccellenza che confermano le soluzioni<br />
progettuali e la cura della realizzazione. .<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Ottima abbinabilità con diffusori e sorgenti e<br />
ampia dotazione di ingressi.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Ci troviamo di fronte a uno stile nuovo per Yamaha,<br />
a cavallo fra un passato comunque molto<br />
caratterizzato e un presente che ancora non<br />
aveva ben definiti i canoni estetici..<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Granitico!<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Colpisce il prezzo rimasto “quasi” invariato della<br />
precedente versione, a fronte di un incremento<br />
delle prestazioni e dei componenti utilizzati con<br />
qualche connessione a una ostentazione vintage.<br />
Chissà quanto potrebbero valere queste<br />
potenzialità con una linea più “eco sostenibile”...<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 105
SELECTOR<br />
frutto di un preciso collocamento<br />
di marketing e risultare curiose,<br />
al più inutili ma non dannose,<br />
visto che se implementate da<br />
grandi produttori risultano anche<br />
“economiche”. Viene però da<br />
chiedersi, lasciando al lettore la<br />
valutazione se il fascino dei “begli<br />
occhioni verdi” valga il costo o<br />
meno, che cosa sarebbe accaduto<br />
se l’ottimizzazione degli sforzi<br />
<br />
<br />
migliore. Non solo i Vu-Meter ma<br />
anche la complessiva sensazione<br />
“analogica” del prodotto rispon-<br />
<br />
prevede però di perseguire il rial<br />
banco di misura<br />
La risposta in frequenza è molto estesa e per nulla condizionata<br />
dal carico o dalla regolazione del livello tramite<br />
il potenziometro del volume. La distorsione è solo lievemente<br />
accennata con una prevalenza di componenti<br />
di ordine dispari ma con un decadimento armonico abbastanza<br />
rapido. Le componenti da intermodulazione<br />
simmetriche sono lievemente accennate e assenti le altre.<br />
Nonostante la sensibilità dell’apparecchio sia piuttosto<br />
alta, il tappeto di rumore si mantiene a livelli molto bassi<br />
nelle normali condizioni di utilizzo ipotizzate con livelli di<br />
le prestazioni, sia per la sezione<br />
MM che per quella MC, sono eccellenti<br />
con gran parte dei fonorivelatori<br />
in commercio. Manca<br />
la scelta del carico ottimale per<br />
l’ottimizzazione dei fonorivelatori<br />
ma, come accade spesso con<br />
pre Phono di rango non dotati di<br />
selettori ad hoc, è possibile utilizzare<br />
connettori esterni RCA<br />
cinch in cui inserire i valori ottimali<br />
in funzione delle caratteristiche<br />
del fonorivelatore.<br />
<br />
frutto di una tradizione molto<br />
“antica”, la sezione linea e quella<br />
di potenza, anche se con piccole<br />
variazioni rispetto all’A-S3000<br />
e più importanti rispetto all’A-<br />
S2000, mettono in evidenza<br />
una musicalità e una versatilità<br />
nettamente superiore ai suoi predecessori.<br />
Quel che più colpisce<br />
è una evidente minore sensibilità<br />
ri<br />
in quanto, anche con sistemi<br />
molto impegnativi, si è sempre<br />
mantenuta una grande musicalità<br />
abbinata a una certa energia<br />
nell’emissione, quasi sconosciuta<br />
in precedenza. Questo aspetto<br />
era invece risultato il maggior<br />
limite dell’A-S3000 provato su<br />
<strong>SUONO</strong> n. 480 (ottobre 2013).<br />
Ora non è più così, anzi: la vivacità,<br />
mai appiattita, non presta mai<br />
tica<br />
di ascolto, anche nelle situa-<br />
<br />
è esteso e articolato, mai onnipresente<br />
e confuso, aspetto che,<br />
in certe circostanze, potrebbe far<br />
supporre una certa leggerezza,<br />
supposizione smentita non appena<br />
“si manifesta” il basso nella<br />
<br />
ogni caso, non si avverte mai uno<br />
squilibrio timbrico all’opposto,<br />
anzi: l’impostazione dell’apparecchio<br />
manifesta una notevole<br />
neutralità, anche se poi il carattere<br />
non manca di certo. Seppur<br />
“a memoria”, ci sentiremmo di<br />
nostante<br />
un gap di costo di circa<br />
2.800 euro, suoni meglio del top<br />
di gamma! E d’altronde il 2100<br />
<br />
rispetto al 2000 nella sezione di<br />
regolazione del volume e dei toni,<br />
impiegando la stessa struttura e<br />
gli stessi chip del 3000 (NJR Vs<br />
Toshiba). Anche i morsetti sono<br />
senza ombra di dubbio migliori<br />
del 2000 e probabilmente anche<br />
del 3000 mentre lo stadio di<br />
potenza è praticamente lo stesso<br />
razione).<br />
Certo, rispetto al top di<br />
gamma permangono comunque<br />
molte differenze nei materiali<br />
utilizzati, in quanto struttura<br />
e materiali impiegati sono più<br />
costosi nel 3000. Siamo comunque<br />
di fronte a un interessante<br />
fenomeno di downgrade “indu-<br />
-<br />
<br />
interessante e complesso e il prodotto<br />
in prova illustra gran parte<br />
delle problematiche passate presenti<br />
e future tipiche dei grandi<br />
produttori: da un lato i grandi<br />
hanno le risorse per fare ricerca,<br />
sviluppo e ottimizzazione, dall’altro,<br />
però, le linee di produzione<br />
non sembrano rispecchiare sempre<br />
una segmentazione congrua.<br />
Alcune soluzioni anche dal “sapore”<br />
vintage possono essere il<br />
ingresso intorno a 2Vrms, in cui si ottengono le massime<br />
prestazioni dell’apparecchio in termini di rumore e spurie<br />
in banda e fuori banda, evidenziando una notevole cura<br />
dell’alimentazione e delle filtrature.<br />
La distorsione si mantiene molto bassa in tutto il range<br />
di amplificazione, con una prevalenza di terza armonica<br />
e la totale assenza della seconda in conseguenza alle<br />
scelte di configurazione. Al clipping si arriva in modo<br />
abbastanza repentino raggiungendo una potenza di<br />
uscita di circa 110 Wrms su 8R per una THD+n all’1%.<br />
106 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST YAMAHA A-S2100<br />
PROVA DI FORZA<br />
Lo chassis è realizzato con una<br />
doppia intelaiatura portante a più<br />
elementi, fissati a loro volta al pannello<br />
posteriore e a quello anteriore,<br />
realizzati in lamiera ripiegata e<br />
zincata. Il pannello frontale, in cui<br />
sono collocati gran parte dei circuiti<br />
logici di controllo e i comandi<br />
meccanici e i Vu-Meter, è realizzato<br />
con un pannello in alluminio fissato<br />
allo chassis e in un certo senso<br />
isolato dal resto dell’apparecchio<br />
dal pannello in lamiera anteriore.<br />
Il microcontrollore di elaborazione<br />
dei segnali di controllo in ingresso<br />
e uscita (che si occupa della ricezione<br />
dei comandi, della regolazione<br />
fisica del livello del volume in cui<br />
ha un sensore di posizione analogico<br />
del potenziometro) è collocato<br />
nella parte posteriore a ridosso dei<br />
contatti in cui è posta la sezione<br />
di preamplificazione che adotta tre<br />
regolatori di livello NJU72321 della<br />
NJR, gli stessi utilizzati nella sezione<br />
dell’A-S3000 al posto dei Toshiba<br />
TC94A81UG impiegati nell’A-S2100,<br />
per la regolazione del volume e dei<br />
controlli di tono.<br />
Nell’utilizzo si percepisce sempre un<br />
certo ritardo fra l’azionamento di un<br />
comando e l’effettiva attuazione: lo<br />
scatto del relè in ingresso avviene<br />
dopo la rotazione del selettore e<br />
dopo l’accensione del led, anch’essa<br />
con lieve ritardo. I due finali sono<br />
installati su dissipatori in alluminio<br />
posti all’interno dello chassis con<br />
i dispositivi di potenza assemblati<br />
sul PCB in modo da minimizzare il<br />
percorso del segnale e da sfruttare<br />
al massimo la lunghezza dei reofori<br />
per le connessioni.<br />
L’alimentazione utilizza un solo<br />
trasformatore di rete dotato di più<br />
uscite separate per i canali di potenza,<br />
alimentati indipendentemente<br />
uno dall’altro con una filtratura con<br />
quattro condensatori da 22.000 μF<br />
ciascuno per le sezioni di preamplificazione<br />
e di gestione. I pannelli laterali<br />
sono in MDF laccato a specchio<br />
installati con guide che si incastrano<br />
in apposite asole ricavate sui profili<br />
laterali di sostegno.<br />
UN PHONO NOTEVOLE<br />
La scheda phono è posizionata<br />
in fondo alla sezione di ingresso,<br />
chiusa un un contenitore metallico<br />
schermante.<br />
Il circuito è realizzato a componenti<br />
discreti distintamente per la<br />
sezione MM e MC, con due alimentazioni<br />
duali separate e distinte da<br />
±20 per l’una e ±18 V per l’altra.<br />
Le commutazioni avvengono tramite<br />
relè attivati dal circuito di<br />
controllo servoassistito.<br />
I componenti attivi sono prevalentemente<br />
a tecnologia SMD,<br />
però con l’utilizzo di condensatori<br />
tradizionali sia<br />
a film che elettrolitici,<br />
opportunamente<br />
distribuiti<br />
lungo le linee di<br />
alimentazione<br />
di<br />
segnale; si nota<br />
anche l’impiego<br />
di microinduttori<br />
sull’ingresso ad<br />
alta compattazione.<br />
sultato in un modo piuttosto che<br />
in un altro: di fatto, le attivazioni<br />
delle funzioni dell’apparecchio<br />
avvengono tutte in modo servocontrollato.<br />
Tutte queste soluzioni alla fin<br />
<br />
produzione (o almeno presunto<br />
tale), senza che poi si possa<br />
beneficiare delle opportunità<br />
offerte dalle soluzioni logiche<br />
programmabili: l’assoluta versa-<br />
<br />
di un processo si scontra con le<br />
limitazioni hardware come, per<br />
esempio, l’utilizzo di un potenziometro<br />
motorizzato per la regolazione<br />
del livello del volume,<br />
che agisce però solo da valore di<br />
riferimento per un chip monolitico,<br />
come anche la soluzione<br />
farraginosa dei controlli di tono.<br />
Detto questo, va comunque rilevato,<br />
a conferma dell’assunto per<br />
cui solo le grandi aziende sono<br />
nella condizione di realizzare con<br />
facilità prodotti top di gamma<br />
(anche in ragione del fatto che<br />
per queste aziende il prezzo di<br />
un prodotto è più un’astrazione<br />
di marketing che la pedissequa<br />
applicazione di qualche formula<br />
di mark up), che questo A-S2100<br />
è davvero un fuoriclasse che, se<br />
realizzato con le modalità tipicamente<br />
artigianali della maggior<br />
parte dei produttori Hi-end,<br />
costerebbe molto di più (signi-<br />
<br />
confluenza di questi elementi,<br />
assieme a quello che abbiamo<br />
<br />
(frutto del momento culturale e<br />
<br />
un enorme vantaggio per il consumatore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 107
SELECTOR<br />
a cura della redazione<br />
Prezzo: € 4.250,00<br />
Dimensioni: 28 x 46 x 27,5 cm<br />
(lxaxp)<br />
Peso: 14 Kg<br />
Distributore: Ethos S.r.l.<br />
Via della Fonte Meravigliosa, 50/52<br />
00143 Roma (RM)<br />
Tel. 06-5192128/5193162<br />
www.ethosfineaudio.com<br />
Tipo: da supporto Caricamento:<br />
reflex N. vie: 2 Potenza (W): 15<br />
- 100 Impedenza (Ohm): 8 Sensibilità<br />
(dB): 87 Rifinitura: ciliegio,<br />
palissandro, ebano, acero, nera<br />
Note: costruito su specifiche<br />
e licenza BBC<br />
DIFFUSORI<br />
Graham Audio LS 5 / 9 BBC<br />
Monitor<br />
O -<br />
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108 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
II connettori sono posti sul<br />
pannello posteriore molto<br />
distanti fra loro in posizione<br />
molto comoda. Accettano<br />
qualunque tipo di terminazione<br />
anche se il cavo spellato è forse il<br />
più adatto “filologicamente”.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
un locale di piccole dimensioni<br />
dove gli LS5/8 sarebbe stati sovrabbondanti<br />
e quindi inadatti.<br />
In pratica, questo modello<br />
intermedio utilizzava lo stesso<br />
tweeter del modello superiore<br />
LS 5/8 e un woofer molto simile<br />
per tecnologia e realizzazione al<br />
corrispondente fratello maggiore<br />
da 30 cm. Lo scopo più evidente<br />
era quello di mantenersi, da<br />
un punto di vista prestazionale<br />
e di caratteristiche sonore, il più<br />
vicino possibile al modello di riferimento.<br />
Il mobile è realizzato<br />
con pannelli di compensato di<br />
betulla di soli nove millimetri di<br />
spessore. Rinforzato nei punti<br />
critici con pannelli adesivi di bitume,<br />
la sua realizzazione risultava<br />
certamente non facilissima e<br />
<br />
re.<br />
Il pannello frontale sul quale<br />
sono montati gli altoparlanti, il<br />
<br />
avvitato agli altri pannelli laterali<br />
grazie all’applicazione di listelli<br />
che incorniciano internamente<br />
la struttura con la funzione di<br />
tale.<br />
Una soluzione che prevedeva<br />
l’assenza delle guarnizioni di<br />
tenuta (tecnica ancor oggi utilizzata<br />
da ProAc), l’adozione di un<br />
autotrasformatore (con il duplice<br />
<br />
del livello del tweeter ) e una rete<br />
di compensazione al mezzo dB.<br />
Quest’ultima si rese necessaria<br />
per adeguare le altalenanti speci-<br />
<br />
a questo proposito, c’è chi parla<br />
di “inconsistence production”,<br />
riferendosi al fatto che le tolleranze<br />
di quell’altoparlante erano<br />
piuttosto ampie!<br />
Il grande movimento di opinione<br />
che si era sviluppato attorno ai<br />
progetti BBC cominciò a svani-<br />
<br />
concomitanza dei problemi di<br />
reperibilità dei componenti, in<br />
particolare dei woofer, che hanno<br />
portato di fatto al termine della<br />
produzione di questo monitor e<br />
<br />
eventuali riparazioni dei modelli<br />
in circolazione (al punto che<br />
i modelli ancora perfettamente<br />
funzionanti provenienti da quel<br />
periodo sono diventati oramai<br />
una rarità). L’ingresso nell’agone<br />
di Graham Audio ha scompagi-<br />
glese,<br />
infatti, vanta un’esperienza<br />
ventennale in campo professionale<br />
ma, come altre aziende di<br />
questo tipo, a un certo punto della<br />
sua vita ha deciso di spostarsi<br />
anche nel consumer. L’occasione<br />
sembra sia stata fornita a Paul<br />
Graham, titolare dell’azienda, in<br />
occasione della sonorizzazione<br />
della Royal Opera House, per la<br />
quale ha avuto modo di contatta-<br />
cer<br />
e Dorothy Hughes (Spen-<br />
Dor). Hughes era stato uno dei<br />
progettisti dei monitor BBC, con<br />
una conoscenza di questi disegni<br />
ormai praticamente unica.<br />
Se, infatti, il tweeter da 34 mm è<br />
ancora reperibile, quasi del tutto<br />
invariato, non si poteva dire la<br />
stessa cosa per il woofer Rogers.<br />
Hugues si è dunque rivolto alla<br />
Volt, produttrice britannica di<br />
altoparlanti e fornitore, tra gli<br />
altri, per ProAc e PMC. Dai dati<br />
ginali<br />
BBC si è potuti arrivare a<br />
scegliere degli altoparlanti il più<br />
vicino possibile per caratteristiche<br />
a quelli originali, sebbene<br />
non del tutto identici. Questo<br />
ha comportato una revisione del<br />
<br />
nendo<br />
l’originale struttura sottile<br />
in pannelli di betulla. Il risultato<br />
<br />
Audio del monitor ha ricevuto<br />
l’approvazione BBC e, dunque,<br />
l’imprimatur a potersi chiamare<br />
<br />
Si è mantenuto anche il pannello<br />
di regolazione per il livello e il<br />
matching del tweeter, impostato<br />
peraltro in fabbrica, per compensare<br />
anche piccole variazioni ri-<br />
rendo<br />
questa soluzione a qualche<br />
tentazione di controllo di tono<br />
<br />
originali... Anche se da un punto<br />
<br />
100%, tutti soddisfatti dunque, o<br />
almeno così sembra alla luce anche<br />
del fatto che Graham Audio,<br />
sulla scia del successo per questa<br />
senterà<br />
a breve altri due classici<br />
della scuola BBC, ovvero i grandi<br />
LS5/8 e i mini per antonomasia,<br />
cioè gli LS3/5A, ovviamente aggiornati<br />
con gli altoparlanti oggi<br />
disponibili!<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 2<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 0<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 0<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 0<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 2<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />
15 COERENZA .............................................................. 2<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Grande plauso ad una realizzazione il più possibile<br />
aderente alle specifiche originali con qualche<br />
miglioria nell’aspetto e nelle funzionalità.<br />
Il livello qualitativo è molto alto.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Le prestazioni sono condizionate dagli altoparlanti<br />
“d’epoca”, di cui uno realizzato per rispondere<br />
il più possibile alla carattersitiche date.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
Le idiosincrasie in funzione di alcuni generi musicale<br />
e della collocazione in ambiente rendono<br />
il sistema non eccessivamente flessibile.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
Mutevole, imprevedibile, affascinante, incomprensibile.<br />
Figlio di un altro tempo, più roseo,<br />
dell’Hi-Fi.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Un prodotto che si potrebbe considerare “senza<br />
tempo”.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
Il costo è importante ma non commisurato al<br />
lavoro di riprogettazione, alla rivisitazione del<br />
progetto e al livello qualitativo del prodotto.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 109
SELECTOR<br />
Torniamo però agli LS5/9 per<br />
provare a trasmettervi una sensazione<br />
che la bidimensionalità<br />
della carta non può riportare: i<br />
Graham Audio sono bellissimi,<br />
sono “concreti” e con quella cura<br />
che solo la dimensione artigianale<br />
riesce a dare; sono rétro, sono<br />
quel qualcosa che riporta alla<br />
mente, per chi l’ha vissuta, l’era<br />
d’oro dell’Hi-Fi. E sono sostanzialmente<br />
“diversi”, non fosse al-<br />
<br />
anni Ottanta, che si confrontano<br />
con i gusti e la musica di trent’anni<br />
dopo! La loro estetica di ripro-<br />
<br />
tenere bene a mente nel valutare<br />
<br />
questo test stesso che, lo confessiamo<br />
apertamente, è stato<br />
<br />
meno univoci degli ultimi anni,<br />
tant’è che è stato ripetuto più<br />
<br />
ampiamente più di quanto consideriamo<br />
“normale” secondo gli<br />
standard dei test di <strong>SUONO</strong>. Le<br />
ragioni sono tutte in quel gap di<br />
trent’anni che divide la proget-<br />
zione<br />
odierna di ciò che è oggetto<br />
di uno standard qualitativo (o<br />
anche semplicemente “usuale”)<br />
nell’ascolto della musica. Allora<br />
non si parlava né di formati ad<br />
<br />
war! Ma non si pensi, per questo,<br />
che questi diffusori siano<br />
semplicemente “datati”: lo sono,<br />
anche, ma non solo. Diciamo che<br />
impattano con la musica odierna<br />
e con l’attuale concetto di estetica<br />
della riproduzione in maniera<br />
meno prevedibile dei prodotti<br />
realizzati secondo dettami più<br />
odierni. Uno per tutti, la ricostruzione<br />
dello stage, elemento<br />
poco considerato in genere al<br />
momento della realizzazione di<br />
un master, certamente poco evi-<br />
<br />
vicino alla parete di fondo, secondo<br />
i dettami del progetto BBC.<br />
sopperiscono alla mancanza di<br />
<br />
hanno ottime prestazioni in alto<br />
nizione<br />
ma non per concretezza.<br />
Poca enfasi, al contrario, viene<br />
inevitabilmente riservata alle dimensioni<br />
della rappresentazione<br />
sonora, secondo un’estetica<br />
della riproduzione che ci riporta<br />
indietro negli anni, indipendentemente<br />
se ciò sia giusto o meno<br />
<br />
<br />
contrario siano a detrimento delal<br />
banco di misura<br />
La risposta in frequenza mostra un’evidente attenuazione<br />
all’estremo superiore con effetti già a partire dai 10 kHz,<br />
rilevati in asse e con un calo naturale della dispersione al<br />
variare dell’angolo di rilevamento, meno evidente, anche<br />
per posizioni molto inclinate rispetto all’asse. Il calo all’estremo<br />
superiore è in parte una caratteristica del tweeter<br />
Audax utilizzato e in parte è ampliata dalla scelta del filtro<br />
che enfatizza la parte bassa dell’emissione in prossimità<br />
della frequenza di incrocio. Sul piano orizzontale non si<br />
apprezzano particolari fenomeni di cancellazione o di<br />
interferenza nella sovrapposizione delle emissioni dei<br />
due altoparlanti mentre su quello verticale si nota una<br />
Non bisogna mai dimenticare,<br />
<br />
<br />
parlato e in generale la gamma<br />
medioalta dei programmi musicali<br />
nelle stazioni radio mobili o,<br />
comunque, dove fosse richiesto<br />
un ascolto monitor in campo ravvicinato<br />
(consolle in sale di regia<br />
di dimensioni contenute). Partendo<br />
da questo assunto, risulta<br />
ovvio constatare la magia di cui<br />
sono capaci i Graham nel gestire<br />
le voci e le ottave intermedie del<br />
pianoforte acustico. Si conferma<br />
quindi il bel lavoro svolto dal<br />
midrange, che concede di nuovo<br />
armoniche ricche di contenuti,<br />
realistiche e coinvolgenti. Nelle<br />
frequenze più acute sembra chia-<br />
<br />
vi sia al contempo la sensazione<br />
di una concretezza abbastanza<br />
inusuale nella gamma riprodotta.<br />
Concretezza che non si traduce<br />
in un alto livello di emissione<br />
o, addirittura, in una “ipotesi di<br />
fastidio” ma in un particolare<br />
spessore degli strumenti riprodotti;<br />
in altri termini, gli LS5/9<br />
cancellazione molto importante rilevata nella parte alta<br />
del diffusore e praticamente assente, invece, verso il basso.<br />
Ne consegue che la risposta più lineare e senza effetti<br />
di cancellazione avviene in un range abbastanza ampio<br />
collocato con il punto di ascolto sotto il tweeter oppure<br />
con il sistema leggermente inclinato verso l’alto. Il modulo<br />
dell’impedenza non scende mai la di sotto dei 7.5 Ohm e<br />
si mantiene in gran parte al di sopra dei 10 Ohm grazie<br />
al woofer con impedenza e sensibilità abbastanza alta e<br />
alla rete di attenuazione del tweeter. Il sistema non costituisce<br />
un carico impegnativo sebbene il modulo presenti<br />
comunque repentine variazioni dell’impedenza.<br />
110 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST GRAHAM AUDIO LS 5 / 9 BBC MONITOR<br />
ALTO ARTIGIANATO<br />
La struttura del mobile è molto<br />
semplice ma presenta particolari<br />
costruttivi che rendono comunque<br />
impegnativa la produzione in scala<br />
anche per piccoli lotti. Tutti i componenti,<br />
ad esempio, sono installati<br />
sul pannello anteriore, a sua volta<br />
fissato al mobile tramite dieci bulloni<br />
che si avvitano sulle sedi metalliche<br />
poste sui listelli di rinforzo: una particolarità<br />
costruttiva necessaria per<br />
ispezionare rapidamente il sistema<br />
in caso di malfunzionamento, senza<br />
dover rimuover l’intero diffusore dalla<br />
collocazione. Anche il cavo di collegamento,<br />
difatti, è particolarmente<br />
lungo per movimentare agevolmente<br />
il pannello anteriore. Da notare<br />
che una delle complicazioni costruttive<br />
è costituita dal trattamento fonoassorbente<br />
realizzato con lana di<br />
vetro isolata da un panno in tela nera<br />
spillato ai bordi; una soluzione che<br />
impedisce alla fibre di vetro, irritanti<br />
per la cute e i polmoni, di fuoriuscire<br />
dal condotto otto reflex. Tutte soluzioni<br />
“a capitolato”,<br />
anche<br />
se<br />
la bulloneria è in<br />
acciaio INOX amagnetice<br />
i li bituminosi inosi non<br />
sono più in feltro<br />
impregnato ma di<br />
pannel-<br />
nuova fattura. Unica variante rispetto<br />
al disegno originale è l’introduzione<br />
dei magneti al neodimio per il<br />
supporto della tela acustica, in precedenza<br />
applicata tramite velcro. Il<br />
tweeter è lo storico Audax TW034XO<br />
con applicata la griglia di protezione<br />
in cui le specifiche BBC imponevano<br />
come caratteristica meccanica quella<br />
di sostenere il peso dall’intero diffusore<br />
prima di deformarsi e incidere la<br />
cupola del driver. Il woofer, invece, è<br />
realizzato su specifiche per emulare<br />
il più possibile le caratteristiche di<br />
quello originale, compensate anche<br />
dal filtro<br />
crossover<br />
realizzato<br />
ad<br />
hoc con uno sche-<br />
ma leggermente diffe-<br />
rente da quello origi-<br />
nale. Le differenze più<br />
evidenti sono<br />
nella rete<br />
di compensazione del tweeter, molto<br />
semplificata e ridotta nel range di<br />
intervento, e nella semplificazione<br />
della linea del woofer, che adotta<br />
una rete a 12 db/oct con un notch<br />
RLC serie in parallelo.<br />
la realtà sonora. Nella porzione<br />
della gamma bassa assistiamo<br />
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Nonostante la nostra lunga mi-<br />
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<strong>SUONO</strong> maggio 2015 111
SELECTOR<br />
bilmente dipende molto anche<br />
dal repentino calo dell’euro rispetto<br />
alla sterlina inglese, che<br />
purtroppo sta appesantendo<br />
i listini di molti prodotti che<br />
provengono dal Regno Unito.<br />
Un esempio è dato proprio dal<br />
modello in prova: la Gold 200<br />
ha un prezzo di listino di 4.000<br />
euro contro i 3.500 della versione<br />
GX200, pur essendo così<br />
simile al modello attuale. Estea<br />
cura della redazione<br />
Prezzo: € 4.000,00<br />
Dimensioni: 27,4 x 99,5 x 37 cm<br />
(lxaxp)<br />
Peso: 22,2 Kg<br />
Distributore: MPI<br />
Via De Amicis, 10/12<br />
20010 Cornaredo (MI)<br />
Tel.02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36<br />
www.mpielectronic.com<br />
Tipo: da pavimento Caricamento:<br />
bass reflex posteriore N. vie: 3<br />
Potenza (W): 100 - 150 Impedenza<br />
(Ohm): 8 Risp. in freq (Hz):<br />
35-60.000 Sensibilità (dB): 89<br />
Altoparlanti: 2 Wf 14 cm RTS, 1 Md<br />
10 cm RTS, Tw a nastro C-CAM Rifinitura:<br />
ebano, laccato piano nero o<br />
bianco, noce scuro Griglia: fissata<br />
magneticamente<br />
DIFFUSORI<br />
Monitor Audio Gold 200<br />
Il catalogo dei costruttori di<br />
elettroacustiche è il più imprevedibile<br />
in campo Hi-<br />
Fi: alcuni propongono al mas-<br />
<br />
serie per tutti i gusti e per tutte<br />
le tasche! Alcuni hanno iniziato<br />
con pochi prodotti mantenendosi<br />
entro proposte “ragionevoli”,<br />
altri hanno scelto di espandere<br />
sempre di più gli estremi del<br />
catalogo.<br />
Monitor Audio, nasce con una<br />
proposta molto ridotta puntando<br />
sopratutto sull’innovativo<br />
utilizzo della membrana a in luminio degli altoparlanti, di<br />
al-<br />
<br />
<br />
sempre dedicato grande zione tanto ai sistemi di prima<br />
atten-<br />
fascia, in cui la serie Bronze si è<br />
distinta notevolmente nel corso<br />
degli anni, che a quelli di vertice:<br />
con la serie Platinum ha trodotto quello che si potrebbe<br />
<br />
che, nella migliore delle situain-<br />
<br />
ricaduta tecnologica sui prodotti<br />
più economici con un approccio proccio<br />
alla realizzazione dei mobili non<br />
più squadrata e per certi versi<br />
approssimativa ma con zione di forme curve e tecniche<br />
costruttive anticonvenzionali. onali.<br />
l’ado-<br />
La linea Gold rappresenta una<br />
serie di prodotti che viene bito dopo la serie ammiraglia<br />
Platinum. Si tratta quindi i di una<br />
su-<br />
linea molto importante e le nel catalogo del costruttore<br />
<br />
da molti anni e ha subito conti-<br />
centranui<br />
aggiornamenti e la versione<br />
GX ne ha rappresentato<br />
l’ultima incarnazione<br />
<br />
sostituita dalla versione<br />
chiamata semplicemente Gold.<br />
<br />
di Monitor Audio attualmente<br />
sono presenti entrambe le serie,<br />
la vecchia GX e la nuova Gold,<br />
anche se è evidentissima la sovrapposizione<br />
tra le due linee,<br />
bili<br />
da un punto di vista estetico<br />
e simili anche nel prezzo. In<br />
realtà, i corrispondenti nuovi<br />
modelli costano decisamente di<br />
-<br />
112 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST<br />
Le due coppie di morsetti, avvitate su un pannello in alluminio fissato<br />
con un tirante al fondo sono disposte in verticale e utilizzano una coppia<br />
di cavi di bypass, terminati a forcella. La disposizione, inconsueta,<br />
risulta abbastanza comoda per la connessione anche di cavi spellati<br />
o terminati a forcella. La base, costituita da due elementi in alluminio<br />
indipendenti fissati al fondo, ha i piedi regolabili in altezza con facilità<br />
dalla parte superiore. Sono forniti in dotazione appoggi in gomma<br />
oppure con punta conica e sottopunta.<br />
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<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 CAPACITÀ DI ANALISI DEL DETTAGLIO ................... 2<br />
2 MESSA A FUOCO E CORPOSITÀ ............................... 1<br />
3 RICOSTRUZIONE SCENICA ALTEZZA ........................ 1<br />
4 RICOSTRUZIONE SCENICA LARGHEZZA .................. 2<br />
5 RICOSTRUZIONE SCENICA PROFONDITÀ ................. 1<br />
6 ESCURSIONI MICRO-DINAMICHE ........................... 1<br />
7 ESCURSIONI MACRO-DINAMICHE .......................... 1<br />
8 RISPOSTA AI TRANSIENTI ....................................... 1<br />
9 VELOCITÀ ............................................................... 1<br />
10 FREQUENZE MEDIE E VOCI...................................... 2<br />
11 FREQUENZE ALTE ................................................... 1<br />
12 FREQUENZE MEDIO-BASSE .................................... 1<br />
13 FREQUENZE BASSE ................................................. 1<br />
14 TIMBRICA ............................................................... 2<br />
15 COERENZA .............................................................. 2<br />
16 CONTENUTO DI ARMONICHE .................................. 1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Il livello di qualità dei componenti e della realizzazione<br />
sfiora l’eccellenza e forse è fra le soluzioni<br />
più equilibrate ed azzeccate del catalogo.<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Prestazioni migliorate anche se di poco rispetto<br />
alla serie che la precede.<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Ottima interfacciabilità con l’ambiente e con le<br />
amplificazioni. La particolare predisposizione<br />
verso la biamplificazione passiva diventa un<br />
plusvalore molto importante.<br />
ASCOLTO<br />
■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Una prestazione matura che tiene conto di tutti<br />
gli elementi e li miscela in modo sapiente con<br />
un compromesso per affinamenti successivi.<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
Nonostante una certa perturbazione del mercato,<br />
un costruttore che riesce ancora ad offrire in<br />
modo coerente il frutto della sua filosofia.<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
In negativo il sensibile aumento di prezzo, pur<br />
dovuto al mercato; in positivo le prestazioni,<br />
migliorate rispetto alla versione precedente.<br />
I voti sono espressi in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza<br />
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 113
SELECTOR<br />
de al canonico triangolo isoscele<br />
<br />
<br />
geometrica. Ma le cose, poi, non<br />
cambiano in modo così drastico e<br />
<br />
da questa posizione ideale. Ciò<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
avvicinati alquanto alla parete<br />
<br />
modo esagerato la resa alle bas-<br />
-<br />
<br />
mantenere una buona tridimensionalità.<br />
Una maggiore distanza<br />
dalle pareti laterali consente<br />
invece un più sensibile allargamento<br />
della scena e, soprattutto<br />
un suo maggiore svincolamento<br />
paiono,<br />
consentendo al suono di<br />
<br />
in modo più proporzionato, a<br />
tutto vantaggio di una credibile<br />
ricostruzione scenica. Una gran-<br />
ne<br />
così meglio ricostruita nelle<br />
sue varie porzioni e i gruppi di<br />
strumenti sono individuati più<br />
<br />
trasparenza e accuratezza di un<br />
<br />
<br />
tà<br />
del carattere sonoro, veloce,<br />
<br />
trasparente appare uno dei punti<br />
<br />
sono porzioni dello spettro di<br />
<br />
uno di questi elementi sia più<br />
-<br />
<br />
diversi altoparlanti, dunque,<br />
appare riuscita e non ci si accorge<br />
davvero del passaggio dal<br />
tweeter al medio e così via, con<br />
buona pace della riproduzione<br />
quenze<br />
medio alte e alte, dove il<br />
comportamento tipico di questo<br />
al banco di misura<br />
La risposta in frequenza appare molto lineare senza le<br />
caratterizzazioni che nelle precedenti versioni potevano<br />
costituire un suono particolarmente distinguibile. Colpisce<br />
la soluzione di non propendere per un’impostazione<br />
timbrica enfatizzata agli estremi e, in particolar modo,<br />
<br />
di una rappresentazione sonora<br />
più complessiva, senza vocazio-<br />
<br />
modelli Monitor Audio, in questo<br />
caso, sembra regnare sovra-<br />
<br />
evidente come questi Gold 200<br />
siano davvero un prodotto ma-<br />
sive<br />
messe a punto nel tempo.<br />
Torniamo così alla valutazione<br />
iniziale e alla possibilità di con-<br />
-<br />
<br />
scolto,<br />
spostandosi magari in un<br />
<br />
sentirete bisogno di qualcosa di<br />
più di quanto si possa ottenere<br />
di non caricare eccessivamente l’emissione dei due woofer.<br />
La dispersione orizzontale è molto ampia e non<br />
risente particolarmente dell’attenuazione all’estremo<br />
superiore; anche in gamma media si nota una buona<br />
distribuzione angolare grazie anche a un taglio molto<br />
basso del midrange. L’estensione in basso consente di<br />
posizionare il sistema anche in posizioni molto vicine alle<br />
pareti, beneficiando dell’incremento di livello. Il modulo<br />
dell’impedenza, anche se scende sotto i 4 Ohm, non<br />
costituisce un carico particolarmente impegnativo, che si<br />
semplifica ulteriormente se si considera un collegamento<br />
in biamplificazione passiva del sistema: considerando che<br />
la separazione fra la sezione superiore costituita dal mid<br />
e tweeter e quella inferiore costituita dal parallelo dei<br />
due woofer si colloca intorno a 300 Hz, c’è la possibilità<br />
di sfruttare efficacemente due amplificazioni distinte<br />
delle quali quella dedicata alla via superiore vedrà un<br />
carico praticamente resistivo di oltre 4 Ohm.<br />
<br />
sua, grazie alle dimensioni con-<br />
<br />
-<br />
<br />
pare<br />
particolarmente complesso<br />
e già con un integrato di buona<br />
qualità, non necessariamente ultra<br />
potente, si possono ottenere<br />
114 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
TEST MONITOR AUDIO GOLD 200<br />
GALEOTTO FU IL<br />
TIRANTE<br />
Il mobile è realizzato tramite l’ac-<br />
coppiamento e la modellazione di<br />
pannelli in MDF adagiati su centine di<br />
rinforzo che hanno anche la funzione<br />
di impostare la forma e la curvatura<br />
della struttura: la forma interna ricalca<br />
molto fedelmente quella esterna<br />
con pareti curve e pannello posteriore<br />
rastremato. Monitor Audio ha messo<br />
a punto un processo produttivo molto<br />
accurato e ottimizzato in ogni sua<br />
fase, tanto che le fresature e le sedi<br />
sono ricavate sul diffusore dopo la<br />
verniciatura. Tale soluzione si rende<br />
necessaria anche in conseguenza<br />
della scelta di montaggio degli altoparlanti<br />
che sfruttano il sistema a<br />
tirante posteriore: le sedi devono essere<br />
estremamente precise in quanto<br />
il bordo del cestello degli altoparlanti<br />
è ridotto al minimo e il tirante deve<br />
inserirsi nella sede a ridosso del magnete.<br />
La soluzione a tirante posteriore<br />
complica<br />
notevolmente<br />
l’installazione<br />
del mid, essendo<br />
quest’ultimo<br />
collocato in un volume<br />
separato e<br />
indipendente dal<br />
resto, nel quale trova<br />
posto anche il tweeter. I due tiranti<br />
devono quindi attraversare la parete<br />
posteriore del volume del medio e<br />
devono al tempo stesso essere isolati<br />
per evitare variazioni di pressioni fra i<br />
due vani indipendenti. L’isolamento<br />
è ottenuto tramite l’applicazione sui<br />
fori di passaggio di materiale adesivo<br />
viscoelastico posto anche nei fori di<br />
passaggio della cablatura interna.<br />
Anche il tweeter adotta la stessa<br />
soluzione di montaggio a tirante,<br />
sebbene il sistema sia tutt’altro che<br />
pratico, in quanto il gruppo posteriore<br />
dell’altoparlante non consente un<br />
fissaggio naturale del bullone. È stato<br />
necessario realizzare una struttura di<br />
ancoraggio in alluminio pressofuso (il<br />
castelletto arancione in foto) che fa<br />
da tramite fra la flangia del tweeter<br />
e il tirante posteriore.<br />
Il tweeter è<br />
lo stesso utilizzato<br />
nella serie GX,<br />
tanto da essere<br />
presente nel retro<br />
dell’altoparlante<br />
l’adesivo che fa<br />
riferimento alla serie<br />
GX; anche sugli stampati del filtro<br />
crossover troviamo riferimenti alla<br />
serie GX, sebbene siano riportate delle<br />
correzioni di adeguamento dei codici<br />
identificativi. I woofer e il mid, invece,<br />
anche se presentano molti elementi in<br />
comune, come il gruppo magnetico<br />
con le espansioni polari tornite e il<br />
cestello in alluminio, identico come<br />
struttura ma con una finitura superficiale<br />
leggermente differente, hanno<br />
la membrana caratterizzata da un disegno<br />
non più radiale ma con la tipica<br />
superficie a “fossette”, che ha contraddistinto<br />
il marchio per lungo tempo.<br />
Il crossover è collocato sul fondo del<br />
diffusore a ridosso di un pannello di<br />
sostegno in cui sono disposti uno su<br />
l’altro i due PCB. I componenti sono di<br />
ottima qualità con condensatori a film<br />
e induttori a bassa resistenza interna.<br />
nate<br />
e dalla ottima dinamica.<br />
L’accostamento a soluzioni più<br />
complesse e ad alto potenziale<br />
dinamico, di maggiore livello in<br />
fatto di trasparenza e calore, non<br />
potrà che essere ben accetto da<br />
quilibrio<br />
e del controllo dell’esuberanza<br />
uno dei diversi punti<br />
<br />
ancora più aperto, deciso e diretto<br />
nel coinvolgimento anche<br />
fisico, probabilmente dovrete<br />
rivolgervi altrove: Triangle e<br />
Avantgarde Zero, per esempio.<br />
Qui siamo su un versante un po’<br />
più tranquillo ma non per questo<br />
<br />
prestazioni e dall’aspetto aurico,<br />
come accade o a causa di una<br />
penna ispirata o per via di aggiustamenti<br />
progressivi. Certo,<br />
in questo particolare momento<br />
economico parte della ricaduta<br />
di un atteggiamento tecnologico<br />
e merceologico avveduto come<br />
quello praticato dalla casa inglese<br />
si perde nelle logiche dettate<br />
dalle valute nel mondo; tuttavia,<br />
poteva andarci peggio visto che<br />
anche così (restando in attesa<br />
di cosa accadrà con i listini<br />
dei marchi americani), siamo<br />
di fronte a un prodotto molto<br />
competitivo.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 115
SELECTOR<br />
a cura di Guido Bellachioma<br />
I gang<br />
UN DISCO STRAORDINARIO<br />
www.the-gang.it<br />
Sono passati 14 anni dalla loro<br />
ultima prova in studio. E allora?<br />
Giusto il tempo per la necessaria<br />
metabolizzazione degli<br />
splendidi 11 brani di Sangue e<br />
cenere! Lo hanno realizzato con<br />
il crowfunding sul web, sorprendendo<br />
tutti per il risultato<br />
al di fuori delle aspettative…<br />
degli altri! 6.000 € l’obiettivo,<br />
60.000 € la somma raccolta.<br />
Ma i Gang non avevano bisogno<br />
di un nuovo disco per affermare<br />
la propria esistenza o<br />
del crowfunding per realizzarlo.<br />
In questi anni Marino e Sandro<br />
Severini sono stati in ogni fremito<br />
culturale che raccontasse<br />
un’Italia diversa, quella dalle<br />
profonde radici, lontana da<br />
quanto leggiamo ogni giorno<br />
sui giornali o ascoltiamo in<br />
radio e televisioni: concerti,<br />
incontri, collaborazioni con<br />
amici e con quegli artsti, vicini<br />
culturalmente, che ne richiedevano<br />
la presenza nelle proprie<br />
opere. E hanno inciso un<br />
disco quando hanno pensato<br />
fosse giunto il momento, non<br />
per colmare l’assenza che non<br />
c’era mai stata. Il risultato è un<br />
album emozionante come pochi<br />
altri, registrato negli Stati<br />
Uniti (tranne l’orchestrale Gli<br />
Gang<br />
SANGUE E CENERE<br />
Autoprodotto<br />
Angeli di Novi Sad), probabilmente<br />
il loro più equilibrato<br />
tra forza espressiva dei testi e<br />
profondità delle musiche, capace<br />
di americanizzarsi senza<br />
perdere quella solida identità<br />
italica, creando il ponte ideale<br />
tra il Nuovo Messico e le campagne<br />
delle nostre province, tra<br />
il rock ‘n’ roll e le nostre balere.<br />
La vitalità e l’energia del punk<br />
e del combat rock condensate<br />
in una manciata di ballate, che<br />
esprimono la consapevolezza<br />
del ruolo di essere contempo-<br />
<br />
ricerca, mai sopita, di un disco<br />
per funamboli verso la rivoluzione,<br />
dove la rivoluzione è un<br />
sentimento sospeso tra la tradizione<br />
cristiana e quella comunista.<br />
La produzione di Jono<br />
Manson non è una scusa per<br />
spendere il budget raccolto ma<br />
<br />
nella creazione di questo nuovo<br />
GENESIS E RYLEY<br />
WALKER: DA LECCARSI<br />
I BAFFI!<br />
Inghilterra e Stati Uniti, un gruppo<br />
nato alla fine degli anni ’60 e un artista<br />
che allora non era neanche nato.<br />
Eppure i punti di contatto, almeno<br />
fino all’ultima produzione dei Genesis<br />
dell’era Peter Gabriel, ci sono,<br />
perché il bravissimo Ryley è cresciuto<br />
ascoltando e digerendo fino in fondo<br />
la musica di quel periodo. Ha iniziato<br />
coi Led Zeppelin e poi ha scoperto<br />
Tim Buckley, Robert Fripp, John<br />
Fahey, Bert Jansch, Richard Thompson,<br />
Grateful Dead, Derek Bailey, Van<br />
Morrison... e la sua musica ha allargato<br />
i confini della parola cantautore.<br />
Sangue e raffinatezza, psichedelia e<br />
chitarre acustiche per un artista da<br />
scoprire assolutamente. Ha iniziato<br />
come tutti con demo, apparizioni<br />
in comune con altri artisti e poi due<br />
album fulminanti: All Kinds of You del<br />
2014 e Primrose Green del 2015. I 15<br />
brani dei Genesis sono stati scelti da<br />
Armando Gallo, fotografo, scrittore e<br />
amico della band quasi da sempre.<br />
Sono sue le copertine di album storici<br />
come Seconds Out e Plays Live,<br />
ma soprattutto sono suoi i libri Peter<br />
Gabriel e I Know What I Like, titolo<br />
scelto anche per una recente App per<br />
iPad, corredata da una marea di foto,<br />
alcune inedite, e notizie dall’interno<br />
dell’universo Genesis.<br />
Filippo Andreani<br />
NON È LA PRIMA VOLTA<br />
Master Music<br />
suono Gang, come i musicisti<br />
coinvolti, tra cui Garth Hudson,<br />
<br />
stica,<br />
senza risultare patinata;<br />
splendido il risultato in vinile.<br />
Un peccato citare una canzone<br />
sulle altre. Un racconto sonoro<br />
Genesis songs<br />
1 Nursery Cryme<br />
THE MUSICAL BOX 1971<br />
2 Foxtrot<br />
SUPPER’S READY 1972<br />
3 Selling England by the Pound<br />
DANCING WITH THE<br />
MOONLIT KNIGHT 1973<br />
4 The Lamb Lies Down on<br />
Broadway<br />
THE CHAMBER OF 32<br />
DOORS 1974<br />
5 Trespass<br />
THE KNIFE 1970<br />
6 Selling England by the<br />
Pound<br />
THE CINEMA SHOW 1973<br />
7 Selling England by the Pound<br />
FIRTH OF FIFTH 1973<br />
8 Trespass<br />
STAGNATION 1970<br />
9 Wind & Wuthering<br />
BLOOD ON THE<br />
ROOFTOPS 1976<br />
10 Foxtrot<br />
WATCHER OF THE SKIES<br />
1972<br />
11 Duke<br />
TURN IT ON AGAIN 1980<br />
12 The Lamb Lies Down on<br />
Broadway<br />
THE LAMIA 1974<br />
13 Nursery Cryme<br />
THE RETURN OF THE<br />
GIANT HOGWEED 1971<br />
14 Selling England by the Pound<br />
I KNOW WHAT I LIKE 1973<br />
15 A Trick of the Tail<br />
SQUONK 1976<br />
Filippo Andreani<br />
Guido Bellachioma<br />
da gustare pienamente evitando<br />
le interruzioni. Musica senza<br />
se e ma…<br />
116 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Oltre il rock<br />
IO SONO UN CANTAUTORE<br />
Per info: www.facebook.com/<br />
<br />
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-<br />
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-<br />
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<br />
Il coraggio del pettirosso-<br />
-<br />
-<br />
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-<br />
Canzone per Delmo<br />
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-<br />
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-<br />
-<br />
Mino Profumo<br />
GENESIS IN ITALIA TUTTI I CONCERTI 1972-1975<br />
www.edizionisegno.it<br />
LA MUSICA “STRANA” DI<br />
PROG ITALIA<br />
La Sprea Editori (www.sprea.it) è una<br />
solida e attiva casa editrice che ha ottimi<br />
rapporti con <strong>SUONO</strong> grazie alla versione<br />
italiana della rivista Classic Rock,<br />
diretta da una vecchia volpe dell’editoria<br />
come Francesco Coniglio. A fine<br />
<br />
<br />
“Sono 70 anni<br />
che guardo il cielo e quando c’è<br />
2014 Coniglio ha voluto che mettessi<br />
in piedi uno Speciale Prog dedicato alla<br />
scena italiana degli Anni ’70, copertina<br />
dedicata al leggendario Francesco Di<br />
Giacomo, andato piuttosto bene tra gli<br />
appassionati. Questo quasi insperato<br />
successo ha convinto la Sprea e Coniglio<br />
a realizzare la versione italiana di<br />
vento, soprattutto se sta per piovere,<br />
mi sembra di sentire più<br />
forte la voce di mio padre. Sono<br />
un bambino di 70 anni e parlo<br />
<br />
<br />
pianura che da allora mi tiene<br />
in ostaggio… ”.<br />
TUTTO SUI CONCERTI DEI<br />
GENESIS<br />
<br />
-<br />
-<br />
Genesis in<br />
Italia <br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
“Quasi<br />
Prog, come Classic Rock realizzato in<br />
Gran Bretagna da Team Rock (www.<br />
teamrock.com), affidandone la direzione<br />
al sottoscritto. In questa nuova avventura,<br />
che porterà all’uscita del N°0<br />
a inizio giugno, la rivista, tutta a colori,<br />
avrà lo stesso formato (22x30) e numero<br />
di pagine (128) di Classic Rock, ma si<br />
occuperà di rock progressivo e dintorni,<br />
senza tralasciare nulla oltre quello che<br />
la gente accomuna a questa parola,<br />
ovvero il rock sinfonico e romantico.<br />
In questo numero la copertina è dedicata<br />
ai migliori 120 album dal 1969 al<br />
2015, divisi in italiani e stranieri, scelti<br />
attraverso un sondaggio massiccio in<br />
tutto il mondo tra appassionati, giornalisti,<br />
discografici, musicisti, grafici e<br />
qualsiasi persona interessata. Quattro<br />
i periodi su cui esprimere le preferenze,<br />
15 in ogni categoria (Italia e resto<br />
del mondo): 1969-1979, 1980-1989,<br />
1990-1999, 2000-2015. Per votare basta<br />
mandare una mail, se non l’avete già<br />
fatto, a g.bellachioma@quipo.it. Questo<br />
numero speciale di Prog avrà anche<br />
una seconda copertina dedicata al 30°<br />
anniversario della pubblicazione di Misplaced<br />
Childhood dei Marillion. Piuttosto<br />
ricchi i contenuti con artisti nuovi e<br />
del passato…<br />
Guido Bellachioma<br />
Per info: www.progressivamente.com<br />
ad ogni intervista e in qualun-<br />
<br />
sempre sottolineato”-<br />
“il rapporto speciale della<br />
band con l’Italia. Se il Belgio è<br />
stato il primissimo paese a tributare<br />
un certo successo al gruppo<br />
fuori dall’Inghilterra non c’è<br />
dubbio che nella nostra nazione i<br />
ta<br />
decisiva per la loro carriera in<br />
un momento cruciale, quando i<br />
dubbi sul loro futuro iniziavano<br />
a seminare preoccupanti germi<br />
di un precoce scioglimento.<br />
Il quintetto raccolse nel nostro<br />
Paese, giusto all’inizio degli anni<br />
Settanta, successi importantissimi:<br />
mentre in patria veniva<br />
snobbato da critica e pubblico,<br />
suonando spesso davanti<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 117
SELECTOR<br />
a poche centinaia di persone,<br />
<br />
<br />
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-<br />
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-<br />
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-<br />
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-<br />
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-<br />
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-<br />
<br />
-<br />
tatori<br />
presenti ai concerti sia da<br />
<br />
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-<br />
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-<br />
Genesis in Italia<br />
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-<br />
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-<br />
-<br />
-<br />
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<br />
intatta e, strato dopo strato, ha<br />
<br />
-<br />
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-<br />
-<br />
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-<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
.<br />
Ryley Walker songs<br />
1 All Kinds Of You<br />
THE WEST WIND 2014<br />
2 Primrose Green<br />
SUMMER DRESS 2015<br />
3 Primrose Green<br />
SAME MINDS 2015<br />
4 Primrose Green<br />
PRIMROSE GREEN 2015<br />
5 All Kinds of You<br />
BLESSINGS 2014<br />
6 Primrose Green<br />
ALL KINDS OF YOU 2015<br />
7 Primrose Green<br />
LOVE CAN BE CRUEL 2015<br />
8 Primrose Green<br />
SWEET SATISFACTION<br />
2014<br />
9 All Kinds of You<br />
TWIN OAKS PT. 1 2014<br />
10 Primrose Green<br />
HIDE IN THE ROSES 2015<br />
11 Primrose Green<br />
ON THE BANKS OF THE<br />
OLD KISWAUKEE 2015<br />
12 Primrose Green<br />
THE HIGH ROAD 2015<br />
13 All Kinds of You<br />
ON THE RISE 2014<br />
Davide Desario<br />
#ROMA BARZOTTA<br />
Avagliano Editore<br />
Pagine: 230 - Prezzo: 14 euro<br />
Questo libro raccoglie oltre cento<br />
nel 2009. Nel 2013 è stato chiamato<br />
alla guida della redazione del sito ilmessaggero.it.<br />
Per Avagliano editore<br />
ha pubblicato anche Storie Bastarde.<br />
Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la<br />
banda della Magliana (2010). Una sua<br />
14 All Kinds of You<br />
CLEAR THE SKY 2014<br />
15 Colored GlassThe Evidence<br />
Of Things Unseen<br />
THE DOME OF MANY<br />
2011<br />
affreschi su Roma e sui romani usci-<br />
grande passione è la musica, in parti-<br />
ti negli ultimi anni sul quotidiano “Il<br />
colare il rock progressivo, quello nato<br />
Messaggero” nella rubrica Senza Rete,<br />
negli anni ‘70 e che ancora oggi suscita<br />
i cellulari… passare ore nel salone della<br />
curata da Davide Desario. Un libro<br />
grandi emozioni. Da lui abbiamo volu-<br />
nostra casa ad ascoltare quei dischi era<br />
social: gli articoli, infatti, prendono<br />
to sapere il perché di questo amore<br />
una cosa meravigliosa. In seguito tutti<br />
spunto da un tweet o da un post su<br />
per un genere musicale nato mentre<br />
i miei amici hanno iniziato a suonare<br />
Facebook lanciato nella rete da chi si<br />
veniva al mondo. “Come mai un ra-<br />
strumenti e costruito gruppi musiocali.<br />
meraviglia o s’indigna per quello che<br />
gazzo nato nel 1971, quando i Genesis<br />
Alle prove in garage qualcuno doveva<br />
accade all’ombra del Colosseo. Roma<br />
pubblicavano l’album Nursery Crime, si<br />
pure ascoltarli. Io non suonavo ma vive-<br />
è sempre uguale e sempre diversa,<br />
appassiona al rock progressivo? Sempli-<br />
vo i giri di basso, gli assoli con chitarra,<br />
ci s’innamora di lei, e la si maledice.<br />
ce: ho un fratello più grande di 9 anni,<br />
i primi tentativi di campionamento elet-<br />
Combattuta tra la Lazio e la Roma, tra<br />
mille volti, perennemente in bilico tra<br />
Michele, che era molto appassionato di<br />
tronico sognando i Kraftwerk. Poi sono<br />
musei e degrado, tra turisiti e stranie-<br />
modernità ed eternità. Davide Desa-<br />
musica e amico di un deejay di Radio<br />
spuntati i Marillion (i Genesis 2.0), che mi<br />
ri, tra cortei e scioperi, è una città che<br />
rio è nato a Roma nel 1971. Dal 1995<br />
Luna. Lui mi ha cresciuto ascoltando<br />
sono subito entrati nel cuore… con Fish<br />
non si capisce mai da che parte penda.<br />
scrive per “Il Messaggero” e per le sue<br />
Genesis e Pink Floyd prima, Emerson,<br />
così vicino al primo Peter Gabriel”.<br />
L’unica possibilità, allora, è prenderla<br />
inchieste ha ricevuto il riconoscimento<br />
Lake and Palmer e King Crimson poi.<br />
così com’è e provare a viverci in mez-<br />
speciale al Premio Cronista 2008, orga-<br />
Quelle sonorità sono state la colonna<br />
Per info: www.avaglianoeditore.it<br />
zo possibilmente con un sorriso sulle<br />
nizzato dall’Unione Cronisti Italiani, e<br />
sonora della mia infanzia: c’erano solo<br />
È possibile acquistare il libro dal sito:<br />
labbra. L’autore racconta una città dai<br />
ha vinto l’Amalfi Coast Media Award<br />
6 canali in TV, non esistevano internet e<br />
www.four-edition.com<br />
118 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Oltre il rock<br />
Keith Jarrett<br />
RITRATTO DI UN<br />
COMPLEANNO<br />
8 maggio 2015: Keith Jarrett<br />
ha compiuto 70 anni e il libro<br />
Keith Jarrett. Un Ritratto che<br />
lo celebra è il primo della collana<br />
Lelli e Masotti Archivio<br />
– nonsequential edita da Arcana,<br />
cui seguiranno altri titoli<br />
tra cui, in autunno, Demetrio<br />
Stratos e Area di Silvia Lelli<br />
e Roberto Masotti. Centinaia<br />
di fotografie, molte inedite,<br />
altre facilmente riconoscibili<br />
dai conoscitori, a coprire un<br />
lunghissimo periodo: 1969 –<br />
2011. C’è tutto il tempo per il<br />
formarsi di un ritratto artistico<br />
e umano dove Jarrett è da<br />
solo o in compagnia dei musicisti<br />
delle diverse e storiche<br />
formazioni. Roberto Masotti<br />
è fotografo molto conosciuto<br />
nel campo musicale, in tutta<br />
la sua ampiezza e varietà, ma<br />
jazz e musica contemporanea<br />
rappresentano un’area privilegiata,<br />
comunque di partenza.<br />
L’incontro con Keith Jarrett<br />
è stato uno dei più determinanti<br />
della sua carriera. Come<br />
ovvio, vista la cura dell’autore,<br />
nel libro c’è una forte impronta<br />
fotografica costruita su una<br />
rigorosa selezione, che costituisce<br />
di per sé una riflessione<br />
sul rapporto tra fotografia e<br />
musica. Il tutto scorre secondo<br />
un flusso dietro il quale si riconoscono<br />
le figure di musicisti<br />
che hanno contribuito alla sua<br />
formazione, come Miles Davis,<br />
e altre che sono state partner<br />
ideali nei gruppi - Jan Garbarek,<br />
Jack De Johnette, Gary<br />
Peacock, Paul Motian, Charlie<br />
Haden, Dewey Redman, Palle<br />
Danielsson, Jon Christensen -<br />
e, quel produttore, compagno<br />
di strada, amico di una vita che<br />
si chiama Manfred Eicher. In<br />
questo libro tutti si ritrovano e<br />
Masotti è tra loro per testimoniare<br />
del suo lungo lavoro per<br />
l’etichetta ECM, riscontrabile<br />
nella produzione discografica<br />
in generale e di Jarrett nello<br />
specifico. Roberto Masotti si<br />
è sempre dedicato alla documentazione<br />
e alla ricerca attraverso<br />
il mezzo fotografico e<br />
con scritti, interviste e articoli<br />
nel campo dello spettacolo e in<br />
particolare della musica jazz,<br />
contemporanea e sperimentale.<br />
Molte sue immagini sono<br />
state utilizzate dall’editoria<br />
per libri, riviste, copertine di<br />
dischi, soprattutto per la casa<br />
discografica ECM. Il suo lavoro<br />
più noto, You Tourned The<br />
Tables On Me, centoquindici<br />
ritratti di musicisti contemporanei<br />
(1974-1981), è stato pubblicato<br />
nel 1995 ed esposto in<br />
numerose città europee. Con<br />
Silvia Lelli, dal 1979 al 1996,<br />
è stato fotografo ufficiale del<br />
Teatro alla Scala di Milano.<br />
L’ALTRA FACCIA DELLA<br />
MUSICA<br />
Per info: www.altrock.it<br />
La strana famiglia AltrOck riesce<br />
a coniugare dal 2005 le<br />
varie tendenze d’avanguardia<br />
nella musica contemporanea<br />
non istituzionalizzata, immettendoci<br />
dosi massicce di jazz,<br />
rock e altri settori di confine<br />
lequins,<br />
prosecuzione della storica<br />
e omonima fanzine cartacea<br />
(www.arlequins.it), prendiamo<br />
considerazioni di Marcello Marinone<br />
e Francesco Zago, responsabili<br />
dell’etichetta e arti-<br />
<br />
“Dietro un progetto temerario<br />
come AltrOck”none,<br />
“c’è soprattutto la passione,<br />
non certo la soddisfazione<br />
economica. Come accade molto<br />
spesso, il caso ci ha dato sicuramente<br />
una mano: nel 2006, con<br />
il master di Labirinto d’acqua<br />
<br />
avevamo ancora trovato un’etichetta<br />
disposta a produrci.<br />
Così, Francesco e io decidemmo<br />
di fare il salto e di non appoggiarci<br />
a nessuno, ma di lavorare<br />
autonomamente alla stampa<br />
e alla promozione del CD. In<br />
questo modo nacque l’etichetta,<br />
che chiamammo Altrock, sulla<br />
scia del festival che avevo organizzato<br />
nel 2005. Contro le<br />
nostre più rosee aspettative, il<br />
disco andò bene: presto esaurimmo<br />
la prima tiratura e ricevemmo<br />
recensioni molto lusin-<br />
<br />
pensammo di proseguire lavorando<br />
anche con altri gruppi. I<br />
primi furono i bielorussi Rational<br />
Diet e i bolognesi Accordo<br />
dei Contrari”. Riguardo il calo<br />
sta<br />
è la loro opinione: “Un problema<br />
complicato da capire”,<br />
è sempre Marinone a parlare<br />
“certo il download illegale è,<br />
a mio parere, soprattutto per<br />
piccole realtà come le nostre,<br />
un male incurabile, un vero e<br />
proprio dramma. Credo che nei<br />
cosiddetti appassionati dovrebbe<br />
esserci maggiore coscienza<br />
nel capire che comprando la<br />
musica che amano la aiutano<br />
a sopravvivere. Soprattutto<br />
se è musica di nicchia. Vasco<br />
Rossi venderà comunque la sua<br />
musica, anche se un suo disco<br />
viene scaricato illegalmente”.<br />
Prosegue Zago: “Se mi occupassi<br />
di musica commerciale,<br />
ossia costruita a tavolino per<br />
re<br />
lo stadio di San Siro ogni<br />
estate, forse non ci dormirei la<br />
notte. Ma non sono questi i miei<br />
obiettivi, né come musicista né<br />
come… discografico. Francamente<br />
non saprei rispondere<br />
a questa domanda. Non darei<br />
però la colpa, come si fa sempre<br />
più spesso, a Internet, bla bla<br />
bla. Se il pubblico non compra<br />
la musica è perché non pensa<br />
valga la pena spendere dei soldi<br />
per acquistarla e per fruirne<br />
(acquistando un CD o andando<br />
a un concerto). Quindi i disco-<br />
<br />
più ai contenuti dei loro “prodotti”,<br />
chiedendosi perché alla<br />
gente non interessa più certa<br />
musica, senza nascondersi dietro<br />
la scusa di Internet, eMule,<br />
l’11 settembre, la crisi mondiale<br />
e via dicendo”. Tra le recenti<br />
produzioni di AltrOck: Not a<br />
Good Sign con From a Distance,<br />
La coscienza di Zeno con La<br />
notte anche di giorno, Simon<br />
Steensland con A Farewell to<br />
Brains, The Nerve Institute<br />
con Fictions, l’omonimo Alco<br />
Frisbass, Cicca con The Finest<br />
of Miracles. A settembre è previsto<br />
il nuovo album degli eccel-<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 119
SELECTOR<br />
a cura di Daniele Camerlengo<br />
Il rito del vinile regala migliorie<br />
al nostro rapporto con la musica.<br />
L’ascolto diventa magico, i nostri<br />
sensi ricevono uno stimolo particolare<br />
che galvanizza ogni cellula<br />
del sistema parasimpatico,<br />
un godimento lento e duraturo<br />
che non svanisce nemmeno a<br />
brano terminato, lo scricchiolio<br />
già è piacere. Oggi c’è bisogno di<br />
far conoscere questo mondo alle<br />
nuove generazioni, il bello va<br />
condiviso e difeso. Questo, poi, è<br />
il mese delle partenze festivaliere<br />
e ve ne segnalo due di qualità o,<br />
come si usa oggi, due eccellenze<br />
italiane: www.vicenzajazz.org<br />
e www.torinojazzfestival.it. La<br />
rubrica di questo mese vede come<br />
ospite il polistrumentista, vocalista,<br />
compositore, conduttore e<br />
autore di programmi radiofonici<br />
e televisivi Gegè Telesforo, profondo<br />
conoscitore e interprete<br />
dello scat, una forma di canto<br />
jazz basata sull’improvvisazione<br />
vocale. Nella sua carriera ha<br />
duettato con grandi star del jazz<br />
mondiale tra cui: Jon Hendricks,<br />
Dizzy Gillespie, Clark Terry, Dee<br />
Dee Bridgewater. È noto al grande<br />
pubblico soprattutto per aver<br />
preso parte alle trasmissioni televisive<br />
di Renzo Arbore.<br />
Daniele Camerlego<br />
Lorenzo Feliciati<br />
KOI<br />
RareNoiseRecords<br />
Ostinata e immortale<br />
Tenace e di testarda saggezza,<br />
risale il resistente condotto naturale<br />
senza mai darsi per vinta,<br />
lottando contro ogni avverso<br />
sistema vitale che si frapponga<br />
tra essa e il sogno dell’immortalità.<br />
La Porta del Drago l’aspetta,<br />
desiderosa di ricevere il suo<br />
cromatismo sfavillante, che l’ha<br />
resa sacro ornamento. La carpa<br />
Koi, pesce rispettato ed adorato<br />
dalle culture orientali, è la protagonista<br />
di questo concept album<br />
del bassista Lorenzo Feliciati,<br />
licenziato dalla prestigiosa eti-<br />
na<br />
RareNoiseRecords. La storia<br />
di questo pesce, nell’antichità<br />
<br />
per i giovani, è stata raccontata<br />
Jakob Bro<br />
attraverso dodici composizioni<br />
strumentali in forma di suite che<br />
prendono il nome dalle diverse<br />
varietà di carpa originaria della<br />
città giapponese di Ojiya. Le<br />
attitudini creative che accompagnano<br />
il viaggio ideale sono una<br />
equilibrata commistione di sonorità<br />
atmosferiche, descrittive<br />
dell’immaginario ambientale, e<br />
delle divagazioni tensive generate<br />
dalle progressioni antemiche<br />
di prog che ne valorizzano<br />
il flusso musicale rendendolo<br />
di senso epico. Questo lavoro<br />
laborazione<br />
e del talento senza<br />
fondo dello storico batterista dei<br />
Japan Steve Jansen che unisce<br />
al suo batterismo elegante le<br />
<br />
del pianista Alessandro Gwis<br />
il cui estro nel narrare attraverso<br />
il linguaggio del pregiato avorio è<br />
<br />
Angelo Olivieri che insieme al<br />
sassofonista Nicola Alesini e<br />
<br />
Stan Adams, Duilio Ingrosso<br />
e Pierluigi Bastioli amplificano<br />
l’ordito emozionale<br />
della errabonda testimonianza<br />
mistica. Grazie a questa scrittura<br />
musicale il manigoldo Lorenzo<br />
Kintarou Feliciati è riuscito a<br />
catturare l’essenza immortale<br />
del dragone.<br />
Jakob Bro Trio<br />
GEFION<br />
ECM<br />
La donatrice rurale<br />
Attorniati dal calore visivo e sensoriale<br />
di un fuoco acceso che scalda<br />
e predispone al racconto, anime<br />
rese stolide dalla bellezza delle<br />
sottili escandescenze sonore che<br />
donano nuova vita alle credenze<br />
oniriche della mitologia norrena.<br />
Vedute interiori fantastiche che<br />
spesso vengono associate ad accadimenti<br />
divini nefasti o a genesi<br />
di luoghi meravigliosi come in<br />
questa occasione. La mente visionaria<br />
di Jakob Bro ha dedicato<br />
questa intensa sessione compositiva<br />
al mito della Dea Gefjun che<br />
aggiogò all’aratro i suoi quattro<br />
do<br />
con forza sovrumana diede<br />
origine al lago svedese Mälaren.<br />
Un lavoro di meditazione musi-<br />
<br />
è un esercizio descrittivo in cui i<br />
suoni e le intenzioni percussive<br />
prodotte dai tre musicisti rendono<br />
la dimensione creativa una<br />
metastanza lorda di melodia e<br />
dilatate armonie medicamentose<br />
che trascende da ogni steccato o<br />
clausura di genere. è stato<br />
registrato nel Rainbow Studio di<br />
Oslo e sancisce l’esordio da leader<br />
per il chitarrista danese Jakob<br />
Bro. Con lui Thomas Morgan<br />
al contrabbasso, la sua “anima<br />
musicale gemella”, una sintonia<br />
nata dopo averlo sentito suonare<br />
al Tonic Club di New York con la<br />
formazione di Joey Baron e Jon<br />
Christensen alla batteria: da<br />
sempre una grandissima fonte<br />
d’ispirazione, un batterismo essenziale,<br />
avvolgente, e un pensiero<br />
da libero esploratore lo hanno<br />
ture.<br />
L’aspetto saliente di questa<br />
<br />
licenziata dalla ECM Records, è<br />
la loro sublime cura e attenzione<br />
<br />
fondante che arricchisce ogni loro<br />
performance.<br />
Preziosi trovatelli<br />
L’energia e la vitalità delle grandi<br />
personalità musicali e la loro<br />
capacità di sobillare le coscienze<br />
e alimentare i bollori umorali<br />
del pubblico è cosa risaputa ma<br />
la tenacia e la spensieratezza trasmessa<br />
da questo novantatrenne<br />
che entrava in scena ballando<br />
come un ragazzino, gioendo<br />
divertito delle emozioni sane<br />
regalategli dalla sua musica e<br />
da un destino amico che non ha<br />
120 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Esperienze in jazz<br />
il Jazz in LP<br />
1 Diana Krall<br />
WALLFLOWER 2015<br />
2 Joe Henderson<br />
MODE FOR JOE 2014<br />
3 Dexter Gordon<br />
GO 2014<br />
4 Wayne Shorter<br />
JUJU 2014<br />
5 Lee Morgan<br />
CORNBREAD 2014<br />
6 Fausto Mesolella<br />
LIVE AD ALCATRAZ 2014<br />
7 Herbie Hancock<br />
MAIDEN VOYAGE 2015<br />
8 jaga jazzist<br />
JAGA JAZZIST-STARFIRE<br />
2015<br />
9 Medeski Martin & Wood<br />
END OF THE WORLD<br />
PARTY 2015<br />
10 Larry Young<br />
UNITY 2014<br />
Daniele Camerlengo<br />
11 Hank Mobley<br />
SOUL STATION 2014<br />
12 Ella Fitzgerald; Louis<br />
Armstrong<br />
ELLA & LOUIS 2010<br />
13 Sonny Rollins<br />
A NIGHT AT THE VILLAGE<br />
VANGUARD 2014<br />
14 Jose James<br />
NO BEGINNING NO END<br />
2015<br />
15 Jimmy Smith<br />
BACK AT THE CHICKEN<br />
SHACK 2014<br />
Stiamo parlando di Compay<br />
Segundo e dei Buena Vista<br />
Social Club che nel 1997, grazie<br />
al grande successo del loro<br />
album omonimo, diedero nuova<br />
vita alla musica tradizionale cubana.<br />
A quasi vent’anni l’etichetta<br />
inglese World Circuit pubblica<br />
Lost and Found, una raccolta<br />
di brani inediti registrati dal vivo<br />
e all’Avana presso gli studi di registrazione<br />
Areito 101, Areito<br />
102 e Calle 18 dell’Egrem, durante<br />
le leggendarie session a cui<br />
prese parte Ry Cooder, autore<br />
insieme a Nick Gold dello storico<br />
successo. Quattordici tracce di<br />
inestimabile valore che la World<br />
Circuit custodiva, un bellezza che<br />
andava condivisa con chi ha vissuto<br />
quell’epoca di grande fertilità<br />
della musica cubana grazie a<br />
leggende del calibro di Ibrahim<br />
Ferrer, Omara Portuondo,<br />
il pianista Rubén Gonzàlez,<br />
il bassista Cachaìto Lòpez e<br />
il mito “Primo Compay”. Il rapimento<br />
dello stile classico del son<br />
cubano in Macusa, La bellezza<br />
emozionale della voce di Omara<br />
Portuondo in Làgrimas Negras,<br />
lo strabiliante pianismo<br />
di Rubén Gonzàlez in Como<br />
Sento Yo sono solo alcune preziose<br />
evidenze di questo album<br />
che non deve mancare in una<br />
collezione che si rispetti.<br />
Domenico Sanna<br />
BROOKLYN BEAT<br />
Jando Music 2014<br />
oklyn Beat! con Ameen Saleem al<br />
contrabbasso e Dana Hawkins alla<br />
batteria, altri due fuoriclasse della<br />
nuova generazione Jazz newyorkese.<br />
Con Domenico negli ultimi<br />
anni abbiamo collaborato su vari<br />
progetti discografici e, ancora<br />
Domenico Sanna<br />
sato e presente con la disinvoltura<br />
e la leggerezza di chi ascolta tanta<br />
Musica, di chi la ama più del suo<br />
strumento. Sì, Domenico Sanna<br />
è senza dubbio un eccellente pianista,<br />
ma il suo essere sempre a<br />
servizio della Musica, mettendo<br />
spesso in secondo piano il suo<br />
ego solistico, lo rende un Artista<br />
speciale. Una personalità, un carattere,<br />
che in questo suo nuovo<br />
progetto si esalta ulteriormente,<br />
proponendoci in trio un approccio<br />
stilistico che disegna un mondo<br />
sonoro originale, non convenzionale<br />
e al tempo stesso sorprendentemente<br />
piacevole all’ascolto.<br />
Buena Vista Social Club<br />
LOST AND FOUND<br />
World Circuit<br />
aspettato quella centosedicesima<br />
candelina tanto desiderata<br />
ma che ha regalato alla cultura<br />
musicale un patrimonio compositivo<br />
di inaudita bellezza...<br />
Il primo dei tre album che vorrei<br />
consigliarvi ha come protagonista<br />
uno dei migliori talenti<br />
italiani della nuova generazione;<br />
a seguire un album che segnerà<br />
certamente la storia della Black<br />
<br />
adatto ai puristi ma perfetto per<br />
chi si avvicina al Soul/Jazz per la<br />
prima volta. Buon ascolto!<br />
Gegé Telesforo<br />
Una grande vena creativa<br />
Il pianista Domenico Sanna ha<br />
registrato non più di un anno fa al<br />
Bunker Studio di New York Bro-<br />
D’Angelo<br />
oggi, dopo centinaia di concerti<br />
in giro per il mondo, performance<br />
di varia natura e importanza,<br />
resto piacevolmente incantato<br />
dalla sua naturale vena creativa,<br />
dal suo riuscire a coniugare pas-<br />
Il Profeta del NuSoul<br />
Michael Eugene Archer, noto ai<br />
più come D’Angelo, dopo 14<br />
anni dalla pubblicazione di Voodoo<br />
torna con Black Messiah per<br />
tracciare ancora una volta il nuovo<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 121
SELECTOR<br />
Franco Bonini<br />
MONK, BUD O VICEVERSA.<br />
APPUNTI PER UNA<br />
DISCOGRAFIA JAZZ SU<br />
VINILE<br />
Casa Musicale Eco<br />
Pagine: 384 - Prezzo: 20 euro<br />
Monk, Bud o viceversa. Appunti per<br />
una discografia jazz su vinile è il titolo<br />
del libro di Franco Bonini, dedicato<br />
a questo supporto fisico la cui rarità<br />
odierna ne determina ulteriore fascino.<br />
Appartiene ormai al passato la storia<br />
dell’incisione su disco, motivo per cui<br />
quest’opera è principalmente destinata<br />
a quei super appassionati che vanno<br />
alla ricerca forsennata di vinili tanto più<br />
preziosi quanto più rari, ma anche a coloro<br />
che sono disposti ad acquistare le<br />
ristampe di oggi dal carattere vintage.<br />
I grandi protagonisti della storia del<br />
jazz vengono suddivisi in base al loro<br />
strumento e alla loro storia artistica.<br />
Compaiono nel libro nomi di jazzisti<br />
di scarsa notorietà, magari conosciuti<br />
solo perché avevano realizzato dischi<br />
con musicisti di grande fama; ne è<br />
un esempio il pianista Russ Freeman.<br />
L’autore sottolinea l’aspetto ludico del<br />
collezionismo e recupera da vecchi<br />
scaffali polverosi di qualche negozio<br />
dischi incisi da nomi interessanti come<br />
John La Porta, Phil Woods, Charlie Mariano.<br />
Al lettore non resta che lasciarsi<br />
coinvolgere da questo gioco di ricerca<br />
e di riemersione alla luce di musicisti<br />
rimasti nell’ombra per troppo tempo.<br />
È possibile acquistare il libro dal sito:<br />
www.casamusicaleeco.com<br />
ster George Clinton, la pop star<br />
Rhianna, la super band Snarky<br />
Puppy vincitrice lo scorso anno<br />
di un Grammy Award, la bravissima<br />
Shayna Steele trova<br />
<br />
il suo secondo album da solista.<br />
Con un repertorio che spazia dal<br />
soul d’annata al jazz contemporaneo,<br />
con brani originali scritti<br />
con suo marito, il pianista David<br />
Cook, passando per arrangiamenti<br />
di composizioni dei Massive<br />
Attack e Fiona Apple, questa<br />
bella vocalist californiana re-<br />
<br />
onnivori appassionati di musica<br />
con il talento puro e il timbro<br />
della sua voce. Musica suonata<br />
live in studio con partner d’eccezione<br />
come Christian McBride al<br />
songs<br />
1 JULIAN CANNONBALL<br />
ADDERLEY<br />
WALK TALL (LIVE) 1969<br />
2 BEATLES<br />
BLACKBIRD 1968<br />
3 JAMES BROWN<br />
SOUL POWER 1971<br />
4 BILL WHITERS<br />
USE ME 1972<br />
5 BOBBY MCFERRIN<br />
MOONDANCE 1982<br />
6 MILES DAVIS<br />
SO WHAT 1959<br />
7 CHET BAKER<br />
IT COULD HAPPEN TO<br />
YOU 1958<br />
8 RAY CHARLES<br />
MARY ANN 1956<br />
Gegè Telesforo<br />
9 DON GROLNICK<br />
POINTING AT THE MOON<br />
1989<br />
10 DONALD FAGEN<br />
MAXINE 1982<br />
11 EARTH WIND &FIRE<br />
SEPTEMBER 1978<br />
D’Angelo<br />
BLACK MESSIAH<br />
2014 - RCA<br />
sentiero della Black Music con-<br />
<br />
da QuestLove alla batteria, Pino<br />
Palladino al basso e dal rapper Q-<br />
Tip per i testi, D’Angelo partorisce<br />
<br />
molto attesa un album politicamente<br />
scorretto e lontano dagli<br />
stereotipi del contemporary R&B<br />
<br />
che trasuda storie contemporanee<br />
e te le sbatte in faccia come i fatti di<br />
Ferguson, la nuova questione raz-<br />
<br />
come Occupy Wall Street dove<br />
non esiste un leader vero e proprio<br />
ma tutti possono e devono esserlo.<br />
Black Messiah probabilmente non<br />
<br />
non è quello il suo obiettivo. La<br />
meta è già stata raggiunta con una<br />
lezione di Musica che raramente si<br />
le<br />
di oggi: strutture anomale e arrangiamenti<br />
spesso sorprendenti<br />
in un condensato di rabbia, sesso<br />
spinto, orgoglio nero e afrore ritmico<br />
che provocano eccitazione e<br />
forti emozioni dalla prima all’ultima<br />
traccia. Non facile al primo<br />
ascolto perché brutale, ma più lo<br />
si riascolta più ci si rende conto di<br />
avere davanti una perla rara.<br />
Punto di riferimento<br />
Con un background musicale<br />
che viene dalla scuola del gospel,<br />
dopo tanta gavetta nei musical e<br />
co<br />
di Artisti come il funk ma-<br />
Shayna Steele<br />
RISE<br />
2015 – Ropeadope<br />
contrabbasso, Eric Harland alla<br />
batteria, Marcus Miller e il giovane<br />
crooner Sachal Vasandani,<br />
Shayna Steele<br />
che impreziosiscono l’album di<br />
un’artista che negli States è già<br />
12 EDDIE HARRIS<br />
FREEDOM JAZZ DANCE<br />
1965<br />
13 ELLA FITZGERALD<br />
AIR MAIL SPECIAL (LIVE)<br />
1958<br />
14 DONNY HATHAWAY<br />
THE GHETTO (LIVE) 1972<br />
15 HERBIE HANCOCK<br />
WATERMELON MAN 1962<br />
un punto di riferimento per le<br />
nuove generazioni jazz e r&b.<br />
122 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SELECTOR<br />
a cura di Pietro Acquafredda<br />
Bologna, Teatro Comunale<br />
La stagione, al solito, è senza<br />
infamia e senza lode. Accanto<br />
ai classiconi di Verdi (Macbeth,<br />
Un ballo in maschera), Donizetti<br />
(Don Pasquale, Elisir) e<br />
Puccini (Madama Butterfly),<br />
la Jenufa <br />
piacevole contrasto, e spicca<br />
decisamente la nuova commissione<br />
per Solbiati, Il suono giallo.<br />
In un cartellone del genere<br />
la presenza dello Zauberflöte<br />
di Mozart (dal 16 a 24 maggio)<br />
non dovrebbe stupire. Eppure,<br />
si può giurare che nella stagione<br />
di quest’anno del Comunale è<br />
proprio questo il titolo più innovativo,<br />
che farà sicuramente<br />
la storia del teatro in Italia. Per<br />
Michele Mariotti (nella foto),<br />
nuovo direttore musicale del<br />
Teatro sarà solo la<br />
prossima tappa del suo personale<br />
viaggio nel mondo mozartiano<br />
cominciato nel 2010 con<br />
Idomeneo e destinato a chiudersi<br />
nel 2018 col Don Giovanni.<br />
Il Flauto verrà rappresentato in<br />
forma integrale, con i dialoghi<br />
in prosa e in tedesco perché, secondo<br />
il suo direttore, “le opere<br />
vanno rappresentante nella lingua<br />
in cui sono nate, con la sua<br />
sonorità, i suoi accenti. Fare<br />
oggi Guillaume Tello Carmenin<br />
italiano è solo un’operazione di<br />
antiquariato”. Insomma, se uno<br />
spettacolo funziona, funziona,<br />
e lo stesso vale per le regie. Per<br />
questo Mariotti si tiene fuori<br />
dall’annosa diatriba che vede le<br />
regie tradizionali contrapposte<br />
a quelle moderne e che tanto in-<br />
se:<br />
è convinto che “ci sono solo<br />
regie fatte bene e regie fatte<br />
male. Un Rigoletto può essere<br />
anche essere senza Mantova e<br />
<br />
del terzo atto ci dà un clima,<br />
un’atmosfera a cui dobbiamo<br />
essere fedeli”. Ecco perché un<br />
Flauto Magico può essere spe-<br />
so<br />
tempo. Non sappiamo se lo<br />
del Comunale sarà<br />
<br />
sicuri che si tratti del più sperimentale,<br />
dato che la regia è stata<br />
<br />
un gruppo di ricerca teatrale<br />
con sede a Ravenna che lavora<br />
in tutto il mondo dal 1992. Per<br />
la regia dello Luigi<br />
De Angelis, dopo lo studio delle<br />
lettere dell’autore con la sorella,<br />
ha immaginato che a muovere la<br />
<br />
Mozart e la sorellina Nannerl,<br />
bambini sognatori che governano<br />
un mondo fatato. Ciò che<br />
è incredibile è che i due bimbi<br />
non sono sul palco: il collettivo<br />
<br />
trasformati in immagini 3D che<br />
verranno proiettate sulle quinte.<br />
Il pubblico, forse per la prima<br />
volta in Italia, indosserà gli occhialetti<br />
come se fosse al cinema<br />
per assistere a un nuovo kolossal<br />
sui supereroi dei fumetti, ma<br />
potrà godere di uno spettacolo<br />
ben diverso, con una regia in cui<br />
il coro è travestito da pubblico,<br />
di modo da comprendere nel favoloso<br />
palazzo di Sarastro, dimora<br />
delle arti, anche la platea<br />
e, in senso lato, tutto il Teatro.<br />
<br />
3D e l’azione scenica potranno<br />
giocare a quel gioco leggero che<br />
è il Flauto Magico di Mozart,<br />
<br />
comico e serio, Egitto e Massoneria<br />
si confondono e fanno a<br />
rimpiattino senza che a noi pubblico<br />
sia mai data la possibilità<br />
<br />
BIANCHI... ROSSINI E VERDI<br />
La Sala Verdi del Conservatorio di Milano, tempio meneghino della buona<br />
musica (e della buona società) ospiterà il prossimo 19 maggio un<br />
evento-concerto-spettacolo di Elio,<br />
al secolo Stefano Belisari, l’eclettico<br />
cantante del gruppo Elio e le Storie<br />
Tese. Elio non è certo nuovo all’austera<br />
Sala Verdi, visto che è proprio<br />
al Conservatorio di Milano che ha<br />
ricevuto la sua istruzione musicale,<br />
diplomandosi in flauto nella classe<br />
della prof.ssa Kessik. Un ritorno alle<br />
origini? Forse, ma il cantante non si<br />
esibirà sicuramente nei concerti di<br />
Mozart o nelle sonate di Reinecke:<br />
la serata, intitolata “Bianchi, Rossini<br />
e Verdi – Omaggio al canto tricolore” sarà una scherzosa kermesse, un<br />
viaggio semiserio nella musica italiana, da quella dei grandi compositori<br />
di ieri fino alla canzone dei nostri giorni, realizzato anche grazie alla<br />
collaborazione del compositore contemporaneo Luca Lombardi, uno<br />
dei più quotati sul panorama moderno. Il ricavato della serata andrà a<br />
finanziare i progetti di coordinazione e sviluppo di Mani Tese, in particolare<br />
quelli a favore della sovranità alimentare in Sud Sudan, Benin<br />
e Burkina Faso, paesi africani tra i<br />
più poveri. L’evento è organizzato<br />
in coincidenza con il cinquantesimo<br />
anniversario del primo progetto<br />
di cooperazione internazionale<br />
dell’ONG, che dal 1965 opera per<br />
combattere la fame e gli squilibri fra<br />
il Nord e il Sud del mondo, fra i centri<br />
e le periferie. Insomma, alle 21 Sala<br />
Verdi diventerà la scenografia per<br />
un evento unico nel suo genere, una<br />
serata in cui la scherzosa rassegna<br />
della tradizione musicale italiana e il<br />
contributo di un pubblico sicuramente divertito sosterranno l’azione di<br />
chi ha dimostrato di poter fare qualcosa di utile nel mondo. E che, anche<br />
grazie all’aiuto di un artista come Elio, che ha sempre prestato attenzione<br />
alle tematiche sociali, potrà continuare a farlo.<br />
124<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015
Secondo noi la classica<br />
<br />
Il mondo del milanese<br />
si riunisce alla Scala per due appuntamenti<br />
speciali: il 16 e il 24<br />
maggio la Filarmonica è impegnata<br />
in due concerti i cui proventi<br />
saranno devoluti alle associazioni<br />
I Semprevivi+onlus e<br />
Progetto Itaca Onlus, che si battono<br />
per i diritti e per la qualità<br />
della vita delle persone che vivono<br />
un disagio psicologico. Le<br />
date di maggio sono da inserire<br />
in una cornice più ampia, quella<br />
de “La Filarmonica incontra la<br />
città”, un ciclo di prove aperte<br />
che quest’anno sostiene i progetti<br />
di assistenza alla disabilità<br />
a Milano e di cui questi sono<br />
gli ultimi due appuntamenti.<br />
Prevista la presenza di grandi<br />
personalità: il 16 maggio sarà<br />
Riccardo Chailly, neo-insediato<br />
direttore artistico del teatro, a<br />
dirigere la Filarmonica nella<br />
<br />
e nel Concerto per pianoforte<br />
e orchestra n.4 di Beethoven,<br />
con la solista portoghese Maria<br />
João Pires al suo debutto alla<br />
Scala. Il 24 sarà Marc Albrecht<br />
a dirigere l’orchestra, sul palco<br />
con la giovane pianista Beatrice<br />
Rana: in programma il primo<br />
Concerto di Beethoven e il quartetto<br />
n.1 per pianoforte e archi<br />
di Brahms nella versione per<br />
pianoforte e orchestra elaborata<br />
da Schönberg. A introdurre<br />
le prove aperte e a guidare il<br />
pubblico nell’ascolto saranno i<br />
critici musicali Gian Mario Benzing<br />
per il primo appuntamento<br />
e Enrico Parola per il secondo.<br />
La rassegna è realizzata dal Teatro<br />
alla Scala col supporto di<br />
UniCredit e UniCredit Foundation<br />
e con “Corriere della Sera-<br />
ViviMilano” e “Radio Popolare”<br />
nel ruolo di media partner.<br />
Negli ultimi anni la Scala si è<br />
vista impegnata sempre più frequentemente<br />
nel sostegno alle<br />
iniziative di carattere sociale,<br />
unitamente a una politica di<br />
sempre maggiore accessibilità<br />
al mondo della musica e della<br />
danza: “La Filarmonica incontra<br />
la città” è il caso esemplare<br />
di un teatro moderno che si<br />
mette in prima linea insieme a<br />
chi ha bisogno di sostegno per<br />
una battaglia importante e, allo<br />
stesso tempo, cerca di mettersi<br />
in gioco aprendo le porte a un<br />
pubblico sempre più vasto.<br />
LA SCELTA DI HILARY<br />
“Tutte le volte che suono il Concerto di Mozart succedono due cose: tutti<br />
sono felici per quella settimana, perché le persone sorridono quando lavorano<br />
su Mozart, e ogni volta imparo a suonarlo in modo differente. Non<br />
importa quante volte bisogna studiare e ristudiare i passaggi più difficili,<br />
non importa quanto facciano soffrire i passi che non si vogliono sbrogliare:<br />
la musica di Mozart ripaga di tutto”. Parole di Hilary Hahn, la giovane<br />
violinista americana che ha registrato per Deutsche Grammophon il<br />
Concerto per violino e orchestra n.5 di Mozart e il n.4 di Vieuxtemps.<br />
La carriera di Hahn è brillante come il suo personale tocco violinistico:<br />
a dodici anni il debutto come solista, a quindici il primo palcoscenico<br />
internazionale, in Germania, diretta da Lorin Maazel, a sedici il primo<br />
contratto con la Sony. E repertorio: tanto, tanto repertorio, dal primo<br />
disco con le sonate di Bach al Concerto di Beethoven, fino a Paganini,<br />
Stravinskij, Schönberg, Mendelssohn e quasi tutti gli altri “grandi” del<br />
violino. Del Concerto per violino n.5 in La maggiore K 219 di Mozart<br />
la Hahn offre un’interpretazione chiara e brillante, in cui mette in luce<br />
un’intonazione perfetta e un gusto classico, del tutto appropriato allo<br />
stile senza essere mai noioso. Anzi, sa cogliere con esattezza il garbato<br />
gioco di contrasti cromatici mozartiano, il mondo di luci del secolo dei<br />
lumi. Quello che stupisce in questo disco è l’interpretazione del Concerto<br />
n.4 in Re minore op.31 di Vieuxtemps, affrontato con lo stesso spirito<br />
settecentesco dell’altro concerto. I concerti di Vieuxtemps, pietre miliari<br />
per i violinisti per via della notevole complessità tecnica, si prestano facilmente<br />
a interpretazioni eccessivamente romantiche, in cui si sprecano<br />
vibrati amplissimi, esitazioni drammatiche e accelerazioni dell’agogica<br />
esagerate. Hilary Hahn ci rende una lettura meno confusa, più nitida e<br />
accurata, in cui la voce del solista non ha un rapporto con l’orchestra<br />
come quello di una prima donna isterica con la sua cameriera, come<br />
spesso capita; l’ascolto e il dialogo fra le parti sono al primo posto nell’interpretazione<br />
della Hahn e del direttore d’orchestra, Paavo Järvi, e il discorso<br />
musicale è portato avanti in modo lineare, senza le fermate e le<br />
esitazioni che tanto abbondano in questo repertorio. La Hahn si trova in<br />
un momento particolarmente favorevole della sua carriera: ha già acquisito<br />
la notorietà e l’autorità necessaria per affrontare in modo proprio il<br />
grande repertorio per violino, avendo passato quella fase di formazione<br />
di molti solisti in cui si eseguono i minori, e non è ancora apparentemente<br />
tentata dal recupero di autori ignoti o dimenticati. Si può permettere,<br />
insomma, di essere una grande interprete!<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 125
SELECTOR<br />
di Carlo Camilloni<br />
La fantasia del Krautrock<br />
al potere…<br />
Immersi nei suoni sperimentali degli anni seguenti la Seconda Guerra Mondiale, quando il rock non<br />
era quasi nato, gli artisti tedeschi già esploravano nuovi linguaggi sonori... In 45 album, citati nella<br />
loro versione originale in vinile, la storia dei “fondamentali” passi teutonici nella musica moderna,<br />
racchiusi in quella decade del XX secolo conosciuta come Krautrock.<br />
I<br />
musicisti in erba tedeschi nati nel dopoguerra (in pochi casi<br />
durante) sono determinati a lasciarsi velocemente alle spalle le<br />
scorie di un recente e orribile passato. Gli artisti optano subito<br />
<br />
rock anglofoni, grazie anche alla lezione di Karlheinz Stockhausen<br />
(Kerpen, 22 agosto 1928 – Kürten, 5 dicembre 2007) e alla scuola di<br />
Darmstadt (nel 1946 Wolfgang Steinecke, 22 aprile 1910 Essen - 23<br />
dicembre 1961 Darmstadt, fondò i Corsi estivi di composizione per la<br />
Nuova Musica, tenuti nell’Istituto Internazionale per la Musica della<br />
cittadina tedesca di Darmstadt), contaminando le proprie composi-<br />
126 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Krautrock in LP<br />
I 40 minuti di Phallus Dei sono esempio mirabile di libera e folle<br />
improvvisazione.<br />
zioni con la corrente elettronica e sperimentale dei vari György Lieti<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Electrip<br />
<br />
<br />
Canaxis 5,<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Boat-Woman Song,<br />
<br />
<br />
foto Kathinka Pasveer<br />
Dall’alto:<br />
Il sintetizzatore Moog IIIP progettato dall’ingegnere Robert Moog;<br />
Karlheinz Stockhausen 1994;<br />
Canaxis 5 (1969) di Holger Czukay.<br />
Canaxis<br />
<br />
Phallus Dei<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 127
1970<br />
SELECTOR<br />
Tangerine Dream: da sinistra Edgar Froese, Christopher Franke, Peter Baumann<br />
Manfred “Mani” Neumeier<br />
Tangerine Dream - Electronic<br />
Meditation<br />
Conrad “Conny” Schnitzler<br />
Guru Guru - UFO<br />
Electronic Meditation<br />
dei Tangerine Dream<br />
vede la luce nel 1970<br />
e in esso è evidentemente rintracciabile<br />
lo stile di band come<br />
i Pink Floyd di A Saurceful of<br />
Secrets (1968), arricchito da<br />
improvvisazione e potenza<br />
sperimentale allo stato puro. Il<br />
primo album di Edgar Froese (6<br />
giugno 1944, Tilsit – 20 gennaio<br />
2015, Vienna), Klaus Schulze (4<br />
agosto 1947, Berlino) e Conrad<br />
“Conny” Schnitzler (17 marzo<br />
1937, Düsseldorf – 4 agosto<br />
2011, Berlino) è una fornace di<br />
rock psichedelico ribollente di<br />
te<br />
e percussioni selvagge. Per<br />
<br />
la forza rivoluzionaria bisogna<br />
avere piena coscienza di quale<br />
musica, potere morale e politico<br />
regnavano, di quali fossero gli<br />
scarsi supporti tecnici dell’epoca.<br />
Ed è in questo contesto che i<br />
dischi precedentemente descritti,<br />
come anche i successivi, rappresentano<br />
un vero e proprio<br />
manifesto musicale di rottura<br />
<br />
Dopo aver cercato per dodici<br />
mesi un chitarrista valido e<br />
creativo, il batterista Manfred<br />
“Mani” Neumeier (31 dicembre<br />
1940, Monaco) e il bassista Uli<br />
Trepte (27 settembre 1941, Costanza<br />
- 21 maggio 2009, Berli-<br />
<br />
<br />
(24 marzo 1945, Berlino), il loro<br />
compagno ideale per l’avven-<br />
<br />
La partenza è folgorante, così<br />
come i devastanti e liberatori<br />
viaggi psichedelici di free-rock.<br />
Il primo 33 giri, UFO (1970), ha<br />
<br />
sui neuroni degli ascoltatori e<br />
Der LSD-Marsch (la marcia<br />
dell’LSD) ne è manifesto rappresentativo.<br />
trare<br />
nella storia sono i Kraftwerk,<br />
che nel 1970 pubblicano<br />
l’omonimo long playing di<br />
debutto. La loro musica, così<br />
come lo stesso nome della band<br />
<br />
<br />
dalla zona industriale di origine,<br />
Düsseldorf: metronomiche<br />
linee ritmiche fanno da tessuto<br />
connettivo per le incursio-<br />
<br />
dell’organo (ancora non sono<br />
presenti strumenti elettronici<br />
nella loro strumentazione).<br />
I Kraftwerk con Conny Plank<br />
novativo<br />
come non mai, grazie<br />
a quattro brani decisamente<br />
<br />
Copertina del primo album dei<br />
Kaftwerk<br />
128 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
1971<br />
SELECTOR<br />
Popol Vuh - Affenstunde<br />
Florian Fricke e i Popol Vuh<br />
Nel gennaio 1971 parte<br />
<br />
dei Popol Vuh con Affenstunde,<br />
disco elettronico denso,<br />
irreale e sospeso come in un<br />
sogno costellato di sintetizzatori<br />
a disegnare tele sonore permeate<br />
di percussioni etniche, gettando<br />
le basi per la spiritualità caratterizzante<br />
tutta la produzione di<br />
Florian Fricke (anima dei Popol<br />
Vuh; 23 febbraio 1944, Lindau<br />
- 29 dicembre 2001, Monaco).<br />
In quel periodo Fricke è uno dei<br />
pochi a possedere un Moog IIIP,<br />
“La musica che si<br />
te<br />
per esplorare tutte le possibili<br />
sensazioni dell’uomo”. Fricke<br />
venderà quel Moog a un “certo”<br />
Klaus Schulze, che lo conserva<br />
ancora oggi! Fricke era un uomo<br />
gentile e mistico ma aveva idee<br />
ben precise su come il mondo delle<br />
sette note fosse avvelenato dal<br />
“Nell’apparato propagandistico<br />
del capitalismo la musica<br />
s’incarica di stendere un velo<br />
che serva a coprire la ragione, a<br />
impedire di scegliere e decidere.<br />
Among Dull - Tanz der Lemminge<br />
Gran parte del pop americano e<br />
inglese si ritrova in questo ambito<br />
deteriore, dove l’arte dei suoni<br />
diviene corruzione o appare in<br />
stretto accordo con essa”.<br />
Sempre nel 1971 gli Amon Düül<br />
II danno alle stampe il loro terzo<br />
album, un doppio vinile dal titolo<br />
Tanz der Lemminge. Al suo interno<br />
è racchiuso un gioiello che<br />
coniuga la magia della psichedelia<br />
con la sospensione onirica dell’e-<br />
The Marylin Monroe-<br />
Memorial-Church. Il risultato<br />
sono oltre diciotto minuti di pura<br />
improvvisazione sognante, rare-<br />
<br />
nell’assenza di gravità, richiamante<br />
il disegno che compone le due<br />
facciate interne della copertina<br />
gatefold. Nello stesso anno i Can<br />
aggiungono il terzo tassello alla<br />
<br />
(artisticamente parlando) doppio<br />
Tago Mago. Ritmiche millimetriche,<br />
dense basi elettroniche,<br />
il canto atipico di Damo Suzuki<br />
(16 gennaio 1950, Prefettura di<br />
Kanagawa/Giappone), ceselli<br />
chitarristici inseriti mirabilmente,<br />
creano un qualcosa d’inedito<br />
I Can<br />
che farà da colonna portante per<br />
la musica rock “colta” a venire.<br />
A poche settimane di distanza<br />
arriva il primo album degli Ash<br />
Ra Tempel con una strepitosa<br />
copertina apribile, altra chicca<br />
per i collezionisti. Si tratta di un<br />
disco dalla doppia anima sonora.<br />
Amboss, sul lato A, è un vulcano<br />
in eruzione di space rock, brano<br />
tipico dei loro concerti dell’epoca<br />
(per approfondire l’argomento<br />
live raccomandiamo il sestuplo<br />
Private Tapes, edito solo in CD<br />
nel 1996 con registrazioni 1970-<br />
1979); sulla seconda facciata si<br />
trova l’ammaliante Traummaschine,<br />
pura sospensione, visionaria<br />
ed elettronica, estremamente<br />
attuale in questa epoca fatta di<br />
riciclaggi, più o meno sfacciati.<br />
Nel corso del 1971 esce anche<br />
Die Grüne Reise di Achim Reichel<br />
(28 gennaio 1944, Wentorf),<br />
musicista dalle solide esperienze<br />
<br />
folle viaggio in un cosmo melo-<br />
<br />
L’esordio di Manuel Göttsching<br />
-<br />
<br />
tra rock, psichedelia ed elettronica.<br />
Molta musica futura (non solo<br />
tedesca) è debitrice nei confronti<br />
di questo geniale e pazzoide album.<br />
Medesimo anno e musica<br />
D è il mantrico lavoro<br />
Can - Tago Mago<br />
di George “Deuter” (1 febbraio<br />
1945, Falkenhagen) musicista<br />
proveniente dall’area di Monaco,<br />
profondamente intriso di misticismo<br />
(si trasferisce per molti anni<br />
a Poona, India, e diventa allievo di<br />
Bhagwan Shree Rajneesh, meglio<br />
conosciuto come Osho). Questo<br />
suo debutto, seguito da altri 60<br />
<br />
della fusione tra musica etnica,<br />
elettronica e derivazioni rock, un<br />
lavoro unico nel suo genere.<br />
A giugno si materializza invece<br />
uno dei picchi della musica te-<br />
<br />
Gila, conosciuto anche come<br />
Gila – Free Electric Sound. Lo<br />
space-rock psichedelico di pregevole<br />
fattura è quasi totalmente<br />
130 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Krautrock in LP<br />
Il chitarrista Achim Reichel<br />
Achim Reichel - Die Grüne Reise<br />
improvvisato in studio durante<br />
la registrazione, portato verso<br />
<br />
Conrad “Conny” Veit (9 maggio<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
trasparente e l’inserto trasparen-<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
avanti a tutto, modernissimo e<br />
<br />
Meno “diversi” ma di notevole<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
primo album, Weiss der Teufel,<br />
-<br />
strato<br />
in soli tre giorni dal vivo in<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
sono sospesi tra tendenze avan-<br />
<br />
<br />
-<br />
Einstieg<br />
<br />
<br />
<br />
Opal-<br />
Embryo’s Rache, sor-<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
Tanz der Lemminge<br />
e Wolf City degli Amon<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
Spain Yes, Franco<br />
Finished<br />
<br />
Ultimo album analizzato del<br />
Revelation dei Virus, una<br />
delle band spiritualmente e sti-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
Revelation, libero<br />
adattamento del tema di Paint It<br />
Black-<br />
-<br />
Endless<br />
Game, dove la grande energia<br />
-<br />
<br />
A Saurceful of<br />
Secrets<br />
UN UNICO DOM<br />
Rufus Zuphall<br />
Rufus Zuphall - Weiss der Teufel<br />
Nello strepitoso 1971 capita anche<br />
che László v. Baksay (voce,basso, testi)<br />
e Gábor v. Baksay (voce, percussioni,<br />
flauto), fratelli ungheresi, Reiner Puzalowski<br />
(voce, chitarra, flauto), polacco,<br />
e Hans-Georg Stoppa (voce, organo,<br />
chitarra), tedesco, formino i Dom e<br />
pubblichino il loro purtroppo, unico<br />
disco, Edge of Time. Si tratta di un’opera<br />
straordinaria, che sintetizza in<br />
modo mirabile diversi stili: rock, folk,<br />
avanguardia, elettronica, per compiere<br />
un’incredibile viaggio ai confini della<br />
realtà musicale di quei tempi (ancora<br />
oggi miracolosamente moderna).<br />
Raramente capita d’ascoltare un tale<br />
equilibrio tanto che, giustamente,<br />
questo disco è considerato un misconosciuto<br />
capolavoro del Krautrock.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 131
1972<br />
SELECTOR<br />
Peter Michael Hamel solo<br />
Vampire State t Building<br />
degli Alcatraz di Amburgo,<br />
pubblicato all’inizio del<br />
1972, è uno di quei dischi che<br />
non dovrebbe mancare in nessuna<br />
collezione degna di tale<br />
nome. Registrato allo Studio<br />
da Kurt Graupner (ingegnere<br />
del suono alla Deutsche<br />
Grammophon e artefice in<br />
molta parte delle stranezze<br />
sonore dei Faust, che proprio<br />
al Wümme registrano l’esordio),<br />
l’album rivela una musica<br />
nuova, originale ancora oggi.<br />
Gli Alcatraz sono un gruppo<br />
misterioso, in cui i membri<br />
hanno mixato e frullato generi<br />
che mai nessuno aveva accostato<br />
tra loro. Una dissacrante<br />
orgia di chitarre distorte, over-<br />
<br />
vaggi,<br />
dove i Vanilla Fudge e<br />
gli Uriah Heep coesistono col<br />
rock di Canterbury. Krautrock<br />
ai massimi livelli, specialmente<br />
nel deragliamento acustico<br />
della chitarra superdistorta<br />
. Un’altra<br />
gemma da riscoprire.<br />
Registrato a ottobre e novembe<br />
1971 Mythos, punto di<br />
partenza dell’omonima band,<br />
viene pubblicato<br />
all’inizio i i del 1972<br />
per l’etichetta Ohr. Un mondo<br />
dai forti connotati fantascien-<br />
<br />
una sapiente e raffinata miscela<br />
di componenti etniche,<br />
space-rock e tinte progressive:<br />
sospeso tra i diversi stili va<br />
inserito di diritto tra i migliori<br />
album del Krautrock. Sempre a<br />
inizio 1972 per la Brain Metronome<br />
esce Neu!. Il batterista<br />
Klaus Dinger (24 marzo 1946,<br />
Scherfede - 21 marzo 2008,<br />
Düsseldorf) e il chitarrista<br />
Michael Rother (2 settembre<br />
1950, Amburgo), dopo la loro<br />
militanza nei Kraftwerk (ma<br />
Rother non appare in nessuna<br />
registrazione) mettono a frutto<br />
la loro esperienza con un disco<br />
innovativo in tutti i sensi (da<br />
qui anche la scelta del nome del<br />
gruppo: Neu in tedesco signi-<br />
-<br />
<br />
come strumenti e ritmiche metronomiche<br />
marcano in maniera<br />
indelebile la musica dei Neu!<br />
La loro ascesa, sia in patria che<br />
all’estero, è veloce, tanto che<br />
viene stampata subito (su etichetta<br />
United Artists) la versione<br />
inglese con copertina a<br />
Klaus Schulze<br />
busta, anziché apribile, sfondo<br />
rosso e non grigio, impreziosita<br />
dalle note di presentazione di<br />
Dave Brock degli Hawkwind.<br />
Ad Agosto del 1972, Peter<br />
Michael Hamel (leader e fondatore<br />
dei Between) pubblica<br />
il suo primo lavoro solista, il<br />
doppio Hamel, su etichetta<br />
Vertigo. Questo 33 giri getterà<br />
le fondamenta sonore della sua<br />
intera carriera solista: minima-<br />
<br />
<br />
armonie. Piano acustico,<br />
piano preparato, organo,<br />
menti<br />
che tessono questa tela<br />
sonora, estatica e a tratti cupa.<br />
I Popol Vuh presentano il loro<br />
secondo lavoro In Den Gärten<br />
Pharaos<br />
primo disco, mette a fuoco in<br />
<br />
i suoni del moog con le percussioni.<br />
Sul lato A l’omonima<br />
suite, che dalle sonorità oscure<br />
iniziali procede lentamente<br />
<br />
<br />
e nel suono del piano elettrico<br />
Fender. Sul lato B il megalitico<br />
Vuh si erge imperioso verso il<br />
cielo, elevato dal suono dell’organo<br />
a canne, che dà un senso<br />
ta<br />
estatica pace. Dopo questo<br />
disco Florian Fricke cambierà<br />
completamente approccio<br />
alla musica optando per una<br />
strumentazione acustica, non<br />
prima di lasciare una traccia<br />
importante nella musica elet-<br />
gura<br />
nel doppio Zeitrine<br />
Dream e, più esattamente,<br />
nel brano di apertura del disco:<br />
Birth Of Liquid Plejades.<br />
In questo multiforme incrocio<br />
di storie c’imbattiamo nel<br />
primo capolavoro di Christopher<br />
Franke (6 aprile 1953,<br />
Berlino), Edgar Froese e Peter<br />
Baumann (29 gennaio 1953,<br />
Berlino). Zeit è un monumentale<br />
lavoro di pura space music,<br />
lento, statico, immenso come<br />
l’universo e il tempo (non per<br />
niente Zeit<br />
tempo). E qui l’ordine cronologico<br />
gioca un fattore impor-<br />
Klaus Schulze - Irrlicht<br />
132 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Krautrock in LP<br />
Cluster<br />
Cluster - Cluster II<br />
tante in quanto tale staticità<br />
giunge dopo un altro grande<br />
debutto: il mese precedente<br />
esce Irrlicht, primo passo solista<br />
di Klaus Schulze, dove il<br />
concetto di tempo e ritmo viene<br />
completamente reinventato;<br />
addirittura i sintetizzatori sono<br />
assenti, i suoni vengono ricavati<br />
dall’ausilio di una piccola orchestra.<br />
Klaus usa solo organo,<br />
chitarra, percussioni, voce ed<br />
<br />
un registratore a quattro piste.<br />
Il disco è pura essenza di musica<br />
cosmica (termine poi suc-<br />
<br />
nausea), maestoso e acerbo al<br />
punto giusto, rendendo giustizia<br />
a Schulze stesso che riteneva<br />
restrittivo quel ruolo di<br />
batterista che Froese nei Tangerine<br />
Dream, prima, e Manuel<br />
Göttsching (9 settembre 1952,<br />
Berlino) negli Ash Ra Tempel,<br />
<br />
Altro grande disco del 1972,<br />
anche questo caratterizzato<br />
dall’assenza di sintetizzatori, è<br />
Cluster II dei Cluster, gruppo<br />
composto dal duo Dieter Moebius<br />
(16 gennaio 1944, San Gallo/Svizzera)<br />
e Hans Joachim<br />
Roedelius (Hans-Joachim Roedelius,<br />
26 ottobre 1934, Berlino);<br />
forse sarebbe meglio parlare<br />
di trio, vista la partecipazione<br />
più che attiva di Konrad<br />
“Conny” Plank (3 maggio 1940,<br />
Hütschenhausen - 18 dicembre<br />
1987, Colonia) in veste di produttore,<br />
ingegnere del suono e<br />
musicista. Raccolta fondamentale<br />
per la nascita e lo sviluppo<br />
futuro della musica industrial,<br />
presenta composizioni prive di<br />
qualsiasi struttura armonica.<br />
I suoni sono masse acustiche<br />
elaborate e pulsanti, l’atmosfera<br />
dominante è una cupa<br />
fornace sonora in espansione.<br />
In riferimento ai Cluster,<br />
visto che ne aveva fatto parte<br />
Dieter Moebius e Hans Joachim Roedelius<br />
nel nucleo iniziale denominato<br />
Kluster, in questo articolo<br />
non menzioneremo Conrad<br />
“Connie” Schnitzler (17 marzo<br />
1937, Dusseldorf – 4 agosto<br />
2011, Berlino) volutamente,<br />
ritenendo tale artista meritevole<br />
di ben altro spazio per<br />
descrivere la sua arte immensa<br />
e intransigente, rimasta sempre<br />
in secondo piano e lontana<br />
dai riflettori. Secondo lavoro<br />
anche per i Faust nel 1972: So<br />
Far presenta un’altra copertina<br />
strepitosa: se nel primo<br />
dominava la trasparenza, qui<br />
regna il nero, sia internamente<br />
che esternamente, tutto corredato<br />
da nove stampe, ognuna<br />
relativa a un brano specifico<br />
del disco. Ennesimo viaggio<br />
nella bizzarria e creatività musicale,<br />
miscela di generi e rock<br />
metronomico, testi nonsense<br />
e sorprese sonore presenti in<br />
ogni composizione. L’elettronica<br />
è il tessuto connettivo<br />
che lega il tutto, trasformando<br />
lo studio di registrazione<br />
in uno strumento aggiunto<br />
alla band. Chiudiamo il 1972<br />
con Impressions On Reading<br />
Aldous Huxley dei Brave New<br />
World, vita purtroppo breve.<br />
Definirlo un gruppo originale<br />
è troppo restrittivo: la capacità<br />
di trattare stili diversi in una<br />
complessa fusione anticipa<br />
quella che sarà la proposta di<br />
Art Zoyd o Univers Zero diversi<br />
anni dopo. Musica mai ascoltata<br />
prima, che rende questa<br />
opera unica e classico assoluto<br />
del Krautrock.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 133
1973<br />
foto Markus Wustmann<br />
SELECTOR<br />
La lucida follia dei Faust...<br />
Provenienti da Amburgo<br />
come i Brave New<br />
World, i Kollektiv a<br />
marzo del 1973 registrano l’omonimo<br />
album per la Brain.<br />
Anche qui siamo di fronte a<br />
una fusione molto al di là della<br />
semplice dichiarazione d’intenti<br />
-<br />
<br />
stesso trattamento) richiama i<br />
primi Kraftwerk ma la grande<br />
energia e l’abilità tecnica dei musicisti,<br />
oltre alla strumentazione<br />
<br />
danno corpo al classico esempio<br />
di Krautrock ai massimi livelli.<br />
Nello stesso periodo esce uno dei<br />
nostri album preferiti in assolu-<br />
<br />
dai collezionisti): A Meditation<br />
Mass degli Yatha Sidhra, edito<br />
per la Brain, presenta la copertina<br />
intagliata sul davanti, molto<br />
bella e delicata. Di fatto si tratta<br />
di un’unica suite che occupa<br />
tutto il vinile, divisa in quattro<br />
parti. Grande Krautrock con tinte<br />
jazzate ed etniche, atmosfera<br />
cosmica e magica che trasporta<br />
in un mondo immaginario, puro<br />
trip sonoro sospeso nella quiete,<br />
squarciata occasionalmente<br />
<br />
Anche le ristrettezze economiche<br />
incidentalmente possono<br />
concorrere alla creazione di dischi<br />
fondamentali: è il caso dei<br />
Neu! con Neu!2 nel 1973. Dopo<br />
aver registrato il materiale per il<br />
scono<br />
e l’esigenza di avere altra<br />
musica per completare il Long<br />
Playing aguzza l’ingegno. Due<br />
brani già registrati, Neuschnee<br />
e Super, vengono proposti in tre<br />
<br />
giri e 78 giri, il tutto ovviamente<br />
con diversi tagli e manipolazioni.<br />
Altri brani vengono ripescati dal<br />
cassetto e, non a caso, uno ha<br />
proprio questo titolo… Cassetto<br />
un trionfo della manipolazione<br />
e dell’editing casereccio, che<br />
porta la fantasia oltre la possibilità,<br />
la provocazione divertita e<br />
divertente del Krautrock, scena<br />
alternativa e creativa come poche<br />
altre. Va comunque segnalata<br />
l’ottima qualità della musica<br />
proposta, derivata direttamente<br />
dalle intuizioni del primo album,<br />
ulteriormente perfezionate e<br />
calibrate. La copertina stessa<br />
sembra riportare le difficoltà<br />
economiche di cui sopra: foto-<br />
<br />
note dei brani fatte con la macchina<br />
da scrivere e corrette poi<br />
in modo pessimo e pasticciato a<br />
mano, presumibilmente quella<br />
stessa incerta mano che fa saltare<br />
in modo orrendo la puntina<br />
su Super 16… eppure il fascino<br />
è supremo.<br />
<br />
viaggio, se ne escono con quello<br />
che, secondo il mio modesto<br />
parere, è il loro miglior disco<br />
in assoluto: Ralf und Florian. I<br />
<br />
Krefeld) e Florian Schneider-<br />
dorf),<br />
giocano con i suoni, comunicano<br />
tutta la loro inventiva<br />
e visione della musica, ricerca e<br />
divertimento sono la ricetta base<br />
per questo strepitoso album.<br />
Fin dalla prima nota si entra nel<br />
mondo della fantasia, l’ironia e<br />
la rivoluzione vanno a braccetto<br />
nel pentagramma, il loro stile<br />
prende forma in modo autoritario<br />
armonizzando in modo perfetto<br />
la scuola elettronica con la<br />
Ash Ra Tempel - Join Inn<br />
fantasia del Krautrock. Join Inn<br />
degli Ash Ra Tempel è un altro<br />
passo sull’orlo della schizofrenia<br />
artistica. Anche questa volta,<br />
infatti, si ha un primo lato di<br />
chiaro stampo rock psichedelico<br />
con Freak ‘n’ roll, vera e propria<br />
jam session acida, e un secondo<br />
lato, bellissimo ed elettronico.<br />
Jenseits è dominato dalle tastiere<br />
di Klaus Schulze, tornato brevemente<br />
per collaborare, e dalla<br />
chitarra stratosferica di Manuel<br />
Göttsching, creando un suono<br />
immenso e siderale come non<br />
mai. Tra le opere fondamentali<br />
per il rock tedesco. Proprio Klaus<br />
Schulze con il doppio Cyborg<br />
Klaus Schulze - Cyborg<br />
mette il mondo a soqquadro in<br />
do<br />
alla storia un vero e proprio<br />
colosso sonoro. I quattro movi-<br />
Synphära, Conphära,<br />
Chromengel e Neuronengesang)<br />
gettano le basi per gran parte<br />
della musica elettronica futura,<br />
anticipandone anche molte delle<br />
derivazioni. Con l’orchestra, un<br />
piccolo campionario strumenta-<br />
<br />
percussioni e voce), creatività<br />
da vendere e abilità nel montare<br />
e manipolare i nastri, Schulze<br />
assurge a un livello artistico sublime,<br />
portando l’elettronica alle<br />
orecchie anche dei troppi critici<br />
<br />
a tale musica.<br />
Anche i Tangerine Dream entrano<br />
nel salotto buono bissando<br />
Zeit con un altro grande lavoro,<br />
Atem, che, tra l’altro, conclude<br />
la collaborazione con l’etichetta<br />
Ohr. Il rigore della sperimentale<br />
ricerca di altre strade fornisce<br />
linfa vitale a un’opera scura, dove<br />
s’intrecciano oceani percussivi<br />
con massicci mellotron e sintetizzatori;<br />
così l’universo musicale<br />
diventa monolitico e misterioso<br />
come non mai, a tratti alieno e<br />
dal notevole impatto emotivo.<br />
Anno di capolavori il 1973; i<br />
Faust, infatti, arrivano con Faust<br />
IV, primo vero album per la Virgin<br />
dopo Faust Tapes<br />
raccolta di outtakes. Il gruppo<br />
giunge a una maturità artistica<br />
notevole, non a caso il disco viene<br />
aperto da quello che diverrà il<br />
manifesto della musica tedesca:<br />
Krautrock, brano portato in cielo<br />
da chitarre e tastiere imponenti,<br />
ancorato a terra dalla ritmica<br />
metronomica ed essenziale clas-<br />
nuti<br />
di pura essenza musicale. È<br />
presente tutto il campionario<br />
che solo i Faust sanno amalgamare<br />
così bene: delicate ballate,<br />
elettronica, accenni jazz e tanta,<br />
tanta lucida follia…<br />
134 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
1974<br />
SELECTOR<br />
Code III - Planet of Man<br />
Nel 1974 esce Planet Of<br />
Man dei Code III, duo<br />
formato dal berlinese<br />
Manfred Schunke, proprietario<br />
Delta Acoustic Studio registrazione,<br />
sempre a Berlino (dove hanno<br />
lavorato, tra gli altri, i Jane per<br />
Between Heaven and Hell, 1977,<br />
i Can per Saw Delight, 1977, e<br />
Lou Reed per Take No Prisoners,<br />
1978) e dall’americano Ed Key. Il<br />
disco narra la storia della Terra<br />
<br />
umana e relativa caduta. Detto<br />
così può sembrare banale; invece<br />
i due danno vita a un album<br />
particolare e interessante, dove<br />
la tessitura compositiva si avvale<br />
<br />
di studio, dei suoni ambientali,<br />
degli strumenti acustici ed elettronici,<br />
creando un percorso musicale<br />
molto godibile con Klaus<br />
Schulze in veste di batterista e<br />
spirito guida. Il 33 giri uscì per<br />
l’etichetta Delta-acustic di proprietà<br />
di Schunke, praticamente<br />
autoprodotto (6 titoli in tutto, di<br />
cui 3 compilation), utilizzando<br />
la tecnica di registrazione “kunstkopf”<br />
(testa artificiale), che<br />
doveva ottimizzare la spazialità<br />
<br />
Questa tecnica si rivelò fallimentare<br />
(l’esiguità dei titoli lo<br />
conferma) ma non lo fu il livello<br />
artistico degli album pubblicati,<br />
vere e proprie gemme oggi molto<br />
ricercate dai collezionisti. Anche<br />
se può sembrare strano, dei Can<br />
abbiamo tralasciato Future Days<br />
del 1973 in favore di Soon Over<br />
Holger Czukay dei Can<br />
Babaluma del 1974, che nasconde<br />
uno dei brani in assoluto più<br />
belli dell’elettronica contaminata<br />
con il rock: Quantum Physics.<br />
Pezzo complesso, visionario,<br />
dalla grande potenza espressiva<br />
e dalla luminosa calma dilatata,<br />
il tutto sostenuto da una ritmica<br />
semplicemente strepitosa, sia<br />
nel giro di basso che nell’originale<br />
drumming di Jaki Liebezeit (26<br />
maggio 1938, Dresda). In questo<br />
brano c’è tutta l’arte, il fascino e<br />
la ricchezza espressiva che i Can<br />
hanno saputo donare ai propri<br />
fan nel corso degli anni che, purtroppo,<br />
mai più sarà raggiunta.<br />
Nel 1971 Moebius e Roedelius lasciano<br />
Berlino per la campagna<br />
di Forst, dove allestiscono uno<br />
studio di registrazione, e con il<br />
nome Harmonia iniziano la collaborazione<br />
con Michael Rother<br />
dei Neu! (due dischi in studio:<br />
Gli Harmonia a Forst nel 1974<br />
Can - Soon Over Babaluma<br />
Musik von Harmonia del 1974<br />
e Deluxe del 1975). Ma nel 1974<br />
come Cluster pubblicano, due<br />
anni dopo Cluster II, Zuckerzeit<br />
(tempo zuccheroso). E la musica<br />
si è addolcita: al suo interno<br />
trovano posto rhythm machine,<br />
armonie e una sorprendente luminosità<br />
compositiva, prima assente.<br />
In realtà sembrano quasi<br />
due mini album solisti di Moebius<br />
e Roedelius, dove si matura<br />
un suono inimitabile.<br />
Del nuovo corso dei Popol Vuh<br />
preferiamo citare Seligpreisung,<br />
Peter Giger dei Dzyan<br />
per la particolare storia di intrecci<br />
della formazione del disco,<br />
con i rinati Gila Bury my Heart<br />
at Wounded Knee, 1973. Le due<br />
formazioni condividono Fricke al<br />
piano, Veit alla chitarra e Daniel<br />
Secundus “Danny” Fichelscher<br />
alla batteria, percussioni e chitarra<br />
(7 marzo 1953, Berlino).<br />
Dei Popol Vuh fanno parte anche<br />
Robert Eliscu dei Between all’oboe<br />
(1944, Stati Uniti – 11 ottobre<br />
1996, Stati Uniti) e Klaus Wiese al<br />
tampura (18 gennaio 1942, Germania<br />
- 27 gennaio 2009, Ulma).<br />
Seligpreisung è contraddistinto<br />
dal delicato pianismo di Fricke,<br />
sostenuto dalla incantevole chitarra<br />
di Veit e dalla musica pacata,<br />
profondamente spirituale e<br />
poetica anche nei momenti più<br />
ritmati e vicini al rock. Chiudiamo<br />
il 1974 parlando di Electric<br />
Silente, terzo e ultimo lavoro dei<br />
Dzyan. Disco sospeso tra pulsioni<br />
avanguardistiche, etniche,<br />
rock e jazz. Ne risulta un prodotto<br />
creativo e innovativo, dove le<br />
tre personalità dei componenti,<br />
Eddy Marron alle chitarre, sitar,<br />
saz, tampura, mellotron e voce<br />
(24 giugno 1938, Anklam – 6<br />
febbraio 2013, Germania), Reinhard<br />
Karwatky al basso e Peter<br />
Giger alla batteria e percussioni<br />
(12 aprile 1939, Berna), si incontrano<br />
su un piano astrale di fusioni<br />
stilistiche.<br />
136 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
sta molto attivo fin dagli anni<br />
’60 ma decisamente poco prolifico<br />
a livello discografico, autore<br />
che si muove in una terra<br />
di nessuno, sospesa tra il fuoco<br />
e l’aria, tra un Krautrock più<br />
allucinato del solito e gli impulsi<br />
cosmici di un richiamo<br />
irresistibile verso il buio dello<br />
spazio. Echo-guitar a profusione,<br />
voce estraniante, melodie<br />
circolari e sequenze ritmiche<br />
di chitarra, marcano la lucida<br />
follia visionaria di Schickert.<br />
Assolutamente un disco fuori<br />
da ogni genere, fuori anche<br />
Krautrock in LP<br />
1975<br />
1976<br />
tecnica della “cuffia<br />
artificiale” (ricordate<br />
la “knustkopf” della<br />
Delta-acustic?). La musica<br />
di Last manifesta in pieno la<br />
grande capacità di sperimentazione<br />
e improvvisazione che il<br />
gruppo aveva dal vivo, immersa<br />
in liquide proiezioni colorate,<br />
diapositive, proiezioni di<br />
film sperimentali. Le pulsioni<br />
etniche nell’ottimo Malesh<br />
(1972), il progressive profondamente<br />
psichedelico di 2nd<br />
(1973), vengono raggrumati<br />
in questo testamento sonoro<br />
Klaus Schulze nel 1976<br />
Klaus Schulze - Timewind<br />
Günter Schickert<br />
Klaus Schulze nel 1975<br />
pubblica Timewind,<br />
lavoro dedicato a Richard<br />
Wagner per sottolineare<br />
la grande influenza che gli<br />
autori classici hanno avuto<br />
nella sua musica. Solo due lunghissimi<br />
brani, realizzati con<br />
una schiera di sintetizzatori,<br />
sequencers e tastiere varie,<br />
che portano la qualità a livelli<br />
sublimi, delineando in maniera<br />
più decisa le lunghe improvvisazioni<br />
che Schulze usa fare nei<br />
concerti. Due visioni cosmiche<br />
e sognanti che rappresenteranno<br />
uno dei picchi artistici del<br />
“Maestro”. Ristampato dalla<br />
Brain nel 1975 ma uscito in<br />
realtà privatamente nel 1974,<br />
Samtvogel di Günter Schickert<br />
(25 aprile 1949, Berlino), arti-<br />
dal tempo, fulgido esempio di<br />
quello che è stato il sogno rivoluzionario<br />
della musica tedesca<br />
degli anni ’70. Chi ama Ashra<br />
Tempel e Achim Reichel deve<br />
assolutamente riscoprire questo<br />
lavoro.<br />
Il nostro viaggio si conclude<br />
con quello che è stato uno dei<br />
maggiori e creativi gruppi di<br />
tale scena: gli Agitation Free.<br />
Della loro produzione scegliamo<br />
il terzo album Last, pubblicato<br />
postumo nel 1976 solo<br />
in Francia dalla Barclay (molto<br />
ricercato dai collezionisti).<br />
Soundpool (5:47) e Laila II<br />
(17:08) sul lato A risalgono a<br />
un concerto del marzo 1973; la<br />
lunga Looping (22:45) sul lato<br />
B è registrata nel febbraio 1974<br />
allo Studio 10 di Berlino con la<br />
Agitation Free - Last<br />
di una delle più grandi band<br />
di sempre e non del solo Krautrock.<br />
Ultima considerazione:<br />
il gruppo è snobbato sistematicamente<br />
dalla stampa musicale<br />
inglese, a conferma della<br />
nostra scarsa considerazione<br />
del modo di fare giornalismo<br />
musicale in quel paese, sempre<br />
e solo attirato dal gossip, ieri<br />
come oggi.<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 137
SELECTOR<br />
IL KRAUTROCK IN 45 ALBUM<br />
Xhol Caravan<br />
ELECTRIP<br />
1969 - Hansa/Ariola 80 099<br />
IU<br />
Technical Space<br />
Composers Crew<br />
CANAXIS 5<br />
1969 - Music Factory SRS<br />
002<br />
Amon Düül II<br />
PHALLUS DEI<br />
1969 - Liberty LBS 83 279<br />
Tangerine Dream<br />
ELECTRONIC<br />
MEDITATION<br />
1970 - Ohr OMM 56 004<br />
Kraftwerk<br />
KRAFTWERK<br />
1970 - Philips 6305 058<br />
Guru Guru<br />
UFO<br />
1970 - Ohr OMM 56005<br />
Popol Vuh<br />
AFFENSTUNDE<br />
1971 - Liberty LBS 83 460<br />
Amon Düül II<br />
TANZ DER LEMMINGE<br />
2 LP - 1971 - Liberty LBS 83<br />
473/74 X<br />
Can<br />
TAGO MAGO<br />
2 LP - 1971 - United Artists<br />
UAS 29 211/12 X<br />
Ash Ra Tempel<br />
ASH RA TEMPEL<br />
1971 - Ohr OMM 56013<br />
gimmix cover<br />
Deuter<br />
D<br />
1971 - Kuckuck 2375 009<br />
Gila: Gila<br />
FREE ELECTRIC<br />
SOUND<br />
1971 - Basf 20 21109-6<br />
Dom<br />
EDGE OF TIME<br />
1971 - Melocord ST-LP-D<br />
001<br />
Faust<br />
FAUST<br />
1971 - Polydor 2310 142<br />
Rufus Zuphall<br />
WEISS DER TEUFEL<br />
1971 - Good Will GLS<br />
10.001<br />
Between<br />
EINSTIEG<br />
1971 - Wergo WER 1001<br />
Embryo<br />
EMBRYO’S RACHE<br />
1971 - United Artists UAS<br />
29 239<br />
Virus<br />
REVELATION<br />
1971 - Basf CRC 015<br />
Alcatraz<br />
VAMPIRE STATE<br />
BUILDING<br />
1972 - Philips 6305 128<br />
Mythos<br />
MYTHOS<br />
1972 - Ohr OMM 556019<br />
Neu!<br />
NEU!<br />
1972 - Brain/Metronome 1004<br />
Popol Vuh<br />
IN DER GÄRTEN<br />
PHARAOS<br />
1972 - Pilz 20 21276-9<br />
Tangerine Dream<br />
ZEIT<br />
2 LP - 1972 - Ohr OMM 2/56<br />
021<br />
Klaus Schulze<br />
IRRLICHT<br />
1972 - Ohr OMM 556.022<br />
Cluster<br />
CLUSTER II<br />
1972 - Brain/Metronome<br />
1006<br />
Faust<br />
SO FAR<br />
1972 - Polydor 2310 196<br />
Brave New World<br />
IMPRESSIONS ON<br />
READING ALDOUS<br />
HUXLEY<br />
1972 - Vertigo 6360 606<br />
Kollektiv<br />
KOLLEKTIV<br />
1973 - Brain/Metronome<br />
1034<br />
Yatha Sidhra<br />
A MEDITATION MASS<br />
1974 - Brain/Metronome<br />
1045<br />
Neu!<br />
DIE 2<br />
1973 - Brain/Metronome<br />
1028<br />
Kraftwerk<br />
RALF UND FLORIAN<br />
1973 - Philips 6305 197<br />
Klaus Schulze<br />
CYBORG<br />
2 LP - 1973 - Kosmische<br />
Musik KM 2/58.005<br />
Tangerine Dream<br />
ATEM<br />
1973 - Ohr OMM 556 031<br />
Faust<br />
FAUST IV<br />
1973 - Virgin 87.739-1 T<br />
Code III<br />
PLANET OF MAN<br />
1974 - Delta-acustic 25-<br />
125-1<br />
Can<br />
SOON OVER<br />
BABALUMA<br />
1974 - United Artists UAS 29<br />
673 1<br />
Cluster<br />
ZUCKERZEIT<br />
1974 - Brain/Metronome<br />
1065<br />
Popol Vuh<br />
SELIGPREISUNG<br />
1974 - Kosmische Musik KM<br />
58.009<br />
Dzyan<br />
ELECTRIC SILENCE<br />
1974 - Bacillus BLPS 19202<br />
Q<br />
Klaus Schulze<br />
TIMEWIND<br />
1975 - Brain/Metronome<br />
1075<br />
Günter Schickert<br />
SAMTVOGEL<br />
1974 - Private Edition SCH<br />
33003<br />
Achim Reichel<br />
DIE GRÜNE REISE<br />
1971 - Polydor 2371 128<br />
Peter Michael Hamel<br />
HAMEL<br />
2 LP - 1972 - Vertigo 6641 055<br />
Ash Ra Tempel<br />
JOIN INN<br />
1973 - Ohr OMM 556032<br />
Agitation Free<br />
LAST<br />
1976 - Barclay 80.162<br />
138 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
SELECTOR<br />
di Guido Bellachioma<br />
Delirium<br />
DOLCE ACQUA<br />
Fonit LPX 11<br />
Questo primo album<br />
dei Delirium delinea<br />
la nuova ondata prog.<br />
Ancora oggi regge all’usura del<br />
tempo con l’accentuata melodia<br />
di molti brani, tra l’aggressiva<br />
<br />
dove inevitabilmente riecheggiano<br />
i Jethro Tull, e le tastiere<br />
d’Ettore Vigo, che non cercano il<br />
<br />
i molti momenti acustici anche<br />
nella complessiva semplicità che,<br />
nel corso degli anni, sta diventando<br />
una qualità. Azzeccate, pur<br />
se ingenue, le parti d’ispirazione<br />
jazzistica. Dopo l’avvento del<br />
CD l’album fu ristampato con<br />
l’aggiunta di Jesahel, successo<br />
<br />
seguito le parole di Ettore Vigo,<br />
ancora oggi portabandiera dei<br />
<br />
-<br />
<br />
ha pubblicato il buon La voce<br />
del vento e tra poco L’era della<br />
menzogna, su etichetta Black<br />
Widow): “L’album Dolce Acqua<br />
arrivò subito dopo il 45 giri<br />
Canto di Osanna<br />
registrammo alla Fonit. Le sale<br />
di registrazione della Fonit erano<br />
enormi, dato che ospitavano<br />
anche grandi orchestre. Erano<br />
attrezzate di tutto: due pianoforti<br />
a coda e uno verticale, organo<br />
Hammond C3 e organo a canne,<br />
più vari xilofoni, vibrafoni e carillon.<br />
La sala regia aveva solo<br />
un magnetofono a otto tracce:<br />
prime tre per la base ritmica<br />
(basso mono e batteria stereo),<br />
due per il piano e altre due per<br />
la chitarra e la rimanente per<br />
la voce, al massimo premix e<br />
sovra incisioni, niente copia e<br />
incolla, soltanto qualche taglio<br />
del nastro… a mano! La struttura<br />
degli otto brani fu assemblata<br />
direttamente in sala; in quegli<br />
metteva<br />
di usufruire della sala<br />
anche per comporre e provare<br />
gli arrangiamenti. I testi erano<br />
tutti di Fossati, le musiche create<br />
in società ma firmate dal<br />
maestro di ruolo della Fonit,<br />
Mario Magenta, non essendo<br />
nessuno di noi ancora iscritto<br />
alla SIAE; la sezione di archi e<br />
i relativi arrangiamenti erano<br />
opera del Maestro Giancarlo<br />
Chiaramello, anch’egli di ruolo<br />
in Fonit. L’atmosfera era di euforia,<br />
dovuta al successo di Canto<br />
di Osanna, presentato al festival<br />
Pop di Palermo, e dalla presenza<br />
della nostra produttrice-accompagnatrice<br />
Lilian Terry, autrice<br />
e cantante jazz internazionale;<br />
so<br />
dal pubblico e da personaggi<br />
di grande statura musicale, e ci<br />
aiutava nella creazione di brani<br />
coinvolgenti come ria<br />
del lago di Kriss, Dolce Acqua,<br />
e <br />
Bird and Other Unforgettable<br />
(brano scritto da me e<br />
voluto da Lillian in riferimento<br />
al dolore). La scelta del Concept<br />
Album era la prassi negli anni<br />
Settanta: seguire un tema da<br />
svolgere per tutto l’album era<br />
stimolante, aiutava molto nella<br />
creatività e per me e la nuova<br />
formazione dei Delirium lo è<br />
tuttora”. da<br />
così quel periodo: “Il primo<br />
<br />
pubblicato anche in Germania<br />
e Francia; artisti stranieri,<br />
inoltre, ne fanno delle versioni. Il<br />
cantante degli Aphrodite’s Child,<br />
Demis Roussos, se ne innamora<br />
e lo fa incidere agli Axis, gruppo<br />
che sta producendo. In seguito ci<br />
siamo incontrati in aereo e mi<br />
ha chiesto una canzone simile<br />
per lui, ma io non gliel’ho mai<br />
scritta. Non so per quale motivo:<br />
evidentemente la mia presunta<br />
pigrizia ha radici lontane. Comunque<br />
per i Delirium un debutto<br />
bruciante. Arriva anche un album,<br />
Dolce acqua, dopo il quale<br />
non ci saremmo mai sognati di<br />
andare al Festival di Sanremo<br />
(non era nelle nostre intenzioni<br />
ma in quelle della Fonit Cetra).<br />
Fecero di tutto per convincerci<br />
<br />
si sa. L’unico dato che posso aggiungere<br />
è che ero il più giovane,<br />
vent’anni esatti. Un minimo di<br />
popolarità l’avevamo già avuta<br />
<br />
fu schiacciante. Nel giro di una<br />
settimana diventammo un caso.<br />
Ancora adesso ho l’immagine di<br />
un pranzo fatto con tutti i nostri<br />
<br />
centro a Torino: dovettero intervenire<br />
i carabinieri per tirarci<br />
fuori perché assediati da una<br />
moltitudine di ragazzi urlanti.<br />
Comunque dai Delirium me ne<br />
andai presto. Due i motivi, ma<br />
uno irrinunciabile dato che mi<br />
arrivò la cartolina di chiamata<br />
al servizio militare. Ero già in ritardo<br />
e stavo rischiando che mi<br />
venissero a prelevare i carabinieri<br />
da casa perché avevo già fatto<br />
Delirium<br />
Titolo: Dolce Acqua<br />
Etichetta: Fonit LPX 11<br />
Anno: 1971<br />
Formazione:<br />
Ivano Fossati: voce, flauto,<br />
chitarra acustica<br />
Mimmo Di Martino: chitarra,<br />
voce<br />
Ettore Vigo: tastiere, voce<br />
Marcello Reale: basso, voce<br />
Peppino Di Santo: batteria,<br />
percussioni, voce<br />
dei rinvii e dovevo assolutamente<br />
presentarmi”. <br />
dichiarava alla rivista “ni”mo<br />
grandi progetti per il futuro,<br />
intanto il lancio del nostro primo<br />
LP, che uscirà tra un paio di<br />
settimane e che ci è stato chiesto<br />
zione<br />
del nostro genere musicale.<br />
Poi cercheremo di creare continuamente<br />
qualcosa di nuovo per<br />
tenerci all’avanguardia”.<br />
140 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Napoli Centrale<br />
Italia Rock LP ’70<br />
NAPOLI<br />
CENTRALE<br />
Ricordi SMRL 6159<br />
di Guido Bellachioma<br />
Non dico che Pino Daniele<br />
senza James<br />
Senese non sarebbe<br />
esistito, però avrebbe suonato<br />
diversamente. Nel 1976 la breve<br />
esperienza come bassista in N.C.<br />
lo aiuta a capirsi meglio. Il salto<br />
sonoro tra l’album d’esordio<br />
Terra Mia, sempre del 1976, e i<br />
successivi tre dischi solisti, dove<br />
Senese è più presente, sembra<br />
prendere linfa vitale da Napoli<br />
Centrale e da tutti quei gruppi<br />
napoletani (Showmen di Senese<br />
e Mario Musella, Osanna) che tra<br />
<br />
<br />
magica: Neapolitan Power. “Pino<br />
Daniele” racconta James “deve il<br />
suo successo un po’ anche a me,<br />
lui lo riconosce spesso. Fu con<br />
Napoli Centrale che nacque la<br />
formula vincente Pino+James,<br />
perché gli facevo aprire i nostri<br />
concerti affiancandolo con il<br />
sax”.<br />
1945: le truppe nazi-fasciste<br />
si arrendono, mentre qualche<br />
mese prima, in un quartiere di<br />
Miano (6 gennaio, Napoli), na-<br />
<br />
afroamericano, James Smith, e<br />
di una mamma napoletana, Anna<br />
Senese. James, nome di frontiera<br />
tra due mondi in qualche modo<br />
vicini, inizia giovanissimo la sua<br />
carriera di sassofonista. Nel 1961<br />
forma con Mario Musella i primi<br />
gruppi; poi, con l’amico Franco<br />
Del Prete, è la volta degli Showmen,<br />
impronta marcatamente<br />
rhythm & blues, frutto anche<br />
dell’ascendenza nordamericana<br />
di Musella e Senese, unita alla<br />
melodia mediterranea (Un’ora<br />
sola ti vorrei del 1968). Sciolto<br />
il gruppo nel 1971 è il turno di<br />
Showmen 2, un disco omonimo<br />
nel 1972, indeciso tra rock progressivo<br />
e jazzsoul; James, però,<br />
è innamorato di John Coltrane<br />
e Miles Davis, quindi sente l’esigenza<br />
di creare qualcosa di nuovo,<br />
di sperimentare; le note calde<br />
e vitali del suo sassofono lo in-<br />
<br />
di una Napoli dalle espressività<br />
contaminate, cariche di anima<br />
e sofferenze, volti e parole. Il<br />
dialetto di sempre e una svolta<br />
romantico nostalgica che sviscera<br />
i sentimenti in profondità,<br />
sinceramente, senza ipocrisie<br />
o maschere. Senese riassume<br />
così il suo approccio alla musica:<br />
“Sono nato nero e sono nato<br />
a Miano, suono il sax tenore e<br />
soprano, lo suono a metà strada<br />
tra Napoli e il Bronx, studio<br />
Coltrane, dalla mattina alla<br />
sera, sono innamorato di Miles<br />
Davis, dei Weather Report e in<br />
più ho sempre creato istintivamente,<br />
cercando di trovare un<br />
mio personale linguaggio, non<br />
copiando mai nessuno. Il mio<br />
sax porta le cicatrici della gioia<br />
e del dolore della vita. Io del jazz<br />
ho un’ idea a parte: questa musica<br />
è dei neri d’ America. In Italia<br />
hanno imparato la matematica<br />
ma l’Europa in generale non ha<br />
il suono, la conoscenza viscerale<br />
della sua struttura che hanno gli<br />
americani! Ho fatto tanti dischi<br />
senza accettare compromessi di<br />
nessun genere. Quando si è giovani<br />
i compromessi si subiscono<br />
forzatamente e comunicare con<br />
<br />
credono d’essere superiori, condizionando<br />
i propri rapporti e<br />
perdendo la strada naturale e<br />
istintiva, l’unica che si dovrebbe<br />
percorrere nella propria esistenza.<br />
Vorrei ricordare ai giovani<br />
che l’esperienza insegna come<br />
nessuno sia migliore degli altri.<br />
Forse si può avere solo una<br />
maggiore capacità di provare<br />
sentimenti, ma non più di questo.<br />
Nel mio cammino ho trovato<br />
molti amici, e anche molti nemici,<br />
senza mai comprendere la<br />
provenienza dei falsi sentimenti.<br />
Riprendetevi l’anima che avete<br />
perso, in questa società gli uomini<br />
onesti restano pochi. E la mia<br />
onestà non la cedo in cambio di<br />
niente e nessuno. Fare musica<br />
per me è ogni giorno una lotta,<br />
vorrei fare sempre qualcosa in<br />
più anche se mi rendo conto che<br />
. Nel 1975, dopo una<br />
breve pausa e sempre con Del<br />
Prete, nasce Napoli Centrale, il<br />
<br />
Cascone, è preso dalla stazione<br />
ferroviaria del capoluogo campano.<br />
Indica il via-vai di gente, corpi<br />
e volti diversi in un incontro<br />
popolare-culturale, che è poi la<br />
base da cui parte la musica di Senese.<br />
Il quartetto è composto da<br />
James al sax e voce, Franco alla<br />
batteria, Harris al Piano Fender<br />
e Walmsley al basso (entrambi se<br />
ne andranno prima dell’incisione<br />
del secondo album per entrare<br />
nel Rovescio della Medaglia, in<br />
tempo per fare circa sei mesi di<br />
concerti jazzrock, strumentali e<br />
quasi totalmente improvvisati,<br />
prima dello scioglimento della<br />
band). James e Franco decidono<br />
di radicalizzare il suono tra<br />
jazz, soul e fremiti etnici, non<br />
solo di origine partenopea. Un<br />
disco passionale e ben suonato;<br />
da sogno la triade Pensione Floridiana,<br />
la lunga, convulsamente<br />
funky/jazz Viecchie, mugliere,<br />
muorte e criature e Campagna,<br />
il loro brano più conosciuto. Uno<br />
dei migliori esordi del rock italia-<br />
<br />
Napoli Centrale<br />
Titolo: Napoli Centrale<br />
Etichetta: Ricordi SMRL 6159<br />
Anno: 1975<br />
Formazione:<br />
James Senese: voce, sax, flauto<br />
traverso<br />
Mark Harris: tastiere<br />
Tony Walmsley: basso<br />
Franco Del Prete: batteria<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 141
SELECTOR<br />
di Guido Bellachioma<br />
New Trolls<br />
CONCERTO<br />
GROSSO<br />
PER I NEW<br />
TROLLS<br />
Cetra LPX 8<br />
Non sono stati i primi<br />
a giocare con gli strumenti<br />
del rock innestati<br />
su quelli classici. Lo spirito di<br />
questo album, però, è piuttosto<br />
diverso, non fosse altro perché<br />
utilizza la più piccola orchestra<br />
barocca e non la maestosa orchestra<br />
sinfonica, con il supporto<br />
del M°Bacalov. Comunque è<br />
il primo disco rock d’ispirazione<br />
classica in Italia. L’idea iniziale<br />
di Bardotti è proporre a Bacalov<br />
i Rokes di Shel Shapiro, che in<br />
quel periodo hanno gravi problemi<br />
interni. Così entrano in<br />
pista i New Trolls, allora molto<br />
popolari e anche ben considerati<br />
dalla critica. Oltretutto la Fonit<br />
Cetra, di cui Bacalov è direttore<br />
<br />
di avere un gruppo della propria<br />
scuderia invece dei Rokes della<br />
RCA. La prima stesura del Concerto<br />
Grosso è sempre del 1971<br />
come colonna sonora del film<br />
thriller La vittima designata<br />
del regista Maurizio Lucidi (prima<br />
montatore con Dino Risi, Il<br />
sorpasso e I mostri); interpreti<br />
principali sono Pierre Clementi<br />
e Tomás Milián. I New Trolls<br />
<br />
nezia.<br />
Recentemente ho parlato<br />
col maestro Bacalov che si diverte<br />
soprattutto a ricordare come<br />
nacque il tutto; palese, nelle sue<br />
parole, la sorpresa di chi mai<br />
avrebbe immaginato che a più di<br />
40 anni di distanza gli avrebbero<br />
ancora chiesto di questo disco.<br />
In Italia gli chiedono più di Concerto<br />
Grosso che della colonna<br />
sonora de Il postino, con cui vinse<br />
l’Oscar nel 1996. “Mi chiama<br />
Maurizio Lucidi chiedendomi<br />
di comporre la colonna sonora<br />
per La vittima designata; vedo<br />
<br />
dare alle musiche. Clementi è un<br />
nobile veneziano drogato e psicopatico,<br />
Tomas Milian lo segue<br />
a ruota. Così penso: “perché non<br />
<br />
il rock, in modo da connettere<br />
in modo contrastante mondi<br />
così diversi?” Parlai con Sergio<br />
Bardotti, che è stato per me un<br />
<br />
curioso di tutto, chi potremmo<br />
chiamare a suonare per una<br />
colonna sonora di questo tipo?”<br />
“Secondo me”, risponde, “i New<br />
Trolls potrebbero andare bene<br />
e la Fonit Cetra ci crede molto”.<br />
A questo punto dico al regista,<br />
Lucidi, della mia idea, e a lui<br />
piace molto; compongo senza<br />
<br />
sicuro che gli sarebbe piaciuto<br />
<br />
esce ma non ha successo. Il risultato<br />
audiotecnico è disastroso<br />
perché il responsabile della<br />
<br />
troppo attento ai soldi; anche se<br />
avesse suonato splendidamente,<br />
il disco non sarebbe uscito<br />
ugualmente, come tante altre<br />
colonne sonore. Un mese dopo<br />
mi chiama Vittorio De Scalzi dicendo:<br />
a noi questa musica piace,<br />
incidiamola. Io gli rispondo:<br />
<br />
il direttore artistico della Fonit<br />
Cetra, mio grande amico, e mi<br />
convince; io, devo ammettere,<br />
non credevo potesse interessa-<br />
<br />
ma i brani del Concerto Grosso<br />
hanno un minutaggio troppo<br />
ridotto, non avrebbero retto la<br />
durata di un 33 giri, e siamo<br />
tutti troppo occupati per comporre<br />
altro, io con i miei lavori<br />
e il gruppo coi tanti concerti.<br />
Oggi, in verità, penso di essere<br />
stato troppo sintetico e che<br />
avrei potuto sviluppare alcuni<br />
temi senza necessariamente allungare<br />
il brodo. I New Trolls<br />
entrarono in studio per incidere<br />
una lunga improvvisazione<br />
in presa diretta, sviluppando<br />
quella che già propongono dal<br />
vivo in tour. Il disco è, con mio<br />
grande stupore, un grande successo,<br />
e vende più di un milione<br />
di copie”. Un lavoro quasi ingenuo<br />
nell’esposizione ma che nel<br />
mondo è diventato metro di paragone<br />
per parlare del rock progressivo<br />
classicheggiante anche<br />
se lontano, come abbiamo visto,<br />
che<br />
e con una spruzzata di Jimi<br />
Hendrix (ascoltare la chitarra<br />
distorta di Nico Di Palo). D’al-<br />
-<br />
“il nostro progressive<br />
New Trolls<br />
Titolo: Concerto Grosso per i<br />
New Trolls<br />
Etichetta: Cetra LPX 8<br />
Anno: 1971<br />
Formazione:<br />
Nico Di Palo: chitarra elettrica,<br />
voce<br />
Vittorio De Scalzi: chitarra<br />
elettrica, flauto e voce<br />
Gianni Belleno: percussioni, voce<br />
Giorgio D’Adamo: basso<br />
Maurizio Salvi: tastiera, organo<br />
Hammond (non accreditato in<br />
copertina)<br />
Luis Enríquez Bacalov: direttore<br />
d’orchestra<br />
rock stilisticamente si discosta<br />
mento<br />
soliti come Genesis, Yes o<br />
King Crimson. Siamo più vicini<br />
ai Jethro Tull di Ian Anderson,<br />
anche se artisticamente abbiamo<br />
avuto più contatti con una<br />
band americana che, secondo<br />
me, ha anticipato molti nomi<br />
altisonanti: Vanilla Fudge”.<br />
142 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Osanna<br />
Italia Rock LP ’70<br />
PALEPOLI<br />
Fonit LPX 19<br />
di Guido Bellachioma<br />
Gli anni Settanta vedono<br />
l’esplosione del rock<br />
progressivo, punto di<br />
fusione tra i suoni anglofoni e la<br />
cultura classico-mediterranea,<br />
in cui l’Italia può dare apporti<br />
-<br />
<br />
dilatate in cui, più che nelle stagioni<br />
precedenti, conta la prepa-<br />
-<br />
<br />
etniche, quando la World Music<br />
è termine ancora non abusato<br />
e la musica popolare tenta<br />
d’incontrare il rock, soprattutto<br />
a Napoli, città di frontiera e<br />
straordinariamente vitale in<br />
tutte le sue espressioni, anche<br />
<br />
<br />
degli anni ’70, hanno interna-<br />
<br />
dell’arte napoletana con dischi<br />
<br />
L’uomo (1971), Preludio, Tema,<br />
Variazioni e Canzona (Milano<br />
Calibro 9, 1972), Palepoli (1973),<br />
Landscape of Life (1974), SuddanceRosso<br />
Rock<br />
<br />
Qualche tempo fa mi sono messo<br />
a parlare di Palepoli<br />
Vairetti, che continua a portare<br />
<br />
“Un album<br />
difficilissimo. Tuttora mi colpisce,<br />
sebbene l’ascolti con un<br />
orecchio diverso, avendo contribuito<br />
a crearlo. In realtà, è<br />
duro da digerire per uno che<br />
non abbia una solida cultura<br />
musicale; un disco che sintetizza<br />
tutta una serie di umori,<br />
di volontà, di piaceri, il fatto di<br />
creare un’opera rock italiana.<br />
Non esistevano, allora, punti<br />
moci<br />
a Napoli, dove ti dovevi<br />
inventare tutto da zero. Allestire<br />
addirittura un’opera fu un<br />
atto di grande coraggio o, forse,<br />
fummo veramente dei folli.<br />
Ascoltandolo bene si capisce<br />
che tipo di lavoro c’era dietro:<br />
il grande piacere di teatralizzare<br />
la musica, di utilizzare queste<br />
maschere che diventavano poi<br />
parte integrante dell’allestimen-<br />
<br />
sui mimi. Fu un’operazione unica<br />
nel suo genere e giustamente<br />
la portammo in giro per l’Italia.<br />
Palepoli è ancora una pietra miliare<br />
della musica italiana. La<br />
storia di Napoli, oggi ripresa<br />
da molti cantautori, noi la vivemmo<br />
in modo maggiormente<br />
ermetico, coi testi più simbolici.<br />
L’esistenzialismo, già presente<br />
nell’album d’esordio, fu spinto<br />
al massimo e legato all’humus<br />
della nostra città. Con Palepoli<br />
recuperammo la cultura della<br />
nostra terra in modo diverso<br />
dal solito linguaggio rock. Antonio<br />
Onorato nel suo primo<br />
album, Gaga del 1990, per l’inizio<br />
s’ispirò a Palepoli, ricreando<br />
le voci del mercato in mezzo ai<br />
viali. Di base io e Danilo fummo<br />
la mente del gruppo e fondemmo<br />
meravigliosamente le nostre<br />
energie, completandoci a vicenda.<br />
Massimo Guarino, seguiva<br />
un po’ le decisioni altrui, anche<br />
con Città Frontale in El Tor<br />
(1975), nonostante fosse anche<br />
autore dei brani musicali. Vorrei<br />
spiegarmi bene per non essere<br />
frainteso: non aveva grande<br />
iniziativa, però se lo trascinavi<br />
si entusiasmava come pochi<br />
altri; lavorava molto per ampliare<br />
la parte ritmica, si faceva<br />
un sedere così, era proprio<br />
bravo, così tu gli davi lo spunto<br />
e lui creava con straordinaria<br />
precisione. In seguito si mise a<br />
fare l’architetto e non a caso lo<br />
faceva già sul proprio strumento:<br />
a lui sono ascrivibili tutte le<br />
dimensioni ritmiche e molti suggerimenti<br />
dell’arrangiamento.<br />
Lello Brandi, il bassista, era<br />
<br />
ci succedeva, dato che si trovò<br />
proiettato dallo studio del basso<br />
direttamente nel music business.<br />
Fu il musicista che fece<br />
la carriera più veloce d’Italia:<br />
a 17 anni studiava lo strumento<br />
da un solo anno, a 18 era già<br />
famoso e inserito in un gruppo<br />
di successo nazionale. Tutto ciò<br />
che succedeva lo catturava completamente.<br />
Elio D’Anna, invece,<br />
capiva tutto, lui era più grande<br />
di noi, sapeva che certe energie<br />
davano risultati positivi, aveva<br />
più esperienza rispetto alle co-<br />
che<br />
e gli impresari. Inseguiva il<br />
motto “chi si ferma è perduto”.<br />
Quando la cosa era vincente,<br />
allora si buttava. L’input del<br />
testo di <br />
l’ha dato lui, stranamente, perché<br />
non scriveva mai i testi; il<br />
suo era<br />
molto diverso, dato che aveva<br />
composto versi che si riferivano<br />
a un rapporto sessuale, quindi<br />
non ci azzeccava proprio niente.<br />
Comunque a me piacque l’idea<br />
e la trasformai nel potere-simbolo<br />
di uno dei personaggi di<br />
Palepoli. In seguito intervenne<br />
sull’arrangiamento. Scrisse delle<br />
frasi, a volte anche creative,<br />
<br />
de ; nonostante non<br />
l’avesse inventata, perché era<br />
presa dalla musica classica, fu<br />
sua l’idea d’inserirla. Il prossimo<br />
progetto è Palepolitana, che<br />
prevede nel primo una rilettura<br />
di Palepoli e nel secondo Palepolitana,<br />
album d’inediti, sempre<br />
dedicato alla nostra città”.<br />
Osanna<br />
Titolo: Palepoli<br />
Etichetta: Fonit LPX 19<br />
Anno: 1973<br />
Formazione:<br />
Lino Vairetti: voce, chitarra 12<br />
corde, mellotron, sintetizzatore Arp<br />
Danilo Rustici: chitarre, organo,<br />
voce<br />
Elio D’Anna: sax, flauto, ottavino,<br />
voce<br />
Lello Brandi: basso, pedaliera,<br />
chitarra<br />
Massimo Guarino: batteria,<br />
percussioni, vibrafono, campane,<br />
voce<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 143
SELECTOR<br />
di Guido Bellachioma<br />
Perigeo<br />
AZIMUT<br />
RCA PSL 10555<br />
La musica del Perigeo, in<br />
ogni suo capitolo disco-<br />
<br />
vitale, ponte sicuro tra le sponde<br />
del mare progressive-rock<br />
e dell’oceano jazz. Un gruppo<br />
<br />
singoli componenti sia come<br />
creatività complessiva. “I miei<br />
sforzi” ricorda Giovanni Tommaso<br />
“sono tesi a eliminare<br />
qualsiasi barriera si frapponga<br />
tra il mio strumento e la mia<br />
sensibilità. La ricerca sta proprio<br />
nel produrre una musica<br />
più viva, il più possibile aderente<br />
a una realtà individuale<br />
che, come musicista, sento il<br />
dovere di seguire e proporre<br />
con sincerità. La mia iniziativa<br />
di formare questo gruppo<br />
mi ha dato maggior peso nella<br />
composizione del repertorio e<br />
nell’impostazione generale, ma<br />
la cosa fondamentale per me è<br />
che ho chiesto la collaborazione<br />
a dei musicisti nel pieno rispetto<br />
delle singole personalità, proprio<br />
perché si riesce a dare il<br />
meglio solo quando si è sé stessi.<br />
Il punto più vicino alla terra di<br />
una qualsiasi orbita si chiama<br />
perigeo; è questo il nome che<br />
abbiamo dato al nostro gruppo.<br />
Ero alla ricerca di un nome che<br />
avesse un riferimento cosmico.<br />
Ricordo che ci riunimmo nella<br />
mia casa romana di via Beato<br />
Angelico per scegliere il nome:<br />
Zenith, Nadir... A un certo punto<br />
Franco D’Andrea pronunciò<br />
la parola magica: Perigeo.<br />
Fummo subito tutti d’accordo.<br />
Non ci fu necessità di votarlo o<br />
di discutere tra noi. Il nome era<br />
perfetto perché eravamo vicini<br />
alla Terra e quindi alla tradizione,<br />
ma sempre proiettati in<br />
uno spazio extraterrestre, verso<br />
la sperimentazione, l’innovazione.<br />
La musica non è soltanto<br />
un modo di produrre suoni, è<br />
anche un modo di pensare, un<br />
modo di sentire, un modo di<br />
vivere. Se è vero che la musica<br />
è in qualche modo descrittiva,<br />
vorrei che la nostra descrivesse<br />
sensazioni che ognuno di noi<br />
prova. L’esordio del Perigeo<br />
con Azimut è una delle pietre<br />
miliari del jazz-rock europeo”.<br />
“Il nostro primo album” prosegue<br />
Bruno Biriaco “non fu<br />
una scelta facile da parte mia:<br />
all’epoca provenivo da una discreta<br />
attività di concerti jazz e<br />
la proposta di Giovanni mi provocò<br />
non pochi dubbi. C’era la<br />
paura, rivelatasi poi infondata,<br />
di contaminarsi musicalmente<br />
e che in qualche modo avrebbe<br />
nuociuto alla purezza di stile<br />
che desideravo conservare. Stupidaggini!<br />
Giovanni ha avuto<br />
il grande merito di condurci<br />
verso il cammino determinante<br />
per chi suonava jazz negli anni<br />
’70. D’altronde, eravamo freschi<br />
dell’insegnamento di Miles<br />
Davis, che proprio con Bitches<br />
Brew aveva iniziato un nuovo<br />
corso. Con Azimut comincia una<br />
grande avventura, importante<br />
e travagliata allo stesso tempo;<br />
<br />
per i grandi raduni che vedono<br />
sempre più la presenza di forti<br />
contestazioni verso tutto quel<br />
sistema che organizza eventi<br />
musicali. Saranno poi quelle<br />
che, cinque anni dopo, metteranno<br />
in crisi la sopravvivenza<br />
economica del gruppo”. Ancora<br />
oggi il Perigeo rappresenta un<br />
progetto importante, non solo<br />
per gli appassionati ma soprat-<br />
<br />
<br />
di diritto nella storia della musica<br />
di questo nostro Paese. Certo,<br />
gli anni passano inesorabilmente<br />
ma per alcuni dischi, come<br />
mente;<br />
suoni e piani artistici di<br />
raro equilibrio e passione. “Non<br />
è facile giudicare un tuo disco a<br />
più di quarant’anni dall’incisione”“Alcune<br />
cose rimangono attuali e vive,<br />
altre risultano inevitabilmente<br />
datate, ma ci sono comunque<br />
affezionato. Il nostro sound<br />
non aveva niente a che vedere,<br />
almeno consapevolmente, coi<br />
Weather Report di Joe Zawinul<br />
e Wayne Shorter. Probabilmente<br />
è il momento più informale<br />
<br />
<br />
dal nulla; molte idee, modestamente,<br />
sono uscite dalla mia testa.<br />
Qualcosa di quella magia,<br />
forse un po’ ingenua, resiste<br />
anche nel successivo Abbiamo<br />
tutti un blues da piangere,<br />
1973, che aveva la copertina<br />
più bella della nostra storia,<br />
e la title track fatta di niente;<br />
sono contento di averla scritta<br />
perché parla all’anima della<br />
gente e arriva direttamente al<br />
Perigeo<br />
Titolo: Azimut<br />
Etichetta: RCA PSL 10555<br />
Anno: 1972<br />
Formazione:<br />
Tony Sidney: chitarra<br />
Franco D’Andrea: tastiere<br />
Claudio Fasoli: sax<br />
Giovanni Tommaso: basso,<br />
contrabbasso, voce<br />
Bruno Biriaco: batteria,<br />
percussioni<br />
cuore. Nel 1972/1973 il gruppo<br />
viveva in uno stato di grazia,<br />
qualunque cosa realizzassimo<br />
veniva alla grande”. Azimut<br />
un album davvero avanti per<br />
l’Italia di quegli anni, quando la<br />
maggior parte dei gruppi ancora<br />
si perdeva dietro ai retaggi del<br />
beat o iniziava a sperimentare<br />
col progressive.<br />
144 <strong>SUONO</strong> maggio 2015
Italia Rock LP ’70<br />
di Guido Bellachioma<br />
Il Rovescio della medaglia<br />
CONTAMINAZIONE<br />
RCA DPSL 10593<br />
Il terzo disco, dopo La Bibbia<br />
(1971) e Io come Io (1972) è<br />
costituito da una suite di 40<br />
minuti, divisa in 13 movimenti,<br />
ispirata a Bach. È considerato da<br />
molti la summa del loro discorso,<br />
sebbene l’esordio abbia la potenza<br />
genuina dell’opera prima e il<br />
secondo un oscuro fascino che<br />
non fu pienamente compreso.<br />
I testi, scritti da Sergio Bardotti<br />
(Pavia, 14 febbraio 1939 – Roma,<br />
11 aprile 2007) e Sergepy (pseudonimo<br />
di Giampiero Scalamogna,<br />
noto come Gepy & Gepy,<br />
Roma, 13 giugno 1943 – 3 luglio<br />
2010) costituiscono una storia<br />
un po’ strampalata sulla continua<br />
reincarnazione di Somerset,<br />
musicista scozzese. Ancora oggi,<br />
su Facebook, persone scrivono<br />
ai componenti del Rovescio per<br />
<br />
anche alla partecipazione di Enzo<br />
Vita e Pino Ballarini al super<br />
gruppo PIS nella ventiduesima<br />
edizione del Progressivamente<br />
Festival, settembre 2014. Così, il<br />
13 ottobre un appassionato scrive<br />
a Vita, in particolare su Alzo un<br />
muro elettrico: “I testi di Contaminazione<br />
sono come i più oscuri<br />
misteri d’Italia, come Ustica e la<br />
strage di Bologna. Bravi, comunque”.<br />
Il chitarrista romano<br />
gli risponde: “dato che il testo<br />
parla di uno che si crede il 21°<br />
<br />
pensare che sia una frase da...<br />
matti”. La conversazione si riferiva<br />
a queste liriche: “Alzo un muro<br />
elettrico, Alaketué, Alaketué - Si<br />
apre un sole d’organi, Alaketué,<br />
Alaketué - Lei è la! - Ora io son<br />
tornato in me - Alaketué, Alaketué”.<br />
Fondamentale fu l’opera del<br />
<br />
collaborazioni simili con i New<br />
Trolls per Concerto Grosso N°1<br />
(1971, evoluzione della colonna<br />
La vittima designata)<br />
e gli Osanna (1972, in riferimento<br />
alle musiche collegate<br />
alla pellicola Milano Calibro 9):<br />
“L’entrata del tastierista in formazione”,<br />
afferma Enzo Vita,<br />
“allargò lo spettro delle sonorità<br />
che volevamo ottenere, quelle<br />
della contaminazione tra rock e<br />
musica classica; qui il maestro<br />
Bacalov fu fondamentale, sia nel<br />
creare che nel dirigere il tutto.<br />
Lo incidemmo in 15 giorni nello<br />
studio B della RCA (Pino, invece,<br />
ricorda almeno un mese; ndr).<br />
Fu divertente, in un disco così in-<br />
<br />
ra<br />
mettendola a terra con l’am-<br />
-<br />
sioni<br />
varie. Se non ci fosse stato<br />
Bacalov, chissà cosa avremmo<br />
fatto… certamente avrei messo<br />
più chitarre!” Pino Ballarini su<br />
“Ciao 2001” del 17 febbraio 1974<br />
chiariva i suoi gusti musicali:<br />
“Amo il rock, quello dei Deep<br />
Purple, Jon Lord in particolare.<br />
M’interessa l’uso delle voci alla<br />
maniera degli Yes e mi piace il<br />
. A ottobre 2014<br />
inoltrato, parla di Contaminazione:<br />
“Il disco migliore per suoni ed<br />
arrangiamenti, grazie a Bacalov.<br />
Realizzato pezzo dopo pezzo<br />
come un puzzle, il grande lavoro<br />
è stato assemblare tutto con logica<br />
e coerenza di testo. Ricordo<br />
<br />
musicali dovetti fare le voci e,<br />
come vuole il ruolo di cantante<br />
solista, fui veramente da solo;<br />
cantai di sera, mentre il resto<br />
del gruppo andò al Palazzo dello<br />
Sport all’Eur per il concerto degli<br />
Yes. In uno studio quasi al buio<br />
<br />
<br />
gruppo tornò a riprendermi per<br />
andare al meritato riposo. I testi<br />
li scrissero Bardotti e Sergepy<br />
perché lo volle Bacalov, che fu il<br />
vero istrione di Contaminazione,<br />
completamente ideato e in parte<br />
realizzato da solo, con la nostra<br />
supervisione. Io, dato che le parti<br />
cantate non furono molte, purtroppo<br />
non passai ogni giorno<br />
negli studi. Bacalov mi fece arrabbiare<br />
non poco perché mi<br />
chiedeva di cantare La mia musica<br />
come Nico Di Palo dei New<br />
Trolls, ma non era Concerto<br />
Grosso; diceva, nei punti in cui si<br />
saliva di tono e di volume, di cantare<br />
quelle parti non a voce piena<br />
ma in falsetto (voce di testa)…<br />
m’impuntai e vinsi, così eseguii<br />
quelle parti come diceva il mio<br />
cuore. Non so se ebbi ragione:<br />
ai posteri l’ardua sentenza.<br />
Però Bacalov era una persona<br />
fantastica e di una preparazione<br />
straordinaria. Ha realizzato<br />
Contaminazione come un sarto<br />
cuce il vestito della festa; suonava<br />
il clavicembalo, prendeva le<br />
nostre parti e di volta in volta le<br />
univa. Quelli della RCA dissero,<br />
prima di presentarcelo: “state<br />
attenti, cercate di assecondarlo<br />
e non fatelo incazzare, altrimenti<br />
è capace di mollare tutto”. Infatti,<br />
all’inizio avevamo un po’ di<br />
<br />
quando colloquiava sputava<br />
musica da tutte le parti, ti rintronava<br />
mentre parlava con una<br />
competenza assurda. Invece aveva<br />
una goliardia pazzesca, non<br />
aveva età, una persona capace<br />
e volitiva ma estremamente ironica.<br />
Ci sentivamo davvero come<br />
un gruppo di capelloni davanti a<br />
Sua Maestà”.<br />
Rovescio della Medaglia<br />
Titolo: Contaminazione<br />
Etichetta: RCA DPSL 10593<br />
Anno: 1973<br />
Formazione:<br />
Enzo Vita: chitarra<br />
Pino Ballarini: voce, flauto<br />
Stefano Urso: basso<br />
Gino Campoli: batteria<br />
Franco Di Sabatino: tastiere<br />
Luis Enriquez Bacalov:<br />
produzione artistica, pianoforte,<br />
direzione d’orchestra<br />
<strong>SUONO</strong> maggio 2015 145
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Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di aprile 2015.<br />
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Simetel 129<br />
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Lp Audio Di Luca Parlato 59 Tecnofuturo 21