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Il mensile del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Anno V n. 5 - Novembre-<strong>Dicembre</strong> <strong>2009</strong><br />
www.comune.carrara.ms.it/agora<br />
Agorà
Il mensile del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Anno V n. 5 - Novembre-<strong>Dicembre</strong> <strong>2009</strong><br />
www.comune.carrara.ms.it/agora<br />
Agorà<br />
bUONE FESTE <strong>2009</strong><br />
IL PIù SINCERO AUGURIO<br />
DI UN FUTURO SERENO<br />
17-12-<strong>2009</strong> 8:52:37<br />
AGORÀ<br />
Mensile del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Anno V n. 5 - Novembre-<strong>Dicembre</strong> <strong>2009</strong><br />
Direttore<br />
Angelo Zubbani<br />
Direttore Responsabile<br />
Vittorio Prayer Galletti<br />
Coor<strong>di</strong>namento<br />
Andrea Zanetti, Marco Tonelli,<br />
Vittorio Prayer<br />
Comunicazione/URP<br />
Elettra Casani<br />
Direzione, Amministrazione e Pubblicità<br />
Piazza Due Giugno 1, <strong>Carrara</strong><br />
tel. 0585 641276, fax 0585 641275<br />
e-mail: agora@comune.carrara.ms.it<br />
Autorizzazione Tribunale <strong>di</strong> Massa<br />
n. 373 del 31 gennaio 2005<br />
Realizzazione e<strong>di</strong>toriale<br />
SEA <strong>Carrara</strong><br />
Stampa<br />
Grapho Srl<br />
Copertina<br />
Le luminarie in piazza Alberica<br />
Questo numero è stato chiuso<br />
in tipografia giovedì 17 <strong>di</strong>cembre <strong>2009</strong><br />
Le festività <strong>di</strong> fine anno come occasione per affidare il tra<strong>di</strong>zionale scambio<br />
<strong>di</strong> auguri a poche riflessioni sincere, come merita l’occasione. Riflessioni<br />
che un sindaco affida alla comunità cui appartiene come elementi<br />
per costruire insieme, un para<strong>di</strong>gma comune per fronteggiare la barbarie,<br />
allontanare le incertezze e le minacce <strong>di</strong> povertà.<br />
Siamo una città che ha sempre cercato <strong>di</strong> cavarsela con le proprie risorse,<br />
e per questa nostra ostinata propensione abbiamo pagato nel tempo<br />
costi anche molto elevati, non ultimo un processo <strong>di</strong> marginalizzazione<br />
graduale che ha rischiato <strong>di</strong> spingerci alle periferie <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>fficile<br />
da comprendere per i valori che lo ispirano, gli interessi che lo muovono,<br />
gli obiettivi che persegue.<br />
Questa spinta alla crescita in un unico sistema globale che azzera ogni<br />
identità a favore <strong>di</strong> una omologazione guidata dalla irragionevole ricerca<br />
<strong>di</strong> un profitto che non produce benessere ma solo ricchezze accentrate e<br />
ben eclissate, non appartiene alla tra<strong>di</strong>zione della nostra città; eppure con<br />
questa dobbiamo misurarci. Tuttavia talvolta si ha l’impressione che trovarsi<br />
ai margini <strong>di</strong> un sistema imperfetto possa non significare arretratezza<br />
bensì consapevolezza e dunque risorsa. In altre parole sono convinto che<br />
la nostra unicità possa rappresentare, in questa stagione <strong>di</strong> smarrimento,<br />
una formidabile ricchezza. Questo nostro pensiero <strong>di</strong>vergente, mai omologato,<br />
ostinatamente originale, orgoglioso della propria storia e delle fatiche<br />
con cui è stata scritta, non vuole piegarsi all’anomia sociale, alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
identità imposta.<br />
È ancora tra noi la memoria delle lotte e delle fatiche per cercare all’interno<br />
della comunità, in mezzo ad equilibri non facili, soluzioni eque che<br />
allontanassero lo spettro della miseria dalle nostre famiglie. Non è certo<br />
questa la stagione per cercare soluzioni in forme <strong>di</strong> autarchia municipale,<br />
ma è senza alcun dubbio la stagione <strong>di</strong> riscoprire le <strong>di</strong>fese legate alla consapevolezza<br />
<strong>di</strong> essere una comunità speciale: quella dei “Carrarini”.<br />
Tuttavia è tempo <strong>di</strong> riscoprire la memoria del nostro stare insieme, <strong>di</strong> costruire<br />
solidarietà, sentire <strong>di</strong> appartenere ad uno stesso popolo che, pur<br />
chiuso tra cielo, mare e montagna non si è mai sentito schiacciato, semmai<br />
più libero.<br />
L’augurio è che si impari a rafforzare l’identità del nostro essere comunità.<br />
All’interno <strong>di</strong> questa dobbiamo cercare le risposte per <strong>di</strong>alogare con “il<br />
mondo <strong>di</strong> fuori”; noi soli conosciamo il valore dei beni sui quali viviamo<br />
e dobbiamo impegnarci a costruire un sistema che produca ricchezza partendo<br />
dalle risorse che abbiamo ere<strong>di</strong>tato. Un sistema equo e accogliente<br />
che permetta a tutti i membri della nostra comunità <strong>di</strong> vivere con decoro<br />
sotto questo cielo. Qui, ed ora.<br />
Noi conosciamo, noi sappiamo stimare, noi dobbiamo anche saper costruire<br />
una prospettiva cre<strong>di</strong>bile e originale a misura della nostra unicità.<br />
Di fronte all’anno che viene il sindaco non domanda ulteriori deleghe;<br />
domanda semmai partecipazione attiva, convinto che ognuno rappresenti<br />
una risorsa. E non ci spaventano i conflitti, ci spaventa la rassegnazione ed<br />
il ritrarsi.<br />
Che sia dunque una stagione <strong>di</strong> feste vissuta con fiducia, una fiducia sostenuta<br />
dalla convinzione che la città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> non abbandonerà nessuno e<br />
che insieme ce la si possa fare a costruire un futuro sereno per noi e per i<br />
carrarini <strong>di</strong> domani.<br />
Agorà è stampato su carta <strong>di</strong> pura<br />
cellulosa ecologica ECF.<br />
Angelo Zubbani<br />
Sindaco del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>
AgorÀ n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 2<br />
PIANO STRUTTURALE<br />
I CONTENUTI<br />
GLI STRUMENTI<br />
GLI ObIETTIVI<br />
La Variante al Piano Strutturale<br />
costituisce il nuovo<br />
strumento urbanistico che<br />
delinea le scelte ed i contenuti<br />
essenziali e strategici <strong>di</strong> assetto e<br />
<strong>di</strong> sviluppo del territorio comunale<br />
negli anni a venire, ponendosi<br />
al sostegno <strong>di</strong> una <strong>di</strong>namica<br />
economica nuova e variamente<br />
articolata, che, partendo dalla<br />
salvaguar<strong>di</strong>a e dalla valorizzazione<br />
della identità storica, culturale<br />
ed ambientale <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, punta<br />
al potenziamento ed al miglioramento<br />
delle risorse locali e delle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita della comunità<br />
carrarese.<br />
Ponendosi quale obiettivo strategico<br />
fondamentale lo sviluppo<br />
qualitativo e sostenibile <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
come città capitale del marmo,<br />
città <strong>di</strong> mare, città <strong>di</strong> cultura e<br />
turismo, città <strong>di</strong> servizi, il nuovo<br />
Piano muove dalla sud<strong>di</strong>visione<br />
del territorio in tre gran<strong>di</strong> sistemi<br />
territoriali con caratteri <strong>di</strong> sostanziale<br />
omogeneità: il sistema della<br />
pianura costiera, il sistema collinare<br />
e pedecollinare, il sistema<br />
dell’alta colline e della montagna.<br />
In<strong>di</strong>vidua poi alcuni sistemi funzionali,<br />
che sono trasversali ai sistemi<br />
territoriali e che risultano<br />
propedeutici alla definizione <strong>di</strong><br />
obiettivi riferiti a specifici ambiti<br />
che presentano propri caratteri, a<br />
tematiche la cui funzione è ritenuta<br />
<strong>di</strong> particolare interesse socioeconomico<br />
e storico-culturale, a<br />
strutture <strong>di</strong> rete. I sistemi funzionali<br />
sono in<strong>di</strong>viduati: nel Viale XX<br />
Settembre, nel marmo, nell’offerta<br />
turistica sostenibile della cultura e<br />
delle tra<strong>di</strong>zioni locali, nel torrente<br />
Carrione, nelle infrastrutture per<br />
la mobilità, negli impianti e reti<br />
tecnologiche.<br />
Foto <strong>di</strong> Simone Bertolini, Club Fotografico Apuano<br />
All’interno dei sistemi territoriali<br />
e tenuto conto dei sistemi funzionali<br />
in<strong>di</strong>viduati, vengono <strong>di</strong>sciplinate<br />
le unità territoriali organiche<br />
elementari (UTOE), che il nuovo<br />
Piano riduce a 12 attraverso una<br />
fusione basata essenzialmente su<br />
un’opera <strong>di</strong> semplificazione e <strong>di</strong><br />
migliore applicazione del <strong>di</strong>mensionamento<br />
degli inse<strong>di</strong>amenti e<br />
degli standars urbanistici, che ovviamente<br />
variano a seconda delle<br />
<strong>di</strong>verse destinazioni d’uso (residenziale,<br />
industriale/artigianale,<br />
terziaria/commerciale/ turisticoricettiva)<br />
Ri<strong>di</strong>segnato così il territorio comunale,<br />
il Piano <strong>di</strong>segna anche,<br />
sia pure in maniera emblematica<br />
e lasciando a successivi strumenti<br />
il compito <strong>di</strong> una più precisa definizione<br />
e perimetrazione, alcune<br />
macro aree che assumono un<br />
ruolo rilevante nei processi <strong>di</strong> trasformazione<br />
da attuare attraverso<br />
una progettazione unitaria e complessiva,<br />
dove le logiche <strong>di</strong> ambito<br />
prevalgono su quelle <strong>di</strong> una singola<br />
zona e dove si organizza una<br />
riqualificazione più ra<strong>di</strong>cale e <strong>di</strong>ffusa,<br />
che può coinvolgere anche<br />
un territorio più vasto.<br />
Si tratta dei cosiddetti “ambiti<br />
<strong>di</strong> trasformazione”, che sono sia<br />
aree libere, <strong>di</strong>smesse o sottoutilizzate<br />
pronte alla riqualificazione,<br />
sia aree industriali ad oggi ancora<br />
attive, sia aree appartenenti al tessuto<br />
residenziale esistente.<br />
Il Piano in<strong>di</strong>vidua tipi <strong>di</strong>fferenti<br />
<strong>di</strong> Ambiti, <strong>di</strong> cui tre sono definiti<br />
come strategici per localizzazione,<br />
vocazione e potenzialità: si tratta<br />
<strong>di</strong> Villa Ceci, il grande parco urbano<br />
della città, <strong>di</strong> Avenza-Stazione,<br />
il nuovo centro integrato per la<br />
mobilità; <strong>di</strong> San martino, il nuovo<br />
centro terziario della città.<br />
Accanto agli Ambiti, il Piano prevede<br />
poi aree <strong>di</strong> trasformazione,<br />
che sono aree <strong>di</strong> nuovo impianto<br />
e/o riutilizzo connotate da un<br />
generale stato <strong>di</strong> degrado, sulla<br />
cui definizione e classificazione si<br />
articola e si fonda la strategia <strong>di</strong><br />
trasformazione urbana. Tali aree<br />
non sono territorialmente in<strong>di</strong>viduate,<br />
ma vengono definite le <strong>di</strong>verse<br />
classi in cui esse si devono<br />
riconoscere e vengono delineate<br />
le caratteristiche e le regole <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento<br />
<strong>di</strong> ogni singola classe,<br />
in modo da facilitarne la classificazione<br />
e l’attuazione ogni volta che<br />
un’area si trova nelle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> poter essere trasformata.<br />
In particolare sono cinque le classi<br />
<strong>di</strong> aree in<strong>di</strong>viduate: le aree <strong>di</strong>smesse<br />
e da riconvertire, le aree <strong>di</strong><br />
riqualificazione, le aree <strong>di</strong> trasformazione<br />
urbana, le aree per attività<br />
integrate, le aree per attività<br />
produttive ed artigianali.<br />
Al fine <strong>di</strong> tutelare, salvaguardare<br />
e valorizzare la corretta utilizzazione<br />
<strong>di</strong> alcuni ambiti caratterizzati<br />
da particolari funzioni, livelli<br />
<strong>di</strong> qualità e relative prestazioni,<br />
il nuovo strumento urbanistico
pagina 3<br />
n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
Il Piano è il risultato <strong>di</strong> una lettura<br />
d’insieme, rispettosa della tra<strong>di</strong>zione,<br />
che permetta le migliori con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> vita e sostenga benessere ed<br />
equilibrio sociale ed economico<br />
adottato in<strong>di</strong>vidua alcune “invarianti”<br />
strutturali del territorio<br />
carrarese, quali gli ambienti umi<strong>di</strong><br />
(per es. la zona umida del battilanino),<br />
le aree prevalente naturalità<br />
<strong>di</strong>ffusa (per es. le pinete litoranee),<br />
le aree <strong>di</strong> interesse agricolo,<br />
gli inse<strong>di</strong>amenti esistente che rappresentano<br />
elementi fondamentali<br />
dell’identità del territorio, le<br />
aree <strong>di</strong> valore paesaggistico-naturalistico-ambientale,<br />
gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong><br />
interesse storico, l’arenile, le sorgenti,<br />
le aree comprese nel Parco<br />
Regionele delle Apuane, i percorsi<br />
escursionistici e turistici, la rete<br />
museale e bibliotecaria citta<strong>di</strong>na.<br />
Tutti i contenuti e gli strumenti<br />
previsti dal Piano sono conformi<br />
agli obiettivi ed agli in<strong>di</strong>rizzi per<br />
la programmazione del governo<br />
del territorio, che sono stati assunti<br />
dallo stesso piano per guidare<br />
il processo <strong>di</strong> trasformazione e<br />
lo sviluppo qualitativo e sostenibile<br />
della città. Tra questi obiettivi<br />
sono ricompresi:<br />
- la preferenza accordata al recupero<br />
ed alla riqualificazione urbanistica<br />
ed e<strong>di</strong>lizia, offrendo<br />
la possibilità <strong>di</strong> ristrutturare gli<br />
inse<strong>di</strong>amenti esistenti per renderli<br />
più adeguati alle moderne<br />
esigenze dei citta<strong>di</strong>ni;<br />
- la tutela <strong>di</strong> tutto ciò che rappresenta<br />
la memoria storica e<br />
l’identità culturale della città;<br />
- il rilancio delle aree industriali<br />
attraverso mirate politiche territoriali<br />
tali da renderle nuovamente<br />
competitive rispetto ad<br />
altre aree concorrenti e facilitare<br />
così nuovi investimenti;<br />
- il potenziamento delle infrastrutture,<br />
a cominciare dal porto<br />
e dal completamento della<br />
strada dei marmi;<br />
- il rilancio turistico <strong>di</strong> tutto il<br />
territorio che non può prescindere<br />
dal marmo, dalla cultura,<br />
dal mare (con particolare riguardo<br />
al porto turistico), dal<br />
complesso fieristico, dai prodotti<br />
tipici, dai saperi e dalle<br />
tra<strong>di</strong>zioni locali;<br />
- l’incentivazione del settore ricettivo-alberghiero;<br />
- il miglioramento della qualità<br />
della vita nei centri abitati,<br />
attraverso la dotazione <strong>di</strong> adeguati<br />
servizi, <strong>di</strong> spazi pubblici e<br />
aree ver<strong>di</strong>, <strong>di</strong> arredo e decoro<br />
urbani, <strong>di</strong> salubrità del territorio<br />
e dei fabricati;<br />
- il potenziamento e la riorganizzazione<br />
della mobilità complessiva,<br />
con interventi sulla viabilità,<br />
sul traffico, sul sistema della<br />
sosta e dei parcheggi.<br />
Per ultimo merita <strong>di</strong> essere sottolineata<br />
un’altra caratteristica fondamentale<br />
assunta dal nuovo Piano,<br />
quella della perequazione urbanistica<br />
compensativa generalizzata,<br />
strumento che è previsto per tutti<br />
i nuovi ambiti <strong>di</strong> trasformazione,<br />
con regole e criteri che saranno<br />
poi <strong>di</strong>sciplinati dai successivi atti<br />
<strong>di</strong> governo del territorio, a cominciare<br />
dal regolamento urbanistico.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un meccanismo<br />
che tende a favorire l’incontro tra<br />
i <strong>di</strong>ritti dei privati e le aspettative<br />
pubbliche, che non riguarda in<br />
particolare questa o quella area,<br />
ma che, in un contesto <strong>di</strong> chiarezza<br />
e <strong>di</strong> regole precise, potrà interessare<br />
tutte le <strong>di</strong>verse situazioni<br />
in un confronto aperto tra i singoli<br />
e l’Amministrazione comunale.<br />
PIANO STRUTTURALE<br />
UNA CITTÀ CAPACE<br />
DI DISEGNARE<br />
IL PROPRIO FUTURO<br />
Nell’impostare ed elaborare la Variante al Piano Strutturale adottata<br />
pochi giorni fa dal Consiglio Comunale, abbiamo innanzitutto<br />
tenuto conto dei no<strong>di</strong> problematici del Piano Strutturale 1997,<br />
constatando come alcune delle principali previsioni <strong>di</strong> quel piano<br />
abbiano <strong>di</strong> fatto prodotto l’incapacità ad avviare quegli interventi<br />
cui era stato affidato il compito <strong>di</strong> trasformare e riqualificare in<br />
modo sostanziale la città.<br />
Valgono per tutti gli esempi dei cosiddetti “Progetti d’Area” e del<br />
sistema funzionale del torrente Carrione: per i primi, le in<strong>di</strong>cazioni<br />
e le scelte funzionali del Piano 1997 si sono <strong>di</strong>mostrate inadeguate<br />
e quanto meno improprie, sia rispetto al tessuto esistente<br />
che alle potenzialità operative, e pertanto incapaci <strong>di</strong> agevolare<br />
ed avviare una possibile proposta <strong>di</strong> trasformazione; per il secondo,<br />
le più recenti ricognizioni sullo stato <strong>di</strong> fatto e le conseguenti<br />
analisi sulle potenzialità delle attività inse<strong>di</strong>ate, hanno portato a<br />
considerare problematiche e quin<strong>di</strong> sconsigliabili l’ipotesi <strong>di</strong> delocalizzazione<br />
e la trasformazione dell’asta produttiva in parco<br />
fluviale.<br />
Ma assieme a questa constatazione <strong>di</strong> natura più tecnica, abbiamo<br />
svolto anche una accurata riflessione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne più politico,<br />
cercando <strong>di</strong> raccogliere e decifrare i segnali che in questi ultimi<br />
anni la città ha inviato: segnali <strong>di</strong> una ostinata resistenza, sostenuti<br />
da una volontà tenace legata alla riscoperta <strong>di</strong> quella che si<br />
potrebbe definire “carrarinità”.<br />
Abbiamo, cioè, l’impressione <strong>di</strong> una città che prende coscienza<br />
della necessità <strong>di</strong> riscoprire la propria identità come risorsa prima,<br />
che merita <strong>di</strong> essere valorizzata e non certo tra<strong>di</strong>ta. Ma nello<br />
stesso tempo, una città che guarda avanti, che cerca <strong>di</strong> anticipare<br />
il futuro e, per quanto possibile, <strong>di</strong> creare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> un<br />
generale miglioramento.<br />
Da qui la sfida che abbiamo voluto raccogliere con il nuovo Piano<br />
Strutturale: quella <strong>di</strong> ricercare un equilibrio tra passato e futuro,<br />
con scelte e strumenti che non impoverissero il patrimonio ricevuto,<br />
ma tendessero semmai a valorizzarlo.<br />
Un Piano, quin<strong>di</strong>, che è espressione della voglia <strong>di</strong> rinascere proprio<br />
in virtù dell’identità che in questi anni la città sta riscoprendo,<br />
coniugata con la voglia <strong>di</strong> rinnovarsi, fi presentarsi <strong>di</strong> fronte al<br />
futuro in una veste migliore che indubbiamente merita.<br />
È una sfida complessa e per affrontarla abbiamo cercato <strong>di</strong> assumere<br />
la prospettiva che ci restituisce la visione <strong>di</strong> un territorio<br />
come un mosaico, composto da tanti pezzi <strong>di</strong>stinti tra loro e con<br />
identità a volte storicamente <strong>di</strong>verse, ma da ricondurre ad un insieme<br />
unico, funzionale, armonico ed anche bello.<br />
Questo è il para<strong>di</strong>gma che sostiene il Piano: una lettura d’insieme<br />
rispettosa della tra<strong>di</strong>zione, accompagnata dalla ricerca della<br />
massima funzionalità del tessuto urbano, che permette le migliori<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e per sostenere benessere ed equilibrio, sociale<br />
ed economico.<br />
Pur in un momento <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>fficoltà, abbiamo voluto adottare<br />
un Piano Strutturale che guarda oltre la crisi, che, pur non<br />
rinunciando ad una sana dose <strong>di</strong> realismo, si propone <strong>di</strong> offrire<br />
alla comunità carrarese la possibilità <strong>di</strong> affermarsi in virtù delle<br />
proprie risorse, competenze, ambizioni e capacità.<br />
Ci siamo immaginati una città che non si lascia sorprendere, ma<br />
che assume su <strong>di</strong> sé la responsabilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare il proprio futuro,<br />
cercando <strong>di</strong> valorizzare le proprie risorse con intelligenza,<br />
impegno e sentimento: tutto questo abbiamo cercato <strong>di</strong> trasferire<br />
nel Piano Strutturale adottato.<br />
Angelo ZubbAni
AgorÀ n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 4<br />
CANTIERE NAVALE<br />
CERTEZZE E QUALITÀ<br />
DEL LAVORO.<br />
NOI CI SIAMO E CI SAREMO.<br />
http://www.nca-spa.it<br />
L’Amministrazione Comunale<br />
ha sempre sostenuto<br />
che il Cantiere<br />
Navale <strong>di</strong> Marina <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
non è solo simbolo <strong>di</strong> lavoro<br />
e dell’occupazione <strong>di</strong> qualità,<br />
ma è anche l’emblema <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> capacità professionali<br />
che lo hanno portato ad essere<br />
considerato come una delle<br />
eccellenze della cantieristica<br />
italiana.<br />
Difendere questo caposaldo,<br />
per chi esprime anche posizioni<br />
politiche saldamente<br />
legate al mondo del lavoro,<br />
non è solo un dovere istituzionale<br />
ma anche la tutela <strong>di</strong><br />
un patrimonio fatto <strong>di</strong> storie<br />
personali, <strong>di</strong> lotte sindacali,<br />
<strong>di</strong> mobilitazione della Città e<br />
delle Istituzioni per <strong>di</strong>fendere<br />
questa eccellente realtà.<br />
Un grande capitale forte <strong>di</strong><br />
competenze ed esperienze,<br />
ma oggi fragile perché deve<br />
confrontarsi non solo con le<br />
leggi <strong>di</strong> mercato che ha sempre<br />
saputo affrontare, ma poichè<br />
deve fronteggiare il passaggio<br />
forse più <strong>di</strong>fficile della<br />
sua storia.<br />
Per affrontare il mercato, per<br />
concorrere con serie possibilità<br />
<strong>di</strong> successo all’acquisizione<br />
<strong>di</strong> commesse importanti che<br />
possano mantenere il cantiere<br />
ancorato alla sua missione storica<br />
(quella della navalmeccanica),<br />
così come chiedono fermamente<br />
i lavoratori ed i loro<br />
rappresentanti, è necessario<br />
che la proprietà con<strong>di</strong>vida la<br />
richiesta e faccia scelte conseguenti<br />
mantenendo NCA<br />
nell’orbita pubblica. Inserendolo<br />
fra i cantieri che debbono<br />
essere considerati strategici<br />
per continuare a mantenere<br />
attiva in Italia una navalmeccanica<br />
che possa considerarsi<br />
tale. Senza la chiara volontà<br />
dell’azionista pubblico <strong>di</strong> garantire<br />
un futuro all’azienda e<br />
<strong>di</strong> mantenerla viva e competitiva,<br />
è molto <strong>di</strong>fficile ipotizzare<br />
scenari positivi.<br />
Negli ultimi mesi l’impegno<br />
del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e delle<br />
Istituzioni: dall’Amministrazione<br />
provinciale a quella<br />
Regionale, a sostegno dei lavoratori<br />
e dell’azienda è stato<br />
totale e convinto, sebbene in<br />
una situazione <strong>di</strong> estrema <strong>di</strong>fficoltà<br />
per l’economia locale,<br />
già sofferente per la chiusura<br />
<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> aziende. Quin<strong>di</strong>,<br />
non possiamo permettere che<br />
uno dei capisal<strong>di</strong> dell’occupazione<br />
locale entri in crisi.<br />
Ma è una partita davvero <strong>di</strong>fficile<br />
oltre che assai complicata.<br />
Gran<strong>di</strong> realtà cantieristiche<br />
già inserite nell’ambito del<br />
controllo pubblico avvertono<br />
le <strong>di</strong>fficoltà, chiedono tutele e<br />
garanzie <strong>di</strong> commesse e stabilità<br />
<strong>di</strong> occupazione. Contano<br />
su numeri enormemente superiori<br />
ai nostri. E il nostro<br />
Cantiere, se non sarà definito<br />
un piano nazionale per la cantieristica<br />
che assegni anche a<br />
<strong>Carrara</strong> carichi <strong>di</strong> lavoro adeguati,<br />
non può affrontare da<br />
solo la partita e tanto meno<br />
sperare <strong>di</strong> vincerla.<br />
In questa ottica si collocano l’<br />
impegno personale del Sindaco<br />
ed i continui viaggi a Roma<br />
per incontrare tutti gli attori<br />
che possono offrire un contributo<br />
concreto a risolvere<br />
questo problema che riguarda<br />
non solo una grande azienda e<br />
i suoi lavoratori, ma anche la<br />
qualità dell’economia locale.<br />
È una partita <strong>di</strong>fficile questa<br />
che stiamo affrontando tutti<br />
assieme: lavoratori, sindacati<br />
e istituzioni con la consapevolezza<br />
che ogni passaggio, ogni<br />
incontro, ogni momento della<br />
trattativa possono essere decisivi.<br />
Sempre pronti a cogliere<br />
ogni opportunità e percorrere<br />
ogni piccolo sentiero che possa<br />
donare al nostro Cantiere<br />
un risultato positivo.<br />
Angelo ZubbAni
pagina 5<br />
n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
UN’ANNOSA QUESTIONE<br />
LA VERA STORIA<br />
DELLA “E”<br />
E DEL TRATTINO<br />
Un gruppo <strong>di</strong> persone che<br />
amano profondamente<br />
<strong>Carrara</strong> si sta battendo<br />
per riconquistare la<br />
fati<strong>di</strong>ca E tra le due città<br />
Correva il mese <strong>di</strong> luglio dell’anno<br />
1945 quando un eminente massese,<br />
furbacchione e malizioso, lungo il<br />
tragitto su rotaia nella linea “Massa Centro<br />
- Roma Termini”, tirò fuori dalla valigetta<br />
la deliberazione cartacea in calce riproposta.<br />
Inforcò gli occhiali da vista, estrasse il<br />
temperino a multilame e piano piano, con<br />
la cauta destrezza del bulinatore, raschiò<br />
via la E della appena ripristinata “Provincia<br />
<strong>di</strong> Massa e <strong>Carrara</strong>”.<br />
La sottile raspata, accuratamente data anche<br />
nel retro della delibera, sottrasse il segno<br />
ovoidale della “e” lasciando in evidenza<br />
solo il trattino, a bella posta scampato.<br />
Va da sé che l’allora Ministro dell’Interno,<br />
inconsapevole del piccolo-grande atto <strong>di</strong><br />
abrasione, nel pieno rispetto della “volontà”<br />
espressa da massesi e carrarini, sancì<br />
il ripristino della provincia <strong>di</strong> Massa con<br />
“trattino” <strong>Carrara</strong>.<br />
La rivelazione dell’avvenuto inghippo la<br />
fece <strong>di</strong>versi anni dopo nientemeno che<br />
l’On. Ministro Antonio Maccanico al suo<br />
amico Piermarco Fontana in sede romana,<br />
dopo avere aperto il plico e appuratone la<br />
“fregatura” della fati<strong>di</strong>ca E, con tracce <strong>di</strong><br />
raschiamento ancora in evidenza. Un falso<br />
storico per un falso in atto pubblico”; ma<br />
nel frattempo l’autore dal bisturi selvaggio<br />
del “Gratta e Vinci” tra Massa... <strong>Carrara</strong><br />
era morto e sepolto. Quin<strong>di</strong>, non luogo a<br />
procedere per ulteriori decenni.<br />
Ora compiamo un balzo in avanti nel tempo.<br />
Correva l’anno 1990 quando il compianto<br />
avvocato Piermarco Fontana costituì<br />
la “Associazione Provincia Nuova”, assieme<br />
a carrarini Doc quali Enzo boce<strong>di</strong>, Giorgio<br />
Lattanzi, Alessandro Conti, Sergio Lugarini,<br />
beniamino Gemignani ed altri il cui nome<br />
ci sfugge. Loro compito: ricercare tutta la<br />
documentazione antica a far si che la terra<br />
nostra riprendesse la vecchia denominazione<br />
<strong>di</strong> “Provincia <strong>di</strong> Massa e <strong>Carrara</strong>”. Proprio<br />
come lo era fino al 1938 quando il fascismo<br />
la tramutò in “Apuania”. Da troppi<br />
lustri con un pugno <strong>di</strong> persone che amano<br />
profondamente <strong>Carrara</strong> ci stiamo battendo<br />
per riconquistare quella fati<strong>di</strong>ca E tra le due<br />
città, che a nostro avviso è sinonimo <strong>di</strong> congiunzione<br />
e non <strong>di</strong> separazione. Il minuscolo<br />
congiungimento ristabilisce la verità storica<br />
e rende <strong>di</strong>gnità a <strong>Carrara</strong>, che da famosa nel<br />
mondo per il suo marmo e la sua civiltà <strong>di</strong><br />
lavoro, era stata ridotta alla stregua <strong>di</strong> aggettivo<br />
subalterno a Massa. Inau<strong>di</strong>to, per<br />
ciò che ha rappresentato <strong>Carrara</strong> nel corso<br />
della storia antica e moderna. Per tutto ciò<br />
che ha saputo magnificare nei 5 continenti<br />
grazie all’abilità dei suoi uomini e delle<br />
sue donne, dai titanici esempi <strong>di</strong> lavoro e<br />
<strong>di</strong> sacrificio espressi dai monti al mare. La<br />
vera storia della E tra le due città vicine trae<br />
origine dalla unificazione dell’Italia: “Decreto<br />
Farini” del 1860, mentre già nel 1927<br />
Il Golfalone Provinciale<br />
il grande poeta Giacomo Leopar<strong>di</strong> definiva<br />
per iscritto come realtà la denominazione <strong>di</strong><br />
“Massa <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>”… Al contrario e beffa<br />
nella beffa nel 1992 noi della “Associazione<br />
Provincia Nuova” ci accorgemmo che i<br />
“cugini” massesi avevano eliminato pure il<br />
famigerato trattino tra le due realtà civiche.<br />
E tramutato <strong>Carrara</strong> in semplice epiteto <strong>di</strong><br />
Massa. Ma ricorremmo subito al Tribunale<br />
Amministrativo Regionale (Tar), che ci dette<br />
ragione con formula ampia.<br />
Non è finita: pochi sanno che dopo la “fregatura”<br />
della E, e persino del trattino, oltre<br />
Foce ne avevano combinata un’altra:<br />
il Gonfalone Provinciale precedente l’anno<br />
1938, recante la <strong>di</strong>citura “Provincia <strong>di</strong><br />
Massa e <strong>Carrara</strong>” era stato fatto sparire.<br />
Sostituito ed esposto successivamente da<br />
quello falsamente ricamato a mano con<br />
sopra stampigliato “Provincia <strong>di</strong> Massa -<br />
<strong>Carrara</strong>”. Dopo peripezie varie abbiamo<br />
ritrovato quello originale.<br />
È incre<strong>di</strong>bile che ancora oggi si tergiversi<br />
sulla annosa e ormai farsesca questione.<br />
Per concludere, anche alla luce del “Decreto<br />
Calderoli”, ritengo sia giusto e sacrosanto<br />
che Oltre Foce non ci facciano perdere<br />
tempo ulteriore. <strong>Carrara</strong> ha il <strong>di</strong>ritto legittimo<br />
<strong>di</strong> riven<strong>di</strong>care non solo il ripristino<br />
della E tra le due città, ma anche quello <strong>di</strong><br />
riottenere il Capoluogo <strong>di</strong> Provincia per la<br />
pari <strong>di</strong>gnità storica e morale con Massa.<br />
Il Sindaco <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> Angelo Zubbani pochi<br />
giorni fa si è recato a Roma per ottenere giustizia.<br />
Quello <strong>di</strong> Massa è andato a Roma per<br />
mortificare ancora la nostra città. Il Presidente<br />
della Provincia invece si barcamena<br />
tentando <strong>di</strong> svalutare il riscatto <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
Citta<strong>di</strong>ni, a voi l’analisi finale <strong>di</strong> questa<br />
“tragicomme<strong>di</strong>a” da troppi anni posta in<br />
essere tra Massa e/o trattino, e/o niente,<br />
e/o… sbarra… <strong>Carrara</strong>”.<br />
Pietro giorgeri
AgorÀ n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 6<br />
LA VERA STORIA<br />
DELLA “E”<br />
E DEL TRATTINO<br />
DELIBERAZIONE della giunta comunale<br />
<strong>di</strong> carrara n. 130 SEDUTA<br />
n.14 del 9 luglio 1945<br />
OGGETTO: Ricostituzione dei Comuni <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong>, Massa e Montignoso.<br />
L’anno millenovecentoquarantacinque (1945)<br />
il giorno nove del mese luglio nella residenza<br />
comunale <strong>di</strong> Apuania-<strong>Carrara</strong>;<br />
Convocatasi la Giunta Comunale con le solite<br />
formalità, sotto la Presidenza del sig. Andrei<br />
Carlo, Sindaco, e con l’assistenza del Segretario<br />
Generale Dr. Giuseppe Santoni, intervennero<br />
alla seduta i Signori assessori:<br />
Grassi Gino, Giromella Dr. Giulio, Orlan<strong>di</strong><br />
Francesco, Del Papa Mario, Sivoli Dr. Giuseppe,<br />
Guidoni Giulio, Lattanzi Mario, Palla<br />
Emilio<br />
Essendo il numero legale per deliberare;<br />
LA GIUNTA<br />
Veduta la nota prefettizia in data 27 giugno<br />
1945 n. 829 Div. II, con la quale si invita l’Amministrazione<br />
Comunale ad esprimere il parere<br />
circa la separazione del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania<br />
nei due Comuni <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e <strong>di</strong> Massa ed eventualmente<br />
anche alla ricostituzione del <strong>Comune</strong><br />
<strong>di</strong> Montignoso;<br />
Ritiene <strong>di</strong> dover premettere quanto segue:<br />
Il Comitato Provinciale <strong>di</strong> Liberazione Nazionale<br />
<strong>di</strong> Massa e <strong>Carrara</strong>, investito, con mandato<br />
del Governo Democratico Italiano, della<br />
raprresentanza legittima del Governo stesso,<br />
decretava, in data 27 marzo 1945, come una<br />
delle prime, più importanti, sue decisioni, la<br />
<strong>di</strong>visione del <strong>Comune</strong> dì Apuania nei due Comuni<br />
<strong>di</strong> Massa e <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
Le ragioni che avevano indotto il C.L.N. ad<br />
assumere il suddetto provve<strong>di</strong>mento possono<br />
riassumersi come segue:<br />
Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania è una creazione recente;<br />
fu costituito con deliberazione del 16 <strong>di</strong>cembre<br />
1938, riunendo in un unico Ente I Comuni <strong>di</strong><br />
Massa, <strong>Carrara</strong> e Montignoso che esistevano<br />
da tempo immemorabile.<br />
Quale giustificazione della costituzione del<br />
nuovo <strong>Comune</strong> era stato addotto:<br />
- che la vita economica dei tre ex Comuni era<br />
fondata, prevalentemente e per con<strong>di</strong>zioni naturali,<br />
sopra una sola industria, quella marmifera<br />
- che le necessità della vasta zona industriale,<br />
creata nella fascia costiera del territorio dei Comuni<br />
<strong>di</strong> Massa e <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, imponevano unità<br />
d’in<strong>di</strong>rizzo in tutte le provvidenze <strong>di</strong> carattere<br />
e<strong>di</strong>lizio, sanitarie, stradale e delle comunicazioni<br />
in genere, connesse allo sviluppo della zona<br />
stessa e che ciò non si sarebbe potuto conseguire<br />
se dette provvidenze fossero state stu<strong>di</strong>ate,<br />
decise ed attuate da Comuni <strong>di</strong>versi.<br />
Ma, invece, il vero motivo della fusione dei tre<br />
Comuni deve essere ricercato nella politica <strong>di</strong><br />
accentramento e <strong>di</strong> innovazioni a qualsiasi costo,<br />
dalla quale sono stati informati, in tutti i<br />
campi della vita nazionale, gli atti del Governo<br />
fascista nell’infausto periodo del suo funzionamento<br />
e che, a cominciare dai Principali organi<br />
amministrativi, si era esercitata fino alle cellule<br />
fondamentali della vita nazionale, quali sono i<br />
Comuni, tantoché il numero dei medesimi da<br />
oltre 10.000, quale era anteriormente all’avvento<br />
del fascismo, fu ridotto a circa 7.000,<br />
riunendo due o più Comuni limitrofi in uno<br />
solo o facendo assorbire da vari centri urbani i<br />
Comuni agli stessi limitrofi.<br />
Se nel caso <strong>di</strong> alcuni maggiori Comuni ciò poteva<br />
apparire giustificato dalla prorompente<br />
espansione del centro urbano (Milano, Torino,<br />
Genova), nella maggior parte degli altri casi,<br />
invece, nessuna ragione veramente fondata<br />
avrebbe potuto trovarsi; fu più che altro, cone<br />
si è detto uno sfogo <strong>di</strong> mania innovatrice che,<br />
data la natura del provve<strong>di</strong>mento, si inquadrava<br />
anche nella poIitica accentratrice del Regime,<br />
unita inoltre, nella quasi totalità dei casi,<br />
alle debolezze, ugualmente insite nel Regime,<br />
<strong>di</strong> dover sod<strong>di</strong>sfare a malintese ambizioni locali<br />
<strong>di</strong> cui si facevano pala<strong>di</strong>no gerarchi più o<br />
meno in vista.<br />
Questi e non altri furono i motivi che portarono<br />
alla costituzione del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania,<br />
me<strong>di</strong>ante l’unificazione dei Comuni <strong>di</strong> Massa,<br />
<strong>Carrara</strong> e Montignoso.<br />
Ma, se i provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> unificazione dei Comuni<br />
hanno causato inconvenienti più o meno<br />
gravi quasi dappertutto, in nessun caso può<br />
ben affermarsi, le conseguenze sono state così<br />
dannose come quelle derivate della costituzione<br />
del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania: perché in nessun<br />
altro caso le con<strong>di</strong>zioni, geografiche ed economiche,<br />
si opponevano in modo e misura così<br />
insormontabili alla sua attuazione.<br />
Tali <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni si verificavano e<br />
si verificano essenzialmente per i Comuni <strong>di</strong><br />
Massa e <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>;<br />
1˚ Difficoltà geografiche per la costituzione<br />
<strong>di</strong> un unico centro <strong>di</strong> vita comunale<br />
I territori dei due ex Comuni <strong>di</strong> Massa e <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
sono nettamente <strong>di</strong>visi da una vera linea<br />
non interrotta <strong>di</strong> vette e costoni montuosi che<br />
dalle più alte cime delle Alpi Apuane si prolunga,<br />
decrescendo man mano <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, fino a<br />
circa km 2500 dal mare. I due centri urbani, capoluogo<br />
dei due Comuni, sono situati nelle due<br />
principali vallate poste ai due lati della detta<br />
catena montuosa <strong>di</strong>visoria e ben lontani dalle<br />
ultime propaggini della stessa; cosicchè nessuna<br />
possibilità poteva prospettarsi circa l’unificazione<br />
materiale dei due centri me<strong>di</strong>ante un<br />
futuro sviluppo e<strong>di</strong>lizio, anche artificiosamente,<br />
coattivamente, in<strong>di</strong>rizzato a tale scopo dato<br />
l’ostacolo montano che li <strong>di</strong>vide da un lato e<br />
data la considerevole <strong>di</strong>stanza che li <strong>di</strong>vide dal<br />
lato della pianura costiera.<br />
D’altronde, anche l’accorciamento delle <strong>di</strong>stanze<br />
me<strong>di</strong>ante un sistema <strong>di</strong> mezzi celeri<br />
fequentissimi <strong>di</strong> comunicazione, mentre si è<br />
<strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> assai <strong>di</strong>fficile attuazione, anche<br />
perchè assai costoso, non raggiungerebbe affatto<br />
lo scopo, permarrebbero pur sempre nello<br />
stesso <strong>Comune</strong> due centri urbani nettamente<br />
<strong>di</strong>visi con le stesse particolare esigenze.<br />
2° Differenze <strong>di</strong> carattere economico<br />
Il territorio <strong>di</strong> Massa è essenzialmente agricolo.<br />
Vi si trovano bensì delle cave <strong>di</strong> marmo e<br />
qualche laboratorio; ma la base quasi esclusiva<br />
della vita economica della popolazione è fondata<br />
sull’agricoltura. Da ciò deriva anche una<br />
peculiarità <strong>di</strong> costumi e carattere della popolazione<br />
e pertanto <strong>di</strong> bisogni collettivi che si<br />
riflettono <strong>di</strong>rettamente sulle necessità inerenti<br />
all’organizzazione dei servizi pubblici.<br />
Il territorio <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> è invece in gran<strong>di</strong>ssima<br />
parte negato all’agricoltura.<br />
Con superficie assai minore del territorio <strong>di</strong><br />
Massa, quello <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, mentre è assai più<br />
intensamente popolato, non si presta all’agricoltura<br />
che nelle ultime propaggini delle alture<br />
verso il mare e nella esigua fascia costiera <strong>di</strong><br />
appena due chilometri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà.<br />
Il resto è montagna, nuda da ogni vegetazione,<br />
nella quale si svolge, però, una intensa attività<br />
che costituisce l’unica grande sorgente <strong>di</strong> vita<br />
economica della zona: l’escavazione del marmo<br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
Nello stesso centro urbano e nel rimanente territorio<br />
tutte le energie sono de<strong>di</strong>cate alla lavorazione<br />
dei marmi nelle numerosissime segherie<br />
e laboratori, ed anche l’attività commerciale<br />
<strong>di</strong> gran lunga prevaente è quella del commercio<br />
dei marmi, greggi, segati e lavorati.<br />
La popolazione <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> è, perciò, costituita<br />
essenzialmente <strong>di</strong> addetti come <strong>di</strong>rigenti,<br />
artisti, impiegati ed operai, all’industria ed al<br />
commercio del marmo ed ha tutte le caratteristiche<br />
delle popolaziono dei centri industriali,<br />
con connessi particolari bisogni ai quali anche<br />
gli Enti citta<strong>di</strong>ni, a cominciare dal <strong>Comune</strong>,<br />
debbono adeguatamente provvedere.<br />
Queste <strong>di</strong>fferenze non sono state affatto eliminate<br />
dalla creazione della zona industriale,
pagina 7<br />
n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
Pubblichiamo integralmente la Deliberazione del 9<br />
luglio 1945 nella quale viene decisa la separazione del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania nei tre comuni <strong>di</strong> Massa, <strong>Carrara</strong><br />
e Montignoso e che la provincia sia denominata,<br />
“come lo fu sempre, Provincia <strong>di</strong> Massa e <strong>Carrara</strong>”<br />
essendo pur sempre rimasta finora a base delle<br />
economie citta<strong>di</strong>ne, per Massa l’agricoltura e<br />
per <strong>Carrara</strong> l’industria del marmo; non solo ma<br />
è da ritenere per certo che permarranno anche<br />
qualora la zona industriale dovesse affermarsi -<br />
che, pur essendo nei voti <strong>di</strong> molti, non è per ora<br />
dato prevedere - perché rimarranno pur sempre<br />
prevalenti in <strong>Carrara</strong>, l’industria ed il commercio<br />
dei marmi ed in Massa l’agricoltura.<br />
Le <strong>di</strong>fferenze tra i due ex Comuni, quali come<br />
sopra descritte, non potevano che opporre una<br />
insormontabile <strong>di</strong>fficoltà alla <strong>di</strong>sposta unificazione;<br />
e <strong>di</strong> fatto la medesima, pur a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />
oltre sei anni, è rimasta un mero atto formale.<br />
Ogni dei due centri, infatti, ha conservato una<br />
vita propria e nettamente <strong>di</strong>visa dell’altro, tantoob,<br />
NONOSTANTE ogni sforzo, non essendosi<br />
neppure riusciti ad unificare i servizi e gli<br />
uffici comunali, si è dovuto lasciare finora in<br />
piena efficienza i preesistenti uffici Comunali<br />
<strong>di</strong> Massa, <strong>Carrara</strong> e Montignoso, non solo, ma<br />
sono rimasti nettamente separati anche i ruoli<br />
delle imposte, tasse ed altri tributi, come separati<br />
uffici, oltre che per l’accertamento degli<br />
stessi anche per la loro esazione.<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà che si sono dovute superare - spesso<br />
anche rasentando i limiti della legalità - per<br />
la costituzione ed il funzionamento <strong>di</strong> Commissioni<br />
Comunali composte promiscuamente <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Massa, <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e <strong>di</strong> Montignoso,<br />
sono facilmente immaginabili, quando si ponga<br />
mente alle necessità inerenti alle riunioni <strong>di</strong><br />
detta Commissione in uno od in altro <strong>di</strong> detti<br />
centri in mancanza <strong>di</strong> una sede centrale del <strong>Comune</strong>,<br />
e dovendosi perciò superare gli inconvenienti<br />
derivati dalla deficienza dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione<br />
senza contare le per<strong>di</strong>te d tempo<br />
e la conseguente gravosità degli incarichi per i<br />
singoli componenti, in genere esercitanti una<br />
libera attività, e perciò le numerose assenze<br />
degli stessi che hanno spessissimo causato la<br />
mancata legale vali<strong>di</strong>tà delle sedute per deficienza<br />
del numero dei presenti.<br />
Per quanto non così sostanziale come per la separazione<br />
tra <strong>Carrara</strong> e Massa, tuttavia ragioni<br />
importantissime sussistono anche per l’autonomia<br />
Comunale <strong>di</strong> Montignoso.<br />
A parte la ragione storica e l’attaccamento che<br />
i Montignosini hanno sempre avuto per il loro<br />
non esiguo <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> circa seimila abitanti,<br />
per cui forse anche più che i Massesi ed i Carraresi<br />
hanno sofferto per la perduta autonomia,<br />
cui non si sono mai completamente adattati,<br />
sta <strong>di</strong> fatto che <strong>di</strong>versità non lievi <strong>di</strong> costume<br />
e <strong>di</strong> ambiente, anche tra Montignoso e la non<br />
lontana Massa, consigliano <strong>di</strong> ritornare al comune<br />
separato <strong>di</strong> Montignoso; tanto più che il<br />
medesimo, come ha sempre avuto, avrà certamente<br />
anche in avvenire la possibilità <strong>di</strong> sussistere<br />
e dl progre<strong>di</strong>re, dopo aver sanato, con il<br />
tenace lavoro delle sua operosa popolazione, le<br />
tremende piaghe lasciate dalla guerra.<br />
Il provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> separazione perciò potrà<br />
essere considerato dalla popolazione quale riparatore<br />
dell’ingiustizIa sofferta soltanto quando<br />
abbia a <strong>di</strong>sporre il pieno ritorno ai tre Comuni<br />
<strong>di</strong> Massa, <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e <strong>di</strong> Montignoso.<br />
Anche nella costituzione della nuova Amministrazione<br />
del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania successivamente<br />
alla liberazione del territorio ed in<br />
applicazione del R.D.L. 4 aprile 1944 n˚ 111,<br />
l’autorità prefettizia ha dovuto necessariamente<br />
tener conto delle ragioni e delle con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> fatto summenzionate. Infatti il Prefetto, nel<br />
suo decreto <strong>di</strong> nomina <strong>di</strong> detta Amministrazione,<br />
oltre a presceglieré gli Assessori tra persone<br />
residenti nei tre centri suin<strong>di</strong>cati, ripartendoli<br />
proporzionalmente al numero degli abitanti<br />
delle rispettive zone, ha anche ritenuto in<strong>di</strong>spensabile<br />
- al fine <strong>di</strong> assicurare il funzionamento<br />
dei tre <strong>di</strong>stinti uffici comunali, rimasti,<br />
come si detto, sempre in essere pur dopo l’unificazione,<br />
e <strong>di</strong> rafforzare, me<strong>di</strong>ante il ritorno<br />
ad un più stretto contatto, quei legami <strong>di</strong>retti,<br />
imme<strong>di</strong>ati, tra l’amministrazione del <strong>Comune</strong><br />
e la popolazione che, specialmente nei piccoli<br />
e me<strong>di</strong> centri citta<strong>di</strong>ni, sono il fondamento<br />
organico, e mai superato, dell’organismo municipale<br />
- <strong>di</strong> nominare, come ha nominato, un<br />
pro-Sindaco per ognuno dei tre centri suddetti<br />
affidando al Sindaco prescelto nella persona <strong>di</strong><br />
uno dei tre pro-Sindaci, la cura degli interessi<br />
generali del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania.<br />
Di fatto l’Amministrazione attualmente funziona,<br />
come non potrebbe fare a meno <strong>di</strong> funzionare,<br />
me<strong>di</strong>ante le riunioni parziali dei componenti<br />
della Giunta residenti nei due centri<br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e <strong>di</strong> Massa, unendosi ogni volta a<br />
questi ultimi anche quelli <strong>di</strong> Montignoso, per<br />
la <strong>di</strong>scussione e decisione <strong>di</strong> tutti i problemi<br />
che interessano in modo particolare cìascuno<br />
dei tre centri e che sono la stragrande maggioranza,<br />
mentre le riunioni della Giunta in<br />
seduta plenaria avvengono soltanto quando<br />
debbono essere trattati argomenti <strong>di</strong> carattere<br />
generale per l’intero <strong>Comune</strong>.<br />
Si è inoltre ravvisata l’opportunità <strong>di</strong> tener nota<br />
separata della gestione finanziaria per ciascun<br />
ex <strong>Comune</strong> tanto per le entrate che per le spese,<br />
pur rimanendo unica la contabilità generale.<br />
Ciò porta necessariamente a qualche <strong>di</strong>fficoltà<br />
che soltanto con non lieve fatica viene superata<br />
- relativa in special modo alla determinazione<br />
ed al controllo circa la competenza ed i limiti<br />
che della attività <strong>di</strong> ciascuna delle tre sezioni<br />
amministrative, specialmente in materia finanziaria,<br />
è in<strong>di</strong>spensabile nettamente determinare<br />
e controllare.<br />
Ma anche dalla constatazione <strong>di</strong> detta <strong>di</strong>fficoltà<br />
si trae la convinzione della necessità <strong>di</strong> ritornare<br />
ai tre separati Comuni.<br />
La separazione stessa, per i motivi su esposti,<br />
è un vivo desiderio <strong>di</strong> tutta la popolazione sia<br />
<strong>di</strong> Massa che <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e <strong>di</strong> Montignoso e fu,<br />
pertanto, entusiasticamente approvato da tutti<br />
il decreto del C.L.N. che la <strong>di</strong>sponeva.<br />
Nessun notevole inconveniente potrà sorgere<br />
circa l’attuazione del provve<strong>di</strong>mento. E’ ben<br />
vero che le attività e passività patimoniali degli<br />
ex Comuni risultano attualmente unificate; ma<br />
agevole ne sarà la sud<strong>di</strong>visione essendo sempre<br />
rimaste separate le attività e passività stesse <strong>di</strong><br />
provenienza anteriore al 1939, non solo negli<br />
inventari, ma anche nelle contabìlità del residui<br />
attivi e passivi con le rispettive variazioni.<br />
Rimane perciò soltanto la liquidazione delle<br />
attività e passività creatisi in questi sei anni <strong>di</strong><br />
funzionamento del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Apuania. Pur<br />
non essendo qui il caso <strong>di</strong> prospettare quali potranno<br />
essere i criteri e le modalità da seguire<br />
per operare detta liquidazione, si può tuttavia<br />
prevedere per certo che l’organo che ne sarà incaricato<br />
non si troverà <strong>di</strong> fronte a <strong>di</strong>fficoltà insormontabili<br />
e che, perciò, una equa soluzione<br />
sarà raggiunta ed entro breve periodo.<br />
Quanto sopra premesso e considerato:<br />
LA GIUNTA ALL’UNANIMITÀ DELIBERA<br />
<strong>di</strong> esprimere il voto:<br />
1. che sia al più presto pre<strong>di</strong>sposto il provve<strong>di</strong>mento<br />
per la separazione del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />
Apuania nei tre Comuni <strong>di</strong> Massa, <strong>Carrara</strong><br />
e Montignoso al fine <strong>di</strong> procedere alla<br />
detta separazione imme<strong>di</strong>atamente dopo<br />
le restituzione della Provincia all’Amministrazione<br />
del Governo Italiano;<br />
2. che la Provincia sia denominata, come lo<br />
fu sempre Provincia <strong>di</strong> Massa e <strong>Carrara</strong>.<br />
Letto, approvato e sottoscritto<br />
All’originale firmati:<br />
IL SINDACO: Andrei<br />
GLI ASSESSORI: Grassi, Orlan<strong>di</strong>, Sivoli, Lattanzi,<br />
Giromella, Del Papa, Guidoni, Palla.<br />
IL SEGRETARIO GENERALE: Santoni<br />
Si certifica che la presente deliberazione è stata<br />
pubblicata ed affissa all’albo pretorio per quin<strong>di</strong>ci<br />
giorni consecutivi e ciò dal 15 al 30 luglio<br />
1945, senza che siano pervenuti opposizioni o<br />
reclami.
AgorÀ n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 8<br />
APUAFARMA<br />
LA CAPACITÀ<br />
IMPRENDITORIALE<br />
AL SERVIZIO DI CARRARA<br />
Apuafarma Spa è soggetto composito e attivo<br />
a 360° nei servizi pubblici primari a beneficio<br />
dei citta<strong>di</strong>ni carraresi. L’Azienda oggi ne gestisce<br />
un variegato e coerente “trust”:<br />
1) Farmacie Comunali.<br />
2) Servizi Cimiteriali.<br />
3) Mense e Trasporti Scolastici.<br />
4) Assistenza Domiciliare agli Anziani.<br />
5) Sostegno Socio-Educativo alle Persone Disabili:<br />
(a Scuola, nei Centri <strong>di</strong> Socializzazione<br />
e in Famiglia).<br />
6) Formazione educativa ai Minori a rischio<br />
<strong>di</strong> Esclusione Sociale.<br />
L’Azienda annovera oltre 150 unità, tutte a<br />
contratto <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>pendente. Le assunzioni<br />
<strong>di</strong> ruolo negli ultimi due anni sono state 70.<br />
I bilanci <strong>di</strong> Apuafarma chiudono in positivo,<br />
pur destinando annualmente circa 500 mila<br />
euro dei propri utili ai servizi comunali in gestione.<br />
Apuafarma Spa rappresenta una bella realtà<br />
aziendale e un punto <strong>di</strong> forza per <strong>Carrara</strong>.<br />
brevi cenni relAtivi<br />
AllA SuA vicenDA “StoricA”<br />
Nel 1972, la neo-nata “Azienda Municipalizzata<br />
delle Farmacie Comunali” ne gestisce 3<br />
<strong>di</strong>slocate sul nostro territorio: (il “Dispensario”<br />
<strong>di</strong> Nazzano e due Farmacie a Marina <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong>). In seguito allo sviluppo del territorio<br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e alla utilità pubblica <strong>di</strong> servire<br />
zone decentrate: (Fossone ed i Peep <strong>di</strong><br />
Avenza e bonascola); al subentro nella “Farmacia<br />
dell’Ospedale”, le farmacie gestite da<br />
Apuafarma crescono gradualmente.<br />
››› Nel 1995, <strong>di</strong>etro la spinta della riforma<br />
dell’or<strong>di</strong>namento comunale, l’impresa si<br />
costituisce in forma <strong>di</strong> “Azienda Speciale<br />
Farmaceutica <strong>Carrara</strong>”. Acquisisce una<br />
propria personalità giuri<strong>di</strong>ca ed autonomia<br />
gestionale e finanziaria dal <strong>Comune</strong>.<br />
In questi anni, viene anche acquisita la<br />
gestione della Farmacia Comunale <strong>di</strong> Fivizzano,<br />
mentre quella <strong>di</strong> Nazzano viene<br />
affidata in appalto privato. Si inizia a de<strong>di</strong>carci<br />
all’apertura <strong>di</strong> centri me<strong>di</strong>ci ambulatoriali.<br />
››› Nel 2001, avviene la trasformazione in<br />
Società per Azioni, soggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato<br />
con spiccata propensione impren<strong>di</strong>toriale.<br />
Nasce prima con la ragione sociale<br />
<strong>di</strong> “Unifarma” poi, dal 2004, con quella<br />
<strong>di</strong> “Apuafarma - Farmacie comunali carrara<br />
Spa”. In questi anni si raggiunge un<br />
sostanziale consolidamento patrimoniale<br />
societario, accompagnato da un significativo<br />
miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni red<strong>di</strong>tuali.<br />
››› Nel 2004, grazie alla volontà del Consiglio<br />
Comunale, Apuafarma si arricchisce della<br />
gestione <strong>di</strong> attività socio-assistenziali. E<br />
della organizzazione del servizio “Estate<br />
Ragazzi” a rappresentare un primo intervento<br />
in un contesto più ampio, che<br />
recepisca la vocazione aziendale ad accogliere<br />
e sod<strong>di</strong>sfare le domande più varie<br />
poste dalla collettività. Nell’anno successivo<br />
giunge l’affidamento all’azienda del<br />
servizio <strong>di</strong> Assistenza Domiciliare agli<br />
Anziani, tramite appalti a cooperative sociali.<br />
Queste prime importanti esperienze<br />
consentono ad Apuafarma <strong>di</strong> perfezionare<br />
il “know-how” tecnico-organizzativo,<br />
necessario per le prestazioni ottimali nei<br />
Servizi alla Persona.<br />
››› Il 2006 ed il 2007 sono i veri e propri
pagina 9<br />
n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
“La complessità e l’articolazione della prestazioni,<br />
strategiche per la città e la citta<strong>di</strong>nanza, fanno <strong>di</strong><br />
Apuafarma un punto <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> prima evidenza<br />
nel panorama comprensoriale dei servizi al citta<strong>di</strong>no”<br />
anni <strong>di</strong> svolta dell’attività aziendale coi<br />
nuovi incarichi affidati ad Apuafarma: il<br />
Sostegno ai Disabili con Operatori dell’<br />
infanzia su Scuolabus. I servizi <strong>di</strong> Mensa<br />
Scolastica, dei Cimiteri Comunali e quello<br />
della gestione <strong>di</strong>retta dell’ Assistenza Domiciliare.<br />
››› Negli anni 2008 e <strong>2009</strong>, giungono le gestioni<br />
totali del “Centro Anch’ io” <strong>di</strong> Fossola,<br />
dell’Educativa Territoriale e –ultimo<br />
ma non ultimo- delle Mense e del Trasporto<br />
Scolastico.<br />
L’attività <strong>di</strong> Apuafarma ha sempre presentato<br />
sin dal suo primo operare una vocazione tesa<br />
a recepire le domande della clientela, con l’<br />
intento <strong>di</strong> coniugare il semplice esercizio<br />
della professione farmaceutica, all’aggiunta<br />
<strong>di</strong> un plusvalore fondato sull’ ascolto sensibile<br />
dei bisogni del pubblico.<br />
In questo contesto si armonizza lo sviluppo<br />
dell’attività impren<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Apuafarma<br />
con le sue attività sociali. In definitiva Apuafarma<br />
attua la sua originaria missione, <strong>di</strong>retta<br />
a sod<strong>di</strong>sfare le esigenze e la qualità della vita<br />
delle fasce più deboli della popolazione. Dal<br />
primo istante abbiamo operato con finalità<br />
solidali e <strong>di</strong> miglioramento assiduo delle<br />
nostre prestazioni.<br />
Non può e non deve sfuggire l’utilità della<br />
nostra opera collettiva che coniuga un’ ottica<br />
impren<strong>di</strong>toriale con l’attività sociale del <strong>Comune</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>. Questo metodo permette<br />
al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> destinare altrove i fon<strong>di</strong> già<br />
allo scopo stanziati, consentendo all’Azienda<br />
<strong>di</strong> utilizzare al meglio risorse altrimenti<br />
assorbite dal prelievo fiscale.<br />
Il bilancio <strong>di</strong> questi anni, nel complesso dei<br />
servizi, consente <strong>di</strong> elencare il raggiungimento<br />
<strong>di</strong> obiettivi generali <strong>di</strong> grande rilevanza,<br />
non solo per l’azienda ma per tutti i citta<strong>di</strong>ni<br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
››› Apuafarma è in grado <strong>di</strong> fornire maggiori<br />
prestazioni per 800 ore settimanali complessive<br />
<strong>di</strong> Servizi alla Persona.<br />
››› Dato luogo a protocolli istituzionali che<br />
co<strong>di</strong>ficano procedure <strong>di</strong> garanzia e <strong>di</strong><br />
qualità dei progetti sociali gestiti.<br />
››› Eliminati tutti rapporti <strong>di</strong> lavoro “Co.<br />
co.co o co.co.pro”, sui quali si reggevano<br />
molti servizi sociali e scolastici negli enti<br />
locali.<br />
››› Assunti in ruolo 70 nuovi lavoratori.<br />
››› Raggiunti con le Organizzazioni Sindacali<br />
momenti d’intesa e <strong>di</strong> equilibrio sulla<br />
gestione degli organici dei servizi, anche<br />
atipici e <strong>di</strong>sarticolati, ponendo in campo<br />
nuovi strumenti quali i piani orari “Multiperiodali”<br />
e “Pluri-settimanali”.<br />
››› Avviato un processo <strong>di</strong> stabilizzazione<br />
occupazionale per altre decine <strong>di</strong> lavoratori<br />
<strong>di</strong>pendenti a tempo determinato. In<br />
ossequio alla legge “Brunetta”, abbiamo<br />
dato vita a “Selezioni Pubbliche” in tutti i<br />
servizi gestiti.<br />
››› Assolto il rispetto della normativa per<br />
l’accesso al lavoro delle categorie protette,<br />
con il raggiungimento ed il superamento<br />
tendenziale dei rapporti invali<strong>di</strong>\normodotati<br />
richiesti dalla legge in materia.<br />
Le incombenze che l’Amministrazione Comunale<br />
ha affidato ad Apuafarma in varie<br />
fasi, costituiscono una realtà che dal punto<br />
<strong>di</strong> vista occupazionale e della valenza civica<br />
proiettano l’azienda ben oltre i confini storici<br />
del pur fondamentale nucleo farmaceutico.<br />
La complessità e l’articolazione della prestazioni,<br />
strategiche per la città e la citta<strong>di</strong>nanza,<br />
fanno <strong>di</strong> Apuafarma un punto <strong>di</strong> riferimento<br />
<strong>di</strong> prima evidenza nel panorama comprensoriale<br />
dei servizi al citta<strong>di</strong>no.<br />
Noi <strong>di</strong> Apuafarma riteniamo che un servizio<br />
debba essere la risposta pubblica ai bisogni<br />
sociali rilevati e rilevabili, attraverso la conduzione<br />
personalizzata <strong>di</strong> prestazioni e <strong>di</strong><br />
progetti. Il Citta<strong>di</strong>no è portatore <strong>di</strong> Diritti<br />
e <strong>di</strong> una Sua Propria necessità. Ed attende<br />
risposte esatte, non generiche. Apuafarma fa<br />
<strong>di</strong> tutto e farà sempre <strong>di</strong> più, per essere pronta<br />
a fornirle: materialmente e moralmente.
AgorÀ n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 10<br />
RICORRENZA<br />
GUGLIELMO MARCONI<br />
A 100 ANNI DAL NObEL<br />
E L’ObELISCO DI DAZZI<br />
Il 10 <strong>di</strong>cembre 1909, esattamente cento<br />
anni fa, Guglielmo Marconi (Bologna<br />
1874 - Roma 1937), inventore della ra<strong>di</strong>o,<br />
venne insignito del Premio Nobel per la fisica<br />
<strong>di</strong>venendo il primo italiano ad avere conseguito<br />
il più ambito riconoscimento mon<strong>di</strong>ale.<br />
Marconi aveva allora 35 anni, ma già da 15<br />
egli aveva elaborato e sperimentato i principi<br />
della ra<strong>di</strong>otrasmissione. I primi esperimenti<br />
<strong>di</strong> telegrafia “senza fili” li aveva condotti dal<br />
laboratorio ricavato nella casa paterna <strong>di</strong> Villa<br />
Griffone sulle colline bolognesi. La sua fama<br />
<strong>di</strong>venne grande quando realizzò i collegamenti<br />
ra<strong>di</strong>otelegrafici fra Europa - Canada e Stati<br />
Uniti (1901-1903), e già allora si era parlato <strong>di</strong><br />
conferire il Nobel allo scienziato italiano che<br />
inventò il più utile dei sistemi <strong>di</strong> comunicazione<br />
e che regalò immensi benefici all’umanità<br />
intera.<br />
Cosa lega Guglielmo Marconi a <strong>Carrara</strong> e precisamente<br />
ai marmi e all’arte <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>?<br />
Subito dopo la morte <strong>di</strong> Marconi lo scultore<br />
Arturo Dazzi (<strong>Carrara</strong> 1881 - Pisa 1966) venne<br />
incaricato <strong>di</strong> realizzare un monumento ad “imperituro<br />
ricordo” dell’immenso scopritore delle<br />
onde ra<strong>di</strong>o, da collocarsi all’Eur.<br />
Dazzi elaborò la “Stele Marconiana” che si eleva<br />
per un’altezza <strong>di</strong> 45 metri, da una base <strong>di</strong><br />
m. 5 per 5. Essa si compone <strong>di</strong> 92 blocchi <strong>di</strong><br />
marmo bianco - chiaro Apuano, per un peso<br />
complessivo <strong>di</strong> 800 tonnellate.<br />
Cominciata nel 1937, l’opera è stata portata a<br />
compimento nel 1959. I temi illustrati e scolpiti<br />
da Arturo Dazzi nelle decorazioni sono così<br />
ripartiti nelle quattro pareti della grande Stele:<br />
“Le Danze”, pareti est ed ovest. “Guglielmo<br />
Marconi”, parete est. “La caccia”, parete sud.<br />
“Il <strong>di</strong>luvio”, pareti est e nord. “Le voci della<br />
ra<strong>di</strong>o”, parete ovest. “Il sabato santo”, parete<br />
nord. “I canti d’amore”, pareti sud ed ovest.<br />
Un racconto figurato nel marmo <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>,<br />
quasi un affresco misto <strong>di</strong> religiosità, natura e<br />
aspirazioni spirituali non più espresso in termini<br />
realistici, ma in termini mitici, inclini a<br />
comprendere memorie arcaiche suggerite dalla<br />
natura classica <strong>di</strong> Arturo Dazzi. Al proposito<br />
il Maestro <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> scrisse nel 1954 all’amico<br />
architetto Marcello Piacentini: “Ho quasi<br />
ultimato un grande modello dell’antenna, un<br />
quinto dal vero… Robe da pazzi, fatiche da gigante.<br />
Composizioni nuove, umanità e poesia.<br />
E poi verranno i marmi per scavare in profon<strong>di</strong>tà.<br />
Che Dio mi <strong>di</strong>a la forza <strong>di</strong> finire questo<br />
lavoro, che è tutta la ragione della mia vita”.<br />
In omaggio al monumento a Guglielmo Marconi<br />
ed al suo autore, riportiamo ciò che scrisse<br />
in recensione il famoso pittore e futurista<br />
Carlo Carrà, amico fraterno dell’artista Arturo<br />
Dazzi da <strong>Carrara</strong>.<br />
PRESENTAZIONE<br />
Per comprendere il carattere figurativo della<br />
gigantesca composizione marmorea <strong>di</strong> Arturo<br />
Dazzi de<strong>di</strong>cata alla memoria <strong>di</strong> Guglielmo<br />
Marconi. sarebbe, a parer mio, necessario sapere<br />
quali furono le prime inclinazioni, i primi<br />
tentativi, e quali <strong>di</strong>fficoltà vinse prima <strong>di</strong> farsi<br />
una strada questo autore, oggi onorato dai<br />
suoi conterranei ed apprezzato da tutti coloro<br />
che seguono fatti e vicende della vita artistica<br />
italiana. Il contrasto fra le opere giovanili<br />
e quelle della maturità, <strong>di</strong> cui ha dato esempi<br />
significativi Arturo Dazzi, è certamente notevole<br />
per gli accostamenti stilistici e psicologici;<br />
soprattutto per la maggiore consapevolezza<br />
formale raggiunta. Così, se prima nutrivo sincera<br />
amicizia, ora sento ancora più <strong>di</strong> apprezzarlo<br />
come uomo e come artista.<br />
In questa ultima opera Dazzi ci fa passare sotto<br />
agli occhi una serie <strong>di</strong> composizioni tagliate<br />
spesso nel vivo della vita con acutezza. Anche<br />
qui la sincerità dell’uomo è assoluta, ed è da<br />
questa sincerità che sboccia la sua alta lezione<br />
morale.<br />
Aggiungerò che Arturo Dazzi compen<strong>di</strong>a tutto<br />
il suo credo artistico a poche massime che<br />
riassumono un unico sentimento, ed è questo<br />
sentimento che testimonia la sua alta e conti-
pagina 11<br />
n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
Subito dopo la morte <strong>di</strong> Marconi il grande scultore Arturo<br />
Dazzi (<strong>Carrara</strong> 1881 - Pisa 1966) venne incaricato <strong>di</strong> realizzare<br />
un monumento ad “imperituro ricordo” dell’immenso<br />
scopritore delle onde ra<strong>di</strong>o, da collocarsi all’Eur. Riportiamo<br />
ciò che scrisse in recensione il famoso pittore e futurista Carlo<br />
Carrà, amico fraterno dell’artista carrarese<br />
nuata passione. E, infine, anche l’uomo ci interessa<br />
perché si tratta <strong>di</strong> un autentico artista, in<br />
secondo luogo perché egli fu ed è infaticabile<br />
nel lavoro, <strong>di</strong>rò meglio: il gusto del lavorare è<br />
sempre stato una forte necessità ed oggi, raggiunto<br />
e superato il settantottesimo anno, non<br />
è affatto sminuito, anzi forse è accresciuto.<br />
Nato a <strong>Carrara</strong> il 13 gennaio 1881, da povera<br />
gente - suo padre era marmoraro - vissuta l’infanzia<br />
in un paese dove l’industria marmifera<br />
è predominante, Arturo Dazzi fin da ragazzo<br />
sentì per il marmo una veramente singolare attrazione<br />
e sbozzatore <strong>di</strong> marmo lo fu prima <strong>di</strong><br />
entrare all’Accademia <strong>di</strong> belle Arti della città.<br />
Con tutto ciò quelli furono anni abbastanza<br />
allegri, si rideva, si stu<strong>di</strong>ava e si giocava pur<br />
attraverso la miseria e i <strong>di</strong>sgusti che accompagnavano<br />
un essere sensibile e sovraccarico <strong>di</strong><br />
amore proprio, quale immagino fosse il nostro<br />
Dazzi.<br />
Dei corsi, oltre quelli <strong>di</strong> pittura e <strong>di</strong> scultura,<br />
vi era quello <strong>di</strong> anatomia con nozioni <strong>di</strong> osteologia<br />
e <strong>di</strong> miologia. e questo appassionò il giovane<br />
scultore, il quale mi confessa che a <strong>di</strong>segnare<br />
su pezzi anatomici provava un ineffabile<br />
piacere. Uscito dall’Accademia, desideroso <strong>di</strong><br />
lavorare e pieno <strong>di</strong> speranze, Dazzi sognava <strong>di</strong><br />
poter eseguire commissioni per le quali fosse<br />
necessaria un’opera impegnativa. Immaginate<br />
dunque quale fosse il suo stato d’animo, costretto<br />
a passare parte della giornata a scalpellare<br />
nelle botteghe dei marmisti carraresi, senza<br />
<strong>di</strong>menticare mai che la scultura era la sua<br />
vera vocazione.<br />
bisogna proprio <strong>di</strong>re che Arturo Dazzi, come<br />
tutti i giovani artisti <strong>di</strong> quel tempo, doveva fare<br />
le sue esperienze, <strong>di</strong>fendere le sue speranze e<br />
le sue aspirazioni.<br />
Per sua fortuna a vent’anni vinse i concorsi<br />
Albacini e Stanzani, e a 23 il pensionato artistico<br />
nazionale. Nei quattro anni <strong>di</strong> pensionato<br />
<strong>di</strong>ede prova del suo valore con la statua del «<br />
Car<strong>di</strong>nale De Luca » per il Palazzo <strong>di</strong> Giustizia<br />
<strong>di</strong> Roma, e con i « Costruttori » acquistati<br />
per la Galleria d’Arte Moderna <strong>di</strong> Roma. Io<br />
lo conobbi in quegli anni. Quante primavere?<br />
Eh, forse più <strong>di</strong> cinquanta! Era un meriggio<br />
Arturo Dazzi all’opera<br />
azzurro e sereno e poiché eravamo entrambi al<br />
<strong>di</strong> sopra delle rivalità e delle miserie umane, ci<br />
sentivamo felici. Così <strong>di</strong>ventammo amici. Ora<br />
abbiamo i capelli bianchi, ma la nostra amicizia<br />
è sempre giovane, e, anzi, con gli anni, si<br />
è fatta più calda e fraterna. In quanto all’arte,<br />
<strong>di</strong>rò che Dazzi ha sempre cercato <strong>di</strong> dare<br />
alle sue opere un significato umano, poetico<br />
e talora drammatico; e ciò vuol <strong>di</strong>re operare<br />
secondo la tra<strong>di</strong>zione italiana. Voglio <strong>di</strong>re con<br />
impegno totale.<br />
Naturalmente la sua nativa attitu<strong>di</strong>ne alla scultura<br />
si è con la maturità e attraverso gli anni<br />
sempre più affinata, come provano le opere<br />
numerose che egli ha realizzato, fino a raggiungere<br />
il suo grande sogno nei monumento de<strong>di</strong>cato<br />
a Guglielmo Marconi, ultimato dopo più<br />
<strong>di</strong> vent’anni <strong>di</strong> duro lavoro, in questi giorni.<br />
A questo punto ricorderò qui la « Vittoria<br />
dell’Arco trionfale <strong>di</strong> bolzano », il grande «<br />
Fregio del monumento ai Caduti <strong>di</strong> Genova<br />
», due opere in cui il carattere della composizione<br />
predomina, il che comprova che scultore<br />
alla italiana Dazzi lo fu sempre.<br />
In quanto all’uomo, <strong>di</strong>rò che Dazzi quando<br />
parla delle sue esperienze artistiche ne parla<br />
con una toccante umiltà, il che, considerando<br />
le dure lotte e il non scarso dolore che sempre<br />
accompagnano la vita dell’artista, può anche<br />
stupire e sembrare artificiosa a chi non lo<br />
conosce bene. Per me, però, questa umiltà è<br />
connaturata al suo spirito, necessariamente,<br />
come accade soltanto ai veri artisti, dubbioso<br />
in quanto più è rivolto alle supreme verità<br />
dell’arte.<br />
Credo pertanto che il mio vecchio amico abbia<br />
raggiunto un po’ <strong>di</strong> quella serenità che prelude<br />
alla sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> aver operato sempre<br />
con quella sincerità e quel <strong>di</strong>sinteresse propri<br />
dell’anima dell’autentico artista. E siccome<br />
Arturo I)azzi si è forgiato un ideale <strong>di</strong> rettitu<strong>di</strong>ne<br />
artistica, ha potuto accogliere con animo<br />
sereno il buono e il cattivo che il destino gli ha<br />
serbato. Nella sua opera, noi ve<strong>di</strong>amo la sua<br />
inflessibile volontà, la sua profonda passione<br />
artistica. Ed ecco perché intorno a questa gigantesca<br />
impresa ha potuto per un numero<br />
così ragguardevole <strong>di</strong> anni lavorare infaticabilmente.<br />
Ora è bene ricordare l’origine <strong>di</strong> questa enorme<br />
opera <strong>di</strong> scultura. Appena morto Marconi<br />
si era progettata l’idea <strong>di</strong> far eseguire un ricordo<br />
marmoreo all’insigne scienziato scomparso.<br />
Invitato dal Commissario italiano, per<br />
la grande Esposizione internazionale <strong>di</strong> New<br />
York, Dazzi pensò <strong>di</strong> fare una grande antenna<br />
alta 90 metri da collocare davanti al pa<strong>di</strong>glione<br />
italiano. Ma data la ristrettezza del tempo - 22<br />
mesi - dovette cambiare progetto e fece la statua<br />
in marmo alta 5 metri « La Ra<strong>di</strong>o col cuore<br />
del mondo in mano ».<br />
L’antenna fu poi scelta dal governo italiano per<br />
la grande piazza dell’ E.U.R. Dazzi accolse con<br />
entusiasmo l’idea e si mise con lena al lavoro,<br />
sembrandogli più che giusto, doveroso che<br />
l’Italia non fosse seconda a nessun’altra nazione<br />
ad onorare in Guglielmo Marconi l’eterno<br />
genio creativo e inventivo del popolo italiano.<br />
Queste sono parole scritte da Arturo Dazzi in<br />
una breve relazione dettata per chiarire gli scopi<br />
a cui si accingeva nell’ideare la grande opera<br />
della quale cercheremo <strong>di</strong> illustrare il valore e<br />
per meglio <strong>di</strong>re la grande importanza per il
AgorÀ n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 12
pagina 13<br />
n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
GUGLIELMO<br />
MARCONI<br />
A 100 ANNI<br />
DAL NObEL<br />
E L’ObELISCO<br />
DI DAZZI<br />
Un particolare del monumento a Guglielmo Marconi<br />
suo alto significato artistico e civile.<br />
E anzitutto giova ricordare che costò<br />
22 anni <strong>di</strong> duro lavoro e <strong>di</strong> indomito coraggio.<br />
E basterebbe questo per sentirei in dovere<br />
<strong>di</strong> scriverne col dovuto entusiasmo le nostre<br />
considerazioni. Atto <strong>di</strong> fede questo, che può<br />
sentirsi eroico se si pensa alle enormi <strong>di</strong>fficoltà<br />
che il ciclopico obelisco alto 45 metri, istoriato<br />
da ben 92 altorilievi che illustrano i molteplici<br />
aspetti civili, sociali e religiosi, in cui, a ben<br />
intendere, si concretizza la meravigliosa invenzione<br />
<strong>di</strong> Marconi. Come abbia fatto un uomo,<br />
a colpi <strong>di</strong> mazzuolo e <strong>di</strong> martello, a scolpire<br />
tante monumentali figure è <strong>di</strong>fficile immaginare.<br />
Io, che ho visto arrivare i primi blocchi<br />
<strong>di</strong> marmo <strong>di</strong> 9 tonnellate ciascuno calati dalle<br />
Apuane, restai non poco stupito quando vi<strong>di</strong><br />
compiute le prime gran<strong>di</strong> figure.<br />
L’avvolgente ciclo, che è insieme biblico e<br />
dantesco, raffigura danzatrici in<strong>di</strong>ane, madri<br />
stringenti i loro pargoli, pie suore della carità,<br />
donne e uomini festanti della vendemmia<br />
e della pigiatura, bacchico tripu<strong>di</strong>o, sgomento<br />
delle alluvioni, pastorali creature e molte altre<br />
raffigurazioni che la fervida fantasia dell’artista<br />
seppe immaginare e quello che più conta<br />
realizzare con libertà <strong>di</strong> linguaggio in armonici<br />
e forti effetti plastici.<br />
Vi è poi da notare alcuni altorilievi dove i protagonisti<br />
sono gli animali, e ciò è pure vecchia<br />
passione <strong>di</strong> Dazzi, come si può vedere nel fregio<br />
dell’Arco trionfale <strong>di</strong> Genova che risale<br />
al 1927; per cui non sorprendono l’elefante,<br />
l’asinello, i canguri e altri animali raffigurati su<br />
questa gigantesca stele.<br />
Insomma, lo scultore carrarese ha voluto celebrare<br />
nel nome <strong>di</strong> Guglielmo Marconi. <strong>di</strong> cui<br />
vi è scolpita la figura alta 4 metri, la vita nei<br />
suoi vari aspetti.<br />
Arturo Dazzi ha sud<strong>di</strong>viso il gran<strong>di</strong>oso tema<br />
in parecchi gruppi, e per meglio comprendere<br />
le sue intenzioni segnaleremo gli scomparti<br />
che l’autore definisce « Canti d’amore » dove<br />
trova posto in sintesi assai indovinate l’affetto<br />
materno, in cui lo scultore raggiunge la purezza<br />
plastica in linee e piani <strong>di</strong> una ineffabile<br />
armonia formale. In cotesta serie includeremo<br />
i riquadri che comprendono i rapporti che intercorrono<br />
fra gli uomini e gli animali. L’autore<br />
definisce « Incantesimo degli animali e voci<br />
della ra<strong>di</strong>o » anziché ricorrere al solito Orfeo.<br />
In quanto agli scomparti riproducenti « Danze<br />
esotiche », notevole è il <strong>di</strong>namismo degli atteggiamenti<br />
che assume il corpo femminile e maschile.<br />
Qui lo scultore si trova spontaneamente<br />
nel campo delle sue molteplici esperienze plastiche.<br />
Egualmente può <strong>di</strong>rsi per i quadri che<br />
portano il titolo « Canti della vendemmia ».<br />
Seguono gli altorilievi che illustrano scene del<br />
<strong>di</strong>luvio che sono certamente i pezzi in cui il<br />
dramma umano trova un’espressione che incatena<br />
l’osservatore. Anche questo serve ad illustrare<br />
per così <strong>di</strong>re simbolicamente il calvario<br />
della vita dell’uomo.<br />
Ed eccoci alle raffigurazioni del « Sabato Santo<br />
» dove riappare la maternità coronata da un<br />
gruppo <strong>di</strong> angeli. Qui la « maternità » vuole<br />
esprimere il sublime sentimento che racchiude<br />
la nascita del genere uma no e la sublime apoteosi<br />
che riceve dalla apparizione nel mondo<br />
<strong>di</strong> Gesù Cristo scolpito in cima a questa specie<br />
<strong>di</strong> cristiana colonna quale simbolo che unisce<br />
il Divino alle creature terrestri.<br />
Adesso non solo gli amici della Versilia si rallegrano,<br />
ma giova anche ricordare che si rallegrano<br />
tutti coloro che amano le opere concepite<br />
da un’anima, vale a <strong>di</strong>re nel presente<br />
caso, da uno scultore che seppe innalzare la<br />
sua fantasia fino all’incantesimo.<br />
Uomo semplice e cuore puro, egli non ha mai<br />
tergiversato e sempre le sue intenzioni serbarono<br />
la purezza <strong>di</strong> chi ha un reale <strong>di</strong>sinteressato<br />
amore per l’arte e sente con purezza il suo<br />
contenuto morale e poetico. E poiché arte è<br />
sintesi armonica <strong>di</strong> sentimenti reali e fare arte<br />
vuol <strong>di</strong>re attuare in forme stabili i variabili<br />
aspetti della vita, l’artista vero, quale sia la potenza<br />
espressiva raggiunta, è l’homo hit manis<br />
per eccellenza, perché si attiene a quell’amore<br />
che solo assomiglia a ciò che i sapienti antichi<br />
chiamarono anima.<br />
Poiché Dazzi ha sempre cercato <strong>di</strong> serbare alle<br />
sue intenzioni artistiche un fine plastico e poetico,<br />
noi plau<strong>di</strong>amo alla sua multiforme opera<br />
con vivo compiacimento.<br />
Con questa gigantesca opera, iniziata nel 1937<br />
e ultimata negli ultimi giorni dello scorso luglio,<br />
Arturo Dazzi si attenne ad un metodo<br />
semplice e chiaro onde risultasse il più possibile<br />
<strong>di</strong> facile comprensione.<br />
Essa è situata nella zona monumentale dove<br />
doveva sorgere 1’ E 42 e precisamente nella<br />
piazza che porterà il nome del sommo scienziato<br />
bolognese.<br />
E deve essere per Arturo Dazzi una grande<br />
sod<strong>di</strong>sfazione, dopo più <strong>di</strong> 20 anni <strong>di</strong> duro<br />
lavoro, liberamente maturato in un’intima gestazione.<br />
E qui chiudo il mio troppo breve <strong>di</strong>scorso con<br />
l’augurio fraterno che gli eventi <strong>di</strong>ano a questo<br />
nostro silenzioso e infaticabile artista la giusta<br />
sod<strong>di</strong>sfazione, poiché la sua opera trascende il<br />
suo io in<strong>di</strong>viduale per assurgere ad un significato<br />
che può ben <strong>di</strong>rsi versamente universale.<br />
cArlo cArrÀ
AgorÀ n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 14<br />
NATALE <strong>2009</strong><br />
FESTA DEGLI AUGURI<br />
PER IL PERSONALE<br />
DELL’AMIA<br />
P<br />
In prossimità delle festività natalizie,<br />
sabato 12 <strong>Dicembre</strong> scorso Amia ha<br />
organizzato per il proprio personale<br />
la festa degli auguri. Nell’occasione sono<br />
state consegnate le tra<strong>di</strong>zionali medaglie al<br />
personale per i 20 anni <strong>di</strong> servizio prestati<br />
all’Azienda.<br />
Erano presenti alla piccola cerimonia il<br />
Sindaco Angelo Zubbani e l’Assessore al<br />
Bilancio, Giuseppina Andreazzoli.<br />
Il Presidente Giannenrico Spe<strong>di</strong>acci assieme<br />
al Direttore Lucia Venuti, hanno ringraziato<br />
l’intero personale per il lavoro svolto.<br />
Il Presidente ha colto l’occasione per puntualizzare<br />
i risultati ottenuti dall’Azienda<br />
relativi alla raccolta <strong>di</strong>fferenziata, che ha<br />
superato quest’anno la percentuale del<br />
25%: dato che rappresenta la più alta percentuale<br />
raggiunta nella città. Non solo, nei<br />
mesi <strong>di</strong> Novembre e <strong>Dicembre</strong> la raccolta<br />
ha raggiunto il 32%. Un risultato <strong>di</strong> grande<br />
sod<strong>di</strong>sfazione che significa il punto d’avvio<br />
per il prossimo 2010. Anno in cui, con<br />
l’estensione territoriale del Porta a Porta<br />
e con servizi mirati al miglioramento della<br />
raccolta <strong>di</strong> settori specifici: (tipo generi<br />
<strong>di</strong> verde, potature e varie, mense e gran<strong>di</strong><br />
utenze), l’azienda punta a raggiungere il<br />
risultato del 40%, ponendosi tra le prime<br />
realtà della Toscana.<br />
Il Sindaco ha ringraziato Amia per il lavoro<br />
svolto e per i risultati ottenuti nei vari<br />
settori gestiti: dal verde, alla pubblica illuminazione,<br />
all’igiene urbana. Ricordando<br />
il Primo Citta<strong>di</strong>no che proprio grazie alla<br />
presenza e all’impegno <strong>di</strong> Amia, sul territorio<br />
è cambiata l’immagine dell’azienda e <strong>di</strong><br />
questo sono <strong>di</strong>rettamente i citta<strong>di</strong>ni a renderne<br />
testimonianza.<br />
Ecco i nominativi dei <strong>di</strong>pendenti ai quali<br />
sono state assegnate le medaglie dei 20 anni<br />
<strong>di</strong> servizio e fedeltà <strong>di</strong> lavoro presso l’Amia:<br />
Ratti Maria Grazia, Ostelli Stefania, Mascarino<br />
Stefano, Dani Stefano, Lugari Stefano,<br />
Bonal<strong>di</strong> Luca, Scivoli Michele, Rosati Luigi,<br />
Franchini Antonello, Musetti Bruno, Musetti<br />
Enrico, Ricci Luigi, Arfanotti Valerio.<br />
PREMIATI<br />
CAVATORI<br />
E ARTISTI<br />
“Torano Amorie Mio”<br />
e l’inaspettato successo<br />
nell’e<strong>di</strong>zione più <strong>di</strong>fficile<br />
La storia <strong>di</strong> Torano e della sua manifestazione<br />
che da un<strong>di</strong>ci anni ne<br />
ravviva l’estate è davvero qualcosa <strong>di</strong><br />
unico e <strong>di</strong>verso rispetto a quello che si vede,<br />
sia a <strong>Carrara</strong> che altrove.<br />
Sarà che il paese si accende a festa, lustra<br />
usci e scale, fon<strong>di</strong> e scuole, piazze, icone<br />
e fontane. Sarà che il carattere spigoloso e<br />
acuto dei suoi abitanti, molti dei quali da<br />
secoli lavorano le cave dei bacini più pregiati<br />
del nostro marmo, fa squadra con quello<br />
altrettanto unico degli scultori e artisti che,<br />
nel tempo, l’hanno eletto luogo simbolo.<br />
Come se stare a Torano, abitarci, passare <strong>di</strong><br />
lì, fosse, per l’istante e per sempre, una sorta<br />
<strong>di</strong> master o scuola <strong>di</strong> eccellenza che non<br />
può mancare in curriculum.<br />
Incastonato come una perla tra i bacini<br />
dell’oro bianco che più bianco non si può,<br />
per l’un<strong>di</strong>cesima e<strong>di</strong>zione il comitato organizzatore<br />
- anche in questo caso felice fusione<br />
tra “nativi ed oriun<strong>di</strong>” - ha mandato<br />
in scena ed inventato l’e<strong>di</strong>zione più romantica<br />
tra quelle finora proposte, ossia Torano<br />
Amore Mio! Ed il cuore rosso, che campeggiava<br />
come logo (autrice Simonetta Bal<strong>di</strong>ni)<br />
sui manifesti e sulle maglie - letteralmente<br />
andate a ruba - ha battuto davvero forte.<br />
Insomma, l’e<strong>di</strong>zione più <strong>di</strong>fficile anche per<br />
il momento <strong>di</strong> crisi, quella più “casereccia”,<br />
ha avuto un successo inaspettato e <strong>di</strong>mostrato<br />
dalle migliaia <strong>di</strong> persone salite a Torano<br />
nei quin<strong>di</strong>ci giorni <strong>di</strong> rassegna.<br />
Da qualche settimana si sta lavorando<br />
all’e<strong>di</strong>zione 2010: il tema della rassegna è<br />
ancora top secret.<br />
Questi i cavatori anziani premiati nella serata<br />
Conad: Ivo Dazzi (Torano), Ivano Polenta<br />
(Miseglia), Sergio Dell’Amico (Bergiola),<br />
Goffredo Luciani (Colonnata), Mario<br />
Attuoni (Be<strong>di</strong>zzano), Fer<strong>di</strong>nando Fre<strong>di</strong>ani<br />
(Gragnana), Benedetto Aprili (Codena).<br />
Infine gli artisti che hanno esposto: Sarah<br />
Atzeni, Marina Bors, Jae-Bong Byun, Marta<br />
Cadonici, Filippo Canesi, Francesca Casani,<br />
Dellaclà, Maria Teresa Demma, Giulia<br />
Di Santo, Nicola Domenici, Giovanni Gonnelli,<br />
Rei Hanada, Martina Kysucka, Flavia<br />
Lanfre<strong>di</strong>ni, Fabrizio Lavagna, Jessica Macucci,<br />
Gianluca Maggiani, Alessio Manfre<strong>di</strong>,<br />
Marta Melandri, Tommaso Milazzo,<br />
Petre Virgiliu Mogosanu, Radu Tudor Panait,<br />
Vanda Pianini, Aurora Pornin, Veronika<br />
Priehodova, Elena Salvadorini, Dylan<br />
Sostegni, Massimo Vanelli, Angelo Vignolo,<br />
Antonio Cozza (fotografo).
pagina 15<br />
n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
Nella zona a traffico limitato del centro storico<br />
Le mille luci<br />
DEL NATALE<br />
A CARRARA<br />
Presentato dal Sindaco Zubbani<br />
davanti ad un pubblico<br />
numerosissimo, il programma <strong>di</strong><br />
manifestazioni che allieteranno il<br />
periodo <strong>di</strong> festività natalizie<br />
Tre momenti della giornata <strong>di</strong> inaugurazione delle luci <strong>di</strong> Natale in centro<br />
Lo scorso 8 <strong>di</strong>cembre il Sindaco Angelo<br />
Zubbani da Piazza dell’Accademia<br />
ha acceso i riflettori <strong>di</strong> Natale<br />
sul Centro Storico <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>. Dinanzi ad<br />
una vera e propria folla <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni festanti<br />
il Primo Citta<strong>di</strong>no ha inaugurato sofisticati<br />
impianti <strong>di</strong> luminarie, quin<strong>di</strong> il programma<br />
<strong>di</strong> manifestazioni e spettacoli (ideati dalla<br />
Compagnia della Gerla), che allieteranno<br />
il periodo <strong>di</strong> festività natalizie. Presenti il<br />
Vescovo Eugenio Binini, il Presidente della<br />
Commissione “Attività Produttive” Fabio<br />
Traversi, i rappresentanti dei commercianti<br />
e <strong>di</strong> “<strong>Carrara</strong> in Vetrina”, Nando Guadagni<br />
e Francesco Bajni e un nugolo <strong>di</strong> bambini,<br />
il nastro inaugurale del primo “Natale a 5<br />
Stelle” <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> è stato tagliato, con oltre<br />
tremila persone in tripu<strong>di</strong>o.<br />
Quando nel maggio scorso abbiamo istituito<br />
la Zona a Traffico Limitato, tra polemiche<br />
e solidarietà, avevo garantito che sia i<br />
commercianti che i citta<strong>di</strong>ni non sarebbero<br />
stati abbandonati dall’Amministrazione comunale.<br />
Che non sarebbero stati lasciati soli<br />
in seguito alla necessaria e benefica “rivoluzione”,<br />
che dopo tanti anni ha restituito una<br />
<strong>Carrara</strong> bella e vivibile ai carrarini. Oggi e<br />
per il prossimo futuro - ha concluso in sintesi<br />
il Sindaco - rinnovo il mio impegno e<br />
quello del <strong>Comune</strong> a far si che la città intera<br />
con tutto il suo territorio brilli sempre più<br />
per iniziative e decoro urbano.<br />
Angelo Zubbani e Fabio Traversi hanno informato<br />
i citta<strong>di</strong>ni che per la notte <strong>di</strong> San<br />
Silvestro sarà organizzata una grande festa<br />
nelle piazze Menconi ed Ingolstadt a Marina.<br />
Organizzato da <strong>Comune</strong> e Circoscrizione<br />
il Capodanno marinello si annuncia<br />
strepitoso, ricchissimo <strong>di</strong> attrazioni e <strong>di</strong><br />
sorprese.
AgorÀ n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 16<br />
FOTO D’EPOCA, RICETTE E POESIE<br />
LA PUbbLICA<br />
ASSISTENZA<br />
E LA CITTÀ<br />
Presentato il tra<strong>di</strong>zionale<br />
calendario della Pubblica<br />
Assistenza, che quest’anno ci<br />
propone alcune significative<br />
immagini dall’archivio bessi<br />
Gli occhi sulla città da<br />
113 anni cercando con<br />
tutte le sue forze <strong>di</strong><br />
essere <strong>di</strong> aiuto,una lente <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento<br />
sulle miserie, sulle<br />
carestie, sulle guerre, sul dolore,<br />
sulla sofferenza, cercando<br />
<strong>di</strong> lenire gli effetti, <strong>di</strong> portare<br />
conforto, <strong>di</strong> donare attimi <strong>di</strong><br />
serenità.<br />
È la storia della Pubblica Assistenza,<br />
del suo amore per la<br />
città, delle cure che ha sempre<br />
rivolto verso il suo popolo, <strong>di</strong><br />
quanto ha imparato a stare tra<br />
la gente in maniera <strong>di</strong>screta, in<br />
silenzio, ad ascoltare le voci <strong>di</strong><br />
tutti ed in particolare <strong>di</strong> quelli<br />
che hanno tante cose da <strong>di</strong>re e<br />
che per umiltà non <strong>di</strong>rebbero<br />
mai. È la storia <strong>di</strong> tante persone<br />
che hanno scelto <strong>di</strong> donare parte<br />
del loro tempo per il bene comune<br />
e lo hanno fatto anche in<br />
momenti <strong>di</strong>fficili, dove per fare<br />
un’opera <strong>di</strong> carità si rischiava<br />
anche la vita. È anche la storia<br />
dei nostri giorni, del nuovo<br />
modo <strong>di</strong> fare volontariato per<br />
andare incontro alle nuove richieste<br />
d’aiuto, che non sono<br />
mai venute meno ma al contrario<br />
si sono amplificate con<br />
l’accelerazione del vivere moderno.<br />
Ed eccoci allora pronti,<br />
con una macchina robusta tra<br />
le mani, a risolvere problemi, a<br />
portare conforto,a risollevare<br />
i più deboli, con la sensazione<br />
<strong>di</strong> non fare mai abbastanza, <strong>di</strong><br />
non avere mezzi adeguati alla<br />
bisogna, <strong>di</strong> non avere energie<br />
umane sufficienti, affrontando<br />
le variegate situazioni del vivere<br />
moderno con l’umiltà <strong>di</strong> chi<br />
ha ancora tanto da imparare, <strong>di</strong><br />
chi si può ancora migliorare.<br />
C’è bisogno dell’aiuto <strong>di</strong> tutti<br />
i citta<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong> forze umane più<br />
consistenti, <strong>di</strong> volontari preparati<br />
ad affrontare le nuove sfide<br />
del nostro tempo, dei giovani,<br />
dei pensionati, delle donne.<br />
Necessitano altresì maggiori<br />
possibilità economiche per<br />
adeguare i nostri mezzi alle<br />
nuove tecnologie salvavita, per<br />
creare luoghi ameni dove gli<br />
anziani possano continuare a<br />
vivere una parte della loro vita<br />
con serenità, senza necessariamente<br />
essere sra<strong>di</strong>cati dai loro<br />
nuclei famigliari. bisogna fare<br />
qualcosa per i giovani, motivandoli,<br />
cercando <strong>di</strong> tirar fuori<br />
dai loro cuori quel gran bene<br />
che si trova dentro <strong>di</strong> loro.<br />
Tante volte abbiamo pensato<br />
<strong>di</strong> occuparci anche dei più piccoli,<br />
dei bambini, abbiamo in<br />
testa tante idee e confi<strong>di</strong>amo <strong>di</strong><br />
tradurne almeno una parte con<br />
l’aiuto <strong>di</strong> tutti.<br />
La città è la nostra interlocutrice,<br />
è lì che ci attende, che ci<br />
sprona a far sempre meglio riconoscendo<br />
il ruolo che abbiamo<br />
sempre tentato <strong>di</strong> svolgere<br />
con onestà, con professionalità,<br />
a volte con veemenza, cercando<br />
anche <strong>di</strong> andare oltre alle nostre<br />
possibilità. È una città che<br />
sta attraversando un momento<br />
particolare, dove molte sue famiglie<br />
si trovano in <strong>di</strong>fficoltà,<br />
dove a molti citta<strong>di</strong>ni manca il<br />
lavoro ed altrettanti rischiano<br />
<strong>di</strong> perderlo, ma è anche una città<br />
<strong>di</strong> gente tenace, <strong>di</strong> persone<br />
che hanno forgiato i loro volti<br />
con il marmo delle sue cave,<br />
che hanno domato montagne,<br />
che non si perderanno <strong>di</strong> sicuro<br />
d’animo, che sapranno<br />
risorgere con rinnovato vigore.<br />
Ed allora l’identità perduta<br />
sarà ritrovata e la città tornerà<br />
a sorridere.<br />
Ebbene, il calendario della<br />
Pubblica per il 2010 intitolato<br />
A M ARKO’RD, può racchiudere<br />
in sé una parte delle cose<br />
che abbiamo citato? O meglio,<br />
può un calendario, oltre che essere<br />
bello perché racchiude fotografie<br />
stupende, poesie scritte<br />
in <strong>di</strong>aletto e ricette culinarie,<br />
parlare alla città?<br />
Le fotografie <strong>di</strong> solito suscitano<br />
emozioni, si collocano nel tempo,<br />
risvegliano i ricor<strong>di</strong>, ci parlano.<br />
Nel nostro caso risaltano<br />
gli aspetti più belli della nostra<br />
città, <strong>di</strong> un tempo in cui era più<br />
vivibile, meno caotica. Appartengono<br />
all’archivio <strong>di</strong> Ilario<br />
bessi, un nome che si associa<br />
a più <strong>di</strong> sessant’anni della nostra<br />
storia, documentati da un<br />
obbiettivo fotografico attento<br />
e sempre consapevole dei processi<br />
a cui assisteva. Le ricette<br />
che sono pubblicate al suo interno,<br />
riflettono l’anima della<br />
nostra gente: semplice, fiera,<br />
<strong>di</strong>gnitosa! La poesia in <strong>di</strong>aletto<br />
ci riconduce alle nostre ra<strong>di</strong>ci,<br />
al nostro modo <strong>di</strong> essere, alle<br />
nostre tra<strong>di</strong>zioni.<br />
È la fatica <strong>di</strong> Alma Vittoria<br />
Cor<strong>di</strong>viola che ha prontamente<br />
risposto alle nostre richieste<br />
mettendosi a <strong>di</strong>sposizione per<br />
completare l’opera. A M AR-<br />
KO’RD è un calendario e francamente<br />
ad esso non possiamo<br />
chiedere più <strong>di</strong> un’emozione,<br />
<strong>di</strong> un’idea, <strong>di</strong> un’utopia, ma<br />
se questo miracolo è avvenuto,<br />
allora è lecito pensare che<br />
possa contribuire a ritrovare la<br />
nostra identità, che possa rappresentare<br />
un piccolissimo aiuto<br />
per la risoluzione dei nostri<br />
problemi.<br />
FAbriZio giromellA<br />
Presidente Pubblica Assistenza
pagina 17<br />
n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
STRADA DEI MARMI<br />
CONCLUSA<br />
LA SECONDA<br />
GALLERIA<br />
Il presidente della Progetto<br />
<strong>Carrara</strong> Italo Vatteroni, ha<br />
illustrato lo stato dei lavori<br />
ad una platea d’eccezione<br />
composta da autorità regionali,<br />
locali e citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Il martellone si mette in<br />
moto, le pareti tremano<br />
sotto i colpi decisi: <strong>di</strong>eci…<br />
quin<strong>di</strong>ci… poi il <strong>di</strong>aframma<br />
cede, le maestranze si lasciano<br />
andare ad un applauso liberatorio.<br />
È così che mercoledì 16 <strong>di</strong>cembre<br />
alle ore 11.40 è stata<br />
abbattuta l’ultima esile parete<br />
<strong>di</strong> pietra e un filo <strong>di</strong> luce ha<br />
fatto il suo primo viaggio da<br />
un’estremità all’altra della galleria<br />
Macina.<br />
Una giornata che ha segnato un<br />
passo avanti importante verso<br />
la realizzazione della Strada dei<br />
Marmi, un evento al quale non<br />
è voluto mancare il sindaco Angelo<br />
Zubbani, il quale affiancato<br />
dal presidente della Progetto<br />
<strong>Carrara</strong> S.p.a Italo Vatteroni,<br />
ha celebrato l’occasione e illustrato<br />
lo stato dei lavori ad una<br />
platea d’eccezione composta da<br />
autorità regionali, locali e citta<strong>di</strong>ni<br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
La galleria Macina, <strong>di</strong> lunghezza<br />
pari a ml 934,37, fa parte<br />
del Lotto 2 “Aurelia”.<br />
Questo lotto si sviluppa dallo<br />
svincolo con la S.S. Aurelia,<br />
fino all’imbocco <strong>di</strong> valle della<br />
galleria Santa Croce in corrispondenza<br />
della Foce, dove,<br />
dopo un percorso <strong>di</strong> circa 4560<br />
m, si congiunge con il tratto <strong>di</strong><br />
strada realizzata con il Lotto 1<br />
“Miseglia”.<br />
Il tracciato si estende essenzialmente<br />
in galleria: infatti ben<br />
3.638,93 m sono realizzati in<br />
sotterraneo, ripartiti nelle gallerie<br />
Monte Greco, Corvenale<br />
e Macina. La parte restante è<br />
sud<strong>di</strong>visa tra viadotti e sede<br />
naturale, con tratti all’aperto<br />
la cui estensione è comunque<br />
molto limitata.<br />
Particolare attenzione è stata<br />
posta nel corso della realizzazione<br />
<strong>di</strong> tali tratti al fine <strong>di</strong> integrare<br />
il più possibile le nuove<br />
opere con la realtà preesistente.<br />
Sono state poste in essere tutte<br />
le misure necessarie al ripristino<br />
dei luoghi oggetto <strong>di</strong> tali lavorazioni<br />
e molte sono state le<br />
migliorie riguardanti la viabilità<br />
esistente e la sistemazione dei<br />
canali.<br />
Durante la realizzazione della<br />
Galleria Macina sono state<br />
messe in atto apprezzabili opere<br />
<strong>di</strong> consolidamento per porre<br />
in sicurezza la sovrastante<br />
via provinciale della Foce. Tali<br />
lavorazioni hanno comportato<br />
un rallentamento dei lavori<br />
<strong>di</strong> scavo quantificabile in circa<br />
due mesi, ritardo che si è reso<br />
necessario al fine <strong>di</strong> trovare soluzioni<br />
idonee ad evitare il suddetto<br />
rischio.<br />
Complessivamente il tempo <strong>di</strong><br />
esecuzione che è stato utile alla<br />
esecuzione delle opere, è quantificabile<br />
in 936 giornate lavorative,<br />
con un impegno <strong>di</strong> personale<br />
presente in cantiere, <strong>di</strong>viso<br />
in tre turni continuativi sulle 24<br />
ore, <strong>di</strong> circa 150.000 ore.<br />
Con l’abbattimento del <strong>di</strong>aframma<br />
si concludono i lavori<br />
<strong>di</strong> scavo della seconda galleria<br />
(la galleria Corvenale con i suoi<br />
211,13 m, è stata ultimata da<br />
tempo). Resta ora da terminare<br />
la galleria Monte Greco, dove<br />
attualmente lo scavo precede<br />
su due fronti.
AgorÀ n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 18<br />
CASA DI RIPOSO<br />
I nostri anziani:<br />
UN IMPEGNO<br />
ENTUSIASMANTE<br />
L’Istituzione comunale accoglie 114<br />
ospiti, 85 anziani residenti, 15 nel centro<br />
Alzheimer <strong>di</strong>urno, 10 nel <strong>di</strong>urno<br />
per ospiti autosufficienti e 4 pazienti nel nucleo<br />
<strong>di</strong> cure interme<strong>di</strong>e.<br />
L’Istituzione mette al centro della propria<br />
attività la persona dell’anziano, cercando <strong>di</strong><br />
coglierne i bisogni materiali e spirituali, valorizzandone<br />
le capacità, migliorandone la<br />
vita relazionale e la partecipazione alle attività<br />
comunitarie e sociali; contestualmente si<br />
adopera per migliorare il confort abitativo,<br />
la sicurezza e la qualità dei servizi offerti. A<br />
questo scopo abbiamo lavorato, con la Direzione,<br />
al raggiungimento <strong>di</strong> alcuni importanti<br />
obiettivi.<br />
1. Sicurezza<br />
Si è provveduto, per prima cosa, al completamento<br />
della messa a norma del sistema <strong>di</strong> sicurezza,<br />
alla conformità dell’impianto elettrico e<br />
del sistema <strong>di</strong> rilevazione fumi, premesse in<strong>di</strong>spensabili<br />
per ogni intervento successivo.<br />
2. Regolamento Interno e<br />
Carta dei servizi<br />
L’Istituzione si è dotata <strong>di</strong> un Regolamento<br />
Interno e <strong>di</strong> una Carta dei servizi che viene<br />
<strong>di</strong>stribuita a tutti gli ospiti e ai parenti al momento<br />
dell’ingresso in struttura, il che permette<br />
<strong>di</strong> illustrare l’offerta assistenziale e i<br />
<strong>di</strong>ritti e i doveri <strong>di</strong> tutti. Si tratta <strong>di</strong> strumenti<br />
in<strong>di</strong>spensabili per una serena e corretta relazione<br />
tra ospiti, famiglie, personale e <strong>di</strong>rezione.<br />
3. Interventi Strutturali<br />
L’e<strong>di</strong>ficio, circondato da un ampio spazio verde<br />
arricchito da sculture <strong>di</strong> pregio e dotato<br />
<strong>di</strong> un giar<strong>di</strong>no appositamente concepito per<br />
permettere agli anziani affetti da demenza <strong>di</strong><br />
passeggiare all’aperto senza pericolo (opera<br />
della precedente amministrazione), è stato<br />
valorizzato con una nuova tinteggiatura degli<br />
spazi comuni e delle camere degli ospiti e con<br />
l’adozione <strong>di</strong> nuovi arre<strong>di</strong> . Da subito si è lavorato<br />
all’adeguamento del numero <strong>di</strong> bagni<br />
assistiti comuni e alla realizzazione <strong>di</strong> nuove<br />
camere con bagni assistiti privati, grazie alla<br />
razionalizzazione degli spazi e allo spostamento<br />
della Presidenza in una nuova sede.<br />
4. Cure interme<strong>di</strong>e<br />
La <strong>di</strong>sponibilità delle nuove camere ci ha<br />
permesso <strong>di</strong> stipulare con l’ASL una convenzione<br />
per la costituzione del nucleo <strong>di</strong> cure<br />
interme<strong>di</strong>e, senza che questo sottraesse spazi<br />
agli ospiti che accedono alla struttura nel tra<strong>di</strong>zionale<br />
regime <strong>di</strong> RSA.<br />
Un servizio innovativo che la Regione Toscana<br />
ha previsto nel Piano Sanitario 2008/2010,<br />
rivolto prevalentemente ai pazienti anziani<br />
che, percorso l’iter <strong>di</strong>agnostico/terapeutico<br />
in ospedale, non possono essere imme<strong>di</strong>atamente<br />
<strong>di</strong>messi perché non adeguatamente<br />
assistiti a domicilio: (spazi abitativi insufficienti,<br />
<strong>di</strong>fficoltà o inadeguatezza del nucleo<br />
familiare, necessità <strong>di</strong> tempo per organizzare<br />
l’assistenza e fornire a casa i presi<strong>di</strong> sanitari<br />
necessari); o perché le con<strong>di</strong>zioni sono tali<br />
da richiedere un “ambiente protetto” per il<br />
completamento della convalescenza.<br />
La nostra istituzione <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> 4 nuove camere,<br />
due singole e una doppia, tutte con bagno<br />
privato, accesso al nucleo <strong>di</strong> cure interme<strong>di</strong>e<br />
autonomo rispetto al resto della struttura,<br />
assistenza infermieristica e <strong>di</strong> operatori socio<br />
sanitari 24 ore su 24, possibilità del servizio<br />
riabilitativo fisioterapico.<br />
La convenzione, stipulata nel Maggio <strong>2009</strong>,<br />
prevede un periodo <strong>di</strong> degenza da 1 a 3 settimane.<br />
Nel primo semestre <strong>di</strong> attività sono<br />
stati assistiti 30 pazienti.<br />
5. Personale<br />
Ascoltare il personale, motivarlo, coinvolgerlo<br />
nelle scelte decisionali, è in<strong>di</strong>spensabile<br />
se si ha a cuore la qualità della prestazione<br />
offerta agli ospiti. Abbiamo <strong>di</strong>sposto, con<br />
la Direzione, incontri perio<strong>di</strong>ci con tutti gli<br />
operatori per illustrare le scelte e gli obiettivi<br />
dell’Amministrazione; previsto fon<strong>di</strong> appositi<br />
per la formazione, rinforzato tutti i reparti<br />
con nuovi addetti, in particolare il doppio<br />
turno infermieristico notturno e avviato regolari<br />
relazioni con le organizzazioni sindacali,<br />
cercando <strong>di</strong> rispettare le norme contrattuali e<br />
i <strong>di</strong>ritti dei lavoratori.<br />
6. Animazione<br />
Uno degli aspetti più interessanti della vita<br />
alla casa <strong>di</strong> riposo. Lo scopo è quello <strong>di</strong> vincere<br />
l’isolamento, favorire la partecipazione<br />
alla vita comunitaria, ritagliare momenti <strong>di</strong><br />
festa e <strong>di</strong> allegria, aprire alla realtà citta<strong>di</strong>na,<br />
sia coinvolgendo gli anziani in iniziative che<br />
li portino sul territorio a riappropriarsi del<br />
rapporto con la città, sia invitando associazioni<br />
musicali, artistiche e <strong>di</strong> volontariato ad animare,<br />
all’interno dell’istituzione, i pomeriggi<br />
dei nostri ospiti. Il risultato è stato un calendario<br />
ricco <strong>di</strong> iniziative, stu<strong>di</strong>ato su misura<br />
per le esigenze, i ritmi e i gusti degli anziani,<br />
articolato in due semestri: primavera-estate e<br />
autunno-inverno.<br />
Nella realizzazione del programma <strong>di</strong> animazione<br />
e nell’assistenza, affiancano i nostri<br />
operatori i volontari <strong>di</strong> varie associazioni:<br />
Avo, Anteas, Ado, Croce Rossa. A tutti va un<br />
sentito ringraziamento per l’umanità e la de<strong>di</strong>zione<br />
che mettono nello stare vicini ai nostri<br />
ospiti, soprattutto quelli più soli e malati.
pagina 19<br />
n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
DICEMBRE<br />
Lunedì 21 ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti<br />
Festa <strong>di</strong> Natale<br />
Martedì 22<br />
Anteas<br />
Festa dei compleanni<br />
Vener<strong>di</strong> 29 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16.00 S.Messa.<br />
Sabato 30 ore 9.30<br />
Ass.ne Animum<br />
Incontro musico-letterario<br />
ADA Mulino Forti<br />
Animazione con i giocolieri<br />
Mercoledì 24 ore 10.00<br />
ADA Incontro letterario<br />
Ore 15.30 Festa dei compleanni<br />
Nuove sfide ci attendono per il 2010, obiettivi<br />
da raggiungere e problemi da superare,<br />
nella cornice <strong>di</strong> un bilancio finanziario che ci<br />
obbliga ad essere prudenti ed oculati, soprattutto<br />
in questi tempi <strong>di</strong>fficili per l’economia<br />
del paese; ma le <strong>di</strong>fficoltà costituiscono uno<br />
stimolo a fare sempre meglio e non ci spaventano<br />
più <strong>di</strong> tanto, consapevoli <strong>di</strong> poter<br />
contare sulla piena collaborazione <strong>di</strong> un Consiglio<br />
<strong>di</strong> Amministrazione unito, motivato e<br />
partecipe alle attività della nostra comunità, e<br />
su un Direttore, il Dr. Ermanno Biselli, la cui<br />
competenza, professionalità ed umanità sono<br />
fuori <strong>di</strong>scussione. Un grazie particolare ai<br />
nostri <strong>di</strong>pendenti: infermieri, OSS, fisioterapisti,<br />
amministrativi, addetti ai servizi vari, al<br />
coor<strong>di</strong>natore Massimo Bonotti ed all’ animatrice<br />
Stefania Ragionieri. Su tutti loro ricade<br />
il peso maggiore dell’attività e il merito per<br />
l’eccellente qualità del servizio fornito.<br />
Colgo infine l’occasione per porgere a tutti<br />
e in particolare ai nostri ospiti e alle loro famiglie,<br />
un sincero augurio <strong>di</strong> Buon Natale e<br />
felice Anno Nuovo a nome mio e <strong>di</strong> tutto il<br />
Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione.<br />
Il Presidente<br />
Carlo Santarini<br />
L’INVERNo <strong>2009</strong><br />
alla Casa <strong>di</strong> Riposo<br />
Prosegue il ricco programma <strong>di</strong> animazione<br />
della nostra Istituzione. Danza terapia, laboratori<br />
teatrali, incontri letterario-musicali<br />
scan<strong>di</strong>ranno le giornate dei nostri ospiti per<br />
tutto il semestre. Momenti importanti per<br />
stimolare alla socializzazione, all’interazione<br />
con l’ambiente, alla riscoperta del bello, alla<br />
creatività.<br />
Non mancano le tra<strong>di</strong>zionali uscite sul territorio<br />
in occasione delle feste e degli incontri<br />
con le scuole, le associazioni , i gruppi musicali,<br />
gli scout, in modo da aprire sempre più<br />
l’Istituzione al mondo esterno e far sentire la<br />
vicinanza e la simpatia <strong>di</strong> tutta la città. Una<br />
volta al mese festa <strong>di</strong> compleanno per tutti gli<br />
ospiti nati in quel periodo.<br />
A fianco la lista completa degli appuntamenti<br />
previsti per l’inverno <strong>2009</strong>-10.<br />
Mercoledì 23 ore 15.30<br />
AVO: Scambio <strong>di</strong> auguri<br />
Giovedì 24 ore 15.00<br />
S. Messa <strong>di</strong> Natale<br />
Mercoledì 30 ore 15.30<br />
Festa <strong>di</strong> Capodanno con<br />
Enrica e Fabio<br />
GENNAIO<br />
Lunedì 4 ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti<br />
Arriva la Befana...<br />
Martedì 5 ore 15.30<br />
Festa della Befana<br />
con la Coop<br />
Venerdì 8 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16 S. Messa<br />
Sabato 9 ore 9.30<br />
Animum<br />
Incontro musico letterario<br />
Lunedì 11 ore 15.30<br />
ADA Cinema<br />
Martedì 12<br />
Incontro con ASS. SAMO<br />
Centro <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong>scipline<br />
bionaturali<br />
Mercoledì 13 ore 10.00<br />
ADA Incontro letterario<br />
Venerdì 15 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale con<br />
Mariella Canalini<br />
ore 16.00: S.Messa<br />
Sabato 16 ore 9.30<br />
Incontro musico letterario<br />
Lunedì 18 ore 15.30<br />
ADA Opera Lirica<br />
Mercoledì 20<br />
ADA Incontro letterario<br />
Vener<strong>di</strong> 22 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16.00 : S.Messa.<br />
Sabato 23 ore 9.30<br />
Ass.ne Animum<br />
Incontro musico-letterario<br />
Lunedì 25 ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti<br />
Mercoledì 27 ore 15.30<br />
Festa dei compleanni<br />
FEBBRAIO<br />
Lunedì 1 ore 15.30 ADA<br />
Mulino Forti Merendando<br />
Martedì 2<br />
Incontro con Ass. SAMO<br />
Centro <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong>scipline<br />
bionaturali<br />
Mercoledì 3 ore10.00<br />
A.D.A. Incontro letterario<br />
Venerdì 5 Febbraio<br />
Ore 9.30 Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16 S. Messa<br />
Sabato 6 ore 9.30<br />
Incontro musico letterario<br />
Lunedì 8 ore 9.30<br />
“Il nonno racconta”. Incontro<br />
con gli alunni della<br />
Scuola Me<strong>di</strong>a Carducci-<br />
Tenerani<br />
Ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti<br />
Mercoledì 10 ore 10.00<br />
ADA Incontro letterario<br />
Venerdì 12 ore 9.30<br />
Laboratorio Teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16.00 S. Messa<br />
Sabato 13 ore 9.30<br />
ADA Incontro musicoletterario<br />
Lunedì 15 ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti<br />
Festa <strong>di</strong> Carnevale<br />
Martedì 16 ore 15.30<br />
Festa <strong>di</strong> Carnevale con<br />
Ass.ne ANTEAS<br />
Mercoledì 17 ore 9.30<br />
ADA Incontro letterario<br />
Venerdì 19 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16 .00 S. Messa<br />
Sabato 20 ore 9.30<br />
Ass.ne Animum<br />
Incontro musico-letterario<br />
Lunedì 22 ore 9.30<br />
“Il nonno racconta”. Incontro<br />
con gli alunni della<br />
Scuola Me<strong>di</strong>a Carducci<br />
Tenerani<br />
Ore 15.30<br />
Venerdì 26 ore 9.30<br />
“Il Nonno racconta” Incontro<br />
con gli alunni della<br />
Scuola me<strong>di</strong>a Carducci-<br />
Tenerani<br />
Ore 16.00 S. Messa<br />
Sabato 27 febbraio<br />
Ass.ne Animum<br />
Incontro musico-letterario<br />
MARZO<br />
Lunedì 1 ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti Cinema<br />
Martedì 2<br />
Incontro con Ass. SAMO<br />
Centro <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong>scipline<br />
bionaturali<br />
Mercoledì 3<br />
ADA Incontro letterario<br />
Venerdì 5 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16.00 S. Messa<br />
Sabato 5 ore 9.30<br />
Ass.ne Animum<br />
Incontro musico-letterario<br />
Lunedì 8 ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti<br />
Festa della donna<br />
Mercoledì 10 ore 9.30<br />
ADA Incontro letterario<br />
Venerdì 12 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16 .00 S. Messa<br />
Sabato 13 ore 9.30<br />
Ass.ne Animum<br />
Incontro musico-letterario<br />
Lunedì 15 ore 15.30<br />
ADA Mulino Forti Lettura<br />
Mercoledì 17 ore 10.00<br />
ADA Incontro letterario<br />
Venerdì 19 ore 9.30<br />
Laboratorio teatrale<br />
con Mariella Canalini<br />
Ore 16 .00 S. Messa<br />
Sabato 20 ore 9.30<br />
Ass.ne Animum<br />
Incontro musico-letterario
AgorÀ n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 20<br />
I prossimi appuntamenti della stagione teatrale<br />
il teatro <strong>di</strong> De filippo<br />
e FRANKENSTEIN<br />
AGLI ANIMOSI<br />
martedì 12 e mercoledì 13 gennaio, ore 21<br />
LA FORTUNA<br />
CON L’EFFE MAIUSCOLA<br />
comme<strong>di</strong>a in due parti <strong>di</strong> Eduardo De Filippo<br />
e Armando Curcio. Regia <strong>di</strong> Luigi De<br />
Filippo. Con Luigi De Filippo.<br />
Un grande interprete del teatro napoletano,<br />
Luigi De Filippo, ripropone<br />
questa <strong>di</strong>vertente comme<strong>di</strong>a che<br />
nel 1942 fu uno dei più clamorosi successi<br />
del Teatro Umoristico dei celebri fratelli De<br />
Filippo. Un trionfo personale <strong>di</strong> Eduardo e<br />
Peppino che ne furono i primi ed irripetibili<br />
interpreti. Ispirandosi alla lezione <strong>di</strong> un passato<br />
glorioso, oggi, con l’interpretazione e la<br />
regia <strong>di</strong> Luigi De Filippo, lo spettacolo torna<br />
a risplendere <strong>di</strong> luce nuova. La fortuna con<br />
“la effe maiuscola” è quella inattesa che capita<br />
al protagonista della comme<strong>di</strong>a, un pover’uomo<br />
perseguitato da un destino avverso<br />
e beffardo, che vede all’improvviso illuminare<br />
la sua vita misera dall’arrivo <strong>di</strong> un’ere<strong>di</strong>tà<br />
che gli giunge da parte <strong>di</strong> un parente emigrato<br />
in America.<br />
Ere<strong>di</strong>tà che però ha la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> spettare<br />
per intero al poveretto solo se lui non avrà<br />
figli. Se il figlio c’è, tutta la ricca ere<strong>di</strong>tà andrà<br />
a lui. Invece il pover’uomo, che dell’ere<strong>di</strong>tà<br />
tutto ignorava, un figlio ce l’ha. Lo ha appena<br />
riconosciuto, costretto dalla miseria, in cambio<br />
<strong>di</strong> un modesto compenso che lo avrebbe<br />
aiutato a liberarsi dai debiti. E così, da questo<br />
impe<strong>di</strong>mento, nascono gli equivoci e le <strong>di</strong>savventure<br />
tragicomiche della comme<strong>di</strong>a, metafora<br />
<strong>di</strong> una società che si trasforma.<br />
Luigi De Filippo la ripropone al pubblico<br />
d’oggi in una sua personale, <strong>di</strong>vertente ed<br />
umanissima interpretazione che mette in risalto<br />
una delle caratteristiche più preziose del<br />
Teatro dei De Filippo: l’umorismo.<br />
Umorismo che rappresenta la parte agra, la<br />
parte amara della comicità. Comicità tutta<br />
napoletana che ci <strong>di</strong>verte ed appassiona attraverso<br />
un Teatro sempre attuale che, sorridendo,<br />
ci racconta la fatica <strong>di</strong> vivere.<br />
sabato 23 e domenica 24 gennaio, ore 21<br />
FRANKENSTEIN<br />
ossia il prometeo moderno<br />
scritto e <strong>di</strong>retto da Stefano Massini, liberamente<br />
ispirato al libro <strong>di</strong> Mary Shelley. Sandro<br />
Lombar<strong>di</strong> dà viso e voce alla creatura con Luisa<br />
Cattaneo, Daniele Bonaiuti, Antonio Fazzini,<br />
Amerigo Fontani, Roberto Posse.<br />
Fedele al materiale originale, messa da parte<br />
l’icona horror e la ricerca gotica della paura<br />
a tutti i costi, Massini mette in primo piano<br />
la sconcertante umanità della Creatura, scaraventata<br />
nel mondo con un bagaglio <strong>di</strong> inestricabili<br />
domande. La sua dolorosa solitu<strong>di</strong>ne è<br />
la chiave del testo e illumina a posteriori perfino<br />
il tortuoso percorso del giovane Victor<br />
verso la creazione. In un gioco continuo <strong>di</strong> ribaltamenti<br />
e <strong>di</strong> riman<strong>di</strong>, si scopre la tormentata<br />
continuità che lega la passione prometeica<br />
del ventiquattrenne Victor alla desolata<br />
<strong>di</strong>versità della sua Creatura, la cui rabbiosa<br />
protesta è la protesta dell’Uomo contro i limiti<br />
che lo stringono. Sarà il racconto della<br />
Creatura, grande maschera dominante sulla<br />
scena attraverso la proiezione del volto <strong>di</strong><br />
Sandro Lombar<strong>di</strong>, a far prendere vita ai personaggi<br />
<strong>di</strong> questo “Prometeo moderno”.<br />
biglietteria e abbonamenti<br />
preven<strong>di</strong>ta<br />
È possibile effettuare in qualsiasi momento negli<br />
orari in cui la biglietteria è aperta, oppure<br />
durante l’intervallo degli spettacoli, l’acquisto<br />
o la prenotazione degli spettacoli <strong>di</strong> prosa e dei<br />
concerti dell’ORT. La biglietteria resta aperta,<br />
con orario 10.00 - 12.30 e 17.00 - 18.30, durante<br />
la campagna abbonamenti, nelle tre giornate<br />
prima degli spettacoli <strong>di</strong> prosa e dal giorno<br />
prima dei concerti dell’ORT; è comunque<br />
possibile acquistare i biglietti in ogni momento<br />
in cui la biglietteria è aperta. La prenotazione<br />
effettuata personalmente avrà la precedenza<br />
su quella effettuata telefonicamente in caso <strong>di</strong><br />
coda alla biglietteria; i biglietti prenotati, che<br />
non verranno ritirati entro le ore 20.30 del<br />
giorno <strong>di</strong> spettacolo, torneranno a <strong>di</strong>sposizione<br />
del teatro. È vietato fare fotografie o tenere<br />
in funzione cellulari e altri <strong>di</strong>spositivi elettronici<br />
a suoneria durante lo spettacolo. È vietato<br />
introdurre cibi e bevande all’interno del teatro.<br />
Ai sensi della norma <strong>di</strong> legge in vigore è vietato<br />
fumare in tutti i locali del teatro. Gli abbonati<br />
sono pregati <strong>di</strong> comunicare eventuali cambiamenti<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo alla biglietteria del teatro. Si<br />
raccomanda la puntualità a teatro: a spettacolo<br />
iniziato non sarà consentito l’ingresso in sala.
pagina 21<br />
n. 5 - NOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
La Biblioteca Civica <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> consiglia...<br />
Rovereto Pino Attenti alle rose Bompiani<br />
Sergio viene abbandonato dopo tanti<br />
anni <strong>di</strong> matrimonio dalla moglie Gianna.<br />
Si lascia tentare da amori mercenari<br />
ma non si consola, perché, apparentemente,<br />
non ci può essere consolazione.<br />
Eppure, a poco a poco, qualcosa<br />
<strong>di</strong> profondo, che era come assopito,<br />
si ridesta. Sergio comincia a entrare<br />
in sintonia col mondo circostante, ed<br />
ecco allora fiorire delle “rose”, un giar<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong> nuove consapevolezze dove le<br />
donne appaiono a Sergio in tutta la<br />
loro forza, fragilità, il loro coraggio. E<br />
neppure il tarlo della gelosia nei confronti <strong>di</strong> sua moglie, che pure<br />
sembra dettargli atti estremi, riuscirà a uccidere quella struggente<br />
fioritura.<br />
Brown Dan Il simbolo perduto Mondadori<br />
Robert Langdon, professore <strong>di</strong> simbologia ad Harvard, è in viaggio<br />
per Washington. È stato convocato d’urgenza dall’amico Peter<br />
Solomon, uomo potentissimo affiliato alla massoneria, nonché<br />
filantropo, scienziato e storico, per tenere una conferenza al<br />
Campidoglio sulle origini esoteriche della capitale americana. Ad<br />
attenderlo c’è però un inquietante fanatico che vuole servirsi <strong>di</strong><br />
lui per svelare un segreto millenario. Langdon intuisce qual è la<br />
posta in gioco quando all’interno della Rotonda del Campidoglio<br />
viene ritrovato un agghiacciante messaggio: una mano mozzata<br />
col pollice e l’in<strong>di</strong>ce rivolti verso l’alto. L’anello istoriato con emblemi<br />
massonici all’anulare non lascia ombra <strong>di</strong> dubbio: è la mano<br />
destra <strong>di</strong> Solomon. Langdon scopre <strong>di</strong> avere solamente poche ore<br />
per ritrovare l’amico. Viene così proiettato in un labirinto <strong>di</strong> tunnel<br />
e oscuri templi, dove si perpetuano antichi riti iniziatici<br />
Randall Cecilia Hyperversum Giunti<br />
Daniel ha una passione bruciante per<br />
un videogioco online, “Hyperversum”,<br />
che trasporta la sua fantasia nella storia.<br />
Dentro la realtà virtuale ha imparato a<br />
essere un perfetto uomo del Me<strong>di</strong>oevo<br />
e conosce tutte le astuzie per superare<br />
ogni livello <strong>di</strong> gioco. Una sera, Daniel<br />
gioca con alcuni amici e mentre vivono<br />
tutti insieme la loro avventura virtuale<br />
nel Me<strong>di</strong>oevo vengono sorpresi da una<br />
tempesta che li tramortisce: i ragazzi si<br />
ritrovano così in Fiandra, nel bel mezzo<br />
della guerra che vede contrapposte<br />
Francia e Inghilterra …<br />
Ludlum Robert, Van Lustbader Eric La scelta <strong>di</strong><br />
Bourne Rizzoli.<br />
Jason Bourne, l’impren<strong>di</strong>bile spia dall’identità spezzata, è tornato<br />
a vestire i panni del professore David Webb, e questa volta la sua<br />
vita sembra davvero al riparo dalle emozioni forti. Ma ben presto<br />
il pericolo irrompe anche nel tranquillo campus dell’università <strong>di</strong><br />
Georgetown. Un ex studente del professor Dominic Specter, collega<br />
e mentore <strong>di</strong> Webb, viene trovato morto, sfigurato da orribili<br />
torture che fanno pensare all’opera <strong>di</strong> una setta <strong>di</strong> fanatici. Specter,<br />
grazie ai suoi contatti nella CIA, ha scoperto che il giovane<br />
era in possesso <strong>di</strong> documenti top-secret, i piani <strong>di</strong> un attentato <strong>di</strong><br />
proporzioni straor<strong>di</strong>narie, ora scomparsi. È così che Webb deve<br />
tornare a essere Bourne. Perché solo lui può stanare chi si nasconde<br />
<strong>di</strong>etro lo spaventoso progetto criminale: la spietata Legione<br />
Nera…<br />
Panza Pierluigi La croce e la sfinge. Vita scellerata<br />
<strong>di</strong> Giovan Battista Piranesi Bompiani<br />
Giovan Battista Piranesi: incisore, scenografo, antiquario, ma prima<br />
<strong>di</strong> tutto, come venne definito dai suoi molti oppositori e rivali,<br />
“architetto scellerato”. “La croce e la sfinge” racconta la vita <strong>di</strong><br />
questo artista d’eccezione e dei suoi figli, la sua storia ribelle e<br />
avventurosa, che inizia a Venezia, per proseguire nella Roma delle<br />
rovine; la storia <strong>di</strong> un uomo le cui idee rivoluzionarie suscitano<br />
scandalo, così come il legame con la potente famiglia <strong>di</strong> Papa Rezzonico,<br />
che pensa <strong>di</strong> usarlo per i propri scopi politici. II libro è<br />
arricchito da documenti ine<strong>di</strong>ti e riproduzioni delle incisioni <strong>di</strong><br />
Giovanni Piranesi.<br />
Corona Mauro Storia <strong>di</strong> neve Mondadori<br />
Neve Corona Menin, l’unica bambina nata<br />
nel gelido inverno del 1919, è una creatura<br />
speciale. Tutti lo capiscono quando, con<br />
il semplice tocco della sua mano, alcuni<br />
compaesani in punto <strong>di</strong> morte guariscono<br />
miracolosamente. In effetti Neve altro non<br />
è che la parte buona della strega Melissa -<br />
guar<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> un raccapricciante inferno <strong>di</strong><br />
ghiaccio -, tornata sulla Terra per riparare i<br />
torti commessi in vita. Il padre <strong>di</strong> Neve però<br />
non tarda a vedere in questo dono misterioso<br />
un’occasione per arricchirsi e organizza insieme ad altri cinici<br />
compari una serie <strong>di</strong> finti miracoli, che attirano schiere <strong>di</strong> malati<br />
pronti a pagare pur <strong>di</strong> ottenere la grazia dalla piccola santa e innescano<br />
una spirale inarrestabile <strong>di</strong> ricatti, violenza e delitti...<br />
Eggers Dave Le creature selvagge Mondadori<br />
Nel 1963 l’autore e illustratore americano<br />
Maurice Sendak pubblicò “Nel paese dei<br />
mostri selvaggi”: il libro narrava la storia<br />
<strong>di</strong> Max, che una sera mentre gioca in casa<br />
combina un guaio. Per punirlo, la mamma<br />
lo manda a letto senza cena. Nella cameretta,<br />
con l’aiuto della sua immaginazione,<br />
il bambino fa sorgere una specie <strong>di</strong> giungla<br />
e intraprende un viaggio alla volta del.<br />
mostri terribili e davvero spaventosi; Max<br />
è in grado <strong>di</strong> soggiogarli fino ad<strong>di</strong>rittura a<br />
<strong>di</strong>ventarne il Re. In breve tempo il libro <strong>di</strong>venne un classico per<br />
l’infanzia <strong>di</strong> tutto il mondo. Qualche anno fa, il regista <strong>di</strong> culto<br />
Spike Jonze ha deciso <strong>di</strong> trasformare quella storia in un film ha<br />
chiesto a Dave Eggers <strong>di</strong> lavorare alla sceneggiatura.. Dal suo lavoro<br />
con Jonze è nato un romanzo, questo romanzo. “Le creature<br />
selvagge” è una favola per lettori <strong>di</strong> tutte le età piena <strong>di</strong> magia e<br />
<strong>di</strong> avventura, che ci porterà in compagnia <strong>di</strong> Max in un viaggio<br />
attraverso una terra meravigliosa e bizzarra...
AgorÀ n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> pagina 22<br />
Le nostre ra<strong>di</strong>ci<br />
IL SABATO DI QUINDICINA<br />
E ALTRI RACCONTI<br />
NOSTRANI<br />
<strong>di</strong> MAURIZIO bARATTINI<br />
“C’era una volta <strong>Carrara</strong> conta<strong>di</strong>na”<br />
è un volume che raccoglie<br />
i due libretti pubblicati<br />
da Maurizio Barattini, a breve<br />
<strong>di</strong>stanza l’uno dall’altro, con i<br />
titoli, rispettivamente, <strong>di</strong> “Palanche<br />
fuori corso” (1972) e<br />
“… e Berta filava (altre “Palanche<br />
fuori corso”) (1975).<br />
(...) mentre i lettori meno giovani<br />
non faranno fatica a ritrovarsi<br />
nelle vicende narrate in<br />
questo libro ed a rievocare un<br />
ricordo personale, i più giovani<br />
saranno indotti a riflettere<br />
sulla vita <strong>di</strong> quel lontano mondo<br />
agreste valutandola magari<br />
meno <strong>di</strong>namica ma forse più<br />
serena <strong>di</strong> quella attuale.<br />
dalla prefazione <strong>di</strong> Gualtiero<br />
Magnani<br />
n<br />
Il sabato<br />
<strong>di</strong> quin<strong>di</strong>cina<br />
Una volta quando era sabato<br />
<strong>di</strong> quin<strong>di</strong>cina - e questo, ovviamente,<br />
avveniva un sabato sì ed<br />
uno no - e ricorrevano i pagamenti<br />
delle <strong>di</strong>tte più importanti,<br />
walton, Fabbricotti, Dervillè,<br />
Lazzoni ed altre (si noti<br />
che il racconto è ambientato al<br />
1910-1911 o giù <strong>di</strong> lì), a <strong>Carrara</strong>,<br />
nel pomeriggio, vi era una<br />
animazione insolita. Alla mattina<br />
i «capi» portavano i mandati<br />
<strong>di</strong> pagamento in «banco»<br />
e poi verso le tre dopo pranzo<br />
andavano a ritirare i sol<strong>di</strong> per<br />
pagare gli operai. A quell’epoca<br />
non esisteva la busta paga<br />
ed i «capi» pagavano nelle<br />
cantine. Ognuno aveva la sua;<br />
il capo <strong>di</strong> Lorano pagava in via<br />
Lunense, quello dell’Amministrazione<br />
in via Cavour, quello<br />
della Strinato in via Vittorio<br />
Emanuele, quello dei bettogli<br />
alla Levatella, quello del Torrione<br />
al ponte della Lungina<br />
(Lugnola); tutte le cantine andavano<br />
bene purché avessero<br />
vino nostrale, non «toscano».<br />
Il capo sedeva al tavolo <strong>di</strong> marmo<br />
con i mucchietti <strong>di</strong> denaro<br />
davanti ed il «quin<strong>di</strong>cinale»<br />
aperto: «Tu quante giornate?»,<br />
chiedeva. «Quattro e mezzo»,<br />
«Va bene, sono ventidue lire e<br />
cinquanta centesimi». Due fogli<br />
da <strong>di</strong>eci lire, un «gavurino»,<br />
due ventini ed un palancone<br />
da 10 centesimi, <strong>di</strong> quelli con<br />
l’effige del Re Galantuomo.<br />
Avanti un altro! Nel giro <strong>di</strong><br />
mezzora le paghe erano <strong>di</strong>stribuite.<br />
I conteggi erano facili,<br />
non vi erano le trattenute per<br />
gli oneri, l’INAM e l’INPS e<br />
tutte le altre sigle, croce e delizia<br />
<strong>di</strong> oggi, erano sconosciute.<br />
La ricchezza mobile non so chi<br />
la pagasse, ma non certamente<br />
gli operai. Tante giornate a tanto<br />
dà tanto: il conteggio della<br />
paga era fatto. In quei tempi,<br />
però, sembra che i deputati<br />
quando andavano a Roma per<br />
le incombenze parlamentari<br />
fruissero soltanto del viaggio<br />
gratuito in ferrovia… ma non<br />
<strong>di</strong>vaghiamo, e torniamo al sabato<br />
<strong>di</strong> quin<strong>di</strong>cina.<br />
In ogni cantina vi era il catino<br />
dei lupini lessi e sale a volontà,<br />
pressappoco come avviene<br />
oggi nel bar quando uno<br />
prende l’aperitivo biascicando<br />
un’oliva o una patatina fritta,<br />
con la <strong>di</strong>fferenza che anziché<br />
ingoiare lentamente un liquido<br />
<strong>di</strong> colore imprecisato da<br />
un bicchiere lucente ed esile, il<br />
cliente allora asciugava, a gola<br />
piena, una panciuta «cavalleria»<br />
<strong>di</strong> vino <strong>di</strong> Spondarella o<br />
della Perla. Poi veniva il ragazzo<br />
- chi non ricorda il famoso<br />
«bimbo»! - con la teglia della<br />
calda-calda, la pila dei castagnacci<br />
ed il barattolo del pepe,<br />
e quin<strong>di</strong> altra bevuta, perché<br />
la calda-calda molto pepata<br />
faceva insorgere la sete. Lo attendevano<br />
cavatori, lizzatori,<br />
carratori, gente fiera e rude; ne<br />
ricordo uno che si chiamava<br />
Cafiero ed un altro Picarolo,<br />
in omaggio a capi anarchici<br />
ed agli ideali della libertà. Ma<br />
per i più l’anarchia si identificava<br />
in una sola aspirazione;<br />
essere liberi come l’aria che<br />
respiravano sui loro monti, ed<br />
essere anche liberi dalla morsa<br />
del bisogno, dall’incubo del<br />
Panorama <strong>di</strong> Fossola<br />
domani, quando per malattia o<br />
per il maltempo non avrebbero<br />
potuto salire ai monti con il<br />
«scialo» sulle spalle ed il pane<br />
in tasca. Allora avrebbero dovuto<br />
riaccendere i debiti appena<br />
spenti con il bottegaio e col<br />
padrone <strong>di</strong> casa, con la speranza<br />
<strong>di</strong> pagarli nella primavera e<br />
nell’estate, quando le giornate<br />
si sarebbero allungate per poter<br />
lavorare a «sopr’ora».<br />
Ma il sabato <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>cina le<br />
preoccupazioni e le malinconie<br />
erano ban<strong>di</strong>te, affogate<br />
nelle cavallerie. A gruppi gli<br />
operai lasciavano le cantine<br />
per avviarsi a casa, ma in strada<br />
cominciavano le <strong>di</strong>scussioni,<br />
si formavano crocchi e capannelli,<br />
ognuno <strong>di</strong>ceva la sua,<br />
parlavano anche in quattro alla<br />
volta. Fuori Porta brulicava <strong>di</strong><br />
gente, 1’«Antico forno <strong>di</strong> castagnacci<br />
<strong>di</strong> Onesti Angelo» rigurgitava.<br />
In via San Piero, alla<br />
trattoria della «Massesa», piccoli<br />
industriali, commercianti,<br />
agenti <strong>di</strong> cave - ceto interme<strong>di</strong>o<br />
-, parlavano <strong>di</strong> «varate»,<br />
<strong>di</strong> «sbassi», <strong>di</strong> «lapi<strong>di</strong>», degu-
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n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong> AgorÀ<br />
Proponiamo da questo numero alcuni racconti tratti da C’era una<br />
volta <strong>Carrara</strong> conta<strong>di</strong>na. Storie e leggende della gente del piano <strong>di</strong><br />
Maurizio barattini. Il volume raccoglie scritti che descrivono il<br />
periodo che va, all’incirca, dalla prima guerra mon<strong>di</strong>ale alla prima<br />
metà degli anni settanta; una galleria <strong>di</strong> acquerelli riproducenti<br />
con vivaci colori scene <strong>di</strong> vita carrarese<br />
stando le pietanze prelibate che<br />
avevano fatto assurgere quella<br />
trattoria dall’arredamento rustico<br />
a luogo <strong>di</strong> ritrovo per raffinati<br />
buongustai. E a <strong>Carrara</strong>,<br />
francamente, i buongustai non<br />
<strong>di</strong>fettavano. Via Vittorio Emanuele<br />
era una marea <strong>di</strong> teste e<br />
quando pioveva era tutto un<br />
tetto <strong>di</strong> ombrelli ver<strong>di</strong> e neri.<br />
Poco <strong>di</strong>stante dal monumento<br />
a Garibal<strong>di</strong> c’era un… servizio<br />
pubblico: un piccolo vano,<br />
protetto da due alte paratoie <strong>di</strong><br />
lamiera, che qualcuno chiama<br />
ancora, irriverentemente, col<br />
nome, ad<strong>di</strong>rittura, <strong>di</strong> un imperatore<br />
romano. Qui c’era la fila,<br />
come in tempo <strong>di</strong> guerra per<br />
la carne. Alla fine qualcuno si<br />
stancava <strong>di</strong> attendere ed utilizzava<br />
un angolo buio o il tronco<br />
<strong>di</strong> una palma. Una guar<strong>di</strong>a<br />
comunale - oggi vigile urbano<br />
- passeggiava sul marciapiede<br />
con l’elsa della sciabola poggiata<br />
all’avambraccio sinistro.<br />
Ora tutto è cambiato. Pare un<br />
paradosso, ma il tramonto <strong>di</strong><br />
quell’epoca e <strong>di</strong> quel costume<br />
trae la sua origine da pochi<br />
grammi <strong>di</strong> piombo sparati da<br />
una pistola in un lontano paese<br />
della penisola balcanica.<br />
n<br />
brucia il camino!<br />
Aveva cominciato a piovere<br />
il 16 <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre ed il giorno<br />
<strong>di</strong> Natale pioveva ancora.<br />
Era un’acqueruggiola leggera,<br />
sottile, che veniva giù senza<br />
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fretta, come passata al setaccio;<br />
ai monti nevicava ed era<br />
un freddo da lupi. Mia nonna<br />
era riuscita, alla meno peggio,<br />
a scaldare il forno con legna <strong>di</strong><br />
ulivo inzuppata d’acqua, ed il<br />
fumo giallastro si levava pigramente<br />
dal camino in quanto<br />
non tirava un alito <strong>di</strong> vento<br />
e l’aria intorno era pesante e<br />
cupa. Comunque ci era riuscita,<br />
e la ma<strong>di</strong>a era piena <strong>di</strong> pane<br />
croccante e <strong>di</strong> focacce casalinghe<br />
con l’uva secca e i pinoli.<br />
Nel pomeriggio della vigilia <strong>di</strong><br />
Natale mia madre e mia nonna<br />
impastarono e fecero la sfoglia<br />
per i tortelli, sbatterono uova,<br />
tritarono carne e bietole, spennarono<br />
i polli, non trascurando<br />
<strong>di</strong> mettere al fuoco il pranzo<br />
della sera: i cavoli e i fagioli<br />
della «vigilia nera» che andava<br />
rispettata. C’era in casa quel<br />
daffare proprio <strong>di</strong> ogni famiglia<br />
alla vigilia <strong>di</strong> una festa e<br />
particolarmente <strong>di</strong> un solennità<br />
come il Natale. Allora non vi<br />
erano i prodotti alimentari ed<br />
i dolci confezionati e scatolati,<br />
ed ognuno si arrangiava come<br />
poteva. La mattina <strong>di</strong> Natale,<br />
dopo la prima Messa, le donne<br />
erano <strong>di</strong> nuovo a sfaccendare<br />
intorno a tegami e pentole; a<br />
sventolare il fornello perché il<br />
carbone era umido e non voleva<br />
accendersi, ad attizzare<br />
il camino per mettere a bollire<br />
l’acqua per i tortelli. Fuori<br />
pioveva, la solita pioggia sottile,<br />
senza tregua, e solo l’allegro<br />
scoppiettio del fuoco e l’odore<br />
invitante della cucina riuscivano<br />
a cacciare te<strong>di</strong>o e tristezza<br />
dall’animo.<br />
«A momenti possiamo buttarli<br />
giù», <strong>di</strong>sse mia nonna alludendo<br />
ai tortelli, dopo aver sollevato<br />
il coperchio del paiolo<br />
che ronfava sul fuoco.<br />
Ma in quel momento successe<br />
il guaio: una placca <strong>di</strong> caligine<br />
infuocata si staccò dal camino<br />
e cadde sul focolare. Mia<br />
nonna cacciò la testa sotto alla<br />
cappa e gridò: «brucia il camino!»,<br />
ed ebbe la prontezza<br />
<strong>di</strong> rovesciare, nello stesso momento,<br />
l’acqua del paiolo sul<br />
fuoco, spegnendolo. Iniziò il<br />
parapiglia. Noi bimbi si correva<br />
da una stanza all’altra, mia<br />
madre e mia nonna, affacciate<br />
alla finestra, chiamavano, tutte<br />
e due contemporaneamente,<br />
mio padre che era in cantina<br />
a preparare i vini. Non si sapeva<br />
da che parte incominciare.<br />
I pompieri a quell’epoca<br />
erano solo nelle gran<strong>di</strong> città<br />
e noi abitavamo in campagna,<br />
su una collina, senza case vicine.<br />
Mio padre arrivò <strong>di</strong> corsa.<br />
Senza far parola staccò la<br />
doppietta dal muro, vi mise le<br />
cartucce, alzò i cani, e, con il<br />
corpo a metà sotto al camino,<br />
portò l’arma alla spalla e sparò<br />
i due colpi. Agli spari successe<br />
un <strong>di</strong>luvio <strong>di</strong> calcinacci e caligine<br />
infuocata. Il focolare era<br />
pieno - ci saranno state due<br />
carriolate <strong>di</strong> roba - ma il fuoco<br />
era spento, il camino non bruciava<br />
più.<br />
Rimosse le macerie e riacceso<br />
il fuoco mia nonna riprese la<br />
preparazione del pranzo, che<br />
andò un po’ alle lunghe. Ma<br />
tanto pioveva!<br />
Da allora ho sempre avuto un<br />
brutto ricordo <strong>di</strong> quel Natale<br />
rovinato dal camino che bruciava.<br />
Ora lo rimpiango come<br />
il più bello che io abbia passato.<br />
n
AgorÀ n. 5 - nOVEMBRE DICEMBRE <strong>2009</strong><br />
pagina 24<br />
Le nostre ra<strong>di</strong>ci<br />
IL SABATO DI QUINDICINA<br />
E ALTRI RACCONTI NOSTRANI<br />
<strong>di</strong> MAURIZIO bARATTINI<br />
Dar da mangiare<br />
al fuoco<br />
Il costume <strong>di</strong> dare «da mangiare<br />
al fuoco» la sera della<br />
vigilia <strong>di</strong> Natale, echeggiava,<br />
nonostante la cristianità della<br />
ricorrenza, un rito pagano.<br />
Ho visto farlo anch’io quando<br />
ero ragazzo, perché l’usanza<br />
era ancora in vita prima della<br />
guerra quin<strong>di</strong>ci-<strong>di</strong>ciotto, almeno<br />
nelle campagne. Poi lo<br />
sviluppo tecnico, il progre<strong>di</strong>re<br />
della scienza e le nuove concezioni<br />
ideologiche, lievitati<br />
dalle rovine ancora fumanti<br />
dello scempio bellico, hanno<br />
<strong>di</strong>strutto la tra<strong>di</strong>zione, seppellendola<br />
insieme a tante altre<br />
ancorate al passato e che, pure<br />
con un tantino <strong>di</strong> ingenua retorica,<br />
erano circonfuse da un<br />
alone <strong>di</strong> misteriosa poesia. Ma<br />
cosa conta la poesia! Eppure<br />
se la scienza riuscisse a <strong>di</strong>ssolvere<br />
i veli che ancora coprono<br />
misteri inesplorati della vita, e<br />
a <strong>di</strong>mostrare con formule glacialmente<br />
esatte, nuda e cruda,<br />
la <strong>di</strong>namica dell’umanità,<br />
potrebbe darsi il caso <strong>di</strong> arrivare<br />
a rimpiangere l’era delle<br />
caverne. Pazienza! An<strong>di</strong>amo<br />
avanti!<br />
Nella cena della vigilia il piatto<br />
base era la zuppa <strong>di</strong> cavoli<br />
e fagioli. Quei cavoli chiamati<br />
«neri» e «bronzini», dalle foglie<br />
bernoccolute e arricciate,<br />
erano in<strong>di</strong>spensabile vivanda<br />
nella sera che precedeva la mistica<br />
notte. Li cuocevano nel<br />
paiolo che per un paio d’ore<br />
doveva ronfare appeso alla catena<br />
del camino ove ardeva il<br />
fuoco dei ciocchi <strong>di</strong> ulivo, sorretti<br />
da capifuoco in ferro battuto,<br />
molti dei quali recavano<br />
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originali tracce artigianali. Ne<br />
ricordo due dal fusto decorato<br />
<strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> alloro e corimbi <strong>di</strong><br />
bacche, che sbocciavano in un<br />
cerchio sommitale sul quale<br />
era possibile posare il piatto, e<br />
quin<strong>di</strong> due persone potevano<br />
consumare il pasto <strong>di</strong> fronte<br />
all’allegro scoppiettio della<br />
fiamma.<br />
Abbrustolivano larghe fette <strong>di</strong><br />
pane casalingo che, convenientemente<br />
strofinato con l’aglio,<br />
veniva posto nella zuppiera,<br />
ammollato con abbondanti<br />
mestolate <strong>di</strong> cavoli e fagioli,<br />
e irrorato <strong>di</strong> olio che, in quella<br />
occasione, non risentiva la<br />
parsimonia del gesto nell’inclinazone<br />
della bottiglia o del fiasco!<br />
Questa era la zuppa della<br />
vigilia <strong>di</strong> Natale. La pietanza<br />
era costituita, quasi sempre,<br />
da baccalà, fritto o lessato,<br />
con i ceci, oppure da aringhe<br />
abbrustolite sulla graticola;<br />
niente carne, era «vigilia nera»<br />
e basta. Poi sono intervenuti<br />
pronunciamenti ecclesiastici,<br />
i canoni sono stati riformati,<br />
sono state ammesse eccezioni<br />
per malati, vecchi e bambini<br />
- e qual cuno si è infilato <strong>di</strong>…<br />
contrabbando! -, la vigilia è<br />
<strong>di</strong>ventata simbolica, ed oggi<br />
chi ne ha voglia può mangiare<br />
senza scernere le cibarie, sollevato<br />
da ogni preoccupazione<br />
confessionale e conseguente<br />
strascico penitenziale.<br />
Un anno, a causa dei bruchi<br />
che li avevano devastati, non<br />
si trovarono i cavoli neri e mio<br />
nonno era fuori della grazia<br />
<strong>di</strong> Dio; non sapeva dove scovarli!<br />
A forza <strong>di</strong> scervellarsi<br />
si ricordò che nel piano <strong>di</strong><br />
Massa, a Ricortola, abitava un<br />
suo amico, a favore del quale<br />
aveva anche testimoniato,<br />
contribuendo all’assoluzione,<br />
quando gli fecero il «debà»<br />
in tribunale (débat, gallicismo<br />
ere<strong>di</strong>tario dal generale Lannes!),<br />
per via <strong>di</strong> una fucilata<br />
che partita accidentalmente<br />
aveva ferito una donna nei<br />
prati <strong>di</strong> Gotara. Era una mattinata<br />
fred<strong>di</strong>ssima, i campi<br />
erano coperti <strong>di</strong> brina, pareva<br />
avesse nevicato, mio nonno si<br />
buttò lo scialle sulle spalle ed<br />
imboccò il viottolo tra i campi.<br />
Ritornò che era quasi mezzogiorno,<br />
felice e contento, con<br />
un fascetto <strong>di</strong> cavoli. Anche in<br />
quell’anno <strong>di</strong> carestia leguminaria<br />
fu possibile solennizzare,<br />
rispettando l’usanza, la vigilia<br />
<strong>di</strong> Natale! Questa cena austera<br />
e frugale nella parte essenziale<br />
aveva un’appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> golosità:<br />
frutta secca, focaccia e vino<br />
buono. Fichi secchi e zibibbo<br />
prodotti del terreno e fatti<br />
seccare sui graticci <strong>di</strong> vetrici,<br />
noci, nocciole e mandorle;<br />
fettone senza risparmio, tagliate<br />
da focacce grosse come<br />
una ruota <strong>di</strong> carriola e tonde<br />
come la luna piena. Le focacce<br />
impastate nella ma<strong>di</strong>a casalinga<br />
con abbondanza <strong>di</strong> uova,<br />
uva secca e pinoli, venivano<br />
ammorbi<strong>di</strong>te e rese croccanti<br />
dall’olio nostrano, del primo<br />
uscito dal torchio, e che per<br />
questo si chiamava <strong>di</strong> «cima».<br />
Ed ora veniamo alla cena per<br />
il fuoco. Mio nonno prendeva<br />
scodella e cucchiaio, attingeva<br />
un paio <strong>di</strong> cucchiaiate <strong>di</strong> zuppa,<br />
un pezzetto <strong>di</strong> baccalà o <strong>di</strong><br />
aringa, una manciatina <strong>di</strong> frutta<br />
secca, mezza fetta <strong>di</strong> focaccia,<br />
e rovesciava tutto sul fuoco<br />
che con breve sfrigolio…<br />
<strong>di</strong>vorava la «sua cena». Il rito<br />
era compiuto, il fuoco «aveva<br />
mangiato»!<br />
Assolto l’obbligo e fattasi il<br />
segno della Croce, che nella<br />
vigilia <strong>di</strong> Natale era <strong>di</strong> rigorosissima<br />
osservanza, tutta la famiglia<br />
prendeva posto attorno<br />
al tavolo.<br />
Superstizione, nebuloso resto<br />
<strong>di</strong> paganesimo tramandato nei<br />
secoli, <strong>di</strong> padre in figlio, senza<br />
che nessuno ne ricordasse le<br />
origini, rito propiziatorio? E<br />
chi lo sa! Una cosa è certa: la<br />
vigilia <strong>di</strong> Natale il fuoco doveva<br />
partecipare alla cena!<br />
> continua