Miconews - settore agricoltura - Provincia di Venezia
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PER LA BARBA DI GIOVE!<br />
Durante una recente uscita della Sezione Didattica<br />
“P.Gaggio” del G.M. “B.Cetto” sono stati ritrovati dei curiosi<br />
funghetti, che rivestivano con una sorta <strong>di</strong> “pelliccia” dei<br />
rametti secchi.<br />
La ricerca in letteratura non è stata particolarmente <strong>di</strong>fficoltosa,<br />
quanto all’identificazione, ma ha lasciato numerosi<br />
dubbi quanto al corretto inquadramento sistematico. Diversi<br />
testi consultati e ricerche su internet hanno lasciato non<br />
poche perplessità.<br />
16<br />
Tutti gli autori concordano, infatti, solo sull’appartenenza<br />
ai Basi<strong>di</strong>omycetes; dopo <strong>di</strong> che … Aphyllophorales?<br />
Agaricomycetidae? Famiglia Schyzoporaceae o Corticiaceae?<br />
Genere Hyphodontia o Gran<strong>di</strong>nia?<br />
Altra relativa certezza solo per l’epiteto specifico barba-jovis.<br />
(anche sugli Autori non c’è concordanza)<br />
L’Index fungorum testimonia <strong>di</strong> tanta incertezza; ne riportiamo<br />
il testo:<br />
“Gran<strong>di</strong>nia barba-jovis (Bull.) Jülich, Int. J. Mycol. Lichenol.<br />
1(1): 35 (1982)<br />
Basionym: Hydnum barba-jovis Bull. [as 'barba-jobi'] 1791<br />
Citations in published lists: Index of Fungi 5: 199<br />
Position in classification:Incertae se<strong>di</strong>s, Incertae se<strong>di</strong>s,<br />
Agaricomycetidae, Agaricomycetes, Basi<strong>di</strong>omycota, Fungi<br />
Current name: Hyphodontia barba-jovis (Bull.) J. Erikss. 1958”.<br />
Girando pagine, in <strong>di</strong>versi testi e in <strong>di</strong>versi siti, si incontrano<br />
numerosissimi sinonimi, a partire da Hydnum barba-jovis Fr.,<br />
per ciascuno dei quali vengono proposte classificazioni<br />
<strong>di</strong>verse: consapevoli della nostra insufficienza, ci limitamo a<br />
descrivere il nostro fungo, il che è relativamente semplice:<br />
HYPHODONTIA BARBA-JOVIS (BULL.) J. ERIKSS.<br />
Carpoforo nel quale non si <strong>di</strong>stinguono cappello e gambo,<br />
resupinato, odontoide; denti 0,3-0,5 mm, sfrangiati in lacinie;<br />
colore da bianco-crema a ocraceo, talvolta con riflessi verdastri;<br />
consistenza molliccia, sensazione tattile <strong>di</strong> stoffa bagnata.<br />
Elementi <strong>di</strong> microscopia: spore da sub-sferiche a ovali,<br />
ialine, 4,5-5,5x3,5-4,5 µm; basi<strong>di</strong> clavati, spesso con strozzatura<br />
me<strong>di</strong>ana, 15-20(25)x5-6 µm; cisti<strong>di</strong>
IL GENERE LACTARIUS<br />
5° SEMINARIO PROVINCIALE<br />
01<br />
Sabato 17 maggio, nella splen<strong>di</strong>da villa Widmann<br />
Foscari, sulla Riviera del Brenta, la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Venezia</strong> ha organizzato il 5° Seminario micologico, una<br />
ricorrente offerta formativa per i Gruppi micologici; oltre<br />
80 micologi – anche <strong>di</strong> altre province – hanno potuto<br />
seguire una eccellente presentazione <strong>di</strong> Maria Teresa<br />
Basso, certamente la maggior esperta italiana – e tra le più<br />
apprezzate anche in ambito internazionale – nel Genere<br />
Lactarius, sul quale ha pubblicato nel 1999 una monografia,<br />
che costituisce il testo più completo oggi a <strong>di</strong>sposizione.<br />
Dopo una dettagliata illustrazione dell’evoluzione nella<br />
sistematica del Genere, la dott. Basso ha presentato la sua<br />
interpretazione, basata essenzialmente sulla struttura della<br />
pileipellis; è seguita una esauriente presentazione delle<br />
<strong>di</strong>verse specie, raggruppate in 6 sottogeneri, 16 sezioni e<br />
13 sottosezioni. La relatrice ha completato, infine, la sua<br />
lezione presentando i nuovi “taxa” descritti dal 1999. Va<br />
dato atto a Maria Teresa Basso <strong>di</strong> una grande correttezza<br />
scientifica, perché, pur non convinta <strong>di</strong> alcune proposte, le<br />
ha presentate con il massimo dell’obbiettività.<br />
02<br />
Debbo confessare che della dott. Basso ho, personalmente,<br />
gra<strong>di</strong>to non solo la grande competenza, ma, anche, la<br />
chiarezza e l’impeccabile forma espositiva: insomma, sarà<br />
un vecchio vizio professionale, ma apprezzo sempre chi sa<br />
destreggiarsi con proprietà tra congiuntivi e avverbi.<br />
Meno apprezzabile mi è parsa l’animosità <strong>di</strong> un<br />
partecipante, che ha replicato con tono sprezzante a una<br />
legittima osservazione su un quesito dallo stesso posto;<br />
è certamente lecito <strong>di</strong>ssentire e, anche, polemizzare, ma<br />
sempre rispettando le opinioni altrui, quando sono espresse<br />
con civiltà.<br />
Al <strong>di</strong> là, comunque, del piccolo incidente finale, abbiamo<br />
passato una giornata <strong>di</strong> intenso appren<strong>di</strong>mento, in<br />
una magnifica cornice, che neppure un tempo un po’<br />
imbronciato è riuscito a guastare.<br />
Nota a margine<br />
Anche in occasione del Seminario è emerso un tema che<br />
è causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussioni, polemiche, controversie, capaci<br />
anche <strong>di</strong> mettere in crisi rapporti <strong>di</strong> stima e <strong>di</strong> amicizia: la<br />
creazione <strong>di</strong> nuovi “taxa”.<br />
Senza voler entrare nel merito <strong>di</strong> singoli casi, va detto che si<br />
nota una certa … larghezza <strong>di</strong> manica nel riconoscere come<br />
valide proposte basate su elementi <strong>di</strong>fferenziali piuttosto<br />
opinabili, soprattutto se riferiti a caratteri macroscopici e<br />
agli habitat.<br />
In effetti modeste variazioni morfologiche possono essere<br />
ricondotte a con<strong>di</strong>zioni ecologiche particolari e non<br />
giustificare la creazione troppo <strong>di</strong>sinvolta <strong>di</strong> varietà, se non,<br />
ad<strong>di</strong>rittura, <strong>di</strong> specie nuove.<br />
Quanto all’habitat (a meno che non ci troviamo <strong>di</strong> fronte<br />
a funghi dalla <strong>di</strong>mostrata simbiosi esclusiva), ci dovremmo<br />
chiedere come mai, mentre esistono specie pacificamente<br />
accettate come ubiquitarie, si consideri elemento sufficiente<br />
per la <strong>di</strong>versificazione tassonomica l’ambiente <strong>di</strong> crescita.<br />
Con tutto il rispetto, perché il Boletus edulis è … sempre<br />
lui, sia in boschi <strong>di</strong> latifoglie che <strong>di</strong> aghifoglie, e il Boletus<br />
calopus <strong>di</strong>venta pachypus se cresce sotto conifera? Non<br />
voglio credere che sia soltanto la vanità <strong>di</strong> iscrivere il<br />
proprio nome come “scopritore” <strong>di</strong> un nuovo “taxon” …<br />
ma, come insegna una vecchia volpe “A pensar male si fa<br />
peccato, ma spesso si indovina.” (C.C.)<br />
(Di norma i contributi non sono firmati, ma, in questo<br />
caso, esprimendo un’opinione del tutto personale, ho<br />
ritenuto corretto siglarla, per assumermene tutta la<br />
responsabilità.)<br />
01 L’assessore Scaboro apre i lavori<br />
02 Lactarius torminosus<br />
Questo numero <strong>di</strong> <strong>Miconews</strong> era già chiuso in tipografia, quando ci ha colpito la notizia<br />
dell’improvvisa scomparsa dell’ing. Paolo Popolizio, componente della nostra redazione.<br />
È doveroso ricordare la sua competenza <strong>di</strong> micologo e la sua generosità nel collaborare<br />
con molti interessanti materiali da pubblicare, ma per noi Paolo era, innanzitutto, un<br />
amico che sapeva far valere il suo sincero spirito costruttivo. Ci mancherai, Paolo; ci<br />
mancherà il tuo senso dell’umorismo, che sapeva spesso risolvere situazioni imbarazzanti<br />
con il sorriso, che sapeva che si può essere seri senza prendersi troppo sul serio.<br />
Ci stringiamo con affettuosa solidarietà alla sua famiglia e al suo gruppo A.M.M.<br />
Nemmeno le caratteristiche e le misurazioni dei caratteri<br />
microscopici sono, secondo noi, così marcate e tali da<br />
caratterizzarne una <strong>di</strong>fferenziazione sicura. Abbiamo<br />
inoltre notato che queste Lachnella si sviluppano su rametti<br />
morti quando questi sono ancora attaccati all’albero, tale<br />
fatto potrebbe spiegare l’inutilità, per queste specie, <strong>di</strong><br />
possedere un gambo. Lo svilupparsi sugli alberi, se da<br />
un lato aiuta moltissimo la <strong>di</strong>sseminazione delle spore<br />
(cosa questa che giustificherebbe la ridotta produzione<br />
delle stesse), dall’altro, rende più <strong>di</strong>fficile la maturazione<br />
dell’imenio causa il vento e la ridotta umi<strong>di</strong>tà dell’ habitat.<br />
In effetti la maggior parte del tempo, i corpi fruttiferi,<br />
lo passano arrotolati su se stessi sotto forma <strong>di</strong> palline<br />
irregolari, i lunghi ed abbondanti peli si racchiudono e si<br />
inviluppano a protezione dell’imenoforo. Solo nei perio<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> pioggia, quando l’umi<strong>di</strong>tà dell’aria è abbondante, le<br />
nostre Lachnella si aprono ed assumono la classica forma<br />
<strong>di</strong> scodelline, allora una parte dei basi<strong>di</strong>oli si trasforma<br />
rapidamente in basi<strong>di</strong>, e, sempre velocemente, maturano le<br />
spore che vengono presto rilasciate nell’ambiente. Questo<br />
spiegherebbe anche il perché l’indagine microscopica<br />
(eseguita sempre su materiale raccolto da terra) riveli<br />
sempre pochi basi<strong>di</strong>, poche spore e moltissimi basi<strong>di</strong>oli.<br />
Quando il rametto ospite cade a terra, il ciclo <strong>di</strong> vita dei<br />
carpofori è praticamente terminato.<br />
Lachnella alboviolascens<br />
(Alb. & Schwein.: Fr.) Fr.<br />
Sinonimi: Cyphella alboviolascens (Alb. & Schwein. : Fr.) P.<br />
Crouan & H. Crouan, Collocazione sistematica<br />
Divisione: Basi<strong>di</strong>omycota<br />
Or<strong>di</strong>ne: Agaricales<br />
Famiglia: Tricholomataceae<br />
Genere: Lachnella<br />
Corpo fruttifero aggregato in colonie <strong>di</strong> numerosi in<strong>di</strong>vidui a forma<br />
<strong>di</strong> piccole coppette sessili, <strong>di</strong>ametro 0,5-1,5 (2) mm, con interno<br />
ceruleo-violaceo chiaro grigio-lillacino e con il bordo coperto da lunghi<br />
peli bianchi. Carne biancastra, cerosa, molle e fragile. Saprofiti su<br />
legni e residui <strong>di</strong> Ficus Sycomorus, Robinia, Vitis e soprattutto Tilia.<br />
All’interno <strong>di</strong> alcuni corpi fruttiferi è comune riscontrare lo sviluppo<br />
<strong>di</strong> altri basi<strong>di</strong>omi in fieri.<br />
13<br />
Microscopia: Spore 10-12 x 12,5-15 µm. Di forma ellissoidale<br />
poco marcata, quasi circolare con un lato appiattito, debolmente<br />
destrinoi<strong>di</strong>.<br />
Peli: marginali cilindrici con evidenti granulazioni che<br />
si colorano <strong>di</strong> marrone bruno con il reattivo <strong>di</strong><br />
Melzer, 5-5,5 x 180-220 µm.<br />
Basi<strong>di</strong>: 9-12 x 44-64 µm, sterigmi <strong>di</strong> forma primor<strong>di</strong>ale<br />
cornificata non filiforme. Sistema ifale monomitico.<br />
Ritrovamenti :<br />
08/03/01 Zianigo (VE), su tralci <strong>di</strong> vite ammassati tagliati<br />
l’anno precedente.<br />
20/05/01 Soiano sul Garda (BS), su foglia <strong>di</strong> palma secca.<br />
(Giar<strong>di</strong>no privato fam.Micheletti).<br />
18/06/01 Mirano (VE), su rametto secco <strong>di</strong> tiglio, viale<br />
alberato (via A. Moro).<br />
02/07/01 Mirano (VE), su vari rami caduti e secchi <strong>di</strong> tiglio<br />
(via N. Paganini).<br />
Estratto dall’articolo del C.S. “Amici Micologi Mirano”<br />
apparso sul bollettino A.M.B RdM,2002,3:251-255<br />
Essicata: MCVE 907.<br />
13 basi<strong>di</strong><br />
14 spore<br />
15 peli<br />
14<br />
15
Un fungo basi<strong>di</strong>omicete<br />
“travestito” da ascomicete:<br />
Lachnella alboviolascens<br />
A volte la determinazione macroscopica, senza la conferma<br />
del microscopio, può portare a clamorosi e grossolani<br />
errori. Cosa questa che avviene puntualmente quando si<br />
incontrano, su rametti morti, colonie <strong>di</strong> funghetti, simili<br />
a coppette, biancastri e pelosi. La forma a piattino con i<br />
bor<strong>di</strong> rialzati, la mancanza <strong>di</strong> un gambo ed un imenoforo<br />
supero sembrano non lasciare dubbi sulla <strong>di</strong>visione<br />
(Ascomycotina) <strong>di</strong> appartenenza dei nostri carpofori. Anche<br />
noi (componenti del C.S. del Gruppo Amici Micologi<br />
Mirano), desiderosi <strong>di</strong> dare un nome alla specie trovata,<br />
orientammo la ricerca microscopica al rinvenimento <strong>di</strong><br />
aschi e <strong>di</strong> ascospore. Ma i primi vetrini non evidenziarono<br />
nessuno <strong>di</strong> questi elementi e le spore rinvenute, oltre ad<br />
essere poche, erano <strong>di</strong> forma <strong>di</strong>versa<br />
da quella aspettata. Si ipotizzò quin<strong>di</strong> che le spore,<br />
appartenenti ad una specie <strong>di</strong>versa,<br />
avessero inquinato il preparato<br />
esaminato, e che gli esemplari<br />
stu<strong>di</strong>ati fossero ancora immaturi.<br />
Fu grande la sorpresa e lo stupore<br />
quando il giorno<br />
dopo, analizzando ulteriormente il<br />
reperto, apparve<br />
un basi<strong>di</strong>o “ bello”, evidente e<br />
contornato <strong>di</strong><br />
numerosi basi<strong>di</strong>oli.<br />
Fu allora che ci ricordammo del<br />
genere Lachnella appartenente alla<br />
<strong>di</strong>visione Basi<strong>di</strong>omycota, composto<br />
da specie con caratteristiche<br />
esteriori simili a quelle <strong>di</strong> generi<br />
della <strong>di</strong>visione Ascomycota quali<br />
Lachnellula, Lachnum e Dasyscyphus.<br />
La cosa ci aveva così entusiasmato<br />
che ci impegnammo sia sul fronte<br />
fotografico, che in quello <strong>di</strong> ricerca.<br />
Nei giorni e settimane successive ogni “legnetto” che<br />
presentasse dei pallini bianchi veniva raccolto ed esaminato<br />
con cura; cercammo e trovammo conferma in bibliografia e<br />
su internet riguardo la forma e le <strong>di</strong>mensioni delle spore.<br />
Nessuna immagine <strong>di</strong> basi<strong>di</strong> veniva invece illustrata dalla<br />
“rete”. Da notare inoltre una notevole <strong>di</strong>fficoltà nel<br />
rintracciare i basi<strong>di</strong>, e questo avvenne in modo particolare<br />
negli esemplari <strong>di</strong> una raccolta fatta fuori dal nostro<br />
territorio (Lago <strong>di</strong> Garda), mentre in<br />
qualsivoglia vetrino si evidenziano sempre<br />
numerosi basi<strong>di</strong>oli.<br />
A giugno avevamo scattato più <strong>di</strong> 6 rullini<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>apositive (non tutte perfette, ma molte<br />
significative, in modo particolare quelle <strong>di</strong><br />
microscopia) e rinvenuto altre tre colonie <strong>di</strong><br />
esemplari.<br />
Quest’ultimo fatto avvalorerebbe la nostra<br />
ipotesi che Lachnella non sia un genere così<br />
raro in natura, oppure che non sia molto<br />
raro quantomeno nel nostro territorio <strong>di</strong><br />
Mirano (sotto un viale alberato <strong>di</strong> tigli sono<br />
stati rinvenuti a terra numerosi rametti<br />
secchi copiosamente invasi da colonie <strong>di</strong><br />
Lachnella).<br />
Stu<strong>di</strong>ando più a fondo l’ultimo<br />
ritrovamento sorse il dubbio che<br />
l’esemplare in oggetto potesse essere L.<br />
villosa e non L. alboviolascens.<br />
11<br />
Le <strong>di</strong>fferenze sporali e microscopiche<br />
sono molto piccole, la forma tondeggiante<br />
dei basi<strong>di</strong>omi in L. villosa è molto più regolare<br />
ed anche le <strong>di</strong>mensioni sono un po’ più piccole, inoltre<br />
i peli marginali sono più lunghi ed abbondanti (da<br />
cui probabilmente il nome “villosa”) e, per ultimo, la<br />
colorazione interna delle coppette è più chiara e priva <strong>di</strong><br />
sfumature violacee.<br />
Una caratteristica comune è che, all’interno del carpoforo,<br />
spesso nascono altri esemplari.<br />
Anche se le analisi sugli esemplari esaminati non è da<br />
considerarsi completamente esaustiva, è nostra opinione<br />
che non esistano <strong>di</strong>versità così evidenti tra le due specie<br />
esaminate tale da giustificarne la <strong>di</strong>stinzione (fatto questo<br />
confortato anche da vari autori che spesso le identificano<br />
come sinonimi).<br />
11 Lachnella alboviolascens<br />
12 Lachnella villosa<br />
12<br />
Alcuni funghi<br />
dell’oasi naturalistica <strong>di</strong> Ca’ Roman<br />
Nella parte più meri<strong>di</strong>onale della Laguna veneta, alla<br />
periferia estrema <strong>di</strong> Pellestrina, <strong>di</strong> fronte alla città <strong>di</strong><br />
Chioggia, si trova l’area <strong>di</strong> Ca’ Roman. Originatasi da un<br />
isolotto sabbioso per l’accumulo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>menti, l’area si è<br />
nel tempo espansa creando gli ambienti tipici dei litorali<br />
veneziani: una spiaggia sabbiosa, dune ed una estesa<br />
pineta retrodunale. Divenuta l’Oasi <strong>di</strong> Ca’ Roman (Lipu),<br />
grazie alla tutela della sua integrità, è possibile osservare<br />
specie e piante rare o poco <strong>di</strong>ffuse ed una fauna tipica<br />
dell’ambiente dunoso, quali il martin pescatore, il gabbiano<br />
comune e il gabbiano reale, il cuculo e soprattutto il<br />
fratino e il fraticello. Si segnala inoltre la presenza, nel<br />
periodo invernale, del falco pellegrino e dello sparviero.<br />
Oltre a questa popolazione <strong>di</strong> uccelli abbondano dalla<br />
primavera fino all’autunno molte specie <strong>di</strong> funghi, dei quali<br />
presentiamo alcuni esempi.<br />
03<br />
Psathyrella ammophila (Durieu & Lèv.)<br />
P.D.Orton.<br />
Trattasi del rappresentante più comune e ricorrente dei<br />
litorali sabbiosi, frequente assieme ad Ammophila arenaria,<br />
pianta pioniera delle dune; questo funghetto fruttifica<br />
abbondante anche a<br />
pochi metri dal mare sulla battigia, incurante<br />
dell’ambiente salmastro, con il suo gambo insabbiato<br />
va a cercare nutrimento ed a proteggere il suo<br />
“partner” tra residui organici spiaggiati in un habitat<br />
<strong>di</strong>fficile e avverso.<br />
Peziza pseudoammophila Bon ex Dona<strong>di</strong>ni<br />
ascomicete semiipogeo crescente anch’esso<br />
con l’Ammofila arenaria. E’ caratteristico degli<br />
ambienti dunali, sabulicolo, infisso nel terreno per<br />
una lunga appen<strong>di</strong>ce, a maturazione apre a stella il<br />
suo apotecio per l’espulsione delle spore<br />
nell’ambiente circostante.<br />
Helvella spa<strong>di</strong>cea Schäff.<br />
(ex Helvella monachella,<br />
chiamata così per la<br />
forma<br />
caratteristica del<br />
cappello) simbionte<br />
con il<br />
pioppo, spunta<br />
abbondante in<br />
primavera con il suo<br />
cappello scuro dalla<br />
sabbia. In alcune zone<br />
ricercato, apprezzato<br />
e consumato previa<br />
cottura<br />
04<br />
Morchella esculenta (L.: Fr.) Fr. var.<br />
esculenta detta “spugnola” o “sponsiol”, dal cappello a<br />
forma <strong>di</strong> mitra composta da cellette irregolari tappezzate<br />
dagli aschi (contenitori e <strong>di</strong>spersori delle spore).<br />
Nasce singola o in piccoli gruppi nei giar<strong>di</strong>ni, nei<br />
parchi sotto alberi da frutta, frassini, pruni e viti.<br />
Sicuramente uno dei migliori funghi commestibili!<br />
(Sempre previa cottura prolungata, per eliminare l’acido<br />
helvellico, termovolatile)<br />
L’onnipresente Armillaria mellea (Vahl : Fr.)<br />
Kummel<br />
05<br />
comunemente chiamato “chio<strong>di</strong>no”. Fungo<br />
autunnale, lignicolo, attacca varie essenze<br />
arboree, prima uccidendole da parassita, poi continuando a<br />
nutrirsene come saprofita. Ricercato soprattutto<br />
nel Veneto, per il consumo alimentare è consigliata<br />
una prolungata cottura con l’eliminazione della prima<br />
acqua <strong>di</strong> vegetazione; è inoltre consigliato un<br />
consumo limitato e mai in pasti ravvicinati.<br />
03 Psathyrella ammophila<br />
04 Morchella esculenta var. esculenta<br />
05 Armillaria mellea
SINGOLARE RITROVAMENTO DI<br />
TRICHOLOMA LEUCOTERREUM<br />
Che la Micologia sia una scienza in continua evoluzione,<br />
basata più sui dubbi che sulle certezze, è noto; accade,<br />
così, <strong>di</strong> imbattersi in funghi che pongono seri problemi<br />
<strong>di</strong> determinazione, poiché un carattere – macro o<br />
microscopico – non “quadra” con la letteratura.<br />
Questo è avvenuto a Francesco Urbani De Gelthof,<br />
collaboratore del Comitato Scientifico del Gruppo<br />
“B.Cetto”, che, nelle sue ricerche nel Parco Albanese<br />
Osservazioni: è una specie <strong>di</strong> recente istituzione (Mariotto<br />
& Turetta, Rivista <strong>di</strong> Micologia 1/96, pagg.29-38), trovata<br />
ad oggi sotto latifoglie xerofile e calcicole, <strong>di</strong>versamente<br />
dai nostri esemplari, trovati sotto Pinus pinea. Il fatto<br />
<strong>di</strong> non presentare odore farinoso, <strong>di</strong> avere Quoziente<br />
sporale 1,4-1,5 e <strong>di</strong> essere privo del carattere <strong>di</strong> Josserand<br />
, pone il taxon in una posizione non ben definible nella<br />
classificazione <strong>di</strong> M.Bon (Tricholomataceae, ed. Documents<br />
mycologiques 1991): infatti potrebbe essere inserito sia<br />
nella stirpe Terreum, che nella stirpe Scalpturatum.<br />
Noi preferiamo seguire la classificazione <strong>di</strong><br />
A.Riva (Fungi Europei, Tricholoma, supplemento<br />
2003), che, sulla base dell’assenza del carattere<br />
<strong>di</strong> Josserand, lo ascrive alla stirpe Scalpturatum,<br />
<strong>di</strong>versamente dagli autori, che lo avevano<br />
collocato nella stirpe Terreum.<br />
Un problema ancora <strong>di</strong>battuto è se la specie<br />
possa essere ritenuta una forma albina <strong>di</strong><br />
Tricholoma terreum: la crescita <strong>di</strong> quest’ultimo<br />
è tardo autunnale e/o invernale su lettiera <strong>di</strong><br />
aghifoglie; analogamente Tricholoma leucoterreum<br />
può avere crescita invernale (Riva, op. cit.; Galli,<br />
op. cit.), come nel caso dei nostri esemplari.<br />
Tuttavia l’appartenenza al gruppo del terreum<br />
è da escludere, per il motivo sopradescritto<br />
(assenza del carattere <strong>di</strong> Josserand).<br />
Bibliografia:<br />
Bon, M. 1991 – Flore mycologique d’Europe 2<br />
– Tricholomataceae – ed. Documents mycologiques,<br />
Mémoires hors-séries, Amiens<br />
Consiglio,G. & Papetti,C. 2001 – Funghi d’Italia, vol.2<br />
– ed A.M.B. Fondazione Centro Stu<strong>di</strong> Micologici,<br />
Trento Galli, R. 1999 – I Tricolomi – E<strong>di</strong>natura,<br />
Milano Mariotto, M. & Turetta, I. 1996 – Tricholoma<br />
leucoterreum nov. Spec.., Rivista <strong>di</strong> Micologia<br />
XXXXIX (1), 29-38, Trento Riva, A. 1988 – Tricholoma<br />
(Fr.)Staude – ed. Libreria Giovanna Biella, Saronno<br />
Riva, A. 2003 – Tricholoma (Fr.)Staude, supplemento<br />
– serie Fungi Europei, ed. Candusso, Alassio<br />
Exsiccata: erbario Gruppo Micologico Bruno Cetto<br />
Mestre/<strong>Venezia</strong>, legit F.Urbani De Gelthof,<br />
Parco Albanese (Mestre) 15 gennaio 2008<br />
si hanno delle sorprese, come quella che ci presentano gli<br />
Amici Micologi <strong>di</strong> Mirano nell’articolo che segue.<br />
A titolo introduttivo, proponiamo un paio <strong>di</strong> altri<br />
ritrovamenti invernali, <strong>di</strong> specie che, pur comuni,<br />
richiedono un minimo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per la collocazione<br />
sistematica.<br />
Dacrymyces chrysospermus Berk. & M.A. Curtis<br />
e Auricolariopsis ampla (Lév.) Maire<br />
nell’ambito del Progetto Mappatura della Flora Fungina<br />
del Bosco <strong>di</strong> Mestre, ha rinvenuto – in gennaio! – un<br />
Tricholoma dalle colorazioni can<strong>di</strong>de; i funghi, nella<br />
sede del gruppo, sono stati sottoposti a approfon<strong>di</strong>ti<br />
esami da parte del Direttore del C.S., dott.Carlo<br />
Zaffalon, coa<strong>di</strong>uvato nelle ricerche bibliografiche da<br />
altri esperti presenti.<br />
La descrizione elaborata<br />
Cappello: <strong>di</strong>am.3-4 cm, leggermente conico, poi<br />
piano-convesso, infine un po’ depresso, ma con<br />
umbone sempre presente, margine ricurvo, eccedente,<br />
a maturità poco regolare, lobato e fessurato; cuticola<br />
liscia, fibrilloso-feltrata, asportabile per ¾ del raggio;<br />
colore bianco can<strong>di</strong>do, un po’ chiazzato <strong>di</strong> giallo con<br />
l’età sulla parte centrale del cappello.<br />
Lamelle: larghe, spaziate, smarginate, con l’età si<br />
lacerano; colore bianco can<strong>di</strong>do, poi un po’ più<br />
sporche.<br />
Gambo: 3-5x0,8-1,2 cm, cilindrico, cavo-fistoloso, fibroso,<br />
percorso da fibrille, pruinoso all’apice, bianco can<strong>di</strong>do;<br />
talvolta 2 esemplari concresciuti alla base,<br />
Carne: fragile, scarsa sopra le lamelle, più consistente al<br />
<strong>di</strong>sco; bianco can<strong>di</strong>da; odore nullo o subfarinoso; sapore<br />
nullo o poco percettibile.<br />
Habitat: numerosi esemplari sotto Pinus pinea, con rari<br />
arbusti <strong>di</strong> Viburnum lantana, in pieno inverno.<br />
Microscopia: spore subsferiche, lisce, cianofile, talvolta<br />
con una grossa guttul, 6,5-7x4,5-5µm (Q=1,4-1,5); basi<strong>di</strong><br />
clavati, tetrasporici (rari bisporici,(35)40-50(55)µm;<br />
epicute a elementi ifali subparalleli, allungati e privi <strong>di</strong><br />
pigmento incrostante; non è stato evidenziato il carattere <strong>di</strong><br />
Josserand.<br />
06<br />
06 Tricholoma leucoterreum<br />
07 Luogo del ritrovamento - Parco Albanese<br />
Il CJ è la presenza nei Tricholoma del gruppo<br />
terreum <strong>di</strong> una sezione cuticolare formate da cellule<br />
arrotondate, iso<strong>di</strong>ametriche e più o meno pigmentate,<br />
carattere assente in scalpturatum<br />
07<br />
Si ringraziano Francesco Urbani De Gelthof per il<br />
ritrovamento e Angelo Tulini per la tavola iconografica ad<br />
acquerello.<br />
I “legni”: piccola risorsa della<br />
Micologia invernale<br />
Raramente capita <strong>di</strong> ritrovare, in inverno, funghi<br />
come quello qui sopra presentato; la stagione è, in<br />
genere, piuttosto avara <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> forme e <strong>di</strong>mensioni<br />
apprezzabili.<br />
Tuttavia, per chi non “va a funghi” solo per micofagìa, si<br />
possono raccogliere, anche nei mesi “poveri”, miceti degni<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; sono, <strong>di</strong> solito, piccole e piccolissime specie, <strong>di</strong><br />
habitat lignicolo, che richiedono un attento esame con<br />
l’aiuto <strong>di</strong> lenti <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento e microscopio; e, talvolta,<br />
08<br />
Si tratta <strong>di</strong> due Heterobasi<strong>di</strong>omycetes abbastanza<br />
singolari per forme e colori, tra i pochi funghi reperibili<br />
anche in pieno inverno e che permettono al micologo<br />
<strong>di</strong> esercitarsi nella ricerca in letteratura e nell’indagine<br />
microscopica.<br />
08 Tavola <strong>di</strong> Angelo Tulini<br />
09 Dacrymyces chrysospermus<br />
10 Auricolariopsis ampla<br />
09<br />
10