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Annali dell'Islam - The Search For Mecca

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§§ 170, 171. ^^' ^* "•<br />

14. a. H. ^ tale, dei Cristiani. E ciò perchè abù 'Ubaydah ibn al-fran-ah entrò nella<br />

SIRIA -<br />

Trad.zio-<br />

^ ^.^^_^ ^^^ ^^^^ d'occidente, ed arrivò fino alla metà della chiesa, che già<br />

ni suio pross qi<br />

Damasco: Fonti ^ py^ stata conclusa la pace tra lui ed i Cristiani, mentre Khàlid b. aiarabe<br />

delia scuo-<br />

^ ^Yjjjj^l pj.^ entrato d'assalto dalla parte di levante, ed era arrivato ad<br />

siria.i « occupare l'altra metà, cioè l'orientale. I Musulmani presero per sé questa<br />

« parte e ne fecero una moschea cattedrale, e la metà già inclusa nel trat-<br />

« tato di capitolazione, cioè l'occidentale, continuò a servire come chiesa<br />

« ad uso dei Cristiani infino che al-Walid propose a loro un cambio che<br />

«essi rifiutarono: onde egli la tolse loro per forza» (Gubayr, 263-264,<br />

ossia pag. 262-253 della traduzione dello Schiaparelli).<br />

Continua, qualche rigo appresso, il medesimo ibn Crubayr, attingendo,<br />

forse, ad ibn al-Mughalli al-Asadi: (Più tardi i Cristiani) invocarono la<br />

protezione di 'Umar b. 'Abd al-'aziz, e produssero l'atto rilasciato loro dai<br />

vSahàbah, per cui la chiesa rimaneva ad essi. Egli fece il possibile per restituirla<br />

a loro, ma i Musulmani se ne rammaricarono; per lo che diede<br />

ai Cristiani un abbondante compenso in danaro, del quale restarono sodisfatti<br />

e lo accettarono (Grubayr, 264).<br />

§ 171. — Quando dovremo narrare il califfato di al-Walid, riferiremo<br />

particolari assai più minuti sulle costruzioni erette dal grande principe<br />

umayyade; siccome però la questione svilla presa di Damasco si connette<br />

intimamente con quello che avvenne nella grande moschea, un tempo ba-<br />

. silica di San Giovanni Battista, sarà necessario dare qui qualche schiarimento,<br />

per rendere più intelligibile quanto già si disse in paragrafi precedenti,<br />

e per completare i problemi discussi dal Miednikoff, il quale ha<br />

trascurato alcuni elementi assai importanti nello studio della questione.<br />

La pianta della grande moschea di Damasco, — che noi uniamo al testo,<br />

togliendola all'opera del Porter (Pive Years in Damascus, I, 61) con<br />

qualche correzione ed aggiunta, — dimostra come ai tempi pagani, prima<br />

dell'introduzione del Cristianesimo, esistesse in Damasco un tempio di gigantesche<br />

dimensioni con vasti colonnati di grande magnificenza, sul<br />

genere dei templi di Ba'labakk e di Palmira. Dall'esame archeologico di<br />

queste grandiose costruzioni è palese che esse debbano essere sorte verso<br />

il primo o secondo secolo dell'Era Volgare, erette nel grande stile monumentale<br />

greco-romano, in cui, stante la decadenza artistica, si suppliva<br />

alla finezza dei particolari ed alla purezza delle linee con la magnificenza<br />

dei materiali e con l'immensità delle proporzioni. Paragonando poi le misure<br />

del tempio damasceno con quelle di tutti gli altri templi conosciuti,<br />

si appura che quello di Damasco era il più vasto e magnifico di tutta la<br />

Siria. Esso consisteva, come il grande tempio di Palmira, Ln un immenso<br />

386.

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