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Annali dell'Islam - The Search For Mecca

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13. a,* H.<br />

§ 148.<br />

accuratamente e con maggior copia di fonti tutto il presente periodo. Il 13- a- "•<br />

[PERSIA.- I<br />

destino vuole che non ci sia permesso sempre di seminare su campi arati<br />

precedenti<br />

della cam-<br />

dagli altri, ma che molte volte anche noi dobbiamo mettere mano all'aratro pagna persiana<br />

por dissodare il terreno ancora vergine. La nostra minuziosità faciliterà il<br />

compito al futuro storico dell' Islam, per il quale il presente lavoro pretende<br />

solo d' essere una preparazione.<br />

La nomina dell'oscuro abu 'Ubayd c'indica anche l'esistenza di un<br />

altro fatto, che lo spirito tendenzioso della scuola tradizionistica iraqense<br />

cerca di velare. Dobbiamo cioè concludere che non solo l'attenzione dello<br />

Stato madinese era specialmente, quasi unicamente, rivolta alla Sii-ia, ma<br />

allo stesso tempo la campagna persiana dell'anno 13. a. H. fu considerata<br />

una escursione di sì scarso momento, e tanto poco rischiosa, che il Califfo<br />

si contentò d' inviare solo un pugno di uomini, e di darne il comando a un<br />

uomo qualunque. Si vede come in Madinah vivessero sotto l'impressione<br />

che una guerra con i Sassanidi non offrisse serie difficoltà, né gravi rischi,<br />

dacché erano ritenuti sufficienti mille uomini per farla; aggiungendovi<br />

quelle poche raigliaia di Bakriti (vedemmo che non potevano contare più<br />

di 2000), tutto l'esercito superava di poco i 3000 uomini e non ari'ivava<br />

certo ai 5000 (cfi*. § 154, nota 1). Si comprende bene come il carattere<br />

umiliante di tale supposizione dovesse dispiacere ai discendenti dei conquistatori<br />

della Persia, e come spinti dal desiderio di attribuire ai loro<br />

antenati una gloria per lo meno pari a quella dei vincitori di Agnàdayn<br />

e del Yarmùk, cercassero di falsare la verità e d' illuderci con en-onee<br />

tradizioni,<br />

come quelle che troveremo tra breve, nella sezione che contiene<br />

lo tradizioni iraqensi sulla Battaglia del Ponte.<br />

Dobbiamo aggiungere ancora che la scelta di abù 'Ubayd può aver<br />

avuto anche un altro motivo: egli era un nativo di Tà'if, di quella città<br />

che aveva resistito felicemente al Profeta, e che si era da ultimo resa musulmana,<br />

sacrificando un lucrosissimo culto locale pagano: era mism-a perciò<br />

di saggia politica intema mostrare agli abitanti che essi erano partecipi,<br />

quanto gli altri, all'orgia di violenze e di bottino, che si apriva dinnanzi<br />

agli sguardi avidi ed agli appetiti intensi dell'Arabia povera ed affamata.<br />

Fu una concessione della stessa natura di quella fatta da abù Bakr nella<br />

.scelta dei comandanti in Siria, scelta che aveva mirato evidentemente a<br />

cattivarsi le simpatie della potente aristocrazia makkana.<br />

Gli abitanti di Tàif erano intimamente legati con vincoli di sangue<br />

e d'interessi comuni alle grandi famiglie dei Quray.s: come vedremo meglio<br />

in appresso, la politica di abù Baki- e di 'Umar, nei primi anni, fu di assicurarsi<br />

l'appoggio interessato di tutti gli elementi più influenti nel Higàz,<br />

141.

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