Annali dell'Islam - The Search For Mecca

13. a. H.
i§ io9_ 130.
poeta pagano Hàtim _al-Tà-i, nel rivolgere la parola ai suoi consanguinei, si fa dire: «Io non sono il 13. a. H.
.migliore tra voi!.. E perciò possibile che l'espressione sia stata una frase comune nella democratica [Il Califfo abu
Arabia mirante appunto a non offendere la suscettibilità dei Beduini, si gelosi della loro indipendenza, Bakr: l'uomo e
ed appianare la via al sistema monarchico. H sovrano!
§ 130. — Si può dire senza esitazioni che abù Bakr, come Califfo, corrispose
pienamente alle
speranze ed alla fiducia riposte in lui dai suoi elettori.
La sua mirabile longanimità e l'assenza completa di bassi rancori ed
ambizioni personali giovarono mirabilmente a calmare i dissidi perigliosi
che la morte del Profeta aveva improvvisamente rivelati in grembo alla
comvmità musulmana. Se dopo due soli anni di governo la successione di
Tmar potè avvenire senza il menomo attrito, ciò fu principalmente merito
di abn Bakr, il quale seppe dissipare tutti i sospetti e acquetare tutte le
gelosie. Inoltre, l'uomo che era sì pronto a commuoversi ed a piangere,
rivelò una forza di carattere ed una tenacia di principi, che dovettero destare
la meraviglia ed il rispetto di amici e nemici, di musulmani e pagani.
II suo canone fondamentale, che si dovesse in tutto e per tutto seguire
fino alla lettera le istruzioni, l'esempio e le dottrine del Maestro, sodisfece
le esigenze dei più puntigliosi e calmò le apprensioni di quanti nell'Isiàm
vedevano un istrumento a vantaggio dei loro interessi materiali. La cond(jtta
di abii Bakr fu garanzia sicura che questi interessi non sarebbero
stati lesi da novità partigiane, e moltissimi musulmani nominali si mantennero
fedeli all' Islam, dacché sotto abù Baki- erano sicuri di godere i
medesimi benefici spei-ati e4 ottenuti dal Profeta.
Le tribù dissidenti, che sdegnosamente deridevano l'idea di prestare
obbedienza al «padre del vitello» (cfi-. 11. a. H., § 131 e nota 1), contando
forse sulla ben nota mitezza del suo carattere, furono sorprese e turbate,
quando il fiero vegliardo respinse tutte le offerte di transazione e chiese
fermamente la conservazione integrale dei patti e deUe leggi concordate
con il defunto Maestro. Furono più sorpresi ancora quando con un'energia,
anche superiore a quella mostrata dallo stesso Profeta, abù Bakr mandò
un esercito a impon-e con la forza quello che i dissidenti non volevano
accettare con le buone. Cos'i fu domata l'Arabia centrale e sottomesse le
tribù dissidenti in un modo assai più sicuro e completo che non lo fossero
vivente lo stesso Maometto. Questi si era contentato di un accordo bilaterale:
abù Bakr ottenne una sottomissione incondizionata alle condizioni da
lui volute. In questo modo i confini del novello Stato vennero a toccare
([uelli di un'altra teocrazia militare fondata nell'ai-Yamàmah dal falso profeta
Musaylimah. Se Maometto, per ragioni, che nessuno aveva diritto di
^sindacare, non si era dato di costui verun pensiero: non cosi i suoi successori
e seguaci, inebbriati dalle vittorie ed anelanti a nuovi trionfi ed
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