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Annali dell'Islam - The Search For Mecca

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e V2'^<br />

lo» a* II*<br />

^<br />

13. a. H. sulmani devono aver sentito la voce di un sovrano che avrebbe saputo<br />

BakrrVuomoe imporre la sua volontà, quando egli disse: «Colui fra voi che è debole<br />

il sovrano.] « (oppresso) vale per me più di tutti gli altri, finché io non avrò ottenuto<br />

« per lui giustizia; meno di tutti van-à per me colui che è forte (violento)<br />

« finché non lo avrò costretto a rendei-e ragione dei suoi atti ». Ossia tutti<br />

i suoi pensieri sarebbero stati diretti alla difesa degli oppressi ed alla punizione<br />

dei malvagi.<br />

In un passo precedente degli <strong>Annali</strong> noi abbiamo delineato gli aspetti<br />

fondamentali del nascente califfato quale fu inteso e messo in atto da abù<br />

Bakr, e che sono riassunti nella celebi'e frase che si vuole da lui pronunziata<br />

nel medesimo precitato discorso : « gente ! io sono soltanto uno che<br />

« segue l'esempio di Maometto : io non sono innovatore ! » In siffatto concetto<br />

risiedè tutta la forza del suo governo : esso é la ragione fondamentale<br />

del suo esito felice, abù Bakr non aveva né l'ingegno, né le disposizioni<br />

di un innovatore. Egli era un vero conservatore nel significato più<br />

stretto e preciso di questo termine.<br />

A lui mancò il genio costruttore e l'ardire rivoluzionario di 'Umar,<br />

il creatore <strong>dell'Islam</strong> oltre i confini di Arabia; ma tale deficienza fu in<br />

quel momento una fortuna per lo stato madinese, che aveva bisogno di<br />

prendere un assetto puramente umano e accomodare gii screzi che ne minacciavano<br />

già l'esistenza. Volle il destino che abù Bakr reggesse V impero<br />

solo per breve tempo, ma egli mori anche nel momento appunto in cui<br />

una mano più forte e più ardita avrebbe dovuto afferrare il timone dello<br />

Stato, quando cioè nuovi ed imprevisti problemi di natura gravissima, reclamanti<br />

immediata soluzione, esigevano una mente non solo imitatrice e<br />

fedele alla tradizione, ma piena di iniziativa ardimentosa e di potenza<br />

costruttrice.<br />

Nota 1. — La tradizione l'ha intuito e ne ha consei-vata innocentemente la memoria. Nella tradizione<br />

messa in hocca ad 'Umar, e nella quale si narra l'elezione di abù Bakr, 'Umar racconta come,<br />

entrati nella Saqifah dei banu Sà'idah, egli avrebbe voluto parlar primo: ma abii Bakr lo rattenne<br />

prudentemente, e sorto lui a pai-lare, lece — tale quale — il discorso medesimo che 'Umar aveva prel)arato<br />

tra sé nel recarsi insieme verso la memorabile tettoia, « non omettendo cosa veruna » CTabari,<br />

I, 1823, lin. 2-3). Dunque 'Umar suggerì ad abii Bakr quello che avrebbe dovuto dire, dunque fu lui<br />

l'artefice massimo del felice intervento nel convegno.<br />

Nota 2. — Sarebbe però forse imprudente riporre soverchia fiducia suH'aiitenticità del contenuto.<br />

Il Becker, nel suo già citato lavoro, Christentiim nnd Islam, ha messo in rilievo non solo quante tendenze<br />

e quanti concetti cristiani siano entrati nella dottrina dell'Isiàm durante il suo ditìbndersi in<br />

Asia e in Africa, ma ha altresì notato come nelle tradizioni sulle figure più grandi <strong>dell'Islam</strong> primitivo<br />

sia peneti-ato uno spirito cristianeggiante, per effetto del quale uomini come abu Bakr, 'Umar I e 'Umai- II<br />

si sono tramutati in modo da perdere uno spiccato carattere personale, e da assumere quello tipico del<br />

santo cristiano, mite, altruista, facile al pianto, caritatevole fino all'eccesso, odiatore del lusso, e via<br />

discorrendo. Quando perciò abbiamo tradizioni che rispecchiano siffatta tendenza a ridurre l'uomo a<br />

questo « tipo », è bene star guardinghi. Lo stesso discoi-so di abù Bakr è attribuito da altri ad 'Umar I<br />

e (la altri ad 'Umar II. Il Lammens inoltre mi rimanda a Qutaybah 'Uyiin, 385, lin. 16, dove al<br />

112.

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