REGOLAMENTO EDILIZIO - Unione Terre e Fiumi
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COMUNE DI RO<br />
Provincia di Ferrara<br />
<strong>REGOLAMENTO</strong> <strong>EDILIZIO</strong><br />
Stesura maggio 2001<br />
Modificata con delibera di Giunta Regionale 268/2000<br />
Il tecnico incaricato:<br />
F.to: Arch. Dario Ambrosone<br />
Comunale<br />
Geometra<br />
Visto: Il Tecnico<br />
F.to: Carlo Zemella,<br />
Visto: Il Direttore Generale<br />
F.to: Dr. Franco Gambaro<br />
1
1. OGGETTO E CONTENUTO DEL REGOLAMEMETO <strong>EDILIZIO</strong> 7<br />
1.1 OGGETTO E CONTENUTO 7<br />
2. PARAMENTRI EDILIZI 8<br />
2.1 DEFINIZIONE DI SUPERFICIE 8<br />
2.1.1) SUPERFICIE UTILE ABITABILE (SU) 8<br />
2.1.2) SUPERFICIE NON RESIDENZIALE (SNR) 8<br />
2.1.3) SUPERFICIE COMPLESSIVA (SC) 8<br />
2.2 SUPERFICIE UTILE NETTA (SN), SUPERFICIE UTILE ACCESSORIA (SA) 8<br />
2.2.1) SUPERFICIE TOTALE (ST): 9<br />
2.3 SUPERFICIE LORDA (SL) 9<br />
2.4 SUPERFICIE COPERTA (SC) 9<br />
2.5 RAPPORTO DI COPERTURA (Q) 9<br />
2.6 SAGOMA 9<br />
2.7 DEFINIZIONE DI PIANO DI UN EDIFICIO 9<br />
2.7.1) PIANO DI UN EDIFICIO 9<br />
2.7.2) PIANO FUORI TERRA O PIANO TERRA 10<br />
2.7.3) PIANO SEMINTERRATO 10<br />
2.7.4) PIANO INTERRATO 10<br />
2.7.5) SOPPALCO 10<br />
2.8 DEFINIZIONE DELLE ALTEZZE 10<br />
2.8.1) ALTEZZA UTILE DEGLI SPAZI LOCALI (HU) 10<br />
2.8.2) ALTEZZA DI PIANO (HP) 10<br />
2.8.3) ALTEZZA DELLE FRONTI DELL’EDIFICIO (HF) 10<br />
2.8.4) ALTEZZA MASSIMA (HM) 11<br />
2.9 VOLUME (V = SL X HP = MC) 11<br />
2.10 DEFINIZIONE DI DISTANZE E DI INDICE DI VISUALE LIBERA 11<br />
2.10.1) DISTANZA MINIMA FRA EDIFICI 11<br />
2.10.2) DISTANZA FRA CORPI DI FABBRICA DI UNO STESSO EDIFICIO 11<br />
2.10.3) DISTANZA DEGLI EDIFICI DAI CONFINI DI PROPRIETÀ 12<br />
2.10.4) DISTANZA DEGLI EDIFICI DALLE STRADE – ARRETRAMENTI 12<br />
2.10.5) INDICE DI VISUALE LIBERA (IVL): 12<br />
3. PARAMENTRI URBANISTICI 14<br />
3.1 SUPERFICIE TERRITORIALE (ST = MQ) 14<br />
3.2 SUPERFICIE FONDIARIA (SF = MQ) 14<br />
3.3 SUPERFICIE MINIMA DI INTERVENTO (SM = MQ) 14<br />
3.4 INDICE DI FABBRICABILITÀ TERRITORIALE (IT = MC/HA) 14<br />
3.5 INDICE DI FABBRICABILITÀ FONDIARIA (IF = MC/MQ) 14<br />
3.6 INDICE DI UTILIZZAZIONE TERRITORIALE (UT = MQ/HA) 14<br />
3.7 INDICE DI UTILIZZAZIONE FONDIARIA (UF = MQ/MQ) 14<br />
3.8 UTILIZZAZIONE DEGLI INDICI 14<br />
4. TIPI DI INTERVENTO 15<br />
3
4.1 MANUTENZIONE ORDINARIA 15<br />
4.2 MANUTENZIONE STRAORDINARIA 15<br />
4.3 OPERE INTERNE 16<br />
4.4 RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO 16<br />
4.4.1) RESTAURO SCIENTIFICO 16<br />
4.4.2) RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO 17<br />
4.4.2B) RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO DI TIPO A 18<br />
4.4.2C) RIPRISTINO TIPOLOGICO 18<br />
4.3 RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA 18<br />
4.3.1) RISTRUTTURAZIONE 19<br />
4.3.2) RIPRISTINO <strong>EDILIZIO</strong> 19<br />
4.4 RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA 19<br />
4.5 MUTAMENTO DELLA DESTINAZIONE D’USO 19<br />
4.6 NUOVA COSTRUZIONE 19<br />
4.7 AMPLIAMENTO 20<br />
4.8 DEMOLIZIONE 20<br />
4.9 COSTRUZIONE PERTINENZE 20<br />
4.10 COSTRUZIONE DI MANUFATTI TEMPORANEI E STAGIONALI 20<br />
4.11 OPERE DI ARREDO URBANO E OPERE MINORI 20<br />
4.12 INTERVENTI DI EDILIZIA MINORE 21<br />
4.13 RECUPERO DEI SOTTOTETTI (L.R. 6/04/1998 N.11) 21<br />
5. COMMISSIONE EDILIZIA 22<br />
5.1 DEFINIZIONE E COMPITI 22<br />
5.2 COMPOSIZIONE E NOMINA 23<br />
5.3 FUNZIONAMENTO 23<br />
5.4 COMMISSIONE EDILIZIA INTEGRATA 24<br />
5.5 DICHIARAZIONE DI INDIRIZZI 25<br />
NORME PROCEDURALI PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI 27<br />
6.CERTIFICATO D’USO 27<br />
6.1. DEFINIZIONE 27<br />
6.2. RICHIESTA 27<br />
6.3 RILASCIO 27<br />
7 IL PARERE PREVENTIVO 28<br />
7.1 DEFINIZIONE 28<br />
7.2 RICHIESTA 28<br />
7.3 COMUNICAZIONE 29<br />
8 CONCESSIONE EDILIZIA 30<br />
8.1 OGGETTO 30<br />
8.2 SOGGETTI AVENTI TITOLO A RICHIEDERE LA CONCESSIONE E DOCUMENTI ATTESTANTI IL TITOLO 30<br />
8.3 RICHIESTA E DOCUMENTAZIONE 31<br />
8.4 PROCEDURE PER IL CONTROLLO DEI PROGETTI 34<br />
4
8.5 DOCUMENTAZIONE DA PRESENTARE PRIMA DEL RILASCIO DELLA CONCESSIONE 35<br />
8.6 ATTO DI CONCESSIONE 35<br />
8.7 DECADENZA ED ANNULLAMENTO 35<br />
9. L’AUTORIZZAZIONE EDILIZIA 37<br />
9.1 OGGETTO 37<br />
9.2 RICHIESTA E DOCUMENTAZIONE 37<br />
9.3 PROCEDURA PER IL CONTROLLO DEI PROGETTI 39<br />
9.4 DOCUMENTI DA PRESENTARE PRIMA DEL RILASCIO DELLA AUTORIZZAZIONE 40<br />
9.5 RILASCIO E DECADENZA 40<br />
10. LA DENUNCIA DI INIZIO ATTIVITA’ 42<br />
10.1 INTERVENTI SOGGETTI A DENUNCIA DI INIZIO ATTIVITÀ 42<br />
10.2 MODALITÀ 42<br />
11. ASSEVERAZIONE (AT. 26 LEGGE N.47/85) 43<br />
11.1 OGGETTO 43<br />
11.2 MODALITÀ 43<br />
12. PIANI ATTUATTIVI 44<br />
12.1 DEFINIZIONI 44<br />
12.2 PIANI PARTICOLAREGGIATI DI INIZIATIVA PRIVATA 44<br />
12.2.1) AUTORIZZAZIONE A PRESENTARE IL PIANO PARTICOLAREGGIATO 44<br />
12.2.2) RICHIESTA PER L’APPROVAZIONE DEL IL PIANO PARTICOLAREGGIATO 44<br />
12.4 APPROVAZIONE 47<br />
13. NORME PROCEDURALI DURANTE L’ESECUZIONE DEI LAVORI 48<br />
13.1 COMUNICAZIONE DI INIZIO LAVORI 48<br />
13.3 CONDUZIONE DEL CANTIERE 48<br />
13.4 VARIANTE ALLA CONCESSIONE EDILIZIA 49<br />
13.5 RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI 49<br />
13.6 VOLTURE 49<br />
14. NORME PROCEDURALI A CONCLUSIONE DEI LAVORI 51<br />
14.1 COMUNICAZIONE DI FINE LAVORI E DOCUMENTAZIONE PER IL RILASCIO DEL CERTIFICATO DI<br />
CONFORMITÀ EDILIZIA 51<br />
14.2 SCHEDA TECNICA DESCRITTIVA 51<br />
14.3 VERIFICA DI CONFORMITÀ DELL’OPERA ESEGUITA ALLA CONCESSIONE O AUTORIZZAZIONE 52<br />
14.4 RILASCIO DEL CERTIFICATO DI CONFORMITÀ EDILIZIA 53<br />
14.6 SOSPENSIONE ALL’USO E DICHIARAZIONE DI INABILITÀ 54<br />
15. TUTELA DELL’AMBIENTE 55<br />
5
15.1 REGOLAMENTAZIONE DELLE ACQUE REFLUE 55<br />
15.2 REGOLAMENTAZIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE 55<br />
15.3 SALVAGUARDIA E FORMAZIONE DEL VERDE 55<br />
16. QUALITA’ FORMALE E COMPOSITIVA DELL’OPERA EDILIZIA 56<br />
16.1 ASPETTO ESTERNO DEI FABBRICATI 56<br />
16.2 FINITURA ESTERNA DEI FABBRICATI 56<br />
16.3 ELEMENTI AGGETTANTI DELLE FACCIATE 56<br />
16.4 COPERTURE 57<br />
16.5 FINESTRE 57<br />
16.6 MARCIAPIEDI E PORTICATI 57<br />
16.7 RECINZIONI 57<br />
16.8 APERTURA DEI SOTTERRANEI SU SPAZI PUBBLICI 58<br />
16.9 CAVEDI, POZZI LUCE, CHIOSTRINE E INTERCAPEDINI 58<br />
16.10 CAMINI, CANNE FUMARIE, COMIGNOLI 59<br />
17. PRESCRIZIONI VARIE 59<br />
17.1 ALLINEAMENTI 59<br />
17.2 NUMERAZIONE CIVICA 59<br />
17.3 INSEGNE, CARTELLI PUBBLICITARI, VETRINE, MOSTRE, TENDE 59<br />
17.4 PASSI CARRAI ED USCITA DALLE AUTORIMESSE 60<br />
17.5 STRADE, PASSAGGI PRIVATI E CORTILI 60<br />
17.6 OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO 60<br />
17.7 CONTATORI E CASSETTE PER LA CORRISPONDENZA 60<br />
18. REQUISITI CUI DEVONO RISPONDERE LE OPERE EDILIZIE 62<br />
18.1 ORGANISMO <strong>EDILIZIO</strong> E RELAZIONI FUNZIONALI 62<br />
18.2 REQUISITI 62<br />
18.3 CONTENUTO DEL REQUISITO 63<br />
18.4 CLASSIFICAZIONE DEI REQUISITI 63<br />
18.5 MODALITÀ DI APPLICAZIONE DEI REQUISITI 65<br />
18.6 REQUISITI E TIPI DI INTERVENTO 66<br />
18.7 REQUISITI DEFINITI DA NORME NAZIONALI 66<br />
19. NORME TRANSITORIE E FINALI 67<br />
19.1 TOLLERANZE 67<br />
19.2 SANZIONI 67<br />
19.3 ABROGAZIONE E MODIFICA DI PRECEDENTE DISPOSIZIONI 67<br />
19.4 ENTRATA IN VIGORE 67<br />
19.5 NORME TRANSITORIE 67<br />
19.6 MODELLI DI RIFERIMENTO E FAC-SIMILE 67<br />
ALLEGATO A: REQUISITI COGENTI 68<br />
ALLEGATO B: REQUISITI VOLONTARI 150<br />
6
1. OGGETTO E CONTENUTO DEL REGOLAMEMETO <strong>EDILIZIO</strong><br />
1.1 Oggetto e contenuto<br />
Il presente Regolamento Edilizio (R.E) ha per oggetto qualsiasi attività di<br />
trasformazione edilizia di attuazione degli strumenti urbanistici di esecuzione, nonché<br />
delle parti del processo di intervento che hanno influenza sulle procedure e sulla qualità<br />
del prodotto finale.<br />
Il R.E. contiene le norme comunali attinenti alle attività di costruzione e/o di<br />
trasformazione fisica e funzionale delle opere edilizie ed infrastrutturali, ivi comprese le<br />
norme igieniche di particolare interesse edilizio e si applica all’intero territorio comunale.<br />
Ai fini della presente legge:<br />
* per opera edilizia si intende il risultato di un’attività di costruzione, o di<br />
modificazione fisica, relativa a qualsiasi immobile o insieme di immobili;<br />
* per processo di intervento si intende ogni successione di operazioni, tra loro<br />
correlate temporaneamente e organizzativamente, finalizzate alla realizzazione o alla<br />
modificazione fisica o funzionale degli immobili;<br />
* per operatori si intendono i soggetti, pubblici o privati, che a qualsiasi titolo<br />
partecipano al processo d’intervento.<br />
In particolare il R.E. definisce:<br />
a) il procedimento relativo al rilascio del certificato d’uso, del parere preventivo, delle<br />
concessioni, delle autorizzazioni, del certificato di conformità edilizia;<br />
b)le competenze del Comune, i compiti, la composizione e il funzionamento della<br />
Commissione Edilizia;<br />
c)i termini e le modalità di adempimento delle prescrizioni da parte dei soggetti<br />
aventi titolo;<br />
d) i compiti e le responsabilità degli operatori della progettazione, della realizzazione<br />
e del controllo;<br />
e)la documentazione e gli elaborati necessari per la completezza delle diverse<br />
domande;<br />
f)i requisiti e le specifiche di prestazione, cui devono rispondere le realizzazioni di cui<br />
al 1° comma;<br />
g)le caratteristiche della scheda tecnica descrittiva e le modalità per la sua<br />
redazione, conservazione e aggiornamento;<br />
h)le caratteristiche delle opere di urbanizzazione, di arredo urbano e ambientale.<br />
7
2. PARAMENTRI EDILIZI<br />
2.1 Definizione di superficie<br />
Per la funzione abitativa, le superfici dei complessi edilizi sono classificate in<br />
Superficie Utile (Su) e Superficie Non Residenziale (Snr);<br />
2.1.1) Superficie utile abitabile (Su)<br />
E’ costituita dalla superficie di pavimento degli alloggi e degli accessori interni,<br />
misurata al netto dei muri perimetrali e di quelli interni, delle soglie di passaggio da un<br />
vano all’altro, degli sguinci di porte e finestre e delle scale interne la cui superficie in<br />
proiezione va calcolata una sola volta ed inserita nelle superfici non residenziali (Snr).<br />
Sono inoltre escluse dal computo i vani tecnologici (centrale termica, elettrica e simili),<br />
ripostigli e soppalchi di altezza non superiore a m.1.80.<br />
2.1.2) Superficie non residenziale (Snr)<br />
Si intende la superficie netta risultante dalla somma delle superfici non residenziali di<br />
pertinenza dell’alloggio quali logge, balconi, cantinole e soffitte e di quelle di pertinenza<br />
dell’organismo abitativo quali androni di ingresso, porticati liberi (escluso quelli di uso<br />
pubblico), volumi tecnici, rimesse o posti macchina coperti, centrali termiche anche<br />
singole quando ubicate in locali non abitabili, misurate al netto di murature, pilastri,<br />
tramezzi, sguinci e vani di porte e finestre. Sono esclusi dal calcolo e quindi non<br />
computabili nella Snr i locali sottotetto aventi altezza virtuale (calcolata come rapporto<br />
V/S) inferiore a m1,80.<br />
<br />
2.1.3) Superficie complessiva (Sc)<br />
E’ data da: Sc = Su + 60% Snr.<br />
2.2 Superficie utile netta (Sn), superficie utile accessoria (Sa)<br />
Le superfici indicate sono conseguenti alla suddivisione per raggruppamenti<br />
funzionali definita dall’art. 2 della L.R. n. 46/88:<br />
a) funzione abitativa;<br />
b) funzioni direzionali, finanziarie, assicurative, commerciali, ivi compresi gli esercizi<br />
pubblici e l’artigianato di servizio, attività produttive di tipo manifatturieroartigianale<br />
nella forma laboratoriale; funzioni di servizio, ivi comprese le sedi di<br />
attività culturali, ricreative, sanitarie, pubbliche e private; studi professionali;<br />
c) funzioni produttive di tipo manifatturiero, ad eccezione di quelle di cui alla<br />
precedente lettera b), ivi compresi gli insediamenti di tipo agro-industriale e gli<br />
allevamenti zootecnici di tipo intensivo;<br />
d) funzioni agricole o connesse al loro diretto svolgimento a livello aziendale o<br />
interaziendale ivi comprese quelle abitative degli operatori a titolo principale;<br />
e) funzioni alberghiere e comunque per il soggiorno temporaneo.<br />
Nel caso di manufatti ricadenti nelle categorie a), b), e) di cui sopra, la superficie<br />
utile netta è rappresentata dalla superficie di pavimento dei singoli vani al netto di<br />
murature, pilastri, divisori, sguinci, vani di porte e finestre, scale interne, logge, balconi e<br />
terrazze. Sono inoltre escluse dal computo i vani tecnologici (centrale termica, elettrica e<br />
simili), ripostigli e soppalchi di altezza non superiore a m.1.80.<br />
8
La superficie utile accessoria è data da cantinole, soffitte, ascensore e vani scala,<br />
lavatoi comuni, locali tecnologici strettamente pertinenti il manufatto edilizio, nonché<br />
autorimesse singole o collettive, androni d’ingresso e porticati liberi (esclusi quelli di uso<br />
pubblico).<br />
Nel caso di manufatti ricadenti nelle altre categorie c) ,d) la superficie utile netta è<br />
data dalla differenza fra la superficie lorda totale (Sl) e quella accessoria;<br />
la superficie utile accessoria è costituita dalla la superficie netta destinata a<br />
servizio dell’attività quali tettoie, porticati, scale, vani ascensore e montacarichi, centrale<br />
termica, elettrica, di condizionamento ed ogni altro impianto tecnologico necessario al<br />
miglioramento delle condizioni di lavoro e dell'ambiente.<br />
2.2.1) Superficie totale (St):<br />
E’ data da: St = Sn + 60% Sa.<br />
2.3 Superficie lorda (Sl)<br />
E’ costituita dalla somma delle superfici lorde di tutti i piani fuori terra comprensive<br />
dei muri perimetrali e di quelli interni<br />
Sono esclusi dal computo i porticati pubblici o di uso pubblico, i vani scala, i vani<br />
ascensore e connessi vani tecnici, centrale termica e impianti tecnologici in genere, scale<br />
di sicurezza interne ed esterne, balconi aggettanti e terrazze scoperte, pensiline con sporti<br />
inferiori a m. 1,40.<br />
2.4 Superficie coperta (Sc)<br />
La superficie coperta è individuata dalla proiezione in pianta di tutte le parti<br />
emergenti dal suolo e delimitate dal perimetro delle parti esterne, compresi i balconi e le<br />
pensiline di sporto superiore a ml 1,40, le logge e i porticati non di uso pubblico.<br />
<br />
2.5 Rapporto di copertura (Q)<br />
È il rapporto calcolato in percentuale (Sq/Sf) riferito a tutte le opere edificate (Sf:<br />
superficie fondiaria).<br />
2.6 Sagoma<br />
E’ la figura piana definita dal contorno esterno dell’edificio (compreso bow-windows,<br />
esclusi sporti aggettanti, balconi inferiori a m 1.50) con riferimento a proiezioni sia sul<br />
piano orizzontale che sui piani verticali.<br />
<br />
2.7 Definizione di piano di un edificio<br />
2.7.1) Piano di un edificio<br />
Si definisce piano di un edificio lo spazio racchiuso o meno da pareti perimetrali,<br />
compreso tra due solai, limitato rispettivamente dal pavimento (estradosso del solaio<br />
inferiore, piano di calpestio) e dal soffitto (intradosso del solaio superiore). Il soffitto può<br />
presentarsi orizzontale, inclinato o curvo.<br />
9
2.7.2) Piano fuori terra o piano terra<br />
Si definisce piano fuori terra il piano di un edificio il cui pavimento si trovi in ogni suo<br />
punto perimetrale a una quota uguale o superiore a quella del terreno circostante così<br />
come risulta modificato anche in seguito alle opere di sistemazione.<br />
2.7.3) Piano seminterrato<br />
Si definisce piano seminterrato il piano di un edificio che abbia il pavimento sotto la<br />
quota del terreno ed il cui soffitto si trovi in ogni suo punto perimetrale a una quota uguale<br />
o superiore a m. 0.90 rispetto al terreno circostante, misurata sulla linea di stacco<br />
dell’edificio.<br />
2.7.4) Piano interrato<br />
Si definisce piano interrato il piano di un edificio il cui soffitto si trovi in ogni suo punto<br />
perimetrale ad una quota uguale o inferiore a quella del terreno circostante, intesa come<br />
linea di stacco dell’edificio. Sono inoltre assimilati ai piani interrati e considerati tali i piani<br />
seminterrati con quota del soffitto sopraelevata rispetto alla quota del terreno circostante<br />
di una misura inferiore a m.0,90.<br />
2.7.5) Soppalco<br />
S'intende la superficie ottenuta mediante l'interposizione parziale di una struttura<br />
orizzontale in uno spazio chiuso. Qualora tutta o parte della superficie sovrastante o<br />
sottostante sia utilizzata per creare uno spazio chiuso, con esclusione del vano scala, il<br />
vano ottenuto è considerato a sé stante.<br />
2.8 Definizione delle altezze<br />
2.8.1) Altezza utile degli spazi locali (Hu)<br />
E’ data dall’altezza misurata da pavimento a soffitto. Nei locali aventi soffitti inclinati<br />
ad una pendenza o curvi, l’altezza utile si determina calcolando l’altezza media risultante<br />
dalle altezze minima e massima della parte interessata. Nei locali con soffitti inclinati a più<br />
pendenze o curvi, l’altezza utile si determina calcolando l’altezza virtuale data dal rapporto<br />
Vu/Su dove Vu è il volume utile dello spazio interessato ed Su la relativa superficie utile.<br />
2.8.2) Altezza di piano (Hp)<br />
Indica la differenza fra le quote di calpestio dei pavimenti di due piani sovrapposti.<br />
Per l’ultimo piano è misurata dal pavimento all’intradosso della copertura, in tale misura<br />
non si tiene conto delle travi e delle capriate a vista quando il loro interasse risulta<br />
superiore a mt. 0,40. Per coperture inclinate la misura è rappresentata dall’altezza media.<br />
<br />
2.8.3) Altezza delle fronti dell’edificio (Hf)<br />
E’ data per ogni fronte dalla differenza fra la quota del marciapiede, ovvero la quota<br />
della linea di stacco dell’edificio nella sua configurazione finale (6) e la più alta delle<br />
seguenti quote, con esclusione dei manufatti tecnologici:<br />
- intradosso del solaio sovrastante l’ultimo piano che determina Su;<br />
- linea di gronda (per gli edifici con copertura inclinata fino a 45°);<br />
- linea di colmo (per gli edifici con copertura inclinata maggiore di 45°)<br />
- sommità del parapetto in muratura piena, avente l’altezza superiore a ml. 1, 20<br />
10
(per gli edifici con copertura piana).<br />
2.8.4) Altezza massima (Hm)<br />
E’ la massima fra le Hf del fabbricato.<br />
2.9 Volume (V = Sl x Hp = mc)<br />
Il volume è dato dalla somma dei prodotti dell’area della superficie lorda di ogni<br />
piano per le relative altezze di piano. Il volume delle scale esterne è dato dall’ingombro<br />
della superficie coperta moltiplicato per il dislivello dai piani serviti dalla scala medesima.<br />
Sono esclusi dal computo della volumetria quei sottotetti la cui struttura non<br />
consente ulteriore trasformazione per renderli accessibili; in tal caso l’altezza dell’ultimo<br />
piano abitabile è data dalla differenza tra la quota di calpestio e l’intradosso del solaio.<br />
Sono altresì esclusi i balconi dell’ultimo piano che non siano protetti da pensilina o da<br />
sporto di gronda.<br />
Non sono computabili ai fini della volumetria gli eventuali volumi aggiuntivi relativi agli<br />
impianti tecnici degli ascensori, delle attrezzature degli impianti tecnologici e i volumi<br />
tecnici in genere.<br />
<br />
2.10 Definizione di distanze e di indice di visuale libera<br />
2.10.1) Distanza minima fra edifici<br />
Per tutti gli interventi edilizi, salvo maggiori distanze previste per le diverse zone<br />
omogenee dalle presenti norme, è prescritta per le nuove costruzioni la distanza minima di<br />
ml 10 fra pareti finestrate come indicato all’art. 9 del D.l. n. 1444/68. Tale prescrizione si<br />
applica anche quando una sola parete sia finestrata.<br />
Non sono considerate finestre le aperture che siano definite “luci” secondo il Codice<br />
Civile, qualora servano locali non adibiti al soggiorno di persone.<br />
Per gli interventi su edifici esistenti alla data di adozione delle presenti norme, che<br />
non comportino modifiche alla sagoma planivolumetrica, sono ammesse le distanze<br />
preesistenti nonché l’apertura di vani finestra di superficie non inferiore ad 1/8 della<br />
superficie del pavimento del vano servito. Ogni intervento comunque dovrà avvenire in<br />
osservanza di quanto previsto nel Codice Civile all’art. 873 e seguenti.<br />
2.10.2) Distanza fra corpi di fabbrica di uno stesso edificio<br />
Alle nuove costruzioni, nonché alle sopraelevazioni o agli ampliamenti, relative a<br />
corpi di fabbrica di uno stesso edificio, si applicano le stesse norme di distanza definite<br />
all’articolo precedente; inoltre, se le pareti di fronte non sono finestrate, la distanza deve<br />
essere pari ai 2/3 del fronte più alto; mentre, se anche una sola delle pareti è finestrata, la<br />
distanza non potrà essere inferiore a ml10.<br />
Ai fini del presente articolo non sono considerate finestrate le pareti recanti aperture<br />
che danno aria e luce ai vani scala, alle cantine, ai locali di deposito e ripostiglio nonché ai<br />
locali destinati ai servizi ed impianti tecnologici dell’edificio, o aperture che siano definite<br />
“luci” dal Codice Civile qualora che servano locali non adibiti al soggiorno di persone.<br />
Per gli interventi sull’esistente sono ammesse modifiche a pozzi luce o chiostrine,<br />
solo se è assicurata una distanza minima fra finestre illuminanti bagni, corridoi, locali di<br />
cottura, vani scala, ripostigli e la parete frontistante non finestrata non inferiore a ml 4,00 e<br />
la superficie dell’area del pozzo luce non sarà inferiore ad 1/18 della somma delle<br />
superfici delle pareti che lo circondano.<br />
11
2.10.3) Distanza degli edifici dai confini di proprietà<br />
Per gli interventi su edifici esistenti alla data di adozione del presente R.E. che non<br />
comportano modifiche alla sagoma planivolumetrica, sono ammesse le distanze<br />
preesistenti.<br />
Per gli interventi su edifici esistenti alla data di adozione del presente R.E., che<br />
comportino modifiche alla sagoma planivolumetrica, quali ampliamenti, sopraelevazioni e<br />
nuove costruzioni, la distanza minima dai confini di proprietà o dai confini di zona non<br />
deve essere inferiore a due terzi dell’altezza della parete più elevata e comunque non<br />
inferiore a m 5, salvo diversa indicazione per casi specifici eventualmente prevista dalle<br />
norme di zona (strumenti urbanistici preventivi, edifici rurali o altri manufatti per i quali<br />
vigono normative speciali).<br />
E’ ammessa l’edificazione in confine di zona solo se tale confine separa due aree<br />
della stessa proprietà, di cui una ricadente in ZTO E.<br />
E’ ammessa l’edificazione in aderenza ad edificio preesistente costruito sul confine,<br />
nel rispetto di quanto indicato dal Codice Civile.<br />
Le costruzioni adibite a pertinenze del fabbricato principale (autorimesse, lavanderie,<br />
cantinole, ecc.) se di altezza massima inferiore a m 3, possono essere edificate in ogni<br />
zona, con esclusione della zona A, in confine di proprietà.<br />
La norma delle distanze non si applica tra le aree residenziali e aree di verde<br />
attrezzato e di parcheggio, se non disposto diversamente dalle tavole di piano.<br />
2.10.4) Distanza degli edifici dalle strade – arretramenti<br />
Salvo quanto disposto dall’art.14.1 del presente R.E. o indicato nelle tavole di<br />
P.R.G./V, ogni tipo di intervento nell’edificato esistente dovrà avvenire in allineamento con<br />
quanto consolidato precedentemente.<br />
Se tale allineamento non è definibile, dovrà rispettarsi il distacco minimo di m 5 in<br />
arretramento dal confine stradale.<br />
Per le zone produttive o residenziali in espansione, se non disposto diversamente<br />
nei piani particolareggiati con previsioni planivolumetriche, valgono gli arretramenti del<br />
D.M. n. 1404/1968 e dell’art. 45 della L.R. n. 47/1978, di m. 5, 7, 5, 15 per sezioni stradali<br />
rispettivamente inferiori a m. 7, compresi fra m. 7 e m. 15, sempreché non sia disposto<br />
diversamente in applicazione delle prescrizioni delle presenti normative sulla viabilità<br />
comunale.<br />
Per l’edificato esistente all’esterno degli abitati, così come definiti nelle tavole di<br />
P.R.G./V, ma all’interno delle fasce di rispetto stradale, sono ammessi interventi di<br />
ristrutturazione e/o ampliamento da effettuarsi, questi ultimi, nella parte non prospiciente il<br />
fronte stradale e in direzione perpendicolare allo stesso oltre a quanto indicato all’art. 22<br />
delle N.T.A.<br />
All’esterno degli stessi abitati, è prescritto, per ogni nuovo intervento ammesso<br />
(recinzioni, edificazioni, ecc.), il rispetto delle distanze degli artt. 26, 27 del D.P.R. n.<br />
495/1992 e successive modifiche. Sono esclusi da tale vincolo i manufatti di modesta<br />
mole necessari per la gestione del territorio (cabine elettriche, del gas, ecc.), di arredo<br />
urbano o di servizio ai trasporti extra-urbani, nonché manufatti interrati e recinzioni di<br />
altezza inferiore a m 3.<br />
<br />
2.10.5) Indice di visuale libera (Ivl):<br />
Rappresenta il rapporto minimo che deve esistere tra la distanza tra le varie fronti di<br />
un fabbricato da altri edifici, dai confini di zona o di proprietà e l’altezza (Hf) dalle fronti<br />
stesse. Per le fronti dello stesso edificio si applica nel caso di sporti superiori a mt.3.<br />
12
In tutte le zone dovrà essere rispettata una visuale libera pari allo 0.5 dell’altezza Hf<br />
o in caso di edifici contigui della somma delle altezze delle fronti stesse.<br />
<br />
13
3. PARAMENTRI URBANISTICI<br />
I parametri urbanisti fissano i limiti dimensionali entro i quali deve svolgersi l’attività di<br />
urbanizzazione e della successiva edificazione.<br />
3.1 Superficie territoriale (St = mq)<br />
Per superficie territoriale si intende la superficie una porzione del territorio<br />
comprendente le aree per urbanizzazioni primarie e secondarie e la superficie fondiaria.<br />
3.2 Superficie fondiaria (Sf = mq)<br />
Per superficie fondiaria si intende quella parte di area residua edificatoria che<br />
risulterà dalla superficie territoriale deducendo le superfici per opere di urbanizzazione<br />
primaria e secondaria.<br />
3.3 Superficie minima di intervento (Sm = mq)<br />
Per superficie minima di intervento si intende l’area minima richiesta per poter<br />
attuare un intervento edilizio diretto.<br />
La superficie minima di intervento è determinata dalle norme tecniche di attuazione del<br />
P.R.G. per ciascuna zona omogenea.<br />
3.4 Indice di fabbricabilità territoriale (It = mc/ha)<br />
L’indice di fabbricabilità rappresenta il volume massimo costruibile per ogni ettaro di<br />
superficie territoriale.<br />
3.5 Indice di fabbricabilità fondiaria (If = mc/mq)<br />
L’indice di fabbricabilità fondiaria è il volume massimo costruibile per ogni mq di<br />
superficie fondiaria.<br />
3.6 Indice di utilizzazione territoriale (Ut = mq/ha)<br />
Indice di utilizzazione territoriale è il rapporto tra la superficie lorda dei fabbricati e la<br />
superficie territoriale (Sl/St).<br />
3.7 Indice di utilizzazione fondiaria (Uf = mq/mq)<br />
L’indice di utilizzazione fondiaria rappresenta il rapporto tra l’area della superficie<br />
lorda e l’area della superficie fondiaria (Sl/Sf).<br />
3.8 Utilizzazione degli indici<br />
L’utilizzazione degli indici corrispondenti ad una determinata area esclude ogni<br />
successiva richiesta di concessione edilizia a costruire sull’area medesima, salvo il caso<br />
di demolizione con ricostruzione.<br />
Il conteggio dei parametri edilizi viene effettuata sull’intera area.<br />
L’area di intervento minima (art.3.5) può essere composta anche da più proprietà<br />
adiacenti, aventi la medesima destinazione omogenea. In questo caso la concessione<br />
dovrà essere richiesta da tutti i proprietari interessati con una specifica convenzione, o nel<br />
caso di un singolo richiedente tramite documenti comprovanti la disponibilità globale delle<br />
aree.<br />
<br />
<br />
14
4. TIPI DI INTERVENTO<br />
4.1 Manutenzione ordinaria<br />
Sono opere di manutenzione ordinaria quelle che riguardano la riparazione, il<br />
rinnovamento e la sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o<br />
mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti quali:<br />
riparazione o sostituzione di grondaie, pluviali, canne fumarie, canne di<br />
aspirazione, camini, senza alterazione dei materiali esistenti;<br />
pulitura esterna, ripresa parziale di intonaci senza alterazione di materiali o delle<br />
tinte esistenti;<br />
pulitura, riparazione, sostituzione o tinteggiatura degli infissi, recinzioni, manti di<br />
copertura, pavimentazioni esterne senza alterazioni di materiali esistenti, o delle<br />
tinte o delle tecnologie;<br />
rifacimento parziale di rivestimenti esterni, senza modificazioni dei tipi di materiali<br />
esistenti o delle tinte o delle tecnologie;<br />
riparazione o sostituzione di infissi interni;<br />
riparazione o sostituzione di pavimenti interni;<br />
riparazione ed ammodernamento di impianti tecnici che non comportino la<br />
costruzione o la destinazione ex novo di locali per servizi igienici e tecnologici;<br />
rifacimento degli intonaci interni, pittura e tinteggiatura;<br />
riparazione degli impianti tecnologici in edifici industriali ed artigianali.<br />
4.2 Manutenzione straordinaria<br />
Costituiscono interventi di manutenzione straordinaria le opere e le modifiche<br />
necessarie per rinnovare o sostituire parti, anche strutturali, fatiscenti, degli edifici nonché<br />
le opere e le modifiche necessarie per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e<br />
tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e<br />
non comportino modifiche alle destinazioni d’uso.<br />
In particolare sono opere di manutenzione straordinaria:<br />
il rifacimento totale di intonaci esterni, di recinzioni, di manti di copertura, delle<br />
tinteggiature esterne, delle pavimentazioni esterne, con modificazione dei tipi dei<br />
materiali, o delle tinte esistenti;<br />
rifacimento ex-novo di locali per servizi igienici e tecnologici;<br />
demolizione o sostituzione di solai;<br />
demolizione di tramezzature;<br />
adeguamento delle strutture perimetrali, delle coperture e dei solai a fini strutturali<br />
o di coibenza termica ed acustica;<br />
sostituzione di elementi architettonici (inferriate, bancali, cornici, zoccolature,<br />
gradini, ecc.) con modificazioni dei tipi e della forma;<br />
installazione di cancelli, cancelletti, inferriate;<br />
installazione di antenne di grandi dimensioni;<br />
installazione e sostituzione di vetrine con alterazione dei tipi, dei colori e dei<br />
materiali;<br />
costruzione di nuove canne fumarie che interessino le pareti esterne dell’edificio.<br />
Nel caso di interventi su edifici classificati A2 vanno comunque rispettate nella<br />
manutenzione straordinaria le prescrizioni del P.R.G relative a tali edifici.<br />
La manutenzione straordinaria non è ammessa nei casi di restauro scientifico. In tal<br />
caso deve essere richiesta una concessione edilizia.<br />
Per gli edifici industriali ed artigianali costituiscono interventi di manutenzione<br />
15
straordinaria le opere e le modifiche necessarie al rinnovamento degli impianti e quelle<br />
finalizzate all’adeguamento tecnologico senza aumento di carico urbanistico.<br />
4.3 Opere interne<br />
Gli interventi sono quelli previsti dall’art. 26 della L. n. 47/1985.<br />
Rientrano fra tali opere quelle che effettuate su immobili non vincolati ai sensi delle<br />
leggi n. 1089/1939 e 1497/1939 non siano in contrasto con gli strumenti urbanistici<br />
adottati o approvati, non comportino modifiche alla sagoma della costruzione, dei<br />
prospetti, né aumento delle superfici utili e del numero delle unità immobiliari, non<br />
modifichino la destinazione d’uso delle costruzioni e delle singole unità immobiliari, non<br />
rechino pregiudizio alla staticità dell’immobile e, per quanto riguarda gli immobili compresi<br />
nelle zone indicate alla lettera A dell’art. 2 del D.M. 02/04/68 rispettino le originarie<br />
caratteristiche costruttive.<br />
Contestualmente all’inizio dei lavori, il proprietario dell’unità immobiliare deve<br />
presentare al comune una relazione, a firma di un professionista abilitato alla<br />
progettazione che asseveri le opere da compiersi e il rispetto delle norme di sicurezza e<br />
delle norme igienico sanitarie vigenti.<br />
4.4 Restauro e risanamento conservativo<br />
Sono interventi di restauro e di risanamento conservativo quelli rivolti a conservare<br />
l’organismo edilizio e ad assicurare la funzionalità mediante un insieme sistematico di<br />
opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso,<br />
ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili.<br />
Sono da ricomprendere in tali categorie le categorie di intervento:<br />
- restauro scientifico;<br />
- restauro e risanamento conservativo tipo A) e B);<br />
- ripristino tipologico.<br />
4.4.1) Restauro scientifico<br />
<br />
Gli interventi di restauro scientifico riguardano le unità edilizie che hanno assunto<br />
rilevante importanza nel contesto urbano territoriale per specifici caratteri architettonici od<br />
artistici.<br />
Gli interventi di restauro scientifico consistono in un insieme di opere che, nel<br />
rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturale dell’edificio, ne consentono la<br />
conservazione valorizzandone i caratteri e rendendone possibile un uso adeguato alle<br />
intrinseche caratteristiche.<br />
Il tipo di intervento prevede:<br />
a) il restauro degli aspetti architettonici o il ripristino delle parti alterate, e cioè:<br />
- il restauro o il ripristino dei fronti esterni o interni;<br />
- il restauro o i l ripristino degli ambiento interni;<br />
- la ricostruzione filologica di parti dell’edificio eventualmente crollate o demolite;<br />
- la conservazione o il ripristino dell’impianto distributivo-organizzativo originale;<br />
- la conservazione o il ripristino degli spazi liberi, quali, tra gli altri le corti, i larghi, i<br />
piazzali, gli orti, i giardini, i chiostri;<br />
b) il consolidamento, con sostituzione delle parti non recuperabili senza modificare<br />
16
la posizione o la quota dei seguenti elementi strutturali;<br />
- murature portanti sia interne che esterne;<br />
- solai e volte;<br />
- scale;<br />
- tetto, con ripristino del manto di copertura originale;<br />
c) la eliminazione delle superfetazioni come parti incongrue all’impianto originario o<br />
agli ampliamenti organici del medesimo;<br />
d) l’inserimento degli impianti tecnologici e igienico-sanitari essenziali nel rispetto<br />
delle norme di cui ai punti precedenti.<br />
4.4.2) Restauro e risanamento conservativo<br />
Gli interventi di restauro e risanamento conservativo riguardano le unità edilizie in<br />
buono e mediocre stato di conservazione che, pur non presentando particolari pregi<br />
architettonici ed artistici, costituiscono parte integrante del patrimonio edilizio<br />
dell’insediamento storico, sia in quanto elementi partecipanti alla formazione dell’ambiente<br />
storico antico, sia perché significativi dal punto di vista tipologico per la distribuzione<br />
interna degli ambienti, la disposizione degli elementi di collegamento verticale o per le<br />
altre caratteristiche morfologiche.<br />
Gli interventi di restauro e risanamento conservativo sono quelli rivolti a conservare<br />
l’organismo edilizio e ad assicurare la funzionalità mediante un insieme sistematico di<br />
opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso,<br />
ne consentono destinazioni d’uso con essi compatibili.<br />
Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi<br />
costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle<br />
esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio.<br />
I tipi di intervento della categoria A2 restauro e risanamento conservativo sono<br />
specificato all’interno delle seguenti sottocategorie:<br />
4.4.2a) Restauro e risanamento conservativo di tipo A<br />
Gli interventi di restauro conservativo di tipo A riguardano le unità edilizie il cui stato<br />
di conservazione consente di riconoscere la rilevanza tipologica, strutturale e morfologica<br />
dell’edificio e permette il suo completo recupero.<br />
Il tipo di intervento prevede:<br />
a)la valorizzazione degli aspetti architettonici per quanto concerne il ripristino dei<br />
valori originali, mediante:<br />
- il restauro e il ripristino del fronti esterni ed interni; su questi ultimi sono consentiti<br />
parziali modifiche purché non venga alterata l’unitarietà del prospetto e siano<br />
salvaguardati gli elementi di particolare pregio;<br />
- il restauro e il ripristino degli ambienti interni nel caso in cui vi siano elementi di<br />
documentata importanza;<br />
a) il consolidamento con sostituzione delle parti non recuperabili, senza modificare<br />
la posizione dei seguenti elementi strutturali:<br />
- murature portanti sia interne che esterne;<br />
- solai e volte;<br />
- scale;<br />
- tetto, con ripristino del manto di copertura originale;<br />
b) l’eliminazione delle superfetazioni come parti incongrue all’impianto originario e<br />
agli ampliamenti organici del medesimo;<br />
c) l’inserimento di impianti tecnologici e igienico-sanitari essenziali nel rispetto delle<br />
norme di cui ai punti precedenti.<br />
17
d) quanto previsto dal Capitolo 13 “Valori formale e compositiva dell’opera edilizia”<br />
del presente R.E.<br />
Per unitarietà di prospetto si intende il mantenimento delle bucature esistenti,<br />
l’inserimento di porte o finestre in asse con quelle esistenti o comunque in armonia e<br />
proporzione con il prospetto.<br />
4.4.2b) Restauro e risanamento conservativo di tipo B<br />
Gli interventi di restauro e risanamento conservativo di tipo B riguardano le unità<br />
edilizie in mediocre stato di conservazione ed in carenza di elementi architettonici di<br />
pregio, che fanno tuttavia parte integrante del patrimonio edilizio storico.<br />
Il tipo di intervento prevede:<br />
a) la valorizzazione degli aspetti architettonici mediante:<br />
- il restauro e il ripristino del fronti esterni ed interni; su questi ultimi sono ammesse<br />
nuove aperture purché non venga alterata l’unitarietà del prospetto;<br />
- il restauro degli ambienti interni; su questi sono consentiti adeguamenti della<br />
altezza interna degli ambienti rimanendo fisse le quote delle finestre e della linea<br />
di gronda;<br />
b) il consolidamento e il nuovo intervento strutturale esteso a larghe parti<br />
dell’edificio;<br />
c) la eliminazione delle superfetazioni definite come parti incongrue all’impianto<br />
originario e agli ampliamenti organici del medesimo;<br />
d) l’inserimento degli impianti tecnologici ed igienico sanitari essenziali nel rispetto<br />
delle norme di cui ai punti precedenti;<br />
e) quanto previsto dal Capitolo 13 “Valori formale e compositiva dell’opera edilizia”<br />
del presente R.E.<br />
4.4.2c) Ripristino tipologico<br />
Gli interventi di ripristino tipologico riguardano le unità edilizie fatiscenti o<br />
parzialmente demolite che non rientrano nella categoria A1 e di cui è possibile reperire<br />
adeguata documentazione della loro organizzazione tipologica originaria individuabile<br />
anche in altre unità edilizie dello stesso periodo storico.<br />
Il tipo di intervento riguarda:<br />
La valorizzazione degli aspetti architettonici mediante:<br />
- il ripristino dei collegamenti verticali e orizzontali collettivi quali androni, blocchi<br />
scale, portici;<br />
- il ripristino e il mantenimento della forma, dimensioni e dei rapporti fra unità<br />
edilizie preesistenti ed aree scoperti quali corti, chiostri;<br />
- il ripristino di tutti gli elementi costitutivi del tipo edilizio, quali partitura delle<br />
finestre, ubicazione degli elementi principali e particolari elementi di finitura.<br />
4.3 Ristrutturazione edilizia<br />
Gli interventi di ristrutturazione edilizia sono quelli volti a trasformare gli organismi<br />
edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo<br />
edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente.<br />
Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzioni di alcuni elementi costitutivi<br />
dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi e di impianti<br />
senza aumento del volume e delle altezze preesistenti.<br />
I tipi di intervento della categoria Ristrutturazione edilizia sono specificati nelle<br />
seguenti sotto categorie.<br />
18
4.3.1) Ristrutturazione<br />
Gli interventi di ristrutturazione riguardano le unità edilizie con elementi o parti di<br />
esso, esterne od interne, ancora conservate nel loro assetto e nella loro configurazione<br />
originaria.<br />
Il tipo di intervento prevede:<br />
la valorizzazione degli aspetti urbanistici architettonici mediante:<br />
– il restauro e il ripristino dei fronti esterni ed interni per le parti originarie ancora<br />
conservate e per gli elementi di particolare valore stilistico; mentre in generale<br />
deve essere salvaguardata l’unitarietà dei prospetti e la configurazione dei corpi<br />
edilizi;<br />
– il restauro e il ripristino degli ambienti interni per le parti originarie ancora<br />
consistenti e per gli elementi di particolare valore stilistico;<br />
– il ripristino e la sostituzione delle opere necessarie per il riordino dei collegamenti<br />
verticali ed orizzontali collettivi nonché dei servizi;<br />
– l’inserimento di nuovi elementi ed impianti.<br />
4.3.2) Ripristino edilizio<br />
Gli interventi di ripristino edilizio riguardano gli spazi già edificati e ora<br />
completamente demoliti dei quali non è possibile reperire adeguata documentazione della<br />
loro organizzazione e per i quali è necessario ricostruire la compagine edilizia originaria.<br />
Il tipo di intervento prevede:<br />
- la ricostruzione con nuovo intervento nel rispetto degli allineamenti orizzontali e<br />
verticali, prevalenti nell’isolato, prevedendo la quota di parcheggio fissata dalla legge<br />
e la cessione o monetizzazione di uno standards di parcheggio pubblico non<br />
inferiore a mq.3 ogni 30mq di superficie utile.<br />
4.4 Ristrutturazione urbanistica<br />
Gli interventi di ristrutturazione urbanistica sono quelli rivolti a sostituire l’esistente<br />
tessuto urbanistico con altro diverso mediante un insieme sistematico di interventi edilizi<br />
anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati, della rete stradale, ognuno<br />
risultante in contrasto con le caratteristiche dell’impianto urbano ed edilizio originario.<br />
4.5 Mutamento della destinazione d’uso<br />
Si definisce mutamento della destinazione delle singole unità immobiliari (con o<br />
senza esecuzione di opere) la modificazione da uno ad un altro degli usi classificati dal<br />
P.R.G.<br />
La destinazione d’uso in atto dell’immobile o dell’unità immobiliare è quella stabilita<br />
dalla licenza o concessione edilizia ovvero dalla autorizzazione rilasciata ai sensi di legge<br />
e in assenza o indeterminazione di tali atti, dalla classificazione catastale attribuita in sede<br />
di primo accatastamento o da altri documento comprovanti. Si ha mutamento d’uso<br />
quando si modifica l’uso in atto dell’unità immobiliare per più del trenta per cento della<br />
superficie utile dell’unità stessa o per più di trenta mq.<br />
4.6 Nuova costruzione<br />
Si definisce “nuova costruzione” l’opera edilizia volta a realizzare un nuovo edificio<br />
od un nuovo manufatto, sia fuori che entro terra.<br />
Rientrano in questo tipo di intervento le opere costituenti pertinenze ed impianti tecnologici<br />
19
al servizio di edifici esistenti in applicazione dell’art. 7 della legge 94/82, e qualsiasi<br />
manufatto che, indipendentemente dalla durata, inamovibilità od incorporazione al suolo,<br />
con qualsiasi destinazione d’uso, non rientri espressamente nella categoria dei veicoli (art.<br />
20 D.P.R. 15/06/53, n. 393).<br />
<br />
4.7 Ampliamento<br />
Si definisce ampliamento di edificio esistente, l’intervento che comporta un<br />
incremento fino ad un massimo del 20% delle superfici esistenti (Su, Sn, Snr, Sa) per<br />
modifica planimetrica o sopraelevazione. Per incrementi superiori al 20% l'intervento si<br />
considera di nuova costruzione.<br />
Gli interventi possono comportare o meno la contestuale trasformazione delle parti<br />
esistenti.<br />
4.8 Demolizione<br />
Si definisce demolizione un intervento volto a rimuovere in tutto o in parte manufatti<br />
preesistenti. Sui manufatti per i quali è prevista la demolizione, sono consentiti solamente<br />
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.<br />
Gli interventi di demolizione sono specificati all’interno di due sottocategorie:<br />
a) demolizione senza ricostruzione;<br />
b) demolizione con ricostruzione, quando l’intervento prevede la ricostruzione di un<br />
fabbricato diverso in tutto o in parte dall’esistente.<br />
4.9 Costruzione pertinenze<br />
I manufatti destinati in modo durevole a servizio di edifici esistenti sono classificati<br />
come pertinenze, quali autorimesse fino alla quantità di 1 mq/10 mc indicata all’art. 2 della<br />
L. n. 122/89, nonché gli spazi di parcheggio predisposti e mantenuti tali ai sensi della<br />
legge predetta.<br />
4.10 Costruzione di manufatti temporanei e stagionali<br />
Sono ammesse opere per l’installazione di manufatti di carattere temporaneo per<br />
esigenze precarie a condizione che non siano modificati in modo permanente lo stato dei<br />
luoghi, che la permanenza non sia superiore a sei mesi, e che la destinazione d’uso non<br />
contrasti con gli usi previsti nella zonizzazione vigente. Non rientrano in tale categoria i<br />
manufatti temporanei funzionali connessi ad interventi edilizi o assimilabili ad essi.<br />
4.11 Opere di arredo urbano e opere minori<br />
Si definiscono “Interventi relativi all’arredo urbano e alle opere minori” i seguenti<br />
interventi:<br />
cartelloni, insegne ed altri indicatori pubblicitari;<br />
vetrinette, attrezzature per l’illuminazione degli spazi pubblici;<br />
lapidi e ceppi commemorativi;<br />
cabine di pubblici servizi;<br />
manufatti esterni ed opere nel sottosuolo al servizio delle reti;<br />
altre opere aventi rilevanza nel quadro urbano;<br />
recinzioni;<br />
tende pensili o sulle fronti esterne degli edifici;<br />
manufatti per accessi pedonali e carrai, pavimentazioni esterne;<br />
arredi esterni (tralicci, pergolati scoperti o con copertura permeabile, chiostri,<br />
gazebo, voliere, ecc.),<br />
muri e manufatti per la sistemazione delle aree esterne;<br />
20
sistemazione aree libere;<br />
installazione di manufatti temporanei e/o stagionali asportabili;<br />
edilizia funeraria;<br />
deposito di materiali a cielo aperto.<br />
4.12 Interventi di edilizia minore<br />
S’intendono interventi di edilizia minore quei manufatti destinati in modo durevole o<br />
stagionale, al servizio o ad ornamento, purché di modesta entità dimensionale, tale da<br />
non pregiudicare gli elementi costitutivi degli strumenti urbanistici vigenti.<br />
Non sono comunque da considerarsi pertinenze, i manufatti che costituiscono<br />
superficie utile netta e/o unità immobiliare autonome e che la loro superficie sia maggiore<br />
del 20% della superficie coperta dell’unità immobiliare principale esistente.<br />
Per quanto riguarda i pergolati di abbellimento degli edifici residenziali, sono da<br />
considerarsi pertinenze se non in contrasto con i limiti di cui sopra e purché la copertura<br />
sia di materiali leggeri quali canniccio, rampicanti, teli, ecc.<br />
Sono da considerarsi pertinenze, i manufatti d’arredo giardino quali Gazebi, o<br />
casette per gli attrezzi da giardino purché i lati non siano maggiori di mt. 2.00/2.50 altezza<br />
non maggiore di 2.40, con una tipologia in armonia con l’edificio principale, da realizzarsi<br />
sui retri dei fabbricati principali e, se non in confine, ad una distanza tale da permetterne<br />
l’accesso a persona per la normale pulizia (taglio d’erba, raccolta foglie secche) in ogni<br />
modo non inferiore a mt.1.00.<br />
Qualora sia impossibile, per mancanza di spazio, installare tali pertinenze sul retro<br />
dei fabbricati principali, esse potranno essere autorizzate se poste in allineamento con<br />
l’edificio principale purché non costituiscano ostacolo alla visibilità ed alla sicurezza<br />
stradale.<br />
4.13 Recupero dei sottotetti (L.R. 6/04/1998 n.11)<br />
E’ possibile il recupero a fini abitativi dei sottotetti di edifici esistenti, con l’obiettivo di<br />
contenere il consumo di nuovo territorio attraverso una più efficace riutilizzo dei volume<br />
esistenti, nel rispetto delle caratteristiche tipologiche e morfologiche degli immobili e delle<br />
prescrizioni igienico-sanitarie e alle seguenti condizioni:<br />
a) l’altezza utile media di m.2.40, per i locali, adibiti ad abitazione, e di m. 2,20 per i<br />
locali adibiti a servizi, quali corridoi, disimpegni, bagni e ripostigli. L’altezza utile<br />
media è calcolata dividendo il volume utile della parte del sottotetto la cui altezza<br />
superi m.1,80 per la superficie utile relativa;<br />
b) se le aperture aereoilluminanti sono ricavate nella falda del tetto, il rapporto di<br />
illuminazione può essere ridotto fino a 1/16 della superficie del locale; qualora le<br />
finestre siano ubicate in parte in falda in parte in parete, va inteso che queste<br />
ultime concorrono al raggiungimento di 1/16 solo in ragione della metà della loro<br />
superficie. La superficie illuminante così definita, misurata al lordo degli infissi,<br />
deve anche essere apribile per garantire un’idonea ventilazione dei locali e deve<br />
essere integrata dalla ventilazione continua naturale mediante presa d’aria o da<br />
ventilazione continua meccanica, variabile in funzione della destinazione d’uso al<br />
fine di garantire il livello richiesto dai Requisiti cogenti.<br />
c) non devono essere modificate le altezze di colmo, di gronda nonché le linee di<br />
pendenza delle falde. Non sono da considerare modifiche delle altezze ed<br />
aumento dei volumi quelle dovute alla posa di materiale isolante all’estradosso<br />
del solaio di copertura per il contenimento dei consumi energetici in applicazione<br />
della legge 10/1991 su risparmio energetico.<br />
d) Il recupero esclusivamente a fini abitativi dei sottotetti può avvenire solo per gli<br />
21
edifici a destinati in prevalenza a residenza. Tali edifici possono essere individuati<br />
in quelli aventi una Superficie residenziale complessiva Sc = (Su + Snr) superiore<br />
a quella destinata ad altre attività.<br />
5. COMMISSIONE EDILIZIA<br />
art.5.1 – COMMISSIONE EDILIZIA – Definizione e compiti - “soppresso”;<br />
5.1 Definizione e compiti<br />
La Commissione Edilizia è l’organo consultivo del Comune nel settore urbanistico ed<br />
edilizio.<br />
Nel settore urbanistico la Commissione Edilizia esprime il proprio parere solo in<br />
ordine all’aspetto morfologico della struttura urbana e territoriale sui seguenti atti del<br />
Comune:<br />
a) strumenti urbanistici generali e varianti;<br />
b) strumenti attuativi del P.R.G.;<br />
Nel settore edilizio la Commissione Edilizia esprime il proprio parere in merito a:<br />
a) Regolamento Edilizio, sue modificazioni e circolari esplicative;<br />
c) interventi edilizi pubblici e privati, successivamente alle verifiche normative svolte<br />
dagli uffici comunali, esprime il proprio parere solo in riferimento agli aspetti<br />
formali, compositivi ed architettonici delle opere edilizie ed al loro inserimento nel<br />
contesto urbano, ambientale e paesaggistico, tenendo conto della dichiarazione<br />
degli indirizzi.<br />
Gli interventi sottoelencati sono soggetti al parere della Commissione edilizia<br />
soltanto qualora riguardino il patrimonio edilizio esistente soggetto ai vincoli di<br />
restauro, e risanamento conservativo o vincolato ai sensi del DL. 490/99:<br />
a) opere interne alla singola unità immobiliare, sia essa alloggio, unità produttiva o<br />
commerciale (art. 26, L 47/85 - art. 31 lettera b, L 457/78);<br />
b) cambi di destinazione d’uso di singole unità immobiliari, non connesse a<br />
trasformazioni fisiche (vedi L.R. 46/88 art. 2 e successive modificazioni ed<br />
integrazioni);<br />
c) rifacimento e risanamento conservativo delle coperture;<br />
d) recinzioni che non comportino valutazioni di tipo estetico o urbanistico, in<br />
presenza di Piani dell’Arredo urbano o altre norme particolari in materia;<br />
e) variazioni esterne che non incidano sulla tipologia e/o morfologia dell’edificio;<br />
f) tettoie, piani di carico e pozzi;<br />
g) sistemazione dei terreni, depositi a cielo aperto;<br />
h) imp. tecnologici al servizio di edifici esistenti salvo quanto previsto alla lettera e)<br />
i) pertinenze.<br />
Al termine del mandato, la Commissione Edilizia redige un rapporto consuntivo sulla<br />
propria attività e lo comunica alla Giunta Comunale.<br />
Non sono soggette al parere della C.E. le opere realizzate mediante denuncia di<br />
inizio attività.<br />
L’ufficio tecnico comunale può richiedere in ogni caso il parere della C.E. qualora lo<br />
ritenga opportuno.<br />
All’atto del suo insediamento la C.E. formula in un documento denominato<br />
“Dichiarazione di indirizzi” i criteri che adotterà nella valutazione dei progetti sottoposti al<br />
suo esame. Al termine del proprio mandato la Commissione deve redigere un rapporto<br />
consultivo della propria attività e lo comunica alla Giunta Comunale.<br />
22
5.2 Composizione e nomina<br />
art.5.2 – COMMISSIONE EDILIZIA – Composizione e nomina – “soppresso”;<br />
La Commissione Edilizia è nominata dalla Giunta Comunale ed è composta:<br />
a) dal Sindaco ovvero su delega del medesimo da un Assessore o funzionario<br />
delegato, in qualità di Presidente;<br />
b) da n.5 membri, rappresentativi delle categorie professionali della progettazione,<br />
scelti su terne proposte dagli ordini o collegi professionali degli ingegneri, degli architetti,<br />
geologi, dei geometri e dei periti industriali;<br />
d) da n.3 membri, scelti tra esperti in urbanistica, tutela dell’ambiente, difesa del<br />
suolo e bellezze naturali. Non possono far parte della Commissione Edilizia i<br />
rappresentanti di Organi o Istituzioni ai quali per legge è demandato un parere<br />
specifico ed autonomo sulla materia.<br />
La Commissione Edilizia resta in carica tre anni ed i suoi componenti possono<br />
essere confermati consecutivamente una sola volta.<br />
I membri che non partecipano a tre sedute consecutivamente, senza giustificati<br />
motivi, decadono dalla carica.<br />
In caso di dimissioni, decadenza o morte di uno o più membri della Commissione, la<br />
Giunta Comunale dichiara la decadenza e provvede alla relativa sostituzione, con le<br />
modalità sopra enunciate e per il solo periodo di durata in carica della Commissione.<br />
Segretario della Commissione Edilizia, senza diritto di voto è il responsabile del<br />
Servizio Tecnico Comunale o un dipendente con qualifica tecnica di tale Servizio, all’uopo<br />
designato.<br />
I componenti della C.E. non possono presenziare all’esame e alla valutazione dei progetti<br />
da essi elaborati o all’esecuzione dei quali siano comunque interessati.<br />
5.3 Funzionamento<br />
art.5.3 – COMMISSIONE EDILIZIA – Funzionamento – “soppresso”;<br />
La Commissione Edilizia si riunisce nella Sede Municipale almeno una volta al mese.<br />
La convocazione deve essere comunicata per iscritto dal Presidente e pervenire almeno<br />
sette giorni prima della seduta. Le riunioni della Commissione Edilizia sono valide in prima<br />
convocazione se interviene la metà più uno dei componenti, tra i quali il Presidente; in<br />
seconda convocazione, la quale deve essere fissata a non meno di 1 ora dalla prima, se<br />
intervengono 3 componenti, tra cui il Presidente ed almeno due esperti previsti dall’art.<br />
5.2, comma 1. Il numero legale dei componenti la Commissione deve essere verificato al<br />
momento di ogni votazione.<br />
L’ordine del giorno della riunione, suddiviso eventualmente in progetti da sottoporre<br />
alle Commissioni Integrate, progetti preliminari e progetti normali, contiene tutte le pratiche<br />
trasmesse dal responsabile del procedimento, secondo l'ordine di presentazione.<br />
La C.E., qualora lo ritenga necessario per l’espressione del parere, può procedere<br />
ad un supplemento di istruttoria per i seguenti motivi:<br />
a) convocazione del progettista nel corso della riunione della C.E., per chiarimenti<br />
23
elativi agli elaborati presentati;<br />
b) necessità di sopralluogo.<br />
Il progettista può chiedere di essere sentito dalla C.E., la quale decide in merito a<br />
maggioranza.<br />
Il parere della C.E. sarà espresso nella prima riunione utile successiva alla presa<br />
d’atto degli ulteriori elementi di valutazione, e comunque entro 45 giorni dal ricevimento<br />
degli atti, trasmessi dal responsabile del procedimento alla Commissione Edilizia.<br />
La Commissione Edilizia esprime i seguenti pareri:<br />
a) parere favorevole;<br />
b) parere favorevole con eventuali prescrizioni;<br />
c) parere contrario motivato.<br />
E’ valido il parere che sia stato espresso con un numero di voti che rappresenti la<br />
maggioranza dei membri presenti alla seduta. In caso di parità prevale il voto del<br />
Presidente.<br />
I componenti della Commissione edilizia non possono presenziare all’esame e alla<br />
valutazione dei progetti da essi elaborati o all’esecuzione dei quali siano comunque<br />
interessati. La partecipazione al voto su una opera edilizia costituisce per i membri della<br />
Commissione Edilizia motivo di incompatibilità ad eseguire la progettazione, anche<br />
parziale e/o esecutiva, la direzione lavori o la esecuzione dell’opera medesima. La<br />
trasgressione comporta la revoca da membro della Commissione ad opera della Giunta<br />
Comunale e la segnalazione all’Ordine od al Collegio di appartenenza dell’iscritto.<br />
E’ presente ai lavori della Commissione Edilizia il tecnico comunale che ha curato<br />
l’istruttoria dei progetti o degli atti da valutare.<br />
Delle adunanze della Commissione Edilizia viene redatto apposito verbale firmato<br />
dal Presidente, dal Segretario e da almeno 2 commissari, che riporta i pareri espressi sui<br />
singoli progetti posti all’ordine del giorno. Il Segretario, inoltre, appone sui disegni di<br />
progetto la dicitura: “Esaminato nella seduta del ............................. dalla Commissione<br />
Edilizia”, completata dalla data e dalla vidimazione del Presidente. I pareri della<br />
Commissione Edilizia sono resi noti al pubblico, in forma sommaria, con appositi elenchi<br />
da pubblicare all’Albo pretorio.<br />
5.4 Commissione edilizia integrata<br />
art.5.4 – COMMISSIONE EDILZIA – Commissione Edilizia Integrata – “soppresso”<br />
La Commissione Edilizia integrata con le modalità indicate all’art. 11 della L.27<br />
giugno 1974 n. 247, esprime il proprio parere sugli interventi di edilizia residenziale a<br />
totale carico dello Stato o della Regione o comunque fruenti di contributo statale o<br />
regionale.<br />
La Commissione edilizia integrata è composta oltre che dai membri della<br />
Commissione edilizia, da n. 3 membri rappresentativi delle Organizzazioni professionali<br />
agricole, maggiormente rappresentative a livello regionale, scelti tra terne indicate dalle<br />
organizzazioni professionali.<br />
Alle Commissioni Edilizie integrate previste al comma 1, si applicano tutte le<br />
disposizioni concernenti la formazione, durata, convocazione, votazione, verbalizzazione<br />
24
ecc. stabilite ai precedenti artt. 5.2 e 5.3, con la precisazione che per la validità delle<br />
sedute della Commissione Edilizia integrata devono essere presenti almeno due degli<br />
esperti, nelle ipotesi indicate dal primo comma, oltre che il numero legale della Commissione<br />
Edilizia.<br />
5.5 Dichiarazione di indirizzi<br />
art.5.5 – COMMISSIONE EDILIZIA – Dichiarazione di indirizzi – “soppresso”;<br />
La C.E., all’atto del suo insediamento deve formulare un documento chiamato<br />
“Dichiarazione di indirizzi” che esplicita i criteri e i metodi di lavoro che adotterà nella<br />
valutazione dei progetti sottoposti al suo esame. La dichiarazione di indirizzi definisce fra<br />
l’altro:<br />
- criteri e procedure per il supplemento di istruttoria ai sensi del comma 3 dell’art.<br />
5.2;<br />
- criteri e modalità di valutazione per la formulazione del parere preventivo;<br />
- regolamentazione dell'esame delle varianti progettuali, con particolare attenzione<br />
alla semplificazione procedurale nel caso di modifiche non significative dal punto di vista<br />
formale e compositivo;<br />
- possibilità di successivo esame semplificato nel caso di parere favorevole, già<br />
espresso sul progetto preliminare;<br />
- indicazioni preliminari e/o suggerimenti ricavabili dall'esperienza e criteri a cui la<br />
C.E. si atterrà per la formulazione del proprio parere;<br />
- chiarezza progettuale (leggibilità del progetto, analisi funzionale, importanza dei<br />
particolari costruttivi e degli aspetti cromatici, rapporto tra l'opera progettata e l'ambiente<br />
circostante);<br />
La dichiarazione di indirizzi deve essere approvata dal Consiglio comunale e così<br />
anche le eventuali revisioni.<br />
Qualora le C.E. che si susseguono non adottassero una propria dichiarazione di<br />
indirizzi, continua a valere quella formulata dalla precedente Commissione.<br />
5.6 Commissione per la Qualità architettonica e il Paesaggio (integrazioni<br />
approvate con atto C.C. n. 63 in data 15/12/2008)<br />
E’ istituita la “Commissione Comunale per la qualità Architettonica ed il Paesaggio”<br />
quale organo consultivo del Comune nel settore urbanistico ed edilizio cui spetta<br />
l’emanazione di pareri, obbligatori e non vincolanti, ai fini del rilascio dei provvedimenti<br />
comunali in materia di beni paesaggistici, interventi di ristrutturazione, di risanamento<br />
conservativo e restauro, e di abbattimento delle barriere architettoniche in edifici aventi<br />
valore storico e architettonico o collocati in zona di tutela ambientale.<br />
I pareri della Commissione sono espressi in ordine agli aspetti compositivi ed<br />
architettonici degli interventi ed al loro inserimento nel contesto urbano, paesaggistico e<br />
ambientale.<br />
La Commissione, tramite apposite convenzioni, può essere istituita in forma<br />
associata tra Comuni contermini sulla base di unità di paesaggio comuni così come<br />
individuate dal P.T.P.R e P.T.C.P., così da garantire una valutazione complessiva degli<br />
interventi dal punto di vista territoriale e paesaggistico.<br />
5.7. Composizione e nomina<br />
La Commissione è nominata dalla Giunta comunale ed è composta:<br />
da n. 04 (quattro) membri scelti tra esperti in urbanistica, arte, storia, geologia, tutela<br />
25
dell’ambiente ed agricoltura al cui interno sarà nominato il Presidente;<br />
dal responsabile del Settore Tecnico Comunale, o suo delegato, che svolge anche le<br />
funzioni di Segretario della Commissione che si asterrà dalla trattazione e dalla votazione<br />
dei pareri relativi alle autorizzazioni paesaggistiche.<br />
Lo “status” di esperto deve risultare dal titolo di studio o professionale o da attività<br />
nei campi specifici di cui al precedente comma, da comprovarsi mediante presentazione<br />
di “curriculum” personale;<br />
La Commissione dura in carica sino all’approvazione del nuovo Regolamento<br />
Urbanistico Edilizio (R.U.E.), e comunque non oltre 5 anni.<br />
I membri che non partecipano a tre sedute consecutive, senza giustificati motivi,<br />
decadono dalla carica;<br />
Non possono far parte della Commissione i rappresentanti di Organi o Istituzioni non<br />
comunali ai quali per legge è demandato un parere specifico ed autonomo sull’opera in<br />
esame;<br />
In caso di dimissioni, cessazione o decadenza di componenti della Commissione, la<br />
Giunta Comunale procede alla relativa sostituzione, con le modalità sopra enunciate e per<br />
il solo periodo residuo di durata in carica della Commissione stessa;<br />
5.8 Funzionamento della Commissione<br />
La convocazione deve essere fatta per iscritto dal Presidente almeno tre giorni prima<br />
della seduta. Per la validità delle sedute in prima convocazione è necessaria la presenza<br />
della metà più uno dei<br />
componenti tra i quali il Presidente.<br />
Qualora si verifichi la mancanza del numero legale in prima convocazione, la<br />
Commissione Edilizia viene nuovamente convocata un’ora dopo.<br />
In seconda convocazione è sufficiente la presenza del Presidente e di due membri .<br />
Il Presidente ha facoltà di convocare i progettisti per fornire alla Commissione a<br />
chiarimenti sui progetti sottoposti al suo parere. I pareri negativi vanno sempre motivati.<br />
Il parere è espresso a maggioranza di voti dei membri presenti alla seduta.<br />
In caso di parità prevale il voto del Presidente. Per ogni argomento discusso vanno<br />
trascritti a verbale il parere della Commissione, eventuali modificazioni richieste o<br />
condizioni poste, i voti favorevoli, contrari o di astensione ed eventuali dichiarazioni di<br />
voto. Il verbale viene sottoscritto dal presidente, da tutti i commissari presenti e dal<br />
segretario.<br />
5.9 Dichiarazione di indirizzi e rapporto consuntivo della Commissione<br />
La Commissione, all’atto del suo insediamento deve esplicare in un documento<br />
denominato “dichiarazione di indirizzi” i criteri ed i metodi di lavoro che essa adotterà nella<br />
valutazione dei progetti sottoposti al suo esame in rapporto alla qualità formale e<br />
compositiva degli interventi..<br />
5.10 Sportello unico per l’Edilizia<br />
La Giunta Comunale è competente per l’istituzione dello Sportello Unico per l’Edilizia<br />
di cui alla Legge Regionale 25.11.2002 n. 31.<br />
26
NORME PROCEDURALI PRIMA DELL’INIZIO DEI LAVORI<br />
6.CERTIFICATO D’USO<br />
6.1. Definizione<br />
Il certificato d’uso indica le prescrizioni ed i vincoli di carattere urbanistico ed edilizio<br />
riguardanti l’area e/o l’immobile interessato, contenuti in leggi, piani o regolamenti che<br />
devono essere osservati in caso di attività urbanistica-edilizia.<br />
In particolare, il certificato indica la destinazione di zona, gli usi previsti e consentiti<br />
dal P.R.G. vigente, i tipi e le modalità di intervento, gli indici ed i parametri edilizi e<br />
urbanistici di zona, nonché i vincoli previsti da piani o normative di carattere territoriale<br />
urbanistico a livello comunale o sovracomunale, che saranno oggetto di controllo<br />
comunale in sede di rilascio della concessione/autorizzazione edilizia.<br />
6.2. Richiesta<br />
L’avente titolo al rilascio della concessione o dell’autorizzazione edilizia ha diritto a<br />
chiedere al Comune il rilascio del certificato d’uso.<br />
La richiesta di certificato d’uso, redatta su modello predisposto dalla Amm.ne Com.le e<br />
sottoscritta dall’avente titolo, deve contenere altresì una apposita dichiarazione sottoscritta<br />
dal tecnico incaricato ai sensi della L.15/68, che riporti tutti gli elementi utili per identificare<br />
l’immobile oggetto dell’istanza, lo stato d’uso attuale ed i parametri urbanistici ed edilizi. La<br />
richiesta dovrà inoltre essere corredata da copia del titolo ad intervenire sull’immobile<br />
oppure da dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ai sensi della L.15/68.<br />
Il certificato d’uso deve essere richiesto obbligatoriamente per i cambi di<br />
destinazione d’uso.<br />
6.3 Rilascio<br />
Il certificato d’uso è rilasciato dal responsabile del provvedimento agli aventi titolo<br />
entro 60 giorni dal ricevimento della richiesta.<br />
Il certificato d’uso conserva validità per un anno dalla data del rilascio, salvo che non<br />
intervengano modificazioni degli strumenti urbanistici e della normativa vigente al<br />
momento del rilascio.<br />
Nell’ipotesi di cui al comma 3° dell’art. 6.1a) il certificato d’uso, è allegato in copia<br />
alla richiesta di concessione o di autorizzazione edilizia.<br />
Nei casi in cui la richiesta del certificato d’uso sia obbligatoria, trascorso inutilmente il<br />
termine per il rilascio, l’avente titolo può presentare la richiesta di concessione o<br />
autorizzazione, allegando copia della richiesta inoltrata.<br />
27
7 IL PARERE PREVENTIVO<br />
7.1 Definizione<br />
- stesura modificata:<br />
Il parere preventivo è lo strumento con il quale il Dirigente, sentita la Commissione<br />
Edilizia esprime, su un progetto preliminare le proprie valutazioni in merito agli aspetti<br />
formali, architettonici e di inserimento nel contesto urbano, ambientale e paesaggistico<br />
dell’opera edilizia da eseguire, fornendo eventuali indicazioni o prescrizioni per la<br />
redazione del progetto definitivo.<br />
Il parere preventivo, vincola la Commissione Edilizia il responsabile del procedimento<br />
ed il responsabile del provvedimento nel successivo esame del progetto definitivo, fatti<br />
salvi i pronunciamenti di altri organi interessati ai sensi delle normative vigenti.<br />
7.2 Richiesta<br />
- stesura modificata:<br />
L’avente titolo a richiedere una concessione o un’autorizzazione edilizia, prima della<br />
presentazione della domanda può richiedere al Comune un parere preventivo alla C.E. su<br />
un progetto preliminare, qualora l’opera edilizia assuma rilevanza per le caratteristiche<br />
compositive e dimensionali, la consistenza e la localizzazione. Il parere preventivo è<br />
raccomandato in particolare per i seguenti casi:<br />
a) piani urbanistici attuativi;<br />
b) immobili vincolati;<br />
c) strumenti urbanistici preventivi<br />
c) interventi relativi ad edifici e complessi edilizi di rilevante interesse.<br />
Il progetto preliminare deve comprendere tutti quegli elementi necessari per una<br />
valutazione completa degli aspetti sui quali deve esprimersi la C.E. Di norma esso è<br />
costituito dalla seguente documentazione minima:<br />
a) planimetria in scala 1:1000 per i piani attuativi e 1:200 per gli immobili, che<br />
consenta l’esatta individuazione dell’immobile e/o area di intervento;<br />
b) rilievo dell’area e/o immobile oggetto di intervento in scala non inferiore a 1:500<br />
per le aree, con l’indicazione dei limiti di proprietà dei fabbricati circostanti, delle opere di<br />
urbanizzazione primaria limitrofe al lotto e delle alberature esistenti e, in scala non<br />
inferiore a 1:200, per gli immobili, con l’ulteriore indicazione delle piante di tutti i piani,<br />
adeguatamente quotate, corredate delle destinazioni d’uso dei locali, e con l’indicazione<br />
altresì dei prospetti e di almeno due sezioni;<br />
c) documentazione fotografica dello stato di fatto relativa all’immobile e al suo<br />
intorno immediato. Le fotografie devono essere a colori, di formato minimo 15 x 10 cm. e<br />
montate su cartoncino formato A/4 con didascalie e planimetria con i punti di ripresa;<br />
d) relazione illustrativa dell’intervento da realizzare e delle soluzioni progettuali di<br />
massima, comprendente anche l’individuazione dei principali materiali e colori da<br />
impiegare, corredata da tavole di progetto con eventuali rappresentazioni prospettiche o<br />
fotomontate dell’insieme. L’illustrazione deve tenere conto della specifica destinazione<br />
d’uso proposta e fare esplicito riferimento alla compatibilità con i vincoli o prescrizioni che<br />
gravano sull’immobile e/o sull’area interessata;<br />
e) dichiarazione firmata dal progettista attestante che il progetto preliminare è<br />
conforme alle norme tecniche di attuazione del P.R.G. e del Regolamento Edilizio e, ove<br />
rilasciato, al certificato d'uso.<br />
Il Dirigente, verificata la completezza della documentazione presentata e la<br />
sottoscrizione degli elaborati del progetto preliminare da un tecnico abilitato, trasmette il<br />
progetto preliminare alla Commissione Edilizia. procede alla trattazione.<br />
28
7.3 Comunicazione<br />
Il parere preventivo è comunicato dal Dirigente al richiedente, entro 60 giorni dalla<br />
richiesta, fatte salve eventuali sospensioni per richiesta di documentazione integrativa in<br />
unica soluzione, ed entro 90 giorni per le attività produttive che seguono le procedure<br />
dello Sportello Unico.<br />
Il parere preventivo conserva validità per un anno dalla data del rilascio, salvo che<br />
non intervengano modificazioni degli strumenti urbanistici e della normativa vigente.<br />
Trascorso inutilmente il termine indicato al primo comma, il richiedente può<br />
presentare senz’altro richiesta di concessione o autorizzazione, ovvero sollecitare nelle<br />
forme di legge l’adempimento dell’obbligo di esprimere il parere.<br />
29
8 CONCESSIONE EDILIZIA<br />
8.1 Oggetto<br />
La concessione edilizia deve essere richiesta al Comune per tutte le opere edilizie,<br />
escluse quelle soggette ad autorizzazione ed asseverazione e quelle di cui all'art. 31<br />
comma 1, lettera a) della legge 5/8/1978 n. 457.<br />
Nel caso di opere da effettuarsi in esecuzione di ordinanze contingibili ed urgenti,<br />
emanate dal Sindaco ai sensi dell'art. 38 della Legge 8/6/1990 n. 142, non è richiesta la<br />
concessione, limitatamente alle opere ingiunte.<br />
La concessione edilizia può essere:<br />
a) gratuita, nei casi previsti dalla legge;<br />
b) onerosa. L'importo relativo è calcolato in base alla normativa vigente alla<br />
data di presentazione della richiesta qualora corredata della documentazione prevista e<br />
non soggetta a richiesta di integrazione sostanziale;<br />
c) convenzionata.<br />
8.2 Soggetti aventi titolo a richiedere la concessione e documenti attestanti il<br />
titolo<br />
Hanno titolo a richiedere la concessione di cui al precedente i seguenti soggetti nei<br />
limiti del proprio diritto e fatti comunque salvi i diritti dei terzi:<br />
a) il proprietario dell'immobile;<br />
b) il superficiario nei limiti del contratto di costituzione del diritto di superficie;<br />
c) l'enfiteuta nei limiti del contratto di enfiteusi;<br />
d) l'usufruttuario e il titolare del diritto di uso e di abitazione, limitatamente agli<br />
interventi consentiti dal titolo;<br />
e) il titolare di diritti reali di servitù prediali coattive o volontarie, limitatamente alla<br />
manutenzione straordinaria e agli altri interventi eventualmente rientranti nel suo<br />
titolo;<br />
f) il locatario, solo per gli interventi di manutenzione straordinaria urgenti, ai sensi<br />
dell'art. 1577 del Codice Civile;<br />
g) l'affittuario agrario (L.11/71) ed il concessionario di terre incolte (D.L. 279/44),<br />
limitatamente a miglioramenti ai fabbricati rurali ed alla casa di abitazione;<br />
h) i titolari di diritti derivanti da provvedimenti autorizzativi, quali:<br />
- il beneficiario dell'occupazione di urgenza e l'avente causa da tale beneficiario;<br />
- l'assegnatario di terre incolte;<br />
- il titolare di servitù coattiva costituita per provvedimento amministrativo o per<br />
sentenza;<br />
- il concessionario di miniere e di beni demaniali;<br />
- colui che, essendo interessato ad agire per danno temuto, sia a ciò autorizzato<br />
per ordine del giudice;<br />
i) le aziende erogatrici di pubblici servizi (ENEL, SIP, Aziende Municipalizzate,<br />
ecc..) anche qualora non siano proprietarie delle aree sulle quali chiedono di<br />
intervenire e nei limiti dei loro compiti istituzionali. Il titolo deve essere attestato<br />
dall'accordo preliminare tra il proprietario del suolo e l'azienda stessa, oppure da<br />
un impegno del proprietario del suolo a vendere o ad assoggettarsi alla servitù<br />
necessaria per l'intervento.<br />
l) In luogo del titolare possono presentare domanda:<br />
- il delegato, procuratore o mandatario;<br />
- il curatore fallimentare;<br />
- il commissario giudiziale;<br />
30
- l'aggiudicatario di vendita fallimentare.<br />
In caso di mancata disponibilità della documentazione attestante il titolo, ai soli fini<br />
della presentazione della domanda di concessione, potrà essere presentata una<br />
autocertificazione ai sensi del DPR n.403 del 20/10/98.<br />
8.3 Richiesta e documentazione<br />
La richiesta di concessione edilizia deve essere inoltrata al Comune dall'avente<br />
titolo, sulla base di apposito modello predisposto dal Comune. La richiesta di concessione<br />
ed i relativi allegati dovranno rispettare le norme vigenti in materia di bollo.<br />
Alla domanda devono essere allegati, pena l'inammissibilità della stessa, gli elaborati<br />
tecnici ed i documenti di seguito specificati, salvo prescrizioni del P.R.G. e di P.P. per<br />
particolari zone:<br />
1) copia del documento comprovante il titolo o dichiarazione ai sensi dell'articolo<br />
precedente, (1copia);<br />
2) copia del certificato d'uso ovvero della richiesta dello stesso, nei casi per i quali è<br />
obbligatorio ma non è stato rilasciato;<br />
3) copia del parere preventivo, qualora richiesto e rilasciato;<br />
d) estratti del P.R.G. vigente e dell'eventuale Piano Urbanistico attuativo, con<br />
evidenziato l'immobile e/o l'area di intervento (3 copie);<br />
4) documentazione catastale costituita da estratto di mappa in scala 1:2000/1:1000<br />
rilasciato dall’ufficio territoriale competente, con evidenziato l’immobile e/o l’area;<br />
5) estratto di partita catastale rilasciato dall’ufficio territoriale competente;<br />
6) rilievo dell'area di intervento per nuove costruzioni, ivi compresi gli ampliamenti, in<br />
scala non inferiore a 1:500, con l'indicazione dei limiti di proprietà, delle quote<br />
planimetriche e altimetriche del terreno (riferite alla quota stradale), di tutti i fabbricati<br />
circostanti, delle strade limitrofe al lotto e delle alberature esistenti oppure, per gli<br />
interventi sull'esistente, rilievo quotato delle parti di immobile soggetto all'intervento con le<br />
piante dei vari piani interessati dalle opere stesse, in scala non inferiore a 1:100, con<br />
l'indicazione delle destinazioni d'uso dei locali, dei prospetti, almeno due sezioni<br />
significative e delle reti dei servizi esistenti (3 copie);<br />
7) documentazione fotografica relativa allo stato di fatto dell'area e/o dell'immobile<br />
su cui si intende intervenire, e al suo intorno immediato. Le fotografie devono essere a<br />
colori, di formato non inferiore a 15 x 10 cm con didascalie e planimetria con i punti di<br />
ripresa (2 copie);<br />
8) elaborati grafici di progetto comprendenti:<br />
9) planimetria in scala 1:200 con individuazione delle soluzioni progettuali dell'area<br />
di intervento, nella quale sia rappresentata, nelle sue linee, dimensioni, quote generali e di<br />
distanza, l'opera progettata. Dovranno essere indicati i parcheggi, le alberature e il verde,<br />
le recinzioni, gli ingressi pedonali e carrabili e quant'altro possa occorrere al fine di chiarire<br />
esaurientemente i rapporti fra l'opera ed il suolo circostante, sia esso pubblico che privato<br />
(3 copie);<br />
10) prospetti in scala 1:100 dell'opera ed almeno due sezioni significative<br />
adeguatamente quotate (3 copie);<br />
11) piante in scala 1:100 di tutti i piani dell'opera, adeguatamente quotati con l'indicazione<br />
della superficie utile netta e delle destinazioni d'uso dei singoli locali, Per<br />
descrivere le destinazioni dei locali è raccomandato l'uso delle funzioni con riferimento alla<br />
normativa regionale in materia di destinazione d'uso e con le categorie catastali(3 copie);<br />
12) tavole comparative colorate per interventi di variante: piante, almeno due<br />
31
sezioni, prospetti, in scala 1:100, indicanti, con adeguati grafismi o campiture, le<br />
demolizioni, (in giallo) le parti di nuova costruzione (in rosso) e le parti da sostituire o da<br />
consolidare(3 copie);<br />
13) planimetria ed eventuali prospetti o sezioni in scala 1:100 per indicare reti ed<br />
allacciamenti degli impianti tecnologici (trasporto del gas, rete idrica, rete di smaltimento<br />
acque bianche e nere, centrali di trattamento aria, canne fumarie, ecc)<br />
14) relazione tecnica che illustri l'intervento proposto, la rispondenza dei dati di<br />
progetto alle prescrizioni riportate nel R.E. e nel certificato d'uso, o alle norme di<br />
attuazione del P.R.G. in assenza di certificato.<br />
Nella relazione che accompagna il progetto devono essere riportati i livelli di<br />
prestazione e relativi calcoli della conformità ai requisiti cogenti e raccomandati secondo<br />
quanto prescritto negli allegati B e C del presente Regolamento e schematizzati nella<br />
scheda tecnica predisposta dal Comune e dimostrazione assolvimento degli indici e dei<br />
parametri edilizi(3 copie);<br />
15) dichiarazione di conformità firmata dal progettista o dai progettisti, ciascuna per<br />
le proprie competenze, per gli effetti di cui all'art. 481 del Codice Penale, in ordine agli<br />
aspetti metrici, volumetrici e prestazionali dell'opera, raccolti in apposita tabella e rapportati<br />
a quanto previsto dal certificato d'uso. Tale dichiarazione non è richiesta per gli<br />
interventi per i quali il certificato d'uso, pur essendo obbligatorio, non è stato rilasciato, in<br />
tal caso è sufficiente l'asseverazione alle prescrizioni urbanistiche ed edilizie ed alle<br />
norme di sicurezza e sanitarie(3 copie);<br />
16) dichiarazione del progettista in ordine degli eventuali tipi di vincoli in cui<br />
l’immobile oggetto dell’intervento ricade (3 copie);<br />
17) dichiarazione firmata dal progettista ai sensi dell'art. 1 della legge n. 13/1989 e<br />
del relativo decreto di attuazione corredata dagli elaborati grafici richiesti dalla legge e dai<br />
relativi decreti di attuazione (3 copie);;<br />
18) modulo debitamente compilato per il calcolo dei contributi di concessione<br />
(schema di convenzione o atto unilaterale d'obbligo nel caso di concessione<br />
convenzionata) (1 copia);<br />
19) parere del Servizio competente dell'A.S.L. nel caso di interventi edilizi riguardanti<br />
attività comprese nella classificazione di cui all'art. 13 della L.R. 33/90 e successive<br />
modificazioni ed integrazioni.<br />
documentazione per la prevenzione incendi:<br />
20) per gli interventi relativi ad insediamenti destinati ad attività previste dal D.M.<br />
16/2/1982 e/o nelle tabelle A e B allegate al D.P.R. 26/5/1959 n. 689, occorre presentare il<br />
parere favorevole del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco; ovvero, in mancanza di<br />
questo, documentazione attestante avvenuto deposito del progetto così come disciplinato<br />
dall’art. 2 del DPR n.37 del 12/01/98 (1 copia);<br />
Qualora l'attività non rientri nelle suddette norme, dovranno essere presentata<br />
dichiarazione firmata dal legale rappresentante dell’azienda attestante che l’immobile e/o<br />
l’attività non rientra fra quelle sopraindicate ed il rispetto delle norme di prevenzione<br />
incendi (1 copia);<br />
documentazione inerente gli aspetti ambientali degli interventi:<br />
21) autorizzazione allo scarico delle acque reflue che recapitano in pubblica fognatura,<br />
rilasciata dall’ENTE competente (1 copia);<br />
22) autorizzazione dell’ente competente per lo scarico delle acque reflue che non<br />
recapitano in pubblica fognatura ( canali, scoli, ecc) (1 copia);<br />
23) relazione geologica e/o geotecnica riguardante le caratteristiche dei terreni interessati<br />
all'intervento (1 copia);<br />
32
24) copia della domanda di autorizzazione allo scarico in atmosfera ai sensi del D.P.R.<br />
203/88 (se sono previste nuove emissioni, o modifiche o trasferimenti);<br />
25) documentazione inerente la previsione di impatto acustico, con riferimento alle<br />
zone di appartenenza definite ai sensi degli artt. 2 e 6 del D.P.C.M. 1 marzo 1991 (quando<br />
previsti da specifici vincoli normativi);<br />
26) autorizzazione ai sensi del art.150 L.R. n.3/99 (vincolo idrogeologico);<br />
Documentazione relativa agli impianti e al contenimento energetico<br />
27) progetti, redatti da professionisti abilitati, per l'installazione, trasformazione ed<br />
ampliamento degli impianti di cui all'art. 1 della Legge 46/90. I progetti devono essere<br />
redatti in conformità all'art. 4, comma 2°, del D.P.R. 447 del 6/12/91 o dichiarazione<br />
sostitutiva del progettista che l’intervento non è soggetto a progettazione obbligatoria (2<br />
copie o 1 copia della dichiarazione)<br />
28) documentazione firmata dal committente o dal progettista che specifici il tipo di<br />
intervento sull’impianto di riscaldamento e sull’isolamento termico redatto in conformità al<br />
D.P.R. 26/08/93 n.412 (1 copia); il progetto dell’impianto di riscaldamento e relativa<br />
relazione tecnica dovranno essere presentati all’ufficio competente comunque prima<br />
dell’inizio lavori , ai sensi della legge 10/91 (2 copie).<br />
Documentazione inerente la medicina preventiva e igiene del lavoro<br />
29) parere dell’ AZIENZA U.S.L. – Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambiente di<br />
Lavoro per interventi che prevedono attività ove si svolga lavoro subordinato con più di 5<br />
dipendenti ed in ogni caso per attività che eseguono le lavorazioni indicate dell’ art. 33 del<br />
D.P.R. 19-3-1956 n°303 (1 copia parere e 1 copia elaborati vistati);<br />
30) parere del Servizio Veterinario per interventi che prevedono l’allevamento di<br />
animali da reddito o da affezione (1 copia parere e 1 copia elaborati vistati);<br />
Documentazione aggiuntiva per interventi in zona agricola su edifici funzionali<br />
all'esercizio dell'attività agricola:<br />
31) planimetria con esatta delimitazione e relativa superficie dell'azienda agricola;<br />
32) relazione con descrizione del tipo di coltura in atto, del tipo di conduzione<br />
dell'azienda, della consistenza dei fabbricati esistenti e delle relative destinazioni inerenti<br />
l'attività;<br />
33) certificato attestante la qualifica di imprenditore agricolo a titolo principale (in<br />
caso di concessione gratuita);<br />
34) certificato storico catastale;<br />
35) scheda ISTAT debitamente compilata e firmata;<br />
36) eventuali altri provvedimenti abilitativi, autorizzazioni, nulla-osta statali, regionali,<br />
comunali, ecc.., prescritti.<br />
Per le opere di urbanizzazione:<br />
37) stato di fatto planimetrico ed altimetrico della zona con evidenziati:<br />
- rilievo del verde;<br />
- costruzioni e manufatti esistenti;<br />
- elettrodotti, metanodotti, fognature e acquedotti e relative servitù;<br />
- viabilità e toponomastica;<br />
b) planimetria di progetto, in rapporto non inferiore a 1:500, indicante strade e<br />
piazze debitamente quotate, spazi di verde attrezzato, eventuali utilizzazioni in<br />
sotterraneo, gli spazi per i servizi, gli spazi pubblici nonché gli spazi per sosta e<br />
parcheggio;<br />
c) sezioni e profili, almeno in scala 1:200, debitamente quotati;<br />
33
d) progetto esecutivo degli impianti tecnici con definizione delle opere da realizzare e<br />
dell'allacciamento alle reti dei pubblici servizi quali acquedotto, gasdotto, fognatura e<br />
impianti di depurazione, energia elettrica e rete telefonica;<br />
e) progetto dell'impianto di pubblica illuminazione, con ubicazione delle necessarie<br />
cabine;<br />
f) particolari costruttivi.<br />
Gli elaborati ai punti d), e), f) devono essere in scala adeguata per una completa<br />
comprensione degli impianti e dei relativi particolari.<br />
Per gli interventi appartenenti alle categorie di cui al D.P.R. n. 377/1988, o nel caso<br />
di opere di particolare rilevanza e/o con significative interazioni con il contesto urbano,<br />
ambientale e paesaggistico, oltre alla documentazione di cui ai commi precedenti è<br />
richiesta una valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) ai sensi della L.R. n.32 16/11/2000<br />
e L.R. n.9 del 18/05/99.<br />
Gli elaborati sopra citati devono essere preferibilmente piegati secondo il formato<br />
UNI A4 (mm. 210 x 290) e devono contenere, in testata l'indicazione dell'intervento e<br />
l'ubicazione, il titolo dell'elaborato, le generalità e la firma dell'avente titolo ad intervenire,<br />
nonché la firma e il timbro professionale del progettista o dei progettisti abilitati.<br />
Nel caso di varianti in corso d'opera deve inoltre essere indicato, con chiarezza,<br />
negli elaborati grafici il numero della concessione o autorizzazione edilizia sulla quale è<br />
richiesta la variante e il numero progressivo della variante stessa.<br />
La richiesta di concessione edilizia dovrà contenere l'indicazione, nel caso di più<br />
progettisti, del progettista responsabile della intera opera e dei progettisti o tecnici abilitati<br />
alle singole elaborazioni, relative ai requisiti previsti dalle prescrizioni tecniche del<br />
presente Regolamento Edilizio.<br />
8.4 Procedure per il controllo dei progetti<br />
- stesura modificata:<br />
A seguito della presentazione della domanda di concessione edilizia, l'ufficio<br />
incaricato comunica al richiedente il nominativo del responsabile del procedimento ai fini<br />
della formulazione della proposta e rilascia apposita ricevuta con l'indicazione del numero<br />
progressivo assegnato alla pratica.<br />
Qualora la richiesta di concessione edilizia necessiti di integrazione per carenza o<br />
incompletezza della documentazione, il responsabile del procedimento entro il termine<br />
perentorio di 10 gg dalla presentazione della domanda, svolge le verifiche di cui alle<br />
lettere a) b) c) indicate al comma successivo, provvede a comunicare l’inammissibilità<br />
all'istruttoria ed a formulare la richiesta di completamento o regolarizzazione della<br />
documentazione, che deve essere fatta in un'unica soluzione. Decorsi inutilmente 60 gg<br />
dalla data di ricevimento della richiesta, la pratica verrà archiviata d'ufficio.<br />
Ai fini della formulazione della proposta della proposta per il rilascio della<br />
concessione edilizia, il responsabile del procedimento verifica:<br />
a) la completezza della documentazione presentata<br />
b) la sottoscrizione degli elaborati progettuali da parte di un tecnico abilitato<br />
c) la presenza della dichiarazione di conformità del progetto per gli effetti dell’art.<br />
481 del Codice Penale, contenuta nella relazione tecnica;<br />
d) la corrispondenza dei dati di progetto asseverati con quanto previsto nel<br />
certificato d’uso, nel caso di avvenuto rilascio. In assenza del certificato d’uso, la<br />
verifica è estesa alla conformità dell’intervento di progetto alle definizioni dei tipi<br />
di intervento nonché alle norme contenute nel Regolamento Edilizio e nelle NTA.<br />
34
Del P.R.G. vigente.<br />
Entro il medesimo termine, ovvero entro 10 gg dalla data di ricevimento della<br />
integrazione documentale o di regolarizzazione della domanda di concessione, il<br />
responsabile del procedimento trasmette la domanda di concessione alla Commissione<br />
edilizia comunale.<br />
A seguito del parere della Commissione Edilizia, e comunque decorso il termine per<br />
l'acquisizione del parere della C.E., il responsabile del procedimento, entro 10 giorni<br />
formula al Dirigente la proposta motivata relativa all'emanazione del provvedimento.<br />
Il controllo degli uffici comunali, in particolari casi su richiesta della C.E., potrà<br />
verificare la corrispondenza dell'intervento di progetto alle definizioni dei tipi di intervento<br />
contenute nel R.E. e consentiti dalle norme tecniche di attuazione del P.R.G. vigente e la<br />
correttezza della metodologia di intervento.<br />
In particolare, quanto al soddisfacimento da parte delle previsioni di progetto dei<br />
requisiti tecnici, il rilascio della concessione edilizia è subordinato al rispetto dei soli<br />
requisiti definiti cogenti dal Regolamento Edilizio. Le verifiche degli uffici comunali non<br />
entrano nel merito delle singole soluzioni progettuali proposte, la cui idoneità a<br />
raggiungere i risultati dichiarati è di esclusiva responsabilità del progettista.<br />
Ai fini del rilascio della concessione, la Commissione Edilizia esprime il proprio<br />
parere nei casi previsti. Il Comune potrà inoltre avvalersi del parere della C.E. per la<br />
valutazione dell'idoneità del tecnico progettista rispetto all'intervento richiesto.<br />
Qualora la domanda di concessione venga rigettata, con la seconda istanza l’interessato<br />
può richiedere che il Comune in sede di esame del progetto faccia riferimento alla<br />
documentazione già presentata.<br />
Le attività commerciali, produttive, ecc. seguono le procedure delle seguenti<br />
normative:<br />
- distribuzione dei carburanti D.L. 11/2/98 n.32<br />
- att. Commerciali D.P.R. 31/03/98 n.114<br />
- att. Produttive D.L. 31/03/98 n.112<br />
D.G.R. 26/07/99 n.1367<br />
- Grandi strutture di vendita L.R. 5/07/99 n.14<br />
8.5 Documentazione da presentare prima del rilascio della concessione<br />
Prima del rilascio della concessione dovrà essere prodotto quanto eventualmente<br />
richiesto nell’atto di notifica di accoglimento del provvedimento.<br />
8.6 Atto di concessione<br />
L'atto con il quale viene rilasciata la concessione può contenere raccomandazioni<br />
e/o prescrizioni urbanistiche, edilizie, igieniche ed estetiche per l'adeguamento del<br />
progetto ai disposti di legge, di P.R.G., di Regolamento Edilizio, di Regolamento di Igiene,<br />
oppure per il miglioramento formale e funzionale del progetto.<br />
8.7 Decadenza ed annullamento<br />
Gli interventi abilitati tramite concessione edilizia devono essere completati entro tre<br />
anni dalla data di inizio lavori.<br />
La concessione decade nei seguenti casi:<br />
- mancato ritiro entro il termine;<br />
- mancato inizio ed ultimazione lavori nei termine contenuti nell’atto di concessione;<br />
- se entro 15 mesi dal rilascio della concessione, non sono stati eseguiti i lavori fino<br />
alla costruzione del solaio del piano terra o di altre opere, indicate nella concessione<br />
stessa, per costruzioni di particolare caratteristiche e per gli interventi sull’edilizia<br />
esistente.<br />
35
Entrata in vigore di nuove previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano stati già<br />
iniziati e vengono completati entro tre anni dalla data di inizio.<br />
La decadenza viene dichiarata dal Dirigente con apposito atto e notifica agli<br />
interessati.<br />
Il termine per la fine dei lavori può essere prorogato nei casi previsti dalla legge, su<br />
richiesta dell’interessato, prima del termine di scadenza indicato nella concessione.<br />
36
9. L’AUTORIZZAZIONE EDILIZIA<br />
9.1 Oggetto<br />
L'autorizzazione edilizia deve essere richiesta al Comune per le seguenti opere:<br />
a) opere di manutenzione straordinaria,<br />
b) interventi di restauro e risanamento conservativo di edifici preesistenti ad uso<br />
residenziale che non comportino modifiche al numero delle unità immobiliari;<br />
c) opere costituenti pertinenze od impianti tecnologici al servizio di edifici esistenti<br />
(art.7 L. 94/1982).<br />
occupazione di suolo mediante deposito di materiali o esposizione di merci a cielo aperto,<br />
nonché lo spazio per deposito ed esposizione in zone non vincolate ai sensi del D.L.<br />
490/99;<br />
d) opere di demolizione, rinterri, scavi che non riguardano la coltivazione di cave e<br />
torbiere in zone non vincolate ai sensi del DL 490/99;<br />
f) tende autoportanti o estensibili, tensostrutture, palloni pressurizzati, e qualsiasi<br />
altra struttura a carattere stagionale o periodico di cui all'art. 4.10 del R.E.;<br />
g) opere edilizie connesse all'escavazione e gestione di pozzi privati;<br />
abbattimento di alberi e di impianti vegetativi;<br />
i) esecuzione di opere e di interventi per realizzare parcheggi coperti o scoperti da<br />
destinare a pertinenza di singole unità immobiliari, ai sensi dell'art. 9 della L.122/1989;<br />
l) esecuzione di opere e di interventi per il superamento e/o l'eliminazione delle<br />
barriere architettoniche consistenti in rampe, ascensori, manufatti che alterino la sagoma<br />
dell'edificio, ai sensi del 2° comma, art. 7 della L.13/1989;<br />
m) mutamento della destinazione d'uso degli immobili, non connesso a<br />
trasformazioni fisiche, di cui all'art. 2 della legge 46/88 e successive modificazioni ed<br />
integrazioni;<br />
o) opere di arredo urbano ed installazione di insegne pubblicitarie;<br />
p) recinzioni con opere murarie e muri di sostegno;<br />
r) interventi di edilizia minore.<br />
Gli interventi di cui alle precedenti lettere sono assoggettati ad autorizzazione espressa,<br />
purché non riguardino immobili sottoposti ai vincoli di cui al DL 490/99; in tal caso sono<br />
soggetti a concessione.<br />
Nel caso di opere da eseguirsi in esecuzione di ordinanze contingibili ed urgenti,<br />
emanate dal Sindaco ai sensi dell'art. 38, della legge 8/6/1990 n. 142, non è richiesta<br />
l'autorizzazione, limitatamente alle opere ingiunte.<br />
Qualora per lo stesso edificio o per la stessa unità immobiliare siano richieste più<br />
autorizzazioni tali da configurare, nel loro insieme, un intervento assoggettabile a<br />
concessione edilizia, l’interessato dovrà presentare, nel termine fissato dal responsabile<br />
del provvedimento, regolare istanza di concessione edilizia. In corso di validità di una<br />
concessione edilizia non è consentito richiedere una autorizzazione edilizia. Eventuali<br />
ulteriori opere edilizie relative alla concessione vanno richieste come varianti.<br />
9.2 Richiesta e documentazione<br />
La richiesta di autorizzazione edilizia deve essere inoltrata al Comune dall’avente il<br />
titolo, su apposito modello predisposto dalla Amm. Comunale.<br />
Alla richiesta devono essere allegati i seguenti documenti pena l’inammissibilità della<br />
stessa:<br />
1) copia del documento comprovante il titolo o dichiarazione ai sensi dell'articolo<br />
37
precedente, (1copia);<br />
2) copia del certificato d'uso ovvero della richiesta dello stesso, nei casi per i quali è<br />
obbligatorio ma non è stato rilasciato;<br />
3) copia del parere preventivo, qualora richiesto e rilasciato;<br />
d) estratti del P.R.G. vigente e dell'eventuale Piano Urbanistico attuativo, con<br />
evidenziato l'immobile e/o l'area di intervento (3 copie);<br />
4) documentazione catastale costituita da estratto di mappa in scala 1:2000/1:1000<br />
rilasciato dall’ufficio territoriale competente, con evidenziato l’immobile e/o l’area;<br />
5) estratto di partita catastale rilasciato dall’ufficio territoriale competente;<br />
6) rilievo dell'area di intervento per nuove costruzioni, ivi compresi gli ampliamenti, in<br />
scala non inferiore a 1:500, con l'indicazione dei limiti di proprietà, delle quote<br />
planimetriche e altimetriche del terreno (riferite alla quota stradale), di tutti i fabbricati<br />
circostanti, delle strade limitrofe al lotto e delle alberature esistenti oppure, per gli<br />
interventi sull'esistente, rilievo quotato delle parti di immobile soggetto all'intervento con le<br />
piante dei vari piani interessati dalle opere stesse, in scala non inferiore a 1:100, con<br />
l'indicazione delle destinazioni d'uso dei locali, dei prospetti, almeno due sezioni<br />
significative e delle reti dei servizi esistenti (3 copie);<br />
7) documentazione fotografica relativa allo stato di fatto dell'area e/o dell'immobile<br />
su cui si intende intervenire, e al suo intorno immediato. Le fotografie devono essere a<br />
colori, di formato non inferiore a 15 x 10 cm con didascalie e planimetria con i punti di<br />
ripresa (2 copie);<br />
8) elaborati grafici di progetto comprendenti:<br />
9) planimetria in scala 1:200 con individuazione delle soluzioni progettuali dell'area<br />
di intervento, nella quale sia rappresentata, nelle sue linee, dimensioni, quote generali e di<br />
distanza, l'opera progettata. Dovranno essere indicati i parcheggi, le alberature e il verde,<br />
le recinzioni, gli ingressi pedonali e carrabili e quant'altro possa occorrere al fine di chiarire<br />
esaurientemente i rapporti fra l'opera ed il suolo circostante, sia esso pubblico che privato<br />
(3 copie);<br />
10) prospetti in scala 1:100 dell'opera ed almeno due sezioni significative<br />
adeguatamente quotate (3 copie);<br />
11) piante in scala 1:100 di tutti i piani dell'opera, adeguatamente quotati con l'indicazione<br />
della superficie utile netta e delle destinazioni d'uso dei singoli locali, Per<br />
descrivere le destinazioni dei locali è raccomandato l'uso delle funzioni con riferimento alla<br />
normativa regionale in materia di destinazione d'uso e con le categorie catastali(3 copie);<br />
12) tavole comparative colorate per interventi di variante: piante, almeno due<br />
sezioni, prospetti, in scala 1:100, indicanti, con adeguati grafismi o campiture, le<br />
demolizioni, (in giallo) le parti di nuova costruzione (in rosso) e le parti da sostituire o da<br />
consolidare(3 copie);<br />
13) planimetria ed eventuali prospetti o sezioni in scala 1:100 per indicare reti ed<br />
allacciamenti degli impianti tecnologici (trasporto del gas, rete idrica, rete di smaltimento<br />
acque bianche e nere, centrali di trattamento aria, canne fumarie, ecc)<br />
14) relazione tecnica che illustri l'intervento proposto, la rispondenza dei dati di<br />
progetto alle prescrizioni riportate nel R.E. e nel certificato d'uso, o alle norme di<br />
attuazione del P.R.G. in assenza di certificato.<br />
Nella relazione che accompagna il progetto devono essere riportati i livelli di<br />
prestazione e relativi calcoli della conformità ai requisiti cogenti e raccomandati secondo<br />
quanto prescritto negli allegati B e C del presente Regolamento e schematizzati nella<br />
scheda tecnica predisposta dal Comune e dimostrazione assolvimento degli indici e dei<br />
parametri edilizi(3 copie);<br />
15) dichiarazione di conformità firmata dal progettista o dai progettisti, ciascuna per<br />
le proprie competenze, per gli effetti di cui all'art. 481 del Codice Penale, in ordine agli<br />
38
aspetti metrici, volumetrici e prestazionali dell'opera, raccolti in apposita tabella e rapportati<br />
a quanto previsto dal certificato d'uso. Tale dichiarazione non è richiesta per gli<br />
interventi per i quali il certificato d'uso, pur essendo obbligatorio, non è stato rilasciato, in<br />
tal caso è sufficiente l'asseverazione alle prescrizioni urbanistiche ed edilizie ed alle<br />
norme di sicurezza e sanitarie(3 copie);<br />
16) dichiarazione del progettista in ordine degli eventuali tipi di vincoli in cui<br />
l’immobile oggetto dell’intervento ricade (3 copie);<br />
17) dichiarazione firmata dal progettista ai sensi dell'art. 1 della legge n. 13/1989 e<br />
del relativo decreto di attuazione corredata dagli elaborati grafici richiesti dalla legge e dai<br />
relativi decreti di attuazione (3 copie);;<br />
18) parere del Servizio competente dell'A.S.L. nel caso di interventi edilizi riguardanti<br />
attività comprese nella classificazione di cui all'art. 13 della L.R. 33/90 e successive<br />
modificazioni ed integrazioni.<br />
19)nel caso di interventi relativi ad insediamenti industriali o produttivi, occorre<br />
presentare, qualora richiesto dalle caratteristiche dell’intervento proposto, il parere<br />
favorevole del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, nel caso in cui l’attività rientri nel<br />
D.M. 16/5/1959 n.689;<br />
20) autorizzazione allo scarico delle acque reflue che recapitano in pubblica<br />
fognatura, rilasciata dall’ENTE competente (1 copia);<br />
21) autorizzazione dell’ente competente per lo scarico delle acque reflue che non<br />
recapitano in pubblica fognatura ( canali, scoli, ecc) (1 copia);<br />
22) eventuali provvedimenti abilitativi, autorizzazioni, nulla osta, statali, regionali,<br />
comunali, ecc richiesti dalla legge.<br />
9.3 Procedura per il controllo dei progetti<br />
- stesura modificata:<br />
A seguito della presentazione della domanda di autorizzazione edilizia, l'ufficio incaricato<br />
comunica al richiedente il nominativo del responsabile del procedimento ai fini della<br />
formulazione della proposta.<br />
Entro il termine di sessanta giorni dalla presentazione della domanda di<br />
autorizzazione, il responsabile del procedimento cura l'istruttoria, acquisisce i pareri che il<br />
richiedente non abbia l'onere di allegare e formula una motivata proposta all'autorità<br />
competente ad emettere il provvedimento.<br />
Qualora la richiesta di autorizzazione edilizia necessiti di integrazione per carenza o<br />
incompletezza della documentazione prevista dall'art. 9.2, il Comune provvede a<br />
comunicare l'inammissibilità all'istruttoria ed a formulare la richiesta di completamento<br />
della<br />
documentazione, che deve essere fatta in un'unica soluzione. Decorsi inutilmente 60<br />
giorni dalla data della richiesta, la pratica verrà archiviata d'ufficio.<br />
Ai fini della formulazione della proposta per il rilascio dell'autorizzazione edilizia gli<br />
uffici comunali, constatato che l'intervento proposto rientra nei casi descritti dall'art. 9.1,<br />
controllano:<br />
a - la completezza della documentazione presentata;<br />
b - la sottoscrizione degli elaborati progettuali da parte di un tecnico abilitato;<br />
c - la presenza della dichiarazione di conformità del progetto per gli effetti dell'art.<br />
481<br />
del Codice Penale, contenuta nella relazione tecnica;<br />
d - nel caso di certificato d'uso rilasciato, la corrispondenza dei dati asseverati con<br />
quanto previsto nel certificato stesso.<br />
39
In caso di obbligatorietà e mancato rilascio del certificato d'uso, gli uffici comunali, oltre al<br />
controllo di cui al 4° comma, verificano la conformità dell'intervento di progetto alle<br />
prescrizioni del Regolamento Edilizio e delle Norme Tecniche di Attuazione del P.R.G.<br />
vigente.<br />
In particolari casi, su richiesta della C.E., l'esame potrà verificare la corrispondenza<br />
dell'intervento di progetto alle definizioni dei tipi di intervento contenute nel R.E. e<br />
consentite dalle N.T.A. del P.R.G. vigente e la correttezza della metodologia di intervento.<br />
In particolare, quanto al soddisfacimento da parte delle previsioni di progetto dei<br />
requisiti tecnici, il rilascio della autorizzazione edilizia è subordinato al rispetto dei soli<br />
requisiti definiti cogenti dal Regolamento Edilizio. Le verifiche degli uffici comunali non<br />
entrano nel merito delle singole soluzioni progettuali proposte, la cui idoneità a<br />
raggiungere i risultati dichiarati è di esclusiva responsabilità del progettista.<br />
Per gli interventi riguardanti attività comprese nella classificazione di cui all'art. 13<br />
della L.R. 33/90 e successive modificazioni, gli uffici comunali provvedono a richiedere il<br />
parere sanitario presso l'A.S.L. competente, qualora non assunto direttamente dal<br />
richiedente ed allegato alla richiesta.<br />
Ai fini del rilascio dell'autorizzazione, la Commissione Edilizia esprime il proprio parere nei<br />
casi previsti.<br />
Qualora la domanda di autorizzazione venga rigettata, con la seconda istanza il<br />
richiedente può chiedere che il Comune in sede di esame del progetto faccia riferimento<br />
alla documentazione già presentata.<br />
9.4 Documenti da presentare prima del rilascio della autorizzazione<br />
Prima del rilascio della autorizzazione dovrà essere prodotto quanto indicato nell’atto<br />
di notifica di accoglimento del provvedimento. La mancata presentazione di quanto<br />
richiesto non consente la formazione dell’autorizzazione tacita e l’interessato non potrà<br />
dar corso ai lavori.<br />
9.5 Rilascio e decadenza<br />
Il Dirigente entro 60 gg. dal ricevimento della domanda di autorizzazione, comunica<br />
al richiedente le proprie determinazioni sulla stessa, preso atto della proposta del<br />
responsabile del procedimento di cui all'art. 9.3 e visto l'eventuale parere della<br />
Commissione Edilizia.<br />
Le determinazioni del responsabile del procedimento sulla richiesta della<br />
autorizzazione edilizia in contrasto con il parere della C.E., sono comunicate con le<br />
relative motivazioni al richiedente ed alla C.E.<br />
L'istanza per il rilascio dell'autorizzazione edilizia si intende accolta qualora il<br />
responsabile del procedimento non si pronunci entro il termine di 90 gg. nei seguenti casi:<br />
a) interventi di manutenzione straordinaria;<br />
b) interventi di restauro e risanamento conservativo diretti al recupero abitativo di<br />
edifici preesistenti<br />
Negli altri casi, l'istanza per il rilascio dell'autorizzazione edilizia, si intende altresì<br />
accolta qualora il responsabile del procedimento non si pronunci entro il termine di 60 gg.,<br />
purché si tratti di interventi conformi alle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti ad<br />
eccezione degli impianti di disinquinamento che si intendono accolti dopo 30 giorni,<br />
Le disposizioni di cui ai precedenti commi 1, 3 e 4 non si applicano nel caso di<br />
richiesta di autorizzazione in sanatoria e per gli interventi su edifici soggetti ai vincoli<br />
previsti dal D.L. 490/99.<br />
I termini indicati ai commi 1, 3 e 4 sono sospesi nel caso in cui il responsabile del<br />
procedimento faccia richiesta di documenti aggiuntivi o integrativi e ridecorrono dalla<br />
40
icezione degli atti.<br />
L'autorizzazione edilizia è rilasciata con allegata una copia dei disegni approvati e<br />
con l'indicazione del termine entro il quale devono essere iniziati ed ultimati i lavori.<br />
L'autorizzazione decade qualora i lavori non vengano iniziati e ultimati nei termini<br />
indicati all'atto del rilascio. La decadenza deve essere dichiarata dal responsabile del<br />
provvedimento con apposito atto e comunicata agli interessati.<br />
In caso di decadenza dell'autorizzazione, il richiedente dovrà inoltrare una nuova<br />
domanda per le parti di opere non ultimate.<br />
41
10. LA DENUNCIA DI INIZIO ATTIVITA’<br />
10.1 Interventi soggetti a denuncia di inizio attività<br />
a) Sono soggetti a denuncia di inizio attività ai sensi dell’art. 2 della L. 24.12.93 n.<br />
537 i seguenti interventi:<br />
opere di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo;<br />
b) opere di eliminazione delle barriere architettoniche in edifici esistenti consistenti<br />
in rampe ascensori esterni, ovvero in manufatti che alterino la sagoma<br />
dell’edificio;<br />
c) recinzioni, cancellate;<br />
d) opere destinate ad attività sportive senza creazione di volumetria;<br />
e) opere interne di singole unità immobiliari che non comportino modifiche della<br />
sagoma e dei prospetti e non rechino pregiudizio alla staticità dell’immobile e,<br />
limitatamente agli usi compresi nelle zone omogenee A, non modifichino la<br />
destinazione d’uso;<br />
f) impianti tecnologici che non si rendano indispensabili, sulla base di nuove<br />
disposizioni, a seguito della revisione o installazione di impianti tecnologici;<br />
g) varianti non essenziali a concessioni edilizie già rilasciate che non incidano sui<br />
parametri urbanistici e sulle volumetrie, che non cambino la destinazione d’uso e<br />
la categoria edilizia, e non alterino la sagoma e non violino le eventuali<br />
prescrizioni contenuti nella concessione edilizia;<br />
parcheggi di pertinenza nel sottosuolo del lotto su cui insiste il fabbricato.<br />
La facoltà di cui la comma precedente è data esclusivamente ove sussistano le<br />
seguenti condizioni:<br />
a) gli immobili interessati non siano assoggettati alle disposizioni di cui alle leggi Dl<br />
490/99, legge del 6 dicembre 1991 n.394, ovvero a disposizioni immediatamente<br />
operative dei piani aventi la valenza di cui all’art. 1-bis del decreto legge<br />
27ngiugno 1985 n.312, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 1985<br />
n.431, o dalla legge 18 maggio n.138, e non siano comunque assoggettati dagli<br />
strumenti urbanistici a discipline espressamente volte alla tutela delle loro<br />
caratteristiche paesaggistiche, ambientali, storico–archeologiche, storico –<br />
artistiche, storico-architettoniche e storico-testimoniali;<br />
b) gli immobili interessati siano oggetto di prescrizioni di vigenti strumenti di<br />
pianificazione, nonché di programmazione, immediatamente operative e le<br />
trasformazioni progettate siano in contrasto con strumenti adottati.<br />
10.2 Modalità<br />
Le modalità operative per l’applicazione della denuncia di inizio di attività sono quelle<br />
fissate ai punti 7,8,8bis,9,10,11,12,13,14,15 dell’art.2, comma 60 della L.23/12/96 n.662<br />
come modificato dalla L.23/05/97 n.135.<br />
42
11. ASSEVERAZIONE (at. 26 Legge n.47/85)<br />
11.1 Oggetto<br />
Sono soggette ad asseverazione le opere interne alle costruzioni che non sono in<br />
contrasto con gli strumenti urbanistici adottati o approvati e con il Regolamento Edilizio,<br />
non comportano modifiche della sagoma della costruzione, dei prospetti, né aumento<br />
delle superfici utili e del numero delle unità immobiliari, non modificano la destinazione<br />
d'uso delle costruzione e delle singole unità immobiliari, non recano pregiudizio alla<br />
statica dell'immobile e, per quanto riguarda gli immobili compresi nelle zone indicate dalla<br />
lettera A) dell'art. 2 del DM 2/4/1968, rispettano le originarie caratteristiche costruttive.<br />
Quanto disposto al comma 1 non si applica nel caso di immobili vincolati ai sensi del<br />
DL 490/99, e nel caso in cui l'intervento modifichi la situazione preesistente per quanto<br />
concerne il rispetto delle norme vigenti in materia di igiene e sicurezza dei luoghi di vita e<br />
lavoro.<br />
Ai fini dell'applicazione del primo comma non è considerato aumento delle superfici<br />
utili l'eliminazione o lo spostamento di pareti interne o parte di esse.<br />
E' vietata la ristrutturazione "pesante" di unità immobiliari attraverso l'artificiosa e<br />
graduale applicazione della categoria di intervento "opere interne".<br />
11.2 Modalità<br />
Nei casi di cui all'articolo precedente contestualmente all'inizio dei lavori, il<br />
proprietario dell'unità immobiliare deve presentare al Comune un elaborato grafico<br />
indicante le opere da eseguire ed una relazione sulla base di apposito fac-simile<br />
predisposto dal Comune.<br />
Tale relazione dovrà essere firmata da un professionista abilitato alla progettazione,<br />
che asseveri le opere da compiersi ed il rispetto delle prescrizioni contenute nel presente<br />
Regolamento Edilizio e nelle norme tecniche di attuazione del P.R.G..<br />
Nel caso di interventi su insediamenti destinati ad attività classificate ai sensi del<br />
comma 6 dell'art. 13 della L.R. 33/90 e successive modificazioni, o comunque soggette al<br />
rispetto di norme vigenti in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro, il<br />
professionista attesterà inoltre che l'intervento non modifica la situazione preesistente<br />
relativamente alle suddette norme.<br />
43
12. PIANI ATTUATTIVI<br />
12.1 Definizioni<br />
I Piani Attuativi sono quegli strumenti che in accordo con il Piano Regolatore<br />
Generale e delle relative Norme di Attuazione che precisano gli interventi sul territorio e ne<br />
organizzano e regolamentano l’attuazione e sono definiti dall’ art.31 della L.R. 20/2000.<br />
Rientrano fra questi:<br />
i piani particolareggiati e i piani di lottizzazione di cui agli artt. 13 e 28 della<br />
Legge 17 agosto 1942, n.1150;<br />
<br />
<br />
i piani per l’edilizia economica popolare di cui alla Legge 18 aprile 1962, n.167;<br />
i piani delle aree destinate ad insediamenti produttivi di cui all’art. 27 della Legge<br />
22 ottobre 1971, n.865;<br />
i piani di recupero di cui alla Legge 5 agosto 1978, n. 457;<br />
i programmi integrati di intervento di cui all’art. 16 della Legge 17 febbraio 1992,<br />
n.179;<br />
<br />
i programmi di recupero urbano di cui all’art. 11 del DL 5 ottobre 1993 n.398,<br />
convertito dalla Legge 4 dicembre 1993, n.493.<br />
12.2 Piani particolareggiati di iniziativa privata<br />
I piani particolareggiati di iniziativa privata sono obbligatori per le aree di espansione<br />
residenziale o produttiva per le quali non siano già previsti piani particolareggiati di<br />
iniziativa pubblica per le quali non siano già previsti piani particolareggiati di iniziativa<br />
pubblica, piani per l’edilizia economica popolare e piani per gli insediamenti produttivi.<br />
12.2.1) Autorizzazione a presentare il piano particolareggiato<br />
Ai fini della presentazione della richiesta di approvazione dei piani particolareggiati di<br />
iniziativa privata, i proprietari richiedono preventivamente l'autorizzazione a procedere al<br />
Comune.<br />
La domanda dovrà essere allegata dai seguenti elaborati:<br />
- planimetria catastale ed estratto di PRG con evidenziato l’area d’intervento<br />
- copia delle richieste dei pareri<br />
12.2.2) Richiesta per l’approvazione del il piano particolareggiato<br />
Ottenuta l'autorizzazione, i proprietari inoltrano la richiesta di approvazione al<br />
Comune.<br />
La richiesta di approvazione, inviata al Sindaco e firmata come gli allegati dal<br />
richiedente e dal progettista, deve contenere l'oggetto della domanda e l'elenco degli<br />
allegati.<br />
Dei soggetti sopra citati devono essere riportati generalità, residenza, codice fiscale<br />
e, limitatamente al progettista, ordine professionale di appartenenza e numero di<br />
iscrizione.<br />
Il richiedente deve dichiarare sotto la propria responsabilità il titolo giuridico che<br />
legittima la sua richiesta. Gli elaborati da allegare sono:<br />
A) ELABORATI RELATIVI ALLO STATO DI FATTO<br />
1) estratto del P.R.G., limitato alla parte interessata dall'intervento, con<br />
indicazione dell'area e stralcio delle norme di attuazione;<br />
2) estratto di mappa catastale in scala 1:1000/1:2000, con presentazione dei<br />
44
limiti di proprietà, e certificato catastale riportante particelle, superficie, destinazione,<br />
redditi ecc.;<br />
3) planimetria in scala 1:500 della zona prima e dopo l'intervento, con<br />
l'individuazione di un caposaldo fisso permanente cui riferirvi le curve di livello<br />
comprendente:<br />
a) rilievo del verde esistente con le indicazioni delle principali essenze<br />
legnose;<br />
b) costruzioni e manufatti di qualsiasi genere;<br />
c) elettrodotti, metanodotti, fognature ed impianti di depurazione,<br />
acquedotti e relative servitù ed altre eventuali infrastrutture;<br />
d) viabilità e toponomastica;<br />
e) altri eventuali vincoli;<br />
4) piante schematiche di tutti i piani in scala 1:200, per i piani attuativi<br />
comprendenti aree edificate. Possono essere utilizzate le planimetrie catastali<br />
eventualmente aggiornate, anche nelle destinazioni;<br />
5) sezioni e profili del terreno in scala 1:500, eseguite nei punti più rilevanti<br />
(almeno due);<br />
6)documentazione fotografica, formato minimo 10 x 15, con indicazione dei punti di<br />
ripresa;<br />
B) ELABORATI DI PROGETTO:<br />
1) planimetrie di progetto in scala 1:500 con l'indicazione delle diverse<br />
destinazioni urbanistiche del comparto e delle relative superfici.<br />
Dovranno essere indicati i lotti edificabili o le aree di sedime dei fabbricati, le<br />
strade, i marciapiedi, le piazze debitamente quotate, gli spazi di verde<br />
attrezzato (pubblico privato) eventuali utilizzazioni in sotterraneo e servizi<br />
centralizzati, spazi per servizi e per verde attrezzato, spazi pubblici di sosta e<br />
parcheggio.<br />
In particolare dovranno essere indicate in scala 1:200 le sezioni stradali della<br />
viabilità riportanti percorsi pedonali e piste ciclabili con riferimento<br />
all'eliminazione delle barriere architettoniche;<br />
2) sezioni e profili in scala 1:500 con l'indicazione delle tipologie edilizie e relative<br />
destinazioni d'uso. Per interventi di particolare importanza sono raccomandate<br />
inoltre tavole rappresentanti prospettive o assonometrie riferite ai principali<br />
punti di visuale;<br />
3) progetto di massima degli impianti tecnici delle opere di urbanizzazione e delle<br />
reti di distribuzione con definizione degli allacciamenti ai pubblici servizi (rete<br />
idrica, fognante, energia elettrica, telefonica, gas, impianto di depurazione,<br />
ecc.);<br />
4) Norme tecniche di attuazione.<br />
Tali norme devono contenere di massima i seguenti dati di fatto e di progetto:<br />
a) superficie d'intervento;<br />
b) superficie catastale;<br />
c) superficie territoriale St<br />
Qualora l'intervento comprenda zone omogenee a destinazione diversa, va<br />
specificata la St relativa a ciascuna zona omogenea;<br />
d) superficie fondiaria Sf;<br />
45
e) superficie fondiaria Sf di ciascun lotto o unità minima di intervento,<br />
riportata secondo l'ordine indicato nella planimetria di progetto;<br />
f) superficie utile Su e/o volume V totali esistenti nonché massimi ed<br />
eventualmente minimi realizzabili, distinti secondo le varie destinazioni<br />
d'uso ammesse;<br />
g) superficie utile Su e/o volume V esistenti nonché massimi ed<br />
eventualmente minimi realizzabili su ciascun lotto o unità minima d'intervento,<br />
distinti secondo le varie destinazioni d'uso ammesse;<br />
h) indice di utilizzazione fondiaria di progetto Uf=Su/Sf e/o indice di<br />
fabbricabilità fondiaria di progetto If=V/Sf massimi ed eventualmente<br />
minimi realizzabili in totale e in ciascun lotto o unità minima di intervento;<br />
i) superficie destinata alle opere di urbanizzazione primaria, distinta in<br />
superficie per strade, superficie per parcheggi, superficie per verde<br />
pubblico di urbanizzazione primaria, superficie per impianti tecnici;<br />
j) superficie destinata alle opere di urbanizzazione secondaria, distinta in<br />
superficie per il verde pubblico attrezzato a parco, per il gioco, lo sport e<br />
superficie per attrezzature specifiche;<br />
k) rapporti tra i parametri di cui sopra corrispondenti a quelli prescritti dal<br />
P.R.G.;<br />
l) superficie eventualmente destinata a verde privato e a verde<br />
condominiale;<br />
m) altezza degli edifici ed eventuali tipologie edilizie da adottare;<br />
n) caratteristiche dimensionali e tecniche delle opere di urbanizzazione<br />
primaria e secondaria;<br />
o) attuazione degli interventi previsti dal piano (comparti, stralci, unità minime<br />
di intervento, ecc.) con definizione dei tempi di realizzazione delle opere di<br />
urbanizzazione in relazione al rilascio delle singole concessioni o<br />
autorizzazioni;<br />
p) norme relative alla definizione della qualità dell'intervento con riferimento<br />
a:<br />
- spazi esterni ed elementi di arredo urbano ed ambientale;<br />
- verde pubblico e privato;<br />
- materiali da impiegare nelle finiture delle costruzioni con indicazione<br />
dei colori;<br />
- recinzioni;<br />
- materiali e particolari costruttivi delle opere di urbanizzazione<br />
(percorsi, passi carrai, manufatti esterni relativi all'erogazione dei servizi,<br />
piazzali<br />
per bus, piazzole per la raccolta rifiuti solidi urbani, ecc..);<br />
- numero e caratteristiche degli accessi carrai.<br />
C) RELAZIONE GEOLOGICA - GEOTECNICA<br />
Dovrà contenere una valutazione sulle modificazioni che l'intervento porta<br />
nell'ambiente con riferimento alla relazione specifica del P.R.G.. In particolare dovrà valutare<br />
l'aspetto geologico dell'area e le sue caratteristiche per la fattibilità dell'insieme delle<br />
opere e la loro compatibilità con la stabilità e l'assetto idrogeologico del terreno di<br />
insediamento, mentre per la progettazione delle singole opere, valgono le norme<br />
specifiche.<br />
La relazione deve essere firmata da tecnici dotati di abilitazione idonea ai sensi di<br />
legge.<br />
46
D) RELAZIONE ILLUSTRATIVA<br />
Tale relazione deve contenere:<br />
- l'analisi del contesto ambientale e, in particolare, per i piani che comprendono edifici<br />
esistenti, l'analisi storica e l'analisi della consistenza dei medesimi;<br />
- la descrizione delle caratteristiche funzionali, formali e tecniche dell'intervento in<br />
rapporto al contesto ambientale;<br />
- l'illustrazione del programma di attuazione del piano.<br />
- i costi dettagliati delle opere di urbanizzazione da realizzarsi direttamente dal<br />
richiedente.<br />
- la valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) quando richiesta dalle norme vigenti o<br />
dalle norme di P.R.G., estesa anche alle eventuali opere esterne all'area d'intervento<br />
connesse all'urbanizzazione.<br />
E) SCHEMA DI CONVENZIONE<br />
Lo schema di convenzione contiene gli obblighi del soggetto attuatore del piano<br />
secondo quanto previsto dall'art. 28 della L.17 giugno 1942, n. 1150 (art.8, L. 6<br />
agosto 1967, n. 765), e dall'art. 22 della L.R. n. 47/78 e successive modificazioni. In<br />
particolare, per i piani particolareggiati di iniziativa privata, essa prevede:<br />
- la cessione gratuita, entro termini prestabiliti, delle aree necessarie per<br />
l'esecuzione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria;<br />
- l'assunzione a carico del proprietario degli oneri relativi a tutte le opere di<br />
urbanizzazione primaria inerenti il P.P., nonché l'assunzione degli oneri per la<br />
costruzione delle opere di urbanizzazione secondaria;<br />
- i termini di ultimazione delle successive fasi di intervento previste dal programma<br />
di attuazione allegato al progetto;<br />
- l'impegno da parte della proprietà alla manutenzione delle opere di urbanizzazione<br />
fino a quando tali opere non vengano acquisite dal Comune in base alla<br />
convenzione stessa;<br />
- congrue garanzie finanziarie per l'adempimento degli obblighi derivanti dalla<br />
convenzione.<br />
La convenzione, da trascriversi a cura e spese della proprietà, deve essere<br />
approvata con deliberazione consigliare nei modi e forme di legge, ai fini del rilascio<br />
della prescritta autorizzazione.<br />
12.3 Approvazione<br />
- stesura modificata:<br />
I piani attrattivi di iniziativa privata, sottoposti all’esame preventivo di cui all’art, 19<br />
della L.R. 19/1982 e successive modificazioni e sentito il parere della C.E., sono approvati<br />
dal Comune. L’esecuzione è subordinata alla stipula ed alla trascrizione presso la<br />
Conservatoria dei Registri Immobiliari della convenzione tra il Comune e il soggetto<br />
attuatore. Tale convenzione deve essere stipulata e trascritta successivamente<br />
all’approvazione del piano da parte del Consiglio comunale a cura e spese del soggetto<br />
attuatore.<br />
Prima della stipula e della trascrizione della convenzione non possono essere<br />
rilasciate le concessione relative alle opere di urbanizzazione e/o agli interventi edilizi<br />
previsti dal piano stesso.<br />
I piani attuativi di iniziativa pubblica sono approvati dal Comune con le procedure<br />
dell’art. 31 della L.R. 20/2000 e successive modificazioni ed integrazioni.<br />
47
13. NORME PROCEDURALI DURANTE L’ESECUZIONE DEI LAVORI<br />
13.1 Comunicazione di inizio lavori<br />
Il titolare di concessione o autorizzazione deve comunicare al Comune la data<br />
dell’inizio di inizio lavori a mezzo di raccomandata o consegna a mano, utilizzando<br />
apposito modello predisposto dal Comune sottoscritto anche dal Direttore dei Lavori e<br />
dall’impresa esecutrice con relativa accettazione. Qualora il direttore dei lavori venga<br />
sostituito o rinunci all’incarico durante l’esecuzione dei lavori, dovrà essere comunicato il<br />
nuovo direttore dei lavori con relativa accettazione pena la sospensione dei lavori stessi.<br />
Alla comunicazione di inizio lavori dovranno essere allegati:<br />
a) comunicazione degli estremi dell'avvenuto deposito della denuncia dei lavori in<br />
cemento armato ai sensi dell'art. 4 della L.5/11/71, n. 1086;<br />
b) se non inviata precedentemente, documentazione inerente il contenimento dei<br />
consumi energetici, ai sensi dell'art. 28 della legge 10/91;<br />
c) documentazione relativa al D.Lgs 14/81996 n.494 sulla sicurezza dei cantieri;<br />
c) dichiarazione del progettista di provvedere alla individuazione dei punti fissi di<br />
linea e di livello nonché all’individuazione dei punti di immissione di scarichi e dei<br />
punti di presa dell’acquedotto e degli altri impianti esistenti in conforme agli<br />
elaborati e alle indicazioni delle aziende erogatrici dei pubblici esercizi.<br />
13.2 Vigilanza durante l’esecuzione delle opere<br />
Il Comune svolge attività di controllo avvalendosi degli uffici tecnici comunali,<br />
dell’ufficio di polizia municipale e delle strutture sanitarie territoriali.<br />
La concessione o autorizzazione e la copia dei disegni approvati devono essere<br />
tenuti in cantiere ad uso degli incaricati alle verifiche.<br />
Il cantiere deve essere provvisto di un cartello chiaramente visibile indicante gli<br />
estremi della concessione o autorizzazione, il nominativo del progettista, del titolare, del<br />
direttore dei lavori, dell’impresa esecutrice e la data di inizio lavori.<br />
Qualora i lavori vengano interrotti, dovranno essere adottate le precauzioni<br />
necessarie a garantire la sicurezza, l’igiene e il decoro. In difetto, il responsabile del<br />
provvedimento ingiunge gli opportuni provvedimenti.<br />
13.3 Conduzione del cantiere<br />
In ogni intervento debbono essere adottate tutte le necessarie precauzioni per<br />
garantire l’igiene e l’incolumità dei lavoratori e dei cittadini nel rispetto delle norme vigenti.<br />
Il costruttore, il proprietario ed i tecnici addetti, nell’ambito delle loro rispettive<br />
competenze e mansioni, sono responsabili della conduzione dei lavori e di quanto ne<br />
deriva ai fini della responsabilità verso terzi.<br />
Ogni cantiere deve essere organizzato, recintato e mantenuto libero da materiali<br />
inutili o dannosi, per tutta la durata dei lavori, con segnalazione di pericolo e di ingombro<br />
diurne e notturne, integrate da illuminazioni stradale, gestite dal costruttore che ne è<br />
responsabile.<br />
I materiali di demolizione debbono essere fatti scendere previa bagnatura o a mezzo<br />
di apposite trombe o recipienti, per evitare il sollevamento delle polveri. I restauri esterni di<br />
qualsiasi genere ai fabbricati prospicienti alle aree pubbliche o aperte al pubblico,<br />
potranno effettuarsi solamente con opportune protezioni dei fabbricati medesimi onde<br />
impedire la propagazione di polveri.<br />
Nel caso di occupazione di suolo pubblico deve essere fatta separata domanda al<br />
Sindaco. Nel caso di interventi prospicienti aree pubbliche, le recinzioni anche se<br />
provvisorie, dovranno garantire decoro e sicurezza per i cittadini. Se realizzate in zone di<br />
particolare interesse urbano o ambientale, dovranno essere definite con specifico disegno<br />
48
da allegare in sede di concessione o autorizzazione.<br />
I tecnici comunali nell’effettuare controlli devono avvisare gli Organi competenti<br />
qualora sorgessero la non osservanza delle norme di legge.<br />
13.4 Variante alla concessione edilizia<br />
Il concessionario può richiedere il rilascio di una variante alla concessione avuta<br />
purché non sia in contrasto con la normativa urbanistica vigente al momento della<br />
richiesta medesima.<br />
Le varianti al progetto approvato possono essere essenziali e non essenziali.<br />
Sono varianti essenziali al progetto approvato quelle definite dall’art. 1 della L.R.<br />
46/88 e successive integrazioni:<br />
a) il mutamento della destinazione d'uso che implichi variazione degli standard;<br />
b) gli aumenti della cubatura rispetto al progetto approvato superiori a 300 mc., con<br />
esclusione di quelli che riguardino soltanto le cubature accessorie ed i volumi tecnici,<br />
così come definiti ed identificati dalle norme urbanistiche ed edilizie comunali;<br />
c) gli aumenti della superficie utile superiori a 100 mq.;<br />
d) gli scostamenti di entità superiore al 10% rispetto alla superficie coperta, alla<br />
cubatura, alla superficie utile, al rapporto di copertura, al perimetro, all'altezza dei<br />
fabbricati, alla sagoma, alle distanze tra fabbricati e dai confini di proprietà anche a diversi<br />
livelli di altezza, nonché rispetto alla localizzazione del fabbricato sull'area di pertinenza;<br />
e) ogni intervento difforme da quanto concesso, ove effettuato su immobili sottoposti<br />
a particolari prescrizioni per ragioni ambientali, paesaggistiche, naturalistiche,<br />
geomorfologiche, paleontologiche, archeologiche, storico-artistiche, storico-testimoniali ed<br />
etnologiche, da leggi nazionali o regionali, ovvero dagli strumenti di pianificazione<br />
territoriale od urbanistica, nonché effettuato su immobili ricadenti in aree protette od in<br />
parchi istituiti in conformità a leggi nazionali o regionali.<br />
Costituiscono varianti in corso d’opera (art. 15 L.47/84) le varianti non essenziali al<br />
progetto approvato, purché esse siano conformi agli strumenti urbanistici e ai regolamenti<br />
edilizi vigenti e non in contrasto con quelli adottati, non comportino modifiche della<br />
sagoma né delle superfici utili e non modifichino la destinazione d'uso delle costruzioni e<br />
delle singole unità immobiliari, nonché il numero di queste ultime, e sempre che non si<br />
tratti di immobili vincolati ai sensi del D.L. 490/99, o riguardino interventi di restauro.<br />
L'approvazione della variante deve comunque essere richiesta prima della<br />
dichiarazione di ultimazione dei lavori.<br />
Concludendo le varianti essenziali comportano il rilascio di una nuova concessione<br />
edilizia, sostitutiva della precedente, con indicazioni di nuovi termini di inizio e fine lavori,<br />
mentre le varianti in corso d’opera si affiancano alla precedente concessione senza<br />
modificare i termini di inizio e fine lavori.<br />
13.5 Ritrovamenti archeologici<br />
In conformità a quanto previsto dal D.L. 490/99 sulla tutela del patrimonio storicoartistico,<br />
il proprietario, il direttore dei lavori, l’impresa esecutrice dei lavori sono tenuti a<br />
fare immediata denuncia al Sindaco e agli Enti preposti dei rinvenimenti archeologici<br />
verificatesi durante il corso dei lavori.<br />
13.6 Volture<br />
La concessione o autorizzazione è trasferibile ai successori o aventi causa,<br />
mediante apposita domanda al Sindaco ed allegando il relativo titolo di proprietà o di altro<br />
diritto reale di godimento.<br />
Gli interventi abilitati tramite concessione edilizia o autorizzazione edilizia devono<br />
essere completati entro tre anni dalla data di inizio lavori.<br />
49
La concessione decade se entro 15 mesi dal rilascio della concessione, non sono<br />
stati eseguiti i lavori fino alla costruzione del solaio del piano terra o di altre opere, indicate<br />
nella concessione stessa, per costruzioni di particolare caratteristiche e per gli interventi<br />
sull’edilizia esistente.<br />
50
14. NORME PROCEDURALI A CONCLUSIONE DEI LAVORI<br />
14.1 Comunicazione di fine lavori e documentazione per il rilascio del<br />
certificato di conformità edilizia<br />
La comunicazione di fine lavori deve essere effettuata entro tre anni dal loro inizio,<br />
inviando comunicazione su apposito modulo predisposto dall’Amministrazione comunale<br />
con firma del titolare dell’atto e del direttore dei lavori.<br />
Ai fini del rilascio del certificato di conformità edilizia, il titolare della<br />
concessione/autorizzazione deve presentare al Comune i seguenti documenti:<br />
a) scheda tecnica descrittiva di cui al successivo art. 55, dell'immobile realizzato,<br />
debitamente sottoscritta dal titolare della concessione o autorizzazione edilizia, e da un<br />
tecnico abilitato, anche ai fini della responsabilità di cui all'art. 481 del Codice Penale,<br />
ovvero dichiarazione di conformità di cui al terzo comma dell'art. 55;<br />
b) certificato di collaudo delle opere in conglomerato cementizio armato od a<br />
struttura metallica, ove presenti (nelle zone sismiche, certificato di conformità di cui all'art.<br />
28 della Legge n. 64/1974);<br />
c) certificato finale di prevenzione incendi ai sensi dell’art.3 del DPR 12/01/98 n.37<br />
(in assenza del certificato, copia della richiesta di collaudo presentata ai VV.FF.) o<br />
dichiarazione, sottoscritta congiuntamente dal titolare della concessione e dal direttore dei<br />
lavori, che l'opera non è soggetta a specifica certificazione sul rispetto delle norme<br />
antincendio;<br />
d) dichiarazione di conformità dell'impianto termico e dell'isolamento termico, ai fini<br />
del contenimento dei consumi energetici e della certificazione energetica. Nella<br />
dichiarazione, l'impresa esecutrice e il direttore dei lavori devono certificare sotto la<br />
propria responsabilità, ciascuno per gli obblighi che gli competono, la rispondenza dei<br />
lavori eseguiti alla documentazione depositata in Comune;<br />
e) dichiarazione di conformità degli impianti tecnologici, installati nell'immobile ai<br />
sensi dell'art. 9 della Legge n. 46/90. Nelle dichiarazioni ciascuna impresa installatrice<br />
dovrà certificare di aver eseguito l'impianto utilizzando materiali certificati e messi in opera<br />
a regola d'arte;<br />
f) autorizzazione allo scarico in atmosfera ai sensi del D.P.R. 24/5/88 n. 203;<br />
g) domanda di allacciamento degli scarichi provenienti dal fabbricato alla fognatura<br />
comunale per gli insediamenti civili o, in assenza di pubblica fognatura, autorizzazione allo<br />
scarico delle acque reflue secondo le disposizioni della Legge 152/99 e della Legge<br />
regionale 7/83 e successive modificazioni;<br />
h) dichiarazione del tecnico dotato di abilitazione idonea rispetto all'intervento<br />
richiesto resa ai sensi dell'art. 11 del D.M. 14/6/1989 n. 236 (superamento ed eliminazione<br />
barriere architettoniche);<br />
i) documentazione comprovante l'avvenuta iscrizione in Catasto ai sensi delle<br />
normative vigenti, comprensiva delle planimetrie;<br />
l) autorizzazione all'esercizio ed impiego dell'impianto ascensore;<br />
m) attestazione di avvenuto pagamento degli oneri di concessione<br />
14.2 Scheda tecnica descrittiva<br />
Per ogni immobile oggetto di intervento edilizio deve essere compilata o aggiornata,<br />
se esistente, una scheda tecnica descrittiva, articolata per le diverse unità immobiliari che<br />
la compongono, sottoscritta da un tecnico abilitato incaricato dal proprietario o dai soggetti<br />
aventi titolo all'intervento edilizio. Tale scheda è redatta sulla base di apposito modello<br />
predisposto dal Comune e sottoscritta per gli effetti di cui all'art. 481 del Codice Penale.<br />
51
La scheda deve contenere:<br />
a) i dati catastali e urbanistici utili alla esatta individuazione dell'immobile stesso,<br />
con l'eventuale riferimento all'unità edilizia originaria;<br />
b) i dati metrici e dimensionali previsti dal progetto e realizzati;<br />
c) un quadro riepilogativo relativo ai diversi requisiti cogenti e raccomandati, ai livelli<br />
previsti dal Regolamento Edilizio per quel tipo di opera, ai livelli dichiarati in sede di<br />
progetto e alle prestazioni fornite dall'opera realizzata;<br />
d) gli elementi utili alle verifiche in merito ai requisiti previsti dalla normativa vigente<br />
in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro ed in merito a quei requisiti<br />
connessi alle prescrizioni derivanti dalla valutazione preventiva ai sensi della lettera h)<br />
dell'art. 19, primo comma, della L.R. n. 19/1982 e successive modificazioni, nel caso di<br />
insediamenti destinati ad attività classificate ai sensi dell'art. 13 della L.R. 33/90 e<br />
successive modificazioni;<br />
e) una relazione sottoscritta dal tecnico incaricato, relativa allo svolgimento delle<br />
prove in opera eseguite ed ai livelli di prestazione forniti dall'opera realizzata. Tale<br />
relazione riprenderà quanto riportato nel programma delle verifiche in corso d'opera e<br />
finali indicate nella relazione di progetto presentata in sede di richiesta di concessione<br />
edilizia.<br />
La scheda dovrà altresì contenere la dichiarazione di conformità, resa dal<br />
professionista incaricato, per gli effetti dell'art. 481 del Codice Penale, che sono stati<br />
regolarmente effettuati tutti i controlli in corso d'opera e finali, prescritti dal Regolamento<br />
Edilizio e che l'opera realizzata è conforme al progetto approvato ed alle varianti autorizzate.<br />
Copia della scheda è conservata a cura del Comune ed è rilasciata a richiesta dei<br />
soggetti aventi titolo.<br />
Le operazioni di controllo e verifica dei requisiti che richiedono particolari condizioni<br />
legate alla stagionalità ed all'uso, possono essere rinviate ed effettuate nel periodo che, a<br />
giudizio del tecnico incaricato, risulta il più idoneo. Per tali requisiti la scheda tecnica<br />
descrittiva, già depositata, sarà completata con i dati mancanti entro e non oltre dodici<br />
mesi dalla data del primitivo deposito, pena l'applicazione delle sanzioni previste dal<br />
successivo art. 14.4<br />
Gli interventi soggetti ad autorizzazione, con esclusione di quelli di restauro e<br />
risanamento conservativo, e/o riguardanti attività classificate, non sono soggetti all'obbligo<br />
della compilazione della scheda tecnica descrittiva, fatto salvo l'aggiornamento di quella<br />
eventualmente esistente.<br />
In particolare, in caso di aggiornamento della scheda esistente, la stessa verrà<br />
presentata al Comune unitamente alla dichiarazione di conformità di cui per il rilascio del<br />
certificato aggiornato di conformità edilizia, secondo le procedure di cui al successivo art.<br />
14.4<br />
Nel caso in cui non sia obbligatoria la compilazione della scheda deve essere<br />
prodotta una dichiarazione del Direttore dei Lavori, per gli effetti dell'art. 481 del Codice<br />
Penale, attestante che l'opera realizzata è conforme al progetto autorizzato.<br />
14.3 Verifica di conformità dell’opera eseguita alla concessione o<br />
autorizzazione<br />
Ai fini del rilascio del certificato di conformità edilizia, il responsabile del<br />
procedimento, entro il termine perentorio di 10 giorni dalla presentazione della<br />
documentazione, può richiedere per una sola volta l'integrazione della documentazione<br />
presentata ovvero la regolarizzazione della stessa.<br />
Il responsabile del provvedimento, entro 30 giorni dalla data di presentazione della<br />
52
scheda tecnica descrittiva, o dell'aggiornamento della stessa corredata dalla<br />
documentazione prevista dall'art. 14.1, comunica al richiedente la data di inizio delle<br />
operazioni di controllo e verifica dell'opera eseguita. Tali operazioni saranno effettuate,<br />
entro i successivi 30 giorni, dagli uffici comunali ovvero da un tecnico incaricato dal<br />
Comune il cui nominativo è compreso nell'elenco di cui al successivo art. 14.5.<br />
Nel caso di interventi già sottoposti a parere preventivo dell'U.S.L. in fase di<br />
concessione/autorizzazione, le operazioni di controllo saranno effettuate con le stesse<br />
modalità di cui al secondo comma dagli uffici comunali congiuntamente a quelli dell'U.S.L.<br />
territorialmente competente.<br />
Il soggetto incaricato del controllo esamina la rispondenza dell'opera eseguita alla<br />
concessione/autorizzazione edilizia rilasciata nonché alla scheda tecnica descrittiva e<br />
relativi allegati e verifica in particolare il rispetto della normativa urbanistica ed edilizia,<br />
nonché dei requisiti cogenti previsti nel Regolamento Edilizio.<br />
Qualora in sede di controllo, anche a campione, vengano riscontrate difformità con<br />
quanto dichiarato nella scheda tecnica descrittiva, il responsabile del provvedimento<br />
comunica le risultanze negative del controllo al richiedente invitando lo stesso a produrre,<br />
entro il termine prefissato, le proprie controdeduzioni, riservandosi ogni altra successiva<br />
azione.<br />
14.4 Rilascio del certificato di conformità edilizia<br />
Il certificato di conformità edilizia viene rilasciato per tutte le opere soggette a<br />
concessione edilizia e nel caso di autorizzazione edilizia, per gli interventi di Restauro e<br />
Risanamento Conservativo e per quelli riguardanti attività classificate ai sensi dell'art. 13<br />
della L.R. 33/90 e successive modificazioni.<br />
Tale certificato, attesta che l'opera edilizia risponde al progetto regolarmente<br />
approvato dal punto di vista dimensionale, prestazionale, delle prescrizioni urbanistiche,<br />
edilizie ed igieniche di interesse edilizio. Esso vale altresì come dichiarazione di abitabilità<br />
o usabilità di cui al D.P.R. 22/4/94, n. 425.<br />
Il responsabile del provvedimento, entro 60 giorni dalla presentazione della<br />
documentazione di cui all'art. 14.1 del presente Regolamento Edilizio, accertato che essa<br />
è completa, e viste le risultanze dei controlli effettuati secondo le modalità previste all'art.<br />
14.3, rilascia il certificato di conformità edilizia.<br />
Qualora non si proceda alla verifica di cui al precedente art. 14.3, o il suddetto<br />
controllo comunale non venga svolto entro il termine previsto, il certificato è rilasciato nei<br />
successivi 10 giorni, anche nei casi di applicazione dell'art. 55 - 5° comma, mediante<br />
convalida della dichiarazione di conformità resa dal professionista incaricato. Nel caso di<br />
mancata convalida nel termine appena indicato, la scheda tecnica descrittiva da cui risulti<br />
la data di presentazione al Comune, tiene luogo del certificato di conformità edilizia.<br />
Nel caso di rilascio del certificato di conformità edilizia mediante convalida della<br />
dichiarazione di conformità sottoscritta dal tecnico incaricato, il responsabile del<br />
provvedimento appone l'attestazione di convalida della dichiarazione, riservandosi la<br />
possibilità di effettuare nei dodici mesi successivi al rilascio il controllo a campione,<br />
secondo i modi ed i tempi previsti dal comma seguente.<br />
I criteri di scelta delle opere edilizie per le quali si procede al controllo preventivo,<br />
nonché, nel caso di controllo a campione, le modalità e le procedure per la definizione del<br />
campione stesso, sono stabilite da apposita delibera della Giunta Comunale, ai sensi<br />
dell'art. 10 della L.R. 33/90 e successive modificazioni ed integrazioni.<br />
14.5 Elenco dei tecnici verificatori<br />
53
Ai fini dell'espletamento dei compiti di controllo e verifica delle opere edilizie per il rilascio<br />
del certificato di conformità edilizia, il responsabile del provvedimento può avvalersi, nei<br />
casi previsti dal precedente art. 14.4, dell'opera di tecnici abilitati verificatori esterni al<br />
Comune, iscritti all'elenco predisposto dall'Amministrazione stessa dotati di specifica<br />
competenza.<br />
Il Comune, sentite le categorie professionali competenti, delibera in merito alla<br />
formazione dell'elenco dei tecnici verificatori ed ai compensi per le relative operazioni di<br />
controllo e verifica. L'elenco ed i compensi sono aggiornati periodicamente.<br />
E' incompatibile con l'incarico di verificatore l'aver partecipato in qualunque forma<br />
alla progettazione, alla direzione lavori e alla costruzione dell'opera.<br />
14.6 Sospensione all’uso e dichiarazione di inabilità<br />
Il Comune, quando ricorrono motivate ragioni in ordine alle condizioni igieniche e/o di<br />
sicurezza dei fabbricati, ordina la sospensione dell’uso del fabbricato o di parte di esso.<br />
Tale ordinanza si applica anche nel caso di risultanza negativa conseguente<br />
all’effettuazione di controllo a campione, in relazione a gravi difformità rispetto a quanto<br />
previsto dal Regolamento Edilizio e/o dichiarato nella scheda tecnica descrittiva.<br />
Per le abitazioni esistenti, il Sindaco può dichiarare inabitabile un alloggio o parte di<br />
esso, quando ricorra almeno una delle seguenti situazioni:<br />
- condizioni di degrado delle strutture e degli impianti tali da pregiudicare l’incolumità<br />
degli occupanti;<br />
- alloggio improprio (sottotetto, seminterrato, box, edificio al grezzo);<br />
- insufficienti requisiti di superficie (S minima = 28 m 2 per alloggio), o di altezza<br />
(h minima = 2,20 m.);<br />
- insufficienti condizioni di aerazione (ventilazione) ed illuminazione;<br />
- mancata disponibilità di acqua potabile;<br />
- assenza di servizi igienici;<br />
- mancato allacciamento alla fognatura, ove esistente, o ad altro idoneo sistema di<br />
trattamento delle acque reflue.<br />
54
15. TUTELA DELL’AMBIENTE<br />
15.1 Regolamentazione delle acque reflue<br />
Le acque reflue debbono essere convogliate nella fognatura comunale, laddove<br />
esistente a cura dei proprietari secondo quanto previsto dal requisito R.C. 3.5.: "Portata<br />
delle reti di scarico. Smaltimento delle acque domestiche e fecali e delle acque di rifiuto<br />
industriali."<br />
L'autorizzazione allo scarico nella pubblica fognatura è rilasciata dal Comune ovvero<br />
dall’azienda che ha in gestione il servizio di fognatura e depurazione. Tale autorizzazione<br />
verrà richiamata nel certificato di conformità edilizia. L’autorizzazione per l’esecuzione<br />
delle opere fognanti al servizio della proprietà è rilasciata dal comune.<br />
Qualora intervengano modifiche delle caratteristiche dello scarico (qualità, portata,<br />
ecc..) conseguenti ad interventi sul fabbricato o mutamenti della destinazione d'uso, il<br />
titolare dello scarico dovrà richiedere una nuova autorizzazione allo scarico e, del caso,<br />
nuova autorizzazione per l’esecuzione delle relative opere, allegando le planimetrie delle<br />
reti di scarico aggiornate secondo le nuove attività o destinazioni.<br />
15.2 Regolamentazione delle acque superficiali e sotterranee<br />
Le acque meteoriche proveniente dai tetti, cortili e in genere dai suoli di zone<br />
fabbricate, debbono essere convogliate nella fognatura comunale o in altro idoneo<br />
sistema di smaltimento delle acque bianche secondo quanto previsto dal Requisito R.C.<br />
3.5.: "Smaltimento delle acque meteoriche".<br />
E' vietata l'esecuzione nel sottosuolo di lavori che ostacolino il deflusso delle acque<br />
sotterranee, come pure è vietato sbarrare o intercettare corsi di acque superficiali senza<br />
autorizzazione regionale ai sensi del R.D. 1775/33.<br />
L'approvvigionamento idrico attraverso l'emungimento da acque sotterranee,<br />
comporta l'autorizzazione edilizia per le sole opere edilizie connesse. In tutto il territorio<br />
comunale i pozzi chiusi debbono essere cementati, al fine di proteggere la falda dagli<br />
inquinamenti per il potenziale pericolo costituito dai pozzi abbandonati. Le metodologie di<br />
cementazione sono approvate dagli uffici regionali competenti (ex Genio Civile), ai quali<br />
spetta pure il rilascio della concessione/autorizzazione per la derivazione di acque<br />
sotterranee. Qualora l'approvvigionamento idrico per l'uso potabile e domestico avvenga<br />
mediante l'utilizzo di un pozzo, dovranno essere documentate, in sede di richiesta di<br />
concessione/autorizzazione edilizia, le caratteristiche tecnico-costruttive dell'opera di<br />
presa e la qualità dell'acqua attinta, nel rispetto di quanto previsto nel requisito R.C. 3.4.:<br />
"Portata ed alimentazione delle reti di distribuzione dell'acqua per uso idro-sanitario".<br />
15.3 Salvaguardia e formazione del verde<br />
In tutto il territorio comunale la formazione ed il mantenimento del verde è soggetto a<br />
tutela e controllo. La scelta e la collocazione delle essenze è regolamentata dall'apposito<br />
Piano Comunale del Verde, all’uopo da predisporre. Fino all’approvazione del Piano per<br />
l’attività di formazione e mantenimento del verde il Comune si avvarrà della consulenza<br />
del Corpo Forestale della Stato e della Provincia. Tutte le alberature, indipendentemente<br />
dal loro diametro sono assoggettate alle disposizioni del presente articolo.<br />
L’abbattimento di alberature può essere consentito solo in caso di pubblica utilità o<br />
incolumità, mediante apposito nulla-osta del Comune che si avvarrà eventualmente della<br />
consulenza del Corpo Forestale dello Stato e della Provincia.<br />
Sono esclusi dalla presente normativa gli interventi sulle alberature connessi con<br />
l'esercizio dell'attività agricola e vivaistica, in quanto regolamentati dalle apposite norma di<br />
55
PRG.<br />
16. QUALITA’ FORMALE E COMPOSITIVA DELL’OPERA EDILIZIA<br />
16.1 Aspetto esterno dei fabbricati<br />
Gli edifici di qualsiasi natura, le costruzioni a carattere semipermanente o<br />
provvisorie, gli infissi, le applicazione di carattere commerciale reclamistico, le indicazioni<br />
stradali i turistiche e le attrezzature tecniche quali sostegni e i cavi per l’energia elettrica e<br />
i cavi telefonici, gli apparecchi per l’illuminazione stradale, le antenne radio TV, devono<br />
essere previsti o realizzati in modo da rispondere a requisiti di ordine, decoro e sicurezza.<br />
I prospetti dei fabbricati esposti a pubblica vista e prospicienti vie o spiazzi pubblici,<br />
dovranno corrispondere alle esigenze di decoro edilizio in generale e dell’ambiente in<br />
particolare. Detti prospetti dovranno presentarsi architettonicamente in armonia con le<br />
esigenze estetiche della zona in cui sorgono.<br />
E’ prescritta la conservazione di elementi architettonici aventi caratteristiche storicoartistiche<br />
di pregio, nonché interesse di testimonianza storica, quali fontane, esedre,<br />
lapidi, muri di confine, edicole; tali testimonianze dovranno essere rese visibili.<br />
16.2 Finitura esterna dei fabbricati<br />
Gli edifici e le loro parti devono essere mantenuti in condizioni di pubblico decoro e<br />
di sicurezza in conformità alle disposizioni vigenti in materia.<br />
Un edificio con prospetto architettonicamente unitario deve essere tinteggiato in<br />
modo omogeneo: detta omogeneità va mantenuta anche se gli interventi di tinteggiatura<br />
avvengono in tempi diversi. La scelta del colore della tinteggiatura di edifici non vincolati è<br />
sottoposta all’approvazione del Comune.<br />
Negli edifici classificati tipologicamente o di età superiore a 50 anni, il rifacimento dei<br />
paramenti (intonaci, rivestimenti, faccia a vista, infissi esterni) va eseguito con l’impiego di<br />
materiali tradizionali. Nel caso di tinteggiature, dopo l’approvazione del colore, si<br />
raccomanda l’impiego di pitture a calce o silicati di potassio con pigmenti inorganici<br />
naturali.<br />
L’Amministrazione Comunale potrà, qualora lo ritenga necessario per ragioni di<br />
decoro, ordinare il rinnovo delle intonacature, tinte, stuccature e verniciature.<br />
Nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni devono essere utilizzati materiali che<br />
assicurino la buona conservazione nel tempo.<br />
16.3 Elementi aggettanti delle facciate<br />
Gli aggetti delle facciate degli edifici e dei muri fronteggianti spazi pubblici non<br />
devono costituire pericolo per le persone o le cose.<br />
Nessun oggetto superiore a cm.10 può essere ammesso sotto la quota di ml 4.50 in<br />
qualsiasi prospetto su pubblico passaggio, oggetto di transito veicolare, anche per parti<br />
mobili di infissi. Se per ragioni di sicurezza sono prescritti infissi con aperture verso<br />
l’esterno, questi devono essere opportunamente arretrati.<br />
Balconi, pensiline, tendoni mobili sono consentiti anche al di sotto dell’altezza<br />
effettiva di mt. 4.50 di marciapiede pubblico, purché contenuti di almeno cm. 20 rispetto<br />
alla larghezza del marciapiede stesso.<br />
56
Per gli edifici pubblici o di notevole interesse o pregio artistico e architettonico, il<br />
responsabile del provvedimento può consentire sporgenze maggiori di quelle fissate e<br />
anche occupazione di suolo pubblico con zoccoli, basamenti di colonne, gradini, corpi<br />
aggettanti, ecc.<br />
16.4 Coperture<br />
Le coperture ed i volumi da esse sporgenti (comignoli, abbaini, ecc.) devono essere<br />
considerate elementi architettonici dell'edificio in quanto concorrenti alla valutazione<br />
estetica della costruzione e pertanto la loro realizzazione deve rispondere a precise<br />
previsioni di progetto mediante il coordinamento dei diversi elementi e materiali. Le<br />
coperture dei tetti debbono essere munite, tanto verso il suolo pubblico quanto verso il<br />
cortile interno e altri spazi scoperti, di canali di gronda impermeabili, atti a convogliare le<br />
acque meteoriche nei pluviali e quindi nella fognatura per gli scarichi su strada. Possono<br />
permanere situazioni di scarico in giardini o in cisterne. Nei canali di gronda e nei pluviali è<br />
vietato immettere acque luride domestiche.<br />
E' consentito installare i pluviali esternamente alle colonne o pilastri degli edifici di<br />
pregio nei casi in cui non sia possibile incassarli; in tale caso dovranno essere realizzati in<br />
materiale indeformabile nella parte basamentale.<br />
16.5 Finestre<br />
Le finestre al piano terra che prospettino il suolo pubblico con davanzale a meno di 2<br />
metri dal filo esterno del marciapiede, non potranno avere il davanzale stesso sporgente<br />
più di cm.5 dal vivo del muro.<br />
Gli infissi esterni degli edifici in generale dovranno essere compatibili con le<br />
caratteristiche architettoniche degli stessi e dovranno avere colorazioni tradizionali della<br />
zona. Qualunque altro materiale deve essere concordato con l’Ufficio Tecnico.<br />
16.6 Marciapiedi e porticati<br />
La costruzione e la manutenzione dei marciapiedi è a carico dell’Amministrazione<br />
Comunale, che può richiedere il concorso dei proprietari prospicienti la strada sotto forma<br />
di contributo di miglioria. I marciapiedi devono essere sopraelevati rispetto al piano<br />
stradale di 10-12cm. e devono avere la larghezza minima nel rispetto delle norme<br />
sull’abbattimento delle barriere architettoniche e dotando i marciapiedi di appositi scivoli in<br />
prossimità degli incroci, passi carrai, ecc.<br />
E’ prescritta l’adozione di parapetti, comunque di opere di riparo, per i lati di opere<br />
cortilive che prospettino su zone di terreno o parti di edifici con dislivello maggiore di cm.<br />
50.<br />
16.7 Recinzioni<br />
Le recinzioni sia che prospettino la pubblica via e sia quelli che separano le proprietà<br />
private dovranno avere un aspetto decoroso, intonato all’ambiente e rispettare tutte le<br />
caratteristiche e distanze dal ciglio stradale e dalle curve, richieste dall’ente preposto alla<br />
gestione della viabilità su cui prospettano. Le recinzione su strada in muro pieno non<br />
devono superare l’altezza di m.1,00 nelle curve o in zona di viabilità scarsa.<br />
57
Le tipologie e le altezze massime consentite sono quelle di seguito indicate dalla<br />
rappresentazione grafica.<br />
I muri di cinta prospicienti il suolo pubblico dovranno terminare in sommità con una<br />
copertina in pietra, metallo, laterizio o cemento a protezione delle intemperie.<br />
I cancelli di ingresso su strade e spazi pubblici fuori dai centri abitati, ove consentiti,<br />
devono essere arretrati dal ciclo stradale in modo da permettere la sosta di un autoveicolo<br />
in entrata o in uscita dinanzi al cancello stesso, fuori dalla sede stradale.<br />
Nei casi in cui ciò non sia possibile e/o consentito i cancelli carrabili dovranno essere<br />
dotati di automatismi di apertura.<br />
L’altezza massima ammissibile per le recinzioni di qualunque natura, può essere<br />
derogata in casi specifici in cui la particolare natura di destinazione degli immobili da<br />
recintare richieda maggiori requisiti di tutela; vedi ad esempio impianti sportivi, zone<br />
militari simili, impianti elettrici e impianti gas.<br />
“soppressa la nota 1”;<br />
16.8 Apertura dei sotterranei su spazi pubblici<br />
Le aperture dei sotterranei dovranno essere praticate verticalmente sui muri delle<br />
fronti e senza sporgenze dal vivo dei muri, oppure in piano se ubicate sotto i portici,<br />
purché dotate di coperture adeguate, con superfici di calpestio scabre, ordinatamente<br />
disposte e a perfetto livello dei pavimenti.<br />
Sono vietate le aperture all'imbocco laterale dei portici e in corrispondenza dei passi<br />
carrai. I materiali di protezione delle aperture dovranno essere adeguati alle caratteristiche<br />
dell'edificio e dell'ambiente ed essere idonei a sorreggere i sovraccarichi previsti.<br />
16.9 Cavedi, pozzi luce, chiostrine e intercapedini<br />
I cavedi potranno essere aerati ed illuminare solo i locali non destinati alla<br />
58
permanenza delle persone, e devono essere di grandezza minima 4.50m x 4.50m .<br />
L'accesso deve avvenire solo dai locali comuni situati a livello del pavimento.<br />
l fondo dei cavedi deve essere impermeabile, munito di scarico delle acque piovane<br />
e realizzato in modo da evitare ristagni d'acqua; è vietato in detto scarico, immettere<br />
acque di rifiuto provenienti dalle abitazioni.<br />
Nei cavedi, pozzi luce e chiostrine non sono permessi aggetti.<br />
Le intercapedini in adiacenza ai locali interrati o seminterrati devono essere praticabili o<br />
quanto meno ispezionabili e dotate sul fondo di cunetta per le acque deflusso.<br />
Il Comune può concedere strisce di terreno di uso pubblico per la creazione di<br />
intercapedini, riservandosi particolari facoltà per esigenze proprie.<br />
16.10 Camini, canne fumarie, comignoli<br />
Si definiscono camini quei condotti utilizzati per l’evacuazione dei prodotti della<br />
combustione di un singolo apparecchio termico.<br />
Si definiscono canne fumarie quei condotti utilizzati per l’evacuazione dei prodotti<br />
della combustione di più apparecchi termici.<br />
Si definiscono comignoli i dispositivi posti a coronamento di un camino o di una<br />
canna fumaria atti a facilitare la dispersione dei prodotti della combustione.<br />
Le canne fumarie esterne ed i comignoli debbono essere, per forma e rivestimenti,<br />
congruenti con l’edificio al quale sono applicati. Le canne fumarie multiple devono essere<br />
accorpate in un unico elemento integrato con il fronte dell’edificio.<br />
Ogni apparecchio di combustione dovrà essere dotato d i idonea canalizzazione<br />
completa di comignoli per l’espulsione dei fumi altre il coperto con l’esclusione di fori sui<br />
prospetti.<br />
17. PRESCRIZIONI VARIE<br />
17.1 Allineamenti<br />
Gli allineamenti dei nuovi edifici e la ricostruzione di edifici esistenti dovranno essere<br />
armonizzati con il tessuto urbano esistente. L’Ufficio tecnico, sentito il parere della C.E.<br />
potrà consentire o imporre allineamenti stradali degli edifici o manufatti diversi da quelli<br />
esistenti qualora lo consiglino ragioni estetiche, ambientali, di traffico e urbanistiche in<br />
genere.<br />
17.2 Numerazione civica<br />
Il Comune attribuirà il numero civico e gli eventuali subalterni agli accessi che dalle<br />
aree di circolazione immettono ai fabbricati di qualsiasi genere (abitazioni od ambienti<br />
destinati all’esercizio di attività professionali, commerciali o simili).<br />
La normativa in merito è definita da apposito atto comunale: l’inosservanza di dette<br />
norme costituisce infrazione al R.E. ed è soggetta alle sanzioni previste.<br />
17.3 Insegne, cartelli pubblicitari, vetrine, mostre, tende<br />
L’apposizione di insegne, cartelli pubblicitari, vetrine, mostre e tende è soggetta ad<br />
autorizzazione e al pagamento della tassa relativa; devono essere in armonia con il<br />
fabbricato, il suo intorno e devono essere posti a regola d’arte.<br />
Le insegne e i cartelli pubblicitari ricadenti in zone soggette a particolari tutele<br />
59
ichiedono il parere dell’organo sovracomunale competente.<br />
Il Comune per ragioni di pubblico interesse, può applicare alle fronti dei fabbricati<br />
prospettanti spazi pubblici o privati, previo avviso degli interessati, le indicazioni e gli<br />
apparecchi relativi ai servizi pubblici.<br />
17.4 Passi carrai ed uscita dalle autorimesse<br />
L’apertura di passi carrai sulla pubblica viabilità è subordinata alla autorizzazione<br />
dell’Ente gestore della strada.<br />
La loro ubicazione dovrà essere tale da non intralciare il traffico quindi sarà<br />
ammesso di dotare i cancelli di sistemi automatici di apertura a distanza o di arretrare il<br />
cancello per consentire la sosta fuori dalla carreggiata.<br />
Non sono ammesse parti mobili che invadono spazi pubblici e la costruzione è a<br />
carico della proprietà che sarà assoggettata ad apposita tassa.<br />
Le rampe devono essere realizzate in materiale antisdrucciolevole, con scanalature<br />
per il deflusso delle acque; la larghezza non deve essere inferiore a ml.2,50 se la rampa è<br />
rettilinea e ml 3.50 se curva. Tra l’inizio della livelletta inclinata e lo spazio pubblico, dovrà<br />
essere previsto un tratto piano per una lunghezza di almeno 4,50 metri. atto alla sosta di<br />
una autovettura.<br />
17.5 Strade, passaggi privati e cortili<br />
La costruzione e apertura al pubblico transito di strade e passaggi privati è soggetta<br />
all’autorizzazione del Comune.<br />
I cortili devono permettere il rapido deflusso delle acque meteoriche. Nei cortili<br />
destinati ad illuminare ed aerare case di civile abitazione è vietato aprire finestre di luce o<br />
bocche d’aria di locali nei quali vengono esercitate attività che pur compatibili con la<br />
residenza possono recare disturbo agli inquilini stessi.<br />
17.6 Occupazione di suolo pubblico<br />
Il titolare dell'autorizzazione o della concessione edilizia, quando l'esecuzione delle<br />
opere comporta l'occupazione temporanea di area pubblica, deve preventivamente<br />
richiedere al Comune la relativa formale autorizzazione.<br />
L'autorizzazione viene rilasciata secondo le norme comunali vigenti in materia,<br />
soggetta a tassazione di plateatico ed al versamento cauzionale per la rimessa in pristino<br />
del suolo alla scadenza.<br />
Quando sia necessario prolungare l'occupazione oltre il termine stabilito il titolare<br />
dell'autorizzazione o della concessione edilizia ha l'obbligo di presentare, prima della<br />
scadenza, domanda di rinnovo della autorizzazione.<br />
Nel caso di manifesta instabilità di terreno in prossimità di strada comunale o di altri<br />
spazi di uso pubblico, i proprietari devono provvedere al consolidamento adottando<br />
provvedimenti suffragati da un progetto delle opere che si intendono eseguire.<br />
17.7 Contatori e cassette per la corrispondenza<br />
Tutti gli edifici devono essere dotati di locali, nicchie, pozzetti sempre accessibili<br />
dall’esterno dove verranno collocati i contatori per l’erogazione di acqua, gas, energia<br />
elettrica.<br />
All’ingresso degli edifici o in prossimità di esso, devono essere collocate le cassette<br />
per la corrispondenza.<br />
60
18. REQUISITI CUI DEVONO RISPONDERE LE OPERE EDILIZIE<br />
18.1 Organismo edilizio e relazioni funzionali<br />
Le interrelazioni funzionali degli spazi sono riportate nel modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale riportato nelle figura 1.<br />
Si intende per Organismo Abitativo l'insieme delle unità immobiliari, prevalentemente ad<br />
uso residenziale, progettate unitariamente con caratteristiche di continuità fisica ed<br />
autonomia funzionale dotate di infrastrutture e/o attrezzature di propria pertinenza.<br />
Gli organismi abitativi sono costituiti da:<br />
- unità immobiliari ad uso residenziale (alloggi);<br />
- spazi chiusi non residenziali;<br />
- spazi chiusi ad uso comune;<br />
- spazi aperti ad uso comune;<br />
- spazi chiusi di circolazione e collegamento;<br />
- spazi aperti di circolazione e collegamento;<br />
- spazi di servizio.<br />
18.2 Requisiti<br />
Gli interventi edilizi normati dal seguente regolamento edilizio, debbono rispondere ai<br />
requisiti tecnici esprimibili secondo parametri oggettivi misurabili, in riferimento alle<br />
esigenze di sicurezza, igiene e fruibilità degli utilizzatori.<br />
Essi sono raggruppati in ”famiglie” in relazione alle esigenze al cui soddisfacimento<br />
fanno riferimento; le famiglie sono:<br />
1) resistenza meccanica e stabilità;<br />
2) sicurezza in caso d’incendio;<br />
3) igiene, salute e ambiente;<br />
4) sicurezza nell’impiego;<br />
5) protezione contro il rumore;<br />
6) risparmio energetico e ritenzione del calore;<br />
7) fruibilità e disponibilità di spazi ed attrezzature.<br />
MODELLO DI SCOMPOSIZIONE DEL SISTEMA AMBIENTALE<br />
62
18.3 Contenuto del requisito<br />
La formulazione di ogni requisito comprende:<br />
a) la definizione del requisito in riferimento alle esigenze da soddisfare;<br />
b) la specifica di prestazione che è, di massima, articolata in livelli di prestazione<br />
attesi e metodi di verifica. Il metodo di verifica può comprendere metodi di calcolo, prove<br />
in opera, di laboratorio e di collaudo.<br />
Le specifiche di prestazione dei requisiti sono riferite alle sottoelencate funzioni che<br />
riuniscono nei seguenti cinque raggruppamenti le diverse categorie edilizie o destinazioni<br />
d'uso:<br />
A) funzione abitativa;<br />
B) funzioni direzionali, finanziarie, assicurative, funzioni commerciali, ivi compresi<br />
gli esercizi pubblici e l'artigianato di servizio, le attività produttive di tipo manufatturiero<br />
artigianale solamente se laboratoriali, funzioni di servizio, ivi comprese le sedi di attività<br />
culturali, ricreative, sanitarie, pubbliche e private e studi professionali;<br />
C) funzioni produttive di tipo manufatturiero ad eccezione di quelle di cui al<br />
precedente punto B), ivi compresi gli insediamenti di tipo agroindustriale e gli allevamenti<br />
zootecnici di tipo intensivo;<br />
D) funzioni agricole o connesse al loro diretto svolgimento a livello aziendale e<br />
interaziendale ivi comprese quelle abitative degli operatori agricoli a titolo principale ;<br />
E) funzioni alberghiere e comunque per il soggiorno temporaneo.<br />
I livelli di prestazione dei requisiti possono essere articolati in relazione alla<br />
destinazione d’uso e al tipo di intervento, quando si tratta di trasformazioni o processi di<br />
intervento che riguardano il patrimonio edilizio esistente.<br />
I metodi di calcolo, le prove di laboratorio, le prove in opera o le verifiche finali,<br />
vengono riportati nel presente regolamento se non sono definiti da leggi o norme vigenti<br />
(ad esempio: Direttive CNR, norme UNI). In tal caso, i metodi e le prove riportate fanno<br />
riferimento a procedimenti consolidati e sperimentati, quindi noti ed acquisiti dagli<br />
operatori tecnici del settore della progettazione ed esecuzione delle opere edilizie.<br />
L’operatore nel caso ritenga di poter utilizzare conoscenze più precise ed innovative, può<br />
procedere con altri metodi. In tal caso, nella relazione allegata al progetto, deve chiarire a<br />
quale metodo, sistema di calcolo o di verifica si è riferito e ne assume conseguentemente<br />
ogni responsabilità al fine del rispetto del livello di prestazione obbligatorio per l’intervento.<br />
18.4 Classificazione dei requisiti<br />
I requisiti si dividono in cogenti e volontari.<br />
I REQUISITI COGENTI (RC) sono obbligatori in quanto essenziali per la sicurezza e<br />
la salute degli utenti dei manufatti edilizi e sono riportati nell'elenco che segue. Alcuni di<br />
essi, possono prevedere diversi livelli di prestazione, in relazione alle caratteristiche<br />
territoriali, alle destinazioni d’uso, ai tipi di intervento, fermo restando il carattere di<br />
cogenza del requisito.<br />
Elenco dei requisiti cogenti (RC)<br />
FAMIGLIA 1: RESISTENZA MECCANICA E STABILITÀ<br />
RC 1.1. : Resistenza meccanica alle sollecitazioni statiche e dinamiche di esercizio<br />
RC 1.2. : Resistenza meccanica alle sollecitazioni accidentali<br />
RC 1.3. : Resistenza meccanica alle vibrazioni<br />
FAMIGLIA 2: SICUREZZA IN CASO DI INCENDIO<br />
RC 2.1. : Resistenza al fuoco<br />
63
RC 2.2. : Reazione al fuoco e assenza di emissioni di sostanze nocive in caso di<br />
incendio<br />
RC 2.3. : Limitazione dei rischi di generazione e propagazione di incendio<br />
RC 2.4. : Evacuazione in caso di emergenza e accessibilità ai mezzi di soccorso<br />
FAMIGLIA 3: IGIENE, SALUTE ED AMBIENTE<br />
RC 3.1. : Assenza di emissione di sostanze nocive.<br />
RC 3.2. : Qualità dell’aria: smaltimento dei gas di combustione, portata delle canne<br />
di esalazione e delle reti di smaltimento aeriformi.<br />
RC 3.3. : Temperatura di uscita dei fumi.<br />
RC 3.4.: Portata e alimentazione delle reti di distribuzione acqua per uso<br />
idrosanitario.<br />
RC 3.5. : Portata delle reti di scarico. Smaltimento delle acque domestiche e fecali e<br />
delle acque reflue industriali.<br />
RC 3.6. : Smaltimento delle acque meteoriche.<br />
RC 3.7. : Tenuta all’acqua. Impermeabilità.<br />
RC 3.8. : Illuminazione naturale.<br />
RC 3.9. : Oscurabilità.<br />
RC 3.10. : Temperatura dell’aria interna.<br />
RC 3.11. : Temperatura superficiale.<br />
RC 3.12. : Ventilazione.<br />
RC 3.13. : Umidità relativa.<br />
RC 3.14. : Protezione dalle intrusioni.<br />
FAMIGLIA 4: SICUREZZA NELL’IMPIEGO<br />
RC 4.1. : Sicurezza contro le cadute.<br />
RC 4.2 : Sicurezza di circolazione (attrito).<br />
RC 4.3. : Limitazione rischi di ustione.<br />
RC 4.4. : Resistenza meccanica agli urti ed allo sfondamento.<br />
RC 4.5. : Sicurezza elettrica.<br />
RC 4.6. : Sicurezza degli impianti.<br />
FAMIGLIA 5: PROTEZIONE DAL RUMORE<br />
RC 5.1. : Controllo della pressione sonora: benessere uditivo.<br />
FAMIGLIA 6: RISPARMIO ENERGETICO E RITENZIONE DEL CALORE<br />
RC 6.1. : Contenimento dei consumi energetici.<br />
RC 6.2 : Temperatura dell’aria interna.<br />
RC 6.3 : Temperatura dell’acqua.<br />
FAMIGLIA 7 : FRUIBILITÀ, DISPONIBILITÀ DI SPAZI ED ATTREZZATURE<br />
RC 7.1. : Accessibilità, visibilità, adattabilità.<br />
RC 7.2 : Disponibilità di spazi minimi.<br />
RC 7.3 : Dotazioni impiantistiche minime.<br />
I REQUISITI VOLONTARI (RV) vengono formulati al fine del raggiungimento di una<br />
più elevata qualità delle opere edilizie e sono:<br />
Elenco dei requisiti volontari (RV)<br />
64
P.V.1 – PREREQUISITO “ANALISI DEL SITO”<br />
(complementare ai requisiti delle famiglie 6, 8, 9)<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
R.V.3.1 – Temperatura superficiale nel periodo invernale<br />
R.V.3.2 – Riverberazione sonora<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE CLIMATICHE ED<br />
ENERGETICHE<br />
R.V.6.1 – Controllo dell’apporto energetico da soleggiamento estivo (complementare<br />
al seguente)<br />
R.V.6.2 – Uso dell’apporto energetico da soleggiamento invernale (complementare<br />
al precedente)<br />
R.V.6.3 – Risparmio energetico nel periodo invernale<br />
R.V.6.4 – Protezione dai venti invernali<br />
R.V.6.5 – Ventilazione naturale estiva<br />
R.V.6.6 – Uso dell’inerzia termica per la climatizzazione estiva<br />
R.V.6.7 – Uso dell'apporto energetico solare per il riscaldamento dell'acqua<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITA’ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
R.V.7.1 – Accessibilità all’intero organismo edilizio<br />
R.V.7.2 – Arredabilità<br />
R.V.7.3 – Dotazione di impianti per aumentare il benessere e il senso di sicurezza<br />
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
R.V.8.1 – Riduzione del consumo di acqua potabile<br />
R.V.8.2 – Recupero, per usi compatibili, delle acque meteoriche provenienti dalle<br />
coperture<br />
R.V.8.3 – Recupero, per usi compatibili, delle acque grigie<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE NOCIVE DEI MATERIALI<br />
DA COSTRUZIONE<br />
R.V.9.1 – Controllo delle emissioni nocive nei materiali delle strutture, degli impianti<br />
e delle finiture<br />
R.V.9.2 – Asetticità<br />
R.V.9.3 – Riciclabilità dei materiali da costruzione<br />
I contenuti dei requisiti (specifiche e livelli di prestazione, metodi di calcolo e di<br />
misura, ecc.), cogenti e raccomandati, sono riportati nei successivi allegati A (Requisiti<br />
Cogenti) e B (Requisiti volontari) che costituiscono parte integrante del presente<br />
regolamento.<br />
18.5 Modalità di applicazione dei requisiti<br />
Ogni requisito, sia cogente che raccomandato, è messo in relazione al proprio<br />
campo di applicazione individuato dalle destinazioni d'uso e/o dalle funzioni degli spazi<br />
edificati.<br />
Qualora, in sede di presentazione del progetto di intervento edilizio, non sia definita<br />
l'attività specifica per l'utilizzo del manufatto, è richiesto il solo soddisfacimento dei<br />
requisiti cogenti per la destinazione d'uso prevista dallo strumento urbanistico vigente. In<br />
65
tal caso, il certificato di conformità edilizia attesta la rispondenza dell'opera eseguita al<br />
progetto approvato dal punto di vista dimensionale, delle prescrizioni urbanistiche ed<br />
edilizie e prestazionale solo relativamente ai requisiti cogenti sopraddetti. La successiva<br />
definizione dell'attività specifica, quando si rendono necessarie opere edilizie aggiuntive<br />
ed il rispetto di ulteriori requisiti cogenti per lo svolgimento dell'attività, comporta una<br />
ulteriore concessione/autorizzazione edilizia.<br />
18.6 Requisiti e tipi di intervento<br />
I requisiti cogenti del presente regolamento debbono essere rispettati nei seguenti<br />
casi:<br />
- nuova costruzione, compresi gli ampliamenti;<br />
- ristrutturazione urbanistica;<br />
- ristrutturazione edilizia limitatamente ai casi di demolizione e ricostruzione, e nei<br />
casi di ristrutturazione globale;<br />
- mutamento di destinazione d'uso;<br />
- cambiamento di attività classificata, senza mutamento di destinazione d'uso. La<br />
classificazione delle attività è quella definita ai sensi dell'art. 13 della L.R. 33/90 e<br />
successive modificazioni ed integrazioni.<br />
Il progettista incaricato definisce nella relazione tecnica, quali requisiti, cogenti e<br />
raccomandati, sono interessati dal progetto presentato in relazione alla destinazione<br />
d'uso, tipo di intervento e attività.<br />
Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, esclusi quelli di cui al 1° comma, il<br />
professionista incaricato, deve invece definire, fin dalla fase di progettazione, nella<br />
relazione tecnica allegata al progetto, attraverso un apposito elenco riassuntivo, quali<br />
requisiti, fra quelli definiti cogenti e raccomandati dal presente regolamento edilizio,<br />
vengono presi in considerazione perché strettamente correlati a quelle parti del manufatto<br />
edilizio sulle quali si interviene.<br />
18.7 Requisiti definiti da norme nazionali<br />
Per quei requisiti (o famiglie di requisiti) per i quali, in relazione a norme nazionali<br />
vigenti, è obbligatorio procedere a deposito di atti, approvazione di progetti, collaudi,<br />
controlli finali, dichiarazioni di conformità o altro presso istituzioni pubbliche diverse dal<br />
Comune, il professionista incaricato ai fini della conformità ai suddetti requisiti, nelle<br />
diverse fasi della procedura, comunicherà gli estremi dell'atto di deposito, di<br />
approvazione, di collaudo o altro e l'ufficio pubblico competente.<br />
Nel caso di approvazione condizionata, soggetta a prescrizione, dovrà essere<br />
prodotta copia del documento rilasciato dal pubblico ufficio competente. Il Comune, in<br />
sede di controllo anche a campione, potrà eventualmente richiedere, copia completa della<br />
pratica presentata presso gli uffici suddetti.<br />
66
19. NORME TRANSITORIE E FINALI<br />
19.1 Tolleranze<br />
Sono da considerarsi nell'ambito di tolleranza e non costituiscono pertanto<br />
abusivismo le difformità verificatesi in sede di costruzione, a condizione che non<br />
eccedano, per singola unità immobiliare, il 2% delle misure prescritte. La tolleranza di cui<br />
sopra non è applicabile relativamente alle distanze minime fra fabbricati e dai confini<br />
prescritti dalla vigente normativa, all'allineamento dei fabbricati, per le misure lineari<br />
minime e per i requisiti minimi.<br />
La tolleranza non è ammessa nel caso di edifici vincolati dalla legge 1089/39 ed in<br />
edifici soggetti a vincoli inderogabili.<br />
Per i livelli prestazionali dei singoli requisiti, sono ammesse le tolleranze se indicate<br />
nella formulazione del requisito stesso.<br />
19.2 Sanzioni<br />
Il mancati rispetto delle prescrizione del presente Regolamento Edilizio comporta<br />
sanzioni di cui all’art. 106 del T.U.L.C.P. n.383/1934, fatte salve le sanzioni amministrative<br />
e penali derivanti dalla vigente legislazione urbanistica ed edilizia.<br />
19.3 Abrogazione e modifica di precedente disposizioni<br />
Il presente regolamento prevale sulle prescrizioni previste in altri regolamenti, norme<br />
di attuazione di P.R.G., e altri provvedimenti comunali. All’entrata in vigore del presente<br />
regolamento si intende abrogato il Regolamento Edilizio adottato dal C.C. con atto n.20<br />
del 3/04/1970, approvato con Decreto Regionale n.1441 del 13/9/1973 e successive<br />
modificazioni con atto del C.C. n,116 del 30/12/1975,<br />
19.4 Entrata in vigore<br />
Il presente regolamento entra in vigore dopo novanta giorni dalla data di<br />
approvazione qualora non siano intervenute richieste di riesame da parte della Giunta<br />
Regionale.<br />
A decorrere dalla data in vigore del presente regolamento sono abrogate tutte le<br />
disposizioni regolamentari emanate dal Comune che contrastino o risultino incompatibili<br />
con le norme in esso contenute. In particolare il presente regolamento sostituisce<br />
integralmente il precedente R.E. adottato con delibera del Consiglio Comunale n.20 del 3<br />
aprile 1970, approvato con Decreto regionale n.1441 del 13 settembre 1973 – modofocato<br />
ed integrato con atto C.C. n.116 del 30 dicembre 1975, ai sensi del D.M. 5 luglio 1975.<br />
19.5 Norme transitorie<br />
Le norme del presente R.E. non si applicano ai progetti edilizi presentati prima della<br />
sua entrata in vigore e rimangono sottoposti alla disciplina previgente.<br />
19.6 Modelli di riferimento e fac-simile<br />
Per i procedimenti amministrativi di cui al presente R.E., è obbligatorio l’uso della<br />
modulistica tipo sia in supporto cartaceo che magnetico predisposta dal Comune.<br />
In tutti i casi in cui sia prescritto dal presente R.E. l’uso di moduli a stampa<br />
predisposti dal Comune, è consentito l’impiego di facsimile purché riproducano<br />
67
fedelmente l’originale.<br />
ALLEGATO A: Requisiti cogenti<br />
68
ELENCO DEI REQUISITI COGENTI<br />
FAMIGLIA 1 : RESISTENZA MECCANICA E STABILITÀ<br />
RC 1.1. : Resistenza meccanica alle sollecitazioni statiche e dinamiche di esercizio<br />
RC 1.2. : Resistenza meccanica alle sollecitazioni accidentali<br />
RC 1.3. : Resistenza meccanica alle vibrazioni<br />
FAMIGLIA 2 : SICUREZZA IN CASO DI INCENDIO<br />
RC 2.1. : Resistenza al fuoco<br />
RC 2.2. : Reazione al fuoco e assenza di emissioni di sostanze nocive in caso di<br />
incendio<br />
RC 2.3. : Limitazione dei rischi di generazione e propagazione di incendio<br />
RC 2.4. : Evacuazione in caso di emergenza e accessibilità ai mezzi di soccorso<br />
FAMIGLIA 3 : IGIENE, SALUTE ED AMBIENTE<br />
RC 3.1. : Assenza di emissione di sostanze nocive.<br />
RC 3.2. : Qualità dell’aria: smaltimento dei gas di combustione, portata delle canne<br />
di esalazione e delle reti di smaltimento aeriformi.<br />
RC 3.3. : Temperatura di uscita dei fumi.<br />
RC 3.4. : Portata e alimentazione delle reti di distribuzione acqua per uso<br />
idrosanitario.<br />
RC 3.5. : Portata delle reti di scarico. Smaltimento delle acque domestiche e fecali<br />
e delle acque reflue industriali.<br />
RC 3.6. : Smaltimento delle acque meteoriche.<br />
RC 3.7. : Tenuta all’acqua. Impermeabilità.<br />
RC 3.8. : Illuminazione naturale.<br />
RC 3.9. : Oscurabilità.<br />
RC 3.10. : Temperatura dell’aria interna.<br />
RC 3.11. : Temperatura superficiale.<br />
RC 3.12. : Ventilazione.<br />
RC 3.13. : Umidità relativa.<br />
RC 3.14. : Protezione dalle intrusioni.<br />
FAMIGLIA 4: SICUREZZA NELL’IMPIEGO<br />
RC 4.1. : Sicurezza contro le cadute.<br />
RC 4.2 : Sicurezza di circolazione (attrito).<br />
RC 4.3. : Limitazione rischi di ustione.<br />
RC 4.4. : Resistenza meccanica agli urti ed allo sfondamento.<br />
RC 4.5. : Sicurezza elettrica.<br />
RC 4.6. : Sicurezza degli impianti.<br />
FAMIGLIA 5: PROTEZIONE DAL RUMORE<br />
RC 5.1. : Controllo della pressione sonora: benessere uditivo.<br />
FAMIGLIA 6: RISPARMIO ENERGETICO E RITENZIONE DEL CALORE<br />
RC 6.1. : Contenimento dei consumi energetici.<br />
RC 6.2 : Temperatura dell’aria interna.<br />
RC 6.3 : Temperatura dell’acqua.<br />
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FAMIGLIA 7 : FRUIBILITÀ, DISPONIBILITÀ DI SPAZI ED ATTREZZATURE<br />
RC 7.1. : Accessibilità, visitabilità, adattabilità.<br />
RC 7.2 : Disponibilità di spazi minimi.<br />
FAMIGLIA 1<br />
REQUISITI DI RESISTENZA MECCANICA E STABILITÀ<br />
Proposizione esigenziale secondo Direttiva 89/106 CEE<br />
L’edificio deve essere concepito e realizzato in modo tale che le azioni cui può essere<br />
sottoposto durante la costruzione e l’utilizzazione non provochino:<br />
a) il crollo dell’intero edificio o di una sua parte;<br />
b) deformazioni di importanza inammissibile;<br />
c) danni alle altre parti dell’opera o alle attrezzature principali o accessorie in seguito a<br />
una deformazione di primaria importanza degli elementi portanti;<br />
d) danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati.<br />
Fanno parte della presente famiglia, i seguenti requisiti:<br />
RC 1.1.: RESISTENZA MECCANICA ALLE SOLLECITAZIONI STATICHE E<br />
DINAMICHE DI ESERCIZIO<br />
RC 1.2.:<br />
RESISTENZA MECCANICA ALLE SOLLECITAZIONI ACCIDENTALI<br />
RC 1.3.: RESISTENZA MECCANICA ALLE VIBRAZIONI<br />
Per i precedenti 3 requisiti:<br />
La “sicurezza” di una struttura (o di una parte di struttura), è data dalla capacità della<br />
stessa di resistere all’azione dei carichi e sovraccarichi statici e dinamici o di altro tipo, con<br />
il rispetto del prescritto coefficiente di sicurezza sui materiali, senza il manifestarsi di<br />
eccessive deformazioni e ciò sia singolarmente per ogni elemento, che come<br />
comportamento di insieme.<br />
SPECIFICHE DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni previste dalle norme nazionali<br />
I requisiti si intendono soddisfatti se la progettazione, l’esecuzione ed il collaudo della<br />
struttura rispondono ai dettami della specifica normativa in vigore. In particolare si deve<br />
tener conto delle ulteriori prescrizioni normative nei casi di interventi:<br />
- in zone classificate a rischio sismico;<br />
- in presenza di sollecitazioni accidentali;<br />
- in presenza di vibrazioni.<br />
METODI DI VERIFICA<br />
In sede di progettazione, esecuzione e collaudo delle strutture si applica la specifica<br />
normativa vigente verificando l'ammissibilità dei risultati secondo i parametri fissati dalla<br />
stessa.<br />
70
In particolare si farà riferimento alle seguenti disposizioni:<br />
- L. 1086/71 e relativi decreti attuativi, per strutture in cemento armato e metalliche;<br />
- D.M. 20/11/87 "Norme tecniche per la progettazione , esecuzione e collaudo degli<br />
edifici in muratura e per il loro consolidamento";<br />
- D.M. 14/2/92 e successive circolari ministeriali "Norme tecniche per l'esecuzione delle<br />
opere in c.a. normale e precompresso e per le strutture metalliche.<br />
- L.64/74 e successivi D.M. e circolari ministeriali "Provvedimenti per le costruzioni con<br />
particolari prescrizioni per le zone sismiche";<br />
Relativamente a chiusure e partizioni si fa riferimento alle prescrizioni definite dalla<br />
normativa UNI.<br />
FAMIGLIA 2<br />
REQUISITI DI SICUREZZA IN CASO DI INCENDIO<br />
Proposizione esigenziale secondo Direttiva 89/106 CEE<br />
L’edificio deve essere concepito e costruito in modo che, in caso di incendio:<br />
a) la capacità portante dell’edificio possa essere garantita per un periodo di tempo<br />
determinato;<br />
b) la produzione e la propagazione del fuoco e del fumo all’interno delle opere siano<br />
limitate;<br />
c) la propagazione del fuoco ad opere vicine sia limitata;<br />
d) gli occupanti possano lasciare l’opera o essere soccorsi altrimenti;<br />
e) sia presa in considerazione la sicurezza delle squadre di soccorso.<br />
Dovranno quindi in particolare essere controllati: la infiammabilità dei materiali della<br />
costruzione, la dotazione di impianti, il contenuto degli edifici, la prossimità di punti di<br />
rischio, la compartimentazione, i tempi di propagazione tra i locali, la resistenza e la<br />
reazione al fuoco delle partizioni, con riferimento a combustibilità, infiammabilità, velocità<br />
di propagazione della fiamma ecc..<br />
Fanno parte della presente famiglia i seguenti requisiti:<br />
RC 2.1.:<br />
RESISTENZA AL FUOCO<br />
E’ data dall’attitudine degli elementi di struttura, di chiusura e di partizione interna a<br />
conservare le prestazioni utili a garantire l’incolumità degli utenti per un tempo dato,<br />
limitando la propagazione del fuoco fra ambienti diversi senza subire degradi o<br />
deformazioni incompatibili con la propria funzione.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
La specifica è espressa dalla prestazione di resistenza al fuoco che indica il tempo<br />
durante il quale un elemento costruttivo conserva:<br />
- stabilità meccanica (R);<br />
- tenuta alle fiamme, ai fumi e ai gas (E);<br />
- isolamento termico (I).<br />
Gli elementi della struttura portante ed i solai devono quindi garantire una resistenza al<br />
fuoco REI pari ad un numero adeguato di minuti.<br />
Il requisito si intende soddisfatto se vengono rispettati gli ambiti di applicazione e le<br />
prescrizioni tecniche e procedurali previste dalle norme nazionali vigenti in materia.<br />
RC 2.2.: REAZIONE AL FUOCO E ASSENZA DI EMISSIONI DI SOSTANZE<br />
NOCIVE IN CASO DI INCENDIO<br />
71
E’ l’attitudine di materiali e componenti utilizzati negli interventi edilizi, nonchè negli<br />
impianti, a non essere causa aggravante il rischio di sviluppo di incendio ed a non<br />
sviluppare in fase di combustione gas e fumi nocivi. Tale prestazione è da ottenere<br />
mediante il controllo dei materiali costituenti l’elemento tecnico, il suo rivestimento<br />
superficiale e i relativi strati di posa, in relazione alla loro infiammabilità.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
Il requisito si intende soddisfatto se vengono rispettate le prescrizioni tecniche e procedurali<br />
previste dalle norme nazionali vigenti in materia.<br />
RC 2.3.: LIMITAZIONE DEI RISCHI DI GENERAZIONE E PROPAGAZIONE DI<br />
INCENDIO<br />
Il requisito si riferisce al controllo dei seguenti parametri:<br />
- infiammabilità dei materiali della costruzione;<br />
- combustibilità del contenuto degli edifici;<br />
- prossimità di punti di rischio;<br />
- compartimentazione;<br />
- tempi di propagazione tra locali (velocità di propagazione della fiamma);<br />
- dotazione di impianto antincendio.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
Nell’intervento edilizio devono essere previsti ed attuati accorgimenti tipologici e<br />
tecnologici tali da conseguire, attraverso il controllo dei parametri soprariportati, il rispetto<br />
delle prescrizioni tecniche e procedurali previste dalle norme nazionali vigenti in materia.<br />
RC 2.4.: EVACUAZIONE IN CASO DI EMERGENZA E ACCESSIBILITÀ AI<br />
MEZZI DI SOCCORSO<br />
L’organismo edilizio deve essere dotato di un sistema organizzato di vie di fuga, per lo<br />
sfollamento rapido e ordinato, nonchè realizzato in modo tale da consentire una rapida<br />
accessibilità e agevoli manovre ai mezzi ed alle squadre di soccorso.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
Il sistema organizzato per l’evacuazione di emergenza dovrà essere progettato in modo<br />
tale che siano rispettati:<br />
- tempi di evacuazione ammissibili;<br />
- le idonee dimensioni delle uscite e delle vie di uscita;<br />
- accessibilità e praticabilità ai mezzi ed alle squadre di soccorso.<br />
Il requisito si intende soddisfatto se vengono rispettate le prescrizioni tecniche procedurali<br />
previste dalle norme nazionali vigenti in materia.<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE (per tutti i requisiti della famiglia): tutte le destinazioni e/o<br />
attività previste dalle norme nazionali vigenti.<br />
METODI DI VERIFICA<br />
- Per gli interventi edilizi destinati ad attività assoggettate al controllo del Comando<br />
Provinciale dei VV FF ( D.M. 16/2/82 e/o tabelle A e B allegate al D.P.R. 26/5/59 n.<br />
689), la verifica è demandata al controllo dell'oggettiva applicazione delle normative<br />
vigenti svolta dal Comando Provinciale dei VV FF ai fini del rilascio del certificato<br />
72
prevenzione incendi.<br />
- Per gli interventi edilizi non assoggettati al controllo di cui sopra la verifica è demandata<br />
al controllo diretto, da esercitarsi da parte del tecnico progettista in fase di redazione<br />
del progetto edilizio e successivamente da parte del tecnico verificatore, dell'effettiva<br />
realizzazione di opere ed utilizzo di materiali conformi alle prescrizioni normative vigenti<br />
con particolare riferimento a:<br />
a) D.M. 26/6/84 relativamente alla infiammabilità e combustibilità di materiali ed arredi;<br />
b) Circ. 91 del 14/9/61, norme UNI 9502/3/4 relativamente alle caratteristiche di materiali e<br />
componenti le costruzioni;<br />
c) certificazioni di conformità per materiali e componenti (non ricompresi nella normativa<br />
di cui ai precedenti punti a) e b) rilasciata da laboratorio autorizzato ai sensi D.M.<br />
26/3/85;<br />
d) D.M. 16/5/87 n. 246 "Norme di sicurezza antincendio per edifici di civile abitazione";<br />
e) D.M 1/2/86 "Norme di sicurezza antincendio per la costruzione e l'esercizio di<br />
autorimessa e simili";<br />
f) Circ. n. 68 del 25/11/69 "Norme di sicurezza per impianti termici a gas di rete";<br />
g) Circ. n. 73 del 29/7/91 "Impianti termici ad olio combustibile e gasolio";<br />
h) Circ. n.91 del 14/9/61 "Norme di sicurezza per la protezione contro il fuoco dei<br />
fabbricati a struttura in acciaio ad uso civile";<br />
i) Norma UNI 9494 "Sistemi di evacuazione fumi".<br />
Per attività non elencate si rimanda alla specifica normativa in vigore.<br />
Per quanto concerne la corretta installazione e funzionalità degli impianti si fa riferimento<br />
alla specifica certificazione di regolare esecuzione rilasciata dalla ditta esecutrice dei<br />
lavori (L 5/3/90 n. 46 e D.P.R. 26/8/93 n.412).<br />
FAMIGLIA 3<br />
REQUISITI DI IGIENE, SALUTE E AMBIENTE<br />
Proposizione esigenziale secondo Direttiva 89/106 CEE<br />
L’opera deve essere concepita e costruita in modo da non compromettere l’igiene o la<br />
salute degli occupanti o dei vicini e in particolare in modo da non provocare:<br />
a) sviluppo di gas tossici;<br />
b) presenza nell’aria di particelle o di gas pericolosi;<br />
c) emissione di radiazioni pericolose;<br />
d) inquinamento o tossicità dell’acqua o del suolo;<br />
e) difetti nell’eliminazione delle acque di scarico, dei fumi o dei rifiuti solidi o liquidi;<br />
f) formazione di umidità su parti o pareti dell’opera.<br />
Fanno parte della presente famiglia i seguenti requisiti:<br />
RC 3.1.:<br />
ASSENZA DI EMISSIONE DI SOSTANZE NOCIVE<br />
I materiali costituenti gli elementi tecnici che delimitano spazi chiusi di fruizione dell’utenza<br />
(pareti perimetrali, pareti interne,pareti mobili, solai, pavimenti, anche galleggianti,<br />
controsoffitti, porte, etc.) e gli impianti di fornitura servizi, in particolare l’impianto<br />
idrosanitario, non devono emettere gas, sostanze aeriformi, polveri o particelle, dannosi o<br />
molesti per gli utenti, sia in condizioni normali che in condizioni critiche (ad esempio sotto<br />
l’azione di elevate temperature, di irraggiamento diretto, o per impregnazione d’acqua).<br />
73
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni.<br />
Il requisito si intende soddisfatto se vengono rispettate le prescrizioni tecniche e<br />
procedurali previste dalle norme sull’uso di specifici materiali da costruzione e quando i<br />
livelli di inquinamento riconosciuti come traccianti delle sostanze presenti sono conformi ai<br />
limiti stabiliti dalle disposizioni in merito.(1)<br />
In particolare per la classe di materiali a base di fibre minerali, non è consentito l'utilizzo di<br />
quelli contenenti fibre di amianto; i materiali a base di altre fibre minerali (di vetro, ecc.)<br />
devono essere trattati e posti in opera in maniera tale da escludere la presenza di fibre in<br />
superficie e la cessione di queste all'ambiente; in ogni caso non è consentito l'utilizzo di<br />
materiali a base di fibre minerali nei condotti degli impianti di adduzione dell'aria.<br />
Deve essere comunque segnalato l'impiego di fibre minerali ed individuata la<br />
localizzazione, al fine di consentire la messa in opera di opportune azioni di salvaguardia<br />
e/o bonifica in un eventuale successivo intervento di ristrutturazione o demolizione.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare:<br />
- integrità delle superfici dei materiali a base di fibre minerali;<br />
- qualità dell'aria con riferimento alla presenza di fibre, cessione di sostanze<br />
nell'ambiente.<br />
La verifica viene condotta attraverso un giudizio sintetico del collaudatore sulla base del<br />
rispetto della normativa vigente, dei criteri dettati dalla buona tecnica e del controllo della<br />
qualità sui materiali e componenti. In casi particolari, ove sia previsto l'impiego di materiali<br />
non certificati, la qualità dell'aria potrà essere definita mediante prove in opera o di<br />
laboratorio.<br />
RIFERIMENTI NORMATIVI<br />
- Circolare n. 23 del 25.11.91 del Ministero della Sanità "Usi delle fibre di vetro";<br />
- Legge n. 257 del 27.3.92 "Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto";<br />
__________________________________________________<br />
(1)<br />
In presenza di compensati, truciolari, coibentazioni a base di urea-formaldeide, rivestimenti e parquet lignei, moquette,<br />
rivestimenti comunque sintetici, è necessario verificare la concentrazione della formaldeide libera, quale elemento tracciante<br />
principale della presenza di altre sostanze inquinanti. Per tale verifica si rimanda a quanto previsto dal requisito R.R. 3.1.;<br />
questa può essere resa obbligatoria per le attività classificate in sede di formulazione del parere preventivo da parte<br />
dell'A.U.S.L. competente.<br />
74
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
- Circolare n. 45 del 10.7.86 del ministero della Sanità "Piano d'intervento e misure<br />
tecniche per la individuazione di materiali contenenti amianto in edifici scolastici ed<br />
ospedalieri pubblici e privati".<br />
RC 3.2.: QUALITÀ DELL'ARIA:<br />
- SMALTIMENTO DEI GAS DI COMBUSTIONE<br />
- PORTATA DELLE CANNE DI ESALAZIONE E DELLE RETI<br />
SMALTIMENTO AERIFORMI<br />
Deve essere limitata opportunamente la concentrazione di ossido di carbonio e di<br />
anidride carbonica: andrà quindi controllato lo smaltimento dei prodotti della combustione<br />
negli apparecchi a fiamma libera, verificando il funzionamento dei dispositivi<br />
dei gruppi termici dell’impianto di climatizzazione, dei riscaldatori di acqua calda per<br />
l’impianto idrosanitario, dell’impianto di smaltimento aeriformi, ed, in particolare, le<br />
loro condizioni di installazione ed il sistema di tiraggio dei gas combusti.<br />
Il dimensionamento dell’impianto di smaltimento aeriformi deve essere tale da<br />
garantire una efficace espulsione degli aeriformi prodotti all’interno degli spazi di<br />
fruizione dell’utenza, con riferimento ad esigenze di fruibilità, sicurezza e benessere<br />
respiratorio olfattivo; nel caso di funzionamento meccanico l’impianto di aspirazione<br />
deve essere dimensionato in modo da assicurare, oltre ad un’efficace estrazione<br />
dell’aria, anche il reintegro della stessa con aria esterna onde garantire soddisfacenti<br />
condizioni ambientali di benessere respiratorio-olfattivo.<br />
Si veda anche quanto previsto dal requisito RC 3.12.: VENTILAZIONE.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni previste dalla normativa vigente<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Deve essere garantita la purezza dell’aria, misurata dal tenore di ossido di carbonio<br />
CO in % e dal tenore di anidride carbonica CO 2<br />
in %, che devono risultare rispettivamente:<br />
- concentrazione di CO 0.003 %<br />
- concentrazione di CO 2<br />
0.15 %<br />
Le condizioni di installazione ed il sistema di tiraggio dei gas combusti devono<br />
rispettare le norme riportate dal DPR n.1391 del 22.12.1970 e dalle norme UNI-CIG<br />
7129/92 unitamente al decreto di approvazione in particolare ciascun apparecchio a<br />
fiamma libera deve essere dotato di un proprio adeguato impianto di aspirazione dei<br />
gas combusti, a funzionamento meccanico o naturale e di prese d'aria esterne di<br />
opportune dimensioni.<br />
Per quanto riguarda l'evacuazione dei prodotti della combustione a seconda del tipo<br />
di intervento, dovranno essere adottate le seguenti soluzioni:<br />
1) NUOVI IMPIANTI<br />
Per gli impianti ricadenti all'interno della UNI-CIG 7129/92, lo scarico dei prodotti di<br />
combustione deve essere convogliato sempre a tetto e localizzato in modo da non<br />
interferire con eventuali aperture di ventilazione naturale o artificiale poste nelle<br />
75
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
vicinanze.<br />
2) INTERVENTI SUGLI IMPIANTI ESISTENTI<br />
È ammesso lo scarico a parete dei prodotti della combustione, secondo le indicazioni<br />
della UNI-CIG 7129/92 e le prescrizioni del D.P.R. n. 412/93, qualora si verifichi la<br />
contemporaneità delle seguenti condizioni:<br />
a) non interferisca con eventuali aperture di ventilazione naturale od artificiale;<br />
b) le opere previste non si configurino come interventi di ristrutturazione dell'edificio;<br />
c) non si possa usufruire di canne fumarie e non sia consentita la costruzione di<br />
nuove con scarico a tetto;<br />
d) non sia possibile l'attraversamento di piani sovrastanti.<br />
Per gli impianti che utilizzano combustibili diversi dal gas, indipendentemente dal tipo<br />
di intervento, lo scarico dei prodotti della combustione deve essere convogliato<br />
sempre a tetto e localizzato in modo da non interferire con eventuali aperture di<br />
ventilazione naturale o artificiale poste nelle vicinanze.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare:<br />
- ristagno dei fumi;<br />
- cattiva combustione;<br />
- fughe di gas;<br />
- presenza di gas particolari emessi nell’ambito di cicli produttivi particolari derivanti<br />
anche da<br />
soluzioni specifiche;<br />
- modalità di smaltimento dei gas di combustione derivanti da soluzioni particolari.<br />
Le modalità di verifica e controllo del requisito sono diverse in relazione al vano<br />
di installazione ed al tipo di generatore di calore e possono presentarsi i seguenti<br />
casi:<br />
a) generatore di calore installato in vano tecnico adeguato;<br />
b) generatore di calore di tipo con circuito di combustione stagno, rispetto al<br />
vano nel quale è installato (tipo C-norme UNI-CIG)<br />
c) generatore di calore che preleva l’ aria comburente direttamente dall’<br />
ambiente (tipo B, norme UNI-CIG). Tale generatore è ammesso solo negli<br />
impianti già esistenti.<br />
Nei casi a) e b) la verifica è condotta attraverso un giudizio sintetico del tecnico<br />
verificatore sulla base del rispetto della normativa vigente, delle certificazioni<br />
rilasciate dall’ installatore sui materiali, componenti e messa in opera, su criteri<br />
desunti dalla buona tecnica e regola d’ arte (Legge 46/90).<br />
Nel caso c) oltre le verifiche di cui sopra, si potrà procedere, a giudizio del<br />
tecnico verificatore, alla prova in opera di seguito riportata per la determinazione della<br />
concentrazione di CO e CO2, tenuto conto che la suddetta prova va effettuata nel<br />
locale di installazione del generatore, mettendo in funzione tutti gli apparecchi<br />
esistenti ( ad esempio: vano cucina con apparecchi di tipo B, apparecchio di cottura<br />
ed eventuali apparecchi di tipo A). In tutti i casi va comunque verificato attentamente<br />
l’ impianto di ventilazione secondo i livelli di prestazione definiti al requisito RC.3.12<br />
VENTILAZIONE.<br />
76
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
PROVA IN OPERA<br />
(Per la sola verifica della concentrazione di CO e CO 2<br />
)<br />
La prestazione viene misurata da:<br />
- tenore di ossido di carbonio CO [%];<br />
- tenore di anidride carbonica CO 2<br />
[%];<br />
Al fine di ottenere valori significativi, è necessario che la prova si svolga in condizioni<br />
sufficientemente sfavorevoli rispetto a quelle di progetto, eseguendo la misura nei<br />
luoghi e nei momenti in cui si ha la formazione di fumi, gas combusti, ecc., cioè nelle<br />
effettive condizioni d’uso.<br />
In particolare, per gli interventi di edilizia residenziale, e comunque per quei locali nei<br />
quali la presenza di CO e CO 2<br />
è riconducibile alla configurazione residenziale, la<br />
purezza dell’aria deve essere verificata nei locali dove avvengono combustioni.<br />
A tal fine, mettere in funzione tutti gli apparecchi destinati alla combustione alla<br />
massima potenzialità con porte e finestre chiuse. Mettere in funzione eventuali<br />
apparecchi per la ventilazione meccanica. Trascorsi venti minuti, effettuare la misura<br />
della concentrazione di CO 2<br />
ad un’altezza di m. 0.50 dal pavimento.<br />
Spegnere gli apparecchi di ventilazione.<br />
Mantenere accesi gli apparecchi destinati alla combustione per altri venti minuti circa<br />
ed effettuare la misura della concentrazione di CO ad un’altezza di m 0.50 dal<br />
soffitto.<br />
Se tale misura indica una concentrazione pari o superiore allo 0.002% (2/3 del valore<br />
massimo ammesso) la prova deve essere protratta per altri venti minuti.<br />
RIFERIMENTI NORMATIVI VIGENTI<br />
- Legge n. 1083 del 6/12/1971: “Norme per la sicurezza dell’impiego del gas<br />
combustibile”;<br />
- D.M. 23/11/1972: “Approvazione tabelle UNI-CIG” di cui alla legge 6/12/1971 n.<br />
1083.<br />
In particolare si richiamano le norme previste dalla Tabella UNI-CIG n. 7129/92 e<br />
successive modificazioni ed aggiornamenti.<br />
- Legge n. 46 del 5/3/1990: "Norme per la sicurezza degli impianti";<br />
- D.P.R. n. 447 del 6/12/1991: "Regolamento di attuazione della legge n. 46 del<br />
5/3/1990".<br />
- D.P.R. n. 412 del 26/8/1993: "Regolamento ...... in attuazione dell'art. 4 ,<br />
comma 4, della legge 9/1/1991 n. 10.<br />
RC 3.3.: TEMPERATURA DI USCITA DEI FUMI<br />
Il requisito controlla l’attitudine degli impianti di climatizzazione ad espellere i<br />
fumi dalle canne<br />
fumarie a temperature adeguate, al fine di salvaguardare l’ambiente<br />
dall’inquinamento termico dell’aria esterna, e garantire la massima economia di<br />
esercizio.<br />
77
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni in presenza di impianti, solo se<br />
previsto dalle norme vigenti.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
- Gradiente di temperatura, t<br />
/l [°C/m]: t<br />
/l < 1°C/m<br />
METODO DI VERIFICA<br />
La verifica viene condotta in opera: il requisito si intende rispettato se la<br />
progettazione, l'esecuzione ed il collaudo rispondono ai dettami della specifica<br />
normativa in vigore. In particolare si richiama quanto previsto dalla legge n. 46 del<br />
5.3.90 e le norme UNI 7129/92 e UNI 9615 per il calcolo dei camini e delle canne<br />
fumarie. Inoltre, per quanto riguarda la conduzione, il controllo e la manutenzione<br />
degli impianti di riscaldamento di potenzialità al focolare non minore 35 kW, si<br />
vedano le norme UNI 8364 “Impianti di riscaldamento - Controllo e manutenzione” e<br />
UNI 9317 “Impianti di riscaldamento - Conduzione e controllo”.<br />
PROVA IN OPERA<br />
Misurare i valori t u<br />
, temperatura dei fumi all’uscita dalla canna, e di t f<br />
,<br />
temperatura dei fumi all’uscita dal gruppo termico, mediante termocoppia o con<br />
termometro adatto a temperature >200°C.<br />
Calcolare quindi t<br />
/l mediante la relazione:<br />
t<br />
/l = (t f<br />
- t u<br />
)/l<br />
dove:<br />
- l = lunghezza [m] della canna fumaria.<br />
Le rilevazioni vanno ripetute in un conveniente arco di tempo, a regime.<br />
RC 3.4.: PORTATA E ALIMENTAZIONE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE<br />
ACQUA PER USO IDRO-SANITARIO<br />
Le reti di distribuzione dell’acqua calda e fredda dell’impianto idrosanitario, devono<br />
essere opportunamente dimensionate al fine di soddisfare le richieste di acqua calda<br />
o fredda da parte degli utenti anche nei periodi di massima contemporaneità. In<br />
particolare la temperatura dell'acqua calda per uso igienico-sanitario, dovrà essere<br />
controllata al fine di contenere i consumi energetici.<br />
Inoltre, le modalità di prelievo dell’acqua destinata all’alimentazione dell’impianto<br />
idrico sanitario devono garantire i livelli di igienicità richiesti dalle norme vigenti,<br />
anche in caso di approvvigionamento autonomo.<br />
RC 3.4.a SPECIFICA DI PRESTAZIONE (PORTATA)<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni in presenza di impianto<br />
Detta specifica si applica agli impianti di alimentazione e distribuzione dell’acqua<br />
fredda e calda per gli usi di seguito indicati:<br />
- reti di distribuzione dell’acqua per tutti gli usi igienici o alimentari ed altri, esclusi<br />
78
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
solo quelli di processo industriale e agricolo;<br />
- impianti di produzione, distribuzione e ricircolo dell’acqua calda.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE, CALCOLO, PROVA IN OPERA<br />
Si fa riferimento a quanto previsto dalla norma UNI 9182 e, per quanto concerne la<br />
temperatura di<br />
esercizio dell'acqua calda per uso igienico-sanitario, dalla legge n.10 del<br />
9/1/1991 e relativi decreti di applicazione.<br />
RC 3.4.b<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE (ALIMENTAZIONE DA ACQUEDOTTO)<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni in presenza di impianto<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Il requisito si intende soddisfatto se l’alimentazione delle reti di distribuzione<br />
acqua è realizzata in modo tale da garantire la costanza dell’approvvigionamento e la<br />
qualità dell’acqua erogata ai terminali, rispetta le prescrizioni tecniche e procedurali<br />
previste dalle norme vigenti in materia; inoltre valgono le disposizioni contemplate<br />
dalla norma UNI 9182.<br />
In particolare:<br />
in caso di allacciamento all’acquedotto pubblico, si dovranno rispettare le norme<br />
previste dall’Ente erogatore. Il raccordo tra la fonte di approvvigionamento e<br />
l’impianto idro-sanitario deve essere realizzato in modo da evitare potenziali<br />
contaminazioni dell’acqua da parte di agenti esterni e da consentire la ispezionabilità<br />
di giunti, apparecchi e dispositivi: tra questi deve essere compresa una<br />
apparecchiatura che eviti la possibilità del riflusso delle acque di approvvigionamento<br />
(valvola unidirezionale di non ritorno, etc.).<br />
Occorre inoltre assumere le cautele necessarie a evitare contaminazioni delle<br />
acque potabili da parte delle acque reflue.<br />
A tal fine, le condotte di acqua potabile devono essere poste ad idonea distanza<br />
da fognoli, pozzetti o tubature di fognatura e almeno a 0,50 m. al di sopra di queste<br />
ultime.<br />
Quando non sia possibile rispettare le condizioni di cui sopra, ed in caso di<br />
intersezioni, le tubature fognarie, oltre ad essere costruite in modo da evitare<br />
qualsiasi perdita, dovranno essere collocate per il tratto interessato in un cunicolo<br />
con fondo a pareti impermeabili e dotato di pozzetti di ispezione.<br />
Sono generalmente sconsigliati gli accumuli di acqua potabile all’interno degli<br />
edifici (ad eccezione degli accumuli previsti da apparecchiature specifiche, come<br />
autoclavi, scaldacqua, etc.): nel caso che le soluzioni tecniche adottate li rendano<br />
79
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
necessari, le vasche di accumulo devono essere realizzate in modo tale da impedire<br />
eventuali contaminazioni accidentali dell’acqua (chiusure ermetiche di sicurezza,<br />
etc.). In particolare per quanto riguarda l'uso di apparecchiature ad uso domestico<br />
per il trattamento delle acque potabili, si rimanda a quanto previsto dal decreto del<br />
ministero della Sanità n. 443 del 21.12.90 (G.U. n. 24 del 29.1.91).<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare:<br />
- qualità dell’acqua erogata;<br />
- modalità di approvvigionamento;<br />
- eventuali apparecchiature ad uso domestico per il trattamento delle acque<br />
potabili.<br />
La verifica della qualità dell’acqua erogata ai terminali va eseguita secondo il<br />
metodo di prova in opera/in laboratorio di seguito specificato. La verifica delle<br />
modalità di approvvigionamento viene condotta secondo il metodo di seguito<br />
specificato, che prevede un giudizio sintetico da parte del collaudatore.<br />
Per quanto attiene la verifica delle idoneità delle apparecchiature ad uso<br />
domestico per il trattamento delle acque potabili, fatto salvo l'obbligo della notifica<br />
all'A.U.S.L. di competenza<br />
dell'avvenuta installazione, la verifica dovrà aver riguardo fra l'altro ai seguenti<br />
aspetti:<br />
- ubicazione delle stesse in locali igienici;<br />
- rispondenza dei materiali utilizzati alle vigenti normative, per le parti a contatto con<br />
l'acqua;<br />
- presenza di un by-pass automatico o manuale;<br />
- presenza di un dispositivo di non ritorno;<br />
- presenza di punti di prelievo per gli accertamenti analitici a monte ed a valle<br />
dell'impianto, nonchè di un misuratore di portata;<br />
- rispondenza delle caratteristiche di funzionamento alle prescrizioni tecniche<br />
previste dal D.M. n. 443 del 21/12/90;<br />
- certificazione di collaudo ed attestazioni del corretto montaggio da parte<br />
dell'installatore.<br />
Trovano inoltre applicazione le disposizioni di cui alla Legge 5/3/90 n. 46 "Norme per<br />
la sicurezza degli impianti".<br />
PROVA IN OPERA/IN LABORATORIO<br />
Il controllo della qualità dell’acqua erogata dai terminali delle reti di distribuzione<br />
acqua avviene mediante prelievo di campionature da sottoporre a successiva analisi<br />
di laboratorio, nei termini previsti dalle norme vigenti in materia.<br />
80
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
GIUDIZIO<br />
Per quanto riguarda il controllo delle corrette modalità di approvvigionamento delle<br />
reti di distribuzione acqua, la verifica viene condotta tramite un giudizio sintetico di<br />
conformità da parte del collaudatore.<br />
RC 3.4.c SPECIFICA DI PRESTAZIONE (FONTE DI APPROVVIGIONAMENTO AUTONOMO IN ASSENZA DI<br />
ACQUEDOTTO PUBBLICO O PRIVATO)<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni in assenza di acquedotto pubblico o<br />
privato.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Devono essere note in termini anche solo qualitativi, le caratteristiche geologiche del<br />
sottosuolo, la tipologia (freatico, artesiana) e la direzione della falda che si andrà ad<br />
utilizzare, nonchè la connessione eventuale con altre falde.<br />
Queste conoscenze determinano la scelta sulla migliore tipologia di opera di presa da<br />
utilizzare (pozzo freatico, artesiano, galleria e/o tubo filtrante).<br />
Le necessarie garanzie igieniche e di protezione delle falde attraversate vengono<br />
raggiunte:<br />
- per i pozzi freatici perforati mediante trivellazioni raggiungendo la profondità<br />
necessaria e realizzando le finestrature nella zona prescelta di presenza d'acqua;<br />
- per i pozzi artesiani che attingono da falde sovrapposte attraverso gli accorgimenti<br />
idonei (cementazione, sigillatura, ecc...) a ripristinare la separazione originaria<br />
delle falde.<br />
Le azioni a tutela da possibili fenomeni di contaminazione delle acque attinte per<br />
cause interne all'opera di presa e/o accidentali devono prevedere:<br />
- l'ubicazione dell'opera di presa nel rispetto delle distanze di sicurezza da fonti di<br />
rischio proprie e/o esistenti al contorno (sistemi di raccolta e smaltimento delle<br />
acque reflue: pozzi neri, pozzi assorbenti, sub-irrigazioni, concimaie, recipienti<br />
stoccaggio liquami), sulla base delle indicazioni di cui all'allegato 5 della delibera<br />
del Comitato dei Ministri per la tutela delle acque dall'inquinamento del 4/2/1977 e<br />
delle<br />
norme sanitarie vigenti;<br />
- modalità costruttive della testata del pozzo tali da inserire sistemi di chiusura<br />
affidabili;<br />
- l'adozione di idonei interventi per la corretta raccolta ed allontanamento delle<br />
acque meteoriche, nonchè il contenimento di quelle di infiltrazione;<br />
- la scelta di una tipologia impiantistica e di apparecchiature specifiche (pompa,<br />
autoclave, sistemi unidirezionali di non ritorno, ecc.) tecnicamente valide,<br />
adeguate e funzionali alle esigenze, nonchè posizionate in maniera ottimale per<br />
agevolare e rendere sicure le ispezioni e gli interventi di manutenzione.<br />
Tutti i pozzi artesiani dovranno essere dotati di apparecchiature di abbattimento gas<br />
81
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
(degasatore).<br />
Dovranno altresì essere rispettate le disposizioni previste dalla legge n. 319/76 (art. 7<br />
così come modificato dall'art. 3 bis della legge n. 62/82) e successive modificazioni<br />
ed integrazioni, per quanto attiene l'obbligo di installazione di idonei strumenti per la<br />
misura della portata delle acque prelevate.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare:<br />
- qualità dell'acqua attinta e distribuita;<br />
- caratteristiche tecnico-costruttive dell'opera di presa.<br />
Il controllo iniziale della qualità dell'acqua attinta ed erogata, inteso come rispetto dei<br />
requisiti di qualità previsti dalle norme vigenti, deve essere eseguito attraverso<br />
campionamenti e successive analisi di laboratorio.<br />
Detto controllo dovrà avere anche carattere periodico con una frequenza almeno<br />
annuale.<br />
Il controllo delle caratteristiche tecnico-costruttive e funzionali viene espresso dal<br />
collaudatore mediante un parere di conformità.<br />
RC 3.5.: PORTATA DELLE RETI DI SCARICO<br />
- SMALTIMENTO DELLE ACQUE DOMESTICHE E FECALI E DELLE<br />
ACQUE REFLUE INDUSTRIALI<br />
Le reti di scarico delle acque domestiche e fecali e delle acque di rifiuto industriale<br />
devono essere opportunamente dimensionate, ventilate ed ubicate al fine di garantire<br />
una buona evacuazione.<br />
Inoltre, le modalità di smaltimento devono essere tali da evitare contaminazioni del<br />
suolo, delle falde e delle acque superficiali nel rispetto delle prescrizioni vigenti in<br />
materia e garantire un benessere respiratorio e olfattivo.<br />
RC 3.5.a SPECIFICA DI PRESTAZIONE: PORTATA DELLE RETI DI SCARICO<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni<br />
La presente specifica si applica ai sistemi di scarico delle acque reflue adottati negli<br />
edifici ad uso abitazione ed in quelli ad uso collettivo quali uffici, alberghi, ospedali,<br />
scuole, caserme, servizi generali di industrie, centri sportivi e simili.<br />
82
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
I livelli di prestazione, relativi alle portate di scarico degli apparecchi sanitari installati,<br />
sono indicati nella norma UNI 9183.<br />
METODI DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare: ristagno delle acque di scarico, odori sgradevoli.<br />
Con riferimento al presente requisito, e ai fini del suo soddisfacimento, nella<br />
progettazione, calcolo e collaudo, si tiene conto di quanto indicato nella norma UNI<br />
9183, anche in riferimento alla necessità di ventilazione.<br />
RC 3.5.b SPECIFICA DI PRESTAZIONE: SMALTIMENTO DELLE ACQUE DOMESTICHE, FECALI E DELLE<br />
ACQUE REFLUE INDUSTRIALI<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Il requisito si intende soddisfatto se sono rispettate le prescrizioni tecniche e<br />
procedurali previste dalle norme vigenti in materia; in particolare si applicano le<br />
disposizioni contemplate dalla norma UNI 9183.<br />
In dettaglio, devono essere comunque rispettate le prescrizioni di seguito specificate.<br />
Tutte le acque di rifiuto devono essere convogliate nella fognatura dinamica quando<br />
presente, ad eccezione di quelle che il servizio pubblico competente giudichi<br />
incompatibili con il trattamento di depurazione centralizzato previsto dal Comune in<br />
base alla normativa vigente.<br />
Il raccordo tra la rete di smaltimento e la pubblica fognatura deve essere realizzato in<br />
modo tale da evitare dispersioni, e deve prevedere un sifone a perfetta chiusura<br />
idraulica.<br />
Per le zone non servite da fognatura dinamica, lo smaltimento delle acque reflue<br />
deve avvenire nel rispetto della legge n. 319/76 per gli insediamenti produttivi, della<br />
L.R. n. 7/83, per quanto attiene lo scarico nei corpi idrici superficiali, e delle<br />
disposizioni di cui alla Delibera del Comitato dei Ministri per la tutela delle acque<br />
dall'inquinamento del 4.2.77 (S.O. G.U. 48 del 21.2.77) per quanto attiene lo<br />
smaltimento sul suolo.<br />
In tutti i casi dovrà essere realizzato un idoneo e facilmente accessibile pozzetto di<br />
ispezione e prelievo, ai sensi della legge n. 319/76, prima della confluenza nel corpo<br />
recettore.(2)<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Prevede un giudizio sintetico da parte del collaudatore sulla base dei criteri dettati<br />
dalla buona tecnica, nonchè sul controllo di qualità sui materiali e componenti, tramite<br />
certificazione delle loro caratteristiche rilevate con prove di laboratorio in base alle<br />
normative vigenti per i diversi materiali.<br />
Il controllo della rispondenza al requisito delle soluzioni tecniche adottate si basa su<br />
una ispezione visiva dettagliata (anche in corso d’opera).<br />
In particolare andranno controllate:<br />
83
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
- l’adeguatezza delle caratteristiche di impermeabilità (anche nel tempo) dei<br />
materiali utilizzati (sia per il materiale o componente in quanto tale che per i giunti<br />
e le sigillature) eventualmente anche tramite certificazioni basate su prove eseguite<br />
in laboratorio secondo le modalità previste dalle norme relative ai diversi<br />
materiali;<br />
- le modalità di esecuzione e posa in opera, in particolare per quanto riguarda i<br />
giunti e le<br />
sigillature.<br />
__________________________________________________<br />
(2)<br />
Il Comune dovrà inserire le norme e prescrizioni locali relative all'allacciamento alla pubblica fognatura.<br />
RC 3.6.:<br />
SMALTIMENTO DELLE ACQUE METEORICHE<br />
La rete di scarico dei pluviali e la rete di raccolta delle acque superficiali devono<br />
essere opportunamente dimensionate ed ubicate al fine di garantire una buona<br />
evacuazione delle stesse.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Devono essere rispettati i livelli di prestazione indicati dalla norma UNI 9184.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare: ristagno delle acque di scarico.<br />
Con riferimento al presente requisito, e ai fini del suo soddisfacimento, nella<br />
progettazione valgono le indicazioni contenute nel metodo di calcolo previsto dalla<br />
norma UNI 9184; in casi particolari,<br />
RC 3.7. TENUTA ALL’ACQUA.IMPERMEABILITÀ<br />
Attitudine delle chiusure verticali e delle chiusure superiori ad impedire l’infiltrazione<br />
di acqua battente nelle zone in cui l’acqua può danneggiare la chiusura stessa o<br />
raggiungere l’interno degli edifici, o comunque ambienti e/o elementi che non siano<br />
stati progettati per essere bagnati.(3)<br />
Deve essere inoltre garantita una adeguata impermeabilità degli elementi tecnici<br />
destinati alla distribuzione, allo smaltimento o, più in generale, al contenimento di<br />
84
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
liquidi.<br />
RC 3.7.a SPECIFICA DI PRESTAZIONE (infissi esterni)<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Per quanto concerne le chiusure verticali esterne, quali infissi esterni e facciate<br />
continue, si rimanda a quanto definito dalla normativa UNI 7979, che classifica gli<br />
infissi esterni in base alla tenuta all'acqua, permeabilità all'aria, resistenza al vento.<br />
__________________________________________________<br />
(3)<br />
A tal fine va controllata la tenuta all’acqua delle pareti esterne, in caso di presenza di giunti verticali e soprattutto<br />
in corrispondenza del contatto parete verticale esterna - pavimentazione. Va inoltre controllata l’attitudine degli infissi<br />
esterni ad impedire l’ingresso di acqua battente. Deve anche essere garantita mediante adeguate soluzioni tecniche (uso<br />
di materiali impermeabili, pendenza della copertura, raccordo con altri elementi tecnici, etc.) la tenuta all’acqua delle<br />
chiusure superiori.<br />
(4)<br />
In particolare, tenuta all’acqua del giunto a terra delle pareti di locali in cui sia previsto l’uso di acqua di lavaggio<br />
dei pavimenti ed impermeabilità della finitura superficiale dove possano verificarsi fenomeni di condensa superficiale o<br />
getti d’acqua sulla parete stessa.<br />
Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, la nuova situazione dovrà portare, comunque, ad un miglioramento<br />
della situazione precedente. In tal caso il metodo di verifica consisterà in un giudizio sintetico del tecnico<br />
verificatore tenuto conto degli interventi migliorativi, dei componenti e della relativa corretta messa in opera.<br />
La scelta della classe di prestazione dell'infisso, di competenza del progettista, va<br />
fatta in funzione delle condizioni nelle quali l'infisso si troverà ad operare (zona<br />
climatica, zona di vento, altezza dell'edificio) e della destinazione d'uso. A tal fine si<br />
forniscono di seguito gli elementi utili per la scelta della classe dell'infisso, con<br />
riferimento alla normativa UNI 7979.<br />
Tali criteri di scelta sono raccomandati per gli infissi esterni di complessi edilizi con<br />
destinazione residenziale, direzionale, terziaria di servizio, alberghiera e assimilabili.<br />
Sono altresì cogenti in caso di facciate continue.<br />
particolare<br />
evitare<br />
CRITERI DI SCELTA<br />
85
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Fig. 1 ZONE DI VENTO<br />
Con tali elementi, dalla tabella seguente è possibile ottenere la classe<br />
dell'infisso relativamente alla permeabilità all'aria (A), tenuta all'acqua (E) e<br />
resistenza al vento (V).<br />
Tipo di<br />
esposizione<br />
Campagna aperta<br />
Campagna con rompivento<br />
pccole città periferie<br />
Centro grandi città<br />
ona di<br />
vento<br />
Zone<br />
climatiche<br />
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B<br />
D<br />
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Classi di<br />
permeabilità<br />
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2<br />
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V<br />
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A<br />
B<br />
D<br />
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Classi di<br />
permeabilità<br />
all'aria<br />
A<br />
1<br />
A<br />
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2<br />
A<br />
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Classi di<br />
permeabilità<br />
all'aria<br />
A<br />
1<br />
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1<br />
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V<br />
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V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
86
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
0<br />
4<br />
0<br />
0<br />
0<br />
0<br />
00 e più<br />
1<br />
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V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
V<br />
METODO DI VERIFICA<br />
La verifica viene condotta secondo un giudizio sintetico da parte del collaudatore<br />
sulla base dei criteri dettati dalla buona tecnica di esecuzione ed installazione, dalla<br />
rispondenza al requisito delle soluzioni tecniche adottate, dal controllo dei certificati,<br />
rilasciati dal produttore, attestanti la classe di prestazione dell'infisso montato.<br />
In assenza di certificazione dell'infisso il controllo verificherà la qualità del prodotto<br />
installato e la corretta messa in opera, attraverso un giudizio sintetico sulla base di<br />
parametri presi in considerazione dalla normativa citata.<br />
RC 3.7.b SPECIFICA DI PRESTAZIONE (chiusure)<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni<br />
Nessuna infiltrazione d’acqua attraverso l’elemento stesso, i giunti tra gli elementi, le<br />
connessioni con altri elementi tecnici (coperture, solai, infissi, ecc..).<br />
Inoltre non debbono esistere possibilità di infiltrazioni in corrispondenza di eventuali<br />
punti di accumulo di neve o grandine.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Il metodo di verifica deve riguardare un controllo sui seguenti elementi: chiusure<br />
verticali, pareti perimetrali verticali, chiusura superiore (tetto, terrazzi, ..), pareti contro<br />
terra, elementi di impianti contenenti liquidi.<br />
Effetti da controllare:<br />
- infiltrazione d’acqua<br />
- assorbimento d’acqua-impregnazione.<br />
La verifica viene condotta secondo un giudizio sintetico da parte del collaudatore<br />
sulla base dei criteri dettati dalla buona tecnica, dalla rispondenza al requisito delle<br />
soluzioni tecniche adottate, da una ispezione visiva dettagliata e/o dal controllo dei<br />
certificati di conformità dei materiali e componenti adottati.<br />
In particolare andranno controllate:<br />
- l’adeguatezza delle caratteristiche di impermeabilità (anche nel tempo) dei<br />
materiali utilizzati eventualmente anche tramite certificazioni basate su prove<br />
eseguite in laboratorio secondo le modalità previste dalle norme relative ai diversi<br />
materiali;<br />
- le modalità di esecuzione e posa in opera, in particolare per quanto riguarda i<br />
87
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
giunti, le impermeabilizzazioni e le sigillature. Una particolare attenzione andrà<br />
posta nel controllo delle soluzioni adottate per la protezione delle connessioni con<br />
altri elementi tecnici, delle testate, degli elementi esposti alle intemperie (velette,<br />
parapetti, etc.), alla tenuta degli infissi (classe di prestazione; norma UNI 7979),<br />
all’evacuazione delle acque meteoriche sulla chiusura superiore esterna (tetto,<br />
terrazza, ...).<br />
RC 3.8.: ILLUMINAZIONE NATURALE<br />
L’illuminazione naturale negli spazi chiusi di fruizione dell’utenza per attività principale<br />
deve essere tale da assicurare le condizioni ambientali di benessere visivo.<br />
A tal fine, tutti gli spazi in oggetto devono godere di illuminazione naturale diretta<br />
tramite aperture, di dimensioni tali da assicurare un idoneo livello del fattore medio di<br />
luce diurna.<br />
RC 3.8.a SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: destinazione residenziale e assimilabili quale alberghiera,<br />
sanitaria, ecc.<br />
I livelli di prestazione sono definiti dal fattore medio di luce diurna m<br />
, espresso in<br />
%, come rapporto fra l’illuminamento medio degli spazi chiusi di fruizione e l’illuminamento,<br />
nelle identiche condizioni di tempo e di luogo su una superficie orizzontale<br />
esposta all’aperto, ricevuto dall’intera volta celeste, senza irraggiamento diretto del<br />
sole (esposizione verso Nord), e dal rapporto di illuminazione (R i<br />
) conteggiato<br />
considerando la superfice finestrata al lordo dei telai dedotta quella posta ad una<br />
altezza inferiore a m 0,60 dal pavimento in rapporto alla superfice utile netta del<br />
vano.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Con riferimento alla destinazione residenziale, e specificatamente per gli spazi di<br />
fruizione per attività principale (ad esempio destinati ad attività di lavoro, soggiorno,<br />
studio, attività domestiche, con esclusione quindi degli spazi destinati a ripostigli,<br />
bagni, corridoi, disimpegni ed altri spazi chiusi destinati ad attività secondarie), il<br />
requisito si intende soddisfatto se m<br />
> 2%.<br />
Per gli stessi spazi deve essere inoltre garantita una superficie finestrata minima pari<br />
88
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
ad 1/8 della superfice del pavimento, (D.M. 5.7.1975 - art. 5).<br />
Il requisito si intende rispettato se entrambi i livelli minimi vengono raggiunti.(5)<br />
Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente che mantengono la<br />
destinazione residenziale precedente, qualora non si raggiungano i livelli previsti e<br />
non sia possibile intervenire per vincoli oggettivi sul numero e dimensione delle<br />
aperture (edifici vincolati e/o classificati), il progettista dovrà precisare il valore del<br />
fattore medio di luce diurna m<br />
o del rapporto R i<br />
raggiunto in fase di progettazione,<br />
nonchè gli interventi proposti per conseguire un eventuale miglioramento della situazione<br />
preesistente.<br />
L’atto di concessione (o autorizzazione) comunale riporterà espressamente la<br />
previsione progettuale di mancato raggiungimento del livello di prestazione. In sede<br />
di verifica finale si dovrà procedere, comunque, alla prova in opera di misurazione del<br />
fattore m<br />
(o del rapporto R i<br />
), secondo il metodo previsto, ed il valore raggiunto, che<br />
sarà congruente con quanto denunciato in fase progettuale, sarà riportato nella<br />
scheda tecnica descrittiva allegata al certificato di conformità edilizia.<br />
Per il recupero alla residenza di spazi precedentemente destinati ad altra attività o<br />
non utilizzati, nella stessa situazione precedente (vincoli esterni), il requisito si<br />
intende rispettato se R i<br />
> 1/16.<br />
__________________________________________________<br />
(5)<br />
Per la determinazione del livello di prestazione bisogna tener presente quanto previsto in relazione al requisito<br />
“Controllo della ventilazione” che definisce superfici finestrate apribili per l’aerazione degli spazi di diversa destinazione, il<br />
cui dimensionamento incide anche sulla definizione del livello di illuminazione naturale.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Il requisito si intende rispettato se viene applicata una delle soluzioni convenzionali<br />
conformi indicate successivamente.<br />
SOLUZIONE A:<br />
Determinazione del fattore medio di luce diurna ( m<br />
) attraverso uno dei metodi di<br />
calcolo di seguito riportati in modo tale che risulti:<br />
m<br />
> 2%<br />
dovrà inoltre risultare il rapporto illuminante R i<br />
> 1/8.<br />
Il rispetto del parametro m<br />
attraverso il calcolo è esaustivo anche nei confronti della<br />
successiva prova in opera per la verifica del fattore m<br />
.<br />
Nel caso il progettista utilizzi un metodo di calcolo diverso da quelli riportati nelle<br />
pagine successive, il raggiungimento del livello previsto per m<br />
dovrà essere<br />
verificato anche con la prova in opera di seguito riportata.<br />
89
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
SOLUZIONE B:<br />
Il requisito si intende convenzionalmente soddisfatto se sono rispettate le seguenti<br />
condizioni:<br />
1 - Rapporto illuminante R i<br />
> 1/8.<br />
2 - Superfici vetrate con coefficienti di trasparenza > 0,7.<br />
3 - Profondità dei vani, misurata perpendicolarmente al piano della parete finestrata,<br />
minore od uguale a 2,5 volte l'altezza utile dei vani stessi.<br />
4 - Per vani affaciantisi sotto porticati, il rapporto illuminante R i<br />
va calcolato con<br />
riferimento alla superfice del pavimento dell'ambiente interessato, aumentato<br />
della quota di superfice del porticato prospiciente l'ambiente stesso.<br />
5 - Per vani con superficie illuminante interessata da balconi o aggetti sovrastanti di<br />
profondità superiore 1,00 m, la dimensione della superficie illuminante, definita<br />
dal rapporto R i<br />
> 1/8, dovrà essere aumentata di 0,05 m 2 ogni 5 cm di ulteriore<br />
aggetto oltre 1,00 m.<br />
6 - La superficie illuminante va conteggiata al netto di velette, elementi strutturali o<br />
altri ostacoli che ostruiscano o riducano l'effettiva superficie illuminante.<br />
7 - Qualora i vani si affaccino esclusivamente su cortili debbono essere rispettate le<br />
seguenti ulteriori prescrizioni:<br />
7.1 L'area dei cortili deve risultare maggiore od uguale ad 1/5 della somma delle<br />
superfici (senza detrazione dei vuoti) che la delimitano.<br />
7.2 L'altezza massima dei muri che delimitano il cortile deve risultare inferiore od<br />
uguale a 1,5 volte la media delle distanze fra le pareti opposte.<br />
7.3 Distanza normale minima da ciascuna finestra al muro opposto > 6m.<br />
7.4 L'area dei cortili si intende netta da quella delle proiezioni orizzontali dei<br />
ballatoi o di qualsiasi altra sporgenza sotto gronda che risulti maggiore o<br />
uguale a 1/20 dell'area del cortile.<br />
METODI DI CALCOLO<br />
Metodo A<br />
Le grandezze fondamentali da prendere in considerazione nel calcolo sono<br />
riportate nella seguente tabella (tab. 1):<br />
Tab. 1<br />
90
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Si<br />
mbolo<br />
A<br />
S<br />
t<br />
r m<br />
<br />
<br />
L a<br />
H<br />
h<br />
l f<br />
h f<br />
P<br />
Definizione<br />
Area delle superfici trasparenti della finestradel locale<br />
Area delle superfici interne dell'ambiente<br />
Coefficiente di trasparenza del vetro (vedi Tab.4)<br />
Coefficiente medio di rinvio delle superfici interne dell'ambiente<br />
(vedi Tab.2)<br />
Fattore finestra inteso come rapporto tra illuminamento<br />
della finestra e radianza del cielo (vedi fig.1)<br />
Coefficiente di riduzione del fattore finestra, funzione<br />
dell'arretramento della finestra (vedi fig.2)<br />
Distanza del fabbricato (o comunque dell'ostacolo) contrapposto<br />
alla finestra.<br />
Altezza del fabbricato contrapposto a quello nel quale<br />
è situato l'ambiente considerato<br />
Altezza della finestra dal piano stradale, misurata in<br />
corrispondenza del baricentro del vano finestra<br />
Larghezza del vano finestra<br />
Altezza del vano finestra<br />
Profondità di arretramento della finestra rispetto al filo<br />
esterno del vano<br />
Unità di<br />
misura<br />
m 2<br />
m 2<br />
m<br />
m<br />
m<br />
m<br />
m<br />
m<br />
Nel caso di spazi con forma regolare, comunque esclusi i casi di spazi<br />
prospicienti logge, balconi e ballatoi, si consiglia l’impiego del metodo di calcolo che<br />
fa uso della seguente relazione:<br />
i<br />
n<br />
= 1 t i • A i • i • i<br />
m<br />
= ________________________________________<br />
S (1 - r m<br />
)<br />
dove n è il numero di finestre che si affacciano nell’ambiente considerato.<br />
L’impiego di tale formula comporta la conoscenza dei parametri in essa<br />
contenuti, pertanto si procede come segue:<br />
1. si definisce, in funzione del tipo di vetro, il coefficiente di trasparenza (vedi<br />
tab. 3);<br />
2. si misura l’area della superficie vetrata di ciascuna finestra che si affaccia<br />
sull’ambiente;<br />
3. si misura l’area delle superfici interne che delimitano l’ambiente;<br />
4. per ciascuna finestra del locale si valuta il rapporto:<br />
H - h<br />
__________<br />
L a<br />
91
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
5. si riporta, sull’asse delle ascisse del grafico di fig. 1, il valore del<br />
rapporto così calcolato e si individua il punto corrispondente sull’asse delle ordinate:<br />
esso rappresenta il fattore finestra ;<br />
Tab. 2<br />
Materiale e natura della superficie<br />
Coefficiente di<br />
rinvio<br />
Intonaco comune bianco (latte di calce o simili) recente o carta<br />
Intonaco comune o carta di colore molto chiaro (avorio, giallo,<br />
grigio)<br />
Intonaco comune o carta di colore chiaro (grigio perla, avorio,<br />
giallo limone, rosa chiaro)<br />
Intonaco comune o carta di colore medio (verde prato, azzurro<br />
chiaro, marrone chiaro)<br />
Intonaco comune o carta di colore scuro (verde oliva, rosso)<br />
Pavimenti di tinta chiara<br />
Pavimenti di tinta scura<br />
Alluminio<br />
0,8<br />
0,7<br />
0,5 - 0,6<br />
0,3 - 0,5<br />
0,1 - 0,3<br />
0,4 - 0,6<br />
0,2<br />
0,8 - 0,9<br />
<br />
50%<br />
4 0 %<br />
3 0 %<br />
2 0 %<br />
1 0 %<br />
0<br />
0 , 2 0 , 4 0 , 6 0 , 8 1 1 , 2 1 , 4 1 , 6 1 , 8 2 , 0<br />
H-h<br />
La<br />
fig. 1<br />
fig. 1<br />
92
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
<br />
10 8 6 4 2 1 0<br />
1,0<br />
0,9<br />
0,8<br />
La/p=10<br />
6<br />
4<br />
3<br />
0,7<br />
2<br />
0,6<br />
1,5<br />
0,5<br />
0,4<br />
1<br />
0,8<br />
0,3<br />
0,2<br />
0,1<br />
0,6<br />
fig. 2<br />
0,5<br />
6. calcolati i rapporti h f<br />
/P e I f<br />
/P,<br />
0,4<br />
si riporta, sull’asse delle<br />
ascisse del grafico II il<br />
valore di h f<br />
/P e si trova,<br />
0<br />
sulla curva relativa a I f<br />
/P, il<br />
h/p<br />
punto da cui si traccia la<br />
retta orizzontale che<br />
individua sull’asse delle<br />
ordinate il valore del coefficiente di riduzione ;<br />
7. si applica la relazione indicata precedentemente e si ottiene il valore del fattore<br />
medio di luce diurna.<br />
Si fa presente che tale metodo non tiene conto dell’influenza del telaio della<br />
finestra.<br />
Metodo B<br />
In caso di spazi prospicienti logge, balconi e ballatoi e in generale per forme di<br />
locali non regolari, il fattore medio di luce diurna deve essere calcolato come media<br />
dei fattori di luce diurna almeno in tre punti ben distinti dello spazio in esame.<br />
Tali punti, posti ad una altezza di 0.90 m dal pavimento e ad una distanza di<br />
1.50 m dalla superficie vetrata, devono essere collocati uno al centro della stanza e<br />
gli altri due a 0.60 m dalle pareti.<br />
Il fattore di luce diurna in un punto P risulta espresso dalla seguente formula:<br />
= [CC • F o<br />
+ IRC • F s<br />
] • t • F v<br />
Determinazione CC (Componente cielo)<br />
Il metodo di calcolo di CC qui riportato si basa sulla determinazione degli angoli<br />
azimutali e zenitali di vista del cielo attraverso la finestra dal punto di riferimento<br />
prefissato.<br />
L’angolo azimutale viene misurato sul piano orizzontale (vedi fig. 3).<br />
93
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
fig. 3<br />
Nella determinazione dell’angolo possono verificarsi due casi:<br />
- vista libera del cielo;<br />
- vista del cielo limitata da ostruzioni.<br />
Nel caso di vista libera del cielo, , posto sul piano verticale (vedi fig. 4), è<br />
l’angolo formato dal piano orizzontale passante per il punto di riferimento P, posto a<br />
0.90 m dal pavimento, e dal piano tangente allo spigolo superiore esterno della<br />
finestra.<br />
fig. 4<br />
94
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Nel caso di vista del cielo limitata da ostruzioni, che possono essere esterne<br />
(edifici prospicienti, ecc.) oppure dovute al davanzale della finestra se questo è più<br />
alto del punto di riferimento P, si determinano due angoli (vedi fig. 5 e fig. 6): 1<br />
(pari<br />
all’angolo del caso precedente) e 2<br />
(angolo d’ostruzione).<br />
fig. 5 fig. 6<br />
Nel caso di vista libera del cielo la CC, relativa all’angolo 1<br />
si individua tramite<br />
l’apposito diagramma (vedi fig. 7) del C.S.T.B. (1) operando nel seguente modo.<br />
fig. 7 - Diagramma del C.S.T.B.<br />
95
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
Si traccia dal vertice O 1<br />
del diagramma la retta che forma con l’asse orizzontale<br />
l’angolo zenitale e dal vertice O 2<br />
la retta che forma con lo stesso asse l’angolo<br />
azimutale in corrispondenza del punto intersezione Q delle due rette si legge il<br />
valore della componente cielo sulle curve di livello.<br />
________________________________________<br />
(1)<br />
I valori della componente cielo contenuti nel diagramma del C.S.T.B. sono riferiti a vetri lucidi trasparenti con<br />
trasparenza pari a 0.95.<br />
Nel caso di vista del cielo limitata da ostruzioni è necessario, dal momento che<br />
esistono due angoli zenitali 1<br />
e 2<br />
, determinare operando come al punto precedente,<br />
la CC sia per 1<br />
e 2<br />
e quindi fare la differenza. Il valore di CC così risultante sarà<br />
quello da considerare nel prosieguo del calcolo.<br />
Determinazione F o<br />
(Fattore di ostruzione della finestra)<br />
Va applicato solo al valore della componente cielo.<br />
Esso risulta dal rapporto fra la superficie dei soli vetri e la superficie<br />
archiettonica della finestra, comprensiva quindi dei telai (abitualmente 0.7 - 0.85).<br />
Determinazione IRC (Componente Riflessa dall’Interno)<br />
La luce diretta entrata nell’ambiente viene riflessa dalle superfici interne, ossia<br />
soffitto, pavimenti e pareti. Ciò produce un incremento dell’illuminamento nel punto P,<br />
dipendente dalla superficie illuminante della finestra, dalle superfici che delimitano<br />
l’ambiente e dalla loro riflettanza (rapporto percentuale tra luce riflessa e luce<br />
ricevuta), dalla riflettanza media e dalla presenza di eventuali ostruzioni presenti.<br />
Per il calcolo del valore della IRC media dell’ambiente, valido per ogni punto P<br />
di riferimento, si utilizzi il nomogramma I (vedi fig. 8) della B.R.S. (nota 2).<br />
Il nomogramma I per il calcolo di IRC è riferito alle seguenti condizioni:<br />
- vetro lucido trasparente con coefficiente di trasparenza pari a 0,95<br />
- coefficiente di rinvio del soffitto pari a 0,70<br />
- coefficiente di rinvio del pavimento pari a 0,15<br />
- angolo di ostruzione definito dalla CC.<br />
La procedura per l’utilizzo del nomogramma I è la seguente:<br />
1. Si calcoli il rapporto W/A dove:<br />
W = superficie dei soli vetri delle finestre (esclusi i telai)<br />
A = superficie delimitante l’ambiente (comprese le finestre)<br />
2. Si localizzi tale valore sulla scala A<br />
3. Si calcoli la riflettanza media attraverso la tabella allegata al nomogramma I<br />
(vedi fig. 8)<br />
4. Si localizzi il valore della riflettanza media sulla scala B<br />
5. Si congiunga con una linea retta il punto individuato sulla scala A con il punto<br />
96
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
ricavato sulla scala B<br />
6. L’intersezione di tale retta sulla scala C dà il valore di IRC<br />
7. Nel caso esista una ostruzione si imposti sulla scala D l’angolo di ostruzione<br />
8. Si congiunga tale punto con quello trovato sulla scala C<br />
9. Il valore corretto di IRC verrà letto sul prolungamento della retta individuata<br />
all’intersezione con la scala E<br />
97
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
98
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Determinazione F s<br />
(Fattore di manutenzione delle superfici interne)<br />
Questo fattore va applicato alla sola IRC; dipende dalla zona in cui è ubicata la<br />
costruzione. Valori attendibili di tale fattore sono quelli in uso in Gran Bretagna,<br />
riportati nella tabella seguente (tab. 3):<br />
Tab. 3<br />
Ubicazione<br />
dell'edificio<br />
Lavoro<br />
non industriale<br />
o industriale pulito<br />
industriale sporco<br />
Area non industriale<br />
Area industriale<br />
0.9<br />
0.8<br />
0.7<br />
0.6<br />
Determinazione t (Coefficiente di trasparenza del vetro)<br />
Tale fattore va applicato alla Componente Cielo (CC) e alla Componente<br />
Riflessa dall’Interno (IRC).<br />
Si consiglia l’impiego dei valori riportati nella seguente tabella (tab. 4):<br />
Tab. 4<br />
Tipo di superficie trasparente<br />
t<br />
Vetro semplice trasparente<br />
Lamina di vetro retinato lucido<br />
Vetro retinato<br />
Stampo grezzo o vetro rullato<br />
Vetro cattedrale<br />
Vetro stampato<br />
Vetro "antisun"<br />
Vetro "colorex"<br />
Doppio vetro trasparente<br />
Materiali sintetici trasparenti<br />
1.00<br />
0.95<br />
0.90<br />
0.95<br />
1.00<br />
0.80 - 0.95<br />
0.85<br />
0.55<br />
0.85<br />
0.65 - 0.90<br />
Determinazione F v<br />
(Fattore di manutenzione dei vetri)<br />
Va applicato ai valori di entrambe le componenti. Dipende dall’ambiente in cui si<br />
trova la costruzione e dal tipo di lavoro in essa esplicato.<br />
Valori attendibili di tale fattore sono quelli in uso in Gran Bretagna e riportati<br />
nella tab. 3.<br />
Metodo C<br />
Questo terzo metodo si applica nelle condizioni viste per il precedente.<br />
99
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Il metodo contiene più dettagliate caratterizzazioni dei coefficienti correttivi che<br />
tengono conto della manutenzione dei serramenti e della trasparenza del vetro,<br />
inoltre introduce nella valutazione del fattore di luce diurna anche la componente<br />
riflessa dall’esterno.<br />
La formula per il calcolo del fattore di luce diurna in un punto P risulta pertanto<br />
la seguente:<br />
m = [CC + ERC + IRC • F s<br />
] • t • F v<br />
• F o<br />
Determinazione CC (Componente Cielo)<br />
Il calcolo della Componente Cielo (CC) si esegue graficamente mediante il<br />
nomogramma II della B.R.S. (vedi fig. 9).<br />
100
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
fig. 9 - Nomogramma II della B.R.S.<br />
101
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
1. Si disegni la sezione verticale dell’ambiente in esame e si centri il nomogramma<br />
sul punto P, rispetto al quale si vuole condurre l’analisi, utilizzando l’arco di lettura<br />
degli angoli di elevazione (vedi fig. 10).<br />
Procedendo come nell’esempio sottoriportato si tracciano le rette QP e RP, in<br />
corrispondenza, della loro intersezione con l’arco di lettura della componente cielo<br />
(CC) si rilevino i valori relativi.<br />
Si ricavi, inoltre, l’altitudine media servendosi dell’arco di lettura degli angoli di<br />
elevazione.<br />
QP = 4.8<br />
RP = 0.2<br />
CC* = QP -<br />
RP = 4.6%<br />
Altitudine<br />
Media = 20°<br />
fig. 10<br />
2. Si disegni la pianta dell’ambiente in esame e si centri il nomogramma sul punto P,<br />
disponendolo sull’arco di lettura dei fattori di correzione per finestre che<br />
sottendono angoli minori di 180° (vedi fig. 11).<br />
Procedendo come nell’esempio sottoriportato si traccino le rette MP ed NP; in<br />
corrispondenza delle loro intersezioni con il cerchio relativo al valore della loro<br />
altitudine media (20°), si leggano i valori del fattore di correzione sulle curve di<br />
livello più vicine.<br />
102
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
fig. 11<br />
Il fattore di correzione sarà dato: MP + NP = 0.50.<br />
Le letture relative alle rette MP ed NP devono essere sommate se poste su<br />
entrambi i lati dell’asse centrale, come nell’esempio; devono essere viceversa<br />
sottratte se poste dalla stessa parte rispetto a tale asse.<br />
A questo punto è possibile ricavare il valore corretto di CC facendo:<br />
CC = CC* • 0.50 = 2.3%<br />
Determinazione ERC (Componente Riflessa dall’Esterno)<br />
Il metodo di calcolo è analogo a quello impiegato per la componente cielo.<br />
Il valore ottenuto va moltiplicato per il coefficiente medio di rinvio della superficie<br />
di ostruzione, che in assenza di dati sperimentali, è assunto pari a 0.20.<br />
Determinazione IRC (Componente Riflessa dall’Interno)<br />
Per il calcolo di tale componente si utilizzi la seguente formula:<br />
0.85 W<br />
IRC = _____________ • (C • r p<br />
+ 5 • r s<br />
)<br />
S (1 - r m<br />
)<br />
dove:<br />
W = Superficie dei soli vetri delle finestre (esclusi i telai)<br />
S = Superficie delimitante l’ambiente (comprese le finestre)<br />
r m<br />
= Coefficiente medio di rinvio della superficie S<br />
r p<br />
= Coefficiente medio di rinvio del pavimento e della parte inferiore delle pareti<br />
(esclusa quella in cui è situata la finestra) misurata dalla metà dell’altezza del<br />
serramento.<br />
r s<br />
= Coefficiente medio di rinvio del soffitto e della parte superiore delle pareti<br />
esclusa quella in cui è situata la finestra) misurata dalla metà dell’altezza del<br />
serramento.<br />
C = Coefficiente dipendente dal grado di ostruzione esterno; per la sua<br />
determinazione si utilizzi la tabella seguente (tab. 5).<br />
103
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
Tab. 5<br />
Angolo di ostruzione 0<br />
°<br />
0°<br />
1<br />
0°<br />
2<br />
0°<br />
3<br />
0°<br />
4<br />
0°<br />
5<br />
0°<br />
6<br />
0°<br />
7<br />
0°<br />
8<br />
C 3<br />
9<br />
5<br />
3<br />
1<br />
3<br />
5<br />
2<br />
0<br />
2<br />
4<br />
1<br />
0<br />
1<br />
7 5<br />
Il valore di IRC così calcolato viene considerato costante in tutti i punti<br />
dell’ambiente.<br />
Determinazione F s<br />
(Fattore di manutenzione delle superfici interne)<br />
Tale fattore dipende dalla zona in cui è ubicata la costruzione e va applicata alla<br />
sola IRC.<br />
Valori attendibili sono quelli in uso in Gran Bretagna, riportati nella tab. 3.<br />
Determinazione t (Coefficiente di trasparenza del vetro)<br />
Va applicato a tutte le componenti ed è desumibile dalla tab. 4.<br />
Determinazione F v<br />
(Fattore di manutenzione del serramento)<br />
Tale fattore, che va applicato a tutte le componenti, dipende dall’ambiente in cui<br />
è ubicata la costruzione e dal tipo di lavoro in essa esplicato.<br />
Lo si può ricavare dalla seguente tabella (tab. 6) che comprende anche<br />
giaciture del vetro diverse dalla verticale.<br />
Tab. 6<br />
Lavoro<br />
Ubicazione<br />
dell'edificio<br />
Giacitura<br />
della finestra<br />
non industriale<br />
o industr.<br />
pulito<br />
industriale<br />
sporco<br />
Area non industriale<br />
Verticale<br />
Inclinata<br />
Orizzontale<br />
0.9<br />
0.8<br />
0.7<br />
0.8<br />
0.7<br />
0.6<br />
Area indust. sporca<br />
Verticale<br />
Inclinata<br />
Orizzontale<br />
0.8<br />
0.7<br />
0.6<br />
0.7<br />
0.6<br />
0.5<br />
Determinazione F o<br />
(Fattore di ostruzione della finestra)<br />
Tale fattore va applicato a tutte le componenti<br />
Quando si hanno a disposizione gli elementi architettonici di riferimento il valore<br />
F o<br />
risulta dal rapporto:<br />
W<br />
F o<br />
= ________<br />
S<br />
In mancanza di dati precisi si utilizzi la seguente tabella (tab. 7).<br />
104
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Tab. 7<br />
Tipo di telaio<br />
F o<br />
Finestre interamente metalliche<br />
Finestre metalliche e cornici in legno<br />
Finestre e cornici in legno<br />
0.80 - 0.85<br />
0.75<br />
0.65 - 0.70<br />
PROVA IN OPERA<br />
VERIFICA DEL m<br />
Si scelgano,sulla base dei fattori che determinano la prestazione considerata, gli<br />
alloggi ed i locali con caratteristiche tali da poterli definire come i più ”sfavoriti”.<br />
Misurare l’illuminamento interno E i<br />
in almeno tre punti posti a m 0.90 dal pavimento<br />
ed allineati ad una distanza di m 1.50 dalle pareti contenenti le finestre e superiore a<br />
m 0.60 dalle pareti laterali.<br />
Le misure di illuminamento esterno E e<br />
saranno eseguite su un piano orizzontale<br />
posto in prossimità dell’alloggio ed in grado di vedere l’intera volta celeste senza<br />
essere sottoposto all’irraggiamento diretto del sole (in pratica con cielo coperto).<br />
Effettuare possibilmente le due misure di illuminamento interno E i<br />
ed esterno E e<br />
possibilmente con luxmetro a doppia cella o contemporaneamente con due luxmetri<br />
dei quali sia stata precedentemente verificata la congruenza. In caso contrario,<br />
eseguire le due misure alternativamente con frequenza tanto maggiore quanto più<br />
mutevoli sono le condizioni di illuminazione esterna.<br />
Il valore di m<br />
è ottenuto dal rapporto:<br />
m<br />
= E im<br />
/E em<br />
dove E im<br />
rappresenta il valore medio dei valori di illuminamento rilevati all’interno della<br />
zona di misura ed E em<br />
il valore medio dei valori di illuminamento esterno rilevati<br />
durante le misure.<br />
VERIFICA DEL R i<br />
Si procede attraverso la misurazione diretta del vano al lordo dei telai.<br />
3.8.b SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le altre destinazioni d'uso ove è prevista la permanenza di<br />
persone (luoghi di lavoro)<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Il requisito si intende rispettato se, negli spazi di attività principale, si hanno i seguenti<br />
valori del Rapporto di illuminamento (R i<br />
) e del fattore medio di luce diurna ( m<br />
):<br />
R i<br />
> 1/8 per locali con S u<br />
< 1000 m 2<br />
R i<br />
> 1/10 per locali con S u<br />
> 1000 m 2<br />
è inoltre raccomandato m<br />
> 2%<br />
105
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
La superficie finestrata può essere collocata parte a parete e parte a soffitto in<br />
modo tale da garantire condizioni di illuminamento uniformi.<br />
Per particolari soluzioni architettoniche (centri commerciali con gallerie interne,<br />
centri polivalenti con artigianato di servizio, commercio, ecc., soluzioni open-space e<br />
altre configurazioni) e/o per particolari esigenze connesse con l'attività specifica, è<br />
possibile derogare dai suddetti livelli, purchè venga garantito un valore m<br />
in<br />
corrispondenza dei punti fissi di lavoro (casse, posti fissi di lavorazione, zona uffici,<br />
ecc.) e comunque su aree individuate sui disegni di progetto di superficie almeno pari<br />
al 15% di quella totale destinata all'attività principale.<br />
Per destinazioni specifiche quali ospedali, case di cura, strutture scolastiche di<br />
ogni ordine e grado, locali di pubblico spettacolo, musei, funzioni culturali, ricreative e<br />
sportive, si applicano le specifiche disposizioni vigenti.<br />
INTERVENTI SULL'ESISTENTE<br />
Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente che mantengono la stessa<br />
destinazione d'uso, qualora non si raggiungano i livelli previsti e non sia possibile<br />
intervenire per vincoli oggettivi sul numero e dimensione delle aperture (edifici<br />
classificati e/o vincolati), il progettista dovrà precisare il valore del fattore medio di<br />
luce diurna m<br />
o del rapporto Ri, raggiunto in fase di progettazione, nonchè gli<br />
interventi proposti per conseguire un eventuale miglioramento della situazione<br />
preesistente.<br />
L’atto di concessione (o autorizzazione) comunale riporterà espressamente la<br />
previsione progettuale di mancato raggiungimento del livello di prestazione. In sede<br />
di verifica finale si dovrà procedere, comunque, alla prova in opera di misurazione del<br />
fattore m<br />
o del rapporto R i<br />
secondo il metodo previsto, ed il valore raggiunto, che<br />
sarà congruente con quanto denunciato in fase progettuale, sarà riportato nella<br />
scheda tecnica descrittiva allegata al certificato di conformità edilizia.<br />
Per il recupero di spazi precedentemente destinati ad altra attività o non utilizzati,<br />
nella stessa situazione precedente (vincoli esterni), il requisito si intende rispettato se<br />
R i<br />
> 1/16.<br />
VERIFICHE<br />
Si veda quanto riportato nella specifica 3.8.a.<br />
RC 3.9.:<br />
OSCURABILITA’<br />
Negli spazi chiusi per attività principale deve essere possibile ottenere, quando<br />
richiesto, un opportuno oscuramento in relazione alle attività svolte dall’utente, al fine<br />
di:<br />
- evitare i disagi provocati da un’insufficiente attenuazione della luce entrante, in<br />
relazione ad attività di riposo e sonno;<br />
106
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
- contribuire al raggiungimento di adeguate condizioni di benessere igrotermico ed<br />
estivo.<br />
Anche negli spazi chiusi di pertinenza deve essere possibile ottenere, quando<br />
richiesto, un opportuno oscuramento in relazione alle attività svolte dall’utente, onde<br />
evitare:<br />
- condizioni non adatte alla conservazione di alimenti e/o cose;<br />
- eccessivi apporti di calore durante la stagione estiva.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: funzione residenziale e assimilabile quale alberghiera, sanitaria<br />
e per gli spazi destinati al riposo e sonno.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Spazi chiusi per attività principali<br />
Il livello di illuminamento, E, espresso in lux, deve poter essere regolabile fino<br />
ad ottenere:<br />
E < 0.2 lux.<br />
Debbono inoltre essere eliminabili le proiezioni localizzate di raggi luminosi negli<br />
spazi destinati a lavoro, riposo, sonno, ed attività similari.<br />
E’ comunque essenziali che l’oscuramento sia regolabile secondo l’esigenza<br />
dell’utente.<br />
Spazi chiusi di pertinenza<br />
Il livello di illuminamento, E, espresso in lux, deve poter essere regolabile fino<br />
ad ottenere:<br />
E < 0.5 lux.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare: insufficiente attenuazione della luce entrante.<br />
La prestazione viene misurata dal livello di illuminamento, E [lux].<br />
PROVA IN OPERA (valido per bassi livelli luminosi).<br />
Eseguire le misure del livello di illuminamento E mediante un luxmetro, almeno<br />
due ore dopo il tramonto o prima dell’alba, a più di 1.50 m. dalle finestre<br />
dell’ambiente, con dispositivi di oscuramento chiusi, luci dello spazio in esame spente<br />
ed illuminazione stradale accesa o fonte illuminante il centro delle finestre con 20 lux.<br />
Verificare inoltre visivamente se si formano raggi luminosi localizzati.<br />
Il tecnico verificatore, nei casi più semplici e ricorrenti, potrà procedere con un<br />
giudizio sintetico tenuto conto delle soluzioni adottate e dei materiali impiegati.<br />
Per le funzioni diverse da quelle indicate, il requisito è raccomandato se non<br />
previsto da specifiche normative vigenti.<br />
107
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
RC 3.10.:TEMPERATURA DELL’ARIA INTERNA<br />
Gli spazi chiusi di fruizione dell’utenza per attività principale, per attività<br />
secondaria e gli spazi chiusi di circolazione e di collegamento devono essere tali che,<br />
nella stagione fredda, sia assicurata in ogni loro parte una temperatura dell’aria<br />
interna idonea allo svolgimento delle attività previste.<br />
A tal fine, la temperatura dell’aria in tali spazi deve essere contenuta entro<br />
opportuni valori e non deve presentare eccessive disuniformità nello spazio e nel<br />
tempo, con riferimento ad esigenze di benessere igrotermico invernale.<br />
Inoltre, nella stagione fredda, la temperatura dell’aria, negli spazi chiusi<br />
riscaldati, dovrà essere opportunamente limitata al fine di contenere i consumi<br />
energetici per riscaldamento, con riferimento ad esigenze di economia di esercizio.<br />
RC 3.10.a: SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le le destinazioni ove sia prevista la climatizzazione<br />
degli ambienti.<br />
NOTA: per edifici adibiti ad attività individuali ed artigianali si veda il D.M.<br />
23/11/1982.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Il requisito si intende soddisfatto se la progettazione, esecuzione e collaudo<br />
degli spazi in esame rispondono ai dettami della specifica normativa in vigore, ed in<br />
particolare della legge 9/1/1991 n. 10 e dei relativi regolamenti attuativi.<br />
Spazi chiusi per attività principale e secondaria.<br />
La temperatura dell’aria interna, t i<br />
, espressa in °C nella stagione fredda (6)<br />
(periodo invernale), deve risultare negli spazi chiusi di fruizione per attività principale<br />
e secondaria compresa fra 18°C e 22°C:<br />
18°C < t i<br />
< 22°C<br />
Inoltre, le temperature misurate secondo i criteri previsti dal metodo di prova in<br />
opera di seguito specificato, non devono presentare una disuniformità tra i diversi<br />
punti lungo la verticale degli ambienti superiore a 2°C (h < 1,8 m e D > 0,6 m dalle<br />
pareti).<br />
Spazi chiusi di pertinenza per attività principale<br />
La temperatura dell’aria interna, t i<br />
, espressa in °C, nella stagione fredda<br />
(periodo invernale) (6) deve risultare, anche negli spazi destinati al deposito (cantine e<br />
simili):<br />
108
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
t i<br />
> 4°C<br />
Il requisito si intende soddisfatto se le pareti di involucro esterno fuori terra<br />
hanno una massa efficace > 150 Kg/m 2 senza isolamento o > 125 Kg/m 2 con<br />
isolamento esterno.<br />
Spazi chiusi di circolazione e di collegamento ad uso comune<br />
La temperatura dell’aria interna, t i<br />
, espressa in °C, nella stagione fredda (6)<br />
(periodo invernale) deve risultare:<br />
t i<br />
> 7°C<br />
METODO DI VERIFICA<br />
La determinazione del valore della temperatura dell’aria interna, ai fini della<br />
compilazione della scheda descrittiva, va eseguita secondo il metodo di prova in<br />
opera di seguito specificato; si potranno tenere in conto le indicazioni contenute nel<br />
metodo di calcolo di seguito specificato.<br />
PROVA IN OPERA<br />
Si scelgano,sulla base dei fattori che determinano la prestazione considerata, gli alloggi ed i locali con<br />
caratteristiche tali da poterli definire come i più ”sfavoriti” (vedi anche ”Metodo di calcolo”).<br />
Disponendo di apparecchiature per il controllo periodico e la registrazione continua dei dati rilevati, la<br />
prova può essere svolta effettuando la misura della temperatura dell’aria interna t i<br />
, ogni 15 minuti per<br />
un tempo complessivo di 24 ore, schermando l’elemento sensibile dall’influenza di notevoli effetti<br />
radianti, di norma nella parte centrale dell’ambiente e comunque ad una distanza D > 0,6 m dalle pareti<br />
e ad un’altezza di m 1,80 dal pavimento. Contemporaneamente alla misura della temperatura dell'aria<br />
interna si effettui la misura della temperatura dell' aria esterna.<br />
Per gli scopi della presente verifica, sono da ritenersi significativi i valori rilevati in condizioni di<br />
temperatura esterna sufficientemente prossime a quella di progetto, orientativamente:1.2 (t ip<br />
- t ep<br />
) > (t i<br />
-<br />
t e<br />
) > 0.8 (t ip<br />
- t ep<br />
).<br />
__________________________________________________<br />
(6)<br />
Sono da considerare appartenenti alla “stagione fredda” i periodi indicati dal D.M. 7/10/1991 in funzione della<br />
zona climatica di appartenenza del Comune.<br />
Tali condizioni, affinchè la prova possa ritenersi valida dovranno comunque verificarsi per almeno 4 ore<br />
nell' arco delle 24 ore.<br />
Nel caso sia presente un sistema di termoregolazione della temperatura ambiente, si proceda, al fine di<br />
valutarne l'efficacia, come segue:<br />
- selezionare, mediante l'apposito selettore, un valore di temperatura intermedio tra il minimo<br />
ed il massimo previsti dal selettore stesso;<br />
- rilevare la temperatura dell' aria interna secondo quanto precedentemente indicato e, contemporaneamente,<br />
lo stato di funzionamento (7) del terminale/i dell' impianto di climatizzazione dell'<br />
ambiente considerato;<br />
109
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
- calcolare la differenza tra la temperatura massima rilevata nelle 24 ore e quella minima;<br />
- se la differenza di cui al punto precedente è superiore ad 1°C è necessario valutare la<br />
congruenza dello stato di funzionamento dei terminali dell' impianto di climatizzazione con le<br />
variazioni di temperatura dell' aria interna.<br />
Se durante il periodo di rilevazione di 24 ore la temperatura dell' aria interna è scesa sotto il valore<br />
minimo previsto, è necessario ripetere la misura selezionando un valore di temperatura pari al valore<br />
massimo previsto dal selettore.<br />
Se, viceversa, durante il periodo di rilevazione di 24 ore la temperatura dell' aria interna ha superato il<br />
valore massimo previsto, è necessario ripetere la misura selezionando un valore di temperatura pari al<br />
valore minimo previsto dal selettore.<br />
Per quanto riguarda le variazioni nello spazio, sono da rilevare le temperature in punti particolari quali:<br />
punti situati a m 0.25 dalle chiusure orizzontali e verticali, a m 1.00 dalle sorgenti di calore, nonchè<br />
quelli compresi entro i m 2.00 di altezza nella parte centrale.<br />
In caso di apparecchiature di rilevamento di tipo diverso, è compito del tecnico incaricato progettare ed<br />
eseguire la verifica in modo tale da ottenere risultati sufficientemente attendibili e congruenti con le<br />
prestazioni dell'opera.<br />
Per una completa valutazione del benessere ambientale, si raccomanda di eseguire,<br />
contemporaneamente alla presente prova, le misure relative: alla velocità dell’aria , alla temperatura<br />
media radiante e all’umidità relativa.<br />
METODO DI CALCOLO<br />
Per ottenere all’interno di un ambiente una determinata temperatura dell’aria (dato di<br />
progetto) occorre fornire all’ambiente stesso una quantità di energia termica pari alla<br />
somma dell’energia termica necessaria per riscaldare l’aria di ricambio e di quella<br />
trasmessa all’esterno del locale attraverso superfici disperdenti e ponti termici.<br />
Il calcolo del fabbisogno termico dell’ambiente (che viene effettuato considerando il<br />
regime termico come stazionario, cioè senza considerare le variazioni giornaliere<br />
della temperatura esterna e quelle dell’irragiamento solare) è riportato nella norma<br />
UNI 7357-74/FA101; nella presente scheda viene riportata soltanto la sequenza dei<br />
calcoli da eseguire.(8)<br />
Poichè il fabbisogno termico dell’ambiente, come sopra ricordato, risulta pari alla<br />
somma di tre<br />
__________________________________________________<br />
(<br />
7)<br />
Mediante la misura della temperatura superficiale dello scambiatore di calore del terminale dell'impianto di climatizzazione o, a<br />
seconda dei casi della temperatura dell'aria in uscita dal terminale stesso.<br />
(8)<br />
Il calcolo del fabbisogno termico, così come definito, deve rispettare i dettami della legge n. 10 del 9/1/1991 e relativi<br />
decreti attuativi vigenti.<br />
contributi (Q tot<br />
= Q s<br />
+ Q v<br />
+ Q pt<br />
) la potenza termica (Q cs<br />
), dell’impianto di riscaldamento,<br />
non deve essere inferiore a tale fabbisogno:<br />
110
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Q cs<br />
> Q tot<br />
Si procede allora alla determinazione Q tot<br />
.<br />
In primo luogo si valutano le dispersioni di calore di tutte le pareti disperdenti del<br />
locale (Q s<br />
) procedendo come di seguito riportato.<br />
1. Valutazione della conduttanza unitaria superficiale sia per superfici all’interno del<br />
locale (a i<br />
), sia per le superfici rivolte verso l'esterno (a e<br />
).<br />
2. Calcolo della conduttanza unitaria interna delle pareti /s).<br />
3. Calcolo della trasmittanza unitaria (K).<br />
4. Valutazione della superficie di scambio termico (S)<br />
5. Definizione della temperatura di progetto dell’aria interna al locale (t ip<br />
).<br />
6. Definizione della temperatura di progetto dell’aria esterna al locale (t ep<br />
).<br />
Successivamente si calcola il fabbisogno termico necessario per riscaldare l’aria<br />
esterna di rinnovo alla temperatura prevista nel locale (Q v<br />
) in funzione di un<br />
determinato numero di ricambi d’aria. Infine si valutano le dispersioni di calore dovute<br />
alla eventuale presenza di ponti termici (Q pt<br />
) e le fonti di calore interne come previsto<br />
dalla legge 10/91.<br />
RC 3.11.: TEMPERATURA SUPERFICIALE<br />
Le temperature delle superfici interne dell'ambiente devono essere contenute<br />
entro opportuni valori, al fine di limitare i disagi dovuti sia ad irraggiamento sia ad<br />
eccessivi moti convettivi dell'aria, con riferimento a esigenze di benessere igrotermico<br />
e tattile.<br />
In sostanza, su tutte le superfici dello spazio di fruizione dell'utenza per attività<br />
principale con cui l'utente può entrare normalmente in contatto (pareti, pavimenti,<br />
ecc.) deve essere assicurata una temperatura superficiale il cui valore sia compreso<br />
entro i minimi stabiliti, in funzione delle temperature dell'aria interna previste per le<br />
specifiche attività.<br />
RC 3.11.a<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE : tutte le destinazioni in presenza di impianto di<br />
riscaldamento<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
La temperatura superficiale, i<br />
(o x<br />
, nel caso dei ponti termici), espressa in °C,<br />
su tutte le superfici interne di elementi di chiusura e di elementi di partizione relative<br />
agli spazi chiusi di fruizione dell'utenza per attività principale (superfici di pareti<br />
perimetrali, pareti interne in prossimità di pareti perimetrali, ecc.), deve essere<br />
compresa nell'intervallo pari a + 3 °C rispetto alla temperatura ambiente.<br />
111
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Devono inoltre essere rispettati i seguenti livelli di prestazione anche nel caso di<br />
impianto a pannelli radianti:<br />
- i<br />
< 25 °C nei locali di soggiorno e attività domestiche;<br />
- i<br />
< 28°C nei locali di circolazione e di cura personale.<br />
Tali prescrizioni sono da riferirsi a tutte le destinazioni d'uso per le quali sia<br />
prevista una temperatura dell'aria interna di esercizio per il periodo invernale<br />
compresa fra i 18 °C e 22 °C.<br />
Per temperature d'esercizio nella stagione fredda diverse da quelle sopradette,<br />
si dovrà mantenere lo stesso intervallo di oscillazione riferito alla relativa temperatura<br />
dell'aria interna (+5°C).<br />
Per i corpi scaldanti è ammessa una temperatura superficiale comunque<br />
inferiore od uguale a 70 °C: è consigliata non superiore a 65 °C.<br />
Inoltre la temperatura superficiale di tutte le parti calde, con cui l'utenza possa<br />
accidentalmente venire a contatto, deve risultare inferiore od uguale a 70 °C.<br />
Per superfici vetrate od infissi, quando sia prevista la raccolta e lo smaltimento<br />
dell'acqua formatasi per condensazione, sono ammessi i valori di temperatura indicati<br />
nella tabella seguente in funzione dell'estensione della superficie.<br />
S (m 2 )<br />
(°C)<br />
Meno di 1,00 1<br />
1,25 2<br />
1,35 3<br />
1,50 4<br />
1,60 5<br />
1,80 6<br />
2,10 7<br />
2,40 8<br />
2,80 9<br />
3,50 10<br />
4,50 11<br />
6,00 12<br />
9,00 13<br />
Più di 12,00 14<br />
In ogni caso l'acqua di condensazione non deve arrecare danni permanenti.<br />
METODO DI CALCOLO<br />
Le grandezze fondamentali da prendere in considerazione nel calcolo sono<br />
riportate nella seguente tabella.<br />
lo<br />
Simbo<br />
Definizione<br />
Unità di<br />
misura<br />
112
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
t ip<br />
t ep<br />
Temperatura di progetto dell'aria interna<br />
(normalmente assunta pari a 20 o C)<br />
Temperatura di progetto dell'aria esterna.<br />
Per partizioni interne deve essere calcolata<br />
la temperatura del locale attiguo<br />
o<br />
C<br />
o<br />
C<br />
t s<br />
<br />
i<br />
K<br />
S<br />
Temperatura del fluido vettore circolante<br />
all'interno di scambiatori di calore<br />
Adduttanza unitaria delle superfici interne<br />
degli elementi disperdenti; assume i seguenti valori:<br />
- 9 W/m 2 o C per soffitti<br />
- 8 W/m 2 o C per pareti verticali<br />
- 6 W/m 2 o C per pavimenti<br />
Trasmittanza unitaria delle superfici disperdenti<br />
Area delle superfici disperdenti<br />
o<br />
C<br />
W/m 2 o C<br />
W/m 2 o C<br />
m 2<br />
Per il calcolo della temperatura superficiale di pareti appartenenti a chiusure e/o<br />
partizioni, si impiega la seguente espressione:<br />
[K (t ip<br />
- t ep<br />
)]<br />
<br />
i = t i p - ________________________<br />
<br />
i<br />
Tale formula va estesa a tutte le superfici interne degli elementi disperdenti che<br />
delimitano il volume dell’ambiente e non è applicabile per ponti termici d'angolo.<br />
RC 3.12.: VENTILAZIONE<br />
La ventilazione negli spazi chiusi è finalizzata a:<br />
- limitare il grado di umidità relativa, onde garantire adeguati livelli di benessere<br />
igrotermico invernale;<br />
- contribuire al raggiungimento di un sufficiente benessere igrotermico estivo;<br />
- assicurare le condizioni di benessere respiratorio olfattivo;<br />
- assicurare un adeguato ricambio d’aria, onde evitare l'insorgenza di problemi<br />
connessi alla presenza di un'eccessiva quantità di vapor d’acqua nell’ambiente,<br />
ristagni di aria calda, impurità dell’aria, formazione di colonie batteriche, gas nocivi.<br />
In sostanza, in tutti gli spazi chiusi per attività principale e secondaria deve<br />
essere evitata una cattiva qualità dell’aria tramite la predisposizione di finestre apribili<br />
113
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
di dimensioni e conformazione atte ad assicurare un adeguato numero di ricambi<br />
d'aria orario; è consentita l'installazione di servizi igienici in ambienti non direttamente<br />
illuminati ed areati dall’esterno purchè sia comunque assicurato un idoneo numero di<br />
ricambi di aria orario.<br />
Negli spazi chiusi di circolazione e collegamento il ricambio dell’aria deve<br />
essere ottenuto tramite la presenza di finestre apribili di adeguata dimensione.<br />
RC 3.12.a SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: funzioni residenziale, alberghiera, terziaria e di servizio,<br />
sanitaria, strutture collettive.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Sono espressi in numero di ricambi d’aria orario continui, n (m 3 /hm 3 ), che<br />
rappresenta il rapporto tra il volume d’aria rinnovato in un’ora all’interno di un<br />
determinato spazio chiuso ed il volume dello spazio medesimo.<br />
Fatte salve le prescrizioni derivanti da normative vigenti per specifiche attività,<br />
quali ospedali, scuole, sale di pubblico spettacolo, etc..., i livelli di prestazione indicati<br />
debbono essere conseguiti attraverso ricambi d'aria continui ottenuti dalla<br />
permeabilità degli infissi, e dalle prese d'aria esterna integrate, laddove non<br />
sufficienti, con ventilazione meccanica continua.(9)<br />
_______________________________________________<br />
(9)<br />
Considerato che il raggiungimento del livello di prestazione richiesto è strettamente connesso con quello<br />
dell'illuminazione naturale (RC 3.8) qualora detto livello non venga raggiunto a causa di superfici illuminanti inferiori,<br />
ovvero non apribili, dovrà essere comunque garantito il numero di ricambi d'aria orari continui previsti mediante<br />
ventilazione meccanica. In particolare si richiamano l'art. 43 della L. n. 457/78 e gli artt. 18 e 19 della L. n. 166/75.<br />
L'affaccio unico è consentito solo per i monolocali o mini alloggi fino a 45 mq.<br />
I livelli da raggiungere sono i seguenti:<br />
Spazi ad uso residenziale (vedasi anche quanto previsto dal requisito RC 7.2:<br />
Superfici minime)<br />
(Attività principale)<br />
Superficie apribile delle finestre > a 1/8 della superficie di pavimento (ricambio<br />
d'aria discontinuo)<br />
- n > 0,5 m 3 /hm 3 (raccomandato: n > 1 m 3 /hm 3 con ricircolo)<br />
- cucine in aggiunta n > 3 m 3 /hm 3 inseribile in corrispondenza dei punti di cottura<br />
con collegamento esterno tramite canna di esalazione.<br />
(Attività secondaria)<br />
- bagni non areati direttamente: n > 5 m 3 /hm 3 , temporizzato con collegamento<br />
esterno.<br />
Spazi ad uso comune per attività collettiva<br />
n > 20 m 3 /hm 3 (o determinabile in relazione alla capienza dello spazio in 30<br />
m 3 /h per persona)<br />
114
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Spazi di circolazione e di collegamento ad uso comune<br />
n > 0,5 m 3 /hm 3<br />
Spazi con destinazione terziaria e di servizio<br />
n = 2,5 - 5 m 3 /hm 3<br />
Sono fatte salve prescrizioni particolari per destinazioni ed usi specifici.<br />
METODO DI CALCOLO<br />
Sono possibili due metodi di calcolo (Metodo A e Metodo B) per la<br />
determinazione del numero di ricambi d’aria continui e un metodo (Metodo C) valido<br />
per numero di ricambi d’aria discontinui. Tali metodi benchè non diano risultati di<br />
assoluta precisione, sono da ritenersi validi per gli scopi che si intendono perseguire.<br />
Le grandezze fondamentali da prendere in considerazione nel calcolo sono<br />
riportate nella seguente tabella (tab. 1).<br />
Tab. 1<br />
olo<br />
Simb<br />
V<br />
h<br />
S L<br />
min<br />
l i<br />
Definizione<br />
Volume dell'ambiente<br />
Dimensione verticale della superfice libera<br />
dell'infisso<br />
Superfice minima di passaggio dell'aria di ricambio<br />
Lunghezza dei giunti delle superfici apribili<br />
Unità di<br />
misura<br />
m 3<br />
m<br />
m 2<br />
m<br />
Metodo A (per infissi classificati)<br />
Si scelga p c<br />
, pressione convenzionale differenziale in Pascal [P a<br />
], in funzione<br />
della situazione della chiusura attraverso l’uso della seguente tabella (tab. 2).<br />
Tab. 2<br />
altezza dal<br />
suolo<br />
dell'elemento<br />
(m)<br />
facciata protetta<br />
p c<br />
[Pa]<br />
facciata non<br />
protetta<br />
p c<br />
[Pa]<br />
800<br />
fascia costiera H < 10 10 20<br />
entroterra fino a<br />
10 < H < 20 20 40<br />
m s.l.m. H > 20 30 60<br />
115
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
H < 10 20 40<br />
entroterra sopra 10 < H < 20 30 60<br />
800 m s.l.m. H > 20 50 80<br />
Si ricavi la classe (A ) di appartenenza dell’elemento di chiusura in esame<br />
i<br />
(vedasi norma UNI-EN 42).<br />
Nota che sia la classe si procede come di seguito indicato:<br />
1. Nel caso di infissi si calcola la portata d’aria, q<br />
s [m3 /hm 2 ] per m 2 di superficie<br />
apribile, mediante le relazioni:<br />
1.1 infissi di classe A<br />
1<br />
q = 1.47 • p 0.66<br />
s c<br />
1.2 infissi di classe A<br />
2<br />
q = 0.73 • p 0.66<br />
s c<br />
1.3 infissi di classe A<br />
3<br />
q<br />
s = 0.23 • p c0.66<br />
2. nel caso di elementi di chiusura non contenenti infissi (presenza di giunti di<br />
facciata, etc.) si calcoli la portata d’aria, q<br />
l [m3 /hm], per metro di giunto,<br />
mediante le relazioni:<br />
2.1 elementi di chiusura di classe A<br />
1 :<br />
2.2 elementi di chiusura di classe A<br />
2 :<br />
q<br />
l = 0.44 • p c0.66<br />
Si calcoli ora Q mediante la relazione:<br />
q<br />
l = 0.22 • p c0.66<br />
Q = <br />
i (q si • S i ) + i (q li • l i )<br />
q = portata d’aria per di superficie apribile;<br />
si m2<br />
q = portata d’aria per m di giunto;<br />
li<br />
S i<br />
= superficie apribile [m 2 ] dell’infisso avente portata d’aria q ; si<br />
l = lunghezza [m] di giunto avente portata d’aria q ;<br />
i li<br />
La sommatoria è estesa a tutte le chiusure che delimitano l’alloggio; si calcoli poi n<br />
mediante la relazione<br />
Q<br />
n = _______<br />
V<br />
116
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
dove:<br />
V = volume dello spazio chiuso preso in considerazione<br />
Q = portata d’aria<br />
Metodo B (se l'infisso non è classificato)<br />
La portata d’aria esterna d’infiltrazione si calcola come:<br />
Q o<br />
= l • a • (P<br />
e - P i ) 0.66 = I . q o<br />
dove:<br />
Q o<br />
= portata d'aria esterna d'infiltrazione [m 3 /h]<br />
I = lunghezza totale delle battute di porte e finestre [m]<br />
a = coefficiente d’infiltrazione ossia portata volumica d’aria infiltrata per<br />
metro di battuta e per<br />
una differenza di pressione di 1 Pa [m 3 /hm<br />
Pa 0.66 ]<br />
P<br />
e<br />
= pressione esistente sulla facciata esposta al vento [Pa]<br />
P<br />
i<br />
= pressione esistente sulla facciata protetta dal vento [Pa]<br />
q o<br />
= a • (P - P) 0.66 = portata volumica d’aria infiltrata per m di battuta<br />
e i<br />
[m 3 /hm]<br />
I coefficienti a sono riportati nella tabella seguente (tab. 3) nella quale si<br />
suppone che il giunto tra il telaio delle finestre e la muratura sia eseguito a regola<br />
d’arte.<br />
Tab. 3<br />
Finestra con riquadro in legno o in materiale plastico<br />
Finestra con riquadro in metallo o combinato legno metallo senza cure<br />
particolari<br />
Finestre con riquadro in metallo e sigillature adeguate<br />
La differenza di pressione (p<br />
e - p i ) è funzione:<br />
1. della pressione dinamica del vento sulle facciate esposte;<br />
2. dell’angolo di incidenza del vento sulle facciate.<br />
Non è possibile calcolare con precisione la differenza di pressione tenendo<br />
conto di tutti i fattori, per cui si fa ricorso a semplificazioni introducendo categorie di<br />
vento e condizioni di esposizioni standard.<br />
La tabella che segue (tab. 4) fornisce per l’appunto i differenti valori di p da<br />
applicare.<br />
Tab. 4<br />
,54<br />
.32<br />
.22<br />
a<br />
0<br />
0<br />
0<br />
p<br />
117
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Condizioni locali del vento<br />
Normali (valida per tutte le<br />
facciate)<br />
Regioni ventose (valida solo per<br />
le<br />
facciate esposte ai venti<br />
predominanti<br />
Situazione<br />
Prot<br />
etta<br />
Libe<br />
ra<br />
Esp<br />
osta<br />
Prot<br />
etta<br />
Libe<br />
ra<br />
Esp<br />
osta<br />
Insieme<br />
di alloggi;<br />
case a<br />
schiera<br />
6<br />
14<br />
24<br />
14<br />
24<br />
38<br />
Case<br />
isolate<br />
10<br />
22<br />
40<br />
18<br />
40<br />
62<br />
La portata volumica di infiltrazione, q o<br />
, per metro di battuta può essere<br />
agevolmente determinata, per differenti valori del coefficiente ”a”, mediante il<br />
seguente grafico (fig. 2).<br />
10.0<br />
5.0<br />
3<br />
q [<br />
m<br />
]<br />
o<br />
h m<br />
3<br />
a [ m<br />
0.85<br />
]<br />
hmPa 0.66 1.08 0.95 0.75<br />
0.65<br />
0.54<br />
0.43<br />
0.32<br />
0.26<br />
0.22<br />
1.5<br />
1.0<br />
0.5<br />
0.4<br />
0.3<br />
0.2<br />
p = p - p [Pa]<br />
e<br />
i<br />
0.5 1.0 1.5 2.0 3.0 4.0 5.0 10 20 30 40 50 60<br />
Ad esempio: se a = 0.32 e p = 22 Pa si ottiene dal grafico che q o<br />
= 2.5 m 3 /hm.<br />
118
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Fig. 2<br />
Metodo C (per ricambi discontinui)<br />
Nel caso di ricambi d’aria discontinui, dove il dimensionamento delle sezioni<br />
libere degli infissi esterni verticali apribili deve essere tale da soddisfare le condizioni<br />
ambientali di benessere igrotermico, il numero di ricambi d’aria orario viene calcolato<br />
mediante la seguente relazione:<br />
S L<br />
• h<br />
n = ________________ • 10 3<br />
2.5 • V<br />
dove:<br />
S L<br />
= superficie libera corrispondente ad angolo di apertura di 90° = b •<br />
h (valida per infissi<br />
schematizzabili come rettangolari)<br />
b = base della superficie libera<br />
h = altezza della superficie libera<br />
V = volume dell’ambiente considerato.<br />
METODO DI MISURA<br />
Dopo aver messo in funzione l’impianto di ventilazione, misurare , a porte e finestre chiuse, la portata<br />
Q [m 3 /h] dell’impianto di estrazione dell’aria.<br />
Ricavare il numero di ricambi d’aria garantiti dall’impianto mediante la seguente formula:<br />
119
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Q<br />
n = _________<br />
V<br />
dove v è il volume dell’ambiente, espresso in m 3 .<br />
RC 3.12.b SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le altre escluso gli allevamenti zootecnici per i quali<br />
si rimanda alla normativa specifica.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Tutti i locali devono essere dotati di superfici finestrate e apribili > a 1/20 della<br />
superficie del pavimento in relazione al tipo di attività svolta.<br />
Almeno il 50% della superficie apribile deve essere a parete e le finestre situate<br />
in copertura devono avere meccanismi di apertura facilmente azionabili dal basso.<br />
Di massima le aperture devono essere uniformemente distribuite sulle superfici<br />
esterne, onde favorire un migliore ricambio d'aria.<br />
Eventuali sistemi di ventilazione forzata, climatizzazione o condizionamento non<br />
possono essere sostitutivi della ventilazione naturale, tranne i casi in cui l'apertura di<br />
finestre è in conflitto con le esigenze tecniche o tipologiche delle attività svolte, es.<br />
cinematografi, sale operatorie, caveau, ecc.<br />
Per quanto concerne impianti di condizionamento o climatizzazione si rimanda<br />
alle specifiche normative vigenti che fanno riferimento a norme UNI, ASHRAE, ecc....<br />
Valgono inoltre i livelli di prestazione definiti per i singoli spazi nella specifica<br />
3.12.a. Alla stessa specifica si fa riferimento per i metodi di calcolo e verifica.<br />
RC 3.13.: UMIDITA’ RELATIVA<br />
Gli spazi per attività principale devono essere tali che in ogni loro parte sia<br />
evitata la formazione di condense non momentanee; pertanto, il grado di umidità<br />
relativa dovrà essere contenuto entro opportuni valori minimi e massimi stabiliti, con<br />
riferimento ad esigenze di benessere igrotermico invernale.<br />
Dove è prevista produzione di vapore (bagni, cucine e simili) è ammessa la<br />
formazione di condense momentanee.<br />
SPECIFICHE DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: funzioni residenziali, alberghiere, terziarie e di servizio,<br />
sanitarie, strutture collettive e comunque in presenza di impianto di condizionamento<br />
dell'aria.<br />
120
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Devono essere rispettati i livelli di prestazione di seguito specificati.<br />
Spazi chiusi per attività principale<br />
Spazi chiusi per attività secondarie<br />
Il grado di umidità relativa, UR, espresso in %, nel periodo invernale deve<br />
essere:<br />
30% < UR < 70%<br />
Negli ambienti nei quali è prevista la produzione di vapore (bagni, cucine e<br />
simili) è possibile superare momentaneamente i livelli di prestazione suddetti.<br />
Spazi chiusi di pertinenza per attività principale<br />
Il grado di umidità relativa, UR, espresso in %, deve essere:<br />
30% < UR < 60%<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare: quantità di vapor d’acqua nell’ambiente al di fuori dei limiti<br />
fisiologici.<br />
La determinazione ai fini della compilazione della scheda tecnica descrittiva, va<br />
eseguita secondo il metodo di prova in opera di seguito specificato: in fase di<br />
progettazione, si potranno tenere in conto le indicazioni contenute nel metodo di<br />
calcolo di seguito specificato.<br />
PROVA IN OPERA<br />
Effettuare la misura del grado di umidità relativa UR mediante apposita<br />
apparecchiatura (Psicrometro), in assenza di radiazione solare diretta, schermando<br />
l’elemento sensibile dall’influenza di notevoli effetti radianti, ad un altezza di 1,50 m<br />
dal pavimento.<br />
E’ possibile ricavare il grado di umidità relativo UR per via indiretta, utilizzando il<br />
diagramma psicrometrico di fig. 1 e previa misura della temperatura dell’aria interna,<br />
t i<br />
, con termometro a bulbo secco e della temperatura di bulbo umido, t bu<br />
con<br />
termometro a bulbo umido in relazione alla velocità dell'aria.<br />
Il rilevamento va eseguito in condizioni prossime a quello di progetto.<br />
Al fine di ottenere valori significativi, è necessario che la prova si svolga in<br />
condizioni corrispondenti alle condizioni d’uso (svolgimento delle attività previste,<br />
attivazione di dispositivi di ricambio nei termini previsti dalle norme).<br />
METODO DI CALCOLO<br />
E’ necessario premettere che non è possibile un calcolo esatto dell’umidità<br />
relativa all’interno di un certo ambiente, dal momento che tale parametro è<br />
121
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
determinato in buona parte anche dal modo in cui l’ambiente stesso viene usato.<br />
Il metodo che viene di seguito illustrato, pur essendo approssimativo, è<br />
comunque valido per gli scopi che si intendono perseguire.<br />
Al fine di mantenere, all’interno di un ambiente, una quantità di vapor d’acqua, e<br />
cioè una determinata umidità relativa, è necessario che sia verificata la seguente<br />
espressione:<br />
Q p<br />
= Q u<br />
- Q e<br />
dove:<br />
Q u<br />
= quantità di vapore d’acqua che viene espulsa in un’ora<br />
dall’ambiente considerato [Kg/h]<br />
Q e<br />
= quantità di vapore d’acqua che viene immessa in un’ora<br />
nell’ambiente considerato [kg/h]<br />
Q p<br />
= quantità di vapore d’acqua che viene prodotta in un’ora all’interno<br />
dell’ambiente considerato<br />
[kg/h].<br />
La quantità di vapor d’acqua Q u<br />
, è data dalla somma della quantità di vapor<br />
d’acqua che viene espulsa con il ricambio dell’aria e di quella, modesta, espulsa<br />
attraverso le pareti.<br />
Dato che, per gli scopi del presente calcolo, quest’ultimo fattore può essere<br />
prudenzialmente trascurato, risulta:<br />
dove:<br />
Q u<br />
= n • V • i<br />
• X i<br />
n = numero di ricambi d’aria orario<br />
V = volume dell’ambiente considerato<br />
i<br />
= peso specifico dell’aria secca all’interno dell’ambiente che, per gli<br />
scopi del presente calcolo si può assumere pari a 1.2 kg/m 3<br />
X i<br />
= umidità assoluta, cioè quantità di vapor d’acqua contenuta nell’unità di peso di<br />
aria secca all’interno dell’ambiente considerato, ricavabile, come sotto indicato,<br />
dal diagramma psicrometrico in funzione della temperatura dell’aria interna (t i<br />
)<br />
e dell’umidità relativa interna (UR).<br />
La quantità di vapor d’acqua Q e<br />
è pari alla quantità di vapor d’acqua immessa<br />
nell’ambiente con il ricambio dell’aria, quindi:<br />
Q e<br />
= n • V • e<br />
• X e<br />
dove:<br />
n = numero di ricambi d’aria orario<br />
V = volume dell’ambiente considerato<br />
122
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
e<br />
= peso specifico dell’aria secca all’esterno, che per gli scopi del presente calcolo<br />
può assumere un valore compreso tra 1.25 kg/m 3 e 1.30 kg/m 3<br />
X e<br />
= umidità assoluta dell’aria esterna, cioè quantità di vapor d’acqua contenuta<br />
nell’unità di peso di aria secca, ricavabile, come indicato, dal diagramma<br />
psicrometrico in funzione della temperatura dell’aria esterna (t e<br />
) e dell’umidità<br />
relativa esterna.<br />
La determinazione di ”X”, mediante l’uso del diagramma psicrometrico, avviene<br />
individuando, in primo luogo, il punto d’intersezione (vedi fig. 1) tra la retta verticale<br />
corrispondente al valore della temperatura dell’aria e la curva corrispondente al grado<br />
igrometrico.<br />
Fig. 1<br />
Dal punto ”A” così individuato si traccia la retta parallela all’asse delle ascisse: il<br />
punto d’intersezione (”B”) di tale retta con l’asse delle ordinate individua il valore di<br />
”X”.<br />
123
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
124
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
La quantità di vapor d’acqua prodotta all’interno dell’ambiente considerato, Qp,<br />
è desumibile dalla seguente tabella.<br />
Causa<br />
- Adulto in condizioni di riposo<br />
- Adulto in condizione di attività leggera<br />
- Adulto in condizione di lavoro leggero<br />
- Adulto in condizione di lavoro pesante o ginnastica<br />
- Fornello a gas, per sola fiamma, piccolo<br />
- Fornello a gas, per sola fiamma, medio<br />
- Fornello a gas, per sola fiamma, grande<br />
- Pentola scoperta, = 20 cm, in ebollizione<br />
- Pentola coperta, = 20 cm, in ebollizione<br />
- Pentola in genere, = 20 cm, in ebollizione<br />
- Doccia calda<br />
- Bagno caldo in vasca<br />
- Panni stesi ad asciugare (kg 5 in ambiente a 20 °C e UR = 40%)<br />
- Cibi caldi in tavola, per persona<br />
quantità<br />
in g/h<br />
50<br />
100<br />
200<br />
400<br />
100<br />
200<br />
400<br />
900<br />
350<br />
400<br />
2000<br />
300<br />
200<br />
15<br />
RC 3.14.: PROTEZIONE DALLE INTRUSIONI<br />
Gli spazi chiusi di fruizione dell’utenza per attività principale e secondaria devono<br />
essere opportunamente protetti dalla possibilità di intrusioni di insetti e di animali<br />
pericolosi o nocivi.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Devono essere rispettati i seguenti livelli di prestazione:<br />
- nessuna possibilità di intrusione, infiltrazione e diffusione di insetti e animali<br />
pericolosi o nocivi a finestre e porte chiuse.<br />
In particolare:<br />
1) le finestre e tutte le aperture di aerazione devono essere rese impenetrabili con<br />
griglie o reti;<br />
2) i fori di aerazione di solai e vespai a intercapedine ventilata devono essere<br />
sbarrati con reti a maglie fitte;<br />
3) le aperture delle canne di aspirazione e di aerazione forzata devono essere<br />
minite di reti amaglie fitte alla sommità delle canne ed in posizione accessibile per<br />
i dovuti controlli;<br />
4) le condutture di scarico uscenti dai muri non devono presentare forature o<br />
interstizi comunicanti con il corpo della muratura;<br />
5) deve essere assicurata la perfetta tenuta delle fognature nell'attraversamento<br />
delle murature;<br />
125
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
6) i cavi elettrici, telefonici, televisivi devono essere posti in canalizzazioni stagne.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
La verifica viene condotta secondo un giudizio sintetico da parte del collaudatore, che<br />
dovrà valutare la possibilità di intrusioni animali attraverso gli impianti, le partizioni e<br />
le chiusure.<br />
In particolare, andranno individuati eventuali particolarità costruttive o difetti tecnici<br />
che possono innnescare condizioni favorevoli all’ingresso e alla diffusione di insetti e<br />
animali nocivi, volatili anche attraverso prese di aspirazione, condotti, canne fumarie,<br />
ecc.<br />
FAMIGLIA 4<br />
REQUISITI DI SICUREZZA NELL’IMPIEGO<br />
Proposizione esigenziale secondo Direttiva 89/106 CEE<br />
L’opera deve essere concepita e costruita in modo che la sua utilizzazione non<br />
comporti rischi di incidenti inammissibili quali scivolate, cadute, collisioni, bruciature<br />
folgorazioni, ferimenti a seguito di esplosioni.<br />
Fanno parte della presente famiglia i seguenti requisiti:<br />
RC 4.1.: SICUREZZA CONTRO LE CADUTE<br />
Attitudine ad evitare cadute involontarie o volontarie.<br />
Si riferisce all’altezza, alle dimensioni delle eventuali forature, alla resistenza<br />
alle spinte orizzontali di parapetti e di barriere di protezione in genere.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE : tutte le destinazioni.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Il requisito si ritiene soddisfatto quando il parapetto presenti le seguenti<br />
caratteristiche:<br />
- nessuna deformazione irreversibile sotto l’azione di una spinta orizzontale sul<br />
corrimano pari a:<br />
1.50 kN/m per tribune di stadi e palestre;<br />
1.20 kN/m per altri locali pubblici e scuole;<br />
0.80 kN/m per edifici di abitazione.<br />
- altezza minima rispetto al livello più alto di calpestio pari a 1,00 m;<br />
- non scalabilità;<br />
- vuoti di dimensioni tali da non consentire il passaggio di una sfera di 0,10 m di<br />
diametro.<br />
126
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
- i vetri delle finestre o dei balconi installati ad altezza inferiore a m 1,00 dal piano<br />
interno di calpestio devono avere caratteristiche di resistenza conformi a quanto<br />
sopra;<br />
- i bancali delle finestre devono avere altezza non inferiore a m 1,00;<br />
- le superfici finestrate installate in zona superiori a m1,50 di altezza rispetto al<br />
piano di calpestio devono essere tali da rendere possibile la pulizia e la<br />
sostituzione dei vetri dall'interno, salvo specifici sistemi di pulizia appositamente<br />
previsti e rispondenti alle norme di sicurezza e antinfortunio; l'apertura di dette<br />
superfici finestrate deve essere assicurata con sistemi manovrabili dal basso;<br />
- le scale di uso comune esterne alle unità immobiliari aperte al pubblico e quelle<br />
situate nei luoghi di lavoro, anche se interne alle unità immobiliari, devono essere<br />
dotate di corrimano posto ad un'altezza di m 1,00;<br />
- le rampe devono essere preferibilmente rettilinee; sono ammesse rampe non<br />
rettilinee a condizione che vi siano pianerottoli di riposo ogni 15 alzate e che la<br />
pedata del gradino sia almeno di cm 30, misurata a cm 40 dal montante centrale o<br />
dal parapetto interno;<br />
- le rampe devono avere pendenza costante all'interno di ogni tratto;<br />
- i pianerottoli delle scale devono avere larghezza e profondità almeno pari a quelle<br />
delle rampe;<br />
- le porte devono aprirsi in corrispondenza dei pianerottoli.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Per quanto riguarda la resistenza alla spinta orizzontale su parapetti e<br />
corrimani, si fa riferimento, in sede progettuale, ai metodi di calcolo della scienza e<br />
tecnica delle costruzioni, ipotizzando i carichi indicati. Particolare attenzione andrà<br />
posta nello studio dei dispositivi di ancoraggio del parapetto alle strutture a cui è<br />
vincolato.<br />
Per le altre prestazioni si procede mediante verifica diretta (misurazioni).<br />
PROVA IN OPERA<br />
Caratteristiche di resistenza meccanica<br />
Sottoporre il corrimano ad una sollecitazione orizzontale, o nel verso in cui è<br />
prevista, con intensità calcolata in base ai livelli indicati per le diverse destinazioni<br />
d’uso; la prova potrà interessare l’intera lunghezza del parapetto oppure una sua<br />
porzione rappresentativa, purchè comprendente gli ancoraggi. Verificare, al termine<br />
della prova, l’assenza di deformazioni o rotture.<br />
Caratteristiche morfologiche<br />
Utilizzando una sfera-campione del diametro di 0,10 m verificare che gli<br />
elementi del parapetto siano collocati in modo tale da impedirne il passaggio.<br />
Verificare inoltre la non scalabilità del parapetto, ovvero l’assenza di potenziali punti<br />
di appoggio in successione verticale, posti ad una distanza reciproca inferiore a 40<br />
cm per una altezza di 60 cm dal piano di calpestio. Verificare infine l’altezza del<br />
127
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
parapetto.<br />
RIFERRIMENTI NORMATIVI<br />
D.P.R. 547/55. "Norme in materia antinfortunistica".<br />
RC. 4.2.: SICUREZZA DI CIRCOLAZIONE (ATTRITO DINAMICO)<br />
Attitudine a garantire la normale percorrenza senza rischi di cadute per gli<br />
utenti, in particolare per quanto riguarda il pericolo di scivolamento.<br />
Nota:<br />
Per i pavimenti esterni si deve tener conto anche della possibile presenza di lamine d’acqua, portate dal vento.<br />
Per i pavimenti di ingressi, pianerottoli e scale interne ed esterne, camminamenti e marciapiedi esterni, e<br />
comunque per tutti i pavimenti di percorsi che costituiscono vie di fuga in caso di pericolo di qualsiasi tipo, dovrà inoltre<br />
essere valutata l’attitudine a garantire la percorrenza senza rischi di cadute anche in caso di emergenza.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: percorsi di collegamento orizzontali e verticali, spazi di uso<br />
collettivo e/o aperti al pubblico, pavimentazioni in presenza di bagnato e laddove<br />
richiesto da norme vigenti.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Lo strato di usura della pavimentazione deve garantire adeguati livelli di<br />
sicurezza contro lo scivolamento, attraverso il controllo del coefficiente di attrito tra il<br />
piede calzato e la pavimentazione, che tenendo conto di una manutenzione normale<br />
e prevedibile, deve risultare > 0,4 (: coefficiente di attrito dinamico)<br />
METODO DI VERIFICA<br />
La verifica viene condotta secondo i metodi di seguito specificati:<br />
- giudizio sintetico da parte del collaudatore che, sulla base della soluzione<br />
tecnologica adottata, dei materiali e modalità di esecuzione, verifica l’adeguatezza<br />
della realizzazione al requisito;<br />
- controllo dei certificati relativi ai materiali e componenti utilizzati.<br />
RC 4.3.: LIMITAZIONE DEI RISCHI DI USTIONE<br />
Le temperature superficiali di qualunque parte accessibile, presente negli spazi,<br />
devono essere contenute entro opportuni valori al fine di garantire l’incolumità degli<br />
128
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
utenti.<br />
In sostanza, su tutte le superfici con cui l’utente può entrare normalmente in<br />
contatto (pareti, pavimenti, involucri di caldaie poste in zone accessibili, ecc..) deve<br />
essere assicurata una temperatura superficiale il cui valore sia compreso entro i limiti<br />
stabiliti.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
La temperatura superficiale dei corpi scaldanti e di tutte le parti calde con cui<br />
l’utenza possa accidentalmente venire a contatto deve risultare inferiore a 70 °C <<br />
70 °C); sono ammesse temperature superiori per le superfici non accessibili, o<br />
protette.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Effetti da controllare: possibilità di contatto con superfici ustionanti.<br />
La prestazione viene misurata dalla temperatura delle superfici, i).<br />
PROVA IN OPERA<br />
Dopo aver portato a regime l’impianto, misurare la temperatura superficiale i),<br />
ponendo l’elemento sensibile a contatto delle superfici in esame.<br />
RC 4.4.: RESISTENZA MECCANICA AGLI URTI ED ALLO SFONDAMENTO<br />
Attitudine degli elementi tecnici a resistere ad urti da corpo pesante senza<br />
essere traversati, asportati e senza distacchi di parti e caduta di frantumi contundenti<br />
o taglienti, al fine di salvaguardare la sicurezza degli utenti e la sicurezza da intrusioni<br />
di persone.<br />
Attitudine degli elementi di protezione a resistere ad urti da corpo pesante, con<br />
riferimento ad esigenze di sicurezza, per evitare cadute involontarie o volontarie.<br />
Attitudine della copertura, potendo essa essere praticata da personale<br />
specializzato per eventuali riparazioni, a resistere all’urto di una persona che<br />
accidentalmente vi cada sopra.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE : tutte le destinazioni.<br />
Il requisito si intende soddisfatto se l’elemento considerato resiste alle<br />
sollecitazioni previste dalle norme vigenti senza presentare:<br />
- attraversamenti da parte dell’elemento d’urto<br />
- perdite dell’integrità strutturale;<br />
- distacco di parti;<br />
- caduta di frammenti e di elementi.<br />
In particolare dovranno essere considerati i seguenti componenti, per i quali si<br />
129
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
fa riferimento alle norme di seguito elencate:<br />
- coperture: vedasi per lucernari o opere in vetro le norme UNI 6534, 7697,<br />
7142, 7143, 7172;<br />
- pareti perimetrali verticali: vedasi la norma UNI 9269P ed in caso di vetrate<br />
le norme sopracitate;<br />
- infissi verticali esterni ed interni: vedasi oltre le norme sopracitate anche le<br />
norme UNI EN162 e UNI EN85 che definiscono anche le prove in opera;<br />
- parapetti: se realizzate in vetro vedasi le norme UNI citate.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
La prestazione viene misurata dalla resistenza all’urto dell’elemento tecnico<br />
preso in esame.<br />
La verifica viene condotta secondo i metodi di seguito specificati, che<br />
prevedono:<br />
- un giudizio sintetico da parte del collaudatore sulla base dei criteri dettati dalla<br />
buona tecnica, per soluzioni tecnologiche sperimentate e consolidate;<br />
- prove specifiche in laboratorio o in opera, cui è possibile ricorrere, a giudizio del<br />
collaudatore, in casi particolari o per soluzioni tecnologiche non sperimentate<br />
(ad esempio coperture leggere in materiale metallico, prodotti fibrosi, plastici,<br />
ecc..).<br />
GIUDIZIO<br />
Il controllo della rispondenza al requisito delle soluzioni tecniche adottate si<br />
basa su una ispezione visiva dettagliata e/o sul controllo dei certificati di conformità<br />
dei materiali e componenti.<br />
In particolare andranno controllate:<br />
- l’adeguatezza delle caratteristiche di resistenza (anche nel tempo) dei materiali<br />
utilizzati, eventualmente anche tramite certificazioni basate su prove eseguite in<br />
laboratorio secondo le modalità previste dalle norme relative ai diversi materiali;<br />
- le modalità di esecuzione e posa in opera.<br />
PROVE DI LABORATORIO / IN OPERA<br />
Le eventuali prove saranno eseguite in conformità a quanto previsto dalle<br />
normative UNI citate.<br />
RC 4.5.: SICUREZZA ELETTRICA<br />
L’impianto elettrico deve essere concepito e realizzato in modo tale da garantire<br />
il massimo grado di sicurezza per gli utenti e per gli operatori.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni.<br />
130
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
In linea generale, il requisito si intende soddisfatto quando gli impianti elettrici<br />
siano progettati e realizzati nel rispetto della legislazione vigente (Legge 5.3. 1990, n.<br />
46 e relativi decreti di attuazione, Legge 18.10.1977 n. 791, legge 1.3.1968 n. 186,<br />
D.P.R. 547 del 27.4.1955), e delle norme CEI vigenti.<br />
In dettaglio sono richiesti:<br />
- protezione contro i contatti diretti;<br />
- protezione contro i contatti indiretti;<br />
- protezione contro i sovraccarichi;<br />
- protezione contro i corto circuiti;<br />
- impiego di materiali realizzati a regola d'arte (in possesso di Marchi e di<br />
Autocertificazione del costruttore);<br />
- esecuzione degli impianti elettrici posti nei locali contenenti vasche o doccie<br />
rispettando le distanze minime previste dalla normativa vigente;<br />
- controllo del livello di isolamento.<br />
Si veda in particolare la norma UNI 9620 (CEI 64-50) e le ulteriori norme CEI<br />
11.1, 11.4, 11.18, 64.2, 64.4, 64.8, 64.12, 81.1.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Le verifiche dovranno essere condotte secondo le modalità previste dalle<br />
specifiche normative vigenti.<br />
In particolare si ricorda quanto previsto dalla Legge 5.3.1990 n. 46 (Norme per<br />
la sicurezza degli impianti) e dai relativi decreti di attuazione, relativamente alla<br />
progettazione, installazione, manutenzione e verifica degli impianti.<br />
RC 4.6.: SICUREZZA DEGLI IMPIANTI<br />
Gli impianti a servizio degli spazi in generale devono essere realizzati in modo<br />
tale da rispondere ad esigenze di fruibilità e sicurezza. In particolare devono essere<br />
verificate:<br />
- la resistenza alla pressione interna;<br />
- la resistenza alle sollecitazioni statiche;<br />
- l’assenza di rischi di esplosione;<br />
- controllo delle fughe di gas;<br />
- controllo delle fuoriuscite di fluidi inquinanti o pericolosi.<br />
SPECIFICHE DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONI<br />
Devono essere rispettati i livelli di prestazione previsti dalle normative vigenti.<br />
In particolare si richiama:<br />
- D.M. 1 dicembre 1975: “Norme di sicurezza per apparecchi contenenti liquidi caldi<br />
sotto pressione”;<br />
131
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
- Norma UNI 9182 per la resistenza alla pressione interna;<br />
- Normative UNI specifiche per la resistenza alle sollecitazioni statiche di esercizio<br />
relative ai materiali e componenti messi in opera;<br />
- Norma UNI-CIG 8274 e 8275 per la sicurezza nell’utilizzazione dei combustibili e<br />
norma UNI 9317 e 8364 per impianti di riscaldamento;<br />
- Norma UNI-CIG 7129/92 per il controllo delle fughe di gas.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Le verifiche dovranno essere condotte secondo le modalità previste dalle<br />
specifiche normative vigenti.<br />
In particolare si ricorda quanto previsto dalla Legge 5 marzo 1990, n. 46 (Norme per<br />
la sicurezza degli impianti) e dai relativi decreti di attuazione, relativamente alla<br />
progettazione, installazione, manutenzione e verifica degli impianti.<br />
FAMIGLIA 5<br />
REQUISITI DI PROTEZIONE DAL RUMORE<br />
Proposizione esigenziale secondo Direttiva 89/106 CEE<br />
L’opera deve essere concepita e costruita in modo che il rumore cui sono<br />
sottoposti gli occupanti e le persone situate in prossimità si mantenga a livelli che non<br />
nuocciano alla loro salute e tali da consentire soddisfacenti condizioni di sonno, di<br />
riposo e di lavoro.<br />
I requisiti della presente famiglia sono cogenti per tutti gli interventi di nuova<br />
costruzione, di ristrutturazione urbanistica e di ristrutturazione edilizia qualora si<br />
intervenga sulle partizioni orizzontali e verticali trasparenti e opache. Sono invece<br />
raccomandati per tutti gli altri interventi sull'esistente.<br />
Particolare attenzione dovrà essere posta nel caso di residenze annesse o<br />
situate in prossimità di attività lavorative o di altro tipo che siano sorgenti di rumore. In<br />
tal caso il rumore prodotto all'interno nei confronti dell'esterno, ad esempio dalle<br />
attività che si svolgono nei locali pubblici o di pubblico spettacolo, dovrà essere<br />
abbattuto fino a rientrare entro i livelli successivamente definiti, adottando i necessari<br />
accorgimenti.<br />
RC 5.1.: CONTROLLO DELLA PRESSIONE SONORA : BENESSERE<br />
UDITIVO<br />
Gli spazi di fruizione dell’utenza devono essere tali che il livello equivalente di<br />
pressione sonora nei singoli vani, per rumori indotti, sia compatibile con le esigenze<br />
132
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
fisiologiche relative alle attività previste.<br />
Il livello sonoro indotto negli spazi chiusi di fruizione dell’utenza e le sue<br />
caratteristiche fisiche temporali devono essere contenuti entro opportuni valori, al fine<br />
di consentire il tranquillo svolgersi delle attività degli utenti e di garantire adeguati<br />
livelli di benessere uditivo e di riposo.<br />
Si intendono indotti tutti i rumori provenienti dall’esterno, dai locali adiacenti,<br />
dagli impianti, dalle apparecchiature e dalle attrezzature utilizzate per le attività<br />
inerenti lo spazio in esame.<br />
Nei locali e vani tecnici (infrastrutture tecniche quali centrali termiche, centrali<br />
frigorifere, sale macchine, sale ascensori ecc.) deve essere garantito un livello di<br />
pressione sonora contenuto entro opportuni ed adeguati valori.<br />
Il livello di benessere uditivo viene raggiunto mediante adeguati valori del potere<br />
fonoisolante (I R<br />
in dB) e del rumore di calpestio (I Ln<br />
in dB) dei componenti edilizi<br />
utilizzati.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: destinazioni residenziali ed assimilabili, strutture ricettive e<br />
turistiche, quali alberghi, convitti, convivenze e comunità.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Il territorio comunale è suddiviso in zone classificate, in relazione alla<br />
destinazione d’uso prevalente, ai sensi del D.P.C.M. 1.3.1991, in funzione dei limiti<br />
massimi dei livelli sonori equivalenti negli ambienti abitativi e nell’ambiente<br />
esterno.(1)<br />
__________________________________<br />
(1)<br />
Il Comune deve indicare le zone di suddivisione del territorio Comunale ed i relativi limiti massimi di esposizione.<br />
Il livello sonoro indotto (si intendono indotti tutti i rumori provenienti dall’esterno<br />
e dagli impianti, dalle apparecchiature e dalle attrezzature anche interne all'edificio,<br />
ma non al locale utilizzato per le attività inerenti lo spazio oggetto della norma)<br />
misurato dal livello continuo equivalente della pressione sonora,L Aeq<br />
, espresso in<br />
dB(A), deve risultare contenuto entro i valori di seguito specificati.<br />
Tipo di spazio Giorno Notte<br />
(ore 6-22) (ore 22-6)<br />
SPAZI PER ATTIVITA’<br />
PRINCIPALE E SECONDARIA 40 dB(A) 30 dB(A)<br />
LOCALI E VANI TECNICI 75 dB(A) (2) 75 dB(A) (2)<br />
133
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Rispetto ai valori sopra riportati, il livello di rumore causato dal funzionamento<br />
degli impianti tecnologici dell’edificio deve essere opportunamente contenuto; in<br />
particolare negli spazi chiusi, l’innalzamento del livello esistente di pressione sonora<br />
istantaneo provocato da rumori di durata limitata (< 20% del tempo di misura<br />
utilizzato per la determinazione del rumore di fondo così come indicato in seguito)<br />
emessi dagli impianti durante il funzionamento, deve risultare contenuto entro i<br />
seguenti limiti, rispetto al rumore di fondo preventivamente determinato:<br />
locali di riposo < 3 dB (A)<br />
locali di soggiorno < 5 dB (A)<br />
cucine e bagni < 9 dB (A)<br />
I livelli soprariportati sono riferiti agli interventi di nuova costruzione, di<br />
ristrutturazione edilizia globale e di ristrutturazione urbanistica.<br />
Per gli altri interventi sul patrimonio edilizio esistente il requisito si intende<br />
soddisfatto se viene applicata la soluzione C del metodo di verifica alle parti<br />
interessate dall'intervento.<br />
METODI DI VERIFICA<br />
SOLUZIONE A: Determinazione del livello equivalente:L Aeq<br />
[dB (A)]<br />
La determinazione del valore del livello equivalente della pressione sonora, ai<br />
fini della compilazione della scheda tecnica descrittiva, va eseguita secondo il<br />
metodo di prova in opera di seguito specificato:<br />
PROVA IN OPERA<br />
Il livello sonoro equivalente relativo ai rumori esterni va misurato secondo<br />
quanto previsto negli allegati A e B al D.P.C.M. 1.3.1991. In particolare per quanto<br />
concerne la verifica del livello continuo equivalente (L Aeq<br />
[dB (A)]) all'interno degli<br />
ambienti abitativi con i valori sopra riportati, si rimanda a quanto previsto dal punto<br />
3.2 del citato allegato B.<br />
Al fine di ottenere valori significativi, è necessario che la prova si svolga in<br />
condizioni rappresentative del fenomeno, e cioè sufficientemente sfavorevoli rispetto<br />
alle condizioni di progetto, eseguendo la misura nei luoghi e nei momenti in cui il<br />
rumore interferisce o può interferire con l’attività delle persone.<br />
__________________________________<br />
(2)<br />
Il livello indicato si riferisce al caso di locale o vano tecnico (centrali termiche, frigorifere, sale macchine,<br />
ascensori, ecc..) separato dagli spazi abitati mediante partizioni caratterizzate da un isolamento con R > 50 dB(A),<br />
purchè in ogni caso siano salve le prescrizioni relative al controllo della pressione sonora applicato agli spazi per attività<br />
principale e secondaria.<br />
Per quanto riguarda l’innalzamento del livello di pressione sonora rispetto al<br />
rumore di fondo, provocato dal funzionamento degli impianti tecnologici, si procede<br />
nel seguente modo:<br />
- determinare il rumore di fondo, definito come valore del livello medio di pressione<br />
134
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
sonora (L 90<br />
) superato durante il 90% del periodo di misura (almeno 30 minuti): la<br />
misurazione deve essere effettuata mediante l’uso di un fonometro di precisione<br />
utilizzato con la caratteristica dinamica lenta;<br />
- facendo funzionare singolarmente gli impianti interessati (ascensore, impianto<br />
idraulico, etc.), misurare gli innalzamenti massimi del livello di pressione sonora<br />
rispetto al rumore di fondo, utilizzando il fonometro con la caratteristica dinamica<br />
lenta;<br />
- considerare solo gli innalzamenti che portano il livello di pressione sonora globale<br />
a valori superiori a quelli indicati nella tabella precedente;<br />
- controllare che il valore delle eccedenze non superi i limiti precedentemente<br />
indicati.<br />
Per la validità della prova è necessario che il livello equivalente (L Aeq<br />
) del rumore<br />
ambientale esterno non sia superiore ai limiti stabiliti dal Comune per le singole zone<br />
territoriali, ai sensi dal D.P.C.M. 1/03/1991 (Limiti massimi di esposizione al rumore<br />
negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno).<br />
Nota:<br />
Il controllo della pressione sonora va verificato anche per il rumore prodotto dagli impianti di fornitura servizi quali<br />
l’impianto idro-sanitario, le reti di scarico delle acque reflue, gli impianti fissi di trasporto (ascensori, montacarichi ecc) di<br />
riscaldamento, condizionamento, ventilazione.<br />
La variazione di livello sonoro indotto dal funzionamento dei suddetti impianti è definito all’interno del livello di<br />
prestazione.<br />
SOLUZIONE B:<br />
135
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
PROVA IN OPERA/IN LABORATORIO<br />
Utilizzare campioni ed attrezzature di laboratorio conformi a UNI 8270 Parte 1 A .<br />
Eseguire le misure secondo UNI 8270 Parte 3 A e calcolare il potere fonoisolante R;<br />
calcolato R, valutare poi I R<br />
secondo UNI 8270 Parte 7 A . Per l'isolamento al rumore di<br />
calpestio eseguire le misure secondo UNI 8270 parte 8 A e calcolare I Ln<br />
secondo UNI<br />
8270 parte 7 A<br />
SOLUZIONE C:<br />
PROVA IN OPERA<br />
Nota<br />
136
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
FAMIGLIA 6<br />
REQUISITI DI RISPARMIO ENERGETICO E RITENZIONE DI CALORE<br />
Proposizione esigenziale secondo Direttiva 89/106 CEE<br />
L’opera ed i relativi impianti di riscaldamento, raffreddamento ed aerazione<br />
devono essere concepiti e costruiti in modo che il consumo di energia durante<br />
l’utilizzazione dell’opera sia moderato, tenuto conto delle condizioni climatiche del<br />
luogo, senza che ciò pregiudichi il benessere termico degli occupanti.<br />
Fanno parte della presente famiglia i seguenti requisiti:<br />
RC 6.1.: CONTENIMENTO DEI CONSUMI ENERGETICI - CONTROLLO DELLE<br />
DISPERSIO-NI DI CALORE PER TRASMISSIONE E PER RINNOVO<br />
DELL’ARIA<br />
Attitudine del sistema nel suo complesso a controllare il consumo di energia<br />
fossile tramite la limitazione delle dispersioni termiche secondo i limiti fissati dalla L.<br />
10/91 dal D.M. 23/11/82.<br />
A tal fine, le dispersioni di calore per trasmissione, attraverso le superfici che<br />
delimitano gli spazi chiusi riscaldati e le immissioni d’aria dall’esterno, devono essere<br />
opportunamente limitate, al fine di contenere i consumi energetici per riscaldamento,<br />
con riferimento ad esigenze di economia di esercizio.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE:<br />
tutte le destinazioni previste dalla legge.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Il requisito si intende soddisfatto se vengono rispettate le prescrizioni tecniche e<br />
procedurali previste dalle norme nazionali vigenti in materia, in particolare dalla legge<br />
9 gennaio 1991, n. 10, dai relativi decreti di attuazione e dal D.M. 23 novembre 1982<br />
“Direttive per il contenimento del consumo di energia relativo alla termoventilazione<br />
ed alla climatizzazione di edifici industriali ed artigianali”.<br />
In particolare, per quanto riguarda la conduzione, il controllo e la manutenzione<br />
degli impianti di riscaldamento aventi potenza termica al focolare superiore a 35 KW,<br />
si veda la norma UNI 9317 “Impianti di riscaldamento - Conduzione e controllo” e la<br />
norma UNI 8364 “Impianti di riscaldamento - Controllo e manutenzione”.<br />
137
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
METODO DI VERIFICA<br />
Le verifiche dovranno essere condotte secondo le modalità e le procedure<br />
previste dalle specifiche normative vigenti.<br />
RC 6.2.: CONTROLLO DELLA TEMPERATURA DELL’ARIA INTERNA<br />
Durante il periodo in cui è in funzione l’impianto di riscaldamento, la temperatura<br />
dell’aria, negli spazi chiusi riscaldati, dovrà essere opportunamente limitata al fine di<br />
contenere i consumi energetici per riscaldamento, con riferimento ad esigenze di<br />
economia di esercizio.<br />
Per le specifiche di prestazioni, i livelli, le prove in opera, si veda quanto<br />
riportato nel requisito RC 3.10.<br />
RC 6.3.: CONTROLLO DELLA TEMPERATURA DELL’ACQUA PER USO<br />
IGIENICO E SANITARIO<br />
La temperatura dell’acqua nel punto di immissione nella rete di distribuzione<br />
dell’impianto idrosanitario deve essere opportunamente controllata al fine di<br />
contenere i consumi energetici, con riferimento a esigenze di economia di esercizio.<br />
Per le specifiche di prestazioni, livelli, calcolo e prove in opera, si veda quanto<br />
riportato nel requisito RC 3.4.<br />
138
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
139
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
FAMIGLIA 7<br />
REQUISITI DI FRUIBILITÀ DI SPAZI ED ATTREZZATURE<br />
Proposizione esigenziale<br />
L’opera deve essere concepita e realizzata in modo tale da garantire agli utenti<br />
la massima fruibilità degli spazi in funzione della destinazione d’uso. Inoltre,<br />
dovranno essere considerate le specifiche esigenze degli utenti portatori di handicap<br />
motorio e/o sensoriale in ordine alle problematiche relative alla accessibilità e<br />
fruibilità di spazi e delle attrezzature.<br />
Fanno parte della presente famiglia, i seguenti requisiti:<br />
RC 7.1.: ACCESSIBILITÀ, VISITABILITÀ, ADATTABILITÀ<br />
Per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o<br />
impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità<br />
immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi ed attrezzature in<br />
condizioni di adeguata sicurezza ed autonomia.<br />
Per visitabilità si intende la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o<br />
impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad<br />
almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi<br />
di soggiorno o pranzo dell’alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizi ed incontro, nei<br />
quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta.<br />
Per adattabilità si intende la possibilità di modificare nel tempo lo spazio<br />
costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile<br />
anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE:tutte le destinazioni previste dalla legge<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE, METODI DI VERIFICA<br />
Il requisito si intende soddisfatto se la progettazione, esecuzione e collaudo<br />
degli edifici rispondono ai dettami della relativa normativa in vigore, ed in particolare<br />
(per gli edifici pubblici o aperti al pubblico) della Legge 30 marzo 1971 n. 118 e del<br />
relativo regolamento di attuazione, (per gli altri edifici) della Legge 9 gennaio 1989 n.<br />
13 “Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere<br />
architettoniche negli edifici privati” e del relativo Regolamento di attuazione (D.M. 14<br />
giugno 1989, n. 236).<br />
140
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Nota:<br />
Ai sensi dell'art. 24 della legge 5/2/1992 n.104, per edificio privato aperto al pubblico devono intendersi le unità<br />
immobiliari aventi la seguente destinazione:<br />
ambulatori e strutture sanitarie private, strutture scolastiche di ogni ordine e grado, strutture di servizio comunque<br />
utilizzate aperte al pubblico, pubblici esercizi, strutture alberghiere, turistiche e sportive, locali di pubblico spettacolo.<br />
RC 7.2.:<br />
DISPONIBILITÀ DI SPAZI MINIMI<br />
Nell’organismo edilizio devono essere previsti spazi che, per quanto riguarda il<br />
numero e il tipo, siano rispondenti alle esigenze connesse allo svolgimento delle<br />
attività previste.<br />
RC 7.2.a.: SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: funzione residenziale e pertinenze, uffici e studi privati<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
Prescrizioni generali<br />
Il requisito si intende soddisfatto quando il progetto dimostri una articolazione<br />
spaziale adeguata al soddisfacimento delle esigenze connesse all’uso previsto,<br />
tenuto conto delle possibili sovrapposizioni e/o contemporaneità delle singole attività,<br />
attraverso la definizione di almeno una soluzione distributiva, dimensionale e di<br />
dotazione di attrezzature.<br />
In particolare, per quanto riguarda la funzione abitativa devono essere prese in<br />
considerazione almeno le esigenze relative alle seguenti attività, rispettando i minimi<br />
funzionali più oltre indicati:<br />
- riposo e sonno;<br />
- preparazione e consumo dei cibi;<br />
- cura e igiene della persona.<br />
Le esigenze relative allo svolgimento di altre attività (soggiorno, studio, etc.)<br />
saranno assunte come obiettivo di progettazione, senza che diano luogo a<br />
prescrizioni dimensionali e morfologiche. Gli spazi per attività principale devono<br />
comunque esser dotati di illuminazione e ventilazione naturale, ad eccezione degli<br />
spazi per la preparazione ed il consumo dei cibi (cucina) che possono essere<br />
realizzati in nicchia aperta su altri spazi per attività principale, purchè comunque<br />
dotati di adeguata ventilazione meccanica secondo quanto indicato dal requisito RC<br />
3.12 Controllo della ventilazione.<br />
MINIMI FUNZIONALI:<br />
141
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
ALTEZZE<br />
Tenuto conto che l’altezza dei vani è caratteristica correlata alla disponibilità di<br />
adeguate cubature d’aria, per gli spazi di cui sopra occorre fare riferimento ai<br />
seguenti valori minimi:<br />
2,40 m per gli spazi per attività secondaria, per gli spazi chiusi di pertinenza,<br />
per gli spazi di circolazione e collegamento interni, per gli spazi destinati<br />
alla cura ed igiene della persona<br />
2,70 m per gli altri spazi per attività principale e per gli spazi di circolazione e<br />
collegamento dell’edificio.<br />
Nel caso di spazi con soffitto non orizzontale, si fa riferimento all’altezza media; con<br />
soffitto ad andamento a più pendenze si fa riferimento all'altezza virtuale (hv) data dal<br />
rapporto v/s dove v è il volume utile ed s la superficie utile del vano. Fermi restando i<br />
limiti precedenti riferiti all’altezza media così calcolata, non vanno computati gli spazi<br />
di altezza minima inferiore a m. 1,80; tali spazi potranno non essere chiusi con opere<br />
murarie o arredi fissi, soprattutto se interessati da superfici finestrate ventilanti ed<br />
illuminanti, e saranno opportunamente perimetrati ed evidenziati negli elaborati di<br />
progetto.<br />
Per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente che mantengono la<br />
destinazione d'uso, sono ammessi valori inferiori delle altezze, qualora non si<br />
intervenga sulle strutture orizzontali e/o non sia possibile adeguare le altezze<br />
esistenti dei vani per vincoli oggettivi (edifici vincolati e/o classificati). L'altezza non<br />
potrà comunque essere inferiore a m. 2.20 (art. 59).<br />
I soppalchi nei locali abitabili negli interventi di recupero del patrimonio edilizio<br />
sono ammessi quando:<br />
- la proiezione orizzontale del soppalco non eccede 1/2 della superfice del locale;<br />
- l'altezza minima per le parti con soffitto orizzontale > 2.20 m; nel caso di soffitto<br />
inclinato l'altezza minima dovrà essere > 1.80 m ed l'altezza media > 2.20 m.<br />
- le zone abitabili dei soppalchi sono aperte e la parte superiore è munita di<br />
balaustra;<br />
- ai fini del calcolo del Rapporto illuminante e ventilante (R i<br />
e R v<br />
) i livelli di<br />
prestazione dei requisiti vanno calcolati sull'effettiva superficie utilizzabile<br />
complessiva della parte a soppalco;<br />
- l'altezza media della parte non soppalcata deve essere > 2.70 m.<br />
Per gli interventi di nuova costruzione e comunque negli alloggi minimi sono<br />
ammessi soppalchi, a condizione che l’altezza delle singole parti non sia inferiore a m<br />
2,40 per soffitti orizzontali, con valore minimo non inferiore a 1,80 m per soffitti<br />
inclinati e con altezza virtuale (hv = v/s) conteggiata relativamente all'intera cubatura<br />
e superficie. In tal caso la superficie del soppalco può essere computata ai fini della<br />
superficie minima prevista per gli alloggi monostanza dal D.M. 5.7.1975.<br />
142
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
Per le autorimesse di solo parcheggio ad uso privato l’altezza minima deve<br />
essere di 2,40 m; è ammessa un altezza minima di 2,00 m. nei soli casi di interventi<br />
sul patrimonio edilizio esistente e per capacità inferiore a 9 autoveicoli. Si vedano<br />
comunque le normative previste dal D.M. 1.2.1986.<br />
Nota:<br />
I comuni montani possono adottare altezze minime dei vani abitabili minori di quelle soprariportate come previsto<br />
dal: D.M. 5.7.1975<br />
Art. 1 L'altezza minima interna utile dei locali adibiti ad abitazione è fissata in m 2.70, riducibili a m 2.40<br />
per i corridoi, i disimpegni in genere, i bagni, i gabinetti ed i ripostigli.<br />
Nei comuni montani al di sopra dei m 1000 s.l.m. può essere consentita, tenuto conto delle<br />
condizioni climatiche locali e della locale tipologia edilizia, una riduzione dell'altezza minima dei<br />
locali abitabili a m 2.55.<br />
Vedasi anche l'art. 43 della legge 457/78.<br />
SUPERFICI MINIME<br />
Le unità residenziali devono possedere una superficie minima utile pari a 28 m 2 ;<br />
nel caso in cui tale superficie venga raggiunta con spazi di altezza inferiori a 2,70<br />
(soppalchi, ...) si dovrà avere comunque una cubatura minima pari a 76 m 3 netti.<br />
Per quanto riguarda la superficie minima dei singoli vani si fa riferimento a<br />
quanto prescritto dal D.M. 5.7.1975.<br />
Oltre a tali indicazioni generali, occorre rispettare i minimi funzionali previsti<br />
dalle norme vigenti (in particolare dalla L. 30 marzo 1971 n. 118 e relativo regolamento,<br />
dalla L. 9 gennaio 1989 n. 13 e relativo regolamento) per la fruizione degli<br />
spazi da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.<br />
CUCINE<br />
Ogni alloggio deve essere dotato di uno spazio adibito ad uso cucina, illuminato<br />
ed areato direttamente dall'esterno.<br />
Si possono realizzare anche cucine in nicchia, o utilizzare spazi da adibire a<br />
zona cottura, purchè areati meccanicamente con ricambio d'aria continuo pari a 0,5<br />
m 3 /hm 3 ed inseribili in aggiunta, pari a 3 m 3 /hm 3 in corrispondenza del piano cottura.<br />
In tal caso il rapporto R i<br />
dovrà essere commisurato alla superficie complessiva<br />
comprendente la zona cottura.<br />
In tal caso lo spazio soggiorno (di superficie > 14 m 2 previsto dal D.M. 5.7.1975)<br />
va misurato al netto della superficie destinata a cucina.<br />
BAGNI<br />
Ogni alloggio deve essere dotato di uno spazio destinato a servizio igienico. La<br />
superficie deve essere tale da contenere le dotazioni impiantistiche minime previste<br />
dal requisito RC 7.3.<br />
Tutti i bagni, compresi eventuali locali igienici, devono avere pavimenti e pareti<br />
impermeabili fino ad idonea altezza di facile lavatura.<br />
143
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Per le dimensioni e dotazioni si rimanda alla legge n. 13/89 e relativi D.M.<br />
Nota:<br />
D.M. 5.7.1975<br />
Art. 2 Per ogni abitante deve essere assicurata una superficie abitabile non inferiore a m 2 14, per i<br />
primi 4 abitanti, e m 2 10, per ciascuno dei successivi.<br />
Le stanze da letto debbono avere una superficie minima di m 2 9, se per una persona, e di m 2 14,<br />
se per due persone.<br />
Ogni alloggio deve essere dotato di una stanza di soggiorno di almeno m 2 14.<br />
Le stanze da letto, il soggiorno e la cucina debbono essere provvisti di finestra apribile.<br />
Art. 3. Ferma restando l’altezza minima interna di m 2,70, salvo che per i comuni situati al di sopra dei<br />
m 1000 sul livello del mare per i quali valgono le misure ridotte già indicate all’art. 1, l’alloggio<br />
monostanza, per una persona, deve avere una superficie minima, comprensiva dei servizi, non<br />
inferiore a m 2 28, e non inferiore a m 2 38, se per due persone.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
In fase di progettazione, si fa riferimento alle indicazioni sopra riportate. Il<br />
controllo della rispondenza al requisito si basa su di una ispezione visiva e sulla<br />
misurazione degli spazi.<br />
RC 7.2.b.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPO DI APPLICAZIONE: attività diverse dalla residenza (tutte escluse quelle della<br />
specifica 7.2.a)<br />
LIVELLO DI PRESTAZIONE<br />
Prescrizioni generali<br />
Il requisito si intende soddisfatto quando il progetto dimostri un'articolazione<br />
spaziale adeguata al soddisfacimento delle esigenze connesse all'uso previsto e al<br />
normale movimento della persona in relazione al lavoro da compiere, tenuto conto<br />
delle possibili sovrapposizioni e/o contemporaneità delle singole attività, attraverso la<br />
definizione di almeno una soluzione distributiva, dimensionale e di dotazione di<br />
attrezzature.<br />
MINIMI FUNZIONALI<br />
b.1. ALTEZZE DEGLI SPAZI<br />
Per gli spazi destinati all'attività principale relativi alle destinazioni sopradefinite<br />
l'altezza<br />
minima netta deve risultare non inferiore a 3.00 m.<br />
Per gli spazi destinati ad ufficio e ad attività secondaria, l'altezza minima deve<br />
risultare non inferiore a 2.70 m; per gli spazi di circolazione e collegamento,<br />
ripostigli, servizi igienici, il limite è fissato in 2,40 m.<br />
144
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
b.2 SUPERFICI E DOTAZIONI MINIME (per i luoghi di lavoro)<br />
Tutti gli spazi di seguito riportati devono rispondere ai requisiti relativi al<br />
benessere ambientale (temperatura, umidità, ventilazione, illuminazione,<br />
ecc...) ed inoltre rispettare le ulteriori prescrizioni.<br />
Le dimensioni minime dei locali di lavoro devono essere di 14 m 2 .<br />
Per quanto riguarda gli uffici e gli studi privati la superficie minima deve essere<br />
9 m 2 per vano, garantendo per ogni addetto almeno 6 m 2 .<br />
I servizi igienici devono avere una superficie di almeno 1,2 m 2 ed essere<br />
accessibili attraverso un antibagno in cui, di norma, va collocato il lavandino. I<br />
servizi igienici devono avere pavimenti e pareti lavabili. Nei luogo di lavoro i<br />
servizi igienici devono essere, distinti per sesso, in numero non inferiore a 1<br />
ogni 10 (o frazione di 10) persone occupate e contemporaneamente presenti.<br />
La collocazione dei servizi deve tener conto dell'esigenza di poter essere<br />
raggiungibili dalle persone con percorsi coperti.<br />
Nei luoghi di lavoro i lavandini devono essere in numero di almeno 1 ogni 5<br />
persone contemporaneamente presenti.<br />
Nel caso che l'attività svolta comporti l'esposizione a prodotti e materiali<br />
insudicianti, pericolosi o nocivi devono essere realizzate doccie e spogliatoi.<br />
Le doccie devono avere pavimenti e pareti lavabili, essere individuali, distinte<br />
per sesso ed in numero non inferiore a 1 ogni 10 (o frazione di 10) persone<br />
occupate e contemporaneamente presenti. Le doccie devono essere collocate<br />
in modo da essere in comunicazione con gli spogliatoi.<br />
Gli spogliatoi devono essere dimensionati per contenere gli arredi (armadietti<br />
personali, sedie o panche, ecc.) per tutto il personale occupato, distinti per<br />
sesso ed avere dimensioni tali da rendere gli arredi agevolmente fruibili da<br />
parte delle persone.<br />
La mensa, il locale o la zona di ristoro devono essere realizzati nei luoghi di<br />
lavoro ogni volta che le persone occupate rimangono nel fabbricato a<br />
consumare cibi o bevande durante gli intervalli e le pause di lavoro. Tali locali<br />
devono avere dimensioni rapportate al numero degli utenti ed alle esigenze<br />
connesse all'uso previsto.<br />
Per quanto riguarda l'ambulatorio negli ambienti di lavoro si rimanda all'art. 30<br />
del DPR 303/56.<br />
Per destinazioni d’uso specifiche valgono le disposizioni normative vigenti in<br />
materia: in altri casi, non contemplati dalle norme vigenti, è compito del progettista<br />
definire ed indicare i minimi funzionali in relazione agli specifi obiettivi di<br />
progettazione.<br />
METODO DI VERIFICA<br />
145
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
In fase di progettazione, si fa riferimento alle indicazioni sopra riportate. Il<br />
controllo della rispondenza al requisito si basa su di una ispezione visiva e sulla<br />
misurazione degli spazi.<br />
RIFERIMENTI PARTICOLARI<br />
Per la progettazione di interventi che riguardano ambienti adibiti ad attività<br />
lavorative si fa riferimento alle prescrizioni contenute nel DPR 19.03.1956 n. 303 e<br />
DPR 27.4.55 n. 547 e leggi di recepimento di direttive CEE.<br />
Per gli interventi relativi ad immobili destinati ad attività specifiche che<br />
richiedono l'autorizzazione all'esercizio, nonchè per le attività classificate ai sensi<br />
dell'art. 2 della legge 33/90 e sue modificazioni, si richiama la normativa di settore e<br />
le prescrizioni riguardanti la "Edilizia speciale", nonchè le norme per l'esercizio di<br />
quelle attività descritte nel regolamento comunale d'igiene.<br />
Per "Edilizia speciale" si intende, fra l'altro, quella relativa a:<br />
- ospedali, case di cura o di assistenza, stabilimenti termali, farmacie, laboratori<br />
di analisi mediche, depositi di prodotti farmaceutici e di presidi medicochirurgici;<br />
- alberghi, pensioni, locande, alberghi diurni;<br />
- abitazioni collettive (collegi, convitti, conventi);<br />
- dormitori pubblici;<br />
- istituti di pena;<br />
- scuole e asili nido;<br />
- strutture ricettive di carattere turistico-sociale;<br />
- locali di pubblico spettacolo;<br />
- locali privati di riunione e divertimento;<br />
- arene estive;<br />
- impianti sportivi;<br />
- lavanderie;<br />
- stabilimenti balneari;<br />
- pubblici esercizi.<br />
RC 7.3. DOTAZIONI IMPIANTISTICHE MINIME<br />
Gli spazi, in generale, devono essere dotati delle attrezzature impiantistiche<br />
minime necessarie per lo svolgimento delle attività previste.<br />
Le dotazioni minime di seguito riportate sono cogenti per le relative destinazioni<br />
sottoelencate, qualora non regolamentate da specifiche normative vigenti.<br />
146
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
RC 7.3.a<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: destinazione residenziale ed assimilabili.<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
SPAZIO CUCINA<br />
Impianto idrosanitario<br />
Gli spazi cucina devono possedere:<br />
1. Un terminale collegato alla rete di distribuzione dell'acqua potabile calda e fredda,<br />
dotato di rubinetto/i per la miscelazione e regolazione della portata.<br />
2. Un terminale, dotato di rubinetto e predisposto per il collegamento con un’<br />
eventuale lavastoviglie, se non prevista in altro locale apposito.<br />
Gli spazi cucina dovranno inoltre essere dotati di due terminali distinti per lo<br />
scarico di acque domestiche provenienti dal lavello e dalla lavastoviglie.<br />
Gli spazi cucina dovranno essere dimensionati per il posizionamento di un<br />
lavello di 1,20 x 0,60 m.<br />
Impianto gas<br />
Gli spazi cucina devono essere dotati di terminali per l’erogazione di gas per il<br />
collegamento con l’apparecchiatura cucina e, ove sia presente, con la caldaia.<br />
Impianto smaltimento areiformi<br />
Gli spazi cucina devono essere dotati di una canna per l'espulsione all'esterno,<br />
mediante aspirazione meccanica, di una quantità d’aria tale da ottenere un numero di<br />
ricambi d’aria come previsto dal requisito RC 3.12 - Ventilazione.<br />
In ogni caso per quanto concerne la progettazione, l'installazione e la<br />
manutenzione degli impianti a gas per uso domestico si rimanda a quanto previsto<br />
dal D.M. 21.4.93. Approvazione delle tabelle UNI - CIG 7129/92.<br />
Impianto elettrico<br />
L'impianto elettrico deve essere progettato e realizzato secondo la normativa<br />
vigente (RC 4.5)<br />
Per la dotazione impiantistica si può far riferimento a quanto previsto dal<br />
requisito raccomandato RR 7.1<br />
SPAZIO BAGNO<br />
Impianto idrosanitario<br />
Gli spazi bagno devono possedere:<br />
1. Tre terminali, a servizio del lavabo, del bidet e della vasca da bagno o piatto<br />
doccia, dotati di rubinetto/i, per l’erogazione di una quantità d’acqua potabile con<br />
147
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
temperatura regolabile da parte dell’utente. I “bagni ridotti” possono non essere<br />
dotati del terminale a servizio della vasca da bagno se tale vasca non è prevista.<br />
2. Un terminale, a servizio del water, per l’erogazione di una quantità d’acqua tale da<br />
garantire la pulizia del water stesso.<br />
3. Un terminale a servizio della lavatrice, dotato di rubinetto (se non previsto in altro<br />
locale).<br />
Gli spazi bagno dovranno inoltre essere dotati di tre terminali per lo scarico di<br />
acque domestiche, collegati al bidet, al lavabo ed alla vasca da bagno o piatto<br />
doccia, di un terminale, collegato al water, per lo scarico delle acque fecali e di un<br />
terminale di scarico predisposto per il collegamento con lo scarico della lavatrice, ove<br />
prevista.<br />
Gli spazi bagno dovranno infine essere dotati dei seguenti apparecchi idrosanitari:<br />
- water;<br />
- bidet;<br />
- lavandino;<br />
- vasca o piatto doccia (obbligatorio in almeno un bagno per ogni unità<br />
immobiliare).<br />
RC 7.3.b<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
CAMPI DI APPLICAZIONE: tutte le destinazioni per le quali sono obbligatori i servizi<br />
igienici escluse le precedenti (RC 7.3.a).<br />
LIVELLI DI PRESTAZIONE<br />
SERVIZI IGIENICI<br />
Gli spazi devono possedere:<br />
Impianto idrosanitario:<br />
- una presa di alimentazione acqua intercettabile;<br />
- una presa di scarico acque domestiche e fecali;<br />
- una presa di aspirazione meccanica per vapori ed esalazioni (nel caso che lo<br />
spazio servizio igienico non sia dotato di finestra apribile su spazi esterni);<br />
- ogni servizio igienico deve essere dotato di vaso w.c. e di un lavabo, che può<br />
anche essere collocato nel locale antibagno.<br />
Impianto elettrico:<br />
L'impianto elettrico deve essere progettato e realizzato secondo la normativa<br />
vigente (RC 4.5)<br />
Per la dotazione impiantistica si può far riferimento a quanto previsto dal<br />
requisito raccomandato RR 7.1.<br />
148
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
149
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
ALLEGATO B: Requisiti volontari<br />
150
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
ELENCO DEI REQUISITI VOLONTARI<br />
P.V.1 - Prerequisito “Analisi del sito”<br />
(complementare ai requisiti delle famiglie 6, 8, 9)<br />
Famiglia 3 – Benessere ambientale<br />
R.V.3.1 – Temperatura superficiale nel periodo invernale<br />
R.V.3.2 – Riverberazione sonora<br />
Famiglia 6 – Uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche<br />
R.V.6.1 – Controllo dell’apporto energetico da soleggiamento estivo<br />
(complementare al seguente)<br />
R.V.6.2 – Uso dell’apporto energetico da soleggiamento invernale<br />
(complementare al precedente)<br />
R.V.6.3 – Risparmio energetico nel periodo invernale<br />
R.V.6.4 – Protezione dai venti invernali<br />
R.V.6.5 – Ventilazione naturale estiva<br />
R.V.6.6 – Uso dell’inerzia termica per la climatizzazione estiva<br />
R.V.6.7 – Uso dell'apporto energetico solare per il riscaldamento dell'acqua<br />
Famiglia 7 – Fruibilità di spazi e attrezzature<br />
R.V.7.1 – Accessibilità all’intero organismo edilizio<br />
R.V.7.2 – Arredabilità<br />
R.V.7.3 – Dotazione di impianti per aumentare il benessere e il senso di<br />
sicurezza<br />
Famiglia 8 – Uso razionale delle risorse idriche<br />
R.V.8.1 – Riduzione del consumo di acqua potabile<br />
R.V.8.2 – Recupero, per usi compatibili, delle acque meteoriche provenienti<br />
dalle coperture<br />
R.V.8.3 – Recupero, per usi compatibili, delle acque grigie<br />
Famiglia 9 – Controllo delle caratteristiche nocive dei materiali da costruzione<br />
R.V.9.1 – Controllo delle emissioni nocive nei materiali delle strutture, degli<br />
impianti e delle finiture<br />
R.V.9.2 – Asetticità<br />
R.V.9.3 – Riciclabilità dei materiali da costruzione<br />
Esigenza da soddisfare:<br />
La scelta dei Requisiti volontari<br />
bioclimatici ed ecosostenibili da verificare<br />
nell'organismo edilizio e di cui garantire la<br />
conservazione nel tempo è coerente con<br />
le caratteristiche e con i dati di progetto<br />
tratti dall'analisi del sito.<br />
L’analisi del sito è la prima<br />
indispensabile fase di un processo di<br />
progettazione<br />
bioclimaticaecosostenibile:<br />
essa è necessaria per<br />
acquisire le informazioni ed i dati per<br />
soddisfare i requisiti volontari.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
NOTE<br />
151
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni.<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
- Complesso edilizio insediativo.<br />
- Spazi e pertinenze dell’organismo<br />
edilizio aperti e chiusi.<br />
4.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Esauriente caratterizzazione del sito<br />
oggetto dell’intervento per quanto<br />
riguarda gli agenti fisici caratteristici<br />
riportati in nota a fianco.<br />
Gli agenti fisici caratteristici del sito<br />
sono gli elementi che, letteralmente,<br />
agiscono sull’opera/edificio da realizzare<br />
condizionando il progetto edilizio: essi<br />
sono perciò elementi attivi del sito e sono<br />
spesso direttamente dati di progetto.<br />
L’analisi del sito va estesa ad un<br />
intorno opportunamente individuato dal<br />
progettista, più ampio dell’area oggetto<br />
dell’intervento, salvo indicazioni<br />
specifiche contenute nelle linee guida di<br />
cui all’ALLEGATO 1 al presente<br />
prerequisito.<br />
L’analisi comprende tutti gli agenti<br />
fisici caratteristici del sito<br />
indipendentemente dalla scelta dei<br />
requisiti volontari bioclimaticiecosostenibili,<br />
in quanto ha la funzione di<br />
guidare la scelta dei medesimi requisiti<br />
volontari:<br />
per gli agenti fisici caratteristici del<br />
sito che non incidono direttamente sui<br />
requisiti volontari prescelti è<br />
1.Fase del processo edilizio interessata<br />
Progetto urbanistico (scala urbana e<br />
particolareggiata);<br />
progettazione<br />
architettonica/preliminare.<br />
Le funzioni sono individuate all’art.<br />
78 del RE tipo (Del. G.R. 268/2000) o<br />
all'art. 2 LR 46/88.<br />
Vedi figura 1 nella parte V del RE<br />
tipo (Del. G.R. 268/2000).<br />
Fra gli elementi oggetto dell’analisi<br />
del sito possono essere chiaramente<br />
distinti due diverse categorie (vedi le<br />
linee guida dell’Allegato 1): gli agenti<br />
fisici caratteristici del sito (1. clima<br />
igrotermico e precipitazioni, 2.<br />
Disponibilità di fonti energetiche<br />
rinnovabili, 3. Disponibilità di luce<br />
naturale, 4. clima acustico, 5. Campi<br />
elettromagnetici) necessari alla<br />
progettazione dell'organismo edilizio ed i<br />
fattori ambientali (aria; ciclo<br />
dell'acqua/bilancio idrico; suolo,<br />
sottosuolo e acque sotterranee;<br />
ambiente naturale ed ecosistemi;<br />
paesaggio e aspetti storico tipologici)<br />
influenzati positivamente o<br />
negativamente dal progetto.<br />
Vedi ALLEGATO 1 - Linee guida per la<br />
redazione della documentazione di<br />
Analisi del Sito.<br />
Il Clima igrotermico e le<br />
precipitazioni interferiscono con i<br />
requisiti:<br />
RV3.1 Temperatura superficiale<br />
152
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
sufficiente un’analisi semplificata;<br />
per gli agenti fisici caratteristici del<br />
sito interferenti direttamente con<br />
requisiti prescelti l’analisi deve<br />
determinare con sufficiente precisione<br />
i fattori necessari alle verifiche<br />
progettuali.<br />
Non sono incentivabili i Requisiti<br />
volontari delle famiglie 6, 8 e 9 in<br />
assenza dell’analisi del sito riferita<br />
almeno agli agenti fisici caratteristici<br />
direttamente interferenti con i requisiti.<br />
Non è mai richiesta l’analisi dei<br />
fattori ambientali, per la quale si<br />
rimanda alle normative urbanistiche<br />
vigenti ed agli eventuali studi di impatto<br />
ambientale (vedi anche L.R.9/99).<br />
nel periodo invernale;<br />
RV6.1 Controllo dell’apporto<br />
energetico da soleggiamento estivo;<br />
RV6.2 Uso dell’apporto energetico<br />
<br />
da soleggiamento invernale;<br />
RV6.3 Risparmio energetico nel<br />
periodo invernale;<br />
RV6.4 Protezione dai venti<br />
invernali;<br />
RV6.5 Ventilazione naturale<br />
estiva;<br />
<br />
<br />
<br />
RV6.6 Uso dell’inerzia termica per<br />
la climatizzazione estiva;<br />
RV6.7 Uso dell’apporto energetico<br />
solare per il riscaldamento dell’acqua;<br />
RV8.1 Riduzione del consumo di<br />
acqua potabile;<br />
RV8.2 Recupero per usi<br />
compatibili, delle acque meteoriche<br />
provenienti dalle coperture;<br />
RV8.3 Recupero, per usi<br />
compatibili, delle acque grigie;<br />
<br />
<br />
RV9.1 Controllo delle emissioni<br />
nocive nei materiali delle strutture,<br />
degli impianti e delle finiture;<br />
RV9.2 Asetticità.<br />
La Disponibilità di fonti<br />
energetiche rinnovabili interferisce con<br />
i requisiti:<br />
RV6.1 Controllo dell’apporto<br />
energetico da soleggiamento estivo;<br />
RV6.2 Uso dell’apporto energetico da<br />
soleggiamento invernale;<br />
RV6.3 Miglioramento del risparmio<br />
energetico;<br />
RV6.7 Uso dell’apporto energetico<br />
solare per il riscaldamento dell’acqua;<br />
RV8.1 Riduzione del consumo di<br />
acqua potabile;<br />
RV8.3 Recupero, per usi compatibili,<br />
delle acque grigie.<br />
Disponibilità di luce naturale.<br />
Clima acustico.<br />
Campi elettromagnetici.<br />
In presenza di RE comunale<br />
153
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti<br />
cogenti:<br />
Il Clima igrotermico e<br />
precipitazioni interferisce con i requisiti:<br />
RC3.8 Temperatura interna;<br />
RC3.9 Temperatura superficiale;<br />
RC3.10 Ventilazione.<br />
La Disponibilità di fonti<br />
energetiche rinnovabili interferisce con<br />
i requisiti:<br />
RC 6.1 Contenimento consumi<br />
energetici.<br />
La Disponibilità di luce naturale<br />
interferisce con i requisiti:<br />
RC3.6 Illuminamento naturale;<br />
RC3.7 Oscurabilità.<br />
Clima acustico.<br />
I Campi elettromagnetici<br />
interferiscono con il requisito RC 3.1<br />
Controllo delle emissioni dannose.<br />
154
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
ALLEGATO 1 - Linee guida per la redazione della documentazione di Analisi del Sito.<br />
Come evidenzia il diagramma a blocchi dell’ALLEGATO 2 al presente<br />
prerequisito, gli elementi oggetto dell’analisi del sito possono essere distinti in<br />
agenti fisici caratteristici del sito,<br />
fattori ambientali.<br />
Gli agenti fisici caratteristici del sito sono gli elementi che agiscono<br />
sull’opera/edificio da realizzare, condizionando il progetto edilizio e divenendo<br />
dati del progetto. La conoscenza degli agenti fisici caratteristici del sito è<br />
necessaria per:<br />
- l’uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche al fine di realizzare il<br />
benessere ambientale (igrotermico, visivo, acustico, etc.);<br />
- l’uso razionale delle risorse idriche;<br />
- soddisfare le esigenze di benessere, igiene e salute (disponibilità di luce<br />
naturale, clima acustico, campi elettromagnetici, accesso al sole, al vento,<br />
ecc.).<br />
I fattori ambientali sono invece quegli elementi dell’ambiente che vengono<br />
influenzati dal progetto. Non sono perciò, di norma, dati di progetto ma piuttosto<br />
elementi di attenzione o componenti dello studio di impatto ambientale (SIA)<br />
eventualmente da effettuare per l’opera da progettare ai sensi delle normative vigenti<br />
(es.: qualità delle acque superficiali o livello di inquinamento dell’aria). La conoscenza<br />
dei fattori ambientali interagisce con i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente<br />
durante la vita dell’opera progettata:<br />
- salvaguardia della salubrità dell’aria;<br />
- salvaguardia delle risorse idriche;<br />
- salvaguardia del suolo e del sottosuolo;<br />
- salvaguardia del verde e del sistema del verde;<br />
- salvaguardia delle risorse storico culturali.<br />
Si ritiene importante segnalare come, nel processo progettuale, i requisiti legati<br />
alla salvaguardia dell’ambiente definiscano gli obiettivi di eco-sostenibilità del<br />
progetto ma che questi obiettivi, per essere raggiunti, debbano basarsi sui dati<br />
ricavati da una specifica analisi del sito (vedi diagramma a blocchi dell’Allegato 2 al<br />
presente prerequisito).<br />
Di seguito vengono riportati alcuni elementi di metodo per la redazione della<br />
documentazione di Analisi del Sito in riferimento agli agenti fisici caratteristici del sito,<br />
mentre per i fattori ambientali, non essendone richiesta l’analisi, si rimanda alle<br />
normative vigenti 1 .<br />
1 Si veda in particolare: Direttiva 85/337/CEE, Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell'impatto ambientale di<br />
determinati progetti pubblici e privati.<br />
Direttiva 96/61/CE, Direttiva del Consiglio sulla prevenzione e la riduzione integrate<br />
dell'inquinamento.<br />
Direttiva 97/11/CE, Direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 85/337/CEE concernente la<br />
valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.<br />
Legge 8/7/86, n. 349, Istituzione del Ministero dell’ambiente e norme in materia di danno<br />
ambientale.<br />
D.P.C.M. 27/12/88, Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la<br />
155
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
1. Clima Igrotermico e precipitazioni<br />
Vanno reperiti i dati relativi alla localizzazione geografica dell’area di intervento (latitudine, longitudine e<br />
altezza sul livello del mare).<br />
In secondo luogo vanno reperiti i dati climatici (si vedano la norma UNI 10349, i dati del Servizio<br />
meteorologico dell’ARPA, le cartografie tecniche e tematiche regionali, ecc.):<br />
- andamento della temperatura dell’aria: massime, minime, medie, escursioni termiche;<br />
- andamento della pressione parziale del vapore nell’aria ;<br />
- andamento della velocità e direzione del vento;<br />
- piovosità media annuale e media mensile;<br />
- andamento della irradiazione solare diretta e diffusa sul piano orizzontale;<br />
- andamento della irradianza solare per diversi orientamenti di una superficie;<br />
- caratterizzazione delle ostruzioni alla radiazione solare (esterne o interne all’area/comparto oggetto di<br />
intervento).<br />
I dati climatici disponibili presso gli uffici meteorologici possono essere riferiti:<br />
- ad un particolare periodo temporale di rilevo dei dati;<br />
- ad un “anno tipo”, definito su base deterministica attraverso medie matematiche di dati rilevati durante un<br />
periodo di osservazione adeguatamente lungo;<br />
- ad un “anno tipo probabile”, definito a partire da dati rilevati durante un periodo di osservazione<br />
adeguatamente lungo e rielaborati con criteri probabilistici.<br />
Gli elementi reperiti vanno adattati alla zona oggetto di analisi per tenere conto di elementi che possono<br />
influenzare la formazione di un microclima caratteristico:<br />
- topografia: altezza relativa, pendenza del terreno e suo orientamento, ostruzioni alla radiazione solare ed al<br />
vento, nei diversi orientamenti;<br />
- relazione con l’acqua;<br />
- relazione con la vegetazione;<br />
- tipo di forma urbana, densità edilizia, altezza degli edifici, tipo di tessuto (orientamento edifici nel lotto e<br />
rispetto alla viabilità, rapporto reciproco tra edifici), previsioni urbanistiche.<br />
Alcuni dati climatici (geometria della radiazione solare, irradianza solare) sono utili anche per l’analisi della<br />
disponibilità di luce naturale di cui al punto 3 c).<br />
2. Disponibilità di fonti energetiche rinnovabili o assimilabili<br />
Va verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, presenti in<br />
prossimità dell’area di intervento, al fine di produrre energia elettrica e calore a<br />
copertura parziale o totale del fabbisogno energetico dell’organismo edilizio<br />
progettato (si vedano le fonti informative del punto 1 ed eventuali fonti delle aziende<br />
di gestione dei servizi a rete). In relazione alla scelta progettuale vanno valutate le<br />
potenzialità di:<br />
- sfruttamento dell’energia solare (termico/fotovoltaico) in relazione al clima ed alla<br />
disposizione del sito (vedere punti 1 e 3);<br />
- sfruttamento energia eolica in relazione alla disponibilità annuale di vento (vedi<br />
punto 1);<br />
- sfruttamento di eventuali corsi d’acqua come forza elettromotrice (vedere anche<br />
punto 7);<br />
- sfruttamento di biomassa (prodotta da processi agricoli o scarti di lavorazione del<br />
formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6, L. 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi<br />
dell'art. 3 del D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377.<br />
D.P.R. 27 aprile 1992, Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale e norme<br />
tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di<br />
compatibilità di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, per gli elettrodotti aerei esterni.<br />
D.P.R. 12 aprile 1996, Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1,<br />
della L. 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto<br />
ambientale.<br />
L.R. 18 maggio 1999, n. 9, Disciplina della procedura di valutazione dell'impatto ambientale.<br />
156
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
legno a livello locale) e biogas (produzione di biogas inserita nell’ambito di<br />
processi produttivi agricoli);<br />
- possibilità di collegamento a reti di teleriscaldamento urbane esistenti;<br />
- possibilità di installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento.<br />
E’ poi utile un bilancio delle emissioni di CO 2 evitate attraverso l’uso delle<br />
energie rinnovabili individuate.<br />
3. Disponibilità di luce naturale<br />
Si valuta la disponibilità di luce naturale (a e b) e la visibilità del cielo attraverso<br />
le ostruzioni (c).<br />
a) valutazione del modello di cielo coperto standard CIE; per la determinazione<br />
dei livelli di illuminamento in un’area si definisce il modello di cielo (visto come<br />
sorgente di luce) caratteristico di quel luogo, determinando la distribuzione della<br />
luminanza della volta celeste specifica del luogo (in assenza di quello specifico<br />
del sito si assume come riferimento il cielo standard della città nella quale si<br />
progetta);<br />
b) valutazione del modello di cielo sereno in riferimento alla posizione del sole per<br />
alcuni periodi dell’anno (per esempio uno per la stagione fredda, gennaio, uno per<br />
la stagione calda, luglio); la posizione apparente del sole viene determinata<br />
attraverso la conoscenza di due angoli, azimutale e di altezza solare, variabili in<br />
funzione della latitudine e longitudine e consente di valutare la presenza<br />
dell’irraggiamento solare diretto, la sua disponibilità temporale e nonché gli angoli<br />
di incidenza dei raggi solari sulla zona di analisi (raggi solari bassi o alti rispetto<br />
all’orizzonte).<br />
c) valutazione della visibilità del cielo attraverso le ostruzioni esterne - L’analisi<br />
delle ostruzioni è già stata richiamata al punto 1 – clima igrotermico e<br />
precipitazioni:<br />
ostruzioni dovute all’orografia del terreno (terrapieni, rilevati stradali, colline,<br />
ecc.);<br />
ostruzioni dovute alla presenza del verde (alberi e vegetazione che si<br />
frappongono tra l’area ed il cielo), con oscuramento variabile in funzione<br />
della stagione (alberi sempreverdi o a foglia caduca);<br />
ostruzioni dovute alla presenza di edifici, esistenti o di futura realizzazione<br />
secondo la vigente pianificazione urbanistica generale o attuativa.<br />
4. Clima acustico<br />
Occorre reperire la zonizzazione acustica del Comune ai sensi della “Legge<br />
quadro sull’inquinamento acustico”, n.447 del 1995 e i relativi decreti<br />
attuativi e della relativa normativa regionale, al fine di valutare la<br />
classe acustica dell’area di intervento e quella delle aree adiacenti.<br />
Successivamente occorre la rilevazione strumentale dei livelli di rumore<br />
esistenti con localizzazione e descrizione delle principali sorgenti di<br />
rumore; valutazione dei relativi contributi alla rumorosità ambientale<br />
specificando i parametri di misura (posizione, periodo, durata, ecc.);<br />
5. Campi elettromagnetici<br />
Per un intorno di dimensioni opportune (sotto specificate) è necessario<br />
157
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
analizzare:<br />
- se sono presenti conduttori in tensione (linee elettriche, cabine di<br />
trasformazione, ecc);<br />
- se sono presenti ripetitori per la telefonia mobile o radio.<br />
Nel caso di presenza di queste sorgenti sarà necessaria un’analisi più approfondita volta ad indagare i<br />
livelli di esposizione al campo elettrico ed elettromagnetico degli utenti del progetto con particolare<br />
riferimento ai limiti di legge (si vedano il D.M. 381/98 e la L.R. 30/2000).<br />
In particolare, per le sorgenti elettriche, si consiglia l’analisi dei livelli di esposizione in presenza di<br />
conduttori che distino dall’area di intervento meno di:<br />
100 m nel caso di linee elettriche aeree ad altissima tensione (200 - 380 kV);<br />
70 m nel caso di linee elettriche aeree ad alta tensione (132 – 150 kV);<br />
10 m nel caso di linee elettriche aeree a media tensione (15 – 30 kV);<br />
10 m nel caso di cabine primarie;<br />
5 m nel caso di cabine secondarie (cabine di trasformazione MT/BT).<br />
In caso di presenza di sorgenti elettriche entro le distanze indicate sarà necessario valutare, attraverso<br />
prove sperimentali, i livelli del campo elettrico e magnetico attraverso misure in continuo su un periodo<br />
di almeno 12 ore o comunque in corrispondenza dei momenti di massimo carico del conduttore.<br />
Vista la facilità con cui il campo elettrico è schermato dall’involucro edilizio, sarà possibile limitare le<br />
misure alle aree ove è prevista permanenza prolungata di persone all’esterno (giardini, cortili, terrazzi).<br />
Nel caso di antenne per la telefonia mobile, dovranno essere presi in considerazione gli impianti<br />
ricadenti entro un raggio di 200 m dall’area oggetto di intervento.<br />
I rilievi di campo elettromagnetico andranno effettuati per un arco di tempo significativo (almeno 24 ore)<br />
o in corrispondenza del periodo di maggior traffico telefonico. I rilievi dovranno essere effettuati<br />
secondo il D.M. 381/98.<br />
158
FATTORI AMBIENTALI<br />
USO RAZIONALE DELLE RISORSE PER IL<br />
RISPARMIO ENERGETICO E PER LA<br />
REALIZZAZIONE DELLE CONDIZIONI DI<br />
BENESSERE, IGIENE E SALUTE DEGLI<br />
UTENTI<br />
AGENTI FISICI<br />
SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE DURANTE LA VITA DEL COMPLESSO<br />
INSEDIATIVO ED <strong>EDILIZIO</strong><br />
(Impatto ambientale)<br />
CICLO FUNZIONALE<br />
SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE<br />
NELLA FASE DI PRODUZIONE IN<br />
SITO<br />
CICLO<br />
PRODUTTIVO IN OPERA<br />
SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE<br />
NELLA FASE DI PRODUZIONE<br />
FUORI OPERA<br />
SALVAGUARDI<br />
A<br />
DELL'AMBIENTE<br />
NELLA FASE DI<br />
PRODUZIONE IN<br />
E FUORI<br />
OPERA<br />
CICLO<br />
PRODUTTIVO FUORI<br />
OPERA<br />
ati<br />
prefabbric<br />
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
Allegato B<br />
OBIETTIVI DEL PROGETTO<br />
ECOSOSTENIBILE<br />
DATI DI PROGETTO<br />
RICAVATI DALL’ANALISI DEL SITO<br />
CLIMA IGROTERMICO E<br />
PRECIPITAZIONI<br />
Salvaguard<br />
ia dell’ambiente<br />
nella fase di<br />
produzione di<br />
materiali<br />
elementi e<br />
componenti<br />
prefabbricati<br />
Salvaguardia<br />
nella fase di produzione dei<br />
materiali, elementi e<br />
componenti prefabbricati<br />
Salvaguardia dell’ambiente nella<br />
fase di esecuzione<br />
Salvaguardia dell’ambiente<br />
nella fase di manutenzione<br />
DISPONIBILITA’ DI FONTI<br />
ENERGETICHE RINNOVABILI<br />
Salvaguardia dell’ambiente<br />
nella fase di demolizione<br />
DISPONIBILITA’ DI LUCE<br />
NATURALE<br />
Salvaguardia delle<br />
risorse climatiche ed energetiche<br />
CLIMA ACUSTICO<br />
CAMPI ELETTROMAGNETICI<br />
Salvaguardia della salubrità<br />
dell’aria<br />
Salvaguardia<br />
risorse idriche<br />
delle<br />
ARIA<br />
ACQUE SUPERFICIALI<br />
Salvaguardia del suolo<br />
e del sottosuolo<br />
Salvaguardia del<br />
paesaggio e del sistema del verde<br />
SUOLO, SOTTOSUOLO E ACQUE<br />
SOTTERANEE<br />
Salvaguardia<br />
risorse storico-culturali<br />
delle<br />
AMBIENTE NATURALE<br />
ED ECOSISTEMI<br />
Uso razionale dei rifiuti<br />
solidi e liquidi<br />
PAESAGGIO<br />
Uso razionale delle<br />
risorse idriche<br />
ASPETTI<br />
TIPOLOGICI<br />
STORICO<br />
Uso razionale delle risorse per<br />
la realizzazione del benessere<br />
ambientale (igrotermico, visivo,<br />
acustico, ecc.)<br />
REQUISITI DI BENESSERE, IGIENE E SALUTE<br />
159
P.V. 1<br />
ANALISI DEL SITO<br />
PREREQUISITO<br />
Collegato alle famiglie 6, 8, 9<br />
160
R.V. 3.1<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
TEMPERATURA SUPERFICIALE NEL PERIODO INVERNALE<br />
Esigenza da soddisfare: Il controllo della temperatura superficiale concorre al<br />
soddisfacimento dell’esigenza di benessere termoigrometrico.<br />
Le temperature delle superfici interne degli spazi chiusi vanno contenute entro<br />
opportuni valori, al fine di:<br />
- limitare i disagi avvertiti quando le superfici dello spazio abitato irradiano<br />
energia termica ad una temperatura sensibilmente differente rispetto a<br />
quella dell’aria interna dello spazio stesso;<br />
- limitare i disagi provocati da una eccessiva disuniformità delle temperature<br />
radianti delle superfici dello spazio;<br />
- limitare i disagi provocati dal contatto con pavimenti troppo caldi o troppo freddi;<br />
- impedire la formazione di umidità superficiale non momentanea.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Funzione abitativa (lettera A),<br />
funzione abitativa della lettera D, funzioni<br />
della lettera B con esclusione delle<br />
funzioni produttive, funzioni alberghiere<br />
(lettera E).<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Per la funzione abitativa:<br />
spazi dell’organismo edilizio per<br />
attività principale e secondaria;<br />
spazi di circolazione e collegamento<br />
della singola unità immobiliare.<br />
Per le altre funzioni:<br />
- spazi per attività principale con<br />
permanenza di persone.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva, compresa la<br />
progettazione degli impianti di<br />
riscaldamento.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione degli impianti.<br />
Gestione degli impianti tecnologici.<br />
Collaudo.<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
161
R.V. 3.1<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
TEMPERATURA SUPERFICIALE NEL PERIODO INVERNALE<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
- La temperatura delle pareti opache è<br />
contenuta entro l’intervallo di 3°C<br />
rispetto alla temperatura dell’aria<br />
interna.<br />
- La temperatura delle chiusure<br />
trasparenti è contenuta in un intervallo<br />
di 5 °C rispetto alla temperatura<br />
dell’aria interna.<br />
- La disuniformità delle temperature tra<br />
le pareti opache di uno spazio è<br />
contenuta entro 2 °C.<br />
- Nelle pareti interessate da canne<br />
fumarie è tollerata una variazione di<br />
temperatura fino a +2 °C.<br />
- La temperatura di progetto dei<br />
pavimenti è compresa fra 19 °C e 26<br />
°C.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni, nei limiti dell'art. 81 del R.E.T.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Ammessa una tolleranza di +3 °C<br />
per la temperatura dei pavimenti dei<br />
bagni.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista dell'impianto termico.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa che gestisce la manutenzione<br />
dell’edificio.<br />
Impresa che gestisce gli impianti<br />
tecnologici dell’edificio.<br />
162
R.V. 3.1<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
TEMPERATURA SUPERFICIALE NEL PERIODO INVERNALE<br />
9.Metodi di verifica progettuali<br />
Si calcola la temperatura<br />
superficiale i delle partizioni e delle<br />
chiusure secondo il metodo del R.C.3.9<br />
"Temperatura superficiale" del<br />
Regolamento Edilizio tipo (Del. G.R.<br />
268/2000).<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Si eseguono le misure della<br />
temperatura dell’aria e della temperatura<br />
superficiale secondo i metodi dei requisiti<br />
R.C.3.8 e R.C.3.9 del RET.<br />
E’ ammessa nella prova una<br />
tolleranza di +3 °C rispetto al livello<br />
indicato al punto 5.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.6.3 Risparmio energetico nel<br />
periodo invernale.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.2 Smaltimento degli aeriformi;<br />
R.C.3.9 Temperatura superficiale;<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Possibilità dell’utente di regolare la<br />
temperatura dell’aria interna.<br />
Utili manuali d’uso dell’alloggio e<br />
dell’organismo edilizio.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Servizi di manutenzione e di<br />
gestione degli impianti.<br />
Utili capitolati di appalto per i servizi<br />
di gestione e manutenzione degli<br />
impianti.<br />
163
R.V. 3.1<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
TEMPERATURA SUPERFICIALE NEL PERIODO INVERNALE<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Elevato condizionamento da parte<br />
di:<br />
clima igrotermico;<br />
disponibilità di fonti energetiche<br />
rinnovabili (soleggiamento).<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socioeconomico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
No.<br />
164
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
Esigenza da soddisfare: Evitare i disagi provocati da una cattiva audizione<br />
controllando il tempo di riverberazione negli spazi destinati ad attività collettive e al<br />
collegamento.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Funzione abitativa (lettera A),<br />
funzioni della lettera B (limitatamente alle<br />
direzionali, finanziarie, assicurative),<br />
funzioni alberghiere (lettera E).<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Spazi ad uso comune per attività<br />
collettive (sale riunioni e spazi<br />
assimilabili).<br />
Spazi di circolazione e collegamento<br />
comuni a più unità immobiliari .<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione<br />
architettonica/preliminare.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Impresa esecutrice.<br />
165
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Il parametro di misura è il tempo di<br />
riverberazione che è il tempo necessario<br />
affinché il livello di pressione sonora si<br />
riduca di 60 dB rispetto a quello che si ha<br />
nell’istante in cui la sorgente sonora<br />
cessa di funzionare.<br />
Il tempo di riverberazione, per le<br />
frequenze di riferimento 250, 500, 1000,<br />
2000, 4000 HZ, deve essere contenuto<br />
entro i limiti massimi ricavabili dai grafici<br />
dell’allegato 1 al presente requisito, in<br />
funzione del volume dell’ambiente.<br />
Nella figura 1 è riportato il grafico<br />
del tempo di riverberazione massimo<br />
ammesso in funzione del volume dello<br />
spazio, riferito alla frequenza di 2000 Hz.<br />
Dalla figura 2 si ricavano i tempi di<br />
riverberazione massimi ammessi per le<br />
restanti frequenze di riferimento,<br />
procedendo in questo modo:<br />
si fissa sull’asse orizzontale uno dei<br />
sopraindicati valori di frequenza e<br />
sull’asse verticale si legge il valore del<br />
fattore moltiplicativo corrispondente a<br />
quella frequenza;<br />
moltiplicando questo fattore per il<br />
tempo di riverberazione<br />
precedentemente ricavato sul grafico<br />
n.1 (per 2000 Hz) si ottiene il tempo<br />
di riverberazione massimo ammesso<br />
per la frequenza in oggetto;<br />
si ripete l’operazione per tutte le<br />
frequenze di riferimento.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni, con i limiti di cui al 3° comma<br />
dell'art. 81 del RET (aggiornato con del.<br />
G.R. 268/2000).<br />
166
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Il requisito si riferisce a parti comuni<br />
dell'organismo edilizio perché il livello di<br />
riverberazione (tempo di riverberazione) è<br />
in funzione del volume dello spazio.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.9.1 Controllo delle emissioni<br />
nocive nei materiali delle strutture,<br />
degli impianti e delle finiture.<br />
167
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Esistono un metodo di calcolo ed una soluzione<br />
conforme.<br />
A) Metodo di calcolo<br />
Il seguente metodo presenta il<br />
vantaggio di una ragionevole semplicità e<br />
può essere adottato per ambienti aventi<br />
volume non superiore a 5.000 m 3<br />
Calcolare il tempo di riverberazione,<br />
T, con la formula:<br />
[s];<br />
T = 0.16 V/( i i S i )<br />
dove:<br />
- T = tempo di riverberazione,<br />
- V = volume dell’ambiente,<br />
[m 3 ];<br />
- i = coefficiente di<br />
assorbimento,<br />
- S i = area delle superfici delimitanti<br />
l’ambiente in esame, [m 2 ].<br />
Nell’Allegato 2 al presente requisito<br />
sono riportati i coefficienti di<br />
assorbimento di alcuni materiali.<br />
Dato che il coefficiente di<br />
assorbimento dipende dalla frequenza,<br />
è necessario ripetere il calcolo per tutte le<br />
frequenze di riferimento e verificare che i<br />
corrispondenti tempi di riverbero siano<br />
inferiori a quelli massimi ammessi.<br />
Per ambienti non aventi le<br />
caratteristiche di cui sopra sono ammessi<br />
altri metodi di calcolo riconosciuti nei testi<br />
specializzati, in tale caso si richiede la<br />
prova in opera.<br />
B) Soluzione conforme<br />
Si applica negli spazi in cui<br />
l’assorbimento acustico è realizzabile<br />
con rivestimento costituito da un solo<br />
tipo di materiale fonoassorbente.<br />
Il metodo prevede l’applicazione di<br />
pannelli o rivestimenti fonoassorbenti in<br />
modo da ricoprire una superficie (pareti,<br />
pavimento o soffitto) pari ad una<br />
prestabilita percentuale della superficie in<br />
pianta dello spazio da trattare.<br />
Il metodo fa riferimento all’indice di<br />
Le superfici da ricoprire con<br />
materiale assorbente possono essere<br />
indifferentemente pareti, soffitto o<br />
pavimento.<br />
168
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
1. La prova in opera è richiesta solo<br />
nel caso in cui la verifica progettuale sia<br />
avvenuta con metodi di calcolo diversi da<br />
quelli indicati al punto 9.<br />
La prova va eseguita secondo la<br />
metodologia prevista dalla norma ISO<br />
3382.<br />
2. Nel caso sia stato seguito il<br />
metodo di calcolo indicato al punto 9 o<br />
sia stata adottata la soluzione conforme è<br />
sufficiente la dichiarazione di conformità<br />
da parte del professionista.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Utili manuali d’uso dell’alloggio e<br />
dell’organismo edilizio per orientare<br />
correttamente la scelta di arredamento e<br />
finiture.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Servizi di pulizia degli spazi comuni.<br />
Pulizia e manutenzione dei<br />
rivestimenti fonoassorbenti.<br />
Utili capitolati di appalto per i servizi<br />
(manutenzione).<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
No.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socioeconomico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
No.<br />
169
VALORI RELATIVI DEL<br />
TEMPO DI RIVERBERAZIONE<br />
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
ALLEGATO 1 - Tempo di riverberazione<br />
Fig. 1<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
Volume<br />
ambiente ( m 3 )<br />
Fig. 2<br />
2,0<br />
1,5<br />
1,0<br />
0,5<br />
0<br />
FREQUENZA (Hz)<br />
170
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
171
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
ALLEGATO 2 - Valori del coefficiente di assorbimento acustico per alcuni<br />
materiali<br />
Descrizione Frequenza (Hz) <br />
w<br />
2 5 1 2 4<br />
50 00 000 000 000<br />
Pannello in lana di legno mineralizzata, 0 0 0 0 0 0<br />
spessore 25 mm applicato a contatto con la .10 .30 .70 .50 .50 .3<br />
parete<br />
Pannello in lana di legno mineralizzata, 0 0 0 0 0 0<br />
spessore 35 mm applicato a contatto con la .15 .25 .50 .90 .65 .3<br />
parete<br />
Pannello in lana di legno mineralizzata, 0 0 0 0 0 0<br />
spessore 50 mm applicato a contatto con la .25 .65 .60 .55 .90 .5<br />
parete<br />
Pannello rigido in gesso rivestito, 0 0 0 0 0 0<br />
spessore 13 mm, con il 18% della superficie .75 .78 .64 .60 .58 .6<br />
perforata, montato a 200 mm dal soffitto<br />
Pannello rigido in gesso rivestito, 0 0 0 0 0 0<br />
spessore 13 mm, con il 18% della superficie .40 .63 .82 .64 .43 .6<br />
perforata, montato a 58 mm dal soffitto<br />
Linoleum 0 0 0 0 0 0<br />
.10 .10 .09 .10 .12 .1<br />
Moquette 0 0 0 0 0 0<br />
.05 .10 .20 .40 .81 .1<br />
Poliuretano espanso, 30 kg/m 3 0 0 0 0 0 0<br />
spessore 13 mm<br />
.11 .40 .90 .90 .82 .4<br />
Poliuretano espanso, 30 kg/m 3 0 0 0 0 0 0<br />
spessore 60 mm<br />
.30 .62 .90 .99 .98 .5<br />
Sedia di metallo 0 0 0 0 0 0<br />
.015 .030 .035 .025 .035<br />
Sedia imbottita 0 0 0 0 0 0<br />
.23 .37 .27 .25 .25 .3<br />
Sughero 0 0 0 0 0 0<br />
.04 .08 .12 .03 .10 .1<br />
Tappeto pesante 0 0 0 0 0 0<br />
.20 .25 .30 .30 .30 .3<br />
Tappeto sottile 0 0 0 0 0 0<br />
.10 .15 .20 .20 .20 .2<br />
172
R.V. 3.2<br />
RIVERBERAZIONE SONORA<br />
FAMIGLIA 3 – BENESSERE AMBIENTALE<br />
173
R.V. 6.1<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
CONTROLLO DELL’APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO ESTIVO<br />
(OMBREGGIAMENTO) (COMPLEMENTARE AL R.V.6.2)<br />
Esigenza da soddisfare: Evitare il surriscaldamento estivo dell’organismo<br />
edilizio utilizzando l’ombreggiamento, senza contrastare l’apporto energetico dovuto<br />
al soleggiamento invernale.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Complesso insediativo.<br />
Spazi chiusi e aperti dell’organismo<br />
edilizio per attività principale.<br />
Pertinenze aperte dell’u.i. o<br />
dell’organismo edilizio<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Nel periodo estivo<br />
l’ombreggiamento di ciascuno degli<br />
elementi trasparenti (finestre) delle<br />
chiusure esterne degli spazi<br />
dell’organismo edilizio destinati ad attività<br />
principali è uguale o superiore all’80%. Il<br />
livello è verificato alle ore 11,13,15,17 del<br />
25 luglio (ora solare).<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione urbanistica del<br />
complesso insediativo.<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista urbanista del complesso<br />
insediativo.<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettisti impianti.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa che gestisce la manutenzione<br />
dell’edificio.<br />
174
R.V. 6.1<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
CONTROLLO DELL’APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO ESTIVO<br />
(OMBREGGIAMENTO) (COMPLEMENTARE AL R.V.6.2)<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Come per le nuove costruzioni.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Gli spazi chiusi soddisfano il requisito.<br />
Gli spazi aperti e gli elementi di<br />
finitura esterni concorrono al<br />
soddisfacimento del requisito in modo<br />
attivo.<br />
9.Metodi di verifica progettuale:<br />
Uso di maschere di<br />
ombreggiamento* per il controllo<br />
progettuale di:<br />
- orientamento dell’organismo edilizio<br />
nel lotto;<br />
- posizione, dimensione e<br />
caratteristiche delle chiusure<br />
trasparenti;<br />
- posizione, dimensione e<br />
caratteristiche degli aggetti esterni<br />
(**) dell’organismo edilizio e degli<br />
elementi di finitura esterni anche<br />
mobili (tendoni e schermi verticali);<br />
- posizione, dimensione e<br />
caratteristiche di eventuali elementi di<br />
vegetazione nelle pertinenze.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.6.2 Uso dell'apporto energetico<br />
da soleggiamento invernale<br />
(complementare).<br />
R.V.6.5 Ventilazione naturale estiva.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.6 Illuminamento naturale;<br />
R.C.3.10 Ventilazione;<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
*Costruite mediante diagramma<br />
solare, assonometria solare o goniometro<br />
solare.<br />
** A tal proposito si veda anche<br />
l’appendice E (Determinazione dei fattori<br />
di trasmissione solare delle superfici<br />
vetrate) della norma UNI 10344<br />
(Riscaldamento degli edifici. Calcolo del<br />
fabbisogno di energia).<br />
175
R.V. 6.1<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
CONTROLLO DELL’APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO ESTIVO<br />
(OMBREGGIAMENTO) (COMPLEMENTARE AL R.V.6.2)<br />
10. Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Dichiarazione da parte di tecnico<br />
abilitato circa la conformità dell’opera<br />
realizzata al progetto approvato.<br />
11. Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Il comportamento dell’utenza è<br />
fondamentale per la corretta gestione<br />
stagionale o giornaliera di eventuali<br />
elementi di finitura mobili (tende da sole,<br />
pannelli verticali esterni mobili).<br />
Utili manuali d’uso dell’alloggio e<br />
dell’organismo edilizio<br />
12. Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
La conservazione del requisito nel<br />
tempo è legata all’efficienza di tutti gli<br />
elementi mobili a protezione delle<br />
chiusure trasparenti.<br />
Servizi complementari di<br />
manutenzione del verde condominiale<br />
possono contribuire al mantenimento<br />
della prestazione.<br />
Utili capitolati di appalto per i servizi<br />
(manutenzione).<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Elevato condizionamento da parte<br />
di:<br />
clima igrotermico,<br />
disponibilità di fonti energetiche<br />
rinnovabili (soleggiamento).<br />
Condizionamento da parte della<br />
morfologia naturale e degli elementi<br />
caratterizzanti il paesaggio antropizzato<br />
(es., colture; presenza di specie<br />
vegetazionali a foglia caduca).<br />
Presenza di manufatti ombreggianti.<br />
<br />
176
R.V. 6.1<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
CONTROLLO DELL’APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO ESTIVO<br />
(OMBREGGIAMENTO) (COMPLEMENTARE AL R.V.6.2)<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socioeconomico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
La posizione dell’edificio nel lotto, le<br />
caratteristiche e la posizione delle<br />
aperture, degli aggetti (cornicioni, balconi,<br />
pensiline), degli elementi di finitura e<br />
degli elementi di transizione internoesterno<br />
( es. porticati e logge) influiscono<br />
profondamente sulla definizione del tipo<br />
edilizioe quindi occorre verificare che i<br />
vincoli urbanistici e paesistici non<br />
impediscano di soddisfare il requisito.<br />
Specie vegetazionali e relativa<br />
modalità di collocamento non devono<br />
contrastare con eventuali prescrizioni di<br />
piani del verde o di normative<br />
urbanistiche.<br />
177
R.V. 6.1<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
CONTROLLO DELL’APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO ESTIVO<br />
(OMBREGGIAMENTO) (COMPLEMENTARE AL R.V.6.2)<br />
178
R.V. 6.2<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO INVERNALE<br />
(COMPLEMENTARE AL R.V.6.1)<br />
Esigenza da soddisfare: L’organismo edilizio favorisce l’apporto energetico<br />
gratuito del sole nel periodo invernale, pur non impedendo il controllo dell'apporto<br />
energetico dovuto al soleggiamento estivo.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Complesso insediativo.<br />
Spazi chiusi e aperti dell’organismo<br />
edilizio per attività principale.<br />
Pertinenze aperte dell’u.i. o<br />
dell’organismo edilizio<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione urbanistica del<br />
complesso insediativo.<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista urbanista del complesso<br />
insediativo.<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettisti impianti.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa che gestisce la manutenzione<br />
dell’edificio.<br />
179
R.V. 6.2<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO INVERNALE<br />
(COMPLEMENTARE AL R.V.6.1)<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Il soleggiamento di ciascuno degli<br />
elementi trasparenti (finestre) delle<br />
chiusure degli spazi principali<br />
dell’organismo edilizio, nel periodo<br />
invernale, deve essere uguale o<br />
superiore all’80%. Il requisito è verificato<br />
alle ore 10, 12, 14 del 21 dicembre (ora<br />
solare).<br />
In particolari condizioni del sito<br />
(presenza di manufatti ombreggianti<br />
l'organismo edilizio) il livello è<br />
convenzionalmente raggiunto con il<br />
soleggiamento dell’80% di ciascuna delle<br />
finestre dei piani non in ombra nelle ore<br />
in cui va verificato il requisito.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente:<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Gli spazi chiusi realizzano il requisito<br />
(soleggiamento chiusure trasparenti).<br />
Gli spazi esterni e gli elementi di<br />
finitura esterna concorrono al<br />
raggiungimento del requisito.<br />
180
R.V. 6.2<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO INVERNALE<br />
(COMPLEMENTARE AL R.V.6.1)<br />
9.Metodi di verifica progettuali<br />
Uso di maschere di<br />
ombreggiamento * per il controllo<br />
progettuale di:<br />
- orientamento** dell’organismo<br />
edilizio nel lotto;<br />
- posizione, dimensione e<br />
caratteristiche** delle chiusure<br />
trasparenti;<br />
- posizione, dimensione e<br />
caratteristiche degli aggetti<br />
esterni** dell’organismo edilizio e<br />
di eventuali elementi di finitura<br />
esterni;<br />
- posizione, dimensione e<br />
caratteristiche di eventuali<br />
elementi di vegetazione nelle<br />
pertinenze dell'organismo edilizio.<br />
10. Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Dichiarazione da parte di tecnico<br />
abilitato circa la conformità dell’opera<br />
realizzata al progetto approvato.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.6.1 Controllo dell'apporto<br />
energetico da soleggiamento estivo<br />
(complementare).<br />
R.V.6.3 Miglioramento del risparmio<br />
energetico<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.6 Illuminamento naturale;<br />
R.C.3.7 Oscurabilità;<br />
R.C.3.10 Ventilazione;<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
* Costruite mediante diagramma<br />
solare o assonometria solare o<br />
goniometro solare.<br />
** L’orientamento dell’o.e., le<br />
caratteristiche degli elementi trasparenti<br />
delle chiusure (es. forma degli sguinci,<br />
orientamento dell’infisso nel piano<br />
verticale), il relativo dimensionamento e<br />
la localizzazione, la disposizione e<br />
dimensione degli aggetti esterni e di<br />
eventuali elementi di finitura mobili<br />
devono favorire la massima incidenza dei<br />
raggi solari nel periodo invernale<br />
nell’organismo edilizio.<br />
Il requisito concorre al calcolo del<br />
FEN (L. 10/91) relativamente agli apporti<br />
gratuiti.<br />
181
R.V. 6.2<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO INVERNALE<br />
(COMPLEMENTARE AL R.V.6.1)<br />
11. Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Il comportamento dell’utenza è<br />
fondamentale per la corretta gestione<br />
stagionale o giornaliera di eventuali<br />
elementi di finitura mobili (tende da sole,<br />
pannelli verticali esterni mobili).<br />
Sono utili manuali d’uso dell’alloggio<br />
e dell’organismo edilizio.<br />
12. Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
L’eventuale impresa di<br />
manutenzione deve garantire l’efficienza<br />
di tutti gli elementi di finitura mobili da<br />
manovrare per garantire il soleggiamento<br />
invernale anche nel tempo.<br />
Utili capitolati di appalto per i servizi<br />
di manutenzione.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Elevato condizionamento da parte<br />
di:<br />
clima igrotermico,<br />
disponibilità di fonti energetiche<br />
rinnovabili (soleggiamento).<br />
Condizionamento da parte della<br />
morfologia naturale e degli elementi<br />
caratterizzanti il paesaggio antropizzato<br />
(es, colture; presenza di specie<br />
vegetazionali a foglia caduca).<br />
Presenza di manufatti ombreggianti.<br />
182
R.V. 6.2<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO INVERNALE<br />
(COMPLEMENTARE AL R.V.6.1)<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
La posizione dell’edificio nel lotto, le<br />
caratteristiche e la posizione delle<br />
aperture, degli aggetti (cornicioni e<br />
balconi, pensiline) degli elementi di<br />
finitura e degli elementi di transizione<br />
interno-esterno ( es. porticati e logge)<br />
influiscono profondamente sulla<br />
definizione del tipo edilizio e quindi<br />
possono trovare vincoli nella<br />
pianificazione urbanistica.<br />
183
R.V. 6.2<br />
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO DA SOLEGGIAMENTO INVERNALE<br />
(COMPLEMENTARE AL R.V.6.1)<br />
184
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.3<br />
RISPARMIO ENERGETICO NEL PERIODO INVERNALE<br />
/<br />
Esigenza da soddisfare: Gli edifici vanno concepiti e realizzati in modo da<br />
consentire una riduzione del consumo di combustibile per riscaldamento invernale,<br />
intervenendo sull’involucro edilizio, sul rendimento dell’impianto di riscaldamento e<br />
favorendo gli apporti energetici gratuiti.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
3. Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Tutti gli spazi chiusi riscaldati.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Gestione impianti.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettisti dell’impianto termico.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa che gestisce la manutenzione<br />
dell’edificio.<br />
Impresa che gestisce il servizio di<br />
assistenza tecnica degli impianti<br />
dell’edificio.<br />
185
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.3<br />
RISPARMIO ENERGETICO NEL PERIODO INVERNALE<br />
/<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Vanno rispettati tutti i seguenti<br />
parametri:<br />
1. coefficiente di dispersione termica Cd<br />
non superiore a quello dell’Allegato 1<br />
al presente requisito;<br />
2. negli edifici di categoria E1, dotati di<br />
impianto autonomo o di controllo del<br />
calore per singola unità immobiliare,<br />
la trasmittanza K non deve essere<br />
superiore a 0.8 W/m 2 °C per i solai e<br />
per le pareti divisorie fra unità<br />
immobiliari adiacenti;<br />
3. rendimento globale medio stagionale<br />
dell’impianto di riscaldamento non<br />
inferiore a 0.75;<br />
4. rapporto tra l’indice volumico degli<br />
apporti gratuiti e l’indice volumico<br />
delle dispersioni non inferiore a 0.25;<br />
5. valore massimo della trasmittanza K<br />
delle superfici trasparenti non<br />
superiore ai seguenti limiti:<br />
K 2.5 W/m 2 °C per la zona<br />
climatica D ed E;<br />
K 2.3 W/m 2 °C per la zona<br />
climatica F.<br />
6. Massa superficiale (m) delle pareti<br />
esterne superiore o uguale a 300<br />
Kg/m 2 ;<br />
7. le strutture di copertura degli edifici a<br />
diretto contatto con gli ambienti<br />
abitati sottostanti hanno valori di<br />
massa superficiale non inferiori a 300<br />
Kg/m 2 .<br />
Hanno inoltre:<br />
<br />
trasmittanza K 0.43 per massa<br />
superficiale della copertura<br />
uguale a 300 Kg/m 2 ;<br />
trasmittanza K 0.70 per massa<br />
superficiale 300 Kg/m 2 .<br />
Per valori di m intermedi si<br />
effettua l’interpolazione lineare.<br />
Nel caso la struttura di<br />
copertura non sia a diretto<br />
contatto con gli ambienti abitati<br />
sottostanti e quindi sia presente<br />
una intercapedine o uno spazio<br />
fra copertura e ambienti, la<br />
prescrizione suddetta non è<br />
operante, purché venga garantita<br />
un’adeguata<br />
ventilazione<br />
dell’intercapedine o dello spazio<br />
e l’elemento a contatto con<br />
Il coefficiente di dispersione Cd è<br />
calcolato con la formula riportata<br />
nell’appendice E della norma UNI 10379.<br />
Le categorie sono definite dall’art. 3 del DPR<br />
412/93.<br />
E1 = edifici adibiti a residenza e<br />
assimilabili.<br />
Il rendimento globale medio<br />
stagionale g si calcola secondo la UNI<br />
10348 “Riscaldamento degli edifici.<br />
Rendimenti dei sistemi di riscaldamento”.<br />
L’indice volumico degli apporti<br />
gratuiti e l’indice volumico delle<br />
dispersioni si calcolano secondo la UNI<br />
10379 “Riscaldamento degli edifici.<br />
Fabbisogno energetico convenzionato<br />
normalizzato. Metodo di calcolo e<br />
verifica.”<br />
186
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.3<br />
RISPARMIO ENERGETICO NEL PERIODO INVERNALE<br />
/<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
No.<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Il tecnico competente prima<br />
dell'inizio dei lavori progetta l’edificio e<br />
l’impianto di riscaldamento ai sensi della<br />
L. 10/91 rispettando i livelli di cui al punto<br />
5. La relazione tecnica fa specifico<br />
riferimento ai livelli richiesti.<br />
10. Metodi di verifica in opera<br />
Dichiarazione di conformità da parte<br />
del tecnico competente ai sensi della<br />
L.10/91 e dichiarazione di conformità al<br />
progetto dell’opera realizzata.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.6.6 Uso dell’inerzia termica per la<br />
climatizzazione estiva.<br />
R.V.6.1 Uso dell’apporto energetico<br />
da soleggiamento estivo.<br />
R.V.6.2 Uso dell’apporto energetico<br />
da soleggiamento invernale.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
Per le definizioni e le metodologie di<br />
calcolo vedere le note al punto 5.<br />
11. Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Corretta gestione degli impianti.<br />
Sono utili manuali d’uso dell’alloggio<br />
e dell’organismo edilizio.<br />
187
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.3<br />
RISPARMIO ENERGETICO NEL PERIODO INVERNALE<br />
/<br />
12. Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Eventuali servizi di gestione tecnica<br />
degli impianti e di manutenzione dei<br />
medesimi.<br />
Sono utili capitolati di appalto per i<br />
servizi complementari (gestione tecnica e<br />
manutenzione).<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Clima igrotermico.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Presenza di teleriscaldamento.<br />
I comuni potranno stabilire, con<br />
proprio Regolamento edilizio, di non<br />
considerare, nel computo delle superfici<br />
lorde, dei volumi lordi e dei rapporti di<br />
copertura, la parte di spessore delle<br />
chiusure verticali e dei solai superiore<br />
eccedente i 30 cm.<br />
Sono fatte salve le norme sulle<br />
distanze minime tra edifici e dai confini di<br />
proprietà.<br />
La facoltà dei comuni si applica, con<br />
gli stessi limiti quantitativi, anche al<br />
recupero dell’esistente, in relazione ai soli<br />
spessori da aggiungere a quelli esistenti.<br />
188
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.3<br />
RISPARMIO ENERGETICO NEL PERIODO INVERNALE<br />
/<br />
ALLEGATO 1<br />
TABELLA PER IL CALCOLO DEL CD MASSIMO, IN FUNZIONE DEL RAPPORTO S/V E DELLA<br />
ZONA CLIMATICA<br />
Zone climatiche<br />
D D E E F<br />
S/V GG1 GG2 GG1 GG2 GG1<br />
1401 2100 2101 3000 Oltre<br />
<br />
0.2<br />
<br />
0.9<br />
3000<br />
030 0.26 0.26 0.23 0.23<br />
0.75 0.60 0.60 0.55 0.55<br />
V = volume lordo delle parti di edificio riscaldato.<br />
S = area della superficie che delimita verso l’esterno, ovvero verso ambienti non<br />
dotati di impianto di riscaldamento, il volume riscaldato.<br />
Per valori intermedi fra 0.2 e 0.9 si procede per interpolazione lineare.<br />
Il Cd massimo per le località con gradi giorno intermedi fra GG1 e GG2 si<br />
calcola con la seguente formula:<br />
GG - GG1<br />
Cd = Cd1 – (Cd1– Cd2) x<br />
GG2 - GG1<br />
Dove:<br />
GG = gradi giorno della località;<br />
Cd1 = coefficiente di dispersione corrispondente ai gradi giorno GG1;<br />
Cd2 = coefficiente di dispersione corrispondente ai gradi giorno GG2.<br />
189
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.4<br />
PROTEZIONE DAI VENTI INVERNALI (COMPLEMENTARE AL R.V.6.5)<br />
Esigenza da soddisfare: Diminuire la dispersione di calore nelle pareti<br />
maggiormente esposte dell'organismo edilizio proteggendole dai venti invernali,<br />
senza tuttavia impedire la ventilazione naturale estiva.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
3. Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Complesso edilizio insediativo.<br />
Spazi aperti di pertinenza<br />
dell’organismo edilizio.<br />
Spazi chiusi dell’organismo edilizio<br />
per attività principale o secondaria.<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Gli spazi chiusi dell’organismo<br />
edilizio destinati ad attività principali<br />
hanno le chiusure esterne (pareti)<br />
esposte ai venti invernali prevalenti<br />
protette da barriere di vegetazione,<br />
barriere artificiali ovvero il progetto<br />
utilizza la presenza di depressioni del<br />
terreno o rilievi naturali o edifici<br />
preesistenti per ottenere tale protezione.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione urbanistica del<br />
complesso insediativo.<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista urbanista del complesso<br />
insediativo.<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista dell'impianto termico.<br />
Impresa di manutenzione.<br />
Gestore dei servizi complementari.<br />
190
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.4<br />
PROTEZIONE DAI VENTI INVERNALI (COMPLEMENTARE AL R.V.6.5)<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Il requisito si verifica negli spazi<br />
aperti di pertinenza dell’organismo<br />
edilizio, ma i benefici (risparmio<br />
energetico) riguardano gli spazi chiusi.<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Il progetto contiene l'indicazione<br />
della direzione dei venti invernali<br />
dominanti e prevede barriere di<br />
vegetazione (sempreverdi), barriere<br />
naturali o artificiali ovvero valorizza<br />
barriere esistenti.<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Dichiarazione da parte di tecnico<br />
abilitato circa la conformità dell’opera<br />
realizzata al progetto approvato.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.6.2 Uso dell’apporto energetico<br />
da soleggiamento invernale.<br />
R.V.6.3 Risparmio energetico nel<br />
periodo invernale.<br />
R.V 6.5 Ventilazione naturale estiva.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.6 Illuminamento naturale;<br />
R.C.3.10 Ventilazione;<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
Vedi P.V.1 Analisi del sito (punto 1,<br />
clima igrotermico).<br />
Il requisito concorre al calcolo del<br />
FEN (L. 10/91) relativamente agli apporti<br />
gratuiti.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Manutenzione del verde e delle<br />
barriere.<br />
Sono utili manuali d’uso dell’alloggio<br />
e dell’organismo edilizio.<br />
191
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.4<br />
PROTEZIONE DAI VENTI INVERNALI (COMPLEMENTARE AL R.V.6.5)<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Eventuali servizi di manutenzione<br />
del verde condominiale.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Clima igrotermico, presenza di<br />
edifici, di rilievi o barriere naturali (vedi<br />
P.V.1 Analisi del sito).<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Vincoli urbanistici e paesistici,<br />
vincoli dei piani del verde potrebbero<br />
impedire la scelta di alcune specie<br />
sempreverdi o la realizzazione di barriere<br />
naturali o artificiali.<br />
192
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.5<br />
VENTILAZIONE NATURALE ESTIVA (COMPLEMENTARE AL R.V.6.4)<br />
Esigenza da soddisfare: Raffrescare gli spazi dell’organismo edilizio e<br />
diminuire la percentuale di umidità presente al fine di assicurare il benessere<br />
igrotermico nel periodo estivo, utilizzando la ventilazione naturale, senza impedire la<br />
protezione dai venti invernali.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Complesso edilizio insediativo.<br />
Spazi chiusi e aperti per attività<br />
principale.<br />
Spazi di circolazione e collegamento<br />
comuni a più unità immobiliari.<br />
Pertinenze chiuse e aperte della<br />
singola u.i. o dell’organismo edilizio.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progetto urbanistico del complesso<br />
insediativo.<br />
Progettazione del verde.<br />
Progettazione<br />
architettonica/preliminare.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Manutenzione.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista urbanista.<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista impianti.<br />
Impresa di manutenzione.<br />
193
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.5<br />
VENTILAZIONE NATURALE ESTIVA (COMPLEMENTARE AL R.V.6.4)<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Ventilazione incrociata dell'unità<br />
immobiliare (riscontro), con<br />
captazione dell’aria già raffrescata<br />
ovvero con captazione dell’aria dalle<br />
facciate esposte alle brezze estive<br />
prevalenti<br />
e/o<br />
predisposizione di sistemi di camini<br />
e/o di aperture tra solai funzionali<br />
all’uscita di aria calda dall’alto e/o al<br />
richiamo di aria fresca da ambienti<br />
sotterranei.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Come per le nuove costruzioni, nei<br />
limiti dell'art. 81 del RE tipo RER.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
No.<br />
Indispensabile lo studio del clima<br />
igrotermico, dell'orografia e del costruito<br />
per facilitare l'utilizzo delle brezze<br />
prevalenti ed il conseguente corretto<br />
orientamento delle aperture dell'edificio e<br />
degli eventuali spazi di preraffrescamento<br />
dell’aria (porticati, logge,<br />
ecc.). Vedi P.V.1. “.Analisi del sito” e<br />
relative linee guida.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V. Famiglia 6.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare anche l’interferenza con i<br />
requisiti cogenti:<br />
R.C.3.6 Illuminamento naturale;<br />
R.C.3.10 Ventilazione;<br />
R.c.3.11 Protezione dalle intrusioni di<br />
animali nocivi;<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
194
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.5<br />
VENTILAZIONE NATURALE ESTIVA (COMPLEMENTARE AL R.V.6.4)<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
l livello si ritiene convenzionalmente<br />
raggiunto se :<br />
- il progetto documenta la ventilazione<br />
incrociata dell'unità immobiliare (riscontro):<br />
con captazione dell’aria già raffrescata<br />
da porticati, gallerie, patii coperti<br />
esposti opportunamente;<br />
con captazione di aria preraffrescata<br />
da elementi naturali (superfici<br />
d’acqua o boschi);<br />
con captazione dell’aria dalle facciate<br />
esposte alle brezze estive prevalenti<br />
(l’Analisi del sito documenta lo<br />
studio dei modelli stagionali di<br />
comportamento delle brezze<br />
estive).<br />
- le finestre sono dotate di aperture<br />
regolabili in più posizioni per garantire<br />
all’utenza il controllo della ventilazione;<br />
- e/o<br />
- il progetto contiene la descrizione<br />
dettagliata dei sistemi di camini e/o di<br />
aperture tra solai funzionali all’uscita di aria<br />
calda dall’alto e/o al richiamo di aria fresca da<br />
ambienti sotterranei.<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Dichiarazione di conformità (da<br />
parte di tecnico abilitato) dell’opera<br />
realizzata al progetto approvato.<br />
Uso di diagrammi solari e analisi del<br />
clima igrotermico secondo le linee guida<br />
allegate al P.V.1 Analisi del sito.<br />
Vedi Analisi del sito.<br />
Vedi P.V.1 Analisi del sito. Linee<br />
guida.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Sono utili manuali d’uso dell’alloggio<br />
e dell’organismo edilizio per l’efficace<br />
gestione delle aperture delle finestre e<br />
dei camini.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Servizi di manutenzione del verde.<br />
Servizi di gestione degli impianti<br />
tecnici (es.: camini ventilanti) e servizi<br />
di pulizia.<br />
195
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.5<br />
VENTILAZIONE NATURALE ESTIVA (COMPLEMENTARE AL R.V.6.4)<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Presenza di rilievi o elementi naturali,<br />
capaci di pre-raffrescare l’aria.<br />
Comportamenti prevalenti delle brezze<br />
estive.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Vincoli urbanistici all’orientamento<br />
dell’organismo edilizio nel lotto e<br />
all’orientamento delle aperture in facciata.<br />
196
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.6<br />
USO DELL’INERZIA TERMICA PER LA CLIMATIZZAZIONE ESTIVA<br />
Esigenza da soddisfare: L’organismo edilizio è progettato in modo da<br />
attenuare i massimi di energia entrante e da aumentare il ritardo con cui le variazioni<br />
di temperatura esterna si trasmettono all’interno.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
3. Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Spazi chiusi dell’organismo edilizio<br />
per attività principale e secondaria.<br />
Spazi chiusi di circolazione e<br />
collegamento.<br />
Spazi chiusi di pertinenza.<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
L'inerzia termica di uno spazio è<br />
caratterizzato dal fattore di inerzia termica<br />
i: esso misura l’attitudine del contorno<br />
opaco di uno spazio ad accumulare<br />
calore e a riemetterlo lentamente e con<br />
ritardo verso lo spazio stesso.<br />
Il fattore di inerzia termica di<br />
ciascuno spazio deve essere i 1.5<br />
[m 2 /m 2 ].<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni, con le limitazioni di cui all'art.<br />
81 del RET.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Impresa esecutrice.<br />
A caratterizzare l’inerzia termica<br />
dello spazio (stanza) concorrono quegli<br />
elementi (muri, solai, tramezzi, pavimenti,<br />
etc. ), sia interni che esterni, non<br />
direttamente irraggiati dal sole in grado di<br />
accumulare energia termica e quindi di<br />
costituire una sorta di volano.<br />
197
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.6<br />
USO DELL’INERZIA TERMICA PER LA CLIMATIZZAZIONE ESTIVA<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
No.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.6.3 Risparmio energetico nel<br />
periodo invernale.<br />
R.V.6.1 Controllo dell’apporto<br />
energetico da soleggiamento estivo<br />
(ombreggiamento).<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C. 3.8 Temperatura dell’aria interna;<br />
R.C. 3.9 Temperatura superficiale.<br />
198
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.6<br />
USO DELL’INERZIA TERMICA PER LA CLIMATIZZAZIONE ESTIVA<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Ai fini del calcolo vanno considerate<br />
tutte le superfici che delimitano lo spazio,<br />
(pavimento, soffitto, muri, tramezzi, porte<br />
etc.) non esposte al sole (ad es. rivolte a<br />
nord, protette da aggetti e/o schermi,<br />
protette da alberi o edifici prospicienti,<br />
affacciate su vani scala, ripostigli, ecc.).<br />
Si considera protetta dal sole anche la<br />
porzione di chiusura compresa tra la sua<br />
superficie interna ed un eventuale strato<br />
di materiale isolante avente resistenza<br />
termica Re > 1.75 m 2 °C/W (Re = s/).<br />
Si determina il coefficiente f della<br />
parete, in funzione della massa<br />
superficiale m della parete, come<br />
nella seguente tabella:<br />
m superiore o uguale 200<br />
f=1<br />
m tra 200 e 100<br />
f=2/3<br />
m tra 100 e 50<br />
f=1/3<br />
m inferiore o uguale 50<br />
f=0<br />
Si determina quindi la superficie<br />
equivalente delle superfici interne del<br />
locale, Sleq, espressa in m 2 , come<br />
sommatoria estesa al numero n di<br />
partizioni interne e/o chiusure che<br />
risultano protette dal sole:<br />
Sleq = S1 f1 + S2 f2+….= i <br />
Si fi<br />
- Il fattore di inerzia i é ottenuto dal<br />
rapporto fra il valore della superficie<br />
lorda equivalente Sleq e la superficie<br />
del pavimento del vano Sp:<br />
i = Sleq / Sp =(i Si fi)<br />
/ Sp<br />
Nelle precedenti relazioni:<br />
Sp = superficie del pavimento del<br />
vano;<br />
S = superfici delle partizioni interne<br />
e delle chiusure utilizzate nel calcolo;<br />
f = coefficienti calcolati in funzione<br />
della massa per unità di superficie;<br />
m = massa per unità di superficie<br />
delle partizioni interne e/o chiusure (la m<br />
da utilizzare nei calcoli è quella<br />
199
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.6<br />
USO DELL’INERZIA TERMICA PER LA CLIMATIZZAZIONE ESTIVA<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Dichiarazione da parte di tecnico<br />
abilitato (che richiede il certificato di<br />
conformità edilizia) circa la conformità<br />
dell’opera realizzata al progetto<br />
approvato.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
No.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
No.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Elevato condizionamento da parte<br />
di:<br />
clima igrotermico.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
I Comuni potranno stabilire, con il<br />
proprio Regolamento edilizio, di non<br />
considerare, nel computo delle superfici<br />
lorde, dei volumi lordi e dei rapporti di<br />
copertura, lo spessore delle chiusure<br />
verticali e dei solai eccedente i 30 cm.<br />
Sono fatte salve le norme sulle distanze<br />
minime tra edifici e dai confini di<br />
proprietà.<br />
La medesima facoltà può essere<br />
applicata, con gli stessi limiti quantitativi,<br />
anche al recupero dell’esistente, in<br />
relazione ai soli spessori aggiunti a quelli<br />
esistenti.<br />
200
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.6<br />
USO DELL’INERZIA TERMICA PER LA CLIMATIZZAZIONE ESTIVA<br />
201
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.7<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO SOLARE PER IL RISCALDAMENTO DELL'ACQUA<br />
Esigenza da soddisfare: Riduzione del consumo di combustibile per<br />
riscaldamento dell’acqua calda per usi sanitari e per il riscaldamento invernale.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Le funzioni sono individuate<br />
all’art.78 del R.E.T. (Del. G.R. 268/2000)<br />
ovvero all’art.2 della L.R.46/88.<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Impianti di produzione e<br />
distribuzione dell’acqua calda e impianti<br />
di riscaldamento.<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Installazione di impianto a pannelli<br />
solari dimensionato in modo da coprire<br />
l’intero fabbisogno energetico<br />
dell'organismo edilizio per il<br />
riscaldamento dell’acqua calda sanitaria,<br />
nel periodo in cui l’impianto di<br />
riscaldamento è disattivo.<br />
Integrazione dell’impianto a pannelli<br />
solari con un impianto di<br />
climatizzazione invernale a bassa<br />
temperatura (temperatura dell’acqua<br />
non superiore a 40 °C).<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione esecutiva degli impianti.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista impianti.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa che gestisce la manutenzione<br />
dell’edificio.<br />
Impresa che gestisce gli impianti<br />
tecnologici dell’edificio.<br />
202
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.7<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO SOLARE PER IL RISCALDAMENTO DELL'ACQUA<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio, relative pertinenze e impianti)<br />
Nel caso in cui l’impianto di<br />
climatizzazione invernale non sia del tipo<br />
a bassa temperatura e/o non sia integrato<br />
con l’impianto a pannelli solari, il livello di<br />
prestazione si intende raggiunto al 50%.<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Il calcolo di progetto dell’impianto e<br />
la descrizione dettagliata del medesimo<br />
evidenziano che l’impianto è<br />
dimensionato per raggiungere il livello di<br />
prestazione indicato al punto 5.<br />
10. Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Dichiarazione di conformità<br />
dell’opera realizzata al progetto e<br />
dichiarazione di conformità dell’impianto<br />
ai sensi della L. 46/90 rilasciata dalla ditta<br />
installatrice.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V. 6.3 Risparmio energetico nel<br />
periodo invernale.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con il requisito<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
11. Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Utili manuali d’uso dell’alloggio e<br />
dell’organismo edilizio perché il<br />
comportamento dell’utenza è<br />
fondamentale per la corretta gestione<br />
stagionale o giornaliera degli elementi<br />
tecnici.<br />
203
FAMIGLIA 6 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
CLIMATICHE ED ENERGETICHE<br />
R.V. 6.7<br />
USO DELL'APPORTO ENERGETICO SOLARE PER IL RISCALDAMENTO DELL'ACQUA<br />
12. Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Utili capitolati di appalto per i servizi<br />
perché l’eventuale servizio di gestione<br />
tecnica degli impianti e di manutenzione<br />
deve garantire l’efficienza di tutti gli<br />
elementi.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Elevato condizionamento da parte<br />
di:<br />
clima igrotermico,<br />
disponibilità di fonti energetiche<br />
rinnovabili (soleggiamento).<br />
14.Condizionamento da parte del contesto<br />
socio-economico, a scala anche urbana e<br />
urbanistico<br />
Eventuali vincoli urbanistici e paesaggistici o<br />
monumentali all'installazione di pannelli solari.<br />
204
R.V. 7.1<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
ACCESSIBILITÀ ALL'INTERO ORGANISMO <strong>EDILIZIO</strong><br />
Esigenza da soddisfare: Migliorare l’accessibilità a tutti gli spazi chiusi e aperti<br />
degli organismi edilizi (edifici) e alle relative pertinenze (chiuse e aperte) rispetto ai<br />
minimi di legge, in modo da garantire, anche per persone con ridotta o impedita<br />
capacità motoria o sensoriale, la possibilità di raggiungerli, di entrarvi agevolmente e<br />
di fruirli in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione<br />
definitiva<br />
(architettonica).<br />
Progettazione esecutiva (compresa<br />
progettazione impianti elettrico e<br />
sanitario).<br />
Manutenzione.<br />
Gestione servizi complementari<br />
all'utenza.<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. ovvero dell’art.2 della L.R.46/88<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Spazi chiusi e aperti per attività<br />
principale e secondaria.<br />
Spazi di circolazione e collegamento<br />
della singola unità immobiliare o<br />
comuni a più unità immobiliari.<br />
Pertinenze chiuse o aperte della<br />
singola unità immobiliare o comuni a<br />
più unità.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
205
R.V. 7.1<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
ACCESSIBILITÀ ALL'INTERO ORGANISMO <strong>EDILIZIO</strong><br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista strutturale.<br />
Progettista impianti elettrici.<br />
Progettista impianti sanitari.<br />
Progettisti altri impianti tecnici.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa che gestisce servizi di<br />
manutenzione.<br />
Impresa che gestisce servizi<br />
complementari all'utenza.<br />
206
R.V. 7.1<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
ACCESSIBILITÀ ALL'INTERO ORGANISMO <strong>EDILIZIO</strong><br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
1.- Per edilizia residenziale<br />
destinata ad anziani e a portatori di<br />
handicap è assicurata l’accessibilità a<br />
tutte le unità immobiliari e a tutti gli spazi<br />
dell’organismo edilizio ed inoltre:<br />
1A - ascensore anche per edifici<br />
costituiti da soli due piani fuori terra<br />
(compreso il piano terra) ed in alternativa<br />
servoscala (quando esistano solo due<br />
piani fuori terra);<br />
1B - bagno conforme all’art.4 del<br />
D.M.236/89 ed inoltre con porta con<br />
serratura apribile anche dall’esterno e<br />
con piatto doccia a pavimento dotato di<br />
sedile ribaltabile;<br />
1C - tutti gli spazi di circolazione e<br />
collegamento comuni a più unità<br />
immobiliari, le pertinenze chiuse e aperte<br />
comuni a più unità immobiliari ed i relativi<br />
percorsi di accesso e collegamento, tutti<br />
gli spazi di uso collettivo sono un sistema<br />
totalmente accessibile ai sensi del<br />
D.M.236/89;<br />
1D - nel caso di piani serviti da<br />
servoscala, le scale di uso comune alle<br />
varie unità immobiliari ed i relativi<br />
pianerottoli intermedi, oltre a rispondere<br />
ai punti 4.1.10 del D.M.236/89, hanno<br />
larghezza sufficiente a consentire il<br />
passaggio contemporaneo di due<br />
persone (120 cm al netto dell’ingombro<br />
della struttura fissa del servoscala) ed a<br />
garantire il passaggio orizzontale di una<br />
lettiga con un’inclinazione massima del<br />
15% lungo il suo asse longitudinale<br />
(tenuto conto dell’ingombro fisso del<br />
servoscala);<br />
1.E – le rampe esterne servite da<br />
servoscala sono adeguatamente protette<br />
dalle intemperie;<br />
1F – le porte interne alle unità<br />
immobiliari hanno luce minima netta di m<br />
0,80.<br />
2 – Per tutte le altre funzioni<br />
vanno rispettate le prescrizioni indicate ai<br />
precedenti punti 1B, 1C, 1D, 1E , 1F e<br />
l’accessibilità ai sensi della L.13/89 e del<br />
D.M.236/1989 va estesa almeno ad una<br />
I criteri per valutare l’ammissibilità<br />
delle soluzioni alternative a quelle<br />
conformi indicate dalla normativa (art.7<br />
del D.M.236/1989) dovrebbero fare<br />
riferimento, oltre che alla verifica degli<br />
spazi fruitivi di ingombro e manovra,<br />
anche alla verifica di parametri come la<br />
gradevolezza, il senso di sicurezza<br />
dell’utente, la congruità con il contesto<br />
d’intervento.<br />
207
R.V. 7.1<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
ACCESSIBILITÀ ALL'INTERO ORGANISMO <strong>EDILIZIO</strong><br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni, nei limiti dell’art.81 del<br />
Regolamento edilizio tipo regionale,<br />
fermo restando che per tutte le soluzioni<br />
e specificazioni tecniche indicate dal<br />
D.M.236/89 possono essere proposte<br />
soluzioni alternative ai sensi dell’art 7 del<br />
medesimo decreto.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Vedi D.M.236/1989.<br />
Per gli spazi ad uso collettivo (sale<br />
riunioni, locali per servizi comuni<br />
come lavanderia, ecc.) è sempre<br />
richiesta l’accessibilità.<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Progettazione rispondente all’art.10<br />
del D.M.236/1989 ed alle specifiche del<br />
presente requisito volontario, con<br />
puntuale indicazione degli spazi e delle<br />
unità immobiliari resi accessibili in<br />
aggiunta a quelli minimi richiesti dalla<br />
normativa nazionale.<br />
I criteri per valutare l’ammissibilità<br />
delle soluzioni alternative a quelle<br />
conformi indicate dalla normativa (art.7<br />
del D.M.236/1989) dovrebbero fare<br />
riferimento, oltre che alla verifica degli<br />
spazi fruitivi di ingombro e manovra,<br />
anche alla verifica di parametri come la<br />
gradevolezza, il senso di sicurezza<br />
dell’utente, la congruità con il contesto<br />
d’intervento.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.7.2 -Arredabilità.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.4.2 - Sicurezza degli impianti;<br />
R.C.4.1- Sicurezza contro le cadute e<br />
resistenza meccanica ad urti e<br />
sfondamento;<br />
R.C.7.1 - Assenza di barriere<br />
architettoniche;<br />
R.C.7.2 – Disponibilità di spazi minimi;<br />
R.C.7.3 – Dotazioni impiantistiche<br />
minime.<br />
208
R.V. 7.1<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
ACCESSIBILITÀ ALL'INTERO ORGANISMO <strong>EDILIZIO</strong><br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Giudizio del tecnico abilitato (vedi<br />
art.11 del D.M.236/1989), basato sul<br />
rispetto dei criteri di progettazione per<br />
l’accessibilità di cui all’art.4 del<br />
D.M.14.6.1989 n.236 e delle specifiche<br />
tecniche di cui al capo IV, nei limiti<br />
individuati all’art.7 del medesimo decreto.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
L’utenza deve avere le informazioni<br />
per utilizzare un servoscala o deve avere<br />
un aiuto per usarlo.<br />
Manuali d’uso dell’alloggio e<br />
dell’organismo edilizio.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Eventuale servizio di manutenzionegestione<br />
tecnica degli impianti tecnologici<br />
dell’edificio.<br />
Eventuale servizio di portineria.<br />
Utili capitolati di appalto per i servizi<br />
complementari (manutenzione)<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
La progettazione della protezione<br />
dalle intemperie di rampe con servoscala<br />
va effettuata con riferimento al clima<br />
igrotermico.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Il requisito assume rilevanza in<br />
presenza di:<br />
popolazione anziana;<br />
servizi sociosanitari collegati.<br />
Il modo di soddisfare il requisito<br />
potrebbe contrastare con vincoli<br />
urbanistici e di tutela del patrimonio<br />
architettonico.<br />
209
R.V. 7.1<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
ACCESSIBILITÀ ALL'INTERO ORGANISMO <strong>EDILIZIO</strong><br />
210
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
R.V. 7.2<br />
ARREDABILITÀ<br />
Esigenza da soddisfare: In tutti gli spazi degli alloggi va garantito un sufficiente<br />
grado di arredabilità, tenuto conto dei vincoli edilizi (elementi strutturali e<br />
presenza di aperture ed infissi) ed impiantistici (presenza di terminali degli<br />
impianti).<br />
Gli spazi devono possedere forme e dimensioni tali da consentire soluzioni di<br />
arredo compatibili con la piena fruizione degli spazi, per l’uso a cui sono destinati, da<br />
parte della tipologia di utenza prevista<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. (ovvero dell’art.2 della L.R.46/88).<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Spazi chiusi e aperti* per attività<br />
principale.<br />
Spazi di circolazione e collegamento.<br />
Spazi aperti di pertinenza<br />
dell’organismo edilizio (comuni a più<br />
unità immobiliari ).<br />
Spazi chiusi per attività comuni<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/<br />
definitiva.<br />
Progettazione esecutiva (compresa<br />
progettazione degli impianti).<br />
Manutenzione ordinaria.<br />
* E’ utile anche garantire<br />
l’arredabilità di alcuni spazi aperti (es.<br />
balconi ) ovvero di alcuni spazi di<br />
circolazione (quando si vuole favorire<br />
l’aggregazione di particolari tipi di utenza<br />
).<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico/strutturale.<br />
Progettista impianti elettrici.<br />
Progettista impianti idrico-sanitari e<br />
termici.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa che gestisce il servizio di<br />
manutenzione degli alloggi e<br />
dell’organismo edilizio.<br />
Impresa che gestisce i servizi<br />
complementari all’utenza.<br />
211
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
R.V. 7.2<br />
ARREDABILITÀ<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
La forma degli spazi per attività<br />
principale consente più soluzioni di<br />
arredo.<br />
Le soluzioni di arredo previste<br />
rispetto all’uso degli spazi non<br />
interferiscono negativamente con<br />
l’illuminamento naturale e la ventilazione,<br />
con i vincoli edilizi (elementi strutturali,<br />
aperture e spazio di manovra degli infissi)<br />
e con i terminali degli impianti, compresi<br />
quelli di climatizzazione.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale a quello per le nuove<br />
costruzioni, ma può essere sufficiente<br />
anche una sola soluzione di arredo.<br />
L’arredo a cui si fa riferimento è<br />
quello di standard commerciale.<br />
212
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
R.V. 7.2<br />
ARREDABILITÀ<br />
6.bis. Livello di prestazione<br />
differenziabile in rapporto alle<br />
tipologie di utenza<br />
Anziani e portatori di handicap:<br />
Le soluzioni di arredamento possibili<br />
(con mobilia di standard commerciale)<br />
e la posizione degli impianti (es.<br />
caldaie ed elementi terminali<br />
dell’impianto di riscaldamento) devono<br />
consentire in tutti gli spazi dell’alloggio<br />
la manovra e la rotazione di una sedia<br />
a rotelle.<br />
La stanza da letto (negli alloggi per<br />
due persone anziane) deve poter<br />
consentire la sistemazione di due letti<br />
singoli con intorno spazio adeguato a<br />
consentire l’accostamento con sedia a<br />
rotelle, operazioni di assistenza, utilizzo<br />
di ausili medico-sanitari o di apparecchi di<br />
sollevamento<br />
Gli spazi di circolazione e<br />
collegamento e le pertinenze aperte di<br />
uso comune comprendono alcuni punti<br />
arredabili come spazi di soggiorno.<br />
Vedi manuale regionale sulle<br />
barriere architettoniche "Progettare la<br />
normalità".<br />
Vedere la Delib. di G.R. n. 270/2000 “Direttiva<br />
concernente i requisiti e i criteri di realizzazione di<br />
alloggi con servizi per anziani nell’ambito del<br />
programma di interventi pubblici di edilizia<br />
abitativa per il triennio 2000/2002”. (Bur 8/3/2000<br />
n. 39).<br />
Vedere la Delib. di G.R. n. 564/2000<br />
“Direttiva regionale per l’autorizzazione al<br />
funzionamento delle strutture residenziali<br />
e semiresidenziali per i minori, portatori di<br />
handicap, anziani e malati di AIDS, in<br />
attuazione della L.R. 12/10/1998 n. 34”.<br />
(Bur n. 84 del 12/5/2000).<br />
213
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
R.V. 7.2<br />
ARREDABILITÀ<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Nella residenza gli spazi aperti di<br />
pertinenza dell’alloggio sono<br />
dimensionati in modo da consentire<br />
l’utilizzo come spazi di soggiorno o di<br />
pranzo<br />
Nella residenza e nelle attrezzature<br />
sociosanitarie gli spazi aperti<br />
costituenti pertinenze comuni a più<br />
unità immobiliari (portici, logge, cortile,<br />
terrazzo di copertura, aree verdi ecc.)<br />
includono punti riparati dalle<br />
intemperie e arredabili come spazi di<br />
soggiorno, tenuto conto delle<br />
esigenze dell’utenza anziana o di<br />
portatori di handicap<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Il progetto contiene l’indicazione<br />
quotata della posizione dei terminali degli<br />
impianti (con particolare riferimento a<br />
quelli di climatizzazione, dotati di<br />
particolare ingombro) e degli spazi di<br />
apertura degli infissi e dimostra più<br />
possibili soluzioni di arredo compatibili<br />
Per favorire le relazione<br />
interpersonali tra gli utenti<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.7.1 Accessibilità all'intero<br />
organismo edilizio.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.6 Illuminamento naturale;<br />
R.C.3.10 Ventilazione;<br />
R.C.4.2 Sicurezza degli impianti;<br />
R.C.7.1 Assenza di barriere<br />
architettoniche;<br />
R.C.4.1 Sicurezza contro le cadute e<br />
resistenza agli urti e allo sfondamento.<br />
214
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
R.V. 7.2<br />
ARREDABILITÀ<br />
10. Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Giudizio sintetico di tecnico abilitato<br />
basato su (lista di controllo):<br />
posizione infissi e relative aperture;<br />
- posizione degli elementi<br />
dell’impianto di climatizzazione<br />
(caldaia e radiatori,<br />
termoconvettori, elementi<br />
dell’impianto di raffrescamento,<br />
ecc.);<br />
- posizione dei terminali degli<br />
impianti (elettrico, idrico, telefono,<br />
citofono, videocitofono, ecc.);<br />
- schema di circolazione interno,<br />
tenuto conto anche del requisito<br />
R.V.7.1 (Accessibilità all'intero<br />
organismo edilizio), dove proposto.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Il comportamento dell’utenza è<br />
fondamentale<br />
- per la scelta dell'arredo,<br />
- per concorrere anche ad esigenze di<br />
riservatezza all'alloggio (uso<br />
dell’arredo come elemento di<br />
protezione dalle introspezioni dalla<br />
porta di accesso).<br />
Sono utili i manuali d'uso<br />
dell'alloggio.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
- Servizi di manutenzione degli impianti<br />
( es. l’arredo può rendere più<br />
complessa la sostituzione di frutti<br />
dell’impianto elettrico; sostituzione di<br />
infissi, ecc.).<br />
- Servizi complementari opzionali<br />
forniti all’utenza (es. la pulizia degli<br />
alloggi è ostacolata da sistemazione<br />
dell’arredo inadeguata).<br />
Sono utili i capitolati di appalto per i<br />
servizi complementari (manutenzione).<br />
215
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
R.V. 7.2<br />
ARREDABILITÀ<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
- Clima igrotermico (clima locale ed<br />
orientamento dell'o.e. possono influire<br />
sulla posizione e protezione dalle<br />
intemperie degli spazi arredabili a<br />
soggiorno previsti negli spazi aperti di<br />
pertinenza a più unità immobiliari e<br />
sulla relativa dotazione di verde).<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
No.<br />
216
R.V. 7.3<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
DOTAZIONE DI IMPIANTI PER AUMENTARE IL BENESSERE E IL SENSO DI<br />
SICUREZZA<br />
Esigenza da soddisfare: Dotare l’organismo edilizio degli impianti necessari<br />
ad aumentare nell'utente il senso di sicurezza (contro possibili intrusioni o altri<br />
pericoli o nel caso di malori) ed a facilitare il mantenimento di condizioni di<br />
benessere ambientale richiesto dalla specifica utenza.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Funzioni A e D, limitatamente agli<br />
alloggi<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Spazi chiusi per attività principale e<br />
per attività secondaria delle unità<br />
immobiliari.<br />
Spazi chiusi di pertinenza di più unità<br />
immobiliari (portineria).<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Progettazione degli impianti<br />
tecnologici.<br />
Esecuzione interventi.<br />
Certificazione impianti.<br />
Manutenzione degli immobili.<br />
Gestione degli immobili (rapporto con<br />
l'utenza).<br />
Le funzioni sono definite all’art.78<br />
del R.E.T. (ovvero art.2 della L.R.46/88)<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista degli impianti elettrico e<br />
telecomunicazioni.<br />
Imprese esecutrici.<br />
Impresa di manutenzione degli<br />
immobili.<br />
Impresa di gestione tecnica degli<br />
impianti tecnologici.<br />
Impresa che offre eventuali servizi<br />
complementari (ad es. di portineria).<br />
217
R.V. 7.3<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
DOTAZIONE DI IMPIANTI PER AUMENTARE IL BENESSERE E IL SENSO DI<br />
SICUREZZA<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Il requisito è raggiunto se:<br />
1. le singole unità immobiliari sono<br />
dotate di:<br />
1A controllo personalizzato del<br />
microclima con sistemi manuali o<br />
automatici;<br />
1B impianto di luci di sicurezza negli<br />
spazi adibiti a bagno e a camera da<br />
letto;<br />
1C videocitofono;<br />
1D porta di ingresso all’u.i. blindata<br />
ovvero cancello esterno alla porta<br />
d’ingresso.<br />
Deve essere assicurata la<br />
manovrabilità dei relativi sistemi di<br />
controllo anche da persone con ridotta o<br />
impedita capacità motoria (vedi<br />
D.M.236/89, punto 4.1.5 e punto 8.1.5);<br />
2. sono inoltre previste le<br />
predisposizioni (semplice installazione<br />
delle apposite guaine corrugate) per<br />
l’installazione di impianti di:<br />
2A telesoccorso o televideo assistenza;<br />
2B apertura e chiusura automatica di<br />
porte e finestre (con terminali<br />
rispondenti ai punti 4.1.5 e 8.1.5 del<br />
D.M.236/89);<br />
Si tratta del microclima invernale e,<br />
ove previsto anche l'impianto di<br />
climatizzazione estiva, di sistemi di<br />
controllo del raffrescamento. Per le<br />
utenze anziane, se viene previsto un<br />
termostato personalizzabile, questo deve<br />
essere anche (a scelta dell’utente)<br />
programmabile periodicamente, senza<br />
intervento quotidiano o estemporaneo<br />
dell’utente, specialmente se anziano.<br />
3. solo in presenza di un servizio<br />
complementare di portineria ovvero in<br />
caso in cui sia garantito il<br />
collegamento telematico ad una<br />
centrale operativa sono previsti i<br />
seguenti impianti:<br />
3A impianto di rilevazione dei fumi<br />
collegato a centrale operativa<br />
3B impianto di rilevazione del gas<br />
collegato a centrale operativa<br />
(sconsigliato il rilevatore gas isolato)<br />
3C impianto di sicurezza antintrusioni<br />
collegato a centrale operativa<br />
Tutti gli impianti di cui al punto 3<br />
devono essere dotati di possibilità di<br />
interruzione (elettrovalvole) da parte<br />
dell’utente, manovrabile anche da utenti<br />
con handicap (punti 4.1.5 e 8.1.5 del DM<br />
236/89).<br />
218
R.V. 7.3<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
DOTAZIONE DI IMPIANTI PER AUMENTARE IL BENESSERE E IL SENSO DI<br />
SICUREZZA<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Per gli interventi sul patrimonio<br />
esistente è sufficiente assicurare la<br />
presenza degli impianti di cui al gruppo 1<br />
anche con l’utilizzo di canalizzazioni<br />
esterne.<br />
6.bis Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto alle<br />
tipologie di utenza<br />
Per utenze anziane sono richieste<br />
tutte le installazioni di cui ai punti 1, 2,<br />
3.<br />
Per portatori di handicap sono<br />
richieste le installazioni di cui ai punti<br />
1 e 3 (queste ultime sempre<br />
subordinatamente all’esistenza di<br />
servizi di guardia) e le installazioni di<br />
cui alla lettera B del punto 2.<br />
Per altri tipi di utenza sono sufficienti<br />
per le installazioni di cui ai punti 1B,<br />
1C, 1D, 2B e almeno una delle<br />
installazioni di cui al punto 3, solo se<br />
collegate ad apposita centrale<br />
operativa.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
Si veda quanto detto nella specifica<br />
di prestazione al punto 1B per bagni e<br />
camere da letto.<br />
219
R.V. 7.3<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
DOTAZIONE DI IMPIANTI PER AUMENTARE IL BENESSERE E IL SENSO DI<br />
SICUREZZA<br />
9.Metodi di verifica progettuali<br />
Vedi R.C.4.2 –Sicurezza degli impianti<br />
nel RET (del. G.R. 268/2000).<br />
Progettazione ex art.10 del<br />
D.M.236/89 per quanto riguarda<br />
l’accessibilità ai terminali degli<br />
impianti.<br />
10. Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Vedi requisito cogente R.C.4.2 –<br />
Sicurezza degli impianti nel RET (del.<br />
G.R. 268/2000).<br />
Eventuale giudizio sintetico del<br />
tecnico abilitato per quanto riguarda le<br />
predisposizioni impiantistiche<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.7.2 - Arredabilità.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.4.2 Sicurezza degli impianti;<br />
R.C.4.1 Sicurezza contro le cadute e<br />
resistenza meccanica ad urti e<br />
sfondamento;<br />
R.C.7.2 Disponibilità di spazi minimi;<br />
R.C.7.3 Dotazioni impiantistiche<br />
minime.<br />
11. Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
L’utenza deve saper gestire gli<br />
impianti e può essere più o meno<br />
allarmata (se non adeguatamente<br />
informata) da impianti come quelli<br />
antincendio, antintrusione, rilevazione<br />
gas, specie in assenza di servizio di<br />
portineria.<br />
Occorre predisporre il manuale<br />
d’uso dell’alloggio, da fornire soprattutto<br />
all’utenza anziana.<br />
220
R.V. 7.3<br />
FAMIGLIA 7 – FRUIBILITÀ DI SPAZI E ATTREZZATURE<br />
DOTAZIONE DI IMPIANTI PER AUMENTARE IL BENESSERE E IL SENSO DI<br />
SICUREZZA<br />
12. Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
E’ indispensabile che, per utenze<br />
anziane, il requisito sia integrato ad un<br />
servizio di gestione tecnica degli impianti<br />
tecnologici dell’edificio, ad un servizio di<br />
manutenzione dei medesimi impianti, ad<br />
un servizio di portineria ovvero al<br />
collegamento a centrale operativa.<br />
Utili capitolati di appalto per i servizi<br />
complementari (manutenzione) ovvero<br />
“carte dei servizi” offerti all’utenza<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
No.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Presenza nelle vicinanze di RSA<br />
(Residenze Sociali Assistite), di centro<br />
diurno assistenziale, di casa albergo, di<br />
casa di riposo che possano funzionare da<br />
centrale operativa in caso di allarmi.<br />
Vedi delibera di Giunta regionale<br />
n.564 dell’1.3.2000.<br />
221
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.1<br />
RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE<br />
Esigenza da soddisfare: Gli organismi edilizi (edifici) devono essere concepiti<br />
e realizzati in modo tale da consentire la riduzione del consumo di acqua potabile<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. (ovvero dell’art.2 della L.R.46/88).<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Spazi chiusi e aperti per attività<br />
principale e secondaria e relative<br />
pertinenze chiuse e aperte<br />
dell’organismo edilizio e delle unità<br />
immobiliari.<br />
Locali e vani tecnici.<br />
Impianti idrico-sanitario e di<br />
riscaldamento.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva (compresa<br />
progettazione impianti di<br />
riscaldamento e idrico - sanitario).<br />
Manutenzione.<br />
Gestione degli impianti tecnologici.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista impianto idrico – sanitario<br />
e riscaldamento.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa di manutenzione.<br />
Impresa di gestione impianti<br />
tecnologici.<br />
222
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.1<br />
RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Per le funzioni A, B (esclusi gli<br />
impianti sportivi e le piscine), C, D<br />
dell’art.78 del Regolamento edilizio<br />
tipo modificato con delibera di G.R.<br />
n.268/2000 l’esigenza è soddisfatta se<br />
gli impianti idrico-sanitario e di<br />
riscaldamento prevedono una serie di<br />
dispositivi, tra loro compatibili, capaci<br />
di assicurare una riduzione del<br />
consumo di acqua potabile di almeno<br />
il 30% rispetto al consumo medio<br />
previsto *.<br />
Per le funzioni C e D il requisito è<br />
soddisfatto con il precedente livelli,<br />
raggiunto escludendo le acque<br />
utilizzate per il processo produttivo,<br />
soggette ad apposita normativa.<br />
Per le funzioni E dell’art.78 del RET,<br />
per gli impianti sportivi e le piscine i<br />
dispositivi garantiscono un risparmio del<br />
40% rispetto al consumo medio previsto.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Per le funzioni A, B (esclusi gli<br />
impianti sportivi e le piscine), C, D<br />
dell’art.78 del Regolamento edilizio<br />
tipo modificato con delibera di G.R.<br />
n.268/2000 l’esigenza è soddisfatta se<br />
gli impianti idrico-sanitario e di<br />
riscaldamento prevedono dispositivi<br />
capaci di assicurare una riduzione del<br />
consumo di acqua potabile di almeno<br />
il 20% del consumo medio<br />
documentato per l’organismo edilizio<br />
o l’u.i. preesistenti.<br />
Per le funzioni E dell’art.78 del RET,<br />
per gli impianti sportivi e le piscine<br />
occorre un risparmio del 30% rispetto<br />
al consumo medio previsto.<br />
* Il consumo medio previsto, per la<br />
funzione abitativa, è stimato da alcune<br />
fonti in 250 l/giorno/abitante; si può<br />
comunque accettare una diversa<br />
dimostrazione dei consumi idrici in<br />
possesso del comune.<br />
Per le singole attività<br />
riferite alle funzioni non<br />
abitative (B,C,D,E) si può far<br />
riferimento a consumi medi<br />
stimati in fase di progetto.<br />
Ai sensi dell’art.81 del R.E.T. il<br />
cambio d’uso richiede il livello delle<br />
prestazioni stabilite per le nuove<br />
costruzioni.<br />
223
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.1<br />
RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
No.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V. 8.2 Recupero, per usi<br />
compatibili, delle acque meteoriche<br />
provenienti dalle coperture.<br />
R.V. 8.3 Recupero, per usi<br />
compatibili, delle acque grigie.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.4 Approvvigionamento idrico;<br />
R.C.6.1 Contenimento dei consumi<br />
energetici;<br />
R.C.7.3 Dotazioni impiantistiche<br />
minime.<br />
224
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.1<br />
RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
Installazione, nei nuovi edifici e negli<br />
edifici esistenti, di contatori dell’acqua<br />
omologati CEE per le singole unità<br />
immobiliari e di reti duali interne;<br />
descrizione dettagliata dell’impianto<br />
idrico sanitario (analogamente a<br />
quanto richiesto dal R.C.3.3 -<br />
Approvvigionamento idrico), con<br />
calcolo della riduzione del consumo<br />
medio previsto per l’attività progettata,<br />
svolto con riferimento alle schede<br />
tecniche del produttore relative ai<br />
sistemi di cui si prevede l’applicazione<br />
all’impianto idrico-sanitario.<br />
Eventuale progetto con relazione<br />
tecnica, relativo all’impianto di<br />
riscaldamento dell’acqua per uso<br />
sanitario per ridurre i consumi idrici<br />
Art. 25, D.L. 11/5/99 n. 152<br />
Art.5. L. 5/1/1994, n.36<br />
L.46/90 e D.P.R.447/91<br />
L.10/91, DPR 412/94, UNI 4347/93,<br />
UNI 10376/94<br />
Si fornisce un elenco esemplificativo<br />
e non esaustivo di dispositivi da applicare<br />
all’impianto idrico-sanitario per<br />
raggiungere i livelli di risparmio idrico<br />
richiesti:<br />
1 isolanti termici per le condutture degli<br />
impianti di riscaldamento e di<br />
raffrescamento degli edifici;<br />
2 dispositivi per ridurre i tempi di<br />
erogazione dell’acqua calda ai singoli<br />
elementi erogatori;<br />
3 dispositivi di controllo della pressione<br />
dell’acqua di adduzione in entrata<br />
nell'edificio;<br />
4 idoneo dimensionamento delle reti<br />
idriche per evitare cali di portata in<br />
caso di contemporaneità d’uso degli<br />
erogatori;<br />
5 dispositivi di controllo della pressione<br />
dell’acqua di adduzione in entrata<br />
nelle singole unità immobiliari;<br />
5.2 cassette di scarico dei W.C. con<br />
dispositivi di erogazione differenziata<br />
del volume d’acqua;<br />
6 dispositivi frangi-getto da applicare ai<br />
singoli elementi erogatori;<br />
7 dispositivi per la limitazione della<br />
portata idrica da applicare ai singoli<br />
elementi erogatori;<br />
8 dispositivi a controllo elettronico e/o<br />
dispositivi a tempo da applicare ai<br />
singoli elementi erogatori (utili<br />
soprattutto nei locali pubblici);<br />
9 dispositivi di decalcarizzazione e/o<br />
purificazione dell’acqua potabile con<br />
225
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.1<br />
RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Giudizio sintetico di un tecnico<br />
abilitato (in corso d’opera e a lavori<br />
ultimati) basato sulla presenza dei<br />
dispositivi per il risparmio idrico, sulla<br />
loro compatibilità reciproca,<br />
sull’idoneità dell'installazione (vedi<br />
modalità di verifica di cui al R.C.3.3 –<br />
Approvvigionamento idrico);<br />
dichiarazione di conformità<br />
rilasciata ai sensi della L.46/90<br />
dall’impresa installatrice dell’impianto<br />
idro-sanitario;<br />
eventuale dichiarazione di<br />
conformità resa da tecnico abilitato ai<br />
sensi della L.10/91 ed eventuale<br />
certificazione o eventuale collaudo<br />
(ove previsto dalla vigente normativa)<br />
(vedi R.C.6.1- Contenimento dei<br />
consumi energetici).<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
La contabilizzazione dei consumi<br />
idrici (separata per l’acqua potabile e per<br />
l'eventuale acqua di minor pregio) può<br />
essere un incentivo al corretto uso<br />
dell’impianto idrico sanitario (e può<br />
indirizzare l’utenza all’acquisto di<br />
elettrodomestici a basso consumo idrico).<br />
Sono particolarmente utili strumenti<br />
tecnici come manuali d’uso dell’alloggio e<br />
dell’organismo edilizio per la corretta<br />
gestione di impianti ed elementi.<br />
226
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.1<br />
RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
E’ importante che venga indicata la<br />
necessità di manutenzione periodica dei<br />
dispositivi applicati agli impianti e che<br />
l’eventuale impresa di gestione definisca<br />
un adeguato programma di controlli,<br />
(suddividendo le attività manutentive che<br />
devono essere svolte direttamente<br />
dall’utenza e quelle svolte dall’impresa di<br />
gestione del servizio di manutenzione).<br />
Il programma di conduzione degli<br />
impianti ed il tipo di tariffa applicato deve<br />
valorizzare i dispositivi per la riduzione<br />
dei consumi idrici.<br />
Sono particolarmente utili strumenti<br />
tecnici come:<br />
programma di manutenzione;<br />
capitolato appalti dei servizi;<br />
manuale di manutenzione impianti;<br />
qualificazione degli operatori di<br />
gestione.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Disponibilità di acqua potabile.<br />
227
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.1<br />
RIDUZIONE DEL CONSUMO DI ACQUA POTABILE<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Modalità operative dell’Ente Gestore<br />
dell’acquedotto (ad es. è importante<br />
sapere se fornisce acque meno pregiate<br />
in apposite reti).<br />
Tipo di economia della zona (es. se<br />
l’economia del comune è fondata su<br />
industrie idroesigenti o sul turismo o se<br />
l’agricoltura della zona è idroesigente).<br />
Dimensione<br />
dell’organismo/complesso edilizio (i<br />
medesimi dispositivi consentono risparmi<br />
maggiori in presenza di utenze di grandi<br />
dimensioni).<br />
Per siti con scarsa disponibilità di<br />
risorse idriche (erogate oppure alla fonte)<br />
il requisito assume peso particolare.<br />
Per siti in cui le risorse idriche<br />
(erogate o alla fonte) sono rappresentate<br />
da acque con elevati livelli di calcare e<br />
sali minerali va incentivato l’utilizzo di<br />
addolcitori, soprattutto per le funzioni<br />
B,C,E.<br />
Per le acque con elevati livelli di<br />
cloro va incentivato l’utilizzo di purificatori,<br />
soprattutto per le funzioni A,B,E.<br />
228
R.V. 8.2<br />
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE METEORICHE PROVENIENTI<br />
DALLE COPERTURE<br />
Esigenza da soddisfare: Gli organismi edilizi (edifici) devono essere concepiti<br />
e realizzati in modo da consentire il recupero, per usi compatibili, delle acque<br />
meteoriche provenienti dalle coperture.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. (ovvero dell’art.2 della<br />
L.R.46/88).<br />
3.Spazi o elementi del<br />
complesso<br />
insediativo,<br />
dell’organismo edilizio (edificio) e<br />
pertinenze interessati<br />
Complesso edilizio insediativo.<br />
Organismo edilizio.<br />
Spazi chiusi e aperti per attività<br />
principali e secondarie.<br />
Locali e vani tecnici.<br />
Pertinenze dell’organismo edilizio<br />
chiuse e aperte, relative a singole<br />
unità immobiliari o all’intero<br />
organismo edilizio.<br />
Impianti tecnologici.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonico-definitiva.<br />
- Gestione.<br />
- Progettazione esecutiva (compresa<br />
progettazione dell’impianto idrico -<br />
sanitario).<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista impianto idrico – sanitario.<br />
Impresa esecutrice.<br />
229
R.V. 8.2<br />
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE METEORICHE PROVENIENTI<br />
DALLE COPERTURE<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
L’esigenza è convenzionalmente<br />
soddisfatta se vengono predisposti<br />
sistemi di captazione, filtro e accumulo<br />
delle acque meteoriche, provenienti dal<br />
coperto degli edifici, per consentirne<br />
l’impiego per usi compatibili (tenuto<br />
conto anche di eventuali indicazioni<br />
dell’ASL competente per territorio) e se<br />
viene contestualmente predisposta una<br />
rete di adduzione e distribuzione idrica<br />
delle stesse acque (rete duale)<br />
all’interno e all’esterno dell’organismo<br />
edilizio.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale a quello per le nuove<br />
costruzioni, ma è sufficiente garantire un<br />
uso compatibile esterno* (e di<br />
conseguenza la rete di adduzione può<br />
essere limitata alle parti esterne<br />
dell’organismo edilizio).<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello<br />
di scomposizione del sistema<br />
ambientale (complesso insediativo,<br />
organismo edilizio e relative<br />
pertinenze)<br />
No<br />
Si fornisce un elenco esemplificativo<br />
e non esaustivo degli usi compatibili:<br />
A) Usi compatibili esterni agli o.e.:<br />
- annaffiatura delle aree verdi;<br />
- lavaggio delle aree pavimentate;<br />
- lavaggio auto;<br />
- usi tecnologici.<br />
B) Usi compatibili interni agli o.e.:<br />
- alimentazione delle cassette di<br />
scarico dei W.C.;<br />
- alimentazione di lavatrici (a ciò<br />
predisposte);<br />
- alimentazione idrica per piani<br />
interrati e lavaggio auto;<br />
- usi tecnologici relativi, per esempio,<br />
a sistemi di climatizzazione<br />
passiva/attiva.<br />
In presenza sul territorio oggetto di<br />
intervento di una rete duale di uso<br />
collettivo gestita da Ente pubblico o<br />
privato, come prevista dal D.Lgs. 11/5/99<br />
n.152, è ammesso, come uso compatibile,<br />
l’immissione di una parte dell’acqua<br />
recuperata all’interno della rete duale,<br />
secondo le disposizioni impartite dal<br />
gestore.<br />
* Se l’edificio dispone di aree<br />
pertinenziali esterne<br />
230
R.V. 8.2<br />
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE METEORICHE PROVENIENTI<br />
DALLE COPERTURE<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.8.1 Riduzione dei consumi di<br />
acqua potabile.<br />
RV 8.3 Recupero per usi compatibili<br />
delle acque grigie.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.4 Approvvigionamento idrico;<br />
R.C.3.4 Smaltimento delle acque<br />
reflue;<br />
R.C.3.5 Tenuta all’acqua;<br />
R.C.7.3 Dotazioni impiantistiche<br />
minime.<br />
231
R.V. 8.2<br />
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE METEORICHE PROVENIENTI<br />
DALLE COPERTURE<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
I metodi di verifica progettuale<br />
consistono in<br />
- A. descrizione dettagliata<br />
dell’impianto;<br />
- B. calcolo del volume della vasca;<br />
- C. soluzione conforme per la<br />
realizzazione del sistema di<br />
captazione, filtro, accumulo.<br />
A. Descrizione dettagliata<br />
dell’impianto idrico sanitario (analoga a<br />
quella richiesta per la verifica<br />
progettuale, nel RET, del R.C.3.3 -<br />
Approvvigionamento idrico).<br />
Dati forniti dalle stazioni<br />
meteorologiche più vicine o dal Servizio<br />
Meteorologico Regionale (ARPA).<br />
B. Calcolo del volume della vasca<br />
d’accumulo in funzione di quanto<br />
specificato ai successivi punti:<br />
1) volume di acqua meteorica captabile<br />
in un anno dalla copertura<br />
dell’edificio (V.C.), espresso in m 3 ; si<br />
calcola in base alla seguente<br />
relazione:<br />
V.C.= S.C.x P.C.<br />
dove:<br />
S.C., Superficie utile di Captazione,<br />
espressa in m 2 , è la superficie del<br />
coperto dell’o.e.;<br />
P.C., Valore medio delle<br />
precipitazioni meteoriche, è espresso<br />
in mm di pioggia annui.<br />
2) Il fabbisogno idrico (F.I., espresso in<br />
m 3 ), per gli usi compatibili<br />
selezionati, per le nuove costruzioni<br />
si calcola in base alla seguente<br />
relazione:<br />
F.I. = N. Ab. Eq. x 120 l/g<br />
per i nuovi edifici abitativi va valutato<br />
come fabbisogno idrico il consumo<br />
complessivo previsto, per gli usi<br />
compatibili ammessi, in relazione al<br />
numero di abitanti equivalenti<br />
(consumo stimato di 120 litri al<br />
giorno per ab. Equivalente);<br />
per nuovi edifici con uso prevalente<br />
non abitativo si fa riferimento al<br />
consumo stimato, per usi compatibili,<br />
per le attività previste, (da esprimere<br />
anch’esso in abitanti equivalenti) e in<br />
relazione alla superficie delle aree<br />
232
R.V. 8.2<br />
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE METEORICHE PROVENIENTI<br />
DALLE COPERTURE<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
- Giudizio sintetico di un tecnico<br />
abilitato, basato sulla presenza dei<br />
dispositivi descritti nella soluzione<br />
tecnica, sull’idoneità del modo in cui<br />
sono installati, sulla reciproca<br />
compatibilità, sull’idoneità degli usi<br />
idrici previsti (vedi anche metodi di<br />
verifica del R.C. 3.3 -<br />
Approvvigionamento idrico) ed<br />
- eventuale dichiarazione di<br />
conformità rilasciata dall’impresa<br />
installatrice dell’impianto di<br />
adduzione e distribuzione, ai sensi<br />
della L. 46/90.<br />
233
R.V. 8.2<br />
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE METEORICHE PROVENIENTI<br />
DALLE COPERTURE<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Sono utili i manuali d’uso<br />
dell’alloggio e dell’organismo edilizio per<br />
favorire il corretto uso delle acque<br />
meteoriche.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Sono particolarmente utili strumenti<br />
tecnici come:<br />
programma di manutenzione degli<br />
impianti tecnologici,<br />
capitolato appalti dei servizi di<br />
manutenzione,<br />
manuale di manutenzione impianti.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Clima igrotermico e precipitazioni.<br />
L’importanza del requisito aumenta se<br />
non vi è grande disponibilità di<br />
acqua potabile.<br />
La qualità dell’acqua captata è in<br />
funzione della eventuale presenza di fonti<br />
inquinanti dell’aria.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Il comportamento della ASL<br />
condiziona l’elenco degli usi<br />
compatibili.<br />
Il comportamento dell’ente gestore<br />
delle fognature/acquedotto condiziona<br />
l’eventuale immissione delle acque in<br />
eccesso nella rete duale pubblica, ove<br />
presente..<br />
Un numero elevato di utenze e ampie<br />
superfici scoperte consentono<br />
maggiori usi delle acque meteoriche.<br />
234
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.3<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE GRIGIE<br />
Esigenza da soddisfare: Gli organismi edilizi (edifici) vanno concepiti e<br />
realizzati in modo tale da favorire il recupero delle acque grigie provenienti dagli<br />
scarichi di lavabi, docce, vasche da bagno, lavatrici<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. (ovvero dell’art.2 della L.R.46/88)<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Complesso edilizio insediativo.<br />
Organismo edilizio.<br />
Spazi chiusi e aperti per attività<br />
principali e secondarie.<br />
Locali e vani tecnici.<br />
Pertinenze dell’organismo edilizio e<br />
delle unità immobiliari aperte e chiuse.<br />
Impianti tecnologici.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva (compresa<br />
progettazione dell’impianto idrico -<br />
sanitario).<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Progettista impianto idrico sanitario.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa di manutenzione.<br />
235
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.3<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE GRIGIE<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Il requisito è soddisfatto se:<br />
i sistemi di captazione e di accumulo<br />
delle acque grigie assicurano un<br />
recupero, pari ad almeno al 70%,<br />
delle acque provenienti dagli scarichi<br />
di lavabi, docce, vasche da bagno,<br />
lavatrici;<br />
sono predisposti filtri idonei a<br />
garantire caratteristiche igieniche<br />
(corrispondenti ai livelli di qualità<br />
dell’acqua concordati con l’ASL) che<br />
le rendano atte agli usi compatibili<br />
all’interno dell’edificio o nelle sue<br />
pertinenze esterne;<br />
sono previsti per i terminali della<br />
rete duale (escluso il W.C.) idonei<br />
accorgimenti per evitare usi impropri<br />
(colore, forma, posizione).<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Il requisito è soddisfatto se:<br />
il sistema di cui al punto 5 garantisce<br />
un recupero pari ad almeno il 50%<br />
delle acque grigie per un uso<br />
compatibile esterno (e di<br />
conseguenza la rete di adduzione può<br />
essere limitata alle parti esterne<br />
dell’organismo edilizio);<br />
si prevedono, per i terminali della<br />
rete duale esterna, idonei accorgimenti<br />
per evitare usi impropri (colore, forma,<br />
posizione).<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
No<br />
Si fornisce un elenco non esaustivo<br />
degli usi compatibili.<br />
Esterni agli edifici:<br />
lavaggio delle aree pavimentate,<br />
lavaggio auto,<br />
usi tecnologici (sistemi di<br />
climatizzazione attivi e passivi).<br />
Interni agli edifici:<br />
alimentazione delle cassette di scarico<br />
dei w.c.,<br />
alimentazione idrica degli scantinati,<br />
usi tecnologici (recupero calore).<br />
236
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.3<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE GRIGIE<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V. 8.1 Riduzione del consumo di<br />
acqua potabile<br />
R.V. 8.2 Recupero, per usi<br />
compatibili, delle acque meteoriche.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.4 Approvvigionamento idrico<br />
R.C.3.4 Smaltimento delle acque<br />
reflue<br />
R.C.7.3 Dotazioni impiantistiche<br />
minime.<br />
237
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.3<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE GRIGIE<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
I metodi di verifica progettuale<br />
consistono in:<br />
- A. descrizione dettagliata<br />
dell’impianto (vedi verifica del<br />
R.C.3.1),<br />
- B. calcolo del volume della vasca di<br />
accumulo,<br />
- C. soluzione conforme per la<br />
realizzazione del sistema di<br />
captazione e accumulo.<br />
B. Il calcolo del volume del<br />
serbatoio di accumulo (S.A.) delle acque<br />
grigie recuperate, espresso in mc, va<br />
svolto considerando un periodo minimo di<br />
7gg:<br />
S.A. = (N. Ab.Eq. x 100 LT/G.) x 7GG x 0,70<br />
Per la descrizione dettagliata<br />
dell’impianto idrico-sanitario si vedano i<br />
metodi di verifica del R.C.3.3 -<br />
Approvvigionamento idrico.<br />
Per i nuovi edifici va valutata la<br />
produzione complessiva di acque grigie in<br />
relazione al numero di abitanti equivalenti<br />
(consumo stimato per usi compatibili di<br />
100 lt/giorno) e per edifici con uso<br />
prevalente non abitativo occorre stimare il<br />
consumo per le attività previste (da<br />
esprimere anch’esso in abitanti<br />
equivalenti).<br />
C. La soluzione conforme<br />
comprende la predisposizione in fase di<br />
progetto dei seguenti elementi:<br />
- rete di scarico separata a norma UNI<br />
9182 per le apparecchiature che<br />
producono acque grigie;<br />
- pozzetto ispezionabile con sistema di<br />
filtrazione meccanica;<br />
- vasca di accumulo e di decantazione<br />
ispezionabile, collegata alla suddetta<br />
rete di scarico, priva di materiali<br />
nocivi, preferibilmente posizionata<br />
negli scantinati o interrata. La vasca di<br />
accumulo deve essere dotata di<br />
contabilizzatore in entrata ed in uscita;<br />
- sistema antisvuotamento collegato<br />
alla rete idrica principale con relativo<br />
disgiuntore;<br />
- valvole e conduttura di sfogo per il<br />
troppo pieno delle vasche collegate<br />
alla rete fognaria delle acque chiare;<br />
- pompe di adduzione dell’acqua tipo<br />
autoadescante;<br />
- pozzetto in uscita dalla vasca<br />
ispezionabile con sistema di<br />
trattamento chimico;<br />
- rete autonoma di adduzione e<br />
distribuzione collegata alle vasche<br />
d’accumulo<br />
idoneamente<br />
dimensionata e separata dalla rete<br />
idrica principale a norma UNI 9182,<br />
238
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.3<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE GRIGIE<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
- Giudizio sintetico di un tecnico<br />
abilitato (avviato in corso d’opera e<br />
concluso a lavori ultimati) basato sulla<br />
presenza dei dispositivi descritti nella<br />
specifica di prestazione, sull’idoneità<br />
del modo in cui sono installati, sulla<br />
reciproca compatibilità, sull’idoneità<br />
degli usi idrici assicurati (vedi anche le<br />
modalità di verifica del R.C. 3.3 -<br />
Approvvigionamento idrico);<br />
eventuale dichiarazione di<br />
conformità rilasciata dall’impresa<br />
installatrice dell’impianto ai sensi della<br />
L. 46/90.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Sono utili i manuali d’uso<br />
dell’alloggio e dell’organismo edilizio per<br />
evitare usi impropri delle acque grigie.<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
E’ importante che venga individuata<br />
la necessità di manutenzione periodica<br />
dei dispositivi applicati agli impianti e che<br />
l’eventuale impresa di gestione<br />
dell’organismo edilizio definisca un<br />
adeguato programma di manutenzione<br />
(suddividendo le attività manutentive che<br />
devono essere svolte direttamente<br />
dall’utenza e quelle svolte dall’impresa di<br />
gestione del servizio di manutenzione).<br />
Sono particolarmente utili strumenti<br />
tecnici come:<br />
programma di manutenzione degli<br />
impianti tecnologici,<br />
capitolato appalto dei servizi di<br />
manutenzione,<br />
manuale di manutenzione impianti.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
No.<br />
239
FAMIGLIA 8 – USO RAZIONALE DELLE RISORSE<br />
IDRICHE<br />
R.V. 8.3<br />
RECUPERO, PER USI COMPATIBILI, DELLE ACQUE GRIGIE<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Il comportamento della ASL<br />
condiziona gli usi compatibili.<br />
Il comportamento dell’ente gestore<br />
delle fognature/acquedotto può<br />
condizionare l’eventuale immissione<br />
delle acque in eccesso nella rete<br />
duale.<br />
240
R.V. 9.1<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
CONTROLLO DELLE EMISSIONI NOCIVE NEI MATERIALI DELLE STRUTTURE, DEGLI<br />
IMPIANTI E DELLE FINITURE<br />
Esigenza da soddisfare: In tutti gli organismi edilizi vanno documentati i<br />
materiali componenti gli elementi strutturali, le finiture e gli impianti, evidenziando la<br />
presenza di sostanze non escluse dalla normativa vigente, ma potenzialmente<br />
nocive alla salute dei fruitori , (vedi tabella 1) al fine di favorirne la riduzione<br />
dell’impiego nell’edilizia.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione<br />
architettonica/preliminare.<br />
Progettazione esecutiva (compresa la<br />
progettazione degli impianti).<br />
Progettazione per la sicurezza del<br />
cantiere.<br />
Realizzazione.<br />
Collaudo.<br />
Manutenzione.<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. (ovvero all’art.2 della L.R.46/88).<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Organismo edilizio.<br />
Spazi per attività principale e<br />
secondaria e pertinenze.<br />
Spazi per la circolazione e il<br />
collegamento.<br />
Locali e vani tecnici.<br />
Elementi tecnologici.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
È consentito anche il riferimento alle<br />
seguenti norme UNI:<br />
UNI 7960 - 31/05/1979 - Edilizia<br />
residenziale. Partizioni interne.<br />
Terminologia;<br />
UNI 8087 - 31/05/1980 - Edilizia<br />
residenziale. Partizioni interne verticali.<br />
Analisi dei requisiti;<br />
UNI 8290-1 - 01/09/1981 - Edilizia<br />
residenziale. Sistema tecnologico.<br />
Classificazione e terminologia;<br />
UNI 8369-2 - 30/06/1987 - Edilizia.<br />
Pareti perimetrali verticali. Classificazione<br />
e terminologia;<br />
241
R.V. 9.1<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
CONTROLLO DELLE EMISSIONI NOCIVE NEI MATERIALI DELLE STRUTTURE, DEGLI<br />
IMPIANTI E DELLE FINITURE<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Documentare, a lavori ultimati, i<br />
materiali impiegati nell’opera edilizia,<br />
evidenziando la presenza di sostanze<br />
potenzialmente nocive (vedi tab.1) negli<br />
elementi strutturali, nelle finiture e negli<br />
impianti.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Come per le nuove costruzioni, con<br />
riferimento anche ai materiali preesistenti<br />
e conservati.<br />
7 Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
- No.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico e<br />
strutturale.<br />
Progettisti impianti.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Direzione lavori.<br />
Direzione cantiere.<br />
Coordinatore per la sicurezza.<br />
Gestore dei servizi complementari<br />
(servizi di pulizia e servizi di<br />
manutenzione dell’immobile).<br />
Ovviamente la produzione di<br />
documentazioni già obbligatorie ai sensi<br />
di legge o l’esclusione di sostanze già<br />
vietate da leggi vigenti (si vedano le<br />
norme richiamate per il R.C.3.1” Controllo<br />
delle emissioni dannose” nell’ALLEGATO<br />
A/2 del RET – Modalità di verifica dei<br />
requisiti cogenti aggiornati con delibera di<br />
Giunta regionale n.268/2000) non<br />
soddisfa il Requisito volontario e quindi<br />
non è incentivabile.<br />
Per i materiali esistenti nella<br />
costruzione recuperata è sufficiente una<br />
descrizione sommaria di quanto risulta al<br />
giudizio del tecnico: non sono richieste<br />
prove di laboratorio.<br />
242
R.V. 9.1<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
CONTROLLO DELLE EMISSIONI NOCIVE NEI MATERIALI DELLE STRUTTURE, DEGLI<br />
IMPIANTI E DELLE FINITURE<br />
9.Metodi di verifica progettuali<br />
La relazione tecnica, allegata alla<br />
domanda di concessione edilizia,<br />
contiene l’impegno a documentare<br />
quanto richiesto al punto 5.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V.9.2 Asetticità.<br />
R.V.9.2 Riciclabilità dei materiali da<br />
costruzione.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i Requisiti<br />
cogenti:<br />
R. C. 2.1 Resistenza e reazione al<br />
fuoco;<br />
R. C. 3.1 Controllo emissioni dannose<br />
(requisito complementare a quello<br />
volontario 9.1);<br />
R. C. 3.2 Smaltimento aeriformi;<br />
R. C. 3.6 Illuminamento naturale;<br />
R. C. 3.9 Temperatura superficiale;<br />
R.C.3.10 Ventilazione;<br />
R. C. Famiglia 5 (Protezione dal<br />
rumore);<br />
R. C. 4.2 Sicurezza impianti;<br />
R. C. 6 Contenimento dei consumi<br />
energetici.<br />
243
R.V. 9.1<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
CONTROLLO DELLE EMISSIONI NOCIVE NEI MATERIALI DELLE STRUTTURE, DEGLI<br />
IMPIANTI E DELLE FINITURE<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Il tecnico incaricato di ottenere il<br />
certificato di conformità edilizia<br />
documenta i materiali impiegati e i<br />
componenti, allegando le schede<br />
tecniche dei materiali e dei componenti<br />
rilasciate dal produttore ed utilizzando<br />
anche l’eventuale supporto di<br />
dichiarazioni del direttore dei lavori.<br />
Per i comuni dotati di RET la<br />
documentazione è inclusa nella scheda<br />
tecnica descrittiva dell’immobile di cui<br />
all’art. 9 della L.R. 33/90.<br />
La documentazione presentata<br />
dovrebbe soddisfare alle Norme UNI<br />
vigenti:<br />
- UNI 8690-1 - 31/10/1984 - Edilizia.<br />
Informazione tecnica.<br />
Terminologia.<br />
- UNI 8690-2 - 31/10/1984 - Edilizia.<br />
Informazione tecnica.<br />
Classificazione dei livelli di<br />
completezza dei contenuti.<br />
- UNI 8690-3 - 31/10/1984 - Edilizia.<br />
Informazione tecnica.<br />
Articolazione ed ordine<br />
espositivo dei contenuti.<br />
- UNI 9038 - 30/06/1987 - Edilizia. Guida<br />
per la stesura di schede<br />
tecniche per prodotti e servizi.<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Pulizia e manutenzione con<br />
sostanze idonee a contenere le<br />
emissioni.<br />
Accorgimenti da utilizzare in caso di<br />
piccole demolizioni.<br />
Il manuale d’uso dell’organismo<br />
edilizio e quello degli alloggi dovrebbero<br />
contenere indicazioni per la corretta<br />
pulizia e manutenzione delle superfici e<br />
per gli accorgimenti in caso di piccole<br />
demolizioni.<br />
244
R.V. 9.1<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
CONTROLLO DELLE EMISSIONI NOCIVE NEI MATERIALI DELLE STRUTTURE, DEGLI<br />
IMPIANTI E DELLE FINITURE<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Servizi di pulizia ed igienizzazione<br />
degli alloggi (interferenze con i materiali e<br />
le tecniche impiegati e con le emissioni<br />
specifiche dei prodotti di pulizia).<br />
Servizi di manutenzione dell’organismo<br />
edilizio.<br />
Documenti di riferimento:<br />
note tecniche dei fornitori,<br />
normative (Italiane ed europee),<br />
agreements techniques europei,<br />
manuali per la manutenzione,<br />
manuali per la gestione impianti,<br />
manuali d’uso alloggi e organismo<br />
edilizio,<br />
capitolati servizi complementari di<br />
pulizia e di manutenzione<br />
dell’organismo edilizio.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Il clima igrotermico del sito<br />
(temperatura, umidità, ecc.) è<br />
fondamentale nella scelta dei materiali e<br />
può contribuire alle emissioni interne<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Presenza di produttori in grado di<br />
fornire documentazione e certificazioni<br />
con validità europea.<br />
245
R.V. 9.1<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
CONTROLLO DELLE EMISSIONI NOCIVE NEI MATERIALI DELLE STRUTTURE, DEGLI<br />
IMPIANTI E DELLE FINITURE<br />
Tabella 1<br />
Prospetto delle principali emissioni da parte di materiali da costruzione e finitura negli ambienti confinati<br />
ELEMENTI, MATERIALI<br />
INQUINANTI)<br />
(E PRINCIPALI<br />
Materiali strutturali:<br />
conglomerati cementizi e malte<br />
(radon, fibre minerali);<br />
laterizi, pietre naturali<br />
(radon);<br />
materiali compositi, rinforzi fibrosi<br />
(fibre di vetro e di carbonio).<br />
RIFERIMENTI NORMATIVI<br />
1. Radon (D. Lgs. “in<br />
preparazione”:<br />
Dir.<br />
96/29/EURATOM - metodi:<br />
camera a scintillazione, a<br />
ionizzazione, a elettretti).<br />
2. UNI 8942-3 - “Prodotti di laterizio per<br />
murature. Metodi di prova”.<br />
3. Polveri/fibre: UNI 10469 “Determinazione<br />
delle polveri e delle fibre<br />
libere di amianto nei manufatti di<br />
amianto-cemento".<br />
4. Circ. 25.11.91, n. 23 Min. Sanità “Usi<br />
delle fibre di vetro isolanti –<br />
Problematiche igienico-sanitarie<br />
Istruzioni per il corretto impiego”. S.<br />
O. G. U. n. 298, 20.12.91.<br />
5. D.M. 12/2/97 Criteri per<br />
l’omologazione dei prodotti sostitutivi<br />
dell’amianto.<br />
246
R.V. 9.1<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
CONTROLLO DELLE EMISSIONI NOCIVE NEI MATERIALI DELLE STRUTTURE, DEGLI<br />
IMPIANTI E DELLE FINITURE<br />
Materiali accessori per elementi<br />
tecnologici (pavimenti, partizioni,<br />
etc.):<br />
Materiali termo/fono/elettroisolanti<br />
e fonoassorbenti:<br />
fibre minerali;<br />
Sostanze Organiche Volatili SOV:<br />
clorofluorocarburi CFC,<br />
formaldeide, etc; polarizzazione<br />
elettrostatica)<br />
Materiali da rivestimento:<br />
solventi, vernici (SOV e fibre);<br />
collanti, adesivi ( SOV e fibre).<br />
<br />
Arredi fissi e semifissi in legno,<br />
pannelli truciolari, compensati,<br />
laminati, etc.<br />
(SOV : antiparassitari,<br />
pentaclorofenolo, etc., formaldeide,<br />
etc.)<br />
Sistemi di pulizia ed igienizzazione:<br />
prodotti per pulizia (SOV),<br />
prodotti di reazione tra i prodotti di<br />
pulizia ed i materiali edilizi (Prodotti<br />
vari pericolosi)<br />
Impianti tecnici<br />
Impianti di condizionamento,<br />
<br />
climatizzazione (CFC)<br />
Impianti di riscaldamento (caldaie,<br />
etc.)<br />
(SO x , NO x , CO, CO 2 , idrocarburi<br />
policiclici aromatici, particelle<br />
aerodisperse, formaldeide)<br />
Impianto elettrico (campi ed<br />
induzione elettromagnetica)<br />
1. Circ. 25.11.91, n. 23 Min. Sanità “Usi<br />
delle fibre di vetro isolanti –<br />
Problematiche igienico-sanitarie<br />
Istruzioni per il corretto impiego”. S.<br />
O. G. U. n. 298, 20.12.91.<br />
2. D.M. 12/2/97 Criteri per<br />
l’omologazione dei prodotti sostitutivi<br />
dell’amianto.<br />
3. Circ 22/6/83, n. 57 del Min. San. Usi<br />
della formaldeide – rischi connessi<br />
alle possibili modalità di impiego.<br />
4. Polarizzabilità elettrica (conducibilità<br />
el. UNI 4288, fatt. perdita e cost.<br />
dielettr. UNI 4289, ASTM D149, 257).<br />
5. Presenza e LMS (Livello Minimo di<br />
Sicurezza) di SOV e CFC (D. M.<br />
28.01.92, Dir. CEE 67/548, procedure<br />
EPA, Circ. n. 57 del 22.06 .83 e segg.<br />
C. S. Min. Sanità)<br />
6. UNI 10522 “Prodotti di fibre minerali<br />
per isolamento termico e acustico.<br />
Fibre, feltri, pannelli e coppelle.<br />
Determinazione del contenuto di<br />
sostanze volatili”.<br />
Informativa/Etichette - Art. 2 L.<br />
29.05.1974, n.256<br />
1. Presenza e LMS (Livello Minimo di<br />
Sicurezza) di SOV e CFC (D. M.<br />
28.01.92, Dir. CEE 67/548.<br />
2. Procedure EPA.<br />
3. Circ. n. 57 del 22.06 .83 e segg. (C.<br />
S. Min. Sanità).<br />
4. UNI 10522 “Prodotti di fibre minerali<br />
per isolamento termico e acustico.<br />
Fibre, feltri, pannelli e coppelle.<br />
Determinazione del contenuto di<br />
sostanze volatili.<br />
247
R.V. 9.2<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
ASETTICITA’<br />
Esigenza da soddisfare: La superficie degli elementi costituenti le chiusure e<br />
partizioni dell’organismo edilizio deve resistere all’aggressione di agenti biologici<br />
(funghi, muffe, ecc.) e non deve favorire l’accumulo di scorie. Gli impianti (idrosanitario,<br />
di raffrescamento naturale, di climatizzazione ecc.) devono utilizzare<br />
materiali che non favoriscano lo sviluppo di agenti biologici patogeni.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. (ovvero dell’art.2 della L.R.46/88)<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Tutti gli spazi e tutti gli impianti<br />
tecnologici<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000.<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico e strutturale.<br />
Progettisti impianti.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Direzione lavori.<br />
Impresa che gestisce i servizi di<br />
manutenzione dell’o.e., di gestione degli<br />
impianti tecnologici, di pulizia.<br />
248
R.V. 9.2<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
ASETTICITA’<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Documentare a lavori ultimati:<br />
- i materiali impiegati per le finiture<br />
superficiali di chiusura esterna e per<br />
le partizioni interne e descrivere le<br />
modalità esecutive adottate per<br />
evitare l’aggressione degli agenti<br />
biologici che possono alterare<br />
materiali, componenti, giunzioni ecc.<br />
o che possono risultare patogeni per<br />
l’utente;<br />
- i materiali e le soluzioni tecniche<br />
utilizzate per gli impianti (idricosanitario,<br />
di raffrescamento<br />
naturale, di climatizzazione, ecc.).<br />
Valutare l’attitudine di chiusure<br />
esterne e partizioni interne, elementi di<br />
finitura, particolari costruttivi ad<br />
accumulare scorie.<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni, con riferimento anche ai<br />
materiali preesistenti e conservati<br />
nell’organismo edilizio recuperato.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
No.<br />
249
R.V. 9.2<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
ASETTICITA’<br />
9.Metodi di verifica progettuale<br />
La relazione tecnica allegata alla<br />
domanda di concessione edilizia contiene<br />
l’impegno a documentare quanto<br />
richiesto al punto 5.<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
- R.V.9.1 Controllo delle emissioni<br />
nocive nei materiali delle strutture,<br />
degli impianti e delle finiture.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti:<br />
R.C.3.1 Controllo delle emissioni<br />
dannose;<br />
3.10 Ventilazione;<br />
R.C.3.11 Protezione dalle intrusioni di<br />
animali nocivi.<br />
250
R.V. 9.2<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
ASETTICITA’<br />
10.Metodi di verifica a lavori<br />
ultimati<br />
Giudizio sintetico e Dichiarazione<br />
di conformità.<br />
Il Giudizio sintetico del tecnico<br />
incaricato di ottenere il certificato di<br />
conformità edilizia si basa su una<br />
ispezione visiva dettagliata, sulle<br />
dichiarazioni del direttore dei lavori e sulle<br />
schede tecniche del produttore dei<br />
materiali e componenti.<br />
In particolare andranno controllate:<br />
- le caratteristiche di finitura<br />
superficiale;<br />
- la composizione chimica dei materiali<br />
utilizzati (sia per l’elemento tecnico in<br />
quanto tale che per i giunti, le<br />
impermeabilizzazioni e le sigillature)<br />
tramite le schede tecniche del<br />
produttore, (basate su prove eseguite<br />
in laboratorio, secondo le modalità<br />
previste dalle norme relative ai diversi<br />
materiali);<br />
- le modalità di esecuzione e posa in<br />
opera, con particolare attenzione alle<br />
giunzioni e sigillature e al raccordo tra<br />
pavimentazione e pareti verticali,<br />
ecc.;<br />
La dichiarazione di conformità<br />
degli impianti realizzati è rilasciata, al<br />
termine dei lavori, dall’impresa<br />
installatrice degli impianti, al committente,<br />
Riferimenti normativi applicabili:<br />
1. UNI EN 335-1 Durabilita' del legno e<br />
dei prodotti a base di legno.<br />
Definizione delle classi di rischio di<br />
attacco biologico. Generalita';<br />
2. UNI EN 599-1 Durabilita' del legno e<br />
dei prodotti a base di legno -<br />
Prestazioni dei preservanti del legno,<br />
utilizzati a scopo preventivo,<br />
determinate mediante prove biologiche<br />
– Specifiche secondo le classi di<br />
rischio;<br />
3. UNI ENV 1099 Pannelli di legno<br />
compensato -Durabilita' biologica -<br />
Guida per la valutazione dei pannelli di<br />
legno compensato per l'impiego nelle<br />
diverse classi di rischio;<br />
4. UNI EN ISO 846 Materie plastiche -<br />
Valutazione dell'azione dei<br />
microorganismi;<br />
5. UNI 9599 – Prodotti vernicianti.<br />
Determinazione della carica batterica<br />
totale nelle idropitture.<br />
L. 46/90<br />
11.Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Sono utili i manuali d’uso<br />
dell’alloggio e dell’organismo edilizio per<br />
orientare l’utente ad una corretta<br />
manutenzione e pulizia di superfici ed<br />
impianti.<br />
251
R.V. 9.2<br />
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
ASETTICITA’<br />
12.Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
Utili capitolati di appalto per<br />
eventuali servizi di gestione degli impianti<br />
tecnologici, di manutenzione<br />
dell’organismo edilizio, di pulizia.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
Elevato condizionamento da parte del<br />
clima igrotermico.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
No.<br />
252
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
R.V. 9.3<br />
RICICLABILITÀ DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
Esigenza da soddisfare: Per favorire indirettamente la limitazione della<br />
quantità di rifiuti edilizi, specie se indifferenziati, documentare i materiali presenti in<br />
elementi strutturali, in elementi di finitura e negli impianti, nelle pertinenze<br />
dell’organismo edilizio, indicando le caratteristiche di reimpiegabilità/riciclabilità dei<br />
medesimi materiali in caso di demolizione futura ed evidenziando l’eventuale uso di<br />
materiali reimpiegati o riciclati.<br />
SPECIFICA DI PRESTAZIONE<br />
2.Campo di applicazione<br />
Tutte le funzioni di cui all’art.78 del<br />
R.E.T. (ovvero dell’art.2 della L.R.46/88).<br />
3.Spazi o elementi del complesso<br />
insediativo, dell’organismo edilizio<br />
(edificio) e pertinenze interessati<br />
Complesso insediativo.<br />
Organismo edilizio e relative<br />
pertinenze aperte e chiuse.<br />
Spazi per attività principale e<br />
secondaria.<br />
Spazi per la circolazione e il<br />
collegamento.<br />
Locali e vani tecnici.<br />
Impianti tecnologici.<br />
NOTE<br />
1.Fase del progetto edilizio<br />
interessata<br />
Progettazione architettonica/definitiva.<br />
Progettazione esecutiva.<br />
Realizzazione.<br />
Manutenzione.<br />
Demolizione parziale o totale (e<br />
relativa progettazione di sicurezza del<br />
cantiere).<br />
Vedi modello di scomposizione del<br />
sistema ambientale nella figura 1<br />
dell’allegato A.1 al R.E.T. aggiornato con<br />
del.G.R.268/2000<br />
4.Operatore del processo edilizio<br />
interessato<br />
Progettista architettonico.<br />
Direzione lavori.<br />
Progettista strutturale.<br />
Progettisti impianti.<br />
Impresa esecutrice.<br />
Impresa di demolizione.<br />
Impresa di manutenzione<br />
dell’organismo edilizio.<br />
253
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
R.V. 9.3<br />
RICICLABILITÀ DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
5.Livello di prestazione per le<br />
nuove costruzioni<br />
Descrizione dettagliata a lavori<br />
ultimati dei materiali utilizzati<br />
nell’organismo edilizio e nelle sue<br />
pertinenze, anche aperte, descrivendo in<br />
particolare:<br />
le quantità impiegate;<br />
se si tratta di materiali o componenti<br />
edilizi provenienti da una precedente<br />
demolizione;<br />
se i materiali utilizzati nei componenti<br />
edilizi sono in forma semplice o<br />
associati con altri materiali e quindi<br />
più o meno riciclabili in futuro, in caso<br />
di demolizione parziale o totale;<br />
i motivi per cui il materiale non è<br />
eventualmente riciclabile utilizzando<br />
anche le indicazioni fornite dalla<br />
documentazione prevista dal R.V. 9.1<br />
(Controllo delle emissioni nocive nei<br />
materiali delle strutture, delle finiture e<br />
degli impianti);<br />
le fasi che possono essere critiche per<br />
l’utilizzo o la lavorazione di detto<br />
materiale (nella manutenzione o nella<br />
eventuale demolizione anche<br />
parziale).<br />
6.Livello di prestazione per<br />
interventi sul patrimonio edilizio<br />
esistente<br />
Uguale al livello per le nuove<br />
costruzioni, con riferimento agli elementi<br />
aggiunti.<br />
7.Livelli di prestazione<br />
differenziabili in rapporto al modello di<br />
scomposizione del sistema ambientale<br />
(complesso insediativo, organismo<br />
edilizio e relative pertinenze)<br />
No.<br />
D.M. 5/2/98 Individuazione dei rifiuti<br />
non pericolosi sottoposti alle procedure<br />
semplificate di recupero.<br />
Per la documentazione delle<br />
quantità vanno utilizzate le unità di misura<br />
ritenute più opportune.<br />
Le fasi critiche vanno indicate con<br />
riferimento alla salute degli operatori e<br />
degli utenti (se la demolizione parziale o<br />
la manutenzione sono effettuabili in<br />
presenza dell’utenza), con riferimento alla<br />
salute degli operatori nel caso di<br />
demolizione totale.<br />
Per la presenza di amianto nella<br />
costruzione esistente si veda il R.C.3.1<br />
(Controllo delle emissioni dannose).<br />
254
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
R.V. 9.3<br />
RICICLABILITÀ DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
9.Metodi di verifica progettuali<br />
La relazione tecnica allegata alla<br />
domanda di concessione edilizia contiene<br />
l’impegno a documentare quanto<br />
richiesto al punto 5.<br />
10.Metodi di verifica in opera<br />
Giudizio sintetico del tecnico<br />
incaricato di ottenere il certificato di<br />
conformità edilizia, supportato<br />
eventualmente dalle dichiarazioni del<br />
direttore dei lavori e corredato dalla<br />
documentazione definita al punto 5 (oltre<br />
che da eventuali richiami alla<br />
documentazione di cui al R.V.9.1).<br />
8.Interferenza con altri requisiti<br />
R.V. 6.3 Miglioramento del risparmio<br />
energetico.<br />
R.V. 6.6 Inerzia termica.<br />
R.V. 9.1 Controllo delle emissioni<br />
nocive nei materiali delle strutture,<br />
degli impianti e delle finiture.<br />
R.V. 9.2 Asetticità.<br />
In presenza di RE comunale<br />
adeguato al RET regionale (Del. G.R.<br />
593/95 e Del. G.R. 268/00) si dovrà<br />
considerare l’interferenza con i requisiti<br />
(peraltro discendenti direttamente da<br />
normative nazionali, applicate anche nei<br />
comuni privi di RET):<br />
R.C.2.1 Resistenza al fuoco; reazione<br />
al fuoco e assenza di emissioni nocive<br />
in caso di incendio; limitazione di<br />
generazione e propagazione di<br />
incendio;<br />
R.C.3.1 Controllo delle emissioni<br />
dannose;<br />
R.C.5.1 Isolamento acustico ai rumori<br />
aerei;<br />
R.C.5.2 Isolamento acustico ai rumori<br />
impattivi;<br />
R.C.6.1 Risparmio energetico.<br />
255
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
R.V. 9.3<br />
RICICLABILITÀ DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
11. Condizionamento da parte<br />
dell’utenza<br />
Utili manuali d’uso dell’alloggio e<br />
dell’organismo edilizio per la corretta<br />
gestione, da parte dell’utenza, dei<br />
materiali in fase di demolizione localizzata<br />
o di manutenzione.<br />
12. Interferenza con eventuali<br />
servizi offerti dal soggetto attuatore<br />
(gestione, manutenzione, servizi<br />
complementari)<br />
L’impresa di manutenzione deve<br />
conoscere la documentazione di cui ai<br />
punti 5 e 10.<br />
Utili riferimenti nei capitolati di<br />
appalto dei servizi di manutenzione<br />
dell’organismo edilizio.<br />
13.Condizionamenti da parte<br />
degli agenti caratteristici del sito<br />
No.<br />
14.Condizionamento da parte del<br />
contesto socio-economico, a scala<br />
anche urbana e urbanistico<br />
Accessibilità ad operatori nel settore<br />
di riutilizzo e riciclo dei materiali edili.<br />
256
FAMIGLIA 9 – CONTROLLO DELLE CARATTERISTICHE<br />
NOCIVE DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
R.V. 9.3<br />
RICICLABILITÀ DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE<br />
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