Il Regolamento 2073 CE - Ordiniveterinaripiemonte.it
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<strong>Il</strong> <strong>Regolamento</strong> <strong>2073</strong> <strong>CE</strong><br />
e la valutazione dei cr<strong>it</strong>eri di processo e di<br />
sicurezza alimentare attraverso il Challenge test<br />
Contributi pratici<br />
Mauro Fontana<br />
Responsabile<br />
Controllo Qual<strong>it</strong>à<br />
Stefano Bisotti<br />
Direttore Qual<strong>it</strong>à<br />
e Responsabile<br />
Autocontrollo<br />
Riccardo Ariotti<br />
Direttore<br />
Laboratorio Analisi<br />
Come noto, il <strong>Regolamento</strong> <strong>2073</strong>\05 <strong>CE</strong>, in<br />
vigore dal 1° gennaio 2006, ha fissato i cr<strong>it</strong>eri<br />
microbiologici che definiscono l’accettabil<strong>it</strong>à<br />
dei processi produttivi, nonché i parametri<br />
microbiologici di sicurezza dei prodotti<br />
alimentari che determinano una soglia<br />
oltre la quale un alimento deve essere considerato<br />
contaminato in maniera non più<br />
accettabile dai microrganismi cui tali cr<strong>it</strong>eri<br />
si riferiscono. <strong>Il</strong> Reg. <strong>2073</strong>/2005 differenzia<br />
quindi i cr<strong>it</strong>eri microbiologici in due tipologie:<br />
cr<strong>it</strong>eri di “Sicurezza alimentare” e cr<strong>it</strong>eri<br />
di “Igiene di Processo”. <strong>Il</strong> <strong>Regolamento</strong> ha<br />
l’obiettivo di rendere elevata la garanzia di<br />
sicurezza alimentare per i consumatori, e lo<br />
fa anche armonizzando i cr<strong>it</strong>eri microbiologici<br />
relativi alle diverse sostanze alimentari<br />
presenti nelle precedenti direttive e Regolamenti,<br />
utilizzando i risultati delle analisi e la<br />
valutazione del rischio. I nuovi concetti che<br />
il <strong>Regolamento</strong> <strong>2073</strong> introduce si possono<br />
riassumere come segue:<br />
• I cr<strong>it</strong>eri di sicurezza del prodotto<br />
alimentare non vengono più applicati al<br />
prodotto al momento della sua usc<strong>it</strong>a dallo<br />
stabilimento di fabbricazione, ma devono<br />
essere applicati al prodotto stesso<br />
per tutta la durata della sua v<strong>it</strong>a commerciale;<br />
• I cr<strong>it</strong>eri di Igiene del processo<br />
sono finalizzati alla verifica dell’accettabil<strong>it</strong>à<br />
dal punto di vista igienico san<strong>it</strong>ario<br />
della lavorazione effettuata; devono quindi<br />
essere applicati, a seconda dei casi, ai<br />
semilavorati o al prodotto durante la lavorazione<br />
o al prodotto al termine della lavorazione,<br />
focalizzando i controlli sui parametri<br />
microbiologici stabil<strong>it</strong>i come indicatori<br />
nel punto o nei punti in cui si r<strong>it</strong>enga<br />
che il rischio di contaminazione sia più<br />
elevato. Tale concetto implica quindi la<br />
necess<strong>it</strong>à non prescindibile, da parte degli<br />
operatori del Comparto alimentare da<br />
un lato e dall’Autor<strong>it</strong>à competente dall’altro,<br />
di analizzare in modo cr<strong>it</strong>ico l’intera filiera<br />
produttiva. Non ci si deve quindi lim<strong>it</strong>are<br />
soltanto all’individuazione di punti<br />
cr<strong>it</strong>ici, il più a valle possibile del processo<br />
produttivo, che possano annullare o<br />
ricondurre al minimo i rischi derivanti da<br />
una contaminazione microbica; viceversa,<br />
è precisa responsabil<strong>it</strong>à dell’Opera-<br />
8 / 343
Contributi pratici<br />
tore del Settore Alimentare (OSA) capire<br />
ed individuare le fasi di processo che<br />
potenzialmente sono in grado di elevare<br />
il pericolo oltre i lim<strong>it</strong>i consent<strong>it</strong>i.<br />
In particolare, per quanto riguarda la Listeria<br />
monocytogenes, al cap<strong>it</strong>olo I del suddetto<br />
<strong>Regolamento</strong> è stato introdotto, per gli alimenti<br />
pronti che non rappresentano un terreno<br />
favorevole allo sviluppo di questo microrganismo<br />
e per quelli che invece rappresentano<br />
un terreno favorevole allo sviluppo<br />
di Listeria monocytogenes il lim<strong>it</strong>e quant<strong>it</strong>ativo<br />
di 100 ufc/g. ma, come spiegato nelle<br />
note 5 e 7, tale cr<strong>it</strong>erio è applicabile per<br />
questi ultimi soltanto qualora il produttore<br />
sia in grado di dimostrare, con soddisfazione<br />
dell’Autor<strong>it</strong>à competente, che il prodotto<br />
non supererà il c<strong>it</strong>ato lim<strong>it</strong>e per tutto il<br />
periodo di conservabil<strong>it</strong>à del prodotto<br />
stesso, anche questo, salvo rare e precise<br />
eccezioni, stabil<strong>it</strong>o dal produttore dell’alimento.<br />
La nota 5 inoltre introduce una importante<br />
nov<strong>it</strong>à rappresentata dalla possibil<strong>it</strong>à per<br />
l’operatore durante il processo produttivo<br />
di fissare lim<strong>it</strong>i intermedi sufficientemente<br />
bassi da garantire che tale lim<strong>it</strong>e di 100<br />
ufc/g non sia superato al termine del periodo<br />
di conservabil<strong>it</strong>à.<br />
Si evince quindi che l’Unione Europea, a<br />
differenza di quanto previsto da cr<strong>it</strong>eri microbiologici<br />
indicati in precedenti Normative,<br />
non persegue più la pol<strong>it</strong>ica della “Tolleranza<br />
zero” e può ammettere, in taluni<br />
casi ed in certe condizioni, la presenza di<br />
Listeria monocytogenes in alimenti pronti<br />
per il consumo.<br />
La Garanzia del<br />
Mantenimento dei cr<strong>it</strong>eri<br />
microbiologici in fase di<br />
processo e durante la v<strong>it</strong>a<br />
commerciale del prodotto<br />
<strong>Il</strong> <strong>Regolamento</strong> <strong>CE</strong> <strong>2073</strong>/2005, all’articolo 3,<br />
fornisce alcune indicazioni su come debbano<br />
essere esegu<strong>it</strong>i gli studi sopra c<strong>it</strong>ati<br />
da applicare sia al prodotto in fase di processo<br />
di produzione, sia al prodotto in<br />
amb<strong>it</strong>o di v<strong>it</strong>a commerciale dello stesso.<br />
L’articolo 3 prevede infatti che:<br />
1 Gli Operatori del Settore Alimentare<br />
(OSA) provvedono a che i prodotti alimentari<br />
siano conformi ai relativi cr<strong>it</strong>eri<br />
microbiologici fissati nell’allegato I del<br />
regolamento.<br />
A tal fine, gli operatori del settore alimentare<br />
adottano provvedimenti, in ogni<br />
fase della produzione, della lavorazione<br />
e della distribuzione, inclusa la vend<strong>it</strong>a<br />
al dettaglio, nell’amb<strong>it</strong>o delle loro procedure<br />
HACCP e delle loro prassi corrette<br />
in materia d’igiene, per garantire che:<br />
a la forn<strong>it</strong>ura, la manipolazione e la lavorazione<br />
delle materie prime e dei prodotti<br />
alimentari che dipendono dal<br />
loro controllo si effettuino nel rispetto<br />
dei cr<strong>it</strong>eri di igiene del processo;<br />
b i cr<strong>it</strong>eri di sicurezza alimentare applicabili<br />
per l’intera durata del periodo<br />
di conservabil<strong>it</strong>à dei prodotti possano<br />
essere rispettati a condizioni ragionevolmente<br />
prevedibili di distribuzione,<br />
conservazione e uso.<br />
2. Se necessario, gli operatori del settore<br />
alimentare responsabili della fabbricazione<br />
del prodotto effettuano studi, in<br />
conform<strong>it</strong>à all’allegato II, per verificare se<br />
i cr<strong>it</strong>eri sono rispettati per l’intera durata<br />
del periodo di conservabil<strong>it</strong>à.<br />
In particolare ciò si applica agli alimenti<br />
pronti che cost<strong>it</strong>uiscono terreno favorevole<br />
alla cresc<strong>it</strong>a di Listeria monocytogenes<br />
e che possono cost<strong>it</strong>uire un rischio<br />
per la salute pubblica in quanto mezzo<br />
di diffusione di tale batterio.<br />
Gli operatori del settore alimentare possono<br />
condurre gli studi suddetti in collaborazione<br />
tra loro.<br />
Orientamenti per la realizzazione di tali<br />
studi possono essere inclusi nei manuali<br />
di corretta prassi operativa di cui all’articolo<br />
7 del regolamento (<strong>CE</strong>) n. 852/2004.”<br />
L’allegato II del <strong>Regolamento</strong> specifica inoltre<br />
che: “Gli studi di cui all’articolo 3, paragrafo<br />
2 comprendono:<br />
• prove per determinare le caratteristiche<br />
fisico-chimiche del prodotto, quali pH,<br />
aw, contenuto salino, concentrazione di<br />
conservanti e tipo di sistema di confezionamento,<br />
tenendo conto delle condizioni<br />
di lavorazione e di conservazione,<br />
delle possibil<strong>it</strong>à di contaminazione e<br />
della conservabil<strong>it</strong>à prevista;<br />
• consultazione della letteratura scientifica<br />
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disponibile e dei dati di ricerca sulle caratteristiche<br />
di sviluppo e di sopravvivenza<br />
dei microrganismi in questione.<br />
Se necessario, in base agli studi summenzionati,<br />
l’operatore del settore alimentare<br />
effettua studi ulteriori, che possono comprendere:<br />
• modelli matematici pred<strong>it</strong>tivi stabil<strong>it</strong>i per<br />
il prodotto alimentare in esame, utilizzando<br />
fattori cr<strong>it</strong>ici di sviluppo o di sopravvivenza<br />
per i microrganismi in questione<br />
presenti nel prodotto;<br />
• prove per determinare la capac<strong>it</strong>à dei<br />
microrganismi in questione, deb<strong>it</strong>amente<br />
inoculati, di svilupparsi o sopravvivere<br />
nel prodotto in diverse condizioni di<br />
conservazione ragionevolmente prevedibili;<br />
• studi per valutare lo sviluppo o la sopravvivenza<br />
dei microrganismi in questione<br />
che possono essere presenti nel<br />
prodotto durante il periodo di conservabil<strong>it</strong>à,<br />
in condizioni ragionevolmente<br />
prevedibili di distribuzione, conservazione<br />
e uso”.<br />
Alla luce delle precedenti considerazioni,<br />
si evince la nuova necess<strong>it</strong>à, da parte del<br />
produttore dell’alimento, di verificare due<br />
fondamentali concetti relativi alle caratteristiche<br />
dell’alimento da esso fabbricato:<br />
1 definire se l’alimento abbia caratteristiche<br />
tali da non rappresentare un substrato<br />
favorevole allo sviluppo ed alla<br />
cresc<strong>it</strong>a di Listeria monocytogenes.<br />
Se l’alimento non è un substrato favorevole<br />
alla cresc<strong>it</strong>a ed allo sviluppo di<br />
Listeria monocytogenes, come abbiamo<br />
visto, il lim<strong>it</strong>e che il <strong>Regolamento</strong> fissa<br />
per la Listeria monocytogenes nel prodotto<br />
immesso sul mercato durante il<br />
periodo di conservabil<strong>it</strong>à è di 100 ufc/g.<br />
2 nel caso in cui l’alimento abbia invece<br />
delle caratteristiche tali da rappresentare<br />
un substrato favorevole alla cresc<strong>it</strong>a<br />
di Listeria monocytogenes, stabilire come,<br />
in che misura, a quale veloc<strong>it</strong>à e in<br />
quanto tempo questa si moltiplichi nell’alimento<br />
fino a superare le 100 ufc/g,<br />
ovvero determinare quale sia la quant<strong>it</strong>à<br />
di Listeria monocytogenes tollerata in<br />
partenza nel prodotto tale da non superare,<br />
entro la v<strong>it</strong>a commerciale di questo,<br />
il valore soglia di 100 ufc/g.
Schematicamente, le s<strong>it</strong>uazioni contemplate dal <strong>Regolamento</strong> in questione, relativamente al<br />
parametri di Listeria monocytogenes, possono essere evidenziate come segue, in base ad un<br />
“albero delle decisioni”:<br />
Domanda:<br />
L’alimento è destinato ai lattanti<br />
o è per fini medici speciali?<br />
NO<br />
Domanda:<br />
La Shelf-life è inferiore o uguale a 5 giorni?<br />
NO<br />
Domanda:<br />
L’alimento è un substrato NON FAVOREVOLE alla<br />
cresc<strong>it</strong>a di Listeria monocytogenes, ovvero le<br />
eventuali cellule microbiche di L. monocytogenes,<br />
se presenti nell’alimento, non sono in grado<br />
di moltiplicarsi nel tempo per le caratteristiche<br />
dell’alimento stesso?<br />
NO<br />
L’alimento è un substrato FAVOREVOLE alla cresc<strong>it</strong>a<br />
di Listeria monocytogenes<br />
Domanda:<br />
È possibile dimostrare che, durante il diretto<br />
controllo del produttore, a partire da una quant<strong>it</strong>à<br />
sufficientemente bassa di L. monocytogenes<br />
presente nell’alimento, non si raggiungano<br />
e superino la soglia di 100 ufc/g entro la fine della<br />
v<strong>it</strong>a commerciale del prodotto?<br />
NO<br />
S<strong>it</strong>uazione 3<br />
<strong>Il</strong> lim<strong>it</strong>e che il produttore deve porsi è quello della<br />
assenza di L. monocytogenes in 25 g di prodotto<br />
<strong>Il</strong> produttore alimentare può quindi venirsi<br />
a trovare in tre diverse s<strong>it</strong>uazioni: nella<br />
prima e nella terza, di fatto opposte fra<br />
loro, il comp<strong>it</strong>o “decisionale” del produttore<br />
è più semplice; egli dovrà, a seconda<br />
dei due casi, procedere ad effettuare delle<br />
verifiche che confermino, nel caso della<br />
s<strong>it</strong>uazione 1, un livello minore 100 ufc/g di<br />
L. monocytogenes all’inizio della v<strong>it</strong>a commerciale<br />
del prodotto, sapendo che le caratteristiche<br />
di questo sono tali, nella peggiore<br />
delle ipotesi, da non permettere lo<br />
sviluppo del microrganismo, ed in certi casi<br />
particolari addir<strong>it</strong>tura da ridurne la concentrazione;<br />
nel caso della s<strong>it</strong>uazione 3, il<br />
cr<strong>it</strong>erio sarà necessariamente quello più<br />
restr<strong>it</strong>tivo, e quindi si dovrà garantire l’assenza<br />
di L. monocytogenes in 25 g di prodotto.<br />
SI<br />
SI<br />
SI<br />
SI<br />
S<strong>it</strong>uazione 1<br />
La nota 8 dell’allegato II stabilisce che i prodotti<br />
con un periodo di conservabil<strong>it</strong>à inferiore ai 5 giorni<br />
(ad esclusione di quelli destinati al lattanti o a fini<br />
medici speciali) sono automaticamente<br />
appartenenti alla categoria di alimenti pronti<br />
per i quali il lim<strong>it</strong>e di Listeria monocytogenes<br />
è stato fissato in 100 ufc/g.<br />
Sempre la nota 8 stabilisce i valori di aW e pH<br />
che caratterizzano gli alimenti pronti che non<br />
cost<strong>it</strong>uiscono terreno favorevole alla cresc<strong>it</strong>a<br />
del batterio. Inoltre nella stessa nota il legislatore<br />
introduce il concetto innovativo che anche<br />
altri alimenti possono appartenere a questa categoria,<br />
purché vi sia giustificazione scientifica.<br />
S<strong>it</strong>uazione 2<br />
<strong>Il</strong> lim<strong>it</strong>e che il produttore deve porsi in fase di<br />
processo è quello che la quant<strong>it</strong>à ipotizzata<br />
o eventualmente riscontrata di<br />
Listeria monocytogenes durante le varie fasi di<br />
produzione dell’alimento sia sufficientemente<br />
basse da non superare mai durante<br />
tutto il periodo di conservabil<strong>it</strong>à dell’alimento<br />
stesso la soglia di 100 ufc/g<br />
Sapere, con una certa sicurezza, se un prodotto<br />
si trova nella s<strong>it</strong>uazione 1 o nella s<strong>it</strong>uazione<br />
3 è relativamente semplice; i parametri<br />
per stabilire un “confine” tra alimenti<br />
potenzialmente substrati favorevoli e alimenti<br />
non favorevoli lo sviluppo di L. monocytogenes<br />
vengono forn<strong>it</strong>i, oltre che dai<br />
dati bibliografici, dallo stesso regolamento<br />
<strong>2073</strong> \ 05, che alla nota 5 della tabella relativa<br />
ai cr<strong>it</strong>eri di igiene dei prodotti indica<br />
come lim<strong>it</strong>e il valore di Acqua libera dell’alimento<br />
(aW, activ<strong>it</strong>y Water) inferiori o u-<br />
guali a 0,910 e valori di pH inferiori o uguali<br />
a 5,5 e valori di aW inferiori o uguali a<br />
0,94 se abbinati a valori di pH inferiori o<br />
uguali a 5,0; in generale, per capire se un<br />
prodotto si colloca in uno o nell’altro gruppo,<br />
è possibile utilizzare, in prima battuta,<br />
i valori riportati nella seguente tabella:<br />
Tabella 1<br />
Condizioni NON favorevoli allo sviluppo<br />
di L. monocytogenes<br />
aW
Contributi pratici<br />
colari condizioni un determinato microrganismo<br />
possa svilupparsi su una certa matrice.<br />
<strong>Il</strong> test può essere considerato quindi<br />
sotto una duplice chiave di lettura: la prima<br />
è quella dello studio delle caratteristiche<br />
di un alimento sotto l’aspetto matriciale,<br />
cioè lo studio delle caratteristiche chimico-fisiche<br />
del prodotto in funzione della<br />
possibil<strong>it</strong>à di permettere la cresc<strong>it</strong>a di<br />
determinati tipi di microrganismi; la seconda<br />
è quella dello studio della capac<strong>it</strong>à di<br />
microrganismi diverso per genere, per specie<br />
o per biotipo di crescere in un alimento<br />
con certe caratteristiche compos<strong>it</strong>ive e<br />
strutturali. <strong>Il</strong> Challenge test può essere utilizzato<br />
sia per valutare una curva di cresc<strong>it</strong>a<br />
di un determinato o di determinati<br />
microrganismi, ma anche per valutare una<br />
curva di abbattimento quando, ad esempio,<br />
variano le caratteristiche intrinseche<br />
dell’alimento in funzione del tipo di lavorazione<br />
o delle condizioni di conservazione.<br />
I microrganismi utilizzati in questo tipo<br />
di test sono preparazioni di microrganismi<br />
di controllo liofilizzate a concentrazione<br />
nota utilizzabili nei laboratori di ricerca o in<br />
quelli industriali.<br />
Queste prove servono anche per determinare<br />
la shelf life di un prodotto fin<strong>it</strong>o (nel<br />
caso ad esempio di un prodotto “nuovo”<br />
per il quale la shelf life sia ancora da verificare),<br />
o per rivalidare la shelf life precedentemente<br />
determinata di prodotti già in<br />
commercio, un<strong>it</strong>amente ad altri aspetti tecnologici.<br />
Per prodotti “nuovi” si intendono<br />
non solo quelli di nuova concezione, ma<br />
anche prodotti già esistenti per i quali siano<br />
sensibilmente variate delle condizioni<br />
tecnologiche, di produzione o di stoccaggio;<br />
inoltre, le prove di Challenge test servono<br />
altresì per validare altri aspetti relativi<br />
ai Processi richiamati dal <strong>Regolamento</strong><br />
<strong>2073</strong>/05, come ad esempio i trattamenti<br />
finalizzati alla riduzione del numero di microrganismi<br />
presenti in una materia prima,<br />
in un intermedio di lavorazione, in un prodotto<br />
fin<strong>it</strong>o. Per progettare un Challenge<br />
Test in grado di fornire informazioni sulla<br />
sicurezza di un alimento che siano soddisfacenti<br />
sia dal punto di vista del produttore<br />
che del consumatore, e che siano soddisfacenti<br />
per l’Autor<strong>it</strong>à San<strong>it</strong>aria competente,<br />
diventa fondamentale studiare e<br />
conoscere il più dettagliatamente possibile<br />
le caratteristiche del prodotto, la tecnologia<br />
del processo produttivo, le eventuali<br />
condizioni di maturazione, conservazione<br />
o stoccaggio del prodotto, le modal<strong>it</strong>à di<br />
confezionamento, di distribuzione, di vend<strong>it</strong>a,<br />
di preparazione e di consumo.<br />
Per effettuare un Challenge Test si possono<br />
utilizzare alimenti sicuramente contaminati,<br />
naturalmente o artificialmente (cioè inoculando<br />
i microrganismi di riferimento nelle<br />
materie prime o nei prodotti fin<strong>it</strong>i) per poter<br />
stabilire se ed in quali condizioni possano<br />
arrivare a rappresentare un potenziale<br />
rischio per la qual<strong>it</strong>à igienica dei prodotti e<br />
per la salute dei consumatori. Nel caso di<br />
contaminazione artificiale di alimenti altrimenti<br />
considerati e/o verificati esenti dal<br />
microrganismo, è possibile stabilire con accettabile<br />
precisione l’ent<strong>it</strong>à dell’inquinamento<br />
di partenza, utilizzando materiale a<br />
t<strong>it</strong>olo noto di microrganismi oggetto del<br />
test. Si deve quindi effettuare una preliminare<br />
analisi dei pericoli (raccolta delle<br />
informazioni, documentali o anal<strong>it</strong>iche, per<br />
identificare gli agenti microbici associati al<br />
processo) ed una valutazione dei rischi,<br />
cioè delle possibil<strong>it</strong>à e probabil<strong>it</strong>à che<br />
germi pericolosi possono avere di crescere<br />
in un prodotto. È possibile utilizzare un<br />
singolo microrganismo per Challenge test<br />
oppure è possibile combinare diversi<br />
microrganismi per utilizzarli in Challenge<br />
test a popolazione mista; di sol<strong>it</strong>o vengono<br />
utilizzate preparazioni di microrganismi<br />
che provengono dall’American Type Culture<br />
Collection (ATCC ® ) o altre collezioni<br />
autentiche di coltura di riferimento.<br />
L’utilizzo di materiali di riferimento contenenti<br />
microrganismi a concentrazione nota<br />
elimina l’attiv<strong>it</strong>à ripet<strong>it</strong>iva di preparazione<br />
delle diverse diluizioni per ottenere Challenge<br />
test a bassa concentrazione o un range<br />
di concentrazione.<br />
Questa tecnologia consente di porre semplicemente<br />
una pastiglia nel brodo di arricchimento<br />
o nel diluente primario e proseguire<br />
con le fasi successive della procedura.<br />
I cr<strong>it</strong>eri per l’applicazione di uno stu-<br />
8 / 346
dio di questo tipo possono essere schematicamente<br />
indicati come segue:<br />
Tipi di challenge test<br />
I Materiali di riferimento a t<strong>it</strong>olo noto di microrganismi<br />
possono supportare la realizzazione<br />
di due tipi di Challenge test. Una<br />
prima possibil<strong>it</strong>à è quella di selezionare un<br />
singolo microrganismo a concentrazione<br />
nota per un Challenge test individuale. In<br />
questo caso, deve essere stabil<strong>it</strong>a anche la<br />
quant<strong>it</strong>à o le quant<strong>it</strong>à note del microrganismo<br />
da testare nell’inoculo iniziale, e prevedere<br />
il relativo numero di campioni necessari<br />
da testare progressivamente in un<br />
certo arco di tempo (per esempio il tempo<br />
di shelf life che si suppone ideale per il<br />
tipo di prodotto, sia dal punto di vista san<strong>it</strong>ario<br />
che da quello legato ad esigenze<br />
commerciali). Un’altra possibil<strong>it</strong>à è quella<br />
di combinare più di un microrganismo a<br />
concentrazione nota in una singola preparazione,<br />
di prodotto, fatte salve le considerazioni<br />
di cui al punto precedente sulla<br />
quant<strong>it</strong>à iniziale e sul relativo numero di<br />
campioni da prevedere.<br />
Conservazione e stabil<strong>it</strong>à<br />
La garanzia del prodotto a t<strong>it</strong>olo noto da<br />
utilizzare si lim<strong>it</strong>a alle specifiche e alle prestazioni<br />
del materiale di riferimento correttamente<br />
conservato nel conten<strong>it</strong>ore originale<br />
(flacone). L’esposizione al calore, all’umid<strong>it</strong>à<br />
e all’ossigeno può influenzare negativamente<br />
la stabil<strong>it</strong>à del valore di concentrazione<br />
medio. Sia la riproducibil<strong>it</strong>à sia la<br />
stabil<strong>it</strong>à si basano sulla conservazione appropriata<br />
delle preparazioni nel flacone<br />
originale, sigillato, contenente disseccante.<br />
Controllo del campione<br />
Se l’applicazione richiede un campione alimentare,<br />
è fondamentale NON mescolare<br />
la popolazione liofilizzata di microrganismi<br />
insieme al campione alimentare se non<br />
IMMEDIATAMENTE prima del trattamento e<br />
della prova. La potenziale esposizione del<br />
campione alimentare all’umid<strong>it</strong>à e all’ossigeno<br />
può influenzare in modo determinante<br />
la stabil<strong>it</strong>à dei valori di concentrazione.<br />
A parte le considerazioni sull’umid<strong>it</strong>à e l’ossigeno,<br />
i campioni alimentari possono inoltre<br />
introdurre fattori tossici o inib<strong>it</strong>ori che<br />
agiscono negativamente sul recupero dei<br />
microrganismi. Inoltre, un campione alimentare<br />
può introdurre una popolazione intrinseca<br />
di microrganismi.<br />
Flora di microrganismi compet<strong>it</strong>ivi<br />
Un singolo microrganismo all’interno di una<br />
popolazione mista può determinare un’azione<br />
inib<strong>it</strong>oria o tossica sugli altri microrganismi<br />
appartenenti alla popolazione.<br />
Fluido di idratazione e idratazione<br />
I microrganismi liofilizzati devono essere<br />
idratati perché siano v<strong>it</strong>ali. Le proprietà intrinseche<br />
dei fluidi di idratazione possono<br />
influenzare il recupero e i valori di concentrazione<br />
previsti. È raccomandato il tampone<br />
fosfato a pH 7.2.<br />
Restrizioni temporali<br />
L’idratazione attiva la respirazione e l’attiv<strong>it</strong>à<br />
metabolica del microrganismo liofilizzato.<br />
L’assenza dei requis<strong>it</strong>i di cresc<strong>it</strong>a cr<strong>it</strong>ici<br />
(cioè fattori nutrienti e condizioni di incubazione)<br />
può incidere sulla stabil<strong>it</strong>à della<br />
popolazione dei microrganismi.<br />
I controlli devono essere completati entro<br />
trenta (30) minuti dall’idratazione.<br />
Conclusioni<br />
Alla luce delle considerazioni sopra esposte,<br />
si evince pertanto quanto sia importante<br />
il ruolo dell’operatore del Settore Alimentare<br />
nella classificazione dei prodotti<br />
da esso fabbricati. Conoscere in profond<strong>it</strong>à<br />
i processi di produzione e le caratteristiche<br />
delle matrici alimentari che vengono<br />
lavorate è fondamentale ai fini della classificazione<br />
delle stesse in accordo a quanto<br />
previsto dai Nuovi regolamenti del cosiddetto<br />
“Pacchetto Igiene”, in particolar modo<br />
per quanto riguarda le indicazioni contenuto<br />
nel <strong>Regolamento</strong> <strong>2073</strong>/2005.<br />
Uno studio di questo tipo potrebbe essere<br />
impostato, schematicamente, attraverso<br />
le seguenti attiv<strong>it</strong>à:<br />
1 Classificazione dei prodotti rischio legato<br />
a ciascuna delle matrici alimentari<br />
prodotte ed utilizzate all’interno dello<br />
stabilimento sulla base delle caratteristiche<br />
fisiche e chimiche (pH, Aw, contenuto<br />
in sale, periodo di stagionatura);<br />
2 Impostazione di protocolli differenziati<br />
per la prova di challenge test; la differenziazione<br />
dei protocolli, a par<strong>it</strong>à di<br />
“gruppi” di prodotti, è stata basata su<br />
aspetti quali temperatura di conservazione,<br />
tipologia di atmosfera di conservazione<br />
e tipo di miscela di gas di conservazione<br />
utilizzati;<br />
8 / 347<br />
3 Studio delle caratteristiche dell’inoculo<br />
batterico (numero di microrganismi/grammo<br />
di prodotto, tipologia di ceppo,<br />
inoculo mono-sierotipico o pluri-sierotipico<br />
tipico in base al numero di ceppi<br />
della specie utilizzata;<br />
4 Esecuzione del Challenge Test secondo<br />
Procedure defin<strong>it</strong>e in collaborazione<br />
con laboratori di riferimento o nell’amb<strong>it</strong>o<br />
del laboratorio interno.<br />
Concludendo, possiamo dire che la scelta<br />
di un’Azienda del Settore Alimentare di investire<br />
risorse per un lavoro di questo tipo<br />
può essere fatta sulla base di due considerazioni<br />
basilari:<br />
1 Le attiv<strong>it</strong>à operative e le relative risorse<br />
umane e strumentali di un’Azienda alimentare<br />
utilizzate nel controllo qual<strong>it</strong>à e<br />
per la verifica della corretta applicazione<br />
delle attiv<strong>it</strong>à di autocontrollo deve<br />
oggi, sulla base delle garanzie che il legislatore<br />
comun<strong>it</strong>ario chiede alle aziende<br />
di produzione per la tutela del consumatore<br />
finale, trasformarsi e diventare capace<br />
non solo di verificare, ma anche di<br />
studiare quelle che sono le proprie caratteristiche<br />
strutturali e di prodotto che,<br />
per quanto possano rientrare in gruppi simili<br />
di prodotto o di azienda, sono sempre<br />
comunque peculiari di ogni prodotto<br />
e di ogni realtà produttiva, e come tali<br />
vanno approfond<strong>it</strong>e, dimostrando a chi<br />
è deputato alla verifica di questo la propria<br />
capac<strong>it</strong>à di adattarsi alle nuove esigenze<br />
normative;<br />
2 I nuovi Regolamenti comun<strong>it</strong>ari sottolineano<br />
l’importanza di poter dimostrare<br />
sempre, al controllo ufficiale ed al consumatore<br />
finale, di aver approntato tutto<br />
ciò che era possibile fare per ridurre e<br />
controllare al meglio il rischio alimentare,<br />
attraverso investimenti importanti in materiali,<br />
attrezzature, uomini e le loro idee.