La nuova Normativa sul medicinale veterinario: discussione di ...
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Contributi pratici<br />
<strong>La</strong> <strong>nuova</strong> <strong>Normativa</strong><br />
<strong>sul</strong> <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong>:<br />
<strong><strong>di</strong>scussione</strong> <strong>di</strong> aspetti critici<br />
Diego Deangeli<br />
Patrizio Luisetto<br />
Alla fine del mese <strong>di</strong> giugno 2006 è stato<br />
pubblicato <strong>sul</strong>la Gazzetta Ufficiale il decreto<br />
legislativo 6 aprile 2006, n. 193, attuativo<br />
della <strong>di</strong>rettiva 2004/28/CE, concernente il<br />
co<strong>di</strong>ce comunitario relativo ai me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari. Si tratta della <strong>nuova</strong> legge <strong>sul</strong> farmaco<br />
<strong>veterinario</strong>, che sostituisce tutte le<br />
<strong>di</strong>sposizioni precedentemente in vigore e<br />
che si applica a tutti i me<strong>di</strong>cinali veterinari,<br />
e quin<strong>di</strong> anche ai vaccini preparati dalle<br />
industrie farmaceutiche, ai me<strong>di</strong>cinali veterinari<br />
omeopatici e alle premiscele per alimenti<br />
me<strong>di</strong>camentosi.<br />
Il primo aspetto da sottolineare è quin<strong>di</strong> il<br />
fatto che con detto decreto legislativo una<br />
moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> norme viene sostituita con<br />
una sola <strong>di</strong>sposizione-quadro, che dovrebbe,<br />
da sola, regolare tutta la materia:<br />
questo sforzo va nel senso della chiarezza<br />
e della semplificazione e, pertanto, deve<br />
suscitare un convinto plauso da tutti i<br />
destinatari.<br />
Il decreto legislativo 193/2006 <strong>di</strong>sciplina i<br />
me<strong>di</strong>cinali veterinari, dalla loro registrazione,<br />
alla loro <strong>di</strong>stribuzione, prescrizione e<br />
somministrazione e, quin<strong>di</strong>, si occupa <strong>di</strong><br />
una materia molto delicata che ha un notevole<br />
impatto <strong>sul</strong>l’attività professionale dei<br />
veterinari e degli allevatori e che incide <strong>sul</strong>la<br />
sicurezza alimentare dei prodotti <strong>di</strong> origine<br />
animale e, <strong>di</strong> conseguenza, sugli interessi<br />
dei consumatori.<br />
Per questo, pur dovendo essere molto apprezzato,<br />
come detto, l’impegno del legislatore,<br />
devono essere rilevati alcuni<br />
aspetti che sollevano alcune perplessità in<br />
vista della applicazione pratica della<br />
<strong>nuova</strong> legge.<br />
Lo scopo del presente lavoro è proprio<br />
quello <strong>di</strong> segnalare i punti più controversi<br />
della <strong>nuova</strong> normativa, con la costruttiva<br />
finalità <strong>di</strong> proporli alla <strong><strong>di</strong>scussione</strong>, nella<br />
speranza <strong>di</strong> contribuire al loro sollecito<br />
superamento.<br />
9 / 400
• Tempistica applicativa.<br />
<strong>La</strong> partecipazione dell’Italia all’Unione<br />
Europea implica l’accettazione e il recepimento<br />
delle <strong>di</strong>rettive comunitarie<br />
che sono decise con la attiva partecipazione<br />
<strong>di</strong> tutti i Paesi membri.<br />
I ritar<strong>di</strong> nell’implementazione delle decisioni<br />
europee nel sistema legislativo<br />
italiano purtroppo sono <strong>di</strong>ventati ricorrenti<br />
e spesso accade che l’attuazione<br />
delle norme nazionali <strong>di</strong> recepimento<br />
delle <strong>di</strong>rettive sia fatta in gran fretta per<br />
evitare i proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> infrazione conseguenti<br />
all’inadempienza.<br />
Questo è accaduto anche con il co<strong>di</strong>ce<br />
comunitario dei me<strong>di</strong>cinali veterinari: gli<br />
Stati membri avrebbero dovuto mettere<br />
in vigore le <strong>di</strong>sposizioni legislative, regolamentari<br />
e amministrative necessarie<br />
per conformarsi alle <strong>di</strong>rettive 2004/28/CE<br />
e 2001/82/CE entro il 30 ottobre 2005.<br />
<strong>La</strong> <strong>nuova</strong> legge <strong>sul</strong> <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong><br />
è entrata in vigore il 10 giugno 2006<br />
vale a <strong>di</strong>re 15 giorni dopo la sua pubblicazione<br />
<strong>sul</strong>la Gazzetta Ufficiale.<br />
Il nuovo testo è ricco <strong>di</strong> innovazioni e,<br />
per la sua applicazione, avrebbe richiesto<br />
un grande lavoro <strong>di</strong> preparazione e<br />
<strong>di</strong> informazione degli operatori che non<br />
c’è stato, oltre che l’adeguamento del<br />
sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione del farmaco. In<br />
tal modo la tempistica applicativa è<br />
ri<strong>sul</strong>tata del tutto incongrua rispetto agli<br />
adeguamenti necessari.<br />
• Definizione <strong>di</strong> <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong>.<br />
Il vecchio D.Lgs 119/1992 faceva riferimento<br />
al D.Lgs 178/1991 che identificava<br />
nella presentazione delle proprietà<br />
curative l’elemento caratterizzante per<br />
attribuire l’appartenenza <strong>di</strong> un prodotto<br />
a questa categoria. Nel D.Lgs. 193/2006<br />
questa definizione è rimasta, ma è stata<br />
ampliata da un secondo comma che fa<br />
rientrare nell’ambito del <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong><br />
anche ogni sostanza che può<br />
essere usata o somministrata allo scopo<br />
<strong>di</strong> ripristinare, correggere o mo<strong>di</strong>ficare<br />
funzioni fisiologiche me<strong>di</strong>ante un’azione<br />
farmacologica, immunologica o metabolica.<br />
Questa accezione deriva dalla<br />
<strong>di</strong>rettiva 2004/28/CE ma, con una interpretazione<br />
letterale, si rischia che possa<br />
esserci un allargamento smisurato dei<br />
prodotti che devono essere considerati<br />
“me<strong>di</strong>cinali veterinari”: infatti molti ad<strong>di</strong>tivi<br />
e molti mangimi complementari<br />
potrebbero rientrare nella <strong>nuova</strong> definizione<br />
<strong>di</strong> “<strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong>”.<br />
Da notare che è stata riportata integralmente<br />
nel recepimento italiano anche la<br />
specifica della <strong>di</strong>rettiva originaria che<br />
stabilisce che, in caso <strong>di</strong> dubbio, se un<br />
prodotto, tenuto conto dell’insieme delle<br />
sue caratteristiche, può rientrare contemporaneamente<br />
nella definizione <strong>di</strong><br />
“<strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong>” e nella definizione<br />
<strong>di</strong> un prodotto <strong>di</strong>sciplinato da altre<br />
normative comunitarie, si applicano<br />
le <strong>di</strong>sposizioni della normativa sui me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari. Sono scomparsi i me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari prefabbricati e i preparati<br />
galenici. Tutti i farmaci per uso <strong>veterinario</strong><br />
dovranno rientrare tra i me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari e, quin<strong>di</strong>, avere una propria<br />
AIC (Autorizzazione all’Immissione<br />
in Commercio) che li <strong>di</strong>fferenzia da tutti<br />
gli altri in commercio.<br />
9 / 401<br />
• Uso improprio.<br />
Tra le definizioni in<strong>di</strong>cate all’art. 1 del<br />
D.Lgs. 193/2006 c’è anche quella <strong>di</strong><br />
“uso improprio: l’uso <strong>di</strong> un <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong><br />
<strong>veterinario</strong> in modo non conforme a<br />
quanto in<strong>di</strong>cato nel riassunto delle<br />
caratteristiche del prodotto; il termine si<br />
riferisce anche all’abuso grave o all’uso<br />
scorretto <strong>di</strong> un <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong>.<br />
Sembrerebbe che l’uso <strong>di</strong> un <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong><br />
<strong>veterinario</strong> in maniera <strong>di</strong>fforme rispetto<br />
a quanto previsto in etichetta o nel<br />
foglietto illustrativo possa costituire<br />
“uso improprio”. Si può ipotizzare, ad<br />
esempio, il caso <strong>di</strong> un dosaggio <strong>di</strong>verso<br />
da quello previsto o <strong>di</strong> una durata della<br />
somministrazione più prolungata.<br />
Anche le cosiddette “prescrizioni in deroga”<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali su specie <strong>di</strong>verse o<br />
per curare patologie <strong>di</strong>verse rispetto a<br />
quelle previste, rientrerebbe nella definizione<br />
<strong>di</strong> “uso improprio”.<br />
Nel testo <strong>di</strong> legge si parla <strong>di</strong> uso improprio<br />
solo tra le definizioni e non è specificato<br />
cosa comporti mettere in atto<br />
dei comportamenti che integrino questa<br />
previsione.<br />
<strong>La</strong> definizione <strong>di</strong> uso improprio proviene<br />
dalla <strong>di</strong>rettiva 2001/82/CE ed è interessante<br />
notare che anche nel testo italiano<br />
della <strong>di</strong>rettiva viene usata l’espressione<br />
inglese “off-label” che significa: al<br />
<strong>di</strong> fuori da quanto previsto in etichetta.<br />
Nel testo francese questa evenienza è<br />
descritta come “utilisation hors RCP” che<br />
significa utilizzazione in maniera non<br />
conforme al riassunto delle caratteristiche<br />
del prodotto.<br />
Una prima considerazione è che i veterinari<br />
<strong>di</strong> campo non hanno accesso al<br />
riassunto delle caratteristiche del prodotto<br />
che è un documento del dossier<br />
<strong>di</strong> registrazione che i produttori considerano<br />
riservato perché contiene delle<br />
informazioni <strong>sul</strong> know-how del prodotto;<br />
sarebbe stato quin<strong>di</strong> più logico fare<br />
riferimento all’etichetta o al foglietto illustrativo<br />
del <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong>. Si richiama<br />
inoltre l’attenzione <strong>sul</strong>la parola “anche”<br />
che è usata nella definizione <strong>di</strong> uso improprio:<br />
essa infatti sembra significare<br />
che l’uso improprio non è necessariamente<br />
un uso scorretto o un abuso.<br />
In realtà il ministero aveva già fatto uso<br />
della locuzione “uso improprio” a proposito<br />
del <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong>: nella<br />
circolare 29 settembre 2000, n. 14 - Linee<br />
guida applicative del decreto legislativo<br />
4 agosto 1999, n. 336 - erano<br />
contenute delle note per la compilazione<br />
e la tenuta del registro dei trattamenti<br />
e il punto c) recitava: “Nell’in<strong>di</strong>care il<br />
tempo <strong>di</strong> sospensione va tenuto conto<br />
della tipologia produttiva dell’animale<br />
trattato (latte, uova, carne) o <strong>di</strong> eventuale<br />
«uso improprio»”. In questo caso gli<br />
autori del testo probabilmente si riferivano<br />
alle prescrizioni “in deroga” e,<br />
quin<strong>di</strong>, con necessità <strong>di</strong> particolari tempi<br />
<strong>di</strong> sospensione. <strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> ambiguità<br />
nel testo è spiacevole perché mette<br />
in <strong>di</strong>fficoltà gli operatori e può lasciare<br />
spazio ad interpretazioni personali<br />
degli addetti alla vigilanza.<br />
• Art. 11 - Uso in deroga per animali<br />
destinati alla produzione <strong>di</strong> alimenti.<br />
L’uso “in deroga” è la somministrazione<br />
<strong>di</strong> un <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong> ad animali<br />
<strong>di</strong> specie <strong>di</strong>versa rispetto a quelle della<br />
loro autorizzazione o per altri animali<br />
della stessa specie, ma per un’altra affezione.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni per l’uso in deroga
Contributi pratici<br />
dei me<strong>di</strong>cinali non sono sostanzialmente<br />
cambiate rispetto alla normativa precedentemente<br />
in vigore, sono rimaste tutte<br />
quelle già previste dall’art. 3, comma 5,<br />
del D.Lgs. 119/1992 e sono le seguenti:<br />
- assenza <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali autorizzati per<br />
una determinata malattia;<br />
- finalità, in particolare, <strong>di</strong> evitare agli<br />
animali evidenti stati <strong>di</strong> sofferenza;<br />
- tempi <strong>di</strong> attesa che non possono essere<br />
inferiori per le uova e per il latte,<br />
a sette giorni, per la carne <strong>di</strong> pollame<br />
e mammiferi, inclusi grasso e frattaglie,<br />
a ventotto giorni e per le carni <strong>di</strong> pesce,<br />
a 500 gra<strong>di</strong>/giorno.<br />
Da notare che il legislatore nel D.Lgs.<br />
119/1992 considerava espressamente la<br />
possibilità <strong>di</strong> applicare la deroga a<br />
gruppi <strong>di</strong> animali mentre l’art. 11 del<br />
D.Lgs. 193/ 2006 a questo proposito utilizza<br />
sempre il termine “animale” al singolare.<br />
Non è chiaro se a questa mo<strong>di</strong>fica<br />
debba essere attribuito un particolare<br />
significato, ma resta il fatto che nella<br />
pratica della professione veterinaria il<br />
ricorso all’uso in deroga è un’esigenza<br />
imprescin<strong>di</strong>bile per la terapia delle<br />
specie minori in quanto in molti casi<br />
non esistono me<strong>di</strong>cinali registrati per la<br />
specie che ci si trova a dover curare.<br />
Il ricorso all’impiego <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali in deroga<br />
spesso costituisce l’unica possibilità<br />
per la terapia degli animali, siano<br />
essi singoli o gruppi. Curare tempestivamente<br />
gli animali malati costituisce un’esigenza<br />
imprescin<strong>di</strong>bile anche per rispettare<br />
il benessere degli animali.<br />
<strong>La</strong> fattispecie della prescrizione “in deroga”<br />
sembra rientrare nella definizione<br />
<strong>di</strong> “uso improprio” che però è più ampia.<br />
Si rileva che nell’art. 11 <strong>sul</strong>l’uso in<br />
deroga non viene mai citato l’uso improprio.<br />
Non è chiaro cosa preveda la<br />
legge in caso <strong>di</strong> somministrazione <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>cinali veterinari a dosaggi superiori<br />
a quanto previsto in etichetta oppure <strong>di</strong><br />
prolungamento del trattamento o <strong>di</strong> utilizzazione<br />
<strong>di</strong> una via <strong>di</strong> somministrazione<br />
<strong>di</strong>versa rispetto a quella prevista.<br />
C’è il dubbio se siano ipotesi lecite o<br />
meno e se possano rientrare nel concetto<br />
<strong>di</strong> prescrizione in deroga, magari con<br />
le conseguenti cautele nella previsione<br />
dei tempi <strong>di</strong> sospensione.<br />
• Art. 71. Prescrizioni a carico del titolare<br />
dell’autorizzazione alla ven<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong>retta.<br />
I ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali veterinari devono<br />
mantenere traccia <strong>di</strong> tutte le informazioni<br />
sui farmaci in entrata e in uscita.<br />
Anche gli allevatori devono registrare il<br />
lotto dei me<strong>di</strong>cinali utilizzati.<br />
<strong>La</strong> finalità del legislatore sembra essere<br />
quella <strong>di</strong> voler assicurare la rintracciabilità<br />
dei me<strong>di</strong>cinali veterinari e rendere<br />
più <strong>di</strong>fficili le transazioni irregolari.<br />
Lo scopo sarebbe lodevole, ma il testo<br />
presenta alcuni aspetti pratici poco chiari.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>sposizione sembra riguardare<br />
tutti i me<strong>di</strong>cinali ce<strong>di</strong>bili solo <strong>di</strong>etro presentazione<br />
<strong>di</strong> ricetta me<strong>di</strong>co veterinaria<br />
in quanto non è specificato che essa<br />
riguar<strong>di</strong> solo i farmaci con ricetta in triplice<br />
copia. Non è chiaro come il precetto<br />
debba essere assolto nel caso <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>cinali con ricetta semplice: qual è<br />
in questo caso la “documentazione ufficiale<br />
particolareggiata” che deve essere<br />
trattenuta dal ven<strong>di</strong>tore? <strong>La</strong> situazione è<br />
ancora più complicata nel caso delle<br />
prescrizioni ripetibili nelle quali il farmacista<br />
deve obbligatoriamente restituire<br />
la ricetta veterinaria all’allevatore.<br />
Deve essere chiarito se la rintracciabilità<br />
debba essere mantenuta per tutti i me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari o solo per quelli che<br />
devono essere prescritti con ricetta in<br />
triplice copia.<br />
• Art. 76. Prescrizione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari.<br />
L’applicazione <strong>di</strong> questo articolo già nei<br />
giorni imme<strong>di</strong>atamente successivi alla<br />
pubblicazione del decreto ha originato<br />
interpretazioni contrastanti. Alcune case<br />
farmaceutiche hanno <strong>di</strong>ffuso delle<br />
circolari per informare la propria clientela<br />
che, per effetto <strong>di</strong> questo articolo,<br />
la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tutti i me<strong>di</strong>cinali contenenti<br />
sostanze ormonali prescritti per la terapia<br />
<strong>di</strong> animali destinati alla produzione<br />
<strong>di</strong> alimenti per l’uomo sarebbe dovuta<br />
avvenire soltanto <strong>di</strong>etro presentazione<br />
<strong>di</strong> ricetta me<strong>di</strong>co-veterinaria non<br />
ripetibile in triplice copia. Questa <strong>di</strong>sposizione<br />
sarebbe stata da applicare,<br />
in particolare, a tutti i farmaci contenenti<br />
GnRH, PMSG, HCG, prostaglan<strong>di</strong>ne e<br />
9 / 402<br />
ossitocina. Tali produttori, evidentemente,<br />
hanno considerato il nuovo testo <strong>di</strong><br />
legge prevalente rispetto alle <strong>di</strong>sposizioni<br />
dell’autorizzazione all’immissione<br />
in commercio (AIC) <strong>di</strong> ogni specialità e<br />
la norma doveva, quin<strong>di</strong>, essere applicata<br />
letteralmente in<strong>di</strong>pendentemente<br />
da quanto riportato in etichetta e nei<br />
foglietti illustrativi dei prodotti.<br />
Altri fabbricanti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali veterinari<br />
hanno, invece, ritenuto che il nuovo testo<br />
legislativo, in assenza <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti<br />
ministeriali <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica delle AIC,<br />
non comportasse variazioni delle modalità<br />
<strong>di</strong> prescrizione, pertanto, a parere<br />
<strong>di</strong> questi produttori, doveva essere<br />
mantenuto il regime <strong>di</strong> <strong>di</strong>spensazione<br />
dei me<strong>di</strong>cinali precedentemente esistente.<br />
Il secondo comma <strong>di</strong> questo articolo<br />
recita: “I me<strong>di</strong>ci veterinari nel prescrivere<br />
i me<strong>di</strong>cinali veterinari, devono<br />
limitarne la quantità al minimo necessario<br />
per il trattamento o la terapia”. Il concetto<br />
è sacrosanto ma, nella applicazione<br />
pratica, richiede molto buonsenso.<br />
Talvolta determinare l’esatto fabbisogno<br />
<strong>di</strong> <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> per effettuare una terapia<br />
può essere semplice ma in altri casi è<br />
necessariamente approssimativo. A titolo<br />
<strong>di</strong> esempio si cita il caso dei polli:<br />
è prassi consolidata in<strong>di</strong>care il dosaggio<br />
<strong>di</strong> molti me<strong>di</strong>cinali <strong>sul</strong>la base <strong>di</strong> una<br />
determinata quantità <strong>di</strong> farmaco per u-<br />
nità d’acqua <strong>di</strong> abbeverata, ma il consumo<br />
d’acqua <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> polli ammalati<br />
può essere <strong>di</strong>fficile da prevedere<br />
esattamente e, comunque, ri<strong>sul</strong>ta influenzato<br />
da fattori quali la temperatura<br />
e il tempo atmosferico. Sulle modalità<br />
<strong>di</strong> prescrizione merita <strong>di</strong> essere segnalato<br />
che, stante la definizione <strong>di</strong> “denominazione<br />
<strong>di</strong> <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> <strong>veterinario</strong>” riportata<br />
all’art. 1, comma v), sembra che<br />
i veterinari debbano in<strong>di</strong>care i farmaci<br />
prescritti identificandoli con precisione<br />
per evitare che possano essere confusi;<br />
se la denominazione è comune deve<br />
essere accompagnata dal marchio o dal<br />
nome del titolare dell’AIC.<br />
• Art. 78. Modalità per la <strong>di</strong>spensazione<br />
dei me<strong>di</strong>cinali veterinari in caso <strong>di</strong><br />
terapia d’urgenza.<br />
<strong>La</strong> <strong>nuova</strong> normativa affronta anche l’ar-
gomento della possibilità per il farmacista <strong>di</strong> sostituire un <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong><br />
<strong>veterinario</strong> con un altro generico più conveniente per<br />
l’acquirente. Per prima cosa si deve rilevare che oggi in Italia<br />
non esistono me<strong>di</strong>cinali veterinari generici. L’articolo in questione<br />
specifica che in caso <strong>di</strong> sostituzione deve essere garantita<br />
l’identità della composizione quali-quantitativa del principio<br />
attivo, la stessa forma farmaceutica e la specie <strong>di</strong> destinazione.<br />
A chi scrive sarebbe sembrato opportuno specificare che<br />
anche i tempi <strong>di</strong> sospensione debbano essere uguali o più<br />
brevi perché, <strong>di</strong>versamente, potrebbero nascere dei problemi<br />
per l’utilizzo degli alimenti <strong>di</strong> origine animale derivati. Lo stesso<br />
articolo nel secondo comma parla della sostituzione da<br />
parte del farmacista <strong>di</strong> un <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> con un altro per ovviare<br />
alla mancata <strong>di</strong>sponibilità imme<strong>di</strong>ata del farmaco prescritto. Tra<br />
gli elementi che il farmacista deve valutare sono in<strong>di</strong>cati anche<br />
gli eccipienti che però non sono <strong>di</strong>chiarati <strong>sul</strong>le confezioni.<br />
Non è chiaro come il farmacista possa, nella pratica, rispettare<br />
questa <strong>di</strong>sposizione.<br />
• Art. 79. Registro dei trattamenti <strong>di</strong> animali destinati alla<br />
produzione <strong>di</strong> alimenti.<br />
Vengono introdotte delle innovazioni che riguardano questo<br />
registro. Tra l’altro i proprietari e i responsabili degli animali<br />
devono annotare “relativamente all’acquisto, alla detenzione e<br />
alla somministrazione” la “data”. A nostro parere in forza <strong>di</strong><br />
questo articolo deve essere registrata anche la data <strong>di</strong> acquisto<br />
dei me<strong>di</strong>cinali. Le date <strong>di</strong> somministrazione, invece, non sono<br />
una novità perché erano già previste dall’art. 15 del D.Lgs.<br />
336/1999. Ri<strong>sul</strong>tano <strong>di</strong> assoluta <strong>nuova</strong> introduzione le prescritte<br />
registrazioni obbligatorie <strong>di</strong>:<br />
- numero <strong>di</strong> lotto,<br />
- quantità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali,<br />
- in<strong>di</strong>rizzo dei fornitori dei me<strong>di</strong>cinali.<br />
Da quanto sopra consegue che per poter rispettare i nuovi obblighi<br />
gli allevatori hanno necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> nuovi registri<br />
che abbiano opportuni spazi per le nuove annotazioni obbligatorie.<br />
In alternativa al sistema della compilazione <strong>di</strong> un registro<br />
il Ministero potrebbe stabilire che la conservazione dei documenti<br />
<strong>di</strong> acquisto dei me<strong>di</strong>cinali e delle prescrizioni veterinarie<br />
assolve agli obblighi <strong>di</strong> registrazione per le informazioni in<br />
essi contenute.<br />
- non possono formare oggetto delle scorte i me<strong>di</strong>cinali veterinari<br />
contenenti antibatterici e chemioterapici da somministrarsi<br />
attraverso gli alimenti liqui<strong>di</strong> o soli<strong>di</strong>.<br />
Pare che anche l’acqua <strong>di</strong> abbeverata debba essere considerata<br />
come alimento liquido ai fini dell’applicazione <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>sposizione.<br />
Non è chiaro quale sia il movente che ha spinto il<br />
legislatore a porre delle con<strong>di</strong>zioni così sfavorevoli agli “arma<strong>di</strong>etti<br />
farmaceutici” che, salvo mo<strong>di</strong>fiche alla legge, paiono<br />
quasi tutti destinati a scomparire.<br />
Si richiama l’attenzione <strong>sul</strong>la sintassi utilizzata dal legislatore:<br />
quel “non possono formare oggetto delle scorte” sembra suggerire<br />
che il <strong>di</strong>vieto sia riferito alla costituzione delle scorte,<br />
vale a <strong>di</strong>re al carico dei me<strong>di</strong>cinali mentre nulla si <strong>di</strong>ce <strong>sul</strong>l’utilizzo<br />
dei prodotti che già sono presenti in arma<strong>di</strong>etto.<br />
Questa interpretazione darebbe una spiegazione alla mancata<br />
previsione <strong>di</strong> appropriati tempi per lo smaltimento dei me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari contenenti antibatterici e chemioterapici da somministrarsi<br />
attraverso gli alimenti liqui<strong>di</strong> o soli<strong>di</strong> presenti in scorta<br />
al momento dell’entrata in vigore della legge. Diversamente<br />
tale mancata previsione sarebbe problematica.<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà pratiche che derivano dall’applicazione <strong>di</strong> questo<br />
articolo hanno imme<strong>di</strong>atamente provocato delle reazioni. <strong>La</strong> Regione<br />
Veneto con nota del 13 giugno 2006, tre soli giorni dopo<br />
l’entrata in vigore del D.Lgs. 193/2006, ha evidenziato la <strong>di</strong>fficoltà<br />
della situazione che si è creata e ha scritto: “In attesa che<br />
vengano definite con i <strong>di</strong>stributori <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali, che operano<br />
in Veneto, le modalità <strong>di</strong> consegna puntuale e continuativa dei<br />
• Artt. 80 e 81 <strong>sul</strong>le scorte <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali veterinari<br />
<strong>La</strong> vecchia legge prevedeva che gli allevatori potessero essere<br />
autorizzati dalle USL a tenere adeguate scorte <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali<br />
veterinari, purché ne fosse responsabile un <strong>veterinario</strong>, che fossero<br />
custo<strong>di</strong>te in idonei locali chiusi e che fosse tenuto un registro<br />
<strong>di</strong> carico e scarico. In questi anni la possibilità <strong>di</strong> tenere<br />
scorte si è rivelata utile per assicurare la prontezza degli interventi<br />
terapeutici soprattutto in realtà territoriali <strong>di</strong>fficili.<br />
Nel nuovo testo il legislatore nazionale ha introdotto delle limitazioni<br />
non previste dalle <strong>di</strong>rettive comunitarie:<br />
- per ottenere l’autorizzazione a detenere scorte è necessario<br />
che sussistano “valide motivazioni”;<br />
9 / 403
Contributi pratici<br />
me<strong>di</strong>cinali in oggetto, si ritiene opportuno<br />
procrastinare l’applicazione del <strong>di</strong>spositivo<br />
da quanto previsto dall’art. 81<br />
punto 2 del D.Lgs 193/2006 citato in<br />
oggetto.”<br />
• Art. 87. Campioni gratuiti.<br />
Prescrive che i campioni gratuiti devono<br />
essere graficamente identici alla confezione<br />
più piccola in commercio ma con<br />
contenuto inferiore. In alcuni casi la riduzione<br />
della quantità <strong>di</strong> farmaco contenuto<br />
in una confezione, aumentando<br />
il rapporto aria/<strong>me<strong>di</strong>cinale</strong> può dar luogo<br />
a dei problemi <strong>di</strong> conservazione del<br />
prodotto, andrebbero rifatte le prove<br />
<strong>di</strong> stabilità e, in realtà, ci si troverebbe<br />
<strong>di</strong> fronte a tutti gli effetti ad una <strong>nuova</strong><br />
specialità <strong>me<strong>di</strong>cinale</strong>.<br />
<strong>La</strong> norma specifica anche che “Unitamente<br />
al campione deve essere sempre<br />
consegnato il riassunto delle caratteristiche<br />
del prodotto”. Tale previsione appare<br />
assolutamente irrealistica per il carattere<br />
<strong>di</strong> riservatezza del RCP. Anche<br />
queste <strong>di</strong>sposizioni sono state introdotte<br />
dal legislatore nazionale e non sono<br />
previste dalle <strong>di</strong>rettive 2004/28/CE o<br />
2001/82/CE.<br />
Probabilmente il movente del legislatore<br />
è stato quello <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re che con la<br />
copertura <strong>di</strong> campioni gratuiti possano<br />
essere realizzati dei flussi <strong>di</strong>stributivi <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>cinali veterinari fuori controllo, ma<br />
questo articolo rischia <strong>di</strong> provocare l’eccesso<br />
contrario, cioè la sparizione dei<br />
campioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali. Questa eventualità<br />
sarebbe negativa perché i campioni<br />
possono costituire un valido strumento<br />
per far conoscere i me<strong>di</strong>cinali ai<br />
veterinari <strong>di</strong> campo.<br />
• Art. 91. Segnalazione <strong>di</strong> sospette reazioni<br />
avverse.<br />
Chiunque ne sia a conoscenza deve segnalare<br />
al sistema <strong>di</strong> farmacovigilanza<br />
eventuali sospette reazioni avverse conseguenti<br />
all’uso <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali veterinari.<br />
I veterinari ed i farmacisti hanno anche<br />
l’obbligo <strong>di</strong> segnalare i casi <strong>di</strong> mancanza<br />
<strong>di</strong> efficacia collegata all’utilizzo <strong>di</strong> un<br />
<strong>me<strong>di</strong>cinale</strong>. A proposito <strong>di</strong> questi obblighi<br />
si nota che non è definito cosa si<br />
debba intendere per “reazione avversa”<br />
nonostante l’art. 1 contenga una lunghissima<br />
lista <strong>di</strong> definizioni. Tra l’altro nel<br />
D.Lgs. 193/2006 c’è la definizione <strong>di</strong>:<br />
- effetto collaterale negativo,<br />
- effetto collaterale negativo su soggetto<br />
umano,<br />
- grave effetto collaterale negativo,<br />
- effetto collaterale negativo inatteso.<br />
Manca proprio la definizione <strong>di</strong> “reazione<br />
avversa”.<br />
Qualcuno ha sollevato dei dubbi <strong>sul</strong>l’effetto<br />
congiunto dell’art. 91 <strong>sul</strong>le<br />
sospette reazioni avverse con l’art. 11<br />
<strong>sul</strong>l’uso in deroga <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali per animali<br />
destinati alla produzione <strong>di</strong> alimenti.<br />
In assenza <strong>di</strong> segnalazioni <strong>di</strong><br />
mancata efficacia al sistema <strong>di</strong> farmacovigilanza<br />
potrebbe sembrare ingiustificato<br />
il ricorso all’uso in deroga <strong>di</strong> farmaci<br />
registrati per specie <strong>di</strong>verse. A parere<br />
<strong>di</strong> chi scrive una tale interpretazione<br />
sarebbe eccessivamente meccanicistica<br />
e totalmente frustrante per la professionalità<br />
del <strong>veterinario</strong> che deve, comunque,<br />
mettere in atto la miglior terapia<br />
in scienza e coscienza. Un terapeuta<br />
deve poter valutare quale sia l’intervento<br />
più opportuno e non può accettare<br />
<strong>di</strong> vedere ridotta la sua professionalità<br />
alla rigida applicazione <strong>di</strong> schemi<br />
terapeutici derivai dai dossier <strong>di</strong> registrazione<br />
dei me<strong>di</strong>cinali veterinari.<br />
Sono state illustrate le osservazioni scaturite<br />
da un’attenta analisi del D.Lgs. 193/2006<br />
che però non intaccano il valore <strong>di</strong> una norma<br />
che, nel complesso, è certamente positiva.<br />
È facile prevedere che, come a suo<br />
tempo fu per il D.Lgs. 119/92, molte delle<br />
incongruità emerse potranno essere risolte<br />
con interpretazioni autentiche emanate dal<br />
Ministero con circolari esplicative.<br />
Si auspica che il ri<strong>sul</strong>tato finale possa essere<br />
il più chiaro possibile evitando qualsiasi<br />
possibilità <strong>di</strong> interpretazioni soggettive.<br />
Questa è un’esigenza per favorire la serena<br />
e puntuale applicazione della normativa e<br />
anche per instaurare un corretto rapporto<br />
tra coloro che devono applicare le <strong>di</strong>sposizioni<br />
<strong>di</strong> legge e gli addetti alla vigilanza.<br />
Chi scrive vorrebbe sempre certezza del<br />
<strong>di</strong>ritto per gli operatori che devono poter<br />
produrre in con<strong>di</strong>zioni chiare e senza <strong>di</strong>storsioni<br />
competitive.<br />
Le autorità e gli addetti alla vigilanza dovrebbero<br />
sempre considerare che tra i loro<br />
doveri deve trovare spazio anche la collaborazione<br />
con i produttori onesti e sforzarsi<br />
sempre <strong>di</strong> non ostacolare l’or<strong>di</strong>nato<br />
svolgimento delle attività produttive.<br />
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