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Analisi semiotica del packaging - Cia

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Manuela Violoni<br />

Come fa una confezione a far presa sul<br />

consumatore? Nei numeri precedenti <strong>del</strong>la<br />

nostra rubrica abbiamo visto come una<br />

confezione racconti a chi la osserva almeno<br />

tre storie: quella <strong>del</strong> prodotto, quella<br />

<strong>del</strong> produttore che lo ha creato e quella<br />

<strong>del</strong> consumatore stesso che ce l’ha in<br />

mano. Ma perché lo fa? Cosa c’è sotto<br />

queste storie? Una volta in fondo alle favole<br />

c’era la morale, dei valori da insegnare<br />

al lettore. Per fortuna non dietro a<br />

tutte le storie c’è un’etica o dei dettami,<br />

ma sicuramente ci sono dei valori,cioè le<br />

ragioni più profonde, i moventi degli attori<br />

nella storia. La <strong>semiotica</strong> rivela che in<br />

tutte le storie c’è un Soggetto che desidera<br />

congiungersi con un Oggetto di valore<br />

(la vittoria, l’amore, ...) e da questa tensione<br />

si genera l’azione. La storia preferita<br />

dei produttori, che poi ritroviamo in<br />

molte confezioni, è quella in cui il Soggetto<br />

è il consumatore e il prodotto l’Oggetto<br />

di valore; ma perché il consumatore voglia<br />

immedesimarsi in questa storia e si<br />

generi l’azione (...l’acquisto) è fondamentale<br />

che il valore raccontato – la leva <strong>del</strong><br />

marketing – sia<br />

quello che conta<br />

per il consumatore.<br />

E che sia plausibile<br />

nel prodotto.<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>semiotica</strong> <strong>del</strong><br />

PACKAGING<br />

I VINI<br />

Se un marito litiga con la moglie su cosa fare a Pasqua – se andare a pranzo dalla<br />

suocera o fare due giorni di campeggio in montagna – la <strong>semiotica</strong> insegna che questa<br />

piccola storia <strong>del</strong>la vita quotidiana cela un’irriducibile e drammatica opposizione<br />

tra libertà e schiavitù, tra volere e dovere, tra natura e società: dilemmi esistenziali, e<br />

universali. In altre parole, sotto ogni narrazione c’è una struttura profonda, di cui il<br />

semplice discorso con i suoi personaggi è solo la struttura superficiale. La struttura<br />

profonda emerge dal tipo di rapporti che sono stabiliti tra i diversi attori e dalla loro<br />

funzione nell’economia <strong>del</strong>la storia, e costituisce<br />

il vero nodo <strong>del</strong>la lettura: articola i valori secondo<br />

i quali gli attori agiscono, che sono il vero<br />

motore <strong>del</strong>la narrazione che vi viene costituita<br />

sopra. La narrazione scaturisce insomma tra<br />

opposizioni di valori, che nella nostra storiella si<br />

possono rappresentare così:<br />

Questo schema si chiama quadrato semiotico,e<br />

serve ad articolare le opposizioni assiologiche<br />

(o dei valori): in orizzontale ci sono le<br />

opposizioni tra contrari, in diagonale le contraddizioni<br />

(gli opposti: A – non A). Questo<br />

schema, leggermente girato, può servire anche<br />

per collocare i nostri personaggi:<br />

La moglie e il marito, neanche a dirlo, sono su<br />

posizioni completamente opposte, mentre negli<br />

altri quadranti si possono collocare altri personaggi,<br />

come la figlia – che se non va dalla nonna<br />

deve sì temere una rappresaglia da parte<br />

<strong>del</strong>la madre, ma d’altronde ha anche piacere di<br />

andare – o al contrario il ragazzo <strong>del</strong>la figlia – il<br />

più felice di tutti, perché non ha voglia di andare<br />

ma non è neanche tenuto, e così potrà andare<br />

tranquillamente in campeggio con gli amici.<br />

Come in questa banale storiella abbiamo<br />

collocato i personaggi, altrettanto bene in un’analisi<br />

<strong>del</strong>la comunicazione di marketing potremmo collocare le marche: questo secondo<br />

schema si chiama mapping semiotico, ed è usato per visualizzare il posizionamento<br />

di una marca nei confronti <strong>del</strong>la concorrenza in base ai valori di consumo proposti.<br />

Perché i valori, come i moventi <strong>del</strong>l’agire umano, non sono infiniti. Famoso il<br />

mapping dei valori di consumo <strong>del</strong>le automobili di Jean-Marie Floch (mitico contro<br />

pratico, critico contro ludico): ma quali sono i valori proposti dai produttori di vini? Anche<br />

qui le opposizioni assiologiche proposte non sono moltissime: c’è chi punta sul<br />

sapere, la competenza, e chi punta sul piacere, il lusso; c’è che guarda al futuro, alla<br />

modernità e chi sbandiera il proprio passato, la storia. Innovazione, tradizione, tipicità,<br />

edonismo: sono poche le confezioni i cui discorsi non siano riconducibili a questi<br />

temi. Ma attenzione: i valori vicini al sapere sono valori <strong>del</strong> produttore, mentre sono<br />

quelli vicini al piacere che girano la storia dal punto di vista <strong>del</strong> consumatore. E poi:<br />

sicuro che non ci siano altri valori oltre a questi, già così affollati? Come ad esempio<br />

la salute, che invece è diventata cruciale per le acque minerali.<br />

32 L’ASSAGGIO 9 - PRIMAVERA 2005


Villa Frattina<br />

DiGale Chardonnay e Pinot Grigio <strong>del</strong>le Venezie Igt<br />

Individuazione a scaffale<br />

Cantina Produttori Cormòns<br />

Rosänder Pinot Grigio Friuli Doc Isonzo<br />

Individuazione a scaffale<br />

La forma<br />

bordolese<br />

e l’etichetta<br />

bianca squadrata<br />

non rendono<br />

la confezione<br />

particolarmente<br />

appariscente<br />

a una certa<br />

distanza, se non<br />

fosse per l’uso<br />

<strong>del</strong>l’ampio<br />

disegno che si<br />

staglia su bianco,<br />

dominando<br />

le scritte.<br />

Il tratto distintivo<br />

di questa bottiglia<br />

è la forma,<br />

bassa,<br />

con le spalle<br />

arrotondate,<br />

il collo corto<br />

e il cercine<br />

pronunciato:<br />

tipica dei vini<br />

liquorosi,<br />

fa pensare<br />

a un prodotto<br />

extranazionale<br />

e, grazie al tono<br />

cromatico e allo<br />

stile<br />

<strong>del</strong>l’etichetta,<br />

antico.<br />

Lettura in mano<br />

Lettura in mano<br />

L’isotopia principale retta dal testo visivo <strong>del</strong>la confezione tende a mettere in<br />

risalto il colore <strong>del</strong> vino, sia in modo indicale – attraverso la trasparenza <strong>del</strong><br />

vetro bianco e la ridondanza <strong>del</strong>l’oro <strong>del</strong>la capsula – che simbolicamente attraverso<br />

il fondo bianco <strong>del</strong>l’etichetta. L’unico elemento non verbale che spicca<br />

è il disegno centrale, in rilievo e riccamente decorato con l’oro a imitare una<br />

miniatura, che rappresenta una composizione tra le iniziali <strong>del</strong> nome <strong>del</strong> vino<br />

e uno stemma che non ha molto di nobiliare: sul fondo a quadri sono rappresentati<br />

dei grappoli. Lo stemma è girato di 90°, come una freccia, in una posizione<br />

insolita quanto irriverente: più che austero e aristocratico, è giocoso e<br />

ironico. Un rinnovamento giovanile di una base nobiliare e tradizionale: ecco l’isotopia<br />

ripresa anche dal testo in controetichetta.<br />

L’uso <strong>del</strong>l’oro, l’imitazione <strong>del</strong>la cornice squadrata e il disegno <strong>del</strong>lo stemma che<br />

sormonta l’etichetta, accompagnato da putti, è in isotopia con il marchio rosso a<br />

lato, in cui si legge “Rinascimento”, e rinvia al Cinquecento europeo: idea di antichità,<br />

di nobiltà e cultura. Il nome <strong>del</strong> produttore è in primo piano, e sta ad indicare<br />

anche la provenienza geografica: Cormons, alle porte <strong>del</strong>la Mitteleuropa. La<br />

retroetichetta riporta una scheda tecnica completa <strong>del</strong> vino, con in sfondo una<br />

cartina <strong>del</strong>l’Italia in cui si localizza il luogo di provenienza: elemento centrale <strong>del</strong><br />

discorso. Sono presenti una storia <strong>del</strong> produttore, i dati di produzione e le indicazioni<br />

per il consumo: una controetichetta che istituendo la competenza <strong>del</strong> lettore<br />

riprende l’isotopia <strong>del</strong> sapere e di una cultura locale che riaffonda le radici nella<br />

storia <strong>del</strong> luogo di origine.<br />

Il naming<br />

Il naming<br />

<strong>Analisi</strong> <strong>semiotica</strong> <strong>del</strong> <strong>packaging</strong><br />

Nome proprio, spezzato in due dalla G<br />

maiuscola, richiama un cognome nobiliare<br />

preceduto dalla preposizione, e va a<br />

creare un’isotopia di aristocrazia unitamente<br />

all’immagine in etichetta, rafforzata<br />

oltretutto dalla semantica di “Gale”.<br />

“Rosänder”, tipicamente tedesco, è in isotopia con la cromia generale<br />

<strong>del</strong>la confezione e descrive il colore <strong>del</strong> vino. Insieme al<br />

nome <strong>del</strong> produttore, elemento verbale più evidente, rafforza l’idea<br />

di un prodotto mitteleuropeo.<br />

33

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