Le discariche nel Veneto - Università degli Studi di Padova

Le discariche nel Veneto - Università degli Studi di Padova Le discariche nel Veneto - Università degli Studi di Padova

wug.cab.unipd.it
from wug.cab.unipd.it More from this publisher
23.03.2015 Views

preoccupare le autorità, dopo lo scandalo di tanti lavoratori deceduti in seguito al inquinamento prodotto dal polo industriale veneziano. Più recentemente ovvero nel 2001, L’Europa ha sanzionato l’Italia per la mancanza di dati pertinenti relativi alle discariche disseminate sul suo territorio. L’Italia non si era infatti ancora adeguata alla direttiva 91/689/CEE, direttiva che prevedeva che tutte le aziende si impegnassero per la valorizzazione dei rifiuti pericolosi. In effetti, il tumultuoso exploit industriale e lo stabile successivo sviluppo economico del Veneto si è inevitabilmente accompagnato a nuove problematiche ambientali, in un primo tempo ignorate per emergere con forza nell’ultimo trentennio grazie alla mutata sensibilità dell’opinione pubblica. Dunque, il Veneto, al fine di rispondere a queste esigenze nazionali e dal momento che l’emergenza rifiuti aveva un significato e conseguenze devastanti sul territorio, è stato una delle prime regioni italiane a decidere, nel 2003, per un progetto di monitoraggio ambientale per il censimento dei siti potenzialmente inquinati sul suo territorio. Questo progetto è stato avviato sul territorio veneto perché le informazioni relative alle discariche e soprattutto quelle relative ai rifiuti pericolosi tossici, erano carenti e non era stato mai fatto un censimento del genere su una regione così dinamica sia dal punto di vista demografico che industriale. L’originalità di un tale progetto regionale risiede nell’utilizzo del telerilevamento come metodo di indagine e di censimento di potenziali discariche. L’analisi dei risultati ottenuti attraverso i dati satellitari è stata assecondata dalla creazione di un database, in grado di raccogliere tutti dati disponibili sul territorio, e che possa essere aggiornato. Questi dati sono stati forniti da tutte le autorità amministrative a livello locale, provinciale e regionale. Il progetto è stato affidato al Magistrato alle Acque di Venezia (MAV), attraverso il suo Servizio Informativo (SIN), che ha a disposizione il più vasto archivio di dati telerilevati oggi esistente sulla laguna di Venezia. Per questo progetto, nuovi dati satellitari sono stati acquisiti, soprattutto dati IKONOS ad alta risoluzione (pixel di 1x1 m). In questo articolo, presenterò il territorio della pianura veneta, territorio vulnerabile dal punto di vista ambientale e in seguito dimostrerò quanto l’uso del telerilevamento sia valido come strumento di monitoraggio ambientale. Saranno presentati i primi risultati ottenuti nell’ambito del progetto della Regione Veneto al quale partecipo. I primi risultati riguardano il bacino scolante della laguna di Venezia, ovvero un’area di 1491 km 2 , ma il progetto comprende tutta l’area di pianura, ovvero un po’ più di 10000 Km 2 è sarà terminato per il 2008. 2. Il territorio veneto: un territorio vulnerabile Il Veneto non è un territorio dalla struttura permanente, fissa o comunque una regione dove le presenze antropiche, che insistono sul territorio, hanno un’espansione ordinata e coerente; al contrario, si tratta di una realtà in movimento costante, oggetto di continue alterazioni, prodotte dall’intensa relazione dell’uomo con il suo ambiente: una rappresentazione quest’ultima che è confermata dalla recente evoluzione della regione. Il Veneto era una regione prevalentemente agricola fino agli anni ’50 e nell’arco di pochi anni si è trasformata in una regione fortemente urbanizzata e industrializzata che oramai lascia sempre meno spazio all’agricoltura, e sempre di più all’industria. Questi cambiamenti vanno al di là della trasformazione territoriale, visto che in un certo modo l’industria ha posto le basi di una nuova cultura (Vallerani e al., 2005): in effetti si è passati da una cultura contadina ad una cultura industriale di piccoli imprenditori in un tempo rapido, senza lasciare spazio ad un eventuale tempo di transizione. Il miracolo economico, in tal modo, si è tradotto anche in capannoni industriali che hanno sommerso le tracce di naturalità, in una dispersione continua delle aree fabbricabili che non ha tenuto conto della limitata disponibilità della risorsa suolo. Tutti i comuni si sono dotati di almeno una zona industriale (alla quale vanno aggiunti spesso altri piccoli siti industriali, sanati da “opportune” varianti ai piani regolatori): ecco allora spazi di “non luogo”, tristi, che frammentano sempre di più una campagna che oramai non esiste se non nelle memorie dei contadini. Questi cambiamenti sono stati a tutti gli effetti brutali, e logicamente, lo è stato anche il rapporto dell’uomo con il suo territorio e il suo ambiente. Il necessario bisogno di spazi, spazi urbani, spazi industriali e l’arricchimento che ne poteva essere conseguente, ha tralasciato uno spazio frammentato dove la dinamica ambientale è stata ignorata fino a qualche anno fa. Il territorio della pianura veneta deve fare i suoi conti con un inquinamento importante, che incide sia a livello della polluzione dell’aria (polveri sottili) sia a livello degli acquiferi. Una delle priorità ambientali più cruciali oggi è di potere gestire e smaltire il considerevole volume di rifiuti presenti sul territorio, frutto dell’intensa attività industriale di questi ultimi cinquant’anni. Ma, al di là dello smaltimento dei rifiuti, la priorità è data anche alla gestione territoriale delle discariche visto che ce ne sono tante, e molte abusive soprattutto. Il territorio è allora vulnerabile e lo confermano, fra l’altro, visto la frequenza di scandali legati a rifiuti pericolosi tossici che presentano un rischio per la sanità pubblica. Il censimento di discariche abusive, di siti potenzialmente inquinati, è dunque il primo scopo di questo progetto regionale, al fine di poter avere uno strumento valido ed aggiornato di gestione territoriale per la pianura veneta. 3. Il progetto di monitoraggio regionale attraverso il telerilevamento Il progetto regionale di censimento dei siti potenzialmente contaminati presenta un’applicazione del telerilevamento originale, visto che l’analisi dei dati satellitari non è mai stata ancora usata per una superficie di tale estensione: la pianura veneta infatti comprende un po’ più di 11000 km 2 . I risultati 38

presentati in questo articolo riguardano principalmente il bacino scolante della laguna di Venezia dove sono stati calibrati i valori per potere individuare siti di potenziale discarica. Nelle prossime pagine pertanto saranno presentati i primi risultati relativi al metodo validato che è stato applicato al bacino scolante della laguna di Venezia e che sarà utilizzato in seguito per tutta la pianura veneta. possibili presso i comuni e i vari enti amministrativi: il telerilevamento non è dunque stato utilizzato come strumento di indagine e di gestione territoriale. In Germania e in Austria i siti analizzati erano discariche relativamente vecchie, sorte almeno 50-60 anni fa. Di nuove discariche in questi due paesi non se fanno quasi più; tutti i rifiuti vengono trattati prima, in modo che sotto terra siano sepolti solo materiali il meno inquinanti possibile. In Italia, al contrario, la dinamica non è la stessa: anche se in un futuro vicino, si dovrebbero trattare tutti tipi di rifiuti, la realtà territoriale è ben diversa, visto che ancora oggi si registrano nuovi siti di discarica abusiva. Nell’ambito di questo progetto l’utilizzo del telerilevamento appare, estremamente funzionale in quanto permette di avere un monitoraggio diacronico, visto che è stato deciso di acquistare dati IKONOS ogni tre anni. I risultati del confronto tra 2001 e 2004 sono presentati in questo articolo. Per quanto riguarda i progetti che utilizzano il telerilevamento per poter individuare discariche abusive (Cenedese e al., 2003; Gomarasca e Strobelt, 1995; Del Pero e al., 1995; Zilioli e al., 1992), tutti considerano aree molto più ridotte. Altri studi (Vincent 1994, Johnson 1993) invece, propongono quello che si potrebbe ipoteticamente fare per individualizzare i siti potenzialmente contaminati: tante idee ma poche realizzazioni, a causa del costo che rappresenta l’acquisizione di dati multispettrali per aree abbastanza vaste da risultare significative. Fig. 1 – Le diverse aree di studio delle aree potenzialmente inquinate del Veneto. La realtà territoriale del Veneto, area altamente industrializzata e urbanizzata dalla fine degli anni’50, non è evidentemente una realtà riconducibile solo all’Italia. In Europa la crescita economica delle zone più industrializzate ha avuto conseguenze analoghe sul territorio e sono numerose le aree che si sono trovate a gestire un importante volume di rifiuti che ha portato alla creazione di tante aree di discarica nel dopoguerra. In Germania, per esempio, uno studio recente, finanziato dalla Federal Environment Agency e condotto dalla UBA (Umwelt Bundes Amt), ha permesso di stimare in più di 91000 i siti di potenziale deposito abusivo di rifiuti (Allgaier e Stegman, 2006). Un progetto simile è stato avviato in Austria per poter identificare i vecchi siti di discariche: si tratta del progetto europeo EVAPASSOLD (Allgaier e Stegman, 2006). Insomma, la preoccupazione dell’Italia e più particolarmente del Veneto per le sue discariche abusive è una preoccupazione condivisa da altri paesi europei industrializzati. Tuttavia i risultati dei progetti citati precedentemente sono stati elaborati a partire da indagini statistiche, raccogliendo tutte le informazioni 3.1. Metodologie: Utilizzo del telerilevamento e del GIS per l’individuazione di siti sospetti L’utilizzo del telerilevamento per l’individuazione di discariche è molto recente, e normalmente riguarda studi effettuati su piccole porzioni di territorio (Fig. 1). È la prima volta che, in Italia, si utilizzano queste metodologie per monitorare un’area tanto vasta quanto la pianura veneta, che si estende su una superficie di oltre 10.000 km 2 . Il telerilevamento si avvale di sensori presenti a bordo di alcuni satelliti che orbitano attorno alla terra, raccogliendo dati ed informazioni sul territorio e sullo stato dell’ambiente. Esso, inoltre, prevede l’utilizzo di sensori montati su piattaforme aeree, che permettono di sorvolare con voli radenti il territorio oggetto di studio. I sensori consentono di visualizzare sia immagini simili a fotografie aeree, sia immagini relative a porzioni dello spettro elettromagnetico non visibili per l’occhio umano, come ad esempio l’infrarosso termico, mettendo in evidenza le differenze delle superfici. Sono allora non più immagini da analizzare ma riflettanze 2 da valutare. 2 L’energia non assorbita dagli oggetti a terra è riflessa verso l’atmosfera nelle diverse bande dello spettro elettromagnetico. Questa energia è la radianza. (W/sr/m2). La riflettanza (valore assoluto) è la radianza (valore relativo) dopo correzione atmosferica. La riflettanza è dunque un’informazione indipendente degli effetti dell’atmosfera e 39

presentati in questo articolo riguardano principalmente<br />

il bacino scolante della laguna <strong>di</strong> Venezia dove sono<br />

stati calibrati i valori per potere in<strong>di</strong>viduare siti <strong>di</strong><br />

potenziale <strong>di</strong>scarica. Nelle prossime pagine pertanto<br />

saranno presentati i primi risultati relativi al metodo<br />

validato che è stato applicato al bacino scolante della<br />

laguna <strong>di</strong> Venezia e che sarà utilizzato in seguito per<br />

tutta la pianura veneta.<br />

possibili presso i comuni e i vari enti amministrativi: il<br />

telerilevamento non è dunque stato utilizzato come<br />

strumento <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong> gestione territoriale. In<br />

Germania e in Austria i siti analizzati erano <strong><strong>di</strong>scariche</strong><br />

relativamente vecchie, sorte almeno 50-60 anni fa. Di<br />

nuove <strong><strong>di</strong>scariche</strong> in questi due paesi non se fanno quasi<br />

più; tutti i rifiuti vengono trattati prima, in modo che<br />

sotto terra siano sepolti solo materiali il meno<br />

inquinanti possibile. In Italia, al contrario, la <strong>di</strong>namica<br />

non è la stessa: anche se in un futuro vicino, si<br />

dovrebbero trattare tutti tipi <strong>di</strong> rifiuti, la realtà<br />

territoriale è ben <strong>di</strong>versa, visto che ancora oggi si<br />

registrano nuovi siti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scarica abusiva. Nell’ambito<br />

<strong>di</strong> questo progetto l’utilizzo del telerilevamento appare,<br />

estremamente funzionale in quanto permette <strong>di</strong> avere<br />

un monitoraggio <strong>di</strong>acronico, visto che è stato deciso <strong>di</strong><br />

acquistare dati IKONOS ogni tre anni. I risultati del<br />

confronto tra 2001 e 2004 sono presentati in questo<br />

articolo. Per quanto riguarda i progetti che utilizzano il<br />

telerilevamento per poter in<strong>di</strong>viduare <strong><strong>di</strong>scariche</strong><br />

abusive (Cenedese e al., 2003; Gomarasca e Strobelt,<br />

1995; Del Pero e al., 1995; Zilioli e al., 1992), tutti<br />

considerano aree molto più ridotte. Altri stu<strong>di</strong> (Vincent<br />

1994, Johnson 1993) invece, propongono quello che si<br />

potrebbe ipoteticamente fare per in<strong>di</strong>vidualizzare i siti<br />

potenzialmente contaminati: tante idee ma poche<br />

realizzazioni, a causa del costo che rappresenta<br />

l’acquisizione <strong>di</strong> dati multispettrali per aree abbastanza<br />

vaste da risultare significative.<br />

Fig. 1 – <strong>Le</strong> <strong>di</strong>verse aree <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o delle aree potenzialmente<br />

inquinate del <strong>Veneto</strong>.<br />

La realtà territoriale del <strong>Veneto</strong>, area altamente<br />

industrializzata e urbanizzata dalla fine <strong>degli</strong> anni’50,<br />

non è evidentemente una realtà riconducibile solo<br />

all’Italia. In Europa la crescita economica delle zone<br />

più industrializzate ha avuto conseguenze analoghe sul<br />

territorio e sono numerose le aree che si sono trovate a<br />

gestire un importante volume <strong>di</strong> rifiuti che ha portato<br />

alla creazione <strong>di</strong> tante aree <strong>di</strong> <strong>di</strong>scarica <strong>nel</strong> dopoguerra.<br />

In Germania, per esempio, uno stu<strong>di</strong>o recente,<br />

finanziato dalla Federal Environment Agency e<br />

condotto dalla UBA (Umwelt Bundes Amt), ha<br />

permesso <strong>di</strong> stimare in più <strong>di</strong> 91000 i siti <strong>di</strong> potenziale<br />

deposito abusivo <strong>di</strong> rifiuti (Allgaier e Stegman, 2006).<br />

Un progetto simile è stato avviato in Austria per poter<br />

identificare i vecchi siti <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>scariche</strong>: si tratta del<br />

progetto europeo EVAPASSOLD (Allgaier e Stegman,<br />

2006). Insomma, la preoccupazione dell’Italia e più<br />

particolarmente del <strong>Veneto</strong> per le sue <strong><strong>di</strong>scariche</strong><br />

abusive è una preoccupazione con<strong>di</strong>visa da altri paesi<br />

europei industrializzati. Tuttavia i risultati dei progetti<br />

citati precedentemente sono stati elaborati a partire da<br />

indagini statistiche, raccogliendo tutte le informazioni<br />

3.1. Metodologie: Utilizzo del telerilevamento e del<br />

GIS per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> siti sospetti<br />

L’utilizzo del telerilevamento per l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>scariche</strong> è molto recente, e normalmente riguarda<br />

stu<strong>di</strong> effettuati su piccole porzioni <strong>di</strong> territorio (Fig. 1).<br />

È la prima volta che, in Italia, si utilizzano queste<br />

metodologie per monitorare un’area tanto vasta quanto<br />

la pianura veneta, che si estende su una superficie <strong>di</strong><br />

oltre 10.000 km 2 .<br />

Il telerilevamento si avvale <strong>di</strong> sensori presenti a<br />

bordo <strong>di</strong> alcuni satelliti che orbitano attorno alla terra,<br />

raccogliendo dati ed informazioni sul territorio e sullo<br />

stato dell’ambiente. Esso, inoltre, prevede l’utilizzo <strong>di</strong><br />

sensori montati su piattaforme aeree, che permettono <strong>di</strong><br />

sorvolare con voli radenti il territorio oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

I sensori consentono <strong>di</strong> visualizzare sia immagini simili<br />

a fotografie aeree, sia immagini relative a porzioni<br />

dello spettro elettromagnetico non visibili per l’occhio<br />

umano, come ad esempio l’infrarosso termico,<br />

mettendo in evidenza le <strong>di</strong>fferenze delle superfici.<br />

Sono allora non più immagini da analizzare ma<br />

riflettanze 2 da valutare.<br />

2 L’energia non assorbita dagli oggetti a terra è riflessa verso<br />

l’atmosfera <strong>nel</strong>le <strong>di</strong>verse bande dello spettro<br />

elettromagnetico. Questa energia è la ra<strong>di</strong>anza. (W/sr/m2). La<br />

riflettanza (valore assoluto) è la ra<strong>di</strong>anza (valore relativo)<br />

dopo correzione atmosferica. La riflettanza è dunque<br />

un’informazione in<strong>di</strong>pendente <strong>degli</strong> effetti dell’atmosfera e<br />

39

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!