numero 03 - CNA Ravenna
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Unioni. FITA<br />
Piano Nazionale della Logistica<br />
Il punto di vista degli autotrasportatori<br />
di Cinzia Franchini<br />
Presidente <strong>CNA</strong> FITA Emilia Romagna<br />
23<br />
La Consulta dell’Autotrasporto<br />
ha approvato il Piano Nazionale<br />
della Logistica che, secondo<br />
il sottosegretario Giachino, non<br />
sarà un libro dei sogni. E’ composto<br />
di 10 linee strategiche e 51<br />
azioni, e mediante attività condivise<br />
e concertate migliorerà l’efficienza<br />
dei trasporti in Italia.<br />
L’obiettivo è di recuperare ogni anno un decimo<br />
del gap logistico, valutabile in 40 miliardi<br />
di euro, che ci separa dai Paesi europei<br />
più evoluti. Un recupero valorizzato dalla<br />
realizzazione di nuove infrastrutture e dalla<br />
risoluzione delle criticità. L’organizzazione<br />
logistica italiana sembra un puzzle, nel nostro<br />
Paese da decine di anni il governo centrale<br />
non compie scelte politiche. Si è investito<br />
poco in infrastrutture, in maniera scoordinata<br />
e senza una visione strutturata del<br />
trasporto merci. In Italia abbiamo un sistema<br />
logistico diviso tra grandi aziende industriali<br />
che si sono organizzate direttamente<br />
e le piccole e medie imprese che utilizzano il<br />
franco fabbrica, si affidano a spedizionieri o<br />
a imprese di trasporto. E’ una logistica flessibile,<br />
ma troppo locale e costosa. Credo che<br />
il Piano avrebbe dovuto definire le priorità di<br />
intervento. Lo Stato non ha governato, non<br />
ha concentrato le risorse, non ha scelto e non<br />
è riuscito a produrre alcuna linea guida. La<br />
nostra politica logistica deve risolvere i problemi<br />
che esistono nei collegamenti terrestri:<br />
le sfide tra i porti europei non si vincono sulle<br />
banchine, ma su ciò che accade dopo che<br />
sono sbarcati i container. Occorre integrare<br />
le reti di comunicazione stradali e ferroviarie<br />
fra i principali porti e interporti per riequilibrare<br />
i flussi di merci nel territorio nazionale.<br />
Vanno trovate soluzioni per collegare<br />
i nostri distretti produttivi, bisogna affrontare<br />
seriamente il tema della disarticolazione<br />
della miriade di piattaforme logistiche nate<br />
solo da logiche immobiliari. E’ necessario<br />
incentivare i centri realmente intermodali.<br />
Questo Piano logistico non prevede un ruolo<br />
dell’operatore nazionale merci ferroviario<br />
Trenitalia Cargo, come si intende sviluppare<br />
l’intermodalità dopo la chiusura di oltre 160<br />
scali merci. Non si prevede neppure di individuare<br />
gli scali portuali di riferimento. Il Piano<br />
parla di ritardi economici da recuperare,<br />
per raggiungere un obiettivo così ambizioso<br />
occorre investire, e non si fa nessun riferimento<br />
però alla dotazione finanziaria. E’ un<br />
bel documento che però non fornisce nessuna<br />
risposta, non fissa priorità e risorse, né i<br />
tempi di realizzazione, non adotta scelte e temiamo<br />
che anche i risultati non si vedranno.<br />
Unioni. FITA<br />
Sedar Cna Servizi