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Come già ci era noto, i Conti Rota (che avevano inserito davanti al<br />

cognome la particella nobiliare “de” rigorosamente in lettere<br />

minuscole) abbandonarono nel 1835 il Castello, che, dopo circa 300<br />

anni di abitazione, abbisognava di troppo costosi lavori di restauro e<br />

si trasferirono in una nuova dimora patrizia nel centro di Momiano. Il<br />

nonno di mio nonno Roberto, tale Alessandro de Rota, nato a Momiano<br />

il 18 agosto 1816, si trasferì quindi nella nuova casa con i familiari<br />

quando ancora non aveva compiuto i 20 anni.<br />

Vecchia fotografia della casa<br />

Dopo qualche anno sposò la coetanea Lucia Debianchi che gli regalò 5<br />

figli (2 maschi e 3 femmine). Il primogenito di nome Innocente, nato il<br />

23 di novembre del 1946 (papà di mio nonno Roberto), sposò il 5<br />

novembre 1877 Lucia Micori, dalla quale aveva avuto il 28 di agosto<br />

dello stesso anno la primogenita Alba della quale ho trovato del<br />

materiale molto interessante, che adesso andremo a esaminare.


Alba de Rota (sorella di mio nonno Roberto)<br />

Alba de Rota (1895 circa)<br />

Alba de Rota (1905 circa)<br />

I primi anni del 1900 si sposa con<br />

Mario Caputo dal quale ha avuto 4<br />

figli: Argentina, Lucia, Mario e Alba.<br />

I primi 3 non ebbero eredi mentre<br />

Alba (nata l ’8-1-1910) sposa il<br />

nobile Nicolò de Baseggio dal quale<br />

ha avuto 2 figli maschi (Giorgio e<br />

Guido de Baseggio). Il marito, Mario<br />

Caputo muore di febbre spagnola<br />

nel 1915 e Alba, disperata, scrive il<br />

17 luglio 1915 una commovente<br />

lettera al fratello più picco<br />

Innocente (detto Gigi)<br />

Alba de Rota (1910 circa)


La povera Alba, dopo pochi mesi, lascerà i suoi 4 figli, orfani di<br />

entrambi i genitori. Del figlio maschio Mario, sono stati rinvenuti i<br />

documenti d ’identità rilasciati nel 1937 e nel 1973.


La povera Alba, dopo pochi mesi, lascerà i suoi 4 figli, orfani di<br />

entrambi i genitori. Del figlio maschio Mario, sono stati rinvenuti i<br />

documenti d ’identità rilasciati nel 1937 e nel 1973.


Innocente de Rota<br />

(papà di Roberto)<br />

Roberto de Rota<br />

Roberto de Rota, nato a Momiano il 10 maggio 1879, si trasferisce a<br />

fine secolo a Trieste dove conosce Adelaide Orlandini detta Adele<br />

(Trieste 1885) e la sposa nel 1906. Mentre “nonna Adele” presta la<br />

sua opera come infermiera professionale in ospedale a Trieste, il<br />

nonno Roberto s ’inventa un ’impresa curiosa: Offre un lussuoso<br />

servizio di trasporto con carrozze trainate da cavalli per le signore<br />

triestine che desiderano dedicarsi allo shopping in centro città e<br />

hanno quindi la necessità di un mezzo di trasporto adeguato al loro<br />

lignaggio e di un lacchè (in livrea) al loro servizio. Per alcuni anni<br />

l’attività funziona alla grande, ma, avvicinandosi la prima guerra<br />

mondiale, la richiesta di carrozze di lusso va calando drasticamente,<br />

fino al punto di mettere in profonda crisi la sua impresa.


Nei Castelli di un certo prestigio, com’era sicuramente quello di<br />

Momiano, era d ’uso creare dei passaggi, più o meno segreti, che<br />

permettessero ai Signori che li abitavano, di avere, in caso di<br />

necessità, delle vie di fuga. Lungo queste vie di fuga venivano<br />

generalmente creati dei locali che venivano riempiti di tutto ciò che<br />

poteva servire, anche per lunghi periodi si sopravvivenza, lontani dal<br />

Castello. Spesso questi “passaggi” conducevano in luoghi sicuri e dai<br />

quali era facile dileguarsi. Il papà Innocente aveva informato,<br />

soprattutto il primogenito maschio Roberto, dell’esistenza di<br />

numerose vie di fuga (nonno parlava di sette), che conducevano alla<br />

sagrestia della chiesa di San Martino. Questi passaggi erano ben<br />

mimetizzati e protetti da muri che, per accedervi, dovevano<br />

necessariamente essere abbattuti. Il caro nonno Roberto, al quale non<br />

mancava certo la fantasia, rendendosi conto dei tempi difficili che la<br />

guerra stava imponendo a tutti e la brutta fine della sua attività,<br />

pensò di tornare a Momiano con il materiale più adatto (anche<br />

esplosivi), per ricercare i famosi “passaggi” e i locali dove avrebbero<br />

dovuto essere stati nascosti, sperava, grandi ricchezze. I parenti più<br />

stretti affermano che in alcune incursioni al Castello, il nonno avrebbe<br />

individuato due dei sette passaggi segreti e avrebbe prelevato ori,<br />

argenti e gioielli che gli permisero di sopravvivere dal 1915 al 1918.<br />

Dovette però ben presto abbandonare le sue ricerche perché gli<br />

animali della zona e gli stessi momianesi, venivano insopportabilmente<br />

disturbati dalle esplosioni e temevano che le stesse avrebbero potuto<br />

provocare crolli imprevisti. Fu quindi diffidato dal rientrare al<br />

Castello con i suoi pericolosi esplosivi e invitato con fermezza a<br />

desistere da queste incursioni, pena pesanti rappresaglie da parte dei<br />

suoi ex compaesani.<br />

Negli anni venti conobbe una tale Emma, che lavorava anch‘essa in<br />

ospedale a Trieste, che gli insegnò il mestiere di “podologo” o<br />

pedicure curativo. Da allora riuscì a crearsi una numerosa clientela<br />

che lo chiamava ogni qual volta aveva la necessità dell’intervento delle<br />

sue “preziose” manine. S’innamorò di quest’Emma e nacque una


elazione, e, dopo che la nonna Adele lo cacciò di casa, andò a vivere<br />

con lei. I figli, i miei zii Berta e Nereo e mio papà Aggeo, accettarono<br />

di buon grado questa Emma (che chiamavano Zia Emma) e<br />

frequentarono il papà e la sua nuova compagna fino alla morte del<br />

nonno Roberto avvenuta alla fine della seconda guerra mondiale, nel<br />

1945. Questa relazione non impedì comunque che nonno Roberto e<br />

nonna Adele fossero presenti insieme al matrimonio dei miei genitori<br />

avvenuto il 4 luglio 1940, come testimonia la foto che segue. Per quel<br />

che mi si dice, pare che questi atteggiamenti tolleranti e “libertini”<br />

fossero, e forse ancora sono, abbastanza comuni in quel di Trieste.<br />

Milano 4 luglio 1940. Dietro gli sposi i nonni materni e,<br />

sulla destra per chi guarda, i nonni Adele e Roberto de Rota


A mio nonno Roberto, poco prima di morire, furono richieste<br />

dall’Amministrazione dei Tributi di Roma delle cifre importanti per<br />

tasse riguardanti la proprietà del Castello di Momiano. Il nonno<br />

raccolse una grande quantità di documenti che inviò agli Uffici romani<br />

per dimostrare che nella realtà non poteva essere considerato un<br />

evasore. Fra questi documenti vi erano sicuramente la cosiddetta<br />

“Bibbia”, un albero genealogico e attestati che comprovavano che per<br />

il Castello, ancorché ormai ridotto a “rudere” e abbandonato da oltre<br />

un secolo, era stato oggetto in passato di richieste erariali che erano<br />

state soddisfatte da entrambi i rami dei Conti Rota (compresi quelli<br />

di Pirano). La “famosa” Bibbia, altro non era, che un voluminoso librone<br />

sul quale il nonno Roberto, che l ’aveva ricevuto dai suoi avi, annotava<br />

scrupolosamente tutti gli eventi che riguardavano la famiglia (nascite,<br />

matrimoni e morti). Di alberi genealogici se ne conosce l ’esistenza di<br />

almeno tre, che presentano una parte iniziale molto simile fra loro, ma<br />

che si differenziano nelle parti più recenti per la divisione della<br />

famiglia in differenti rami. Ho trovato dei documenti nei quali sono<br />

indicati dei componenti della famiglia che non mi sono affatto noti o<br />

che lo sono solo in piccolissima parte. So che la presentazione di<br />

questi documenti sortirono l ’effetto di esimere il nonno dal<br />

pagamento dei tributi richiesti, ma non sono riuscito a individuare che<br />

fine abbiano fatto. Ho avuto notizia solo dell’albero genealogico che è<br />

riapparso nello studio dentistico a Roma di Ennio de Rota (Trieste 30<br />

marzo 1929), ma non sono riuscito a scoprire come ne era entrato in<br />

possesso. Fra certi vecchi documenti che ho rintracciato e che<br />

riguardano alcuni componenti del Contado, anche se in qualche caso,<br />

non strettamente legati a me, ma di particolare interesse, espongo<br />

alla vostra attenzione quelli che seguono.


In questo documento del 17 maggio 1928 (anno VI dell’era Fascista),<br />

firmato dal Capo del Governo Benito Mussolini, viene concesso al<br />

richiedente Giacomo Rota nato a Trieste nel 1889, figlio di Rodolfo<br />

(Linea di Pirano), il riconoscimento del titolo nobiliare di Conte,<br />

l’iscrizione nel Libro della Nobiltà Italiana e l’autorizzazione<br />

all’utilizzo dello stemma che precede (variante di quello più noto che<br />

sovrastava l’ingresso del Castello di Momiano e che fu spostato<br />

all’ingresso della casa dove i Conti si trasferirono dopo l’abbandono<br />

del Castello stesso).


Nel documento che precede del 1923 rilasciato dal<br />

Municipio di Buie (Parenzo - Istria) si attesta che gli avi<br />

del Conte Rodolfo Rota fu Rodolfo (Linea di Pirano)<br />

possedevano da tempo il diritto d ’incolato presso quel<br />

Comune (il diritto d ’incolato è una attestazione che viene<br />

rilasciata a colui che stabilisce il proprio domicilio fuori<br />

del Municipio di cui è originario).


Dal documento che precede del 1871, legalizzato nel 1927,<br />

si evince che numerosi fra i Conti Rota negli anni fra il<br />

1775 e il 1869 furono invitati a pagare notevoli imposte in<br />

relazione al feudo di Momiano. (Non è chiaro se Domenico,<br />

il nostro Capostipite, o altra persona a lui strettamente<br />

legata, fosse coinvolto in queste richieste).


A pag. 88 del mio libro avevo pubblicato la fotografia di un<br />

piatto d ’argento sbalzato con il più noto stemma di<br />

famiglia dei Conti Rota. Ho trovato un ’altra fotografia,<br />

che potete ammirare più sopra, con lo stesso stemma<br />

riprodotto su un piatto di rame.


La foto che precede e quelle che seguono mi sono state<br />

fornite dall’Archivio di Stato di Venezia dov’è esposto l<br />

’unico dipinto esistente (o comunque conosciuto e da poco<br />

restaurato), che raffigura il Castello di Momiano com’era<br />

alle origini.


Nella prima foto il Castello è raffigurato dal lato che<br />

guarda il Paese, mentre la seconda mostra il lato che si<br />

affaccia sulla vallata dove scorre il torrente Argilla. Nella<br />

foto che segue abbiamo la descrizione dettagliata dei vari<br />

componenti e degli edifici che formavano il complesso.


In questa fotografia possiamo vedere la pianta del<br />

Castello di Momiano con lo schizzo dello stemma di<br />

famiglia che era esposto sul portale (che poi venne<br />

trasportato all’ingresso della nuova dimora in Paese) e il<br />

motto del Casato:<br />

“per ben far”.<br />

Nella prossima foto possiamo ammirare un ’altra immagine<br />

dell’ingresso della Casa nel Paese di Momiano.


Albero Genealogico messo in mostra durante il Convegno<br />

Internazionale che si è svolto a Momiano nel giugno 2013<br />

messo a disposizione da una discendente dei Conti Rota del<br />

ramo di Pirano.


1881 - Un’ altra fotografia di una giovanissima<br />

(quattordicenne) Alba de Rota


Non avendo potuto partecipare alla manifestazione di<br />

giugno, nel settembre 2013 mi sono recato a Momiano dove<br />

ho avuto il grande piacere di conoscere Lorella Limoncin<br />

Toth (con me nella foto). Lorella, grande organizzatrice di<br />

eventi, assai competente e appassionata di tutto quello<br />

che succede nelle province istriane, ha organizzato<br />

magistralmente il Convegno di Momiano, ottenendo un<br />

eccezionale successo per il valore del materiale esposto,<br />

per i prestigiosi interventi avvenuti e per la straordinaria<br />

affluenza di pubblico. Grazie a Lei ho potuto visitare un<br />

Museo di Buie dov’era stata riposta buona parte del<br />

materiale già presente al Convegno e ho potuto incontrare<br />

due discendenti della nobile stirpe dei Conti Rota (presenti<br />

nella fotografia che segue).


Dopo i notevoli lavori eseguiti per il ripristino del sentiero<br />

d’accesso, realizzati grazie agli stanziamenti della Regione<br />

Veneto e delle Amministrazioni locali, ho potuto visitare le<br />

rovine del Castello in modo molto agevole. Nella prossima<br />

foto mia moglie Rosy ed io “sulla porta di casa”.


In queste foto possiamo vedere una parte del sentiero e la<br />

scalinata di legno che conducono all’ingresso del Castello.


Un’ultima foto aerea delle rovine del Castello di Momiano.


Ho reperito alcuni documenti pubblicati in questo mio<br />

scritto, presso un cugino (figlio del fratello di papà) che<br />

ho incontrato a Trieste durante il mio ultimo viaggio e una<br />

cugina (figlia della sorella di papà) che abita nelle<br />

vicinanze di Milano. Nella foto che precede ammiriamo una<br />

curiosa poesia scritta in dialetto triestino da mio papà e<br />

dedicata alla sorella Berta. .<br />

Questa foto dovrebbe riprodurre, mi si dice, la chiave<br />

originaria d ’accesso al portone principale del Castello.<br />

Nella foto successiva dovrebbe essere riprodotta una<br />

delle monete commemorative dedicate a Francesco Rota<br />

(illustrate nel mio libro a pag. 48)


https://www.youtube.com/watch?v=sWubOrkJXXU<br />

https://www.youtube.com/watch?v=TGBRfctwwJI&list=FL-Quz7kqImPUm0<br />

G8FlrdLBA&index=2<br />

https://www.youtube.com/watch?v=_WbvpHr29HU<br />

https://www.youtube.com/watch?v=5lh4Ge2VtDk<br />

https://www.youtube.com/watch?v=h44yWMAybK0<br />

https://www.youtube.com/watch?v=0XwNaE4vbDA


Matteo de Rota, primo e unico figlio<br />

maschio di mio cugino Bruno, fu (mio zio)<br />

Nereo, fu (mio nonno) Roberto è<br />

diventato padre.<br />

La sua compagna Desirèe Baldassari gli<br />

ha donato una splendida bimba a cui è<br />

stato imposto il nome di Asia.<br />

<br />

<br />

I più vivi auguri ai neo genitori e al nonno<br />

Bruno.

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