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Livorno non stop - Gen '15

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<strong>Livorno</strong><br />

<strong>non</strong> <strong>stop</strong><br />

Omaggio<br />

mensile indipendente «strettamente» livornese<br />

Anno 29 - N° 613 <strong>Gen</strong>naio<br />

2015 l’ira di Melioco<br />

A <strong>Livorno</strong> si registra il record per quanto<br />

riguarda la deflazione e gli sfratti. La Trw<br />

ha chiuso i battenti e messo sul lastrico<br />

centinaia di famiglie; la People Care avvierà<br />

la procedura di mobilità per tutti i 450 dipendenti del<br />

call center di Guasticce. Altre piccole entità hanno chiuso<br />

o chiuderanno i battenti. Fra tante brutte notizie si<br />

legge che in città <strong>non</strong> c’è più smog e si respira aria buona.<br />

Peccato che sia anche l’aria della crisi...<br />

<strong>Livorno</strong><br />

si merita<br />

una<br />

speranza<br />

E siamo arrivati alla fine di questo<br />

2014 con molti cambiamenti<br />

rispetto a 365 giorni fa. E volevo<br />

spendere queste ultime parole<br />

dell’anno con il primo che ha segnato<br />

una trasformazione epocale<br />

è caratterizzato dall’arrivo<br />

di un ingegnere aerospaziale che<br />

ha detronizzato l’amministrazione<br />

della sinistra in città.<br />

Non ci credeva nessuno, neanche<br />

al ballottaggio: “Ma figurati<br />

- erano i discorsi in piazza, nelle<br />

strade, sul lungomare -. Figurati<br />

se il PD perde”, e soprattutto figurati<br />

se un tipo che viene da Castiglioncello,<br />

camicia bianca e<br />

stringhe diseguali, può superare<br />

il volto tranquillo e rassicurante<br />

di un Marco Ruggeri. Ma le tradizioni<br />

a volte girano al contrario<br />

e “con la velocità di una raffica<br />

di vento tutto cambia, si stravolge,<br />

e da un momento all’altro<br />

ti trovi a vivere una nuova vita.”<br />

(Susanna Tamaro, “Va’ dove ti<br />

porta il cuore”).<br />

Filippo Nogarin ha riempito il suo<br />

inseparabile zainetto di voti ed è<br />

diventato sindaco di <strong>Livorno</strong>. E <strong>Livorno</strong><br />

vive una nuova vita!<br />

Sarà stata la sfiducia nei precedenti<br />

attori della giunta, sarà stato<br />

l’immobilismo, sarà stata la<br />

campagna elettorale più proficua<br />

rispetto a quella di don Mar-<br />

Filippo Nogarin, Sindaco di <strong>Livorno</strong> (foto Roberto Onorati)<br />

co, fatto sta che <strong>Livorno</strong> <strong>non</strong> è<br />

più a sinistra.<br />

Con il sindaco Nogarin anche<br />

assessori nuovi, soprattutto<br />

volti nuovi, <strong>non</strong> necessariamente<br />

legati alla politica ma<br />

“pescati” tra un migliaio di<br />

curricula, preparati e pieni di<br />

voglia di fare: <strong>Livorno</strong> si merita<br />

una speranza.<br />

<strong>Livorno</strong> ha bisogno di respirare<br />

con nuova cultura, nuove<br />

scommesse, ha bisogno urgente<br />

di sconfiggere la crisi che ha<br />

ferito l’industria, sbaragliare il<br />

caos nelle partecipate, dare<br />

tempestive risposte alle nuove<br />

sopraggiunte emergenze<br />

dei cittadini.<br />

Il sindaco e i nuovi assessori,<br />

certo, si sono presi un bell’impegno.<br />

Terminato il periodo di<br />

rodaggio e di presa coscienza<br />

del nuovo “lavoro”, adesso<br />

aspettiamo da loro i fatti, e<br />

che i fatti siano concretizzati<br />

in questo nuovo anno!<br />

La speranza <strong>non</strong> deve andare<br />

delusa.<br />

Mille auguri a tutti!<br />

La vostra Labronica Doc<br />

All’interno<br />

a pag. 3<br />

Mangiate meno,<br />

budelloni...<br />

di Cesare Favilla<br />

a pag. 4<br />

Grandi feste<br />

per il varo<br />

della Lepanto<br />

e dell'incrociatore<br />

sovietico Taskent<br />

di Marcello Faralli<br />

a pag. 9<br />

Ciao Nonna Pina!<br />

di Stefania D'Echabur<br />

a pag. 10<br />

Guglielmo Marconi<br />

e la sua formazione<br />

a <strong>Livorno</strong><br />

di Marco Rossi


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

2<br />

opinioni<br />

Secondo una statisticha dell'Accademia degli Avvalorati<br />

Nepomuceno<br />

in testa ai click<br />

Se chiedete ai livornesi<br />

chi è San Giovanni<br />

Nepomuceno<br />

<strong>non</strong> so quanti forniscono<br />

la risposta<br />

esatta. E soprattutto<br />

se chiedete ai livornesi<br />

se per caso<br />

in città c’è una statua<br />

a questo strambo<br />

santo con un<br />

nome quasi da scioglilingua<br />

<strong>non</strong> so in<br />

quanti sanno che in<br />

effetti esiste... e che<br />

addirittura è il monumento più<br />

fotografato dai turisti.<br />

Lo so, penserete che sono in<br />

preda ai fumi delle feste di capodanno,<br />

ma vi giuro che dico<br />

la verità.<br />

Questa piccola statua tanto<br />

amata dai turisti è lì, sul ponte<br />

tra viale degli Avvalorati e via<br />

della Madonna. Dietro, sullo<br />

sfondo c’è la bellissima Fortezza<br />

Nuova.<br />

L’Accademia degli Avvalorati<br />

ha effettuato una ricerca chie-<br />

Reg. Trib. <strong>Livorno</strong> n. 451 del 6/3/1987<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione e Stampa:<br />

Editrice «Il Quadrifoglio» Sas<br />

Via C. Pisacane 7 - <strong>Livorno</strong><br />

Tel. e fax. (0586) 81.40.33<br />

e-mail: ediquad@tin.it<br />

Direttore responsabile:<br />

Bruno Damari<br />

Comitato redazione:<br />

Claudia Damari, Stefania<br />

D'Echabur, Marcello Faralli,<br />

Cesare Favilla, Giovanni<br />

Giorgetti, Lorena Luxardo,<br />

Arrigo Melani, Silvia Menicagli,<br />

Marco Rossi.<br />

Photo: Roberto Onorati.<br />

Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono<br />

unicamente le opinioni dell'autore.<br />

Numero chiuso il 2/1/2015<br />

dendo ai turisti quali scatti hanno<br />

fatto a <strong>Livorno</strong>. Ed ecco che<br />

<strong>non</strong> hanno fotografato il celebre<br />

monumento ai 4 Mori, o la<br />

Terrazza Mascagni. No! San<br />

Giovanni Nepomuceno!<br />

E quindi una riflessione: <strong>non</strong> è<br />

che noi labronici siamo talmente<br />

abituati a parlar male dei nostri<br />

luoghi che <strong>non</strong> vediamo più<br />

il bello? Su Facebook decine e<br />

decine di foto di tramonti, della<br />

Venezia, della Terrazza Mascagni,<br />

scorci della città da Montenero<br />

accompagnati da commenti<br />

commoventi su quanto è meravigliosa<br />

la nostra città... e poi:<br />

<strong>non</strong> siamo mai contenti, a voce<br />

con gli altri è tutto un lamentarsi...<br />

Dunque: camminiamo e guardiamo.<br />

Ci sono degli angoli mozzafiato,<br />

contornati di barchette, di<br />

reti, di chiesette inattese durante<br />

una passeggiata, boschi sul<br />

mare, scogliere e verde intorno<br />

a noi.<br />

Livornesi, ripartiamo da qui, con<br />

questo nuovo anno. Osserviamo<br />

intorno a noi...<br />

Vi invito a mandare foto degli<br />

scorci di <strong>Livorno</strong> che vi colpiscono<br />

durante questo gennaio,<br />

mandateli via e-mail alla nostra<br />

redazione: ediquad@tin.it<br />

E a febbraio ne riparliamo!<br />

Vostra Labronica Doc<br />

“Ogni sera incontriamo 80-90 famiglie<br />

<strong>non</strong> più solo senzatetto o extracomunitari,<br />

ma tantissime famiglie<br />

livornesi che si trovano a vivere<br />

sulla soglia della povertà. Il servizio<br />

Caritas della parrocchia consegna<br />

pacchi con generi alimentari<br />

e vestiti a 3mila famiglie e gli italiani<br />

che chiedono aiuto sono in aumento”:<br />

Don LUCIANO MUSI,<br />

parroco di Coteto (Il Tirreno del 3/<br />

12/14).<br />

“La sera siamo costretti a tenere<br />

chiusa la porta principale per far<br />

entrare i fedeli da quella laterale<br />

perché c'è poca illuminazione e perché<br />

i malintenzionati si nascondo<br />

in chiesa o per rubare, o per disturbare.<br />

Incluso giovani che lanciano<br />

dentro la navata i petardi. O<br />

dentro i cestini delle cartacce in piazza<br />

distruggendoli. E nella vigina<br />

piazza Attias ci sono gruppi di adolescenti<br />

che fumano spinelli indisturbati<br />

e in piazza Magenta si spaccia<br />

ad ogni ora”: Don ANDREA<br />

CONTI, parroco della Chiesa del<br />

Soccorso (La Nazione del 16/12/14).<br />

“Analizzare le tematiche che hanno<br />

portato questa città alla peggiore<br />

crisi occupazionale del dopoguerra<br />

ad oggi è un compito che<br />

spetta ad altri. Quello che è certo è<br />

che <strong>Livorno</strong> è, ad oggi, una delle<br />

città italiane con la situazione più<br />

complicata: sta vivendo un malessere<br />

dovuto alla mancanza di lavoro<br />

e questo sentimento si riversa in<br />

piazza”: MARCELLO CARDO-<br />

NA, questore di <strong>Livorno</strong> (Il Tirreno<br />

del7/12/14).<br />

“A Roma ho cercato di far capire a<br />

tutti che il territorio di <strong>Livorno</strong> è<br />

quello che sta attraversando una<br />

crisi tra le più forti, e che per ripartire<br />

servirebbero qualcosa come<br />

20mila posti di lavoro. C’è bisogno<br />

di unità tra le istituzioni ma<br />

anche tra tutti i soggetti interessati<br />

in città”: ENRICO ROSSI, governatore<br />

della Toscana (Il Tirreno<br />

del 17/12/14).<br />

m<br />

“Lo scenario europeo è difficilissimo<br />

ma noi avremo un vantaggio<br />

rispetto ad altri: oltre a alla darsena<br />

Europa, <strong>Livorno</strong> sarà il primo<br />

porto con un collegamento diretto<br />

tra banchine e vie ferroviarie, senza<br />

dimenticare i collegamenti con il<br />

retroporto. Il nostro è un progetto<br />

fortemente credibile, che trasformea<br />

b<br />

r o<br />

g<br />

p<br />

s<br />

e<br />

Questo,<br />

l’ho<br />

detto io!<br />

frasi<br />

estrapolate<br />

dalla<br />

stampa<br />

cittadina<br />

e <strong>non</strong><br />

rà <strong>Livorno</strong> da porto marginale a<br />

realtà significativa nello scenario del<br />

Mediterraneo”: GIULIANO GAL-<br />

LANTI, presidente dell’Autorità<br />

Portuale (Il Tirreno del 17/12/14).<br />

“<strong>Livorno</strong> deve cambiare mentalità,<br />

ad esempio si continua a chiamare<br />

“fossi” quei bellissimi canali”:<br />

MICHELE FINO, docente all’Università<br />

di Scienze Gastronomiche (Il<br />

Tirreno del 15/12/14).<br />

“La cultura nasce dalla volontà di<br />

ascoltare e dall’umiltà di imparare.<br />

E’ ora che a <strong>Livorno</strong> si guardi a cosa<br />

fanno a Milano, invece di dire che si<br />

sta meglio qui da disoccupati”: NI-<br />

COLA PERULLO, assessore al turismo<br />

(Il Tirreno del 15/12/14).<br />

“Anche negli scritti di un livornese<br />

importante come Benamozegh si ricorda<br />

l’importanza della nostra<br />

scuola e formazione, originale e vitale<br />

per la comunità. Alcuni di noi,<br />

poi, sono professionisti che godono<br />

di una grande stima dai cittadini livornesi,<br />

che pure sanno della nostra<br />

appartenenza. Questa è una città<br />

costruita sulla tolleranza e sulla presenza<br />

di più nazioni e religioni. E’<br />

una cosa che è valsa ieri e deve valere<br />

per il futuro. Non si può escluderci<br />

a priori dalla vita pubblica.<br />

Oltretutto siamo una minoranza a<br />

cui sono appartenuti 9 dei dieci personaggi<br />

che hanno un busto in consiglio<br />

comunale. Se solo il sindaco<br />

alzasse la testa...”: MASSIMO<br />

BIANCHI, gran maestro onorario<br />

del Grande Oriente d’Italia, in merito<br />

al “Punto h”, la clausola del programma<br />

del Movimento 5 Stelle che<br />

<strong>non</strong> consenti agli iscritti della massoneria<br />

di avere incarichi negli enti<br />

locali amministrati dai grillini (Il Tirreno<br />

del 15/12/14).


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

La terza pagina<br />

3<br />

la terza pagina<br />

di Cesare Favilla<br />

LIVORNO E IL FARMACISTA CESTONI<br />

“Mangiate meno, budelloni”<br />

Stanco di ascoltare i giornalieri<br />

notiziari Radio e TV, nauseato<br />

di leggere i quotidiani<br />

che riportano a caratteri cubitali<br />

le stesse notizie di stragi,<br />

di morti, di politica e di sesso,<br />

ho deciso di mettermi a<br />

dieta ed ho ripreso a leggere<br />

alcune antologie che usavo<br />

durante gli spensierati anni<br />

della mia vita scolastica.<br />

Ho cominciato con una vecchia<br />

antologia della letteratura<br />

italiana. Dico subito che mi<br />

sento perseguitato. Aprendo<br />

un libro a caso, mi son capitati<br />

sotto gli occhi quei tre<br />

versi danteschi conosciuti<br />

come “invettiva all’Italia”,<br />

quelli, per intendersi, che si<br />

trovano quasi all’inizio del<br />

sesto canto del “Purgatorio”:<br />

Ahi serva Italia di dolore ostello,<br />

nave senza nocchiero in gran tempesta<br />

<strong>non</strong> donna di provincia ma bordello.<br />

lo <strong>non</strong> voglio esagerare con<br />

questa citazione ma, certamente,<br />

qualcosa che <strong>non</strong> va<br />

per il giusto verso, c’è, eccome.<br />

Ma, lasciamo andare e speriamo<br />

che domani, come al solito,<br />

tutto vada bene, anzi, meglio<br />

di ieri.<br />

Di <strong>Livorno</strong> e dei livornesi<br />

sono anni che scrivo e parlo.<br />

Amo la mia città e cerco sempre<br />

di portare alla memoria e<br />

alla conoscenza dei nostri<br />

concittadini fatti e persone<br />

che nei secoli hanno contribuito<br />

a rendere <strong>Livorno</strong> conosciuta<br />

anche al di là dei<br />

confini toscani.<br />

Questa volta dirò qualcosa<br />

circa un famoso farmacista<br />

che, pur <strong>non</strong> essendo livornese<br />

di nascita, lo divenne per<br />

adozione e per le molte benemerenze<br />

che riuscì a conquistarsi<br />

con la sua fama di scienziato:<br />

parlo di Giacinto Cestoni.<br />

Di lui scrissi molto in un mio libro<br />

di tanti anni fa. Nato povero,<br />

iniziò a lavorare come garzone<br />

di farmacia, prima a Roma,<br />

poi a <strong>Livorno</strong> dove fece pratica<br />

e approfondì lo studio delle<br />

scienze naturali.<br />

Il Cestoni, ottantenne, morì a <strong>Livorno</strong><br />

il 29 gennaio 1718 povero<br />

come povero era nato. Da allora<br />

ai nostri giorni le farmacie<br />

sono cambiate radicalmente.<br />

Non più alambicchi, erbario,<br />

polverine, essenze, mortai, bacinelle,<br />

filtri, imbuti e pennelli<br />

per tinture. Ai nostri giorni, centinaia<br />

di cassetti contengono<br />

migliaia di scatole di ogni forma,<br />

misura e colore. Più cassetti<br />

si vedono, migliore appare la<br />

farmacia.<br />

Prima di allora, anche nella metà<br />

del passato secolo, le farmacie,<br />

i medicamenti e le cure erano<br />

molto meno sofisticate. Quand’ero<br />

piccolo, con la solita illeggibile<br />

ricetta preparata dal<br />

medico di famiglia, si andava in<br />

farmacia. Il farmacista, ostentando<br />

quasi sempre un’aria dottorale,<br />

la interpretava e poi pronunciava<br />

la frase rituale: “Va<br />

bene, te la preparo, torna tra<br />

una mezz’oretta” oppure “ripassa<br />

domani verso le dieci...”.<br />

I Cestoni, per molti cittadini, era<br />

diventato uno di quei tanti “Chi<br />

era costui?” che compongono<br />

la toponomastica cittadina. Tutt’al<br />

più, questo personaggio era<br />

spesso ricordato per il suo accostamento<br />

ad una sua famosa ricetta<br />

divenuta proverbiale nel linguaggio<br />

cittadino di una volta.<br />

Si trattava, appunto, della famosa<br />

risposta che egli dava a chi<br />

chiedeva se la medicina comprata<br />

era buona per ben digerire.<br />

La risposta, che divenne famosa<br />

per i Iivornesi, era “mangiate<br />

meno, budelloni”.<br />

I Cestoni, come ho già detto, <strong>non</strong><br />

fu livornese per nascita, ma lo<br />

divenne per adozione e per le<br />

molte benemerenze che riuscì a<br />

conquistarsi con la sua fama di<br />

scienziato.<br />

Visse ai tempi del Granduca Cosimo<br />

III il quale si onorò della<br />

sua amicizia e della sua stima.<br />

Oggi si può dire che il Cestoni<br />

fu un vero livornese perché anche<br />

se <strong>non</strong> vide la luce nella<br />

nostra città, riuscì a conquistare<br />

la sua fama con suo lavoro e<br />

la sua disponibilità ad aiutare i<br />

poveri.<br />

Oggi si potrebbe dire che il Cestoni<br />

fu un “selfmade man”. Una<br />

lapide posta sotto i portici di<br />

Piazza Colonnella ricorda che<br />

questo farmacista “contrario<br />

a tutti quei guazzabugli di<br />

medicamenti che certi medici<br />

sogliono per vera ciurmeria<br />

ordinare agli altri, ma<br />

per sé medesimi <strong>non</strong> gl’ingozzano<br />

mai; ...se alcuno<br />

vuoi campare più lungamente<br />

che sia possibile, sia<br />

parco, parchissimo, e quanto<br />

mai si può dir parchissimo<br />

nel mangiare; ... l’acqua<br />

di fonte vuolsi spesso sostituire<br />

ai medicamenti che si cavano<br />

dai vasi degli speziali; ...finalmente<br />

in questo mondo <strong>non</strong><br />

vi è il maggiore ed il più terribile<br />

nemico del bene che il voler<br />

star meglio”.<br />

Da uno speziale che si ispirava<br />

a questi principi professionali<br />

era naturale sentirsi<br />

proporre una “ricetta” come<br />

quella che ho già citato e che<br />

lo rese famoso nella nostra<br />

città.<br />

Per concludere, mi viene naturale<br />

domandarmi cosa penserebbe<br />

il Cestoni della nostra<br />

società se potesse passeggiare<br />

tra le nostre vie dall’aria<br />

inquinata da scarichi<br />

tossici, o bere l’acqua di un<br />

torrente di oggi avvelenato<br />

da agenti chimici di scarto...<br />

e chissà se sopporterebbe di<br />

lavorare in una moderna farmacia<br />

dove è già tutto pronto<br />

e costa sempre di più.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

4<br />

amarcord<br />

DUE MOMENTI STORICI NELLA VITA DEL CANTIERE NAVALE F.LLI ORLANDO<br />

Grandi feste per il varo della Lepanto<br />

e dell’incrociatore sovietico Tashkent<br />

Riviviamo quell’atmosfera con il pittoresco resoconto di Pietro Coccoluto Ferrigni<br />

e con alcuni stralci tratti dal romanzo storico di Enrico Campanella<br />

di Marcello Faralli<br />

Non vogliamo qui ripercorrere<br />

la lunga e gloriosa storia del<br />

cantiere navale di <strong>Livorno</strong>, iniziata<br />

ancor prima della sua concessione<br />

ai F.lli Orlando, siciliani<br />

di Palermo, che lo rilevarono<br />

nel 1866, ma semplicemente ricordare<br />

due delle tante, importanti<br />

costruzioni che, nell’arco<br />

di oltre un secolo, sono state li<br />

realizzate e meritano di essere<br />

ricordate come veri e propri<br />

eventi, <strong>non</strong> solo per la loro imponenza,<br />

ma anche per alcuni<br />

interessanti particolari storici, e<br />

al tempo stesso coloriti, che<br />

cercheremo di raccontare: il<br />

varo, il 17 marzo 1883, della possente<br />

corazzata Lepanto (gemella<br />

dell’Italia); quello dell’incrociatore<br />

russo Tashkent, il 21<br />

novembre del 1937.<br />

Per la Lepanto ricorriamo a un<br />

pittoresco resoconto (che oggi<br />

chiameremmo reportage) di un<br />

eccellente cronista dell’epoca,<br />

Pietro Coccoluto Ferrigni (il<br />

La corazzata Lepanto. Queste alcune sue caratteristiche: Lunghezza f.t. 124,70<br />

mt.; Larghezza f.o. 22,30 mt.; Velocità massima 18 nodi; Armamento iniziale:<br />

4 can<strong>non</strong>i da 431/27 in acciaio a retrocarica e can<strong>non</strong>i da 152/32 in acciaio<br />

e 4 tubi lanciasiluri; Equipaggio: 37 ufficiali e 660 tra sottufficiali e comuni.<br />

17 Marzo 1883 - Il momento del varo della corazzata Lepanto. Tra le tribune, appositamente costruite<br />

nella Zona di Porta Murate, presenti anche i Reali d'Italia, per la prima volta in vista a <strong>Livorno</strong>.<br />

noto Yorick figlio di Yorick), e<br />

per quello del Tashkent, al romanzo<br />

storico di Enrico Campanella<br />

(Tashkent, l’incrociatore<br />

sovietico tra <strong>Livorno</strong> e Odessa<br />

- Edizioni Erasmo).<br />

Iniziamo dalla Lepanto, progettata<br />

dall’Ispettore del <strong>Gen</strong>io Navale<br />

Benedetto Brin, che, come<br />

la gemella Italia che però fu costruita<br />

al Cantiere di Castellammare<br />

di Stabia, si dimostrarono<br />

delle riuscite navi da guerra, più<br />

simili ai primi incrociatori da battaglia<br />

che a delle vere e proprie<br />

corazzate.<br />

Al varo presenziarono migliaia<br />

di persone giunte con ogni mezzo<br />

dai rioni della città, da ogni<br />

parte dalla Toscana e dall’Italia,<br />

con rappresentanze ufficiali di<br />

tutta l’Europa.<br />

“Appena giorno tutte le vie della<br />

città erano gremite di gente<br />

che si dirigeva a grandi passi<br />

verso la Darsena, al cosiddetto<br />

Ponte dei Sospiri, per prendere<br />

i posti buoni alle spallette del<br />

Ponte Novo, in piazza Cappellini,<br />

alle finestre di tutte le case,<br />

sugli abbaini dei tetti. Nella gran<br />

messe di popolo le cenciaiole<br />

si mischiavano agli ambulanti. I<br />

venditori di bibite e cedrate giravano<br />

col barroccino addobbato<br />

con un letto a padiglione. I<br />

fabbricanti di caramelle sollevavano<br />

sulle teste del prossimo i<br />

lucidi vassoi d’ottone, carichi di<br />

mandarini, di datteri, di fichi secchi<br />

incamiciati di zucchero caramellato.<br />

Le trattorie di via de’ Greci, di<br />

via del Giardino avevano acceso<br />

i fuochi, stese le tovaglie e<br />

messo in mostra i filoni del pane,<br />

i fiaschi di vino, le triglie, i totani,<br />

le testicciuole d’agnello.<br />

Dal Gigante dai Riseccoli, i rioni<br />

periferici della città, da piazza<br />

Rangoni, oggi Garibaldi, scaturivano<br />

drappelli di belle ragazze<br />

e di giovinotti, dal Borgo dei<br />

Cappuccini e dal corso Reale veniva<br />

giù una fiumana di popolo<br />

segue a pag. 5


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

da pag. 4<br />

che si rovesciava nell’ampio<br />

spazio di piazza Mazzini.<br />

Alla porta del cantiere giungevano<br />

le carrozze: ufficiali, magistrati,<br />

funzionari pubblici, senatori,<br />

deputati, nobili, banchieri,<br />

industriali, giornalisti, diplomatici,<br />

signore in gran lusso che<br />

scendevano da ricche berline e<br />

svelti landeaux.<br />

A mezzogiorno, giunti il re e la<br />

regina, si dette il via ai preliminari<br />

del varo. All’improvviso il<br />

vociare della folla, il clamore degli<br />

evviva e degli urrà, lo scalpiccio<br />

dei cavalli, si tacquero.<br />

Nel silenzio i colpi di mazza che<br />

liberavano dai puntelli la nave<br />

sullo scalo rimbombavano da<br />

lontano, sordamente. Si era<br />

sparsa la voce che il varo potesse<br />

essere pericoloso, che<br />

forse l’angusto bacino fosse insufficiente<br />

per controllare l’abbrivio<br />

del grande scafo, tanto è<br />

vero che le acque immobili della<br />

darsena erano tutte segnate<br />

da reti di frenata. Sembra che<br />

Salvatore Orlando preso dalle<br />

angosce, nei giorni precedenti<br />

avesse ipotizzato di distruggere<br />

la corazzata, vanificando così<br />

il lavoro di sette anni”.<br />

E così proseguiva.<br />

“Nell’animo della festa serpeggiava<br />

ora inquietudine e nervosismo;<br />

il tempo trascorreva<br />

troppo lentamente, scandito dal<br />

battito delle mazze. D’un tratto<br />

fischiarono i martinetti ed il sego<br />

fu sparso fumante sullo scalo.<br />

La Lepanto ebbe un fremito e<br />

mentre la gente tratteneva il respiro,<br />

prese a scendere dolcemente<br />

in mare. La gran mole di<br />

ferro e di acciaio acquistò velocità<br />

e entrò in acqua tra due<br />

onde di schiuma candida in tutta<br />

la lunghezza dei suoi centoventicinque<br />

metri. Un varo perfetto.<br />

Fu un attimo e ripresero<br />

le acclamazioni, gli applausi, le<br />

grida festose. Una breve corsa<br />

e la Lepanto s’arrestò tranquilla<br />

al termine del bacino”.<br />

Ma prima che sulle rive scendesse<br />

il silenzio, il cronista fu<br />

capace di cogliere un’ultima<br />

conversazione tra una sanguigna<br />

livornese e un giovanotto<br />

che, approfittando della calca,<br />

aveva allungato le mani... “O<br />

cosa tasta... accidenti! Un l’ho<br />

mia vi la Lepanto, ber mi ‘oso!<br />

Eccola là, guardi... e le mane<br />

se le tenga su’ arzoni!!!”<br />

In tempi più recenti è capitato<br />

di assistere a un varo importante,<br />

<strong>non</strong> quanto la “Lepanto”, ma<br />

comunque di rilevo, per una<br />

nave di 35.000 tonnellate di stazza.<br />

Non c’erano certo il clima, le<br />

coreografie, le attese, le presenze<br />

descritte dal Ferrigni, ma un<br />

varo è pur sempre un evento e<br />

anche in quel caso i preliminari<br />

tennero, a lungo, tutti in apprensione,<br />

in specie i dirigenti e le<br />

maestranze del cantiere che, <strong>non</strong>ostante<br />

il gran darsi da fare,<br />

<strong>non</strong> riuscivano a liberare la nave<br />

dai puntelli. Le operazioni, iniziate<br />

a metà mattinata, si protrassero<br />

fino a pomeriggio inoltrato,<br />

quando la nave si mosse lentamente<br />

sullo scalo Morosini e<br />

guadagnò lo specchio d’acqua<br />

antistante. Le sirene di quella<br />

nave e delle altre alla fonda, insieme<br />

al lungo applauso liberatorio<br />

del pubblico, salutarono la<br />

felice conclusione del varo.<br />

La vicenda dell’incrociatore<br />

Tashkent risale, invece, all’ultimo<br />

decennio del ventennio fascista.<br />

Agli inizi degli anni trenta<br />

l’Unione Sovietica di Stalin,<br />

per modernizzare la propria flotta<br />

navale, lanciò un bando internazionale,<br />

e divisioni politiche<br />

a parte, l’Italia di Mussolini<br />

e per essa il cantiere di <strong>Livorno</strong>,<br />

allora Odero-Terni-Orlando, si<br />

aggiudicò la commessa che<br />

5<br />

amarcord<br />

21 Novembre 1937 - Il momento del varo dell'esploratore sovietico Taskent.<br />

avrebbe dovuto rappresentare il<br />

prototipo per altre undici imbarcazioni<br />

simili. Del resto, fino all’invasione<br />

della Russia da parte<br />

dei tedeschi, nel 1941, le relazioni<br />

commerciali tra i due paesi erano<br />

molto proficui. I russi offrivano<br />

valuta pregiata e petrolio e il<br />

nostro paese alta tecnologia attraverso<br />

grandi gruppi industriali,<br />

come l’Ansaldo, la Magneti<br />

Marelli, le Officine Galileo.<br />

Ma torniamo alla Tashkent. L’impostazione<br />

dello scafo, lungo<br />

140 metri, sullo scalo Morosini,<br />

avvenne l’11 gennaio del 1937 e<br />

in soli dieci mesi, il 21 novembre<br />

del 1937, si arrivò, felicemente al<br />

varo. Più lunghi furono i tempi<br />

di allestimento (senza ovviamente<br />

gli armamenti) che superarono<br />

brillantemente le prove il<br />

7 gennaio del 1939. L’incrociatore<br />

poté cosi partire per Odessa<br />

dove fu consegnato ai sovietici<br />

il 7 febbraio 1939 i quali, a<br />

loro volta, allestiti gli armamenti<br />

con sei can<strong>non</strong>i da 130/50 ne<br />

provarono la velocità in mare<br />

che raggiunse i quarantacinque<br />

nodi (più di ottanta chilometri<br />

all’ora). Un vero missile!<br />

Ma la sua vita <strong>non</strong> fu pari all’armamento<br />

e alla potenza. Il 2<br />

luglio del 1942, durante l’assalto<br />

tedesco a Seba<strong>stop</strong>oli, fu<br />

colpito dai bombardieri Stukas<br />

tedeschi, semiaffondato dinanzi<br />

a Novorossisky e, successivamente,<br />

demolito. Vita breve<br />

per un gioiello della marineria<br />

da guerra i quei tempi.<br />

Molto più lunga fu invece quella<br />

della corazzata Lepanto che<br />

dopo essere stata a lungo, fino<br />

al 1902, la nave ammiraglia della<br />

nostra Marina militare, fu<br />

successivamente adibita ad<br />

addestramento can<strong>non</strong>ieri, a<br />

deposito a La Spezia, rimessa<br />

in servizio per un breve periodo<br />

e demolita definitivamente<br />

il 27 marzo del 1915.<br />

Ed ora, dopo 140 anni di storia,<br />

laddove si sono costruite tante<br />

prestigiose navi, <strong>non</strong> solo<br />

quelle citate, si è insediato un<br />

moderno cantiere per la costruzione<br />

di mega yacht custom in<br />

acciaio e alluminio lunghi fino<br />

a 80 metri (prevalentemente per<br />

i magnati russi e i facoiltosi<br />

emiri) , con una capacità produttiva<br />

di 12 scafi contemporaneamente.<br />

Oltre a un impianto<br />

di refit tra i più grandi del<br />

Mediterraneo.<br />

L'esploratore Tashkent. Queste alcune sue caratteristiche: Lunghezza f.t. 139,7 mt.;<br />

Larghezza f.o. 13,7 mt.; Velocità massima 42 nodi; Armamento: 6 can<strong>non</strong>i da 130/<br />

50; 6 can<strong>non</strong>i antiaerei da 45/46; 8 mitragliere da 20 mm.; 9 tubi lanciasiluri da<br />

533 mm.; una tramoggia per bombe a.s. e 80 mine; Equipaggio: 250 uomini.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

6<br />

ricordo<br />

La scomparsa di Giuseppina Patrizi Bacchelli, madre di tre illustri musicisti (Antonio, Giovanni e Rita)<br />

Ciao Nonna Pina!<br />

di Stefania D'Echabur<br />

Il 26 dicembre, nel giorno di<br />

Santo Stefano si è spenta<br />

Giuseppina Patrizi Bacchelli.<br />

Conosciuta nella nostra<br />

città come la madre di Rita,<br />

Giovanni e Antonio Bacchelli,<br />

illustri musicisti e punto di<br />

orgoglio del nostro panorama<br />

labronico.<br />

Negli anni Giuseppina è diventata<br />

per molti di noi Nonna<br />

Pina, sempre presente in prima<br />

fila ai concerti, <strong>non</strong> mancava<br />

di dispensare un sorriso<br />

d’incoraggiamento ai più<br />

giovani e a chi aveva orecchie<br />

per sentire, bellissime storie<br />

legate alla sua vita e a quella<br />

dei figli musicisti.<br />

Nel suo cuore una spina che<br />

ha sanguinato tutta la vita, la<br />

perdita del figlio Antonio, pianista<br />

di livello internazionale,<br />

compositore, direttore e insegnante.<br />

Anche quando la memoria ha<br />

iniziato a fare capricci, Antonio<br />

era una presenza costante<br />

per lei. Una volta ci raccontò:<br />

“Eravamo al debutto di Antonio<br />

alla Fenice di Venezia,<br />

io e mio marito Bruno ci tenevamo<br />

la mano, l’emozione<br />

era tanta, i nostri cuori scoppiavano<br />

di felicità. Finito il<br />

concerto mentre gli applausi<br />

si facevano incessanti con gli<br />

occhi lucidi ci guardavamo.<br />

Una signora mi rivolge la parola<br />

lodando il pianista e chiedendomi<br />

se lo conoscevo<br />

questo Antonio Bacchelli, a<br />

quel punto <strong>non</strong> ce la feci, con<br />

pudore risposi: Lo conosco<br />

bene signora, è mio figlio»”.<br />

Questa era Pina, una grande<br />

donna, intelligente, sempre<br />

protesa verso il bello e la cultura,<br />

dei suoi vissuti a chi la<br />

conosceva faceva dono, <strong>non</strong><br />

per vanto, ma bensì come in-<br />

Mi accingo in questo viaggio perché<br />

vorrei che le storie di persone comuni,<br />

che abitano la nostra città,<br />

<strong>non</strong> andassero perse. Spaccati di<br />

vita, dove si riscontrano tra umiltà<br />

e saggezza, messaggi di pura filosofia,<br />

piccoli tesori che dovremmo<br />

conservare gelosamente nei forzieri<br />

dell’anima. Soffermandoci ad<br />

ascoltarle, ci rendiamo conto che<br />

sono il polmone di quello che ci circonda.<br />

Sono rimaste nell’ombra, ma<br />

senza di loro <strong>Livorno</strong> <strong>non</strong> godrebbe<br />

di quella parte di decoro e prestigio<br />

del quale noi cittadini, andiamo fieri.<br />

La signora Pina Patrizi Bacchelli è<br />

una “giovane” donna di 87 anni,<br />

compiuti il 17 ottobre. Classe 1921.<br />

Sì, giovane donna, perché in lei si<br />

riscontra mentalmente una personalità<br />

gagliardica. Il tempo <strong>non</strong> l’ha<br />

separata dal suo essere perspicace e<br />

frizzantina, e conserva sotto mentite<br />

spoglie un umorismo niente male!<br />

Dalla sua effige di donna regale, con<br />

modi a volte un poco austeri, emerge<br />

grinta e un’intelligenza che ha caratterizzato<br />

il suo percorso di vita.<br />

Buon cuore ed essenza filantropica:<br />

l’umanità e l’altruismo sono nei suoi<br />

tessuti, da lì nasce il suo vigore. Principi,<br />

valori che <strong>non</strong> andrebbero mai<br />

persi, perché ascoltandola ti rendi<br />

conto che quelli sono i segreti per<br />

rendere ricca e felice la casa.<br />

Pina è una donna che ha saputo organizzare<br />

e guidare la vita della sua<br />

coraggiamento e punto di forza<br />

verso la vita.<br />

Quando ho iniziato a scrivere<br />

per LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> era perché<br />

sentivo la necessità di fermare<br />

la storia di personaggi<br />

carismatici della nostra <strong>Livorno</strong>.<br />

Pina Bacchelli mi ha dato<br />

il battesimo, <strong>non</strong> potevo che<br />

iniziare da lei. Sulla mia scrivania<br />

il suo dono di allora, un<br />

quaderno di pelle marrone con<br />

una dedica: “A Stefania, amica<br />

carissima, con tanto affetto,<br />

la giovane ottantasettenne.<br />

Giuseppina Patrizi Bacchelli.<br />

7 gennaio 2009”.<br />

Nonna Pina, tu sei stata il vero<br />

direttore di questa grande orchestra<br />

che è la vita!<br />

da - <strong>Gen</strong>naio 2009<br />

La straordinaria storia di una “giovane” donna di 87 anni che ha saputo organizzare<br />

e guidare la vita della sua famiglia come la più affermata direttrice d'orchestra<br />

Pina Bacchelli, la “caciaiola”<br />

e madre di tre grandi artisti<br />

L'Alimentari-Pizzicheria della famiglia<br />

Bacchelli che era posta in Via Maggi.<br />

Giuseppina Patrizi Bacchelli<br />

famiglia, come la più brava delle direttrici<br />

d’orchestra.<br />

La signora Giuseppina nasce in via<br />

San Carlo nella zona denominata<br />

“l’ortino”. È la terza di sette figli.<br />

La sua famiglia gestisce un negozio<br />

di generi alimentari, il padre è rappresentante<br />

di salumi.<br />

Grandi lavoratori, dove il necessario<br />

per la buona crescita dei figli veniva<br />

al primo posto, lavorando sodo i suoi<br />

genitori riescono ad allargarsi e ad<br />

ingrandirsi aprendo un alimentari più<br />

grande, in via del Cupido, oggi via<br />

III Novembre.<br />

Giuseppina riesce bene nello studio e<br />

a conseguire, presso le scuole del<br />

Paradisino, la licenza magistrale.<br />

La sua, come detto, è una grande famiglia,<br />

sette figli: il fratello Pietro<br />

nato nel 1913 diverrà impiegato in<br />

Accademia, Corrado nato nel 1915<br />

si distinguerà come pilota nella squadriglia<br />

di Italo Balbo durante la seconda<br />

guerra mondiale, Luciano nato<br />

nel 1924 sarà impiegato della Singer,<br />

Anna, 1928, si dedicherà all’arte<br />

del cucito, accontentando con maestria<br />

le signore più chic della città,<br />

infine il fratello Antonio, e Francesco,<br />

nato nel 1935 e morto prematuramente<br />

in un incidente stradale.<br />

Ed è in quel grande negozio dei genitori<br />

che la “nostra Pina” conobbe<br />

Bruno Bacchelli.<br />

Il giovane andò a cercare il padre<br />

che si era recato per affari dai Patrizi.<br />

Mentre aspettava il suo rientro<br />

se ne stava in disparte a sfogliare un<br />

giornaletto. Da lì una parola della<br />

ragazza, una risposta simpatica da<br />

parte di lui, e fu subito amicizia.<br />

Un’amicizia che si trasformò in<br />

amore.<br />

Nonostante le difficoltà della guerra<br />

i due giovani innamorati si sposarono,<br />

vigeva l’articolo 13 che consentiva<br />

di poterlo fare in tempo di guerra.<br />

Le famiglie erano dovute sfollare a<br />

Navacchio dopo l’ultimo bombardamento<br />

sulla città di <strong>Livorno</strong> e i due<br />

giovani celebrarono le loro nozze in<br />

un paesino della vicinanze, San Frediano<br />

a Settimo.<br />

Bruno Bacchelli s’inventò un lavo<br />

segue a pag. 7


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

7<br />

ricordo<br />

da pag. 6<br />

La splendida famiglia di Bruno e Pina Bacchelli con figli, nuore e nipoti in<br />

una foto degli anni '80.<br />

ro per il sostentamento della famiglia:<br />

andava a San Rossore a comprare<br />

cozze e arselle e le rivendeva<br />

sopra un banchetto nella piazzetta<br />

del paese di Navacchio.<br />

Finita la guerra la famiglia tornò di<br />

nuovo a <strong>Livorno</strong>. Il suocero di Pina,<br />

il signor Bacchelli, mise in piedi un<br />

grande negozio in via Maggi di generi<br />

alimentari e pizzicheria.<br />

Non era come adesso, <strong>non</strong> esistevano<br />

i supermercati. Era uno dei punti<br />

di smercio, nel suo genere, più conosciuti<br />

e rinomati della città. Vi si<br />

trovava qualsiasi tipo di vettovaglia,<br />

nell’immediato dopoguerra <strong>non</strong><br />

c’era quasi niente, e il negozio divenne<br />

un fulcro della città.<br />

Le famiglie benestanti si recavano a<br />

fare provviste. I due fratelli Bacchelli,<br />

il padre e il genero di quest’ultimo<br />

vendevano al minuto e all’ingrosso.<br />

Svolgevano anche il lavoro<br />

di rappresentanza, dividendosi<br />

a turno le varie zone, Stazione, San<br />

Jacopo, Antignano.<br />

Il lavoro <strong>non</strong> mancava, tutta la famiglia<br />

era impegnata energicamente,<br />

Pina la mattina si alzava presto,<br />

sistemava i suoi tre figli e si recava<br />

in negozio ad aiutate il marito.<br />

«La stanchezza c’era, ma mio marito<br />

diventava matto dalla contentezza<br />

nel vedere che i ragazzi studiavano<br />

bene e volentieri, ed io ero<br />

soddisfatta di essere al suo fianco,<br />

alle sei la mattina ero già in negozio<br />

con lui a preparare i prosciutti».<br />

Mentre racconta un moto d’orgoglio<br />

le dipinge il viso.<br />

Pina, soprannominata la “caciaiola”<br />

e Bruno, infatti riusciranno a dare un<br />

futuro decoroso ai loro figli, le soddisfazioni<br />

<strong>non</strong> mancheranno, e questa<br />

sarà la meritata ricompensa per i genitori.<br />

I loro tre figli. Antonio, diplomato<br />

al liceo scientifico, Giovanni ragioniere,<br />

Rita diploma magistrale.<br />

Considerando che eravamo a cavallo<br />

degli anni ’50 era un buon raggiungimento<br />

culturale per i tempi in corso.<br />

Ma i tre ragazzi <strong>non</strong> si fermeranno<br />

qui! Antonio si diplomerà in pianoforte<br />

al Conservatorio «Verdi» di<br />

Milano; Giovanni avrà il suo diploma<br />

al Conservatorio di Bologna e Rita diverrà<br />

violinista diplomandosi al Conservatorio<br />

«Cherubini» di Firenze.<br />

Chi è livornese e <strong>non</strong>, sa che la storia<br />

della famiglia Bacchelli è ricca di<br />

alti riconoscimenti nell’ambito musicale.<br />

Antonio, Giovanni e Rita<br />

sono musicisti affermati e le loro<br />

esibizioni hanno varcato diversi<br />

confini europei e oltreceanici. Hanno<br />

affiancato musicisti di fama internazionale.<br />

Sono saliti sopra palcoscenici<br />

importanti. Hanno trasmesso<br />

l’amore per la musica attraverso<br />

l’insegnamento con eccelsa<br />

generosità.<br />

Purtroppo il Maestro Antonio Bacchelli,<br />

nel pieno della sua carriera e<br />

con tanti altri traguardi prestigiosi<br />

da raggiungere, ci ha lasciati prematuramente<br />

l’8 settembre del 1986, a<br />

seguito di un tragico incidente stradale<br />

(che coinvolse anche i suoi due<br />

allievi, Laura Volterrani e Alberto<br />

Cogo), nel viaggio di ritorno a <strong>Livorno</strong><br />

dopo un concerto sostenuto a<br />

Bari.<br />

La radio spesso ci fa dono delle sue<br />

suonate. Sono numerosi i concorsi<br />

musicali che vengono organizzati in<br />

suo nome. Non mancano in città<br />

gruppi musicali, cori, intestati ad Antonio.<br />

La città di <strong>Livorno</strong>, per “<strong>non</strong><br />

dimenticare” ha dedicato una via in<br />

suo onore.<br />

Sulla figura e sul valore di Antonio<br />

Bacchelli, ci potremmo dilungare all’infinito,<br />

concludo ricordando un<br />

episodio.<br />

Una delle tante allieve del maestro,<br />

oggi musicista, un giorno raccontò:<br />

«La mia famiglia mi aveva quasi<br />

imposto di suonare il pianoforte. Ero<br />

piccola ed ero svogliata. Antonio<br />

Bacchelli durante una lezione mi<br />

disse: “Chiudi gli occhi, immagina<br />

la musica, pensa ad Alice nel paese<br />

delle meraviglie, le note hanno questo<br />

potere, puoi arrivare dove vuoi”.<br />

Da quel giorno <strong>non</strong> ho più smesso<br />

di suonare e quelle parole sono sempre<br />

state con me».<br />

Solo uno dei molteplici aspetti di<br />

Antonio.<br />

Il Maestro Giovanni Bacchelli è un<br />

importante musicista, violoncellista,<br />

dedito all’insegnamento e concertista.<br />

Il Maestro Rita Bacchelli, ha educato<br />

molti ragazzi nelle scuole, concertista.<br />

Ha fondato a <strong>Livorno</strong>,<br />

l’Ensemble Bacchelli, un’orchestra<br />

musicale composta da giovani strumentisti,<br />

ma in realtà - come lo definisce<br />

lei - è un laboratorio aperto<br />

a tutti coloro che amano la musica.<br />

Il mio viaggio con Giuseppina Patrizi<br />

Bacchelli, si conclude, a me ha<br />

trasmesso tanta tenerezza e ricchezza<br />

interiore.<br />

I suoi figli, i nipoti sono il seguito di<br />

quello che questa giovane donna un<br />

giorno intravide negli occhi di Bruno:<br />

amore.<br />

Quello che contraddistingue questa<br />

“grande” famiglia, anche con le gravi<br />

perdite subite, quella di Antonio e di<br />

babbo Bruno, scomparso di recente,<br />

è l’umiltà, essere autentici, avere decoro<br />

e con signorilità porgersi al<br />

mondo circostante.<br />

Concludo con le parole della signora<br />

Pina durante la nostra chiacchierata:<br />

«Non scrivere di me…<strong>non</strong> ho<br />

fatto niente!»<br />

Grazie Pina, grazie per la bella storia<br />

che ci hai regalato.<br />

Stefania D'Echabur<br />

I tre magnifici figli di Pina e Bruno Bacchelli in foto degli anni '70: da sin. Antonio al pianoforte, Giovanni al violoncello e Rita con il suo violino.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

8<br />

attualità<br />

CONFORTANTI I RISULTATI PARZIALI DELLA CLASSIFICA DEL FAI I LUOGHI DEL CUORE<br />

Terme del Corallo al 5° posto<br />

Si avvicina la fase del recupero<br />

Il 30 novembre scorso si è conclusa<br />

la classifica parziale dei Luoghi<br />

del Cuore stilata dal FAI (Fondo<br />

Ambiente Italiano).<br />

La classifica comprende i voti trasmessi<br />

on line fino al 30 novembre<br />

e i voti su carta pervenuti fino<br />

al 31 ottobre. Nei primi mesi del<br />

2015 sarà stilata la classifica definitiva<br />

con i voti cartacei pervenuti<br />

dopo il 31 ottobre.<br />

Il risultato è andato oltre le più<br />

rosee previsioni: le Terme del Corallo<br />

sono quinte con ben 17829<br />

voti dopo la Chiesa di Sant’Agnello<br />

nel comune di Maddaloni in<br />

Silvia Menicagli<br />

provincia di Caserta (23.272 voti).<br />

Silvia Menicagli, che da anni si<br />

sta battendo per il recupero delle<br />

Terme del Corallo (se ne è parlato<br />

anche sul TG3 del 2 gennaio con<br />

intervista alla stessa Silvia Menicagli<br />

e con un ampio e documentato<br />

servizio), commossa da tale<br />

risultato ha inviato la seguente lettera<br />

ai sostenitori dell’iniziativa:<br />

“La corsa alla raccolta firme<br />

per salvare il nostro luogo del<br />

cuore è terminata, un grazie a<br />

tutti quanti hanno contribuito<br />

sia col singolo voto che come<br />

promotori di campagne autonome.<br />

Grazie alle Associazioni del<br />

territorio livornese. Grazie al<br />

comitato Certosa di Calci perché<br />

insieme alla loro maratona<br />

hanno pensato anche a noi.<br />

Grazie al Comune di <strong>Livorno</strong> per<br />

averci dato il loro contributo.<br />

Grazie a tutti quelli che hanno<br />

partecipato agli eventi realizzati<br />

dalla associazione Terme del<br />

Corallo perché oltre cha ad apporre<br />

la loro firma hanno sostenuto<br />

eticamente la causa. Grazie<br />

a tutti i <strong>non</strong> livornesi che<br />

hanno nel cuore la nostra grande<br />

bellezza. Vada come vada,<br />

sono ugualmente felice, perché<br />

ho capito che le Terme del Corallo<br />

sono veramente il luogo<br />

del cuore di <strong>Livorno</strong>. La raccolta<br />

firme è terminata il 30 novembre.<br />

Presto una sorpresa per dirvi<br />

GRAZIE!!!!”<br />

Silvia Menicagli<br />

La classifica definitiva dovrebbe<br />

consolidare, se <strong>non</strong> migliorare,<br />

questo risultato.<br />

Fino alla quinta posizione Intesa<br />

Sanpaolo SpA fornirà i fondi per<br />

cercare di conservare le Terme.<br />

Non sarà certo un restauro completo<br />

e definitivo ma è in ogni<br />

caso una risposta al forte segnale<br />

della volontà dei cittadini livornesi<br />

di restaurare e conservare<br />

quanto di bello offre la città.<br />

Non è vero che i livornesi <strong>non</strong><br />

amano la cultura: quando c’è una<br />

persona con idee chiare e una<br />

bandiera i cittadini la seguono.<br />

La cultura può creare posti di lavoro,<br />

purtroppo è quasi rimasta<br />

l’unico nostro bene da spendere<br />

e perciò va presentata su un piatto<br />

d’argento e <strong>non</strong> su carta gialla.<br />

Ma quale sarà la sorpresa di<br />

Silvia Menicagli?<br />

Giovanni Giorgetti<br />

Prestiti e Mutui<br />

per tutti<br />

Prestiti per Dipendenti,<br />

Pensionati, Aziende<br />

Mutui Casa e Liquidità<br />

L'interno di un salone delle Terme del Corallo come si presenta oggi.<br />

Tel. 320.3868946


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

9<br />

editoria<br />

COSÌ SCRISSE UN PIEMONTESE CHE GIUNSE A LIVORNO PER MOTIVI DI LAVORO<br />

Dirgli budiulo o pallemosce <strong>non</strong> era un’offesa<br />

ma un modo di manifestare l’affetto...<br />

È uscito per le Edizioni Erasmo<br />

“Ecco Lui ! - Un forestiero a<br />

<strong>Livorno</strong>” di A<strong>non</strong>imo piemontese:<br />

una sorta di piccolo diario delle<br />

tragicomiche esperienze vissute a<br />

<strong>Livorno</strong> dall’autore-protagonista:<br />

un piemontese di Alessandria. La<br />

prefazione è di Roberta Bancale;<br />

illustrazione di copertina di Tommaso<br />

“Tommy” Eppesteingher<br />

Il volume, articolato in una serie<br />

di capitoletti, si configura dunque<br />

come una sorta di romanzo di formazione<br />

sui generis. Entrare in un<br />

bar vicino al porto e chiedere un<br />

croissant; provare un approccio<br />

galante con le ragazze; cercare di<br />

imbastire una conversazione con<br />

pescatori poco socievoli; beccarsi<br />

innumerevoli “puppa” dai colleghi;<br />

tentare di educare i vicini a<br />

un maggiore rispetto della privacy.<br />

L’A<strong>non</strong>imo piemontese, giunse a<br />

<strong>Livorno</strong>, per motivi di lavoro,<br />

dopo aver trascorso i suoi primi<br />

28 anni nella casa dei genitori sulle<br />

colline del Monferrato per poi<br />

trasferirsi a Torino, città nella<br />

quale ha iniziato a lavorare. Il protagonista<br />

di questo libro però <strong>non</strong><br />

è lui, ma <strong>Livorno</strong>, la città in cui<br />

poi si è imbattuto per una serie di<br />

fortuite coincidenze.<br />

Scrive lui stesso nella prefazione:<br />

“Oggi posso dire che i miei<br />

primi anni in questa città somigliano<br />

molto a un corso di sopravvivenza.<br />

Mi è capitato di tutto:<br />

un po’ perché me le sono andate<br />

a cercare, ma soprattutto<br />

La copertina del libro “Ecco lui!”<br />

Vuoi realizzare<br />

un libro<br />

con i tuoi<br />

racconti, storie, poesie ecc.?<br />

Porta i tuoi testi, al resto pensiamo noi!<br />

Stampa anche in limitato numero di copie a prezzi eccezionali<br />

Editrice ‘Il Quadrifoglio’ - Via Pisacane 7 - <strong>Livorno</strong><br />

Tel. 0586/814033<br />

perché i comportamenti e il modo<br />

di relazionarsi in Piemonte differiscono<br />

– e <strong>non</strong> poco – da quelli<br />

toscani e ancor di più da quelli<br />

livornesi.<br />

Nel corso del tempo, agli amici<br />

che mi chiedevano come mi trovassi<br />

a <strong>Livorno</strong>, raccontavo<br />

quello che di curioso, di divertente,<br />

di anomalo osservavo intorno<br />

a me. La città, da questo<br />

punto di vista, era una miniera<br />

inesauribile.<br />

Bastava mettere piede fuori casa,<br />

salire su un bus, andare a fare la<br />

spesa o una passeggiata e qualcosa<br />

di stravagante, di divertente<br />

puntualmente accadeva.<br />

Erano proprio gli stessi amici livornesi<br />

a ridere di gusto di fronte<br />

ai miei aneddoti e alle mie disavventure.<br />

Un po’ perché prendere<br />

per il culo ho capito che è<br />

una vera e propria vocazione dei<br />

livornesi, ma anche perché comprendevano<br />

il mio disorientamento<br />

e le mie difficoltà ad ambientarmi<br />

in una città tanto bizzarra.”<br />

Ettore Borzacchini, alla cui memoria<br />

il libro è dedicato, a margine<br />

della prefazione di Roberta<br />

Bancale, ha scritto: “Il confronto<br />

tra il truce livornese e il bencreato<br />

torinese assurge a repertorio<br />

pop d’inciviltà in cui il piemontesino<br />

bello e garbato attinge stupore,<br />

scandalo e meraviglia <strong>non</strong><br />

tanto dal lessico quanto dal comportarsi<br />

dell’homo labronicus semierectus<br />

“.<br />

(Da “Ecco lui!”)<br />

La mia prima colazione<br />

a <strong>Livorno</strong><br />

Era la mia prima domenica a <strong>Livorno</strong>,<br />

così pensai di andare a<br />

fare colazione verso il mare. Ero<br />

esaltato da quel via vai di gente,<br />

dai pescherecci, dal sole caldo<br />

dell’estate e dall’aria di mare.<br />

Mi fermai in uno dei bar nelle vicinanze<br />

del porto. Dall’esterno si<br />

vedeva una vetrinetta piena di<br />

cose buone da mangiare. Entro e<br />

mi avvicino alla vetrinetta. Dall’altra<br />

parte spunta la testa di un<br />

uomo che può avere dai 35 ai 40<br />

anni.<br />

“Buongiorno”, dico con un sorriso<br />

che rivela il mio entusiasmo.<br />

Il tipo rimane impassibile e si limita<br />

a sporgere leggermente il<br />

mento in avanti in un gesto quasi<br />

impercettibile e poi ritorna con la<br />

stessa espressione di prima.<br />

A quel punto faccio: “Vorrei un<br />

croissant” .<br />

“Èèèèèèèèèhhhhh?????”. Io, imbarazzato:<br />

“... ehm ... un croissant”.<br />

“Ca vòiiiiiiii ???”. A quel<br />

punto indico con un dito ciò che<br />

desidero e lui: “AAAhhh quello lì<br />

vòi, LA BRIOSCIA! Ma come cazzo<br />

parli????”. E mi rifila la<br />

‘brioscia’.<br />

Tremante gli chiedo un cappuccino<br />

e lui piega la testa di lato come<br />

a dire: “Di là”.<br />

Nella coda nella quale tutti mi<br />

passano avanti senza ritegno,<br />

riesco dopo un po’ a districarmi<br />

ed ottenere il mio cappuccino.<br />

Finalmente mi siedo ai tavolini<br />

fuori dal bar e assisto ad un saluto<br />

tra due uomini che in vita mia<br />

<strong>non</strong> mi era mai capitato di sentire:<br />

“ÈÈÈÈèèèèè!!! BUZZO VER-<br />

DE BUOSPELLATO! Ma cà<br />

fai???!!!”.<br />

Negli anni seguenti ho capito che<br />

incontrare una persona e dirgli<br />

budiulo o pallemosce o nerchia<br />

<strong>non</strong> era un’offesa ma un modo di<br />

manifestare l’affetto.<br />

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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

10<br />

personaggi<br />

Qui frequentò la scuola privata dell’Istituto Nazionale e conobbe i professori Vincenzo Rosa<br />

e Giotto Bizzarrini che saranno determinanti nel suo cammino scientifico<br />

Guglielmo Marconi<br />

e la sua formazione a <strong>Livorno</strong><br />

Lo scienziato citò la nostra città<br />

alla cerimonica di consegna del Nobel<br />

di Marco Rossi<br />

Tutto ciò che oggi utilizziamo<br />

per comunicare, dalla radio alla<br />

televisione, da internet ai cellulari,<br />

deriva da un esperimento<br />

che un giovane condusse l’8<br />

dicembre 1895 vicino Bologna.<br />

Il giovane si chiamava Guglielmo<br />

Marconi ed il colpo di fucile<br />

del suo maggiordomo di là dalla<br />

collina, al sentir vibrare il ricevitore<br />

attivato da lui che se<br />

ne trovava al di qua, ne lanciò<br />

l’incredibile avventura culminata<br />

nel Nobel per la fisica del<br />

1909.<br />

Il Palazzo Taddeoli (a sin., tra Piazza Cavour e Via Cairoli) ove Guglielmo<br />

Marconi frequentò l’Istituto Nazionale. Sotto: il marmo, posto nel 1909,<br />

a ricordo dell’evento.<br />

Guglielmo Marconi (Bologna 1874 -<br />

Nobel per la Fisica.<br />

La fama mondiale di Marconi<br />

dopo il superamento della curvatura<br />

terrestre, nel 1901, trasmettendo<br />

dalla Cornovaglia al<br />

Canada toccò l’apice nel 1930<br />

accendendo le luci di Sydney<br />

da <strong>Gen</strong>ova.<br />

Queste son tutte cose note,<br />

mentre quello che risulta poco<br />

noto è come quel giovane avesse<br />

iniziato i suoi esperimenti<br />

soggiornando a <strong>Livorno</strong> ove,<br />

nel 1892, con delle frecce riuscì<br />

a captare le onde elettromagnetiche<br />

generate dai temporali facendo<br />

suonare dei campanelli.<br />

Nella nostra città ci era arrivato<br />

per via della sua salute cagionevole<br />

e della madre irlandese<br />

che a <strong>Livorno</strong> aveva una sorella.<br />

Suo padre Giuseppe Marconi<br />

(1823-1904) era un proprietario<br />

terriero della campagna vicino<br />

a Bologna che, persa nel 1860<br />

la prima moglie Giulia Renoli e<br />

con un figlio, aveva conosciuto<br />

la giovane Annie Jameson,<br />

nipote del fondatore (nel 1780)<br />

della storica distilleria Jameson<br />

& Sons, in visita in Italia per<br />

studiare bel canto, sposandola<br />

il 16 aprile 1864.<br />

Un anno dopo il matrimonio<br />

nacque Alfonso e, nove anni<br />

più tardi, Guglielmo.<br />

Nel 1886, conseguita localmente<br />

la licenza elementare, entrò<br />

nell’Istituto Cavallero di Firenze<br />

e l’anno seguente la famiglia<br />

si trasferì a <strong>Livorno</strong>, dove Guglielmo<br />

frequentò l’Istituto Nazionale,<br />

una scuola tecnica privata<br />

che gli avrebbe consentito<br />

l’ammissione all’Accademia<br />

Navale (una lapide in piazza Cavour<br />

ricorda l’evento).<br />

Sempre a <strong>Livorno</strong> ebbe cultura<br />

religiosa presso la locale Chiesa<br />

Valdese, ove venne “confermato”<br />

(la cresima per il rito cattolico)<br />

nell’aprile del 1982, dal<br />

momento che la madre aveva<br />

messo per condizione, prima di<br />

sposarsi, che i figli fossero allevati<br />

nella fede protestante.<br />

La famiglia di Guglielmo godeva<br />

di una certa agiatezza e sul<br />

mar Tirreno Annie si trasferiva<br />

nel periodo invernale con i due<br />

figli perché a <strong>Livorno</strong> abitava<br />

una delle sue sorelle, Elisabetta<br />

Prescott, moglie di un ufficiale<br />

inglese, con le quattro figlie.<br />

Molti biografi descrivono Marconi<br />

come un ragazzo riserva<br />

Pagella di Guglielmo Marconi quando<br />

frequentava l’Istituto Nazionale di <strong>Livorno</strong>,<br />

4° classe primo bimestre 1887.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

a 1937). Nel 1909 ebbe il Premio Nobel<br />

to con difficoltà nelle relazioni<br />

sociali, incline alla solitudine e<br />

dedito alla costruzione di congegni<br />

e giocattoli scientifici, ma<br />

incapace di distinguersi nell’attività<br />

scolastica: Marconi, infatti,<br />

<strong>non</strong> riuscì a diplomarsi a<br />

<strong>Livorno</strong> ne a superare l’esame<br />

di ammissione all’Accademia<br />

navale ed all’Università di Bologna.<br />

Amava però la fisica e<br />

proprio in essa (oltre che in pianoforte)<br />

la madre gli fece prendere<br />

delle lezioni private per approfondire<br />

la materia.<br />

Nel periodo 1887-1891, così,<br />

Guglielmo fu allievo privato a<br />

<strong>Livorno</strong> dei professori Vincenzo<br />

Rosa (1848-1908) e Giotto<br />

Bizzarrini (entrambi insegnanti<br />

al Liceo Niccolini colleghi di<br />

Pascoli), acquisendo da essi<br />

una più rigorosa mentalità<br />

scientifica in un momento particolarmente<br />

importante per<br />

l’indirizzo delle sue ricerche.<br />

Bizzarrini era un biologo (suo<br />

nipote, omonimo, diverrà una<br />

famoso progettista automobilistico<br />

lavorando in Ferrari negli<br />

anni ’50 ed arrivando a lanciare<br />

una propria impresa nel<br />

1962 che, con sede a <strong>Livorno</strong>,<br />

produrrà 40 prototipi partecipando<br />

anche alla 24 Ore di le<br />

Mans del 1965 prima della chiusura<br />

nel 1969) e scriverà del<br />

suo allievo:<br />

Nel 1892 la famiglia di Guglielmo<br />

Marconi tornò a <strong>Livorno</strong>.<br />

Fu allora che Alfonso (il fratello,<br />

ndr) venne a trovarmi e<br />

m’invitò ad impartire a Guglielmo<br />

lezioni private del gruppo<br />

scientifico. Mi ricordo che Alfonso<br />

mi disse: «Guglielmo almanacca<br />

sempre con le storte,<br />

con le bottiglie di Wolf, con un<br />

apparecchio telegrafico, con un<br />

rocchetto di Ruhmkorff ed ha<br />

installato delle lastre di zinco<br />

sul tetto di casa; ma ha bisogno<br />

di un po’ di indirizzo tecnico<br />

e specialmente di cognizioni<br />

matematiche». Io accettai<br />

volentieri l’invito.<br />

Contemporaneamente la Signora<br />

Annetta Jameson Marconi<br />

presentava il figlio al compianto,<br />

valentissimo Prof. Vincenzo<br />

Rosa, ordinario di Fisica<br />

nel R. Liceo Niccolini di <strong>Livorno</strong>,<br />

ed anche il Rosa prendeva<br />

ad impartire lezioni a colui che<br />

doveva divenire il dominatore<br />

degli spazi.<br />

Se <strong>non</strong> erro le lezioni del Rosa<br />

- o almeno alcune di esse - si<br />

svolgevano nel gabinetto di Fisica<br />

dell’accennato Liceo, gabinetto<br />

assai ben attrezzato. A<br />

me mancava il tempo di andare<br />

a casa Marconi o a casa mia,<br />

ambedue assai lontane dalla<br />

scuola dove ero occupato per<br />

impartire il mio insegnamento.<br />

Risolsi il problema prendendo<br />

espressamente una casa in affitto<br />

in Via Vittorio Emanuele n.<br />

36, dove era la Società degli Insegnanti.<br />

La stanza mi fu affittata dal custode<br />

della scuola stessa, Celestino<br />

Bellandi, ex-comandante<br />

dei pompieri. Vi andavo dalle<br />

12 alle 13, Guglielmo arrivava<br />

sempre qualche minuto prima<br />

di me ed il Bellandi, aprendomi<br />

la porta d’ingresso del<br />

quartiere mi diceva: “il suo<br />

scolaro c’è già: ma sa che ha<br />

l’aria di un gran pensatore?<br />

Diverrà qualche cosa!”. Intuizione<br />

ben giusta.<br />

Non ricordo per quanto tempo<br />

feci scuola a Guglielmo Marconi.<br />

Rammento che Guglielmo,<br />

nemico dei programmi ufficiali,<br />

<strong>non</strong> faceva che interrogare. Le<br />

nostre lezioni erano vere e proprie<br />

conversazioni su argomenti<br />

di carattere scientifico. Guglielmo<br />

dimostrava una passione<br />

istintiva per lo studio delle<br />

11<br />

applicazioni elettriche e una<br />

mentalità eccezionalmente portata<br />

alla specializzazione scientifica.<br />

Non parlava mai se <strong>non</strong><br />

di cose che interessavano i<br />

suoi studi.<br />

Mi sovviene che una volta<br />

venne a lezione con una cartata<br />

di ritagli di zinco e mi disse<br />

che se ne serviva per farvi reagire<br />

l’acido solforico e preparare<br />

piccole quantità d’idrogeno.<br />

E’ indubitato che anche per<br />

la Chimica nutriva accentuata<br />

passione.<br />

personaggi<br />

La Chiesa Evangelica Valdese di Via Verdi dove Guglielmo Marconi fu<br />

“confermato” (la cresima per il rito cattolico) nell’aprile del 1982.<br />

In proposito Guglielmo scrisse<br />

al fratello da <strong>Livorno</strong>: Ho tardato<br />

molto a darti io stesso mie<br />

notizie, ma spero che mi scuserai.<br />

Sono sempre molto occupato<br />

a studiare; specialmente la<br />

matematica, di cui prendo lezioni<br />

tre volte la settimana dal prof.<br />

Bizzarrini di questo Istituto.<br />

Dunque fu la stessa signora<br />

Annie ad accompagnare il figlio,<br />

invece, dal Prof. Vincenzo Rosa<br />

nell’autunno del 1891: Rosa,<br />

aveva in casa sua un piccolo la<br />

segue a pag. 12<br />

Il Centro Radio di Coltano (Pisa), ove Marconi effettuò degli studi, oggi<br />

completamente abbandonato. Sotto: il campo antenne.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

12<br />

personaggi<br />

da pag. 11<br />

boratorio con un tornio e diversi<br />

apparecchi. Marconi imparò<br />

ad usarli e ad aiutare Rosa nel<br />

preparare la lezione dell’indomani.<br />

In un secondo tempo Marconi<br />

cominciò a seguire il professore<br />

anche nel Liceo ove quello<br />

insegnava Fisica, ed a fargli da<br />

meccanico ed aiutante durante<br />

le sue lezioni e la sua permanenza<br />

a scuola. Con lui iniziò gli<br />

esperimenti nel campo dell’elettrotecnica<br />

e si interessò delle<br />

onde elettromagnetiche.<br />

Datano dal 1892 le prime osservazioni<br />

sulle scariche atmosferiche,<br />

effettuate, con un tubetto<br />

a limature, nel laboratorio del<br />

Rosa a <strong>Livorno</strong>.<br />

Marconi imparò a saldare i fili,<br />

lavorare il vetro, preparare pile,<br />

ricaricare accumulatori e soprattutto<br />

valutare le caratteristiche<br />

dei componenti di un circuito.<br />

Studiò a tempo pienissimo, la<br />

mattina a scuola, il pomeriggio<br />

a casa di Rosa e la sera a risolvere<br />

qualche problema, annotando<br />

tutto sui suoi diari recentemente<br />

rinvenuti.<br />

Durante la conferenza tenuta in<br />

occasione del Premio Nobel nel<br />

1909 Marconi riconobbe esplicitamente<br />

il suo debito col prof.<br />

Rosa:<br />

Nel tracciare brevemente la storia<br />

del mio contributo alla realizzazione<br />

della radiotelegrafia,<br />

debbo dire che <strong>non</strong> ho mai studiato<br />

in modo regolare la Fisica<br />

e l’Elettrotecnica, per quanto fin<br />

da ragazzo abbia nutrito il più<br />

vivo interesse per questi argomenti.<br />

Ho tuttavia seguito un<br />

corso di conferenze sulla Fisica<br />

tenuto dal compianto prof. Rosa<br />

a <strong>Livorno</strong> e posso asserire di essermi<br />

tenuto diligentemente al<br />

corrente di tutte le pubblicazioni<br />

di quel tempo relative ad argomenti<br />

scientifici comprendenti<br />

lavori di Hertz, Branly e Righi.<br />

<strong>Livorno</strong> quindi risulta essere la<br />

prima città italiana citata in una<br />

cerimonia per il Nobel.<br />

Purtroppo le informazioni di cui<br />

disponiamo sui loro rapporti<br />

sono piuttosto scarse. L’unica<br />

Guglielmo Marconi a 15 anni durante<br />

il soggiorno a <strong>Livorno</strong>.<br />

testimonianza diretta è contenuta<br />

in un quaderno annotato<br />

da Marconi nella primavera del<br />

1892: in esso si trova la minuta<br />

di una lettera nella quale il<br />

giovane richiedeva l’invio di<br />

1 tubo a rubinetto e...tubi ad<br />

U che devo fornire al Prof.<br />

Rosa di questo Liceo.<br />

Marconi registrava su due<br />

quaderni, uno con copertina<br />

blu ed uno con copertina verde,<br />

gli esperimenti effettuati<br />

nell’estate del 1892: una delle<br />

pagine più affascinanti del<br />

quaderno verde è l’appunto<br />

relativo alle prime nozioni sulla<br />

pila annotato dal giovane<br />

Marconi probabilmente all’inizio<br />

del 1892 durante i suoi studi<br />

a <strong>Livorno</strong>.<br />

Sulla pagina egli ricopiò le prime<br />

righe di un articolo dal<br />

titolo Prima lezione elementare<br />

sulla pila elettrica scritto<br />

da M. Nougaret (professore di<br />

fisica in un liceo) e pubblicato<br />

Guglielmo Marconi seduto in mezzo<br />

ai genitori e il fratello Alfonso.<br />

sulla rivista L’Elettricità il 10<br />

gennaio 1892. Il documento è<br />

di notevole interesse perché<br />

permette di cogliere “dal vivo”<br />

i primi passi compiuti dal giovane<br />

Marconi nell’elettrologia.<br />

In particolare vi si testimonia<br />

una corrispondenza tra Marconi<br />

e il “Signor Augusto Elert”<br />

di <strong>Livorno</strong> a cui il giovane aveva<br />

ordinato delle leghe ricevendo<br />

una risposta dalla quale apprese<br />

che esistevano<br />

Dietro il Nobel a Guglielmo<br />

Marconi c’è anche altro di labronico.<br />

Fu infatti un vecchio<br />

marinaio livornese, Nello Marchetti,<br />

ad insegnargli ad usare<br />

il telegrafo e l’alfabeto Morse<br />

durante i giorni che il giovane,<br />

ricevuta in dono dal padre una<br />

bella barca a vela, trascorreva<br />

al porto facendosi conoscere<br />

come un appassionato di nautica<br />

e pesca.<br />

In cambio del suo insegnamento<br />

il marinaio, cieco, ottenne<br />

che il giovane ogni mattina gli<br />

leggesse Il Telegrafo.<br />

Fu al Marchetti che Marconi<br />

Rilevatore di scariche temporalesche usato da Marconi a <strong>Livorno</strong> nel<br />

1893/94 con relativa antenna a punta di lancia che segnalava le folgori<br />

che si scaricavano sul mare.<br />

dovette il proprio amore per il<br />

mare, la navigazione e la marina:<br />

molto interessato agli<br />

aspetti fisici dei fulmini che si<br />

scaricavano sullo specchio di<br />

acqua marina davanti al porto,<br />

si accorse infatti di avere un incredibile<br />

laboratorio davanti ai<br />

suoi occhi o meglio davanti alla<br />

sua casa e cioè sul mare livornese:<br />

fu grazie all’antenna conseguentemente<br />

installata sul<br />

tetto di casa che riuscì a percepire<br />

l’arrivo del campo elettromagnetico<br />

creato dai fulmini<br />

facendo suonare un campanello.<br />

Il famoso esperimento del 1895,<br />

concluso dal colpo di fucile del<br />

suo maggiordomo, insomma,<br />

iniziò a nascere proprio a <strong>Livorno</strong><br />

con quel grossolano armamentario.<br />

L’ultimo aggancio di Marconi<br />

col nostro territorio ebbe luogo<br />

nel 1903 quando, ormai all’apice<br />

della carriera, tutte le<br />

città d’Italia si contendevano<br />

una sua stazione radio con il<br />

parlamento che <strong>non</strong> si decideva.<br />

Fu lo stesso re Vittorio<br />

Emanule III che chiese a Marconi<br />

di decidere lui dove avrebbe<br />

voluto la stazione e quello<br />

rispose Coltano (nei presi di<br />

Pisa) che era una tenuta, guarda<br />

caso, reale, ma soprattutto<br />

in un’area palustre, cioè con<br />

molta acqua nel terreno e quindi<br />

luogo ideale per le trasmissioni<br />

radio.<br />

La stazione venne utilizzata fino<br />

alla seconda guerra mondiale,<br />

prima per comunicare con le colonie<br />

d’Africa, quindi con le<br />

navi in navigazione. In seguito<br />

fu ampliata e potenziata tanto<br />

da diventare una delle più potenti<br />

stazioni radio d’Europa: da<br />

lì partì il segnale, nel 1931, che<br />

accese le luci al Cristo Redentore<br />

di Rio de Janeiro, in una<br />

dimostrazione sull’efficienza<br />

della radio in comunicazioni<br />

transoceaniche.<br />

Per il recupero della stazione di<br />

Coltano, qualche anno fa si era<br />

fatta avanti addirittura la Hewlett-Packard<br />

con l’Università di<br />

Pisa ed i Lions Club di <strong>Livorno</strong><br />

e Pisa, ma la cosa <strong>non</strong> ebbe seguito.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

13<br />

attualità<br />

Lo spettacolo del Tuffo di Capodanno<br />

I 132 bagnanti che hanno festeggiato il Capodanno con il tradizionale tuffo in mare tra due ali di folla e fotografi.<br />

Il consueto Tuffo di Capodanno<br />

è ormai da anni il primo evento<br />

cittadino che fa salire alla ribalta<br />

<strong>Livorno</strong>. I media ne hanno<br />

ampiamente parlato nei vari tg<br />

nazionali, mostrando le immagini<br />

di quei 132 bagnanti che hanno<br />

sfidato il freddo per tuffarsi<br />

nello specchio di mare dei tre<br />

Ponti e festeggiare, così, alla livornese<br />

(considerato che il mare<br />

è cultura e parte integrante della<br />

nostra città), l’arrivo dell’anno<br />

nuovo.<br />

Non c’è stato il record delle 208<br />

presenze registrato nel 2014 ma<br />

la causa - come ci ha detto l’organizzatore<br />

Roberto Onorati<br />

degli “Amici del Mare” - va ricercata<br />

nelle basse temperature<br />

dei giorni precedenti, e in particolar<br />

modo dell’ultimo anno, che<br />

hanno convinto molti bagnanti<br />

a rinunciare all’appuntamento.<br />

C’erano tutti invece i più incalliti<br />

nuotatori degli scogli del<br />

Gabbiano e zone limitrofe a dimostrazione<br />

che il tuffo d’inverno,<br />

anche quando c’è la neve e<br />

le temperature sono sotto lo<br />

zero, produce effetti benefici al<br />

fisico e alla salute, a patto, ovviamente,<br />

che si osservino le<br />

regole del caso (una nuotatina<br />

veloce di qualche minuto e poi<br />

subito una doccia calda o un<br />

avvolgente accappatoio per<br />

asciugarsi e ripararsi dal freddo).<br />

Tra i temerari del tuffo c’è stato<br />

il bis di Filippo Nogarin: della<br />

sua presenza nel 2014 <strong>non</strong> se<br />

ne accorse nessuno se <strong>non</strong> coloro<br />

che “masticano” un po’ di<br />

politica per via di quella scritta<br />

sulla sua maglia a sostegno<br />

della lotta “NO TAV”. Quest’anno,<br />

invece, il sindaco è<br />

stato “gettonatissimo” dal pubblico<br />

- che <strong>non</strong> ha mancato di<br />

fargli le più disparate domande<br />

inerenti la crisi della città (“mi<br />

venga a trovare, ne parliamo<br />

con più calma” ha ripetuto a<br />

tutti quanti) - e tra i più fotografati,<br />

a dispetto anche di alcune<br />

ragazze in bikini e dal fisico invidiabile.<br />

Si è presentato ugualmente<br />

con la maglia “NO TAV”<br />

perché - ha detto - “l’anno scorso<br />

aveva portato fortuna (leggi<br />

la sua candidatura a primo<br />

cittadino) e quest’anno mi auguro<br />

che porti fortuna a <strong>Livorno</strong>”.<br />

Prossimo appuntamento il giorno<br />

della Befana a Marina di Pisa:<br />

già, perché i livornesi, da qualche<br />

anno stanno cercando di<br />

coinvolgere i “cugini” pisani,<br />

anche se è dura far loro capire<br />

che il mare è bello <strong>non</strong> solo<br />

d’estate.<br />

L’edizione 2015 sarà ricordata anche<br />

per la presenza di un banchetto<br />

con il libro “Il Mare d’Inverno”<br />

di Massimo Volpi (edizioni<br />

Erasmo), da poco uscito,<br />

Il sindaco Filippo Nogarin sotto il<br />

filo di domande di un cittadino.<br />

che racconta la storia del mare<br />

d’inverno a <strong>Livorno</strong>, dalle origini<br />

(anni ‘60) ai giorni nostri,<br />

di quando un manipolo di temerari<br />

iniziò a sfidare il rigore<br />

invernale per arrivare, appunto,<br />

al Tuffo di Capodanno, un evento<br />

ormai di cartello della nostra<br />

città.<br />

Roberto Onorati con Massimo Volpi, autore del libro “Il Mare d’Inverno”.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

14<br />

Nei nuovi spazi dell'ex Cinema Aurora<br />

Al via il Corso di Lettura<br />

e Scrittura Creativa<br />

A partire da questo mese di gennaio<br />

il Corso di Lettura e Scrittura<br />

Creativa a cura di Barbara Idda<br />

avrà una nuova sede: sarà infatti<br />

Giacomo Del Gamba ad accogliere<br />

negli spazi dell’Ex Cinema Aurora<br />

gli oltre quaranta allievi della<br />

regista e drammaturga pisana,<br />

dando vita ad un nuovo sodalizio<br />

artistico-culturale e una fitta programmazione<br />

di eventi, reading,<br />

mostre, pièce teatrali e stage, sulla<br />

scia dello spettacolo multimediale<br />

‘Dalì se lame los bigotes’, andato<br />

in scena proprio all’Ex Cinema<br />

Aurora nel maggio scorso,<br />

con grande riscontro di pubblico.<br />

Primo appuntamento tra i molti<br />

già in calendario, il 28 febbraio,<br />

con un reading di adesione all’evento<br />

mondiale ideato da Eva<br />

Ensler, il ‘One Billion Rising Revolution<br />

2015’, promosso a <strong>Livorno</strong><br />

da Simonetta Ottone. Gli<br />

allievi di Barbara Idda lavoreranno,<br />

per l’occasione, sui testi di<br />

alcune fra le più famose canzoni<br />

italiane degli ultimi anni, col preciso<br />

obiettivo di stigmatizzarne<br />

stereotipi e luoghi comuni relativi<br />

all’universo femminile.<br />

Sempre nel 2015, oltre alla collaborazione<br />

già attivata da alcuni<br />

mesi con Veronica Galletta, sua<br />

ex-allieva e adesso autrice di racconti<br />

pubblicati su riviste on line<br />

(Colla, Il Pickwick, Abbiamo le<br />

prove) e antologie collettive, Barbara<br />

Idda promuoverà, come approfondimenti<br />

tematici del suo<br />

corso istituzionale, vari seminari<br />

facoltativi e incontri con docenti<br />

di grande esperienza e professionalità,<br />

quali Carola Susani (Selezione<br />

Premio Strega 2007), Cristina<br />

Lazzari,Valerio Nardoni,<br />

Dario Pontuale, Gianluigi Tosto<br />

e Gaetano Ventriglia. Alcuni dei<br />

seminari si terranno presso la Libreria<br />

Erasmo (sede del Corso di<br />

Scrittura dal 2011 al 2014) grazie<br />

all’ospitalità di Gigliola Cognetta<br />

e Laura Toni, nel segno di una<br />

condivisione di intenti e di obiettivi<br />

già sperimentata con il rimpianto<br />

Franco Ferrucci.<br />

Barbara Idda, allieva di Mario Vargas<br />

Llosa (Premio Nobel Letteratura<br />

2010) alla scuola Holden di<br />

Alessandro Baricco. Diplomata ai<br />

corsi di: Creative Writing di Joseph<br />

Olshan (New York University<br />

- Scuola Omero); Laboratorio<br />

di scrittura e tecniche per il<br />

giornalismo di Franco Rina, Roberto<br />

Cotroneo, Vincenzo Cerami,<br />

Andrea Camilleri (Centro Lab/<br />

Laboratorio Roma). Vincitrice di<br />

premi letterari (Premio Clio/Gabinetto<br />

Viesseux; Premio Serenissima<br />

- Univ. Venezia). Fondatrice<br />

con Cristina Lazzari, Alessandra<br />

Taffi e Letizia Giuliani della<br />

Compagnia teatrale ‘Battello<br />

Ebro’, regista ed autrice teatrale.<br />

Tra le varie collaborazioni, quelle<br />

con Robert Cahen, Sandra Lischi<br />

(Ondavideo), Emanuele<br />

Gamba, Maurizio De Giovanni.<br />

Curatrice dal 2012 del festival<br />

letterario ‘Scritti sulla Sabbia’.<br />

Il corso è strutturato in due livelli:<br />

Principianti ed Avanzati.<br />

Le lezioni si tengono il sabato,<br />

con cadenza quindicinale, dalle<br />

15.30 alle 18.<br />

La prima lezione del 2015 sarà<br />

sabato 10 gennaio.<br />

Le iscrizioni sono ancora aperte.<br />

Per info: 3471331880 oppure<br />

barbaraidda@katamail.com<br />

Ex-Cinema Aurora, Viale Ippolito<br />

Nievo, 28-<strong>Livorno</strong><br />

excinemaaurora@facebook.com<br />

Stefania D'Echabur<br />

cultura<br />

TEATRO GOLDONI - La magistrale performance<br />

dell’artista livornese che si fonde con l’artista scomparso<br />

Da Balla a Dalla<br />

Dario Ballantini e la locandina<br />

di Da Balla a Dalla.<br />

(Luca Bernini) - L’appuntamento<br />

del Goldoni negli ultimi giorni di novembre<br />

ha visto come protagonista<br />

Dario Ballantini, con uno spettacolo<br />

scritto da lui stesso e messo in<br />

scena in collaborazione con l’amico<br />

e regista Massimo Licinio. Come<br />

suggerito dal titolo, si tratta del racconto<br />

della passione nutrita dall’attore<br />

livornese per il cantautore<br />

emiliano, passione che nasce nel<br />

giovanissimo Dario e lo accompagna<br />

negli anni influenzandone più o meno direttamente la carriera,<br />

fino a trovare la propria realizzazione nell’incontro fra i due artisti.<br />

Il teatro è affollato, molte facce giovani, amici e curiosi di veder<br />

esibire Dario fuori dal piccolo schermo.<br />

Il palco è buio, e si intravede solo l’ ombra delle sagome dei musicisti.<br />

All’improvviso un faro illumina Ballantini, che inizia a parlare di<br />

quando ancora piccolo, ha ascoltato per la prima volta una canzone di<br />

Dalla e se ne è innamorato.<br />

Dario <strong>non</strong> presenta se stesso, né lo spettacolo, né i suoi pur bravi<br />

musicisti; la sua voce incalza da subito il pubblico come a voler terminare<br />

un discorso lasciato in sospeso, come bruciasse dalla voglia di<br />

condividere la sua storia con la platea attenta. Sullo sfondo vengono<br />

proiettate le immagini degli innumerevoli disegni nei quali ha ritratto<br />

il cantautore emiliano, schizzi su fogli, su quaderni di scuola, persino,<br />

come lui stesso ci svela, negli spazi bianchi delle pagine dei libri. Si,<br />

perché Dario ha anche un’altra passione, quella della pittura.<br />

Viene istintivo pensare che il soggetto dello spettacolo sia Dalla e il<br />

canovaccio da recitare sia la sua celebrazione, magari attraverso le<br />

imitazioni di Ballantini che tante volte ci hanno stupito in televisione.<br />

Ballantini racconta invece la propria crescita anagrafica e professionale<br />

usando un parallelismo temporale con le canzoni di Dalla. Canta<br />

alcune delle più famose, altre meno conosciute, ma altrettanto belle.<br />

Il timbro della voce è quello tipico del cantautore, talvolta stupefacente<br />

nella sua somiglianza al vero.<br />

Il pubblico apprezza, ma l’intensità degli applausi <strong>non</strong> è solo per<br />

l’eccezionale tecnica vocale mostrata; Dario trasmette al pubblico il<br />

sentimento che c’è dietro il suo racconto, le passioni e i ricordi degli<br />

amori adolescenziali attraverso i versi stessi delle canzoni. Il racconto<br />

della sua vita diviene il racconto di un’idea, di un’aspirazione che<br />

trova la sua realizzazione grazie alla tenacia con cui è perseguita.<br />

Ballantini voleva conoscere Dalla, voleva fare l’attore, voleva fare il<br />

pittore: lo spettacolo è la storia di come questo sogno si è realizzato.<br />

La seconda parte dello spettacolo ci mostra l’abilità di Ballantini<br />

nelle trasformazioni.<br />

La scelta di un allestimento scenico minimalista, con solo uno specchio<br />

da trucco e un attaccapanni con i vestiti tipici di Dalla, è significativo:<br />

l’artista livornese trasforma l’imitazione, che per assunto<br />

sembra <strong>non</strong> potersi distaccare dall’idea di scherzo da cabaret, in qualcosa<br />

di simile alla poesia. Non solo tecnica vocale, ma l’intensa ricerca<br />

del significato di una canzone. Così, sul palco come per magia,<br />

Dario diventa Lucio e Lucio diventa Dario, in un gioco di specchi<br />

dove l’artista livornese si fonde con l’artista scomparso.<br />

All’uscita del teatro rimane la sensazione di aver assistito ad uno<br />

spettacolo intimista, che ha svelato la poetica di Dalla, espressa da<br />

testi apparentemente leggeri, ma in realtà profondi nel contenuto,<br />

poetica che ci fa apprezzare ancora di più il cantautore emiliano. Lo<br />

spettacolo rende allo stesso tempo un immagine assai più complessa e<br />

profonda di Ballantini, immagine che va ben al di là dell’istrionismo<br />

e della leggerezza delle sue gag televisive, consegnandoci un Artista<br />

che <strong>non</strong> conoscevamo. E Lucio?<br />

Certamente era lì, in platea, ad applaudire convinto.


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

Partirà all’inizio del mese di gennaio<br />

un nuovo coraggioso progetto<br />

imprenditoriale, che è soprattutto<br />

didattico e culturale, e che<br />

nasce dalla volontà di tre soci di<br />

creare un luogo stimolante e affascinante<br />

dedicato all’esperienza<br />

della scrittura e della lettura.<br />

Si tratta della nascita della Scuola<br />

Carver, una vera e propria scuola<br />

di scrittura creativa dedicata al grandissimo<br />

scrittore americano Raymond<br />

Carver, una scuola che parte<br />

piccola ma si farà grande, in<br />

stretta sinergia con la storica Libreria<br />

Belforte 1805 e l’associazione<br />

culturale Il Teatro della Cipolla,<br />

nella rinnovata sede in via<br />

Roma 69 a <strong>Livorno</strong>.<br />

La nuova sede, un locale ampio e<br />

molto bello, avrà uno spazio polifunzionale<br />

che servirà da aula didattica<br />

ma anche da contenitore<br />

culturale di tutte le iniziative che<br />

15<br />

SCUOLA CARVER:<br />

la scuola, Il Teatro della Cipolla o<br />

la libreria Belforte 1805 offriranno<br />

a tutti gli amanti della<br />

cultura in genere: presentazioni di<br />

eventi e di libri, stage di scrittori o<br />

ospiti esterni, festival letterari<br />

come il FI-PI-LI Horror Festival,<br />

reading o mini-spettacoli teatrali,<br />

proiezioni, letture ad alta voce,<br />

serate letterarie e molto altro ancora.<br />

La Scuola Carver, si è presentata<br />

alla stampa e alla cittadinanza sabato<br />

20 dicembre con una piccola<br />

festa natalizia nella nuova sede in<br />

via Roma 69. Col tempo ha intenzione<br />

di ampliare l’offerta didattica,<br />

partendo dalla scrittura creativa<br />

generica fino ad arrivare a applicazioni<br />

specifiche dell’arte del<br />

narrare come la scrittura per il cinema,<br />

la scrittura teatrale, la poesia,<br />

l’arte della traduzione e la scrittura<br />

musicale.<br />

Nella stessa giornata è stata anche<br />

presentata la prima fatica letteraria<br />

degli allievi della scuola, la<br />

raccolta di racconti brevi “Scarpe<br />

Diem – 31 racconti Scritti con i<br />

Piedi” in uscita per MdS Editore.<br />

Si tratta di 31 racconti, che svariano<br />

tra il registro divertente e<br />

quello malinconico e struggente,<br />

ispirati alla foto di un paio di scarpe:<br />

un’idea originalissima e lungimirante<br />

nata dalla proficua sinergia<br />

tra gli allievi e il docente della<br />

Scuola Carver e la piccola ma ambiziosa<br />

casa editrice Mani di Strega<br />

Editore.<br />

I 3 soci del nuovo contenitore culturale,<br />

Francesco Mencacci (curatore<br />

e docente della Scuola Car-<br />

Pensionato “La Provvidenza”<br />

Centro residenziale per anziani autosufficienti (uomini e donne)<br />

Camere singole e ampio giardino<br />

Via Baciocchi 15 - Tel. 0586/809.029 - <strong>Livorno</strong><br />

cultura<br />

E' SORTA PRESSO LA LIBRERIA BELFORTE 1805 NELLA RINNOVATA SEDE DI VIA ROMA 69<br />

un nuovo punto di incontro<br />

per chi ama scrittura e lettura<br />

MACELLERIA<br />

Cantini<br />

Alessandro<br />

Mercato Centrale<br />

Banco n° 130<br />

Cell. 331.206.39.21<br />

L I V O R N O<br />

ver), Pasquale Di Paolo (storico<br />

libraio della Belforte 1805) e Marcello<br />

Faralli, con alle spalle una<br />

grandissima esperienza lavorativa<br />

e imprenditoriale, visto il successo<br />

di pubblico alla anzidetta presentazione,<br />

sono certi di offrire a<br />

tutti gli appassionati di scrittura,<br />

di lettera e <strong>non</strong> solo, un punto di<br />

ritrovo per la crescita culturale<br />

personale e collettiva della città.<br />

qui la tua auto<br />

è in buone mani!<br />

CARROZZERIA<br />

Marsili<br />

L'insegna della Premiata Libreria<br />

Belforte 1805 e Scuola Carver in<br />

via Roma 69.<br />

Per informazioni sui progetti didattici<br />

della scuola e sulleiscrizioni:<br />

scuolacarver@gmail.com<br />

oppure telefonare a 3382678770<br />

Soccorso Stradale 24 ore su 24 - Tel. 366.24.29.451<br />

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Tel. 0586/409640 - Fax 0586/428860<br />

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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

16<br />

livornesità<br />

La storia delle nostre strade<br />

...a spasso<br />

per la città<br />

dallo Stradario Storico di <strong>Livorno</strong>, antico,<br />

moderno e illustrato di Beppe Leonardini<br />

e Corrado Nocerino e della<br />

Editrice Nuova Fortezza di <strong>Livorno</strong>.<br />

Via degli Ammazzatoi - Dalla<br />

via del Forte di S. Pietro alla<br />

piazza del Logo Pio. E' via molto<br />

antica che si riferiva ai vicini<br />

Pubblici Macelli.<br />

Via Eugenia - Tra la via della<br />

Torretta e via Solferino. E' così<br />

denominata perché fu aperta sui<br />

terreni di proprietà di Eugenio<br />

Sansoni, che fu sindaco di <strong>Livorno</strong>.<br />

Via Temistocle Guerrazzi - Dal<br />

viale Mameli a via Accademia<br />

Labronica, con denominazione<br />

del 1957 a ricordo dello scultore<br />

livornese (1806-1884), fratello<br />

di Francesco Domenico.<br />

Proverbi<br />

livornesi<br />

✔ Voglia di lavorà sartami<br />

addosso e fammi lavorà<br />

meno che posso.<br />

✔ Matti, bria'fi e bimbi<br />

hanno un santo dalla<br />

sua.<br />

✔ Fa più 'na vecchia in un<br />

angolo che un giovane<br />

in un campo.<br />

QUIZ A PUNTEGGIO PER SAGGIARE LA TUA LIVORNESITÀ<br />

LIVORNESE DOC O ALL’ACQUA DI ROSE?<br />

Scoprilo rispondendo a queste domande; quindi controlla punteggio e valutazione:<br />

1<br />

Quanti<br />

sono attualmente<br />

i Centri Commerciali Naturali<br />

a <strong>Livorno</strong>?<br />

A 14<br />

B 8<br />

C 21<br />

2<br />

In<br />

quale anno è scomparso<br />

il pittore Plinio Nomellini?<br />

A 1866<br />

B 1802<br />

C 1943<br />

3<br />

Chi<br />

A<br />

B<br />

C<br />

4<br />

A<br />

progettò il palazzo<br />

Grande, cosidddetto "Nobile<br />

interrompimento"?<br />

Angelo Di Castro<br />

Ghino Venturi<br />

Luigi Vagnetti<br />

quale anno risale la<br />

Chiesa degli Olandesi?<br />

A 1864<br />

B 1902<br />

C 1756<br />

5<br />

In<br />

A<br />

B<br />

C<br />

6<br />

A<br />

A<br />

B<br />

C<br />

7<br />

In<br />

A<br />

B<br />

C<br />

8<br />

In<br />

casa Sgarallino sul viale Caprera<br />

oltre a G. Garibaldi quale<br />

altro personaggio fu ospitato?<br />

Giacomo Puccini<br />

Giuseppe Verdi<br />

Pietro Mascagni<br />

quale corrente apparteneva<br />

il pittore Serfino<br />

De' Tivoli?<br />

Divisionismo<br />

Macchiaiola<br />

Realismo<br />

quale cimitero cittadino<br />

è sepolto il poeta Tobia<br />

Smollet?<br />

Inglese<br />

Israelitico<br />

Greci-Allemanni<br />

quale anno è stato costruito<br />

l'attuale Liceo Classico Niccolini-Guerrazzi?<br />

A 1829<br />

B 1902<br />

C 1875<br />

RISPOSTE: 1 (B), 2 (C), 3 (C), 4 (A), 5 (B), 6 (B), 7 (A), 8 (A), 9 (C), 10 (A), 11 (B), 12 (C)<br />

Meno di 2 risposte corrette: all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: sui generis<br />

Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />

Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />

Che razza di livornese sei?<br />

...di SCOGLIO,<br />

di FORAVIA<br />

o... PISANO?<br />

Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />

della tua città. Sai riconoscere di<br />

quale via si tratta?<br />

9<br />

Dove<br />

A<br />

B<br />

C<br />

10 A<br />

B<br />

C<br />

11 A<br />

B<br />

C<br />

12 era posta fiaschetteria dove<br />

spesso si incontravano Giosuè<br />

Carducci e Giovanni Pascoli?<br />

Borgo Cappuccini<br />

Via Verdi<br />

Via Maggi<br />

In quale quartiere si trova<br />

la via Carlo Antonio<br />

Campioni?<br />

Salviano<br />

Sant'Jacopo<br />

Corea<br />

Chi è l'autore del bassorilievo<br />

Monumento al Partigiano<br />

in via E. Rossi?<br />

V. De Angelis<br />

G. Guiggi<br />

M. Trafeli<br />

Quante presenze ha collezionato<br />

con la maglia amaranto<br />

Giorgio Chiellini?<br />

A 24<br />

B 72<br />

C 55<br />

Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />

che sei un... livornese di scoglio!<br />

Se rispondi CONFONDENDO la via<br />

con altra della stessa zona, significa<br />

che sei un...livornese di foravia,<br />

Se NON RIESCI A CAPACITARTI<br />

di quale via si tratta, allora significa<br />

che... sei un pisano!<br />

Per la risposta, vedi pag. 19<br />

Grado di difficoltà:


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

Le briciole<br />

Recita lo Zingarelli: “…minuzzolo<br />

che casca da ciò che si mangia è<br />

per lo più dal pane”. Per me è diventato<br />

un uso quotidiano, un rito.<br />

Finito di pranzare vado a scuotere<br />

la tovaglia sul mattonato del mio<br />

piccolo giardino e le briciole fanno<br />

un bel gruzzolo. Non faccio a tempo<br />

a rientrare in casa che un primo<br />

pettirosso ci si avventa: becca fulmineamente,<br />

instancabilmente fino<br />

a quando un merlo, nero e becco<br />

arancione, più grosso e prepotente,<br />

lo scaccia via. E’ uno spettacolo.<br />

Il gruzzolo di briciole viene assottigliato<br />

alla svelta, qualche altro<br />

pettirosso tenta di ritornare ma<br />

questa volta impatta in un altro<br />

merlo, fra l’altro privo di una zampetta<br />

ma che saltella senza alcun<br />

inciampo.<br />

Viene a mente quando, ragazzino,<br />

il <strong>non</strong>no cacciatore mi portava dentro<br />

il capanno, piccolo e fatto di<br />

frasche fresche, e aspettava che nel<br />

seccaione, un grosso ramo privo di<br />

foglie e legato al tronco dell’albero,<br />

si adoperassero gli uccellini. Bum!<br />

E quelli cascavano impallinati.<br />

“Vai a raccoglierli”, mi diceva imperiosamente.<br />

Correvo, ne sentivo<br />

in mano ancora il corpicino caldo,<br />

ne ero infastidito tanto da pensare<br />

che <strong>non</strong> sarei mai diventato<br />

un cacciatore. E <strong>non</strong> lo diventai.<br />

Solo qualche volta in caccia alla<br />

lepre, sparare alla lepre era difficile<br />

e da virtuosi del fucile a due<br />

canne, solo che le lasagne al sugo<br />

di lepre erano una favola di bontà<br />

e allora mi accingevo a sparare. E<br />

in cucina era festa.<br />

Dopo la pioggia<br />

viene sempre il sole<br />

“Quando la rapa fiorisce di gennaio,<br />

villan serba il granaio”, “Sotto<br />

la neve pane, sotto l’acqua fame”: i<br />

due proverbi sono molto veritieri.<br />

Infatti se nei campi compaiono<br />

molto precocemente i fiori delle<br />

rape, anche la paglia diverrà preziosa<br />

perché il raccolto del grano<br />

sarà scarso. Lo scrive il vero Sesto<br />

Cajo Baccelli, il lunario dell’anno,<br />

la guida dell’agricoltore, per chi scrive<br />

una piccola Bibbia dall’uso quotidiano.<br />

a cura di Arrigo Melani<br />

Io son Sesto Cajo e son Baccelli<br />

leggo il presente e anche nel futuro<br />

se sembrano finiti i giorni belli<br />

vi prego <strong>non</strong> sbattetevi nel muro.<br />

Dopo la pioggia viene sempre il sole<br />

la storia si ricicla come vuole.<br />

Per chi possiede anche un piccolo<br />

orto: si concima e si sarchia l’asparagiaia<br />

e la carciofaia. Si seminano<br />

fave, piselli e spinaci e, in luoghi<br />

riparati, cicoria, bietola da coste e<br />

da foglia, carote, cipolle d’inverno,<br />

insalate, prezzemolo, ravanelli, sedano,<br />

rucola, valerianella ecc.<br />

In giardino si seminano le fioriture<br />

primaverili-estive: begonie, calceolarie,<br />

cinerarie, primule, salvia splendens,<br />

tagete, zinnie,verbenie, celosie,<br />

gerani ecc. All’aperto si potano<br />

gli arbusti da fiore e da foglia caduca.<br />

Fiere, sagre<br />

e mercati<br />

Gli appuntamenti “fissi” di <strong>Livorno</strong>:<br />

Fiera dei Baccelli a Salviano la<br />

prima domenica di maggio; Fiera di<br />

Sant’Antonino in via Provinciale<br />

Pisana e via Garibaldi, in giugno.<br />

“Effetto Venezia” fine luglio-inizio<br />

agosto. A Collinaia la Festa dell’Uva<br />

la seconda domenica di Settembre.<br />

Mercato del Passato in piazza Cavour<br />

ogni prima domenica del mese,<br />

escluso luglio e agosto. Infine, Mercato<br />

della frutta e dell’ortaggio in<br />

piazza Cavallotti tutte le mattine,<br />

meno i festivi.<br />

Giorni festivi<br />

a tutti gli effetti civili<br />

Tutte le domeniche, più Capodanno,<br />

Epifania, Lunedì di Pasqua, 25<br />

aprile, 1° Maggio Festa del Lavoro,<br />

2 Giugno Festa della Repubblica,<br />

15 Agosto (Ferragosto) Assunzione<br />

di Maria Vergine, 1 Novembre<br />

Ognissanti, 8 Dicembre Imma-<br />

17<br />

spigolature<br />

L’erbapepe<br />

spigolature<br />

della <strong>Livorno</strong> vecchia e <strong>non</strong><br />

colata Concezione, 25 Dicembre<br />

(Natale) Natività di N.S., 26 Dicembre<br />

S. Stefano e la ricorrenza<br />

del Santo Patrono della città (per<br />

<strong>Livorno</strong>, S. Giulia, il 22 Maggio).<br />

Solennità civili (imbandieramento<br />

degli edifici pubblici): 11 Febbraio,<br />

anniversario del Concorsato fra<br />

la Chiesa cattolica e lo Stato; 28<br />

Settembre, insurrezione di Napoli;<br />

4 Ottobre: S. Francesco e S. Caterina,<br />

patroni d’Italia.<br />

Mezze Feste tradizionali: l’ultimo<br />

giorno di Carnevale (4 Marzo);<br />

Giovedì Santo (17 Aprile): Commemorazione<br />

dei Defunti (2 Novembre);<br />

Vigilia del S. Natale (24 Dicembre);<br />

Ultimo giorno dell’anno.<br />

Principio<br />

delle stagioni<br />

Primavera: 20 Marzo alle ore 17 e<br />

57; Estate: 21 Giugno alle ore 11 e<br />

51; Autunno: 23 Settembre alle ore<br />

03 e 28; Inverno: 22 Dicembre alle<br />

ore 00 e 02.<br />

Ingresso del sole<br />

nei segni<br />

dello zodiaco<br />

Acquario: 20 dicembre; Pesci: 18<br />

febbraio; Ariete: 20 marzo; Toro.<br />

20 aprile; Gemelli: 21 maggio; Cancro:<br />

21 giugno; Leone: 22 luglio;<br />

Vergine: 23 agosto; Bilancia: 23 settembre;<br />

Scorpione: 23 ottobre; Sagittario:<br />

22 novembre; Capricorno:<br />

22 dicembre.<br />

Il calendario<br />

“Una storia molto complicata che<br />

si perde nella notte dei tempi”: così<br />

ha scritto Alberto Suci, astrofilo e<br />

gnomomista e cita la seguente poesia<br />

di Gianni Rodari:<br />

Indovinami, indovino<br />

tu che leggi nel destino<br />

l’anno nuovo come sarà?<br />

Bello, brutto o metà e metà?<br />

Trovo stampato nei miei libroni<br />

che avrà di certo quattro stagioni<br />

dodici mesi, ciascuno al suo posto…<br />

Il nome risale all’epoca dell’impero<br />

romano e deriva da calendarium,<br />

un registro in uso nell’antica<br />

Roma nel quale si annotavano i<br />

crediti e i rispettivi interessi che<br />

si esigevano il primo giorno di ogni<br />

mese denominate Kalendae.<br />

Iniziamo il racconto della sua storia<br />

dal quarto-terzo millennio a.C.<br />

quando i sacerdoti astronomi Sumeri<br />

– antichi abitatori della Mesopotamia,<br />

attuale regione dell’Irak,<br />

calcolarono in circa 365 giorni<br />

e mezzo il tempo impiegato dal<br />

Sole per girare apparentemente intorno<br />

alla Terra e osservato che la<br />

Luna impiegava circa 29 giorni e<br />

mezzo fra un novilunio e il successivo,<br />

intervallo di tempo che<br />

costituiva una lunazione o mese<br />

lunare.<br />

Dodici lunazioni si 29,5 giorni<br />

danno luogo a 354 giorni per cui<br />

alternandosene sei di 29 con sei di<br />

30 si poteva formare un anno lunare,<br />

inferiore però di 11,5 giorni<br />

rispetto all’anno solare allora stimato.<br />

Nel tempo Sumeri, Caldei, Babilonesi,<br />

Egiziani, i Greci e gli Ebrei,<br />

escogitarono varie forme di calendario<br />

fintanto che nel 432 a.C.<br />

l’astronomo greco Metone si rese<br />

conto che ogni 19 anni i pleniluni<br />

(luna piena) si ripetevano nelle<br />

stesse date con la conseguenza che<br />

19 anni solari corrispondevano<br />

quasi esattamente a 253 lunazioni.<br />

Venne quindi elaborato un calendario<br />

lunisolare basato sui cicli<br />

di 19 anni, denominati cicli di Metone.<br />

Quale futuro e immaginabile per il<br />

Calendario? Al riguardo si deve<br />

dire che la Chiesa cattolica in sede<br />

di Concilio Vaticano ha fatto presente<br />

di <strong>non</strong> opporsi a eventuali<br />

modifiche purché rimanga rispettato<br />

l’istituto della settimana di<br />

sette giorni con la domenica e di<br />

<strong>non</strong> respingere, in linea di principio,<br />

la possibilità che la Pasqua<br />

venga celebrata in una domenica<br />

fissa, eguale per tutti gli anni.<br />

Cieli sereni a tutti.


123456789<br />

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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

18<br />

storia<br />

<strong>Gen</strong>naio 1915<br />

L’Europa e il mondo intero <strong>non</strong><br />

potranno mai dimenticare questo<br />

primo mese dell’anno 1915.<br />

Agli orrori ed alla desolazione<br />

della guerra, la cui ripercussione<br />

fu, dal lato economico, molto<br />

gravosa anche per l’Italia, si<br />

aggiunsero i danni causati dal<br />

maltempo in tutta Europa. Specialmente<br />

sul fronte orientale, i<br />

ghiacci costituivano grandissimi<br />

ostacoli all’attuazione di importanti<br />

attività militari. Per mesi<br />

e mesi queste operazioni <strong>non</strong><br />

permisero l’attuazione dei piani<br />

strategici previsti e dette luogo ad<br />

un’accanita guerra di trincea ed interi<br />

paesi furono rasi al suolo causando<br />

un’infinità di vittime.<br />

Già cento anni fa, le operazioni<br />

militari inclusero l’uso di aerei<br />

e, intorno alla seconda metà del<br />

mese, con un raid del dirigibile<br />

“Zeppelin” furono bombardate<br />

quattro città inglesi con l’intenzione<br />

di uccidere i sovrani. La<br />

guerra, ormai, <strong>non</strong> si limitava<br />

soltanto alle frontiere, era ovunque<br />

e, purtroppo, causava tanta<br />

miseria, tanta disoccupazione<br />

e tante vittime. Ovunque si<br />

combatteva contro la miseria, la<br />

disoccupazione e la fame. A<br />

questo proposito, il Governo<br />

austriaco ebbe la curiosa idea<br />

Baldo e<br />

Rossella<br />

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100<br />

anni<br />

da un secolo<br />

all’altro...<br />

fatti, fattarelli<br />

e fattacci<br />

di distribuire in tutta l’Austria<br />

alcuni milioni di manifestini in<br />

cui si insegnava ai cuochi e alle<br />

cuoche il modo di preparare le<br />

pietanze passabili risparmiando<br />

i generi di prima necessità ed impedendo<br />

così, l’estendersi della<br />

carestia.<br />

Purtroppo, in Italia, agli orrori ed<br />

alla desolazione della guerra, la<br />

cui ripercussione era, dal lato<br />

economico, molto gravosa, per<br />

il nostro paese, si aggiunse il<br />

terribile fiagello del terremoto<br />

che piombò nelle desolate terre<br />

del Lazio, della Campania, della<br />

Basilicata e della provincia di<br />

Roma. Fu una sciagura delle più<br />

tremende che provocò più di<br />

25.000 morti! Ad Avezzano, in<br />

provincia dell’Aquila, su 1.800<br />

abitanti più di mille persero la<br />

vita. Comunque, questo grande<br />

flagello causato dal terremoto,<br />

<strong>non</strong> distrasse l’attenzione degli<br />

PARRUCCHIERE per UOMO<br />

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Sergio<br />

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a cura di Cesare Favilla<br />

<strong>Livorno</strong> che, in occasione del<br />

prestito richiesto dal Governo,<br />

dette prova di italianità e desiderio<br />

di aiutare il Governo: i Fratelli<br />

Orlando, quelli del “Cantiere”,<br />

offrirono mezzo milione di<br />

lire e, i livornesi tutti, con spontaneo<br />

slancio patriottico, in pochi<br />

giorni sottoscrissero per oltre<br />

quattro milioni di lire! Il Municipio<br />

offri 10.000 lire, la Cassa<br />

di Risparmi 5.000 lire, la Metal-<br />

Ardenza: Piazza Sforzini nel 1915.<br />

italiani e del Governo dai gravi lurgica 5.000 lire, la Società ligure-Toscana<br />

di elettricità 3.000 lire<br />

problemi politico-militari che crescevano<br />

di giorno in giorno. Per e l’Università Israelitica 2.500<br />

far fronte a questa sciagura nazionale<br />

ed ai sempre crescenti Per quanto riguarda l’attività<br />

lire.<br />

problemi internazionali il giorno portuale, si verificarono alcuni<br />

4 del mese il governo italiano dissidi ed anche problemi relativi<br />

alla discarica del “rame” per-<br />

iniziò la raccolta di un prestito<br />

nazionale di un miliardo di lire. ché spesso mancava l’impiegato<br />

doganale che assisteva alla<br />

In un solo giorno si superò la<br />

raccolta di duecento milioni di pesatura del metallo. Comunque,<br />

lire! In tutte le terre devastate in pochi giorni, il problema cominciò<br />

a risolversi positivamen-<br />

dal terremoto il governo provvide<br />

immediatamente ad organizzare<br />

servizi di assistenza e vetva<br />

le operazioni portuali era ante.<br />

Altro problema che intralciatovagliamento<br />

a tutti i superstiti.<br />

Il Re elargì 300.000 lire per gli tempi, spesso soffiava sul terriche<br />

il libeccio che, anche a quei<br />

orfani delle vittime del terremoto.<br />

La Toscana contribuì con la Non ho trovato altre notizie litorio<br />

livornese.<br />

somma di 47.900.000 lire di cui vornesi di rilevante importanza<br />

4.951.000 da <strong>Livorno</strong>, 2.702.000 per questo mese, comunque, per<br />

da Pisa e ben 27.427.000 da Firenze.<br />

Comunque, si legge sui portare nelle loro case la deside-<br />

gli “ardenzini” si lavorava per<br />

giornali dell’epoca, che il 1914 rata acqua potabile del Comune:<br />

lasciò dietro di sé un cupo ululo le donne erano veramente stanche<br />

di ricorrere sempre alla fon-<br />

di morte. All’inizio del mese il<br />

Governo richiamò al servizio militare<br />

i cittadini nati nel 1895. Al-<br />

Verso la metà del mese i livornetana<br />

pubblica.<br />

tra storica notizia ci ricorda che si dovettero assistere all’ennesima<br />

leticata, o meglio “baruffa-<br />

nei primi giorni di questo mese<br />

Guglielmo Marconi fu nominato ta” tra “Misericordia” e “Pubblica<br />

Assistenza” per trasportare<br />

senatore del Regno.<br />

Eccomi ora a parlare della nostra un vecchietto all’ospedale!


LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è...<br />

19<br />

amarcord<br />

Cara, vecchia <strong>Livorno</strong><br />

oltre che alla ns. Redazione<br />

di via Pisacane 7<br />

è in distribuizione presso:<br />

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Via Mentana 102<br />

Bar Sant'Agostino<br />

Viale della Libertà 33<br />

Piazza Grande ripresa dal tetto in una eccezionale foto della fine del '900. Sullo sfondo sono visibili<br />

la Torre del Marzocco ()e quella del Magnale (), quest'ultima definitivamente abbattuta dopo<br />

il 1944 a causa dei gravi danneggiamenti subiti durante la seconda guerra mondiale.<br />

Ma che razza<br />

di livornese sei?<br />

La strada in questione, di cui<br />

a pag. 16, è: Via Oreste Franchini<br />

da via G. Ravizza a via<br />

U. Mondolfi (Ardenza Terra).

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