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CASTEL DEL<br />
MONTE:<br />
IL VIAGGIO<br />
di Fr a n c o Ar d i t o<br />
8<br />
O<br />
ra lo so; ora ho capito il motivo di quell’apprensione che ogni volta<br />
percepisco palpabile di fronte all’ingresso di Castel del Monte, di quel<br />
fascino che credevo dipendesse dallo stupore che nasce davanti a un monumento<br />
imponente, particolare nella sua diversità, e che ora mi rendo conto<br />
essere uno status dell’anima.<br />
Ora lo so. Mi ha aiutato la ricerca, l’analisi dei simboli, la discesa in interiora<br />
terrae; riconosco quell’ansia di fronte al maestoso portale, spalancato e vorace;<br />
e insieme ritrovo la voglia di entrare, di esplorare, di procedere fino in fondo,<br />
fino a raggiungere tutto ciò che mi sarà possibile, per conoscere chi sono,<br />
da dove vengo, dove vado.<br />
Le linee del portale sono solenni, come l’ingresso di un tempio. Lo<br />
racconta il frontone triangolare a 108°, dove il rapporto aureo<br />
riporta al numero d’oro 1,618, la Divina Proportione di Luca<br />
Pacioli, la firma di Dio; lo ricordano i due leoni ai lati<br />
dell’ingresso, che guardano ai punti in cui sorge il sole<br />
ai solstizi ma che sono posati “sulle colonne”, invece<br />
di reggerle come nelle chiese romaniche. Spostandosi<br />
dalla terra al cielo hanno abbandonato la<br />
consueta funzione di guardia per assumere<br />
quella di presagio, sottolineata dai punti