Il sistema bancario italiano - Etudes économiques du Crédit Agricole
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<strong>Il</strong> risparmio gestito in Italia<br />
GINO GANDOLFI &<br />
GIACOMO NERI<br />
causa del crollo dei mutui subprime americani ed<br />
aggravata dal fallimento di Lehman Brothers ha, dapprima,<br />
colpito le banche di investimento e, in particolare,<br />
il modello di intermediazione originate-to-distribute e,<br />
successivamente, ha coinvolto in maniera significativa<br />
tutti gli intermediari finanziari, quelli americani ed europei<br />
su tutti.<br />
Per quanto riguarda gli aspetti politici e normativi, il mercato<br />
sta vivendo una fase di adeguamento a diversi<br />
regolamenti emanati a livello europeo (si pensi, a puro<br />
titolo d’esempio, alla MiFID, alla UCITS IV) e <strong>italiano</strong><br />
(quali la legge 262, legge 231, Regolamenti vari emanati<br />
dai Regulators italiani, ecc).<br />
È probabile che una delle conseguenze della crisi sarà<br />
un ulteriore innalzamento del livello di regolamentazione<br />
del <strong>sistema</strong> finanziario, risparmio gestito compreso;<br />
gli operatori dovranno quindi essere pronti a cogliere le<br />
opportunità e ad anticipare e prevenire le minacce<br />
derivanti dal probabile nuovo contesto normativo.<br />
Dal punto di vista politico e fiscale sono attese da<br />
parte dei governi manovre finalizzate a reperire risorse<br />
finanziarie a causa della citata crisi. In effetti, i sostanziosi<br />
interventi dei governi finalizzati a ri<strong>du</strong>rre gli impatti<br />
della crisi hanno avuto un costo significativo ed è<br />
in<strong>du</strong>bbio che la società dovrà sopportare il costo di questi<br />
interventi attraverso una crescita della pressione<br />
fiscale. Alternativamente i governi hanno iniziato una<br />
ricerca di risorse senza confine. Le nazioni del G8 e del<br />
G20 hanno intrapreso una attività di cooperazione sul<br />
tema della lotta ai paradisi fiscali al fine di attivare sanzioni<br />
coordinate e multilaterali.<br />
Coerentemente con questa linea politica il governo<br />
<strong>italiano</strong> ha introdotto lo scudo fiscale. <strong>Il</strong> procedimento<br />
ha consentito un rientro di capitali complessivo tra il<br />
2009 ed il 2010 di quasi 100 miliardi di euro. Asset<br />
finanziari che, in tale situazione di mercato, sono ancora<br />
detenuti dalla clientela prevalentemente sotto forma<br />
di liquidità e depositi ma, presumibilmente, nei prossimi<br />
mesi verranno in parte spostati verso asset class e<br />
prodotti differenti, fornendo una boccata di ossigeno<br />
non solo alle banche private, ma anche agli operatori<br />
del risparmio gestito. Nel corso del 2011 assisteremo,<br />
probabilmente, ad un riallineamento dei capitali scudati<br />
verso l’asset mix tipico della clientela private, con uno<br />
spostamento di ricchezza finanziaria verso prodotti di<br />
risparmio gestito. In particolare, ci aspettiamo che<br />
circa 30 dei 100 miliardi rientrati verranno veicolati<br />
verso prodotti obbligazionari dove la parte del leone la<br />
faranno senz’altro le obbligazioni bancarie, una parte<br />
rilevante, circa 20 miliardi, verrà invece veicolata verso<br />
prodotti di risparmio gestito, dove ci aspettiamo che un<br />
ruolo rilevante, circa 15 miliardi, sarà ricoperto dai prodotti<br />
core del private banking, fondi comuni d’investimento,<br />
SICAV e gestioni patrimoniali. I prodotti assicurativi,<br />
infine, si presume attireranno circa 4 miliardi 3 .<br />
Dal punto di vista fiscale è opportuno ricordare come<br />
il settore <strong>italiano</strong> del risparmio gestito risenta di uno<br />
svantaggio fiscale derivante dalla diversa modalità di<br />
applicazione delle aliquote rispetto al contesto internazionale.<br />
In effetti, si ricorda che l’attuale disciplina<br />
legislativa prevede che i redditi dei fondi comuni italiani<br />
siano tassati per “maturazione”, con imposta annuale<br />
del 12,5% sul risultato maturato di gestione (incremento<br />
di valore registrato dalle attività finanziarie gestite<br />
nell’anno solare) direttamente a carico dello stesso<br />
fondo e, quindi, a prescindere dal fatto che i sottoscrittori<br />
li abbiano o meno percepiti. Al contrario, i redditi<br />
dei fondi comunitari armonizzati sono tassati per<br />
cassa e a carico dei partecipanti, ossia solo al momento<br />
in cui vengono effettivamente percepiti da parte di<br />
questi ultimi; il prelievo dell’imposta è quindi differito fino<br />
al momento del riscatto delle quote di partecipazione<br />
e i rendimenti dei fondi resi pubblici sono lordi.<br />
I fondi italiani, inoltre, in caso di ri<strong>du</strong>zione di valore<br />
della massa gestita, contabilizzano un “risparmio d’imposta”,<br />
che può essere compensato con le imposte che<br />
il fondo dovrà pagare nei periodi successivi ovvero<br />
con quelle dovute da altri fondi gestiti dalla medesima<br />
SGR.<br />
Detto risparmio d’imposta, che viene rilevato nell’attivo<br />
patrimoniale, incrementa il valore della quota, ma ne<br />
rappresenta una posta immobilizzata e infruttifera,<br />
ricollegabile ai risultati negativi di gestione accumulati<br />
nel passato. L’ammontare dei relativi rendimenti resi<br />
pubblici è sempre al netto dell’imposta.<br />
Tale differenza di trattamento risulta penalizzante per i<br />
<br />
3. Osservatorio Private Banking 2010, PricewaterhouseCoopers Advisory.<br />
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