Il sistema bancario italiano - Etudes économiques du Crédit Agricole
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HORIZONS BANCAIRES<br />
NUMERO 340 – NOVEMBRE 2010<br />
FIGURA 1. Propensione al modello OTH e rendimenti anormali<br />
1<br />
0,503<br />
0,353 0,351<br />
0,567 0,643 0,563 0,484 0,482 0,488<br />
0<br />
- 1<br />
- 0,358<br />
- 0,143<br />
- 0,102<br />
- 0,965<br />
- 0,637<br />
- 2<br />
- 3<br />
- 2,266<br />
- 1,795<br />
- 1,549<br />
- 4<br />
- 5<br />
Regione Baltica<br />
- 4,227<br />
Francia Germania Italia Giappone Spagna Regno-Unito USA Totale<br />
MINS/MITD ponderato<br />
AR medio ponderato (%)<br />
Lezioni della crisi e conclusioni<br />
<strong>Il</strong> modello <strong>bancario</strong> basato sul relationship banking –<br />
tipico, sebbene non esclusivo, delle banche cooperative<br />
e caratteristico di più stretti rapporti banca-territorio<br />
– è il vero vincitore in seguito alla profonda instabilità<br />
finanziaria del 2007-09. Oggi, con il beneficio dell’inventario,<br />
è chiaro che il diffuso utilizzo del modello<br />
OTD è stato uno dei fattori fondamentali dietro alla<br />
perdita generalizzata di comportamenti responsabili<br />
da parte delle banche. In particolare, è abbastanza logico<br />
che, quando la banca sa ex ante che – mediante le<br />
cartolarizzazioni – venderà subito quei prestiti che si<br />
appresta erogare, per essa vengono meno gli appropriati<br />
incentivi a esercitare diligentemente le sue funzioni<br />
di selezione (screening) e controllo (monitoring) sugli affidati.<br />
Perciò, sarà molto probabile un generale abbassamento<br />
degli standard creditizi, un fenomeno particolarmente<br />
preoccupante in contesti nei quali il rischio<br />
di default dei debitori è assai alto, così come nel caso<br />
del segmento dei mutui subprime. Ma, come si è<br />
argomentato, la crisi deriva anche da errori teorici più<br />
profondi.<br />
La percezione che i rischi potessero essere segmentati<br />
– in primis con le cartolarizzazioni – trascurava<br />
il problema che parcellizzare relazioni finanziarie complesse<br />
in contratti segmentati determina, con tutta<br />
probabilità, un indebolimento della capacità degli<br />
intermediari di giudicare e governare la dimensione<br />
complessiva di quei rischi. Infatti, se un debitore affida<br />
tutti i suoi affari finanziari a una sola banca controparte,<br />
quella banca (mediante il relationship banking:<br />
Boot, 2000) potrà avere accesso a informazioni<br />
privilegiate (soft information), che andranno invece<br />
perse quando quel cliente ripartisca i suoi affari con<br />
diverse banche controparti. Al tempo stesso, nell’ambito<br />
di una relazione bancaria singola, la banca ha<br />
gli incentivi appropriati a svolgere lo screening e il<br />
monitoring dei debitori, così acquisendo informazioni<br />
private su di essi.<br />
Dal canto suo, la regolamentazione ha contribuito a plasmare<br />
un <strong>sistema</strong> <strong>bancario</strong> meno sicuro, ad esempio<br />
attraverso gli IAS e Basilea 2, che hanno introdotto un<br />
incentivo regolamentare a usare tecnologie di<br />
rating/scoring. Limitiamoci a considerare gli andamenti<br />
prociclici potenzialmente indotti dalla diffusione del<br />
credit rating/scoring e disseminati ai requisiti di capitale<br />
attraverso i modelli di rating interni delle banche. Questo<br />
può essere etichettato come il `lato oscuro’ del credit<br />
rating/scoring (Ferri, 2001). Essendo legato alla situazione<br />
corrente piuttosto che alle prospettive future, il<br />
credit rating/scoring può in<strong>du</strong>rre fluttuazioni procicliche<br />
nel costo e nella disponibilità di credito, il che potrebbe<br />
amplificare le fluttuazioni nell’offerta di credito e, quindi,<br />
nell’attività economica.<br />
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