Il sistema bancario italiano - Etudes économiques du Crédit Agricole
Il sistema bancario italiano - Etudes économiques du Crédit Agricole
Il sistema bancario italiano - Etudes économiques du Crédit Agricole
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>Il</strong> mercato <strong>bancario</strong> <strong>italiano</strong> e l’evoluzione normativa di Basilea 3<br />
ANDREA FERRETTI &<br />
GIUSEPPE QUAGLIA<br />
di finanziamento sono costituite prevalentemente da<br />
linee di liquidità bancarie. Un possibile approccio alternativo<br />
potrebbe consistere nella trasformazione delle<br />
scadenze del funding con controparti bancarie, portando<br />
tutte le maturity resi<strong>du</strong>e oltre l’anno: questo<br />
comporterebbe però una gestione non ottimale della<br />
liquidità in ottica ALM, dovendo trovare un matching tra<br />
liabilities con maturity oltre l’anno ed asset aventi maturity<br />
sia entro sia oltre l’anno.<br />
Le indicazioni di Banca d’Italia 10<br />
La Banca d’Italia ha sottolineato che la nuova proposta<br />
del Comitato di Basilea va nella direzione di semplificare<br />
la definizione di capitale, renderla più chiara e<br />
trasparente per il mercato (focus sul Common Equity<br />
e maggiore rigore nelle caratteristiche degli altri strumenti<br />
patrimoniali) ed eliminare divergenze applicative.<br />
In tale ambito, fa notare Banca d’Italia, ciò che serve<br />
non è semplicemente più capitale ma è “più capitale di<br />
migliore qualità” e qualità del capitale vuol dire:<br />
• disponibilità delle risorse patrimoniali in ogni momento<br />
(permanenza);<br />
• piena o elevata capacità di assorbimento delle perdite<br />
sia attraverso la cancellazione di interessi o dividendi<br />
(flessibilità nei pagamenti) sia attraverso il valore nominale<br />
degli strumenti.<br />
L’obiettivo deve essere quello di disegnare un regime<br />
prudenziale che sia coerente al proprio interno e che<br />
raggiunga un equilibrio fra la finalità di ri<strong>du</strong>rre i rischi di<br />
instabilità sistemica e quella di sostenere la crescita dell’economia.<br />
La Banca d’Italia ha evidenziato tuttavia che alcuni<br />
profili della definizione di capitale regolamentare potrebbero<br />
risultare effettivamente troppo penalizzanti. In<br />
particolare, con riferimento alla de<strong>du</strong>zione dal patrimonio<br />
delle attività per imposte anticipate, la de<strong>du</strong>zione integrale<br />
creerebbe incentivi distorti alle banche sul piano<br />
prudenziale, in quanto finirebbe per disincentivare<br />
un’adeguata politica degli accantonamenti e genererebbe<br />
forti disparità fra Paesi in ragione delle diversità<br />
nei regimi fiscali. In Italia, inoltre, si avrebbero effetti più<br />
rilevanti rispetto ad altri Paesi europei dato l’elevato valore<br />
di tali poste, a causa di inusuali vincoli alla de<strong>du</strong>cibilità<br />
fiscale delle perdite su crediti. La Banca d’Italia ha<br />
sostenuto nelle diverse sedi internazionali istituzionali,<br />
in coerenza con questa considerazione, che la de<strong>du</strong>zione<br />
dovrebbe riguardare l’importo che ecceda una<br />
determinata percentuale delle azioni ordinarie e delle<br />
riserve. Infine, il Governatore stesso ha posto l’attenzione<br />
sul fatto che il Legislatore, se lo riterrà opportuno<br />
al fine di evitare una ulteriore penalizzazione degli<br />
intermediari italiani, potrebbe valutare l’eliminazione<br />
dei limiti alla de<strong>du</strong>cibilità delle perdite su crediti, con<br />
un’imposta equivalente in termini di gettito che abbia<br />
effetti meno distorsivi.<br />
Per quanto concerne le altre principali de<strong>du</strong>zioni dal<br />
Patrimonio di Vigilanza previste da Basilea 3, Banca<br />
d’Italia ritiene siano necessari ulteriori approfondimenti,<br />
ed in particolare invita ad una maggiore riflessione sull’opportunità<br />
della de<strong>du</strong>zione integrale dal Core Tier 1<br />
degli interessi di minoranza e delle partecipazioni bancarie,<br />
finanziarie e assicurative.<br />
La previsione di un grandfathering della <strong>du</strong>rata di 30<br />
anni (con limiti di computabilità decrescenti dopo i<br />
primi 10 anni) secondo Banca d’Italia consentirà<br />
alle banche di gestire in modo ordinato la transizione<br />
al nuovo regime, per quanto riguarda sia le azioni<br />
sia gli strumenti ibridi emessi in base alla normativa<br />
vigente.<br />
Sulla gestione della liquidità, Banca d’Italia riconosce<br />
che la definizione della natura delle attività, che possono<br />
essere incluse nel buffer di attività liquide, rappresenta<br />
un tema rilevante, infatti la maggiore o minore estensione<br />
del novero delle attività ammissibili può determinare<br />
conseguenze importanti sulle politiche delle<br />
banche. È necessario <strong>du</strong>nque trovare il giusto equilibrio<br />
<br />
10. In questo paragrafo vengono riportate sinteticamente alcune considerazioni espresse dalla Banca d’Italia in sedi pubbliche riguardo a taluni aspetti affrontati<br />
dalla nuova proposta di regolamentazione prudenziale. Riferimenti:<br />
• Giovanni Carosio, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia: “La riforma delle regole prudenziali”, Convegno ABI “Basilea 3: Banche e imprese verso il 2012”,<br />
Roma, 4-5 maggio 2010.<br />
• Giuseppe De Martino, Servizio Normativa e Politiche di Vigilanza di Banca d’Italia: “Qualità del capitale: principali novità e questioni aperte. Alcune riflessioni”,<br />
Convegno ABI “Basilea 3 - Banche e imprese verso il 2012”, Roma, 4-5 maggio 2010.<br />
• Stefano Mieli, Direttore Centrale per la Vigilanza bancaria e finanziaria di Banca d’Italia: “La revisione delle regole prudenziali sul capitale delle banche”, Convegno<br />
ABI “Markets & Investment Banking Conference”, Milano, 7 giugno 2010.<br />
• Intervento del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi all’Assemblea Ordinaria dell’ABI, Roma, 15 luglio 2010.<br />
29