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Il sistema bancario italiano - Etudes économiques du Crédit Agricole

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<strong>Il</strong> consolidamento del mercato <strong>bancario</strong> <strong>italiano</strong>: evoluzioni e prospettive<br />

ILARIA ROMAGNOLI<br />

ne di collocamento di azioni e obbligazioni che portò<br />

l’Ente Cassa di Risparmio di Roma a scendere sotto il<br />

30% del capitale di Banca di Roma e all’uscita dell’IRI<br />

dall’azionariato della banca.<br />

<strong>Il</strong> processo di dismissione della proprietà statale si<br />

completò nel periodo 1997 -2001 attraverso la cessione<br />

delle quote detenute dal Ministero del Tesoro nel Banco<br />

di Napoli e nella Banca Nazionale del Lavoro (“BNL”).<br />

Contemporaneamente alle privatizzazioni, tra il 1993 e<br />

il 2002 ha avuto luogo un intenso processo di consolidamento<br />

delle banche che si indirizzava alla creazione<br />

di gruppi bancari dotati di maggiore capacità competitiva<br />

e che ha portato alla nascita, tra le altre, di:<br />

• Unicredito: nata dall’aggregazione nel tempo tra il<br />

Credito Italiano, Cassa di Risparmio di Torino, Cassa<br />

di Risparmio di Verona, Cassa Marca Trevigina, Credito<br />

Romagnolo, Cassa di Risparmio di Trieste, Carimonte<br />

e Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.<br />

• Banca Intesa: nata dall’integrazione nel tempo tra<br />

Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (“Cariplo”),<br />

Banco Ambrosiano Veneto e Comit.<br />

• Sanpaolo IMI: nato dalla fusione tra l’Istituto Bancario<br />

Sanpaolo di Torino e l’IMI (primaria banca d’affari e investimento),<br />

ente di diritto pubblico fondato nel 1931<br />

per sostenere la ricostruzione del <strong>sistema</strong> in<strong>du</strong>striale<br />

nazionale.<br />

• Capitalia: nata dall’aggregazione tra (i) la Banca di<br />

Roma post privatizzazione e acquisizione di Banco di<br />

Sicilia e Mediocredito Centrale e (ii) la Bipop – Carire,<br />

entità risultante dalla precedente fusione tra Bipop –<br />

Banca Popolare di Brescia (società per azioni) e la<br />

Cassa di Risparmio di Reggio Emilia.<br />

<strong>Il</strong> consolidamento descritto ha riguardato per lo più le<br />

ex banche nazionali di matrice pubblica, gli istituti di credito<br />

speciale e le casse di risparmio. Le banche popolari<br />

vennero toccate meno dal processo in atto, fondamentalmente<br />

a causa della loro forma giuridica di<br />

“cooperativa”, eccezioni in tal senso sono state la<br />

Banca Antonveneta e la Banca Popolare di Brescia che<br />

si sono trasformate in società per azioni e la Banca<br />

Agricola Mantovana che fu acquisita dal Monte dei<br />

Paschi di Siena dopo l’abolizione del voto capitario.<br />

Le banche popolari hanno seguito comunque processi<br />

di sviluppo, seppur meno intensi, che hanno<br />

portato a realizzare aggregazioni all’interno dello stesso<br />

settore quali quella tra Banca Popolare di Verona e<br />

Banca Popolare di Novara (creando Banca Popolare di<br />

Verona e Novara – BPVN) e quella tra Banca Popolare<br />

Commercio e In<strong>du</strong>stria e Banca Popolare di Bergamo<br />

– Credito Varesino che ha dato vita al Gruppo Banche<br />

Popolari Unite (“BPU”).<br />

Dal 1990 all’ottobre 2002 si sono registrate complessivamente<br />

566 operazioni di aggregazione con un<br />

picco nel 2002, anno nel quale si contano 77 operazioni<br />

di M&A<br />

<strong>Il</strong> biennio 2003 – 2004 ha registrato invece un rallentamento<br />

della fase di consolidamento principalmente<br />

legato all’atteggiamento di Banca d’Italia che<br />

considerava necessaria una fase di assestamento<br />

dopo una stagione di grandi aggregazioni tra gruppi<br />

bancari.<br />

La seconda fase di consolidamento del<br />

<strong>sistema</strong> <strong>bancario</strong>: dal 2005 ad oggi<br />

A seguito del processo di privatizzazione e conseguente<br />

maggiore apertura del capitale delle banche al<br />

mercato, ad inizio 2005 molte delle principali banche<br />

italiane annoveravano banche straniere tra i propri<br />

azionisti di riferimento, ma in nessun caso le banche<br />

estere avevano il controllo dei principali istituti di credito<br />

italiani. Le partecipazioni delle banche straniere<br />

confluivano normalmente in patti di sindacato all’interno<br />

dei quali erano presenti fondazioni bancarie o azionisti<br />

privati di origine italiana.<br />

La tavola 2 riporta gli azionariati delle prime 10 banche<br />

italiane a fine 2004.<br />

Nel corso del 2005 aumentò l’interesse delle banche<br />

straniere sugli istituti italiani: buona parte degli azionisti<br />

esteri delle banche italiane manifestarono in<br />

modo più o meno velato la loro intenzione di incrementare<br />

la propria influenza, se non addirittura di<br />

acquisire il controllo delle banche in cui detenevano<br />

partecipazioni rilevanti.<br />

Fu così che a fine marzo del 2005 ABN Amro e BBVA<br />

promossero un’offerta pubblica di acquisto rispettivamente<br />

su Banca Antonveneta e BNL. Le <strong>du</strong>e offerte fallirono<br />

anche per via della costituzione di <strong>du</strong>e cordate<br />

italiane capeggiate da Banca Popolare Italiana (“BPI”) <br />

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