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Il sistema bancario italiano - Etudes économiques du Crédit Agricole

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Le caratteristiche del <strong>sistema</strong> <strong>bancario</strong> <strong>italiano</strong>: evoluzione dell’attività e delle performance<br />

MARCELLO MESSORI<br />

se distorsivi, guadagni nell’amministrazione della ricchezza<br />

finanziaria delle famiglie che hanno contribuito<br />

alle buone performance di tali gruppi bancari e<br />

banche nel decennio 1998-2007.<br />

La soluzione, caldeggiata in varie occasioni dal governatore<br />

della Banca d’Italia (cfr. per esempio: Draghi<br />

2009), si fonda su un miglioramento nella qualità dei servizi<br />

offerti e su un aumento dell’efficienza. All’apparenza,<br />

si tratta di un percorso simile a quello avviato con<br />

successo nel corso degli anni Novanta. Vari indicatori<br />

mostrano, infatti, che i consolidamenti e i riassetti proprietari<br />

di quegli anni hanno rafforzato il grado di efficienza<br />

e hanno migliorato i servizi retail e di corporate<br />

tradizionale offerti alle imprese nazionali (cfr. Panetta<br />

2004). Oggi, pare necessario proseguire nei processi<br />

di riorganizzazione aziendale e di miglioramento dei servizi<br />

retail offerti soprattutto alle famiglie, senza recedere<br />

dai progressi compiuti nei servizi offerti alle imprese. <strong>Il</strong><br />

problema è che, a differenza degli anni Novanta, all’inizio<br />

del secondo decennio del Duemila il settore <strong>bancario</strong><br />

<strong>italiano</strong> non può contare su un preminente fattore<br />

propulsivo di trasformazione. Vi è forse spazio per<br />

limitate aggregazioni e riassetti proprietari nell’ambito<br />

dei grandi gruppi bancari popolari che, pur continuando<br />

a riferirsi alla forma cooperativa, sono quotate<br />

in mercati regolamentati; tuttavia la stessa specializzazione<br />

del settore <strong>bancario</strong> <strong>italiano</strong> impone che,<br />

accanto a pochi grandi gruppi di dimensione europea<br />

o nazionale, trovi spazio un insieme di banche<br />

locali con legami di lunga <strong>du</strong>rata nei confronti delle piccole<br />

imprese dell’area. Inoltre, almeno nel breve periodo,<br />

il miglioramento nei servizi retail offerti alle famiglie<br />

promette di ri<strong>du</strong>rre le aree di rendita bancaria piuttosto<br />

che di accrescerne i profitti; e la continuità nei servizi<br />

offerti alle imprese, che pure ha evitato in Italia il diffondersi<br />

del credit crunch anche nelle fasi più acute della<br />

crisi, accresce i prestiti bancari <strong>du</strong>bbi e spinge – di conseguenza<br />

– le banche ad aumentare costosi accantonamenti<br />

che hanno effetti negativi sui loro bilanci.<br />

In linea di principio questi problemi del settore <strong>bancario</strong><br />

<strong>italiano</strong>, acuiti ma non generati dalla crisi finanziaria<br />

del 2007-09, hanno <strong>du</strong>e possibili soluzioni strutturali.<br />

Una prima soluzione poggia sul ridimensionamento<br />

dell’attività bancaria nel mercato finanziario <strong>italiano</strong>:<br />

anziché continuare a detenere il quasi-monopolio nell’offerta<br />

di servizi alle imprese e alle famiglie, le banche<br />

italiane potrebbero lasciare spazio ad attori specializzati<br />

e indipendenti nella gestione del risparmio e nei servizi<br />

finanziari sofisticati. La debolezza degli investitori istituzionali<br />

italiani e la path dependence rendono, però,<br />

la realizzazione di tale prima alternativa irta di ostacoli.<br />

Una seconda soluzione poggia, invece, sulla ri<strong>du</strong>zione<br />

del richiamato squilibrio fra prestiti e depositi bancari in<br />

modo da allentare la necessità, per le banche italiane,<br />

di collocare un elevato ammontare di proprie passività<br />

finanziarie nel mercato retail. Questa alternativa<br />

rischia, però, di sanare le distorsioni nell’amministrazione<br />

bancaria della ricchezza finanziaria delle famiglie al<br />

prezzo di imporre vincoli stringenti all’offerta di prestiti<br />

bancari alle imprese. Per evitare di “cadere dalla<br />

padella nella brace”, sarebbe quindi necessario alleggerire<br />

l’attivo di bilancio <strong>bancario</strong> senza ri<strong>du</strong>rre l’ammontare<br />

dei prestiti erogati. Ciò è possibile mediante<br />

le cartolarizzazioni. Un aspetto rilevante dell’evoluzione<br />

del settore <strong>bancario</strong> <strong>italiano</strong> dipende, quindi, dalla<br />

risposta al seguente interrogativo: è possibile attuare<br />

processi di cartolarizzazione che non sfocino nella<br />

piramide di prodotti strutturati, nelle opacità e nell’instabilità<br />

proprie al modello “originate to distribuite” alla<br />

base della crisi finanziaria recente? ◗<br />

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