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vette l’<strong>in</strong>carico di seguire i catecumeni che <strong>in</strong> Roma si preparavano<br />
al Battesimo.<br />
Eletto primo Preposito generale, si ritira <strong>in</strong> preghiera presso San Pietro<br />
<strong>in</strong> Montorio ed accetta poi def<strong>in</strong>itivamente l’elezione presso la<br />
Cappella del Crocifisso <strong>in</strong> San Paolo fuori le Mura.<br />
Ammalatosi nel 1556, vive per alcuni mesi presso una residenza sul Colle<br />
Avent<strong>in</strong>o per tornare poi presso Santa Maria della Strada dove muore<br />
nello stesso anno. Il suo corpo è custodito presso la Chiesa del Gesù.<br />
b. Sant’Ignazio di Loyola maestro di fede<br />
Ignazio scoprì nella sua ricerca personale e poi <strong>in</strong>segnò che è importante<br />
«preparare e disporre l’anima a liberarsi da tutte le affezioni disord<strong>in</strong>ate<br />
e, dopo averle elim<strong>in</strong>ate, a cercare e trovare la volontà di Dio<br />
nell’organizzazione della propria vita <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e alla salvezza dell’anima».<br />
Egli era consapevole che l’uomo spesso non sa quello che vuole<br />
e si spende per realtà che non gli danno la felicità e la salvezza. Per<br />
“discernere” – term<strong>in</strong>e molto importante nel l<strong>in</strong>guaggio ignaziano –<br />
bisogna purificare ed ord<strong>in</strong>are <strong>il</strong> cuore dell’uomo, perché esso possa<br />
credere ed amare.<br />
Non si tratta, però, di soffocare <strong>il</strong> cuore, quanto piuttosto di far emergere<br />
e dare peso e r<strong>il</strong>ievo a ciò che veramente conta. Ignazio comprese<br />
f<strong>in</strong> dal momento della sua conversione che la fede è portatrice di gioia,<br />
di una gioia che non è effimera ed anzi ha <strong>il</strong> potere di durare: «Mentre<br />
leggeva [<strong>in</strong> convalescenza dopo essere stato ferito a Pamplona] la<br />
vita di Cristo nostro Signore e dei santi, pensava dentro di sé e così si<br />
<strong>in</strong>terrogava: «E se facessi anch’io quello che ha fatto San Francesco; e<br />
se imitassi l’esempio di San Domenico?». Queste considerazioni duravano<br />
anche abbastanza a lungo avvicendandosi con quelle di carattere<br />
mondano. Ma tra le prime e le seconde vi era una differenza. Quando<br />
pensava alle cose del mondo, era preso da un grande piacere; poi, subito<br />
dopo quando, stanco, le abbandonava, si ritrovava triste e <strong>in</strong>aridito.<br />
Invece quando immag<strong>in</strong>ava di dover condividere le austerità che<br />
aveva visto mettere <strong>in</strong> pratica dai santi, allora non solo provava piacere<br />
mentre vi pensava, ma la gioia cont<strong>in</strong>uava anche dopo».<br />
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