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Scarica il Vademecum in ITALIANO

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del tuo fonte battesimale, di sottoporre <strong>il</strong> collo al giogo dell’um<strong>il</strong>tà, di<br />

ch<strong>in</strong>are la fronte al disonore della croce.<br />

O Signore… <strong>in</strong> che modo ti sei <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uato <strong>in</strong> quel cuore? A detta di<br />

Simpliciano, leggeva la Sacra Scrittura, e scrutava e studiava con la<br />

massima d<strong>il</strong>igenza tutti i testi cristiani. Diceva a Simpliciano, non <strong>in</strong><br />

pubblico, ma <strong>in</strong> gran segreto e confidenzialmente: «Devi sapere che<br />

sono ormai cristiano». L’altro gli replicava: «Non lo crederò né ti considererò<br />

nel numero dei cristiani f<strong>in</strong>ché non ti avrò visto nella chiesa<br />

di Cristo». Egli domandava allora sorridendo: «Sono dunque i muri a<br />

fare i cristiani?». E lo affermava spesso di essere ormai cristiano e Simpliciano<br />

replicava sempre a quel modo ed egli sempre ripeteva quel<br />

suo motto scherzoso sui muri della chiesa. In realtà aveva paura di<br />

spiacere ai suoi amici… Ma quando dalle letture piene di desiderio att<strong>in</strong>se<br />

una ferma risoluzione, ebbe paura di essere r<strong>in</strong>negato da Cristo<br />

davanti agli angeli santi, se si fosse vergognato di riconoscerlo davanti<br />

agli uom<strong>in</strong>i e si sentì colpevole di un grave delitto perché si vergognava<br />

dei sacri misteri del tuo um<strong>il</strong>e Verbo, mentre non si vergognava<br />

dei sacr<strong>il</strong>egi di demoni superbi, che aveva superbamente accettati e<br />

imitati. Si vergognò allora del suo vero errore e arrossì della verità e,<br />

all’improvviso e di sorpresa disse all’amico: «Andiamo <strong>in</strong> chiesa, voglio<br />

diventare cristiano». Simpliciano, fuori di sé per la gioia, ve lo<br />

accompagnò senz’altro. Là fu istruito sui primi misteri…<br />

Inf<strong>in</strong>e venne <strong>il</strong> momento della professione di fede. A Roma chi si accosta<br />

alla tua grazia professa una formula fissa imparata a memoria da<br />

un luogo elevato, davanti alla massa dei fedeli. Però i preti proposero<br />

a Vittor<strong>in</strong>o di emettere la sua professione <strong>in</strong> forma privata, licenza che<br />

si usava accordare a chi si pensava fosse troppo timido o emotivo. Ma<br />

Vittor<strong>in</strong>o preferì professare la sua salvezza di fronte alla santa assemblea.<br />

Da retore non <strong>in</strong>segnava la salvezza, eppure aveva professato la<br />

retorica pubblicamente; dunque tanto meno doveva vergognarsi del<br />

tuo gregge mansueto… Così, quando salì a recitare la formula, tutti<br />

i presenti scandirono fragorosamente <strong>in</strong> segno di approvazione <strong>il</strong><br />

suo nome, facendo eco gli uni agli altri, secondo come lo conoscevano…<br />

Risuonò dunque di bocca <strong>in</strong> bocca nella letizia generale un grido<br />

composto: «Vittor<strong>in</strong>o, Vittor<strong>in</strong>o». E come subito gridarono gioiosi al<br />

vederlo, così immediatamente tacquero per udirlo. Egli recitò la sua<br />

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